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I NUOVI EUROPEI E LE MIGRAZIONI

I nuovi Europei

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I NUOVI EUROPEI E LE MIGRAZIONI

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CHI SONO I NUOVI EUROPEI?La realtà dell’Europa agli inizi del XXI sec. appare fondamentalmente caratterizzata da tre fenomeni: 1. la migrazione (interna ed esterna); 2. il processo di unificazione degli Stati europei in un nuovo organismo politico (l’Unione

Europea)3. il processo di integrazione dei Paesi dell’Est in seguito alla caduta del muro di Berlino (fine

della Guerra Fredda, 1989)

Questi eventi hanno portato alla nascita del nuovo «cittadino europeo». Chi sono i nuovi Europei?

I nuovi Europei sono gli immigrati da altri continenti che hanno scelto di vivere in Europa per fuggire allo spettro della fame, della guerra o della violenza; sono Africani, Latino-americani o Asiatici che, pur non rinnegando le loro origini, si sono inseriti o tentano di inserirsi nella società europea, contribuendo a pieno titolo al suo sviluppo e alla sua crescita.

I nuovi Europei sono i cittadini dell’Unione Europea che si spostano liberamente tra uno Stato e l’altro; che possono lavorare o studiare indifferentemente in uno Stato o nell’altro; che usano la stessa moneta (euro) per i loro scambi; che rispettano le stesse leggi e condividono gli stessi ideali di libertà, di democrazia e di difesa dei diritti dell’uomo.

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I nuovi Europei saremo noi se alla domanda Where do you come from? (Da dove vieni?), risponderemo spontaneamente From Europe (Dall’Europa), prima di precisare che siamo Italiani.

I nuovi Europei saremo noi se del nostro compagno di scuola o di viaggio o del nostro collega apprezzeremo la personalità e le sue qualità, sapremo ascoltare e confrontarci, al di là di ogni pregiudizio o differenza.

CHI SONO I NUOVI EUROPEI?

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POPOLI IN FUGA VERSO L’EUROPALa Storia si rovescia: per secoli l’Europa ha costruito la sua ricchezza e la sua prosperità sulle risorse e sul lavoro del mondo colonizzato... Ricordate la tratta degli schiavi? Il triangolo commerciale?

L’Europa ha continuato lungo il corso del 1800 e del 1900 a schiavizzare i popoli più deboli e meno armati, a sfruttare il territorio di altri Stati.

Adesso, questo mondo viene a bussare alle porte delle società avanzate occidentali ed europee, per avere almeno la possibilità di un lavoro, della sopravvivenza, della salvezza da situazioni di guerra e dittatura.

Fuggono verso l’Europa centro-occidentale dai Paesi africani, dall’Est europeo e dal Medio Oriente, perché nelle terre di origine non c’è possibilità di lavoro e di sviluppo o per spendere qui le competenze professionali acquisite a scuola o nelle università quasi sempre fondate dagli Europei.

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KURDISTAN Nella regione del Kurdistan, divisa tra più Stati, vivono circa 25 milioni di Curdi, concentrati soprattutto in Turchia, Iraq e Siria. Il popolo curdo è vittima da sempre di persecuzioni, deportazioni, azioni politiche volte a cancellarne l’identità. Ciò ha costretto milioni di famiglie a scegliere l’esilio in Europa, soprattutto in Germania.

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L’EUROPA E L’ISLAM: INCONTRO DI CIVILTA’La presenza in Europa di milioni di seguaci dell’Islam ha posto il problema del rapporto tra cultura e mentalità occidentale e cultura e religione islamica. Tale rapporto si basa sul principio della pari dignità di ogni cultura e religione e della necessità di un dialogo che rispetti i diritti fondamentali della persona.

I fatti drammatici dall’11 settembre 2001 ad oggi hanno inasprito i toni del dialogo: è un grave errore storico.

Il terrorismo fondamentalista va combattuto come forma estrema di violenza, ma occorre continuare sulla strada dell’incontro di civiltà e della possibilità di coniugare i principi della convivenza civile e democratica con quelli religiosi.

È importante approfondire una cultura che può sembrare lontanissima dalla nostra per imparare a convivere con gli altri e arricchire la nostra personalità e la nostra conoscenza del mondo.

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PROFUGHI, RIFUGIATI E APOLIDINel grande esodo verso l’Europa occorre distinguere tra gli immigrati in cerca di lavoro e di promozione personale e i rifugiati politici, che fuggono da situazioni di intolleranza politica o da regimi totalitari e chiedono il diritto d’asilo (cioè la possibilità di permanenza in qualcuno degli Stati europei).

L’Europa è sempre stata protagonista nella difesa dei diritti dei rifugiati politici e ha sempre sostenuto strenuamente l’operato dell’ACNUR o UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati).

La maggior parte delle persone che hanno chiesto asilo politico in Italia negli ultimi anni proviene da Gambia, Nigeria, Senegal, Pakistan e Afghanistan.

