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IL FIUME OLONA, I MULINI E LE CORTI STORICHE L’ACQUA: UNA RISORSA PER POGLIANO MILANESE In questo breve escursus sulla vita poglianese e sulle sue architetture tipiche, i cortili e i mulini, spero di aver dato uno scorcio importante del nostro paese che si è realizzato attraverso la fatica del lavoro e il senso di comunità, che si raccoglieva nei momenti di gioia e di dolore,come su due colonne portanti si costruisce un edificio. Spero che questo lavoro porti anche la voglia e la gioia di altri approfondimenti e soprattutto serva agli abitanti del paese a valorizzare e a “voler bene” al loro paese. Tesi di Giorgio Bassetti http://www.poglianomilanese.org/homepage/docs/pdf/fiume_Olona_mulini_cortiStoriche.pdf
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IL FIUME OLONA, I MULINI E LE CORTI STORICHE
L’ACQUA: UNA RISORSA PER POGLIANO MILANESE
Tesi di Giorgio Bassetti
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INDICE:
Pag.4 CAP 1 : L’OLONA: UNA RISORSA PER POGLIANO MILANESE
Pag.5 CAP 2: INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Pag.6 CAP 3: CENNI STORICI
Pag.12 CAP 4: ECONOMIA
Pag.12 CAP 5: ARCHITETTURE ESISTITE
Pag.14 CAP 6: IL CORTILE NELLA VITA SOCIALE POGLIANESE
Pag.15 CAP 7: I CORTILI
Pag.69 CAP 8: I MULINI
Pag.79 CAP 9: CHIUSA
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CAP 1 : L’OLONA: UNA RISORSA PER POGLIANO MILANESE
L’olona è un fiume molto antico e molto importante perla zona che va da Varese a Milano.
La cartografia è stata anche per questo motivo molto dettagliata ed esauriente, tanto che la mappa più antica è del 1608, mentre quella più precisa, tra le mappe, è del 1789 ed è opera del frate Mauro Fornari e di Domenico Cagnoni. La carta inquadra la provincia di Varese fino a qualche chilometro a sud di Legnano.
La prima cartina disegnata dal “Consorzio del Fiume Olona” è del 1722, ed stata tracciata dall’ingegner Gaetano Raggi. Oltre che le infrastrutture, riporta anche i canali e le chiuse.
Tra le cartine del XIX secolo sono da citare la mappa disegnata dall’ingegner Vittore Vezzosi nel 1861, che riferisce anche di alcuni rilievi effettuati sul fiume, e quella dell’ingegner Villoresi, su cui sono tracciate con dovizia di particolari le zone irrigate dall’Olona. Quest’ultima riporta, infatti, anche i canali e le rogge originate dal fiume.L’olona è sempre stata asse e spina dorsale di questa zona, tanto che nell’alta Valle Olona, tra Castiglione Olona, dove sono presenti molti resti di un’antica civiltà, e Castellanza, crebbero molte cartiere, filande di cotone e seta, tintorie, sbianche, fornaci e industrie meccaniche.
Pogliano ha avuto soprattutto il merito di sapersi imporre nel settore tessile, dando anche’esso il contributo alla creazione della tela olona,
che è un tipo di tessuto grezzo, pesante e molto resistente, dall’ origine antica, e che come si vede,deve il suo nome al fiume Olona che ne vide la nascita. Originariamente era prodotta con fibre di canapa non tinta, ma con il calo di questa coltivazione in Italia, oggi viene prodotta con il cotone.
L’uso principale di questa tela, che la rese molto conosciuta e diffusa nei secoli scorsi, fu in campo nautico, per la veleria, i sacchi, i tendalini nautici e le brande dei marinai. Ancora oggi è usata per i velieri storici, l’Amerigo Vespucci ha le vele in tela olona di canapa, che conferisce il caratteristico colore ecrù alla velatura.L’apporto del fiume Olona non si limitava alle industrie tessili, ma forniva anche energia ai mulini, portava acqua ai campi e alle bestie. Con l’avanzare dei secoli essa ha perso la sua predominanza rispetto al Sempione anche grazie ai miglioramenti nei collegamenti stradali e al declino dell’agricoltura e dell’allevamento a favore di altri ambiti lavorativi.
Sopra: lavatoio sull’Olona presso LegnanoSotto: Mulino presso Canegrate
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CAP 2: INQUADRAMENTO TERRITORIALEIl comune di Pogliano Milanese si trova a circa 20 Km da Milano, situato lungo l’asse del Sempione, che congiunge la città di Milano con il passo omonimo e da lì con la Svizzera. Il Sempione, oggi odierna SS33, è da sempre un importantissimo asse commerciale, lungo cui si svolgeva il commercio già in epoca napoleonica. Pogliano si trova tra due città di media grandezza che hanno caratterizzato fortemente la loro zona, ovvero Rho e Legnano.
