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Il contributo dell’Interconferenza all’analisi delle criticità nel sistema universitario Insegnare all’Università oggi Riforme, burocrazia e doveri verso gli studenti Andrea Stella Università di Padova Coordinatore della Commissione politiche per la valutazione, la qualità e l’internazionalizzazione della formazione universitaria Consiglio Universitario Nazionale Roma, 10 dicembre 2014 Aula Oriana Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma Via Salaria 113

Insegnare all’Università oggiRiforme, burocrazia e doveri verso gli studentiStella

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Il contributo dell’Interconferenza all’analisi delle criticità nel sistema universitario

Insegnare all’Università oggiRiforme, burocrazia e doveri verso gli studenti

Andrea StellaUniversità di Padova

Coordinatore della Commissione politiche per la valutazione, la qualità e l’internazionalizzazione della formazione universitaria Consiglio Universitario Nazionale

Roma, 10 dicembre 2014

Aula OrianaDipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della

Sapienza Università di RomaVia Salaria 113

Incipit

L’università sta fronteggiando un quadro normativo a dir poco sconcertante, caratterizzato da:Una proliferazione senza precedenti di atti normativi, Decreti legislativi, Decreti Ministeriali (regolamentari e non), Note ministeriali, Linee guida, Delibere adottate da ANVUR e recepite da Decreti ministeriali

Un quadro normativo confuso, incoerente e contraddittorio Provvedimenti dettati dall’emergenza economica del PaeseRitardi paradossali per ogni atto normativo dovuto (FFO, SIR, ASN …. )

Tutto questo sta portando il sistema della formazione superioreA un sostanziale ridimensionamentoA divergere rispetto agli impegni assunti nell’Area Europea della Formazione Superiore (EHEA)

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Il sistema universitario italiano negli ultimi 15 anni ha attraversato due fasi nettamente distinte

la prima caratterizzata da una sostanziale espansione dell’offerta formativa, delle risorse economiche e di quelle umane, accompagnata al contempo da squilibri e problemi complessivi di governance

la seconda, iniziata con la crisi economica, che ha portato a un significativo ridimensionamento delle risorse e a una razionalizzazione dell’offerta formativa Fonte: ANVUR – Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario Italiano e della Ricerca 2013

Roma, 10 dicembre 2014

Due fasi distinte

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Il terzo millennio si era aperto con la grande idea illuministica di creare in Europa il “sistema economico fondato sulla conoscenza più dinamico e competitivo al mondo, capace di una crescita economica sostenibile con lavori più numerosi e migliori e una maggiore coesione sociale” (Consiglio d’Europa di Lisbona 2001)

La fase espansiva dell’università va letta come scelta politica di aderire all’Agenda di Lisbona e fare entrare l’Italia a testa alta nella European Higher Education Area e nella European Research Area

Alla base della scelta vi è anche la consapevolezza che l’investimento in conoscenza garantisce benessere, ricchezza, coesione sociale, lavoro e migliori condizioni di vita

Roma, 10 dicembre 2014

La fase di espansione

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La grande illusione che l’Italia possa agganciare il treno di una società

fondata sulla conoscenza ha breve durata

Ben presto appare evidente che l’agenda di Lisbona rimarrà un’occasione perduta; un impegno assunto e largamente disatteso

I segni premonitori della nuova rotta imposta all’Università italiana sono chiarissimi nelle Linee Guida del Governo per l’Università (6 novembre 2008)

Si tratta di un documento programmatico dove è tratteggiata la visione del governo sull’università e sono preannunciati gli interventi normativi successivi

Roma, 10 dicembre 2014

La parabola discendente e il ridimensionamento del sistema

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La scelta politica

6Roma, 10 dicembre 2014

Di fatto con le Linee Guida del Governo per l’Università si da l’avvio ad una linea politica di ridimensionamento dell’Università, a parole europeista ma che, nei fatti, ne è molto distante, quando non chiaramente divergente

Anche in materia di offerta formativa sono preannunciati nuovi provvedimenti assai restrittivi, fondati su un’analisi che punta il dito contro una dichiarata abnorme proliferazione dell’offerta formativa, passata da 2444 a 5500 corsi di studio nella transizione dal vecchio al nuovo ordinamento

The story tellers

7Roma, 10 dicembre 2014

Fiancheggiatori delle politiche di ridimensionamento dell’università

Narratori di leggende metropolitane e affabulatori, supportati dai mezzi di comunicazione, hanno sostenuto tesi del tipo:

