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Giuliano Volpe, Libero accesso e riforma dei beni culturali

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Un’eredità da riconquistare. Libero accesso e riforma dei

beni culturali

Giuliano Volpe (Università di Foggia, Dipartimento di Studi

Umanistici) (Consiglio Superiore ‘Beni Culturali e

Paesaggistici’, Mibact)

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la ‘Commissione regionale per il patrimonio culturale’, che «coordina e armonizza l’attività di tutela e di valorizzazione nel territorio regionale, favorisce l’integrazione inter- e multidisciplinare tra i diversi istituti, garantisce una visione olistica del patrimonio culturale e paesaggistico, svolge un’azione di monitoraggio, di valutazione e autovalutazione» (art. 39).

La definizione ‘visione olistica’, fa così la sua prima apparizione nel linguaggio ministeriale.

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Per la soprintendenza unica (alcuni precedenti)

• A. Carandini, Archeologia e cultura materiale, Bari 1979, 320-1: a proposito dei problemi dell’archeologia medievale, si dichiara favorevole a “un’unica struttura territoriale, articolata in più settori di lavoro.

• C. Pavolini, Per una soprintendenza unica, Ostraka, V,1, 1996, 377-87.

• G.P. Brogiolo, Archeologia o istituzioni: statalismo o policentrismo, Archeologia Medievale, XXIV,1977, 7-30: pur non parlando specificamente di soprintendenza unica, contesta la frammentazione e il centralismo e propone 4 principi: 1) unitarietà delle competenze e compenetrazione tra tutela e programmazione urbanistica, 2) liberalizzazione della ricerca, 3)collegamento istituzionale tra tutela e ricerca 4) decentramento

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Sono sufficienti più soldi e personale per risolvere i

problemi dei beni culturali?

• Si criticavano riforme senza progetto culturale e ora si critica una riforma perché ha un progetto culturale!

• «Tutti sanno di quanto è precipitosamente cresciuto in poco più di una decina d’anni l’organico delle Soprintendenze, per non parlare di quello del ministero. C’è qualcuno capace di scorgere un sia pur minimo segno di progresso che si accompagni a questa crescita quantitativa?» (G. URBANI, Intorno al restauro, a cura di B. ZANARDI, Milano 2000, p. 80)

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Art. 9. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Art. 114. La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. [...]

Art. 118. [...] Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.

La nostra bella Costituzione: da leggere e applicare in tutte le sue parti

Art. 33. L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento [...]

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Il paesaggio come museo vivente dell’evoluzione culturale,

palinsesto di paesaggi stratificati, patrimonio di immagini condivise da una

comunità

Il paesaggio come patrimonio

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Il paesaggio dell'archeologo è un sistema complesso di relazioni, un flusso dinamico di processi costruttivi e distruttivi in cui trova piena espressione la dialettica tra uomo e ambiente.

Il paesaggio dell'archeologo

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Globalità e complessità dei paesaggi

Non tanto una globalità interpretativa per una illusoria comprensione totale

delle tracce archeologiche quanto piuttosto una globalità dell’approccio

ai diversi sistemi di fonti

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Superare una visione antiquaria e accademica che separa pezzi di un patrimonio unitario: le architetture e le opere d’arte dalle stratificazioni archeologiche, i muri dalle pitture, le statue dagli edifici e dai contesti

urbani e rurali.

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Canosa, area del Battistero di S. Giovanni e della cattedrale paleocristiana di S. Maria

Area del Battistero, con interventi di restauro e scavo archeologico a cura della Sopr. ai Beni architettonici e Uniba

Area dell’atrio antistante il Battistero e della Cattedrale di S. Maria con interventi di scavo archeologico a cura della Sopr. ai Beni archeologici e Unifg

Mosaici e affreschi con interventi di scavo archeologico a cura della Sopr. ai Beni artistici

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Gli specialismi sono assolutamente necessari per il progresso delle conoscenze, ma risultano meno utili se, attribuendosi una patente di totalità, portano all’isolamento e alla autoreferenzialità.

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«specializzarsi vorrebbe dire mutilarsi»

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• Un ospedale moderno non è composto solo da reparti di cardiologia o di nefrologia, ma è un sistema complesso e integrato.

• Un bravo direttore sanitario, solo perché urologo di formazione, può considerare poco importante la cardiochirurgia o l’ortopedia?

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Gli atlanti del

patrimonio

territoriale e

paesaggistico:

il PPTR della

Regione

Puglia:

l’identità dei

paesaggi

regionali

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La Carta dei Beni Culturali della Puglia

Politecnico di Bari

Assessorato all’Assetto del Territorio

Assessorato al Diritto allo Studio

Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici

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Le discipline coinvolte dal progetto

Architettura

Urbanistica Archeologia

Storia dell’arte

Storia

Carta dei Beni

Culturali

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I beni culturali censiti dalla Carta

• 10.940 siti

(6902 siti poligono, 4018 siti punto) tra cui 345 città antiche e 319 città moderne;

• 990 unità topografiche

(751 UT poligono, 239 UT punto);

• 1580 aree vincolate

(836 vincoli architettonici, 596 vincoli archeologici, 156 vincoli paesaggistici).