Sopra: Mappa raffigurante il percorso del Sempione da Milano a Ginevra
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CAP 3: CENNI STORICIStoricamente però non si può parlare di Pogliano come città fondata sul Sempione. Infatti, ai tempi della fondazione della città, molto presumibilmente in epoca romana, il grande asse commerciale doveva essere il fiume Olona e non il Sempione, migliorato da Napoleone nel 1800.
La possibilità che Pogliano sia di fondazione romana è suffragata proprio dal nome che presenta il suffisso –anus, poi tradotto in –ano, tipico delle fortificazioni romane (Nerviano, Sedriano) contrapposto al suffisso –ago che caratterizza i centri di natali celti (Vanzago, Parabiago). Si ritiene inoltre che il nome derivi da “Publi Agmina” , cioè accampamenti di Publio, che sta ad indicare che qui risedettero anticamente tali accampamenti e che si svolsero guerriglie contro i Cimbri ed i Teutoni che erano scesi in questa zona per saccheggiare, ma furono sconfitti dall’esercito Romano. Inoltre sono presenti nel territorio alcuni resti archeologici nella zona del cimitero.
Una delle prime citazioni del paese, forse la prima in assoluto, riguarda una chiamata a testimonianza, davanti al conte Sigfredo e al visconte Rotgero di Milano, di un certo Pietro Scavino di Pogliano. Il fatto in questione si svolse nel ‘892
Sappiamo poi che nel territorio di Pogliano aveva sede un beneficio tenuto dai preti Decumani (rettori delle allora undici Parrocchie della città di Milano), e che nel 1119 l’arcivescovo Giordano da Clivio intimò ai Decumani di rinunciare all’obbedienza di Pogliano a favore dei cappellani minori.
Ulteriori notizie certe di Pogliano si hanno nel Dizionario Corografico dell’Amati, dove scrive “...Pogliano, della provincia di Milano, ha il territorio frastagliato da amene ondulazioni ed appoggi di poco conto, viene bagnato dall’Olona...” e la descrive come l’antica “Polliamin”, terra lombarda a nord-ovest di Milano, situata in una piccola e prospera pianura bagnata dal fiume Olona. Ancora secondo l’Amati, Pogliano fu paese agricolo: già ai suoi tempi, precisa, prosperavano cereali di ogni genere, i prati erano tenuti bene, era ricchissima la coltivazione del gelso e quindi sviluppato l’allevamento del baco da seta. Il terreno argilloso e piuttosto arido era reso fertile da un intelligente sistema d’irrigazione. Ancora l’Amati accenna alla possibilità dell’esistenza di un antichissimo nucleo romano.
Il borgo di Pogliano nel XVIII Secolo
Pogliano nel 1867
Pogliano nel 1902
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Inoltre il Giulini riconosce “Pogliano è luogo antichissimo nel Distretto di Saronno”
Anche Cesare Cantù parla di Pogliano e della zona circostante “verso l’anno 1160 fu devastata dalle guerre del Barbarossa dopo aver apportato un forte nucleo alla guerra di Legnano” e inoltre assicura che a Pogliano abbia abitato il ramo dei Visconti che discendeva da Anselmo Visconti, scrivendo “nel medio evo fu stanza privata di un ramo de’ Visconti”. Questa sudditanza rispetto ai Visconti è testimoniata dal fatto che un altro di essi, Ugone, fu seppellito qui nel 1200, e di lui si sa che era un uomo importante di Milano tanto che ne era “esercitante il diritto dello Stato di vigilare sul vettovagliamento della città da parte della campagna.”
Inoltre, risulta dai documenti della storia di Milano che l’arcivescovo Ottone Visconti abbia fatto compilare, nell’anno 1262, un catalogo delle famiglie nobili di Milano e del contado, dalle quali dovevano essere scelti i canonici del Duomo e tra le quali si leggeva “Visconti di Pogliano”. Oltretutto in quel periodo le suore agostiniane tenevano dei possedimenti a Pogliano.
La presenza dei Visconti è suffragata anche dal ritrovamento dei resti del cosiddetto “Palazzo Visconti” avvenuto nel periodo di costruzione della nuova chiesa parrocchiale.
Il Palazzo fu il rifugio di un altro Visconti, Matteo, che qui volle ritrovare la quiete dopo la pesante sconfitta che la sua famiglia subì contro i Torriani nel 1302. La famiglia dei Visconti dovette risiedere per lungo tempo a Pogliano, certamente fino al 1500 poiché si riesce a risalirvi dagli atti della visita fatta dall’arcivescovo ai Visconti a Pogliano nel 1523. Nello stesso anno nacque a Pogliano tale Galeazzo Visconti, figlio di Aluisio e donna Elisabetta, che fu cappellano della locale Chiesa di S. Quirico. Essendo però irregolare per poter accedere agli ordini sacri dovette mandare a Roma tre dispense che furono accordate da Clemente VII, Paolo III e Pio V.
