22
1

Fiori e Piante

Embed Size (px)

Citation preview

1

2

Indice

Afillante 3

Alaterno 4

Albero di Giuda………………………………………………....5

Carrubo 6

Cisto 7

Corbezzolo 8

Dafne 9

Equiseto 10

Euforbia 11

Frassino 12

Giglio di mare 13

Ginepro 14

Leccio 15

Mirto 16

Ontano 17

Pervinca 18

Pino Nero 19

Roverella 20

Sorbo 21

Viola di Bertoloni 22

3

Aphyllanthes

Afillante

Classificazione

Appartiene alla famiglia delle Liliaceae nella classificazione

convenzionale, o quella di Asparagaceae.

Questa è una delle piante più caratteristiche della macchia

del Mediterraneo occidentale, dove fiorisce

abbondantemente in primavera, formando grumi ricordando

giunchi. I fiori sono di colore blu, raramente bianco.

Il suo nome in greco significa "fiore senza foglie." Le foglie

sono infatti ridotte a guaine membranose alla base dei

gambi.

Il suo profumo è inesistente, il suo sapore è leggermente

dolce. Fiorisce tra aprile e maggio .

Vive su prati aridi e garighe, dal livello del mare a 800 metri di altitudine. la specie, rara, in Italia è presente solo in

Liguria occidentale e centro-occidentale (fino al confine tra le province di Savona e Genova, cresce fino a Cogoleto ma non ad Arenzano!) e in qualche località disgiunta del nord-

ovest (dal Basso Piemonte al Bresciano) e della Sardegna nord-occidentale.

È l’unica appartenente al genere monotipico Aphyllanthes, unico rappresentante nell’area mediterranea di un gruppo sistematico di piante tipiche della flora australiana.

Classe Liliopsida

Sottoclasse Liliidae Ordine Liliales

Autore: Daniela Firpo

4

Caratteristiche generali

Foglie: sempreverde, variabili da ovali a lanceolate,

inserzione alterna

Fiori: unisessuali in brevi racemi ascellari, fiori piccoli di

color giallo verde, fioritura : feb./apr.

Frutti: drupe sferiche nere a maturazione

Portamento: arbusto alto sino a 5 m

Questa specie è diffusa nelle regioni mediterranee, dove è

comune nella macchia sempreverde, preferibilmente su terreni calcarei e rupestri. Termofila, adattata alla siccità,

resiste ai venti marini. Il legno, color bruno-giallastro, molto duro, da fresco emana odore sgradevole; viene impiegato per piccoli lavori al tornio. La pianta ha scarso impiego

come ornamentale; per la sua chioma compatta si

presterebbe però per creare siepi e divisori.

Alaterno

Rhamnus Alaternus

Classificazione

Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida

Ordine Rhamnales Famiglia Rhamnaceae

Genere Rhamnus Specie R. alaternus

Autore: Davide Alia

5

Cercis siliquastrum L.

Albero di Giuda

Classificazione

Divisione: Spermatophyta Sottodivisione:

Angiospermae Classe: Dicotyledones Famiglia: Leguminosae

(Cesalpiniaceae)

Nella tradizione cristiana si racconta che Giuda per guadagnare 30 denari tradì Gesù dandogli un bacio sulla guancia. Subito dopo si pentì del suo atto ed andò nello stesso luogo dove aveva tradito l'amico, scelse una pianta e vi si impiccò. L'albero scelto era proprio il Cercis siliquastrum che per questo motivo venne chiamato dalla maggior parte delle persone albero di Giuda. Poiché questo tradimento avrebbe fatto odiare questo albero da tutti coloro che credevano in Dio, il Signore decise, dato che l'albero non aveva nessuna colpa, di fargli un regalo e gli disse: "Tu albero non hai colpa per il tradimento di Giuda e farò in modo che gli uomini non ti odino, ma si ricordino di te come un albero meraviglioso e quindi ti darò una chioma piena di bellissimi fiori fucsia e a primavera quando fiorirai tutti ti guarderanno ammirati". L'albero fu molto contento e ringraziò il Signore.

Caratteristiche generali

Dimensione, tronco e corteccia

Alto fino a 8 metri, ha una chioma arrotondata, abbastanza densa , di

colore verde chiaro. Tronco snello, più o meno obliquo e sinuoso,

presenta una corteccia bruno scura, screpolata e rugosa.

Foglie

Decidue ed alterne, con un picciolo lungo, arrotondate cuoriformi o

reniformi, verde chiaro.

Strutture riproduttive

Fiori ermafroditi, riuniti in infiorescenze a grappolo sessile (4-6). Sono

presenti su tutta la pianta e hanno colore rosa-violaceo; esistono anche

varietà a fiore bianco (alba). Fiorisce nei mesi di marzo ed aprile, prima

della comparsa delle foglie. Il frutto è un legume allungato e appiattito,

inizialmente con sfumature rossastre poi bruno a maturità. Lungo 8-12

cm e persiste sulla pianta per tutto il periodo invernale. I semi lenticolari

sono bruno scuri.