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CARTA DEI BENI CULTURALI – BENI IMMOBILI

Concetti, definizioni, relazioni

UNITA' TOPOGRAFICA (UT): unità minima che concorre a definire il SITO, intesa come evidenza fisico-concettuale conclusa in sé, coerente per categoria e funzione, ben riconoscibile e perimetrabile. COMPLESSO TOPOGRAFICO (CT): insieme fisico di più UT, realizzate anche in fasi cronologiche diverse ma che, per un determinato periodo, sono coesistite come organismo, in quanto collegate da reciproche interrelazioni topologiche e funzionali. Il CT, come insieme, possiede una autonoma rilevanza all'interno del SITO. SITO: ogni luogo in cui ci siano testimonianze di attività antropiche riconosciute come “beni culturali” ai sensi della normativa vigente. SITO PLURISTRATIFICATO: ogni luogo in cui sia attestata una stratificazione diacronica di più attività antropiche, riconosciute come “beni culturali” ai sensi della normativa vigente, differenti per cronologia. CONTESTO TERRITORIALE STRATIFICATO: porzione di territorio rilevante per le peculiarità del patrimonio culturale e ambientale che la caratterizza. Collegamento con le Figure Territoriali: spunto importante per futuri sviluppi

Carta dei Bei Culturali seconda fase: interoperabilità con ICCD, arricchimento dei dati e e ampliamento delle funzioni

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SERVIZI PER L’ ANALISI PROGETTAZIONE INTEGRAZIONE DELLA CARTA DEI BENI CULTURALI DELLA REGIONE PUGLIA – SAL FASE I E FASE II 25 FEBBRAIO 2015

UT

SI

Bene mobile

SP

CTS

CT

Bene Immateriale

Luogo della Cultura

CODIFICA DELLE NUOVE ENTITA’ RELAZIONALI DELLA STRUTTURA

DATI ‘ESTESA’

Evento

Carta dei Bei Culturali seconda fase: interoperabilità con ICCD, arricchimento dei dati e e ampliamento delle funzioni

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Valorizzazione = vero ponte tra conoscenza-tutela e fruizione; chiedersi quale sia il valore che i cittadini attribuiscono al patrimonio, avere visione democratica dei BC, attivare forme di partecipazione.

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Dobbiamo ripensare completamente il rapporto tra MiBACT e MIUR, creando una visione di sistema statale integrato.

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Uno specifico settore Educazione e Ricerca è previsto ora in tutte le Soprintendenze Archeologia belle Arti e Paesaggio

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Dobbiamo ripensare la formazione universitaria nel campo dei beni culturali

Formare non solo nelle discipline ma anche all’interdisciplinarità e al lavoro di équipe

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«Ci troviamo dunque di fronte a giovani che da una parte si formano per lavorare e dall’altra si specializzano perché non trovano lavoro, alimentando quel circolo vizioso per cui più ci si forma e più si è respinti da un mercato del lavoro che vuole assumere a basso costo e con mansioni elastiche» (C. Gamba, in L’Italia dei beni culturali. Formazione senza lavoro, lavoro senza formazione, Annali ABB 23, 2014, p. 53)

Formazione senza lavoro Lavoro senza formazione

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La Scuola Nazionale del Patrimonio Una scuola che abbia un nucleo comune, che insegni al lavoro interdisciplinare, che affermi la visione olistica del patrimonio culturale e del paesaggio e che sostituisca l’attuale sistema di reclutamento , con un’ammissione, selettiva e rigorosa, tutti gli anni.

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Dobbiamo creare opportunità di lavoro qualificato per i professionisti dei beni culturali

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C’è un grande bisogno di conoscenza. Se non se ne occupano i ricercatori, c’è sempre chi è pronto a riempire questo vuoto.

Dobbiamo cogliere il ruolo centrale della comunicazione

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Il Museo che piace ai sacerdoti dei beni culturali: il museo silenzioso, dedicato alla contempleazione, meglio se vuoto

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Il Museo che non piace ai sacerdoti dei beni culturali: affollato, con ragazzi e bambini (un po’ rumorosi!)

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Contemplazione o comprensione?

I ruderi non parlano da soli!