L’università italiana costa troppo rispetto alla media europeaLa spesa italiana per studente è tra le più alte al mondoNon possiamo più permetterci il costo della formazione terziariaLa laurea non serve più e non conviene economicamenteI fuori corso all'università esistono solo da noi; l’età media dei laureati in Italia è troppo elevataL’università in Italia è quasi gratuitaNell’università ci sono troppi professoriProduciamo troppi laureatiIl “3+2” è fallito

Gli effetti

Gli effetti del processo denigratorio sono gravi e gravissime ne sono le conseguenze:

Una forte delegittimazione dell’università, accusata di fare cattivo uso del denaro pubblico

Un clima di diffidenza, alimentato dai mezzi d’informazione

Un terreno fertile anche per legittimare i tagli delle risorse

Eppure i dati ufficiali confermano che le affermazioni riportate sono leggende metropolitane

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Spesa per educazione universitaria in percentuale del PIL – dati 2009

9Roma, 10 dicembre 2014

Secondo l’OCSE, l’Italia occupa per spesa in educazione terziaria in rapporto al PIL il 32° posto su 37 Paesi considerati (dati 2009)

Il Paese investe appena l’1,0% del proprio PIL nel sistema universitario contro una media UE dell’1,5% e una media OCSE dell’1,6%

Il ritardo dell’Italia si riscontra in tutto il quindicennio 1995-2009 analizzato dall’OCSE e oggi è ulteriormente peggiorato

Spesa annuale per studente

10Roma, 10 dicembre 2014

Spesa annuale per studente nell’istruzione terziaria. Anno 2010 (dollari americani a parità di potere d’acquisto per studente equivalente a tempo pieno)

Fonte: ANVUR – Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario Italiano e della Ricerca 2013

I laureati

11Roma, 10 dicembre 2014

C’è chi afferma che ormai in Italia vi è un eccesso di laureati.

In realtà l’Italia è ancora tra i paesi con la più bassa quota di persone in possesso di un titolo terziario, anche tra i più giovani, e lo scarto rispetto ai valori medi europei non si è ridotto nel tempo

Fonte: ANVUR – Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario Italiano e della Ricerca 2013

Laureati in età compresa tra i 25 e i 34 anni

12Roma, 10 dicembre 2014

Nel 2012 nella media dell’Unione europea vi erano oltre 36 laureati ogni 100 abitanti, contro il 22,3% dell’Italia

La quota dei laureati nella popolazione è salita di oltre 11 punti tra il 2000 e il 2012, ma lo scarto rispetto alla media europea è rimasto invariato

L’obiettivo europeo di raggiungere il 40% di laureati entro il 2020 è utopia

Fonte: ANVUR – Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario Italiano e della Ricerca 2013

StudentiDiminuzione di iscritti e immatricolati

13Roma, 10 dicembre 2014

Il numero degli iscritti ha raggiunto un massimo di 1.824.000 nel 2005/2006, scendendo a 1.751.000 nel 2011/2012. Il calo è concentrato negli atenei del Mezzogiorno e in misura minore in quelli del Centro (Fonte: ANVUR – Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario Italiano e della Ricerca 2013)

Diminuzione degli

immatricolati

Studenti e diritto allo studio

14Roma, 10 dicembre 2014

Fonte: ANVUR – Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario Italiano e della Ricerca 2013

Apprendimento permanente (Lifelong Learning)

15Roma, 10 dicembre 2014

Apprendimento lungo l’intero arco della vita(Lifelong Learning)

L’Unione Europea considera l’apprendimento lungo l’intero arco della vita come uno dei pilastri fondamentali sui quali poggia e si sviluppa la società della conoscenza

L’arretratezza dell’Italia, dove rientra nel ciclo formativo il 10% degli adulti, contro una media europea del 20%, è più che evidente

LaureatiLe opportunità offerte dalla laurea

16Roma, 10 dicembre 2014

Sul mercato del lavoro, la laurea, nonostante diffuse convinzioni contrarie, continua in media a offrire migliori opportunità occupazionali e reddituali rispetto al solo diploma di maturità

La crisi ha colpito duramente i più giovani, ma gli effetti sono stati comparativamente peggiori tra i giovani con i livelli di istruzione più bassi

 Fonte: ANVUR – Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario Italiano e della Ricerca 2013

Roma, 10 dicembre 2014

Formazione superioreCosto o investimento?