Usi

Apprezzata specie ornamentale, è molto impiegata per l'arredo urbano e

nei parchi per la sua bella fioritura primaverile e per la sua resistenza

all'atmosfera cittadina.

6

Carrubo

Classificazione

Il carrubo rientra nella lista degli alberi incriminati di aver offerto un ramo per il suicidio di Giuda; nel caso specifico si

tratta di una tradizione popolare siciliana che riguarda, più precisamente, il carrubo selvatico. In Siria e nell’Asia Minore, invece, la specie era sotto la

protezione di San Giorgio; ancora oggi si possono incontrare chiesette dedicate al Santo, protette dalla

rassicurante ombra del carrubo.

Ed era il cioccolato dei poveri

Il Carrubo è una pianta originaria del bacino meridionale del

Mediterraneo. Diffuso nell'Italia meridionale, specie in Sicilia e

Sardegna. Gli esemplari più a nord si trovano sul promontorio

dell'Argentario (Toscana).

Albero robusto, alto 7-10 m, dal portamento espanso tabulare.

Tronco più o meno difforme, con corteccia liscia, bruno-rossa.

Foglie alterne, persistenti, composte da 2-5 paia di segmenti

ovali, rotonde o smarginate all'apice. I fiori, in prevalenza

unisessuali, tendono a ripartirsi su piante separate in base al

sesso, determinando nella specie un comportamento

essenzialmente dioico. Molto piccoli e di colore verde-rossastro

(privi di corolla, calice con 5 sepali presto caduchi), sono riuniti in

grappoli cilindrici eretti, quelli maschili con 5 stami, quelli

femminili con uno stimma sessile.

Il frutto (carruba) è una camara allungata e appiattita, di circa

2x10-15 cm, nerastra a maturità, con epicarpo crostoso,

mesocarpo carnoso, dolce e una fila di piccoli semi lenticolari,

bruni, di consistenza lapidea.

La crescita del carrubo è lenta, la sua longevità molto alta, fino a

500 anni. Caratterizza l'aspetto più caldo della macchia

mediterranea, dove si accompagna a olivastro, palma nana, filirea

maggiore, lentisco, mirto e altre specie arbustive ed erbacee.

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Sottoclasse Rosidae

Ordine Fabales

Famiglia Caesalpiniaceae

Genere Ceratonia

Autore: Riccardo Bova

Ceratonia siliqua

7

Cisto

Cistus incanus

Classificazione

"Sopra ogni cisto da qui al mare c’e' un po’ dei miei capelli

sopra ogni sughera il disegno di tutti i miei coltelli…"

De Andre', Canto del servo pastore

Il cisto è un arbusto lanoso-tomentoso, a portamento cespuglioso

di modesto sviluppo, inferiore ad un metro di altezza, fittamente

ramificato.

Le foglie, che assomigliano vagamente a quelle della salvia per la

superficie rugosa, sono ovali e ricoperte da una fitta tomentosità.

La lamina è lunga dai 2 ai 4 cm.

I fiori sono abbastanza grandi e vistosi, di 4-6 cm di diametro con

petali rosei o rosso purpurei, gialli alla base. Sono riuniti in gruppi

terminali di poche unità all'ascella di foglie bratteiformi.

Il frutto è una capsula.

Distribuzione e habitat

Il cisto è una pianta tipica del bacino del Mediterraneo. Vegeta

come pianta del sottobosco nella macchia mediterranea o come

componente floristico delle macchie degradate e delle garighe.

Presente nelle isole, in Liguria e in tutta l'Italia peninsulare si

spinge a nord anche in Emilia-Romagna nella zona costiera

(retrodune dei Lidi ferraresi) e sui colli romagnoli. È inoltre

presente in stazioni isolate del litorale veneto.

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida Ordine Violales

Famiglia Cistaceae

Genere Cistus

Autore: Beatrice Roba

8

Corbezzolo

Classificazione

Tra storia e leggende si racconta che il Corbezzolo ha

ispirato i colori della bandiera italiana. Il bianco dei suoi fiori, il rosso dei suoi frutti e il verde intenso delle sue

foglie, in epoca risorgimentale divenne un simbolo patriottico,adottato dai nuovi nascenti italiani perché

proponeva i tre colori della bandiera che li guidava, diventando simbolo della guerra d'indipendenza.

Gli antichi lo associavano alla dea Carna, protettrice del benessere fisico, rappresentata con un rametto di

corbezzolo tra le mani con cui la dea scacciava gli spiriti

maligni.

Il nome scientifico del Corbezzolo è Arbutus unedo; è un

cespuglio o un piccolo albero appartenente alla famiglia delle

Ericaceae, diffuso nei paesi del Mediterraneo occidentale e nelle

coste meridionali d'Irlanda. I frutti maturano l'anno successivo

rispetto alla fioritura che dà loro origine in autunno. La pianta si

trova quindi a ospitare contemporaneamente frutti e fiori maturi,

cosa che la rende particolarmente ornamentale, per la presenza

di vivaci colori: il rosso dei frutti, il bianco dei fiori e il verde delle

foglie.