Più tardi il nome dei Visconti non è più citato negli archivi pastorali. Pogliano fu, infatti, un feudo dei marchesi Grassi dal 1538 al 1747.
La vicenda che conduce a questi marchesi è abbastanza singolare. Infatti dall’Inventario dei feudi camerali si può risalire al doppio passaggio di proprietà del feudo nel 1538, che in quell’anno fu venduto con Dairago a Carlo V di Spagna e che furono infeudati a Castellano
Pogliano nel 1932
Vista del paese di Pogliano, precisamente della frazione del Bettolino lungo il Sempione nei primi anni del 1900
Vista di Via Garibaldi nei primi decenni del 1900(altezza dell’attuale scuola elementare)
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Maggi, il quale li vendette al Marchese Francesco Grassi e alla sua famiglia che li mantenne fino al 1747.
La famiglia Grassi probabilmente dovette risiedere nelle vicinanze dell’attuale cascina che da loro prese il nome di Grassona-Grassina.
Nel 1751 Pogliano fu ceduto dal marchese Francesco Grassi al barone Gerolamo Sanz.
Da quel momento il paese di Pogliano è entrato prima nell’area d’influenza di Rho, e di conseguenza di Milano, condividendo le vicende della città.
Negli anni il paese è cresciuto e ha subito un forte aumento della popolazione con lo sviluppo della zona di Bettolino, situata a ridosso del Sempione, e con il progressivo accorpamento delle due realtà urbanistiche, lungo gli assi di Via Ronchetti e Via Europa, con la costruzione di strutture quali la nuova Piazza del Mercato, che si è spostato in una posizione più baricentrica, e del centro sportivo. Le nuove espansioni poglianesi possono essere individuate in un recupero delle vecchie industrie presenti nel territorio, salvaguardando la tradizione agricola del paese non snaturandola eliminando i campi che la circondano, e in parte la mantengono autonoma dai paesi confinanti.
Nella storia di Pogliano c’e anche un’allegoria, che è ripresa anche nel soprannome del paese, tanto che Pogliano viene anche definito il “Paes dal Boja”, e in molte associazioni viene ripreso questo nome. La definizione esatta sarebbe il “Paese del Diavolo”, traducendo direttamente dal dialetto, mentre la favola, o meglio l’allegoria, racconta che il nome deriva da un paesano che faceva l’esecutore nel medioevo a Milano, in altre parole faceva il boia, quindi il nome è direttamente collegato con esso. La leggenda è talmente forte che fino a poco tempo fa durante la processione nella festa patronale venivano esposte due statue raffiguranti un diavolo e un diavoletto, in dialetto dette Boja e Bujett.
Vista del Santuario Madonna dell’aiuto dall’attuale Via Chaniac
Monumento ai caduti dopo la Prima Guerra Mondiale
Momento finale di una processione in Oratorio Maschile
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In alto a sinistra: Via GaribaldiIn alto a destra: Via Mons. PaleariIn basso a destra: Via San Michele del CarsoIn basso a sinistra: VIa San Francesco
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CAP 4: ECONOMIAPer molti secoli l’economia feudale dette al paese un carattere prettamente agricolo. L’agricoltura peraltro era favorita dalla sua posizione pianeggiante e dalla presenza del fiume Olona e del canale Villoresi, le cui acque favorivano l’irrigazione dei campi. Testimoniano questa economia agricola le numerose cascine-fattorie oggi ancora esistenti e i Mulini: la Cassinetta, la Grassina, il Mulino Litta, il Mulino Ragno e il Mulino san Giulio. Molte proprietà di famiglie nobili vennero vendute e nacquero piccole proprietà private, mentre la nascente industria assorbiva la manodopera e le produzioni della preesistente organizzazione agricola. La Filanda era situata nel centro del paese: vi erano portati i bozzoli da seta il cui allevamento era diffusissimo tra i Poglianesi.
Dopo la seconda guerra mondiale si verificò un cambiamento quasi radicale: crollato il mercato della seta e, quindi l’allevamento del baco, diminuita l’importanza dell’economia agricola, l’industrializzazione provocò un esodo massiccio dall’agricoltura, specialmente nel corso degli anni Cinquanta. Numerose industrie sorsero verso gli anni Sessanta, ubicate soprattutto nella zona verso Bettolino, dove la strada statale del Sempione diventava importante mezzo di comunicazione, consentendo un rapido spostamento delle merci sulle più importanti arterie. In centro al paese erano comunque presenti varie industrie tra cui la “Penne e piume” nell’odierna piazza Tarantelli, la “Unione Manifatture” all’incrocio tra le vie Garibaldi e Nazario Sauro e la “Safop” nell’odierna sede della Posta.