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Scelte incomprensibili

18Roma, 10 dicembre 2014

Formazione superiore come investimento

La formazione superiore rappresenta il miglior investimento a lungo termine, garantendo un ritorno economico di gran lunga superiore a quanto investito, sia per l’Individuo sia per la collettività

Tali conclusioni, documentate e incontrovertibili, sono sostenute da autorevolissimi organismi (OECD, Banca d’Italia, …..)

È incomprensibile che i governi che si sono succeduti recentemente non ne abbiano tratto le conseguenze, condannando l’Italia al declino civile, culturale, economico e sociale

Il DM 22 settembre 2010 n. 17

In materia di offerta formativa le analisi, sviluppate nelle linee guida del Governo, hanno trovato traduzione nel DM 22 settembre 2010 n. 17, che:

impone vincoli sui requisiti necessari per l’attivazione dei corsi di studio assai più restrittivi di quelli allora vigenti

ha un impatto depressivo molto significativo sull’offerta formativa

pone vincoli numerici di varia natura che si rivelano non efficaci a garantire la qualità

determina la disattivazione di corsi di studio, indipendentemente dalla loro rilevanza e dalla loro qualità, per motivi meramente contabili

Roma, 10 dicembre 2014 19

La nascita di ANVUR, operativa dalla nomina del CD (DPR 22 febbraio 2011), determina un nuovo quadro normativo e istituzionale in materia di valutazione delle Università

Legge 30 dicembre 2010, n. 240, con particolare riferimento a quanto previsto all’articolo 5

DLgs 27 gennaio 2012, n. 19(Decreto delegato)

Documento ANVUR AVA - Autovalutazione, Valutazione e Accreditamento del sistema universitario italiano

DM 30 gennaio 2013, n. 47L’autovalutazione, l’accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio e valutazione periodica

DM 23 dicembre 2013, n. 1059Adeguamenti e integrazioni al DM 30 gennaio 2013, n. 4

La nascita di ANVUR

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Ci si deve quindi chiedere dove il nuovo quadro istituzionale e normativo che si è determinato con la nascita dell’ANVUR e con le conseguenti competenze e responsabilità ad essa attribuite stia conducendo il sistema universitario

In particolare ci si deve chiedere se il processo AVA in atto sia: idoneo a condurre il nostro sistema universitario verso una migliore

qualità della didattica idoneo a rendere l’università una più incisiva risorsa per la crescita

del Paese coerente con i processi di quality assurance stabiliti nell’ambito dell’Area

Europea della Formazione Superiore

Dove stiamo andando?

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ENQA European Association for Quality Assurance in Higher

EducationStandards and Guidelines for Quality Assurance in the European Higher Education Area (ESG) (2005)

Le ESG di ENQA

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External quality assurance criteria and processes used by the agencies: these processes will normally include:

a self-assessment or equivalent procedure by the subject of the quality assurance process

an external assessment by a group of experts, including, as appropriate, student member(s), and site visits as decided by the agency

publication of a report, including any decisions, recommendations or other formal outcomes

a follow-up procedure to review actions taken by the subject of the quality assurance process in the light of any recommendations contained in the report

Cosa prevede il documento ENQA

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Il DM 47/13 (e il DM 1059/13) e il relativo processo di Valutazione, Autovalutazione e Accreditamento presentano molte criticità:

Non appare in linea con il documento ENQA “Standard and Guidelines for Quality Assurance in the European Higher Education Area (ESG)” essendo fondato su un modello “autorizzativo” che stabilisce una miriade di vincoli ex-ante, anziché su un modello “valutativo” ex-post

Non avvia quel cambiamento di impostazione in senso europeo che ci si sarebbe aspettati con la nascita di ANVUR

Restringe il margine di autonomia e di responsabilità degli Atenei

Non garantisce la qualità dei processi formativi

Induce a interventi distorsivi dell’offerta didattica, per motivi di carenza di docenza e non per reali esigenze formative

DM 47/2013 e DM 1059Valutazione Autovalutazione e

Accreditamento (AVA)

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La dimensione dell’offerta formativa

Roma, 10 dicembre 2014

Evoluzione della numerosità dei corsi attivati(fonte MIUR - Ufficio di Statistica e CINECA)

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Sulla qualità della didattica siamo al passo con l’Europa?