Le foglie hanno le caratteristiche tipiche delle piante sclerofille.

Hanno forma ovale lanceolata,sono larghe 2-4 centimetri e

lunghe 10-12 centimetri, hanno margine dentellato. I fiori, sono

riuniti in pannocchie pendule che ne contengono tra 15 e 20. La

corolla è di colore bianco-giallastro o roseo. Il frutto è una bacca

di circa 2 centimetri, carnosa e rossa a maturità, ricoperta di

tubercoli abbastanza rigidi spessi qualche millimetro,i frutti

maturi hanno un buon sapore.

Il legno di corbezzolo è un ottimo combustibile per il

riscaldamento casalingo utilizzato su camini e stufe, ma il suo

utilizzo maggiore è per gli arrosti grazie alle sue caratteristiche

aromatiche.

È una tipica essenza della Macchia Mediterranea,vegetando tra

cespugli e boschi di Leccio. Prediligi terreni silicei e vegeta ad

altitudine compresa tra i 0 e 800 metri.

Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida

Ordine Ericales Famiglia Ericaceae

Genere Arbutus Specie A. unedo

Autore: Zenabu Micera

Arbutus unedo

9

Dafne

Classificazione

Daphne cneorum

La leggenda narra che a causa della sua estrema bellezza la dea Dafne attirò l'attenzione e l'ardore amoroso del dio

Apollo. Ella però rifiutò l'amore divino e cominciò a fuggire via lontano; Apollo la inseguì ma poco prima di raggiungerla la fanciulla supplicò i genitori, il dio fluviale

Ladone e la madre, la naiade Creusa di salvarla. Gli Dèi ascoltarono la preghiera ed ecco che, in un attimo, la

giovane si trasformò in una pianta: la Dafne.

Piccolo arbusto, sempreverde o con foglie decidue. Il suo nome

volgare è "fiori di stecco". Le foglie sono piccole lanceolate di

colore verde brillante con margine liscio. In estate produce i frutti

che sono bacche scure, cuoiose contenenti un solo seme.

L'altezza di questo genere varia secondo la specie. I suoi fiori si

presentano in varie gradazioni di rosa, dal bianco al rosso.

Crescono in primavera e sono gradevolmente odorosi.

Sopporta molto bene sia le temperature calde sia quelle fredde.

Può essere esposta o in pieno sole o in ombra parziale, predilige

luoghi dal clima temperato. La sua caratteristica è che cresce su

rocce velenose. In Italia è presente in tutte le regioni

settentrionali; è una specie rara, anche se localmente può

risultare frequente, come avviene ad esempio nell'Appennino

Ligure occidentale.

CURIOSITA'

Un tempo veniva usata per fare cataplasmi o per ricavarne una

polvere starnutatoria, le bacche inoltre servivano come emetico.

In decozione ha proprietà antireumatiche, antiartritiche ed

antinevralgiche , ma deve essere usata solo da medici esperti del

settore poiché le bacche sono velenose.

Autore: Valentina Canepa

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida Ordine Myrtales Famiglia Thymelaeaceae

Genere Daphne

10

SOSTANZE

Equisetum

Classificazione

E’ una tra le piante più antiche del mondo: oggi si presenta

come una piantina alta poche decine di centimetri, era un

albero che raggiungeva i 30 metri d'altezza e gli studiosi

fanno risalire la sua origine nel Carbonifero, 300 milioni di

anni fa.

Appartiene alla famiglia delle Equisetacee (in gran parte

conosciute come piante fossili), il suo nome deriva dal latino

“equus”: cavallo e “saeta”: setola, crine, perché la pianta

adulta ricorda la coda del cavallo.

Si tratta di piante perenni che, alle latitudini più miti,

appassiscono d'inverno; ai tropici sono invece sempreverdi,

come pure alcune specie della zona temperata

La forma biologica più ricorrente è geofita rizomatosa, ossia

sono piante perenni erbacee che portano le gemme in

posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non

presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi

sotterranei detti rizomi (un fusto ipogeo dal quale, ogni

anno, si dipartono radici e fusti aerei). In realtà anche

durante i periodi più avversi la pianta deve continuare a

vivere per cui alcuni brevi rami ipogei laterali si trasformano

in tuberi rotondi contenenti sostanze di riserva per lo svernamento.

Sottoregno Tracheobionta Divisione Pteridophyta

Classe Equisetopsida Ordine Equisetales Famiglia Equisetaceae

Genere Equisetum

Ciclo riproduttivo

La riproduzione

dell’Equiseto è simile a quello delle felci, ossia avviene attraverso le

spore, contenute all’interno di apposite strutture poste

all’apice dei fusti fertili: gli sporangi. Questi si aprono a

primavera liberando le spore contenute al loro

interno.