L’attività industriale abbraccia oggi è preminente, ma l’attività agricola è svolta da pochi contadini. Esistono sempre a conduzione familiare allevamenti di polli e selvaggina, con una concezione e un’organizzazione prettamente moderna e razionale, che dimostra ampiamente la laboriosità e la versatilità della gente di Pogliano.
CAP 5: ARCHITETTURE ESISTITESiccome nella ricerca di notizie storiche, mi sono imbattuto in varie architetture, che non esistono più nel centro del paese, ho deciso di fare un capitolo a parte in cui inserire una minima raccolta di queste architetture scomparse.
Palazzo Visconti
Palazzo Visconti era la sede e residenza del ramo della famiglia Visconti che risiedette a Pogliano e che per lungo tempo rimase legata al ramo Milanese. Si ritiene che tale palazzo fosse situato presso l’Olona nel punto in cui il fiume compie una gran curva e si pensa che essa sia stata creata artificialmente per proteggere il palazzo. L’ampia tenuta dei Visconti impedì alla popolazione la costruzione di abitazioni che quindi si raccolsero attorno al cimitero. Si pensa che l’odierna chiesa di S. Giuseppe fosse la cappella del Palazzo, allora però era nominata S. Quirico.
Chiesa di S. Pietro
A Pogliano esisteva una chiesa che probabilmente risale all’anno 1000, situata nell’odierna zona del Vecchio cimitero, e d era probabilmente circondata da vari edifici di abitazioni.
Nel XIV secolo quando sorsero numerose parrocchie divenne la chiesa parrocchiale di Pogliano. In seguito la popolazione si spostò verso l’Olona e quindi la chiesa rimase isolata, come risulta da un racconto pastorale di San Carlo Borromeo il quale “trovò una chiesa disabitata e priva persino di sacrestia, senza tetto “. San Carlo emanò successivamente un decreto (31 ottobre 1566) con il quale erigeva una parrocchia, in luogo dell’antica, l’attuale chiesa Santuario Madonna dell’Aiuto, semplicemente oratorio di S Ambrogio, dandole il titolo di chiesa parrocchiale. Infatti, in precedenza Pogliano non aveva chiese parrocchiali, ma sottostava alla Parrocchiale di Nerviano. Sia il cardinale Federico Borromeo che Carlo Borromeo si raccomandarono che la chiesa non fosse mai abbandonata. Lo stesso cardinale Stampa nel 1740, ne decretò la restaurazione e la cura della parrocchia. Tuttavia scomparve nei secoli successivi a causa delle intemperie sia perché la scuola SS Sacramento la spogliò di legname e ferramenta che avevano valore storico. Nel cimitero sono stati rinvenuti antichi capitelli che sono l’unica testimonianza della chiesa di S Pietro.
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Monastero
Potrebbe esserci stato una sorta di monastero nella zona di Via San Michele de Carso, poiché anche un cortile ha avuto il soprannome “dal Cioss” del Chiostro, grazie anche a dei resti che sono stati ritrovati.
Filanda
Al centro del Paese, nell’odierna Piazza Tarantelli era presente la Filanda della ditta “Chatillon” poi diventata “Penne e Piume”.
Cortile in piazza del comune
Fino alla fine degli anni ’50 al posto dell’attuale piazza del comune era presente un piccolo cortile abitato da varie famiglie. All’angolo del cortile con Via Filzi era presente il bar del PCI.
Bar delle Democrazia Cristiana
Tra la chiesa di San Giuseppe e la villa presente in Piazza del comune una volta era presente il bar della DC, poi demolito per fare posto a Viale don Giulio Magni e alla nuova chiesa parrocchiale sorta a cavallo tra gli anni sessanta e settanta.
Industria Safop
Dove oggi sorge l’edificio della posta, un tempo sorgeva un’industria tessile.