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• «I ruderi non appartengono agli archeologi o agli architetti e tanto meno ai professionisti della tutela»

• «Se il passato è di tutti, il problema si sposta nelle forme in cui mettere tutti in condizione di possederlo, cioè di conoscerlo: è dunque un problema politico»

D. Manacorda

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Area archeologica di

Massaciuccoli

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Poggibonsi (SI)

Archeodromo

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LA PARTECIPAZIONE

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«love people as much as you love places»

“Servirebbe, per certi aspetti, una vera e propria ‘rivoluzione copernicana’: guardare, cioè, al patrimonio culturale con gli occhi dei cittadini, dei visitatori, degli utenti e non solo con quelli dei funzionari, dei soprintendenti, dei professori, degli specialisti. È un po’ come, nella Scuola e nell’Università, guardare alla formazione con gli occhi degli studenti e non solo con quelli dei docenti, o, nella Sanità, considerare il punto di vista dei malati e non solo quello dei medici” (Patrimonio al futuro, p. 65).

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Innovare significa saper garantire e favorire l’accesso ai dati e la loro libera circolazione,

Paese Sera, 28-29 dicembre 1962

https://fotoliberebbcc.wordpress.com

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Nelle nuove norme per l’Archeologia preventiva è previsto l’obbligo di pubblicazione dei dati grezzi e delle relazioni in open access

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Un’eredità da riconquistare

• Non si tratta di un problema tecnico, tecnologico o amministrativo, ma di scelte politiche.

• La conoscenza del patrimonio non è proprietà dei soli funzionari

• Porre limiti al ‘diritto di pubblicazione’ a vita

• WEB-GIS e Open data : oggi più necessari

• Campo di collaborazione tra MiBACT e Università

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Un’eredità da riconquistare

Informazione pubblica sul web necessaria per:

• valorizzare la ricerca archeologica (preventiva, di emergenza, programmata)

• un miglior controllo per la tutela;

• accrescere le conoscenze per pianificazione delle ricerche

• Valorizzare i beni a scala territoriale;

• Creare nuove figure professionali

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Un’eredità da riconquistare

Archeologia pubblica e partecipata richiede:

• Superamento di linguaggi ipertecnici

• Sistemi di comunicazione costante con il pubblico

• Rapporti con Stampa e mezzi di comunicazione locali, coinvolgimento delle associazioni culturali, delle scuole e delle comunità locali locali per favorire interesse per le testimonianze del nostro passato.

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Cosa dobbiamo intendere per

‘archeologia aperta’ o, meglio, per

‘patrimonio culturale aperto’?

Ritardo in Italia dell’archeologia pubblica

Applichiamo la Convenzione di Faro

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‘eredità culturale’: «un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione» (art. 2a) ‘comunità di eredità’: «un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici dell’eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle generazioni future» (art. 2b)

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La convenzione di Faro: • considera il diritto, individuale e collettivo, «a trarre

beneficio dall’eredità culturale e a contribuire al suo arricchimento» (art. 4 a)

• impegna a «mettere in luce il valore dell’eredità culturale attraverso la sua identificazione, studio, interpretazione, protezione, conservazione e presentazione» (art . 5 b).

• sottolinea la necessità che l’eredità culturale sia finalizzata all’arricchimento dei «processi di sviluppo economico, politico, sociale e culturale e di pianificazione dell’uso del territorio, ... » (art. 8 a).

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La convenzione di Faro: • sottolinea il valore della partecipazione democratica

della cittadinanza «al processo di identificazione, studio, interpretazione, protezione, conservazione e presentazione dell’eredità culturale» nonché «alla riflessione e al dibattito pubblico sulle opportunità e sulle sfide che l’eredità culturale rappresenta» (art. 12 a-b).

• Invita a «promuovere azioni per migliorare l’accesso all’eredità culturale, in particolare per i giovani e le persone svantaggiate, al fine di aumentare la consapevolezza sul suo valore, sulla necessità di conservarlo e preservarlo e sui benefici che ne possono derivare» (art. 12 c).

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Freud riprende un celebre detto di Ghoete: «ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo se vuoi

possederlo davvero» (Recalcati (2013, 121, 123)

Per una visione dinamica dell’eredità

culturale superando la visione del ‘valore in sé’

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Se ereditare è un movimento di riconquista – è un fare proprio ciò che è già nostro, è volerlo nuovamente, volerlo una seconda volta, è nascere simbolicamente – l’ereditare non può ridursi a essere una semplice ripetizione del passato, un movimento passivo di assorbimento di ciò che è già stato. Ereditare non è la riproduzione di quello che è già avvenuto. Anzi, la ripetizione del passato, l’eccesso di identificazione, di incollamento, di alienazione, il suo assorbimento passivo e la sua venerazione sono modi in cui l’atto dell’ereditare fallisce. Per questo Freud sottolinea che l’eredità è innanzitutto una decisione del soggetto, un movimento in avanti di “riconquista”. (Recalcati 2013, 124)

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C’è ancora tanto da fare per costruire un’alleanza degli innovatori