Equiseto o coda di cavallo

Equiseto estivo e

invernale

Autore: Andrea Concato

Racconta la leggenda che un giorno il diavolo, osservando la

grande quantità di fiori e piante che Dio aveva creato, pensò

di crearne una, convinto che non fosse complicato, e andò dal

Creatore dicendogli che presto ci sarebbe stata una nuova

pianta. Il diavolo unì parti di piante già esistenti e si presentò

a Dio, il quale, accortosi dell'inganno, decise di lasciare in vita

quella pianta, donando alla natura una nuova specie. In alcuni

paesi l'equiseto è noto come erba del diavolo.

11

Euphorbia dendroides

Classificazione

Divisione: Spermatophyta

Sottodivisione: Angiospermae Classe: Dicotyledones

Famiglia: Euforbiacee

Il nome dell'euforbia si associa a quello della magra Circe,

esperta di veleni, ed al Monte Circeo dove la maga visse. La leggenda vuole che Circe si sia recata al tempio di

Antigia, dea protettrice dalle malattie, nella terra dei Marsi, ricca di erbe medicinali e veleni, e tra queste c'era l'euforbia.

La storia narra di un medico, chiamato Euforbio, esperto botanico che diede il nome a questa pianta e la descrisse in

un trattato. L'euforbia è uno dei più grandi generi, racchiude oltre 1700 specie di piante, originarie di tutto il mondo. Quasi tutte

queste piante hanno la caratteristica che se tagliate o incise emettono una sostanza bianca e velenosa. Quella arborea

ha raggiunto con un'avventurosa migrazione l'Africa e l'area

mediterranea.

È diffusa nel bacino del Mediterraneo e nel Nord Africa, in

Palestina e sulle coste dell'Italia.

Si presenta in forma di cespugli, con fusto e rami dicotomi, alti

fino a due metri. In inverno e primavera forma dei cuscini sferici

verdi. In estate si presenta come un arbusto privo di foglie. I

rami, se strappati, secernono un lattice bianco irritante.

FOGLIE E FIORI

Le foglie sono alterne, lanceolate, di colore verde e rossicce;

all'inizio dell'estate si colorano di rosso e cadono. I fiori sono di

color giallo-oro raccolti in ombrelle. Fiorisce da Aprile a Giugno. Il

frutto è un coccaio tricarpellare, contenente semi appiattiti.

RIPRODUZIONE

Si riproduce per impollinazione anemogama, ma esistono casi di

impollinazione zoogama da parte di insetti. La disseminazione è

garantita dall'apertura a scatto del frutto distante dalla pianta

madre. Si propaga anche per radicazione di talea.

USI

Viene usata a scopo ornamentale. Anticamente veniva usata per

bruciare porri e verruche.

Euforbia arborea

Autore: Elisa Avino

12

Fraxinus

Frassino o Orniello

Classificazione

Nella Cultura Celtica il Frassino incarna i nati tra il 1 e il 3 di giugno e quelli del 1 Dicembre: “Non esiste ambizione più

forte di quella che contraddistingue il Frassino”. Secondo la tradizione della stregoneria è considerato il legno migliore per realizzare bacchette e talismani di salute

e guarigione. La credenza popolare dice che alcune foglie di frassino

poste sotto o vicino all’orecchio possano favorire sogni profetici. Associata ad Odino, nella mitologia germanica il frassino,

Yggdrasil, era l’albero cosmico per eccellenza, sostegno del mondo.

L’albero cosmico è non solo l’asse che unisce cielo, terra e inferi, ma anche il tramite attraverso il quale lo sciamano è

in grado di uscire dal nostro mondo per salire o scendere attraverso i molteplici livelli dell’essere.

Foglie: decidue, imparipennate, formate da 7-15 foglioline

ellittico-lanceolate a margine seghettato, più o meno sessili

tranne la foglia apicale

Fiori : le infiorescenze sono a forma di pannocchie, i fiori

generalmente ermafroditi e profumati, possiedono un calice

campanulato; la corolla ha petali bianchi leggermente sfumati di

rosa, lineari, di 5-6 mm di lunghezza.

Frutti: samare lanceolate

Portamento: alto sino a 30 m.

Cresce principalmente in boschi e foreste in associazione a varie

latifoglie, come quercia, carpino ecc... ed è formidabile nel

ricolonizzare le zone forestali in cui è avvenuto un incendio o un

precedente vecchio rimboschimento.

Il frassino è sfruttato per il legno, molto pregiato e ricercato, di

color bruno chiaro, con riflessi lucidi, di facile lavorazione.

E' utilizzato talvolta come ornamentale, soprattutto alcune

varietà che hanno particolare portamento e colorazione dei

fogliame.

Divisione: Magnoliophyta

Classe: Magnoliopsida Ordine: Scrophulariales

Famiglia: Oleacea Genere: Fraxinus ornus.

Autore: Lorenzo Toso

13

Pancratium maritimum

Classificazione

E’ una pianta erbacea bulbosa alta fino a 50 centimetri che

cresce spontanea negli arenili e nelle dune costiere italiane e

mediterranee sud-occidentali, nononché sulle coste

atlantiche del Portogallo e sulla costa meridionale del Mar

Nero, che può anche essere coltivata nei giardini, in

particolare quelli vicino al mare.