Nella mappa sopra: in rosso la probabile posizione del castello visconteo
in viola la probabile chiesa di San Pietroin blu il probabile chiostro
in verde i confini della filanda che era presente in paesein azzurro il cortile in Piazza del comune
in giallo il vecchio edificio della DC
Sopra: la vecchia filandaSotto: il cortile in piazza del comune
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CAP 6: IL CORTILE NELLA VITA SOCIALE POGLIANESEIl cortile, o “curta”, come viene chiamato in dialetto milanese, è stato per molti anni, se non addirittura secoli, l’architettura dominate la vita sociale ed economica del paese di Pogliano come di altri comuni siti in zone agricole come la pianura padana. Era centro economico perché nel cortile vi erano le stalle delle bestie da soma o delle mucche, i fienili che venivano riempiti per l’inverno e anche alcune piccole botteghe di artigiani dediti non alla pastorizia o alla coltivazione ma appunto a lavori quali falegname o maniscalco per ferrare le bestie. Il cortile era anche architettura sociale perché nello stesso cortile convivevano molti nuclei familiari, parenti e non, e si condividevano molti momenti comuni, come quello della mietitura e della battitura per dividere la paglia dal resto delle erbe presenti. Generalmente questi eventi avevano una rilevanza sociale notevole perché comportavano l’aiuto reciproco di tutte le famiglie del cortile, e soventemente esse terminavano con una festa. Un altro momento aggregante era durante le serate invernali, il momento dei racconti degli anziani, tutti raccolti in una stanza, generalmente poteva anche essere la stalla, ci si raccontavano storie e fatti della vita paesana.
Il cortile tipico poglianese si componeva di una struttura a due piani, con al piano terra le stalle e le abitazioni delle famiglie, e al piano superiore le grandi arcate per raccogliere il fieno o ancora le abitazioni delle famiglie e la classica casa a ballatoio milanese. Come ingresso generalmente era presente un grande arco che sovrastava l’ingresso e che molte volte conduceva anche da un cortile ad un altro. Ormai le arcate che raccoglievano il fieno e le stalle sono state sostituite con appartamenti e garage, ma in molte parti del paese si riesce ancora a riconoscere la struttura antica.
Sopra: Neve nei cortiliSotto a sinistra: I cortili erano anche luogo di lavoro, un sali e tabacchi in via Mons. PaleariSotto a destra: Concerto della Banda in un cortile
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CAP 7: I CORTILIDi seguito sono riportati tutti, o almeno spero, i cortili di Pogliano, con indirizzo, fotografie e spiegazione del nome storico.
Ho voluto fare una sorta di percorso, che possa condurre un immaginario spettatore a seguire un itinerario che lo faccio passare in tutti i cortili, quindi partiremo dalla zona dell’oratorio (via Chaniac) e ci sposteremo successivamente lungo via Mons. Paleari per arrivare fino a via Ronchetti e via Verdi, per poi tornare sui nostri passi, passare davanti alla posta, girare in via Piave e via San Michele del Carso, quindi Piazza del Comune, via Fabio Filzi e via Cesare Battisti per ritrovarci alla fine nel centro del Paese, ovvero in via Mons. Paleari. Comunque per comodità dividerò i cortili per zone, per semplificare la loro identificazione.
Sopra: Piazza del comune negli anni ‘60
Sopra: Piazza del comune all’inizio del XX secolo
Sopra: Piazza del comune negli anni ‘50
Sopra: il vecchio edificio della DC addossato alla Chiesa S. Giuseppe
Sopra: Vecchia cascina all’inizio del XX sec.
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CORTILI VIA CHANIAC
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Nome: Curta de la Pisavaca
Indirizzo: Via Chaniac 6
Il nome è dovuto al fatto che in epoca antica passava per quel cortile la strada che conduceva gli animali al pascolo, prevalentemente mucche (in dialetto vaca).
Nome: Curta di Gesa – Curta dal Sacrista
Indirizzo: Via Chaniac 12
Il Cortile, come molti altri nei paesi di pochi abitanti, era riconosciuto attraverso la gente che vi abitava. In questo caso la famiglia Chiesa (in dialetto Gesa preceduta dal suffisso di, ovvero dei). In altre versioni il cortile era chiamato “Curta dal Sacrista” perche vi abitava il sacrista della chiesa.
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CORTILI VIA MONS. PALEARI – VIA GARIBALDI
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Nome: Curta di Gelusa
Indirizzo: Via Mons. Paleari 8
Come nel caso del cortile precedente il nome è dato dalla famiglia che abitava, ma con una differenza, in questo caso non è il nome proprio ma il soprannome, ovvero il cortile era della famiglia Arienti, soprannominata Gelusa.
Nome: Curta di Beratt
Indirizzo: Via Mons. Paleari 12
Il cortile era abitato dalla famiglia Bonadei, che aveva un gregge di pecore e quindi svolgeva attività di pastorizia. In dialetto il pastore di pecore è detto Beratt, perciò il cortile ha preso il nome dal lavoro svolto dalla famiglia.
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Nome: Curta di Losa
Indirizzo: Via Mons. Paleari 20
Il cortile prende il nome dal soprannome dato ad un ramo della famiglia Croci, ovvero Losa. La particolarità che la stessa famiglia abbia vari soprannomi è dovuto al fatto che in un paese con le caratteristiche di Pogliano negli anni di fine ‘800 inizio ‘900 i cognomi fossero sempre quelli e quindi tramite un soprannome era facile identificare una famiglia da un’altra.