Report to the European Commission onImproving the quality of teaching and learning in Europe’s higher education institutions(16 Raccomandazioni)June 2013

Redatto da:High Level Group on theModernisation of Higher Education

Roma, 10 dicembre 2014

La qualità della didattica

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Recommendation 2

Every institution should develop and implement a strategy for the support and on-going improvement of the quality of teaching and learning, devoting the necessary level of human and financial resources to the task, and integrating this priority in its overall mission, giving teaching due parity with research

Roma, 10 dicembre 2014

Le raccomandazioni del Gruppo di Lavoro

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Roma, 10 dicembre 2014

Le raccomandazioni del Gruppo di Lavoro

Recommendation 5

Academic staff entrance, progression and promotion decisions should take account of an assessment of teaching competence alongside other factors

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Elementi critici per lo sviluppo di una didattica di qualitàLa normativa sull’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN), che induce a massimizzare gli indicatori bibliometrici con una attenzione ossessiva, privilegiando la ricerca rispetto ad ogni altra attività didattica e organizzativa

La scarsa attenzione alla didattica da parte dei nuovi Ricercatori a Tempo Determinato (RTD), ossessionati dalla necessità di conseguire l’ASN per la quale la didattica è irrilevante

La progressiva perdita di autonomia degli atenei, costretti a pressanti adempimenti burocratici, che non incentivano lo svilupparsi di iniziative di miglioramento della qualità della didattica e di “best practice”

18 % del FFO è assegnato come quota premiale, di cui: 90% qualità della ricerca 10% mobilità 0% qualità della didattica

Roma, 10 dicembre 2014

La formazione superiore dopo la Legge 30 dicembre 2010 n. 240

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Distinzione dei ruoli istituzionali

Come declinare in positivo il principio di autonoma e responsabilità con il processo di valutazione?

È innanzi tutto necessario e urgente stabilire con chiarezza la distinzione dei ruoli e delle responsabilità dei diversi soggetti istituzionali coinvolti nel processi Ministro CUN ANVUR

Senza tale distinzione si avranno inevitabilmente continue invasioni di campo e conflitti dannosi per il sistema

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Autonomia e valutazione

Roma, 10 dicembre 2014

Il modello di formazione superiore verso il quale dobbiamo tendere deve collocarsi nell’Area Europea della formazione Superiore, nel rispetto degli impegni sottoscritti da tutti i nostri governi

Autonomia responsabile degli atenei Sviluppo della cultura del render conto (accountability) Ampia autonomia didattica agli Atenei Poche prescrizioni vincolanti

Valutazione ex-post come garanzia di qualità Valutare nel merito i singoli Corsi di Studio Valutazione ex-post dei processi e dei risultati (outcomes) e del corretto

impiego delle risorse da parte di una agenzia terza secondo modalità consolidate e riconosciute a livello internazionale

Premialità Come esito del processo di valutazione dei risultati ottenuti

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Elementi della formazione superiore

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Didattica Centralità dello studente nel determinare le proprie scelte formative (focus

sull’apprendimento dello studente anziché sull’insegnamento del docente)

Mobilità e spendibilità dei titoli Riconoscimento dei CFU per la mobilità Diploma supplement per favorire la riconoscibilità dei titoli e dei percorsi

formativi

Dottorato di ricerca Dottorato da sviluppare come vero 3° livello della formazione superiore

Apprendimento permanente Apprendimento lungo l’arco della vita (Life Long Learning) Certificazione delle competenze acquisite in attività informali e non formali

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Quale via seguire?

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Per rendere possibile quanto detto appare necessario: Abbandonare o fortemente attenuare l’approccio quantitativo e avviare

processi di valutazione e accreditamento in linea con modelli di Assicurazione della Qualità consolidati in Europa e nei paesi OCSE più avanzati

Promuovere la capacità delle istituzioni di perseguire gli obiettivi da essi stessi stabiliti (autonomia), attraverso la valutazione ex post dei processi didattici adottati e dei risultati conseguiti

Ricondurre il processo di valutazione alla sua funzione primaria di strumento per il miglioramento continuo della qualità e dei risultati

Emendare le disposizioni normative, e i vincoli introdotti finalizzati a perseguire obiettivi che non hanno diretta attinenza con l’assicurazione della qualità e non sono coerenti con la delega contenuta nella legge 30 dicembre 2010 n. 240, art. 5.

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Cambiare rotta

Per quanto detto

APPARE NECESSARIOUN CAMBIO DI ROTTA

Ma oggi è possibile?

OPPURE …..

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THE END

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

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