In Italia la si può trovare allo stato selvatico nelle dune e

nelle spiagge tirreniche, in quelle adriatiche, ioniche ed in

quelle delle due isole maggiori (particolarmente diffuso in

Sardegna, assieme al P. illyricum).

Sta diventando ormai sempre più raro a causa

dell'antropizzazione dei litorali, che provoca una

progressiva scomparsa delle dune sabbiose che

costituiscono la sua dimora prediletta. Per questo motivo in

molte zone è considerato specie protetta ed è

assolutamente proibito raccogliere le piantine oppure

asportarne i fiori o i bulbi.

i fiori, simili a quelli del narciso, sono profumati, di colore

bianco puro.

Divisione Magnoliophyta

Classe Liliopsida Ordine Liliales

Famiglia Amaryllidaceae Genere Pancratium

Giglio di mare

Autore: Francesco Damonte

Una leggenda narra che il Giglio di mare nacque dal latte

perduto da Era mentre Ercole lo succhiava con troppa foga. Parte del liquido divino schizzò in cielo generando la Via Lattea e parte cadde sulle spiagge generando i gigli.

Il nome ebraico per il fiore è strettamente legato alla rosa di Sharon menzionata nel Cantico dei Cantici. Dal momento

che la pianta cresce sulla pianura di Sharon della costa del Mar Mediterraneo, si suppone che il passo biblico possa fare

riferimento a questo fiore.

14

Juniperus

Ginepro

Una donna, rattristata dalla sua impossibilità di avere figli, un giorno d'inverno sbuccia una mela seduta ai piedi di un ginepro, nel suo giardino. Inavvertitamente si ferisce ad

un dito e il sangue che ne fuoriesce macchia la neve che ricopriva il terreno: d'istinto esprime il desiderio di poter

dare alla luce un figlio rosso come il sangue e bianco come la neve. Di lì a poco, con grande gioia sua e di suo marito, la donna rimane incinta, ma verso la fine della gravidanza

si ammala per aver mangiato troppe bacche del ginepro. Poco prima di partorire, chiede al marito di essere seppellita

sotto quell'albero: il parto va a buon fine, ma la donna

effettivamente muore dando alla luce suo figlio...

Caratteri botanici

Arbusto alto fino a 3 metri, presenta fusti tortuosi e ramificati,

con corteccia bruno-rossastra. Le foglie sono aghiformi, pungenti,

verticillate a tre.

È una specie dioica, con piante maschili dai fiori poco

appariscenti, giallastri, che compaiono in maggio-giugno; e piante

femminili con fiori a tre squame che si trasformano in “bacche”

(botanicamente si chiamano “galbuli”) sferiche, carnose, prima

verdi e blu-viola quando sono maturi, che si compie in 2-3 anni, e

ricoperte da una patina opaca, sulle quali sono visibili le tre

squame all’apice.

Raccolta e conservazione

Raccogliere i frutti quando sono maturi. Essiccare in luogo

ombroso e ventilato.

Uso in cucina e proprietà terapeutiche

In cucina si abbina con selvaggina, porchetta, arrosti, lessi,

spiedini.

Proprietà terapeutiche: diuretiche, antisettiche, balsamiche,

stimolanti, espettoranti.

Divisione Pinophyta

Classe Pinopsida Ordine Pinales Famiglia Cupressaceae

Genere Juniperus Autore: Alice Cariello

Classificazione

Divisione Pinophyta

Classe Pinopsida Ordine Pinales Famiglia Cupressaceae

Genere Juniperus

Autore: Alice Cariello

15

Quercus ilex

Classificazione

Il leccio venne accusato di tradimento nei confronti di Gesù, in una leggenda, in quanto accettò di offrire il suo legno per

la costruzione della dannata croce quando tutte le altre piante del regno si erano invece rifiutate.

Ma San Francesco non ci mise molto a innalzare di nuovo la beltà e la bontà di questa pianta e il suo vero significato. E come lui, altre importanti istituzioni del tempo.

Il Leccio offrì il suo legno semplicemente perchè capì che doveva sacrificarsi per la redenzione così come lo stesso

Cristo. Ridivenne presto così importante che alcune città italiane, iniziarono a litigarsene il nome ma, ce l’ebbe poi vinta Lecce che cambiò il suo nome da Lupie (lupa), a Lecce

appunto. Il suo stemma infatti è una lupa che avanza sotto

ad un Leccio o sta in agguato.

Foglie: sempreverdi, cuoiose, ovali-ellittiche, sopra lucide, a

margine liscio o spinoso

Fiori: unisessuali, quelli maschili in lunghi amenti, quelli femminili

solitari o a coppie (poco appariscenti)

Frutti: ghiande ovoidali con cupola a squame brevi

Portamento: alto sino a 25 m.