Nome: Curta da la Bogia
Indirizzo: Via Garibaldi 4
Il nome deriva dal fatto che all’ingresso, sopra l’arco ci sia una mezza sfera di cemento, che potrebbe ricordare una testa (Bogia in dialetto).
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CORTILI VIA MONS. PALEARI (CENTRO PAESE)
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Nome: Curta di Multras
Indirizzo: Via Mons. Paleari 42
Il cortile prende il nome dalla famiglia che lo abitava, ovvero la famiglia Moltrasio, in dialetto Multras.
Nome: Curta di Multen
Indirizzo: Via Mons. Paleari 46
Come nel cortile precedente, lo abitava e lo abita ancora la famiglia Molteni, in dialetto Multen.
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Nome: Curta di Bigè – Gesa
Indirizzo: Via Mons. Paleari 25
Il nome deriva probabilmente da un soprannome di un ramo della famiglia Chiesa, ovvero Bigè, anche se molte persone lo conoscono come “Curta di Gesa”. Più recentemente è stato anche chiamato come “Curta del Baghen”, dal soprannome del padrone del negozio di generi alimentari che è situato su Via Mons. Paleari.
Nome: Curta dal Capelè
Indirizzo: Via Mons. Paleari 31
Il nome deriva dal fatto che in questo cortile era presente un negozio che vendeva cappelli, e in dialetto chi vendeva i cappelli era detto il Capelè.
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Nome: Curta di do spad
Indirizzo: Via Mons. Paleari 39
Questo piccolo cortile, quasi privato, deve il suo nome al bar che ne fa da accesso, ovvero il Due Spade, che è un locale storico da sempre presente nel centro di Pogliano.
I seguenti cortili sono posti uno di seguito all’altro, partendo da via Mons. Paleari e uscendo in via Roma.
Nome: Curta di Fasoeu
Indirizzo: Via Mons. Paleari 41
Il cortile prende il nome dalle famiglie che lo abitavano, ovvero le famiglie Fagioli (Fasoeu in dialetto).
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Nome: Curta dal Foeuch
Indirizzo: Via Mons. Paleari 41
Il cortile prende forse il nome da un fatto accaduto in questo luogo. Si pensa possa prendere il nome dal fatto che una volta alcune cascine che compongono il cortile, piene di fieno per l’inverno, avessero preso fuoco, che in dialetto si traduce Foeuch.
Nome: Curta da la Siberia
Indirizzo: Via Mons. Paleari 41 – Via Roma 21
E’ il cortile più lungo che ci sia, anzi sono tre cortili uno di seguito all’altro, e devono il loro nome al fatto singolare che quando nevicava, nel cortile più in fondo, quello che rimaneva più a lungo senza ricevere luce diretta, la neve rimanesse per lungo tempo. Nell’immaginario collettivo questo particolare fatto del non sciogliersi la neve era ricollegato alle temperature polari che si potevano ritrovare solamente in Siberia.
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Nome: Curta di Avier
Indirizzo: Via Mons. Paleari 71
Questo cortile prende il nome da una presenza che vi si è registrata nella seconda guerra mondiale. Infatti, durante tale periodo in questo cortile era presente il dispensario medico dove si prendevano le medicine, ed era gestito dall’aviazione, in dialetto gli aviatori erano detti Avier. Precedentemente era detto cortile del Prestinè, ovvero del fornaio.
Nome: Curta dal Furna del Giulot
Indirizzo: Via Mons. Paleari 79
In questo c’era il forno a legna, dove si andava a cuocere il pane. Il forno era di tale Carlo Airaghi detto Giulot, quindi il Forno (Furna) del signor Carlo (dal Giulot).
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Nome: Curta dal cuminet
Indirizzo: Via Mons. Paleari 95
Il nome non si sa se derivi da un comignolo o camino che usciva dalla fucina della famiglia Pogliani che facevano i fabbri dentro questo cortile oppure dal soprannome di un altro ramo della famiglia Chiesa, cosa peraltro più probabile.
Nome: Curta dal Brighela
Indirizzo: Via Mons. Paleari 103
Come in altri cortile deriva il suo nome dal soprannome di un ramo della famiglia, in questo caso la famiglia Chiesa, precisamente il ramo soprannominato Brighela.
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CORTILI OLTRE OLONA
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Nome: Curta da la Rosa di Occh
Indirizzo: Via Ronchetti 4
Questo cortile deve il suo nome ad una persona che vi abitava, ovvero in questo cortile abitava la signora Rosa, che teneva delle oche in cortile. Le oche in dialetto sono dette Occh
Nome: Curta Storta
Indirizzo: Via Ronchetti 42
Probabilmente il nome deriva dal fatto che l’unica cascina di questo cortile era orientata perpendicolarmente alla strada, al contrario di tutte le altre che era messo lungo la via con un’arcata per ingresso. Da questo fatto forse il soprannome di “Curta Storta” o “Stort”.