Molti sono gli apolidi («senza patria») come la popolazione curda o le comunità Rom. Questi popoli senza patria rappresentano un’emergenza umanitaria e chiedono legittimamente di vedere difesi i propri diritti.

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Per ottenere questo status occorre fare domanda di asilo, e attendere una risposta in merito. Un’apposita Commissione Asilo effettua un colloquio approfondito con il candidato e valuta se il soggetto è meritevole di tutela internazionale, decidendo quindi se concedergli lo status di rifugiato o meno.

PROFUGHI, RIFUGIATI E APOLIDIInnanzitutto, definiamo cosa significa rifugiati. Lo status di rifugiato è concesso, in base all’art.1 della Convenzione di Ginevra del 1951:

“a chiunque nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato”

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Quanti sono i rifugiati in Italia e in Europa?Vale la pena innanzitutto aprire una finestra sul mondo, da cui possiamo osservare un panorama davvero sorprendente rispetto al nostro occhio eurocentrico: il maggior numero di rifugiati e accolto da paesi extraeuropei. Ecco la situazione a fine 2013, il numero totale dei rifugiati nel mondo è 11 milioni e 700 mila, e questi sono i principali paesi di accoglienza:

                                                                                                                           

Come si nota nessun paese europeo compare in questa “top 10”, e la situazione nei paesi del nostro continente è quasi irrilevante. L’intera Europa accoglie circa 1 milione 700 mila rifugiati, un numero simile a quello presente nel solo Pakistan. 

Unhcr (2014), Asylum Trends 2013

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Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente;e questo è quello strale che l’arco de lo esilio pria saetta.Tu proverai sì come sa di salelo pane altrui,e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, XVII)

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Ci sono domande in apparenza tanto semplici che uno non se le pone nemmeno, e che a volte, se si fa lo sforzo di pensarci, nascondono risposte sorprendenti.

"Perché i migranti, invece di spendere migliaia di euro sui barconi e rischiare la vita, non prendono un aereo?" è una di queste. In molti casi si tratta di persone con i requisiti per l'ottenimento dello status di rifugiati, che arrivano da paesi in guerra o in cui appartengono a minoranze perseguitate, e che nella pratica sono tuttavia obbligate a rischiare la vita attraversando il Mediterraneo perché non hanno un visto.Ci sono voli giornalieri che collegano il Cairo, Istanbul, Beirut e Khartoum con l'Europa. Ovviamente questi voli sono più sicuri rispetto alla traversata del Mediterraneo—che ha visto la morte di almeno 1.700 persone dall'inizio dell'anno—e in molti casi anche più economici. E dato che, per esempio, il 98% dei siriani che arrivano in Germania ottiene lo status di rifugiato, se questi prendessero un aereo avrebbero ottime possibilità di ottenere asilo una volta arrivati.

Ma devono ottenere un visto per lasciare il proprio Paese…e se il Paese li perseguita o non li lascia partire…come possono prendere l’aereo? Ecco che la risposta alla domanda si complica.

PERCHÉ I RIFUGIATI NON ARRIVANO IN AEREO?

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Perché saliamo su una barca

A chi chiede: “Non era meglio rimanere a casa piuttosto che morire in mare?”, rispondo: “Non siamo stupidi, né pazzi. Siamo disperati e perseguitati. Restare vuol dire morte certa, partire vuol dire morte probabile. Tu che sceglieresti? O meglio cosa sceglieresti per i tuoi figli?”.

Due giovani ieri sono stati uccisi a Mogadiscio perché si stavano baciando sotto un albero. Avevano 20 anni. Non festeggeranno altri compleanni. Non si baceranno più.

A chi domanda: “Cosa speravate di trovare in Europa? Non c’è lavoro per noi figurarsi per gli altri”, rispondo: “Cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di sopravvivere. Non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata e soprattutto voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta”.

Venite a vedere come viviamo, dove abitiamo, guardate le nostre scuole, informatevi dai nostri giornali, camminate per le nostre strade, ascoltate i nostri politici.

Impegnatevi a conoscerci, a trovare le risposte nel luogo da cui si scappa e non in quello in cui si cerca di arrivare. Cambiate prospettiva, mettetevi nei nostri panni. Capirete che i criminali che ci fanno salire sul gommone, il deserto, il mare, l’odio e l’indifferenza che molti di noi incontrano qui, non sono il male peggiore.

(Aweis, rifugiato somalo. Testimonianza raccolta dal Centro Astalli il 4 ottobre 2013, il giorno dopo il tragico naufragio in cui morirono 366 persone a largo di Lampedusa)

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FONTI

• http://centroastalli.it/scheda-6-rifugiati-italia/

• Unhcr (2014), Asylum Trends 2013

• R. Bernardi, AA.VV., Professione georeporter. L’Europa tra Unione Europea e sistema globale, 2006

• Zerocalcare, Con il cuore a Kobane, «Internazionale»