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GIOVANNI BOCCACCIO

Giovanni Boccaccio (Alex)

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GIOVANNI BOCCACCIO

Giovanni Boccaccio nacque a Certaldo fra giugno e luglio 1313 (secondo alcuni a Firenze), da padre mercante, socio della compagnia commerciale e bancaria dei Bardi a Firenze, e da madre di umili origini. Nel 1319 il padre si sposa con Francesca da Mardoli e dopo un anno nasce il fratellastro Francesco. Dimostra precocemente interesse per lo studio, la sua formazione è da autodidatta.

Nel 1327 il padre lo spedisce a Napoli, dove inizia il suo apprendistato presso la succursale della Compagnia dei Bardi, senza successo. Nel 1331 il padre lo fa ripiegare sul diritto canonico, anche qui senza esito. Boccaccio all’università segue per due anni le lezioni del poeta Cino da Pistoia, frequenta la corte angioina ed incomincia ad occuparsi di letteratura.

Il periodo napoletano si conclude improvvisamente nel 1340 quando il padre lo richiama a Firenze per un forte tracollo economico a causa del fallimento di alcune banche in cui aveva fatto numerosi investimenti. Nel 1348 la città fu sconvolta dalla peste nera, epidemia che devastò gran parte dell’Europa, anche il padre fu colpito e morì.

In questo periodo Boccaccio esprime rimpianto per la vita di corte a Napoli nel romanzo «Elegia di Madonna Fiammetta» e compone il Ninfale fiesolano. Boccaccio vede Napoli lieta, pacifica e magnifica, invece Firenze gli appare triste, grigia e noiosa, con quella gente superba e avara che bada solo a se stessa.

Il capolavoro di Boccaccio è il «Decameron», una raccolta di cento novelle, pubblicato nel 1351. Il libro narra di un gruppo di giovani (sette ragazze e tre ragazzi) che, durante l’epidemia di peste del 1348, incontratisi nella chiesa di Santa Maria Novella, decidono di rifugiarsi sulle colline di Firenze. Per due settimane si intrattengono con vari passatempi ed in particolare raccontando a turno le novelle.

I nomi dei dieci giovani sono: Fiammetta, Filomena, Emilia, Elissa, Lauretta, Neifile, Pampinea, Dioneo, Filostrato e Panfilo. Ogni giornata ha un re o una regina che stabilisce il tema delle novelle, due giornate, la prima e la nona, sono a tema libero. L’ordine con il quale vengono decantate le novelle durante la giornata è casuale, ad eccezione di Dioneoche solitamente narra per ultimo e non sul tema scelto dal re o dalla regina.

L’opera presenta una grande varietà di temi, di ambienti, di personaggi e di toni; si possono individuare come centrali i temi della fortuna, dell’ingegno, della cortesia e dell’amore. Le novelle sono inserite in una cornice narrativa, di cui sono passi importanti il Proemio e l’introduzione alla prima giornata, con il racconto della peste, e la conclusione che offre la risposta dell’autore alle critiche che circolavano già sulla sua opera.

Nel 1355 fu impegnato in operazioni commerciali che lo videro commerciare con Alghero e gli fruttarono quelle risorse delle quali dimostrerà di poter disporre nei decenni successivi. Nel 1361 torna a Certaldo dove rimane fino al 1365 e qui scrive opere in latino. Diventa amico del più anziano Petrarca.

Il periodo che va dal 1365 al 1375 (anno della sua morte) è definito fiorentino-certaldese, Boccaccio svolge incarichi pubblici per Firenze e cura un’edizione critica delle opere di Dante, di cui era grande ammiratore, proprio per questo fu ampiamente criticato. La sua salute peggiora, il poeta è afflitto dall’obesità, dalla scabbia e da problemi motori.

Muore il 21 dicembre 1375 nella sua casa di Certaldo. Sulla sua tomba ha voluto che venisse ricordata la sua passione dominante, con la frase «Patria Certaldum, studium fuit alma poesis» che significa: «Natio di Certaldo, la sua passione fu la nobile poesia».

FINEdi Alexandro