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Nome: Curta di Pigar
Indirizzo: Via Verdi 1
Il cortile deriva da una caratteristica che la popolazione poglianese riteneva appartenesse alla famiglia che lo abitava. La famiglia era la famiglia Crivelli, e il soprannome Pigar si deve al fatto che li si considerasse pigri.
Nome: Curta di Pessina
Indirizzo: Via Mons. Paleari 84
Abitato dalla famiglia Pessina
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CORTILI VIA PIAVE – VIA SAN MICHELE DEL CARSO
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Nome: Curta dal Giut - Giuten
Indirizzo: Via Piave 3
Il cortile deve il suo nome al soprannome che aveva un uomo che vi abitava. Secondo le testimonianze vi abitava un certo signor Massironi, soprannominato Giut o Giuten.
Nome: Curta di Cancian
Indirizzo: Via Piave
Abitato dalla famiglia Canciani.
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Nome: Curta de la Cumà
Indirizzo: Via San Michele del Carso 5
Abitato dalla Signora Maria che faceva l’ostetrica, e in dialetto questo lavoro, della levatrice, era detto cumà.
Nome: Curta di Crespi - Pilit
Indirizzo: Via San Michele del Carso 9
Abitato dalla famiglia Crespi soprannominata Pilit.
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Nome: Madonna da Caravass
Indirizzo: Via San Michele del Carso 11
Deve il suo nome al fatto che vi sia una raffigurazione che rappresenta la Madonna di Caravaggio (BG) in dialetto Caravass.
Nome: Curta di Rangià
Indirizzo: Via San Michele del Carso 15
Nome dato dal soprannome delle famiglie che vi abitavano, in questo caso le famiglie Canciani.
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Nome: Curta dal Cioss
Indirizzo: Via San Michele del Carso 8
Si pensa debba il suo nome al fatto che ci fosse anticamente, intorno al 1700-1800, un convento di frati e che il cortile abbia occupato il posto del chiostro del convento. Tale supposizione è suffragata dal fatto che abbia una conformazione molto regolare in pianta.
Nome: Curta di Persegoni - Curta dal Patasa
Indirizzo: Via San Michele del Carso 6
Durante le ricerche ho riscontrato che il cortile in questione ha avuto due nomi. Il primo era dato dalla famiglia che lo abitava, ovvero i Persegoni, mentre il secondo è dovuto al fatto che un tempo era abitato da una famiglia che aveva dei membri che non si muovevano molto, ed erano associati a sacchi di patate, poi divenuto Patasa.
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CORTILI CENTRO PAESE (VIA FILZI – VIA BATTISTI)
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Nome: Curta da la Tromba
Indirizzo: Via Mons. Paleari 76
Questo cortile era un tempo collegato con il cortile precedente tramite un arco. Il nome deriva dal fatto che vi era stata installata la prima “tromba”; ovvero il meccanismo manuale che aiutava a raccogliere l’acqua dalla falda. Qualche anno fa era presente in quel cortile la pesa pubblica e successivamente un negozio che vendeva e aggiustava biciclette.
I seguenti cortili sono posti uno di seguito all’altro, partendo da via Mons. Paleari e uscendo in via Filzi.
Nome: Curta di Paciaroe
Indirizzo: Via Mons. Paleari 62
Il Cortile prende il nome dal fatto che quando gli anziani chiamavano le oche per dar loro da mangiare dicevano “Pacia Roe-Roe” dove Roe era per loro il verso che facevano le oche.
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Nome: Curta di Remigen
Indirizzo: Via Mons. Paleari 62
Il Cortile prende il nome forse dal fatto che era abitato da un fratello più piccolo che ha avuto il diminutivo –en che stava ad indicare piccolo, cioè Remigen voleva dire piccolo Remigio.
Nome: Curta di Remig
Indirizzo: Via Mons. Paleari 62 - Via Filzi 16
Prende nome dal colui che lo abitava, o meglio dalla famiglia che lo abitava, il ramo della famiglia Marinoni detta Remig (Remigio forse era il nome di uno di loro). Negli ultimi tempi in cui durante le processioni della festa patronale, era esposta la statua del diavolo (boja in dialetto), quindi molte volte è indicato come Curta dal Boja
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Nome: Curta di Barion
Indirizzo: Via Filzi 9
Deve il suo nome ad un mestiere che svolgevano le abitanti di questo cortile. Infatti, le donne di questo cortile erano solite fare le balie ai bambini piccoli. In dialetto la balia era detta Baria.