Pianta sempreverde diffusa e abbondante nelle regioni

mediterranee; lo incontriamo sino a 700-1000m di altitudine;

costituisce boschi puri o misti con pini, sughera, corbezzolo, erica,

lauro, roverella, orniello, olmo. La lecceta si può considerare la piú

caratteristica formazione dell'orizzonte mediterraneo.

Tollera condizioni di aridità molto spinte, ed è poco esigente nei

confronti di luce e temperatura. Ha accrescimento lento ed è molto

longevo, raggiungendo anche mille anni di età.

Questa quercia è frequentemente utilizzata come pianta

ornamentale molto decorativa, perché sopporta bene la potatura in

forme obbligate e si presta anche per alberatura stradale.

Il legno, di colore rosso scuro, molto duro e pesante, è difficile da

stagionare e da lavorare; è buon combustibile e produce carbone

molto pregiato, a elevato potere calorifico (carbone cannello).

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Fagales

Famiglia Fagaceae

Genere Quercus

Nomi volgari: LECCIO,

ELCE

Autore: Davide Corelli

Leccio

16

Myrtus communis

Mirto

Classificazione

Il nome mirto deriva dal latino myrtus, che significa essenza

profumata.

Secondo la mitologia greca prende il nome da Myrsine, una

fanciulla uccisa per invidia dal giovane che era stato da lei battuto

nei giochi ginnici. Atena, dea della sapienza, della saggezza,

della tessitura, delle arti e della guerra, impietosita dalla triste

morte della fanciulla la trasformo in un arbusto odoroso.

Un’altra leggenda narra che Bacco, dio del vino, quando si era

recato negli inferi per liberare la madre Selene uccisa fulminata

da Giove, aveva promesso di lasciare in cambio della madre una

pianta di mirto. Questo è il motivo perchè qualcuno attribuisce al

mirto un significato funereo e usa decorare i sepolcri con i suoi

rami.

Le sue fronde divennero, a partire dal 500 a.C. simbolo di vittoria,

infatti durante un’ovazione, decretata dal Senato romano il

vincitore saliva al Campidoglio con una corona di mirto e

sacrificava una pecora (ovis in latino, da cui il termine ovazione).

Negli ultimi secoli dell’impero romano il mirto era considerato

un albero propiziatorio per i giovani sposi e veniva regalato per la

loro abitazione.

Il mirto é una pianta arbustiva della famiglia delle

Myrtaceae tipica della macchia mediterranea. Ha foglie sempreverdi, ovali-acute, di colore verde-scuro. I fiori sono profumati, hanno un colore bianco o roseo. La

fioritura ha luogo nella tarda primavera e all'inizio dell'estate. Un evento piuttosto frequente è la seconda

fioritura che si può verificare in tarda estate, con autunni caldi. I frutti del mirto sono bacche di colore nero-azzurrastro,

rosso-scuro o più raramente biancastre, con numerosi semi reniformi. Maturano a novembre a gennaio persistono sulla

pianta.

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Sottoclasse Rosidae

Ordine Myrtales

Famiglia Myrtaceae

Genere Myrtus

Specie M. communis

Genere Autore: Ilaria Giubilei

17

Ontano

Alnus

LA LEGGENDA SULL'ONTANO

La mitologia della donna ontano rientra in svariate leggende popolari tedesche, in cui essa è sempre una donna bellissima, che seduce gli uomini libertini e, una volta che è

tra le loro braccia, li punisce trasformandosi in un essere peloso.

La morale può sembrare influenzata da una mentalità

fortemente cristiana, ma il suo reale significato è “segui il tuo cuore, non i tuoi appetiti”

Il nome del genere deriva forse dal celtico, significando "presso le

rive". L'ontano nero ha areale che comprende quasi tutta

l'Europa, eccettuate le estreme regioni settentrionali; vive

spontaneo dal piano basale a quello montano, dove si spinge fino

a 1200 m di altitudine. E' costituente principale della vegetazione

fluviale su terreni argillosi, sabbiosi, poveri, che colonizza anche

grazie alla presenza frequente sulle radici di tubercoli radicali, che

ospitano batteri fissatori dell'azoto atmosferico. Vegeta inoltre in

ambienti periodicamente inondati o paludosi, formando boschetti

puri o misti con pioppi, salici e altre piante igrofile, comportandosi

come specie miglioratrice dei terreno.

Come tutti gli ontani, è poco longevo. Viene sfruttato per la

produzione di paleria e combustibile. Il legno appena tagliato è

chiaro, ma quando dissecca assume colore rosso-bruno; a

contatto con l'acqua diventa durissimo, e per questo si presta ad

opere soggette a sommersione; esposto all' aria, invece, è poco

durevole. E’ utilizzato in falegnameria perché si tinge bene,

soprattutto per lavori di intaglio e tornitura, per realizzare infissi,

zoccoli e giocattol

Classificazione

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Ordine Fagales

Famiglia Betulaceae

Genere Alnus

Autore: Rocco Valle

18

Eugène Grasset caratterizza questa bella immagine di Marzo con

“la belle jardinière” intenta alla semina dei fiori azzurri della

pervinca. Questa piccola piantina perenne e strisciante fiorisce nel

sottobosco e in zone ombrose all’inizio della primavera. Per

questo in Russia veniva chiamata “la rondine dei fiori”. Molto

rustica, ben si adatta ad ambienti difficili sopportando perfino

l’ombra fitta della macchia mediterranea, dove i suoi steli leggeri

colonizzano scarpate e pietraie emettendo radici in

corrispondenza dei nodi.

È forse per questo motivo che nel linguaggio dei fiori la pervinca

simboleggia l’amore duraturo, che supera le difficoltà. In

Inghilterra si usava metterne fiori e tralci sotto il materasso dei

novelli sposi per propiziare un matrimonio felice. Fra gli altri

significati possiamo ricordare l’amicizia sincera e i ricordi lieti.

Nella simbologia cristiana è legata alla Madonna per i colori dei suoi fiori: lo stesso del suo manto.

Originaria di tutta la fascia tropicale e non solo del Madagascar,

questa specie erbacea a portamento cespuglioso ed eretto, di

piccola taglia presenta foglie opposte, oblunghe, lucide, di colore

verde scuro con la venatura centrale bianca.

Da aprile a ottobre produce fiori, larghi 2,5 cm., formati da un

piccolo calice e da una corolla con un sottile tubo che si apre in

cinque petali divisi e spatolati di colore rosa con una macchia più

scura al centro dell’orifizio del suddetto tubo.

Benché sia una specie perenne, viene solitamente coltivata come

annuale, visto che gli esemplari più vecchi tendono a diventare

sgraziati. Cresce fino a 30-40 cm.

La pervinca è considerata una pianta tossica per il suo contenuto

in vincristina. Nel medioevo la pervinca veniva usata anche come

preparato per filtri d'amore.

Le foglie della Vinca minor contengono vincamina, un principio

attivo usato in farmacologia per disturbi legati alla circolazione

sanguigna, anemie, disappetenza e disturbi della memoria. Un

tempo le foglie erano usate nella cura della tubercolosi per le sue proprietà emostatiche.

Pervinca

Classificazione

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida

Famiglia Gentianales

Ordine Apocynaceae Genere Vinca

Vinca major

Autore: Giulia Zucca

19

Pinus nigra

C’è una leggenda greca che riguarda il pino nero. Secondo

questo mito la giovane e bella ninfa Pitis avrebbe avuto due pretendenti: il dio Pan ed il vento del Nord Borea. Costretta

a scegliere, Pitis diede la sua preferenza a Pan e si accoppiò con lui. Borea per vendicarsi la sospinse, soffiando con tutta la sua forza, fin sull’orlo di un precipizio dal quale la

poveretta cadde morendo all’istante. La Terra impietosita, tramutò il corpo della giovinetta in un albero, il pino nero.

Da quel giorno Pan si adornò la fronte con frasche di pino nero e si narra che quando in Autunno il vento del Nord (ovvero la tramontana), comincia a soffiare per i boschi

scuotendo i rami dei pini, la ninfa Pitis piange e le sue

lacrime si trasformano nella resina che gocciola dalle pigne.

Etimologia: Si chiama così sia per la chioma scura rispetto agli altri pini sia per la corteccia con scaglie con bordo nero e sia per avere la parte ricoperta delle scaglie dello strobilo

di colore nero. Può raggiungere i 20-30 m di altezza ma ci sono esemplari

di oltre 50 m. Foglie: aghiformi, lunghe 8-20 cm, riuniti in mazzetti di due, di colore verde scuro.

Strutture riproduttive: i coni maschili gialli, a volte punteggiati di rosso, numerosi alla base dei giovani getti;

quelli femminili, sessili, prima ovoidali poi ovato-conici sono opachi, verdi e acerbi, quindi assumono una tonalità bruno

ocra. Ambiente: diffuso nell’Europa meridionale, Asia Minore e Italia centrosettentrionale.

Albero robusto capace di sopportare freddi intensi e forti escursioni termiche. Essenza forestale di primaria

importanza, di cui sono stati effettuati numerosi ed’ estesi

rimboscamenti.

Pino nero

presentazione

pino.pptx

Classificazione

Divisione: Pinophyta

Ordine: pinales Classe: Pinosida

Famiglia: pinaceae Genere: Pinus Specie: P. Nigra

Autore: Leonardo Baragatti

20

Quercus pubescens Willd.

Classificazione

Divisione: Spermatophyta Sottodivisione:

Angiospermae Classe: Dicotyledones

Famiglia: Fagaceae

L'areale della roverella è molto esteso. E' comune negli ambienti

collinare e montano inferiore, dove forma boschi puri o misti con

cerro, carpinella, orniello e acero campestre. Molto frugale, si

adatta a terreni calcarei, argillosi, aridi, rocciosi e si presta per

colonizzare ambienti denudati. Eliofila, sensibile al gelo, è tra le

querce una delle piú adattabili a condizioni di aridità. La roverella

produce legname resistente, simile a quello della farnia, ma piú

irregolare e di meno facile lavorazione ed è usato soprattutto

come combustibile.