Nome: Curt d’Ana
Indirizzo: Via Cesare Battisti 31
Questo cortile deve il suo nome alla padrona delle case. Infatti, la padrona degli edifici era una certa signora Anna di una famiglia nobile di Milano, quindi il cortile è detto cortile (Curt) della signora Anna (d’Ana).
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Nome: Curt d’Aneta
Indirizzo: Via Marconi 1
Probabilmente deve il suo nome al fatto che si trova vicino alla Curt d’Ana ed essendo più piccola è detta D’Aneta, infatti, in italiano Aneta si può tradurre come piccola Anna.
Nome: Curta di Leta
Indirizzo: Via Cesare Battisti 22
Questo cortile deve il suo nome al soprannome del ramo della famiglia Rampini che lo abitava, ovvero Leta.
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Nome: Curta di Malli - Lann
Indirizzo: Via Cesare Battisti 20
Il nome deriva dalla famiglia Malli che lo abitava, soprannominata Lann.
Nome: Curta di Cantalò
Indirizzo: Via Cesare Battisti 10
Il nome deriva dal toponimo del luogo di origine delle persone che lo abitavano. Gli abitanti di questo cortile erano prevalentemente, se non totalmente immigrati da Cantalupo, in dialetto Cantalò.
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CAP 8: I MULINIIl mulino è l’altra architettura sociale dei paesi tipicamente agricoli come Pogliano. Esso fungeva da macina del grano, da stalla e altre funzioni vitali al paese stesso. Di seguito sono presentati i mulini esistiti, o ancora esistenti del paese, con la loro ubicazione, foto e storia. In questo capitolo sono comprese anche due cascine, che rientrano meglio nel concetto di mulino che in quello di cortile, perché erano abbastanza isolate e autonome.
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Nome: Mulin Muron
Indirizzo: Via Roma 40
Deve il suo nome alla famiglia Moroni che lo abitava e lo conduceva.
Nome: Mulin Prevost
Indirizzo: Via Roma 26
Nel luogo dove oggi sorge la discoteca Fellini, prima chiamata Villa Litta, sorgeva il Mulino detto del Prevost, che forse deve quindi il suo nome alla presenza di un prelato ai tempi della famiglia Visconti. Recentemente era conosciuto anche come Mulino Litta.
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Nome: Mulin Dupi
Indirizzo: Via Piave – Via Oberdan
Questo mulino aveva una particolarità tale che ha fatto si che venisse anche ricordata nel nome. Infatti, questo mulino aveva due ruote al posto che una solita. Questa particolarità era dovuta anche al fatto che all’inizio del secolo scorso e per buona parte di esso, il corso dell’Olona in via Piave ad un certo punto si sdoppiasse lasciando al suo interno un isolotto appunto adibito a mulino doppio con una ruota da ogni lato.
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Nome: Mulin San Giuli
Indirizzo: Via Cesare Battisti 80
Probabilmente deve il suo nome al fatto che vi fosse presente qualche raffigurazione di San Giulio, oppure alla presenza di qualche cappella, visto che il cortile si contraddistingue come borgo abbastanza isolato dal resto del paese, e quindi avrebbe potuto esserci una sorta d’icona-raffigurazione.
Nome: Mulin dal Ragn
Indirizzo: Via Cesare Battisti
Non si conosce l’origine del nome di questo mulino, si possono solo ipotizzare delle idee che non trovano riscontro però nei racconti degli anziani del paese.
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Nome: Grassina
Indirizzo: Via Grassina angolo Via Torquato Tasso
Il mulino come la zona oggigiorno conosciuta come Grassina, ovvero quella che va verso Rho, probabilmente deve il suo nome al fatto che anticamente la famiglia Grassi, possidente di Pogliano, abitasse in quella zona.
Nome: Casineta
Indirizzo: via Roma 48
Probabilmente deve il suo nome al fatto che ci fosse una piccola cascina intorno al mulino, in dialetto Casineta.
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CAP 9: CHIUSA
In questo breve escursus sulla vita poglianese e sulle sue architetture tipiche, i cortili e i mulini, spero di aver dato uno scorcio importante del nostro paese che si è realizzato attraverso la fatica del lavoro e il senso di comunità, che si raccoglieva nei momenti di gioia e di dolore,come su due colonne portanti si costruisce un edificio.
Spero che questo lavoro porti anche la voglia e la gioia di altri approfondimenti e soprattutto serva agli abitanti del paese a valorizzare e a “voler bene” al loro paese.
Voglio ringraziare chi mi è stato di aiuto (non penso ci sia bisogno di fare un elenco, chi mi ha aiutato lo sa), e mi ha sopportato e supportato nel momento finale del lavoro.
E prima di concludere mi scuso se in qualche trasposizione dal dialetto parlato a quello scritto ho commesso qualche errore.
Giorgio
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