Si differenzia dalla rovere (più rara), a parità di dimensioni delle

foglie, per la peluria presente sul dorso.

Foglie: decidue, semplici, a inserzione alterna e lamina ovoidale

allungata, lobata a lobi arrotondati. La parte basale è stretta a

cuneo. Tipicamente pubescenti(da qui il nome) e tomentose nella

parte inferiore(più chiara rispetto al verde intenso della pagina

superiore). Le foglie secche spesso persistono sui rami durante

l'inverno.

Fiori: pianta monoica a fiori unisessuali, inf. masch. in amenti

penduli color verde-giallastro e lunghi 5 cm circa, femm. solitari o

a piccoli gruppi

Frutti: ghianda ovoidale allungata, sessile o appena peduncolata

Portamento: raggiunge i 10-20 m di altezza

Usi: le ghiande vengono impiegate per l'alimentazione del

bestiame. Il legno duro e resistente all'acqua, è utilizzato per costruzioni navali, traversine ferroviarie e strumenti agricoli.

Una leggenda conferma il simbolismo protettivo delle

querce: un giorno il demonio si recò dal Signore chiedendo in dono il potere su tutto il bosco. Il Signore concesse tale

potere ma solo per il periodo in cui tutti gli alberi fossero stati senza fogliame. Quando gli alberi lo vennero a sapere la quercia si offrì di mantenere le sue foglie sui rami per

tutto l’inverno in modo da proteggere le piante del bosco. Da allora la quercia mantiene le sue foglie finché almeno un

cespuglio a primavera si riveste di nuovo.

Roverella

Autore: Giovanni Negri

21

Classificazione

Divisione Magnoliophyta

Classe Magnoliopsida Sottoclasse Rosidae

Ordine Rosales Famiglia Rosaceae

Genere Sorbus

É una pianta che cresce molto lentamente, perciò molto

longeva. La sua CHIOMA é ha forma di cupola con rami

raggiunti ascendenti.

Può essere alta fino oltre 20 metri.

La CORTECCIA del tronco è grigia e liscia con piccole

screpolature.

Le FOGLIE sono ovali con margine irregolarmente dentato,

con numerose nervature parallele. Sono color verde opaco

nella parte superiore, mentre la parte inferiore è ricoperta

da una fitta peluria vellutata bianco argenteo che serve alla

pianta per ridurre l'evaporazione dell'acqua e che le

conferisce in primavera un aspetto scintillante.

I piccoli FIORI BIANCHI, delicatamente profumati hanno 5

petali e sono riuniti in coristi.

I FRUTTI sono false bacche arrotondate da verde a rosso

arancio, con polpa gialla, farinosa e possono servire per la

preparazione di marmellate e distillati. Durante l'inverno

sono fonte di cibo per gli uccelli. La pianta arriva dall'antica

regione dell'Asia occidentale chiamata " Ari".

Sorbo montano

Autore: Erica Adamo

Anticamente in tempi di carestia i suoi frutti venivano essiccati e macinati. La polvere così ottenuta, aggiunta alla normale farina produceva un pane dal sapore dolciastro,

che ha dato a questa pianta il nome popolare di "FARINACCIO".

Il legno del sorbo montano veniva usato per la costruzione

di antichi utensili e ingranaggi. Così duro e compatto, era ricercato come quella del Noce. La sua corteccia veniva

utilizzata per tingere di rosso le pelli.

Sorbus ari

22

Classificazione

Ordine: pinales Classe: Pinosida Famiglia: pinaceae

Genere: Pinus

Specie: P. nigra

Autore: Leonardo Baragatti Viola bertolonii

Viola di Bertoloni

Classificazione

Caratteristiche generali:

è una pianta erbacea perenne ed eretta, fa parte della famiglia

delle violacee, cresce tra i 500 ed i 3000 metri sul livello del

mare, esclusivamente su strati ultrafemici (le rocce ultrafemiche

sono a basso contenuto di silice e potassio e ad elevata

prevalenza di ossidi ferrosi). Le rocce su cui cresce sono di colore

grigio - verdastro. Raggiungono un'altezza da 10 a 20 cm.

Riproduzione: le specie di Viola si riproducono sia sessualmente

(con ricombinazione dei caratteri) che vegetativamente (senza

ricombinazione); i fiori più grandi vengono impollinati dagli insetti

mentre queli più piccoli attuano l'autoimpollinazione. I semi

cadono e germinano vicino alla pianta madre; inoltre possono

essere presenti degli "stoloni": sono modificazioni di fusti che

creano nuove piante geneticamente identiche.

Usi: sono utilizzate come piante ornamentali, nei giardini per

aiuole o nei vasi sui terrazzi. In profumeria se ne cattura

l'essenza per produrre cosmetici e in campo alimentare vengono

utilizzate per aromatizzare alcuni tipi di formaggio (es. pecorino

dolce)

Divisione

Classe Ordine

Famiglia

Genere

Autore: Ludovica Attolini