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[Cartella Stampa] Per info e approfondimenti: Comitato Organizzatore Julian Colabello - Tel. 393.3861952 Carlo Mazzei - Tel. 320.9189862 Lorenza Falcone - Tel. 339.3799823 Davide Sardo Tel. 329.0065233 Comunicazione - Media Relations: Stefano Bellu - Tel. 320.0130071 Sara De Marco - Tel. 328.2765560 [email protected] LAUREE ABILITANTI: LA NOSTRA SFIDA PER IL FUTURO

Lauree Abilitanti

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Page 1: Lauree Abilitanti

[Cartella Stampa]

Per info e approfondimenti:

Comitato Organizzatore

Julian Colabello - Tel. 393.3861952

Carlo Mazzei - Tel. 320.9189862

Lorenza Falcone - Tel. 339.3799823

Davide Sardo – Tel. 329.0065233

Comunicazione - Media Relations:

Stefano Bellu - Tel. 320.0130071

Sara De Marco - Tel. 328.2765560

[email protected]

LAUREE ABILITANTI: LA NOSTRA SFIDA

PER IL FUTURO

Page 2: Lauree Abilitanti

Dopo quasi due anni di battaglie le richieste di “Studenti Democratici” cominciano ad essere

ascoltate. La possibilità di svolgere il praticantato abilitativo già durante gli studi universitari è stata

ipotizzata dal Rettore Frati nelle sue recenti dichiarazioni. Compito di “Studenti Democratici” è far

si che quella che ieri era una nostra battaglia ed oggi è un’ipotesi, domani divenga realtà. Per questo

abbiamo invitato il Magnifico Rettore Prof. Frati, il Preside di Giurisprudenza Prof. Caravale, il

Segretario Generale dell’ANF Avv. Perifano a discuterne con la nostra candidata al CNSU Elisa

Ljiljanic. La nostra è una richiesta di impegno concreto da parte delle istituzioni affinché il progetto

venga attuato, rendendone pubbliche le caratteristiche e i tempi di attuazione.

Ad ogni modo continueremo questa battaglia, ieri come oggi, nel CNSU come in tutti gli organi di

rappresentanza studentesca, perché siamo convinti che una vera formazione pubblica e di qualità

debba iniziare all'interno delle Università, auspicando un sistema che formi professionisti di livello

europeo.

Prof. Luigi Frati - Magnifico Rettore dell’Università de “La Sapienza”

Prof. Mario Caravale - Preside della Facoltà di Giurisprudenza de “La Sapienza”

Avv. Ester Perifano - Segretario Generale ANF(Associazione Nazionale Forense)

Elisa Ljiljanic – Candidata al CNSU

Page 3: Lauree Abilitanti

Via La Spezia, 79

00182 Roma

Tel. 320.9189862

Comunicato stampa Contatti: Julian Colabello

Telefono: 393.3861952

Contatti: Carlo Mazzei

Telefono: 320.9189862

Contatti: Stefano Bellu

Telefono: 320.0130071

Contatti: Sara De Marco

Telefono: 328.2765560 - 329.8007130

[email protected]

RILASCIO IMMEDIATO DEL

COMUNICATO

02 Maggio 2010

LAUREE ABILITANTI:

LA NOSTRA SFIDA PER IL FUTURO

ROMA, 02 MAGGIO 2010: “Dobbiamo immaginare un’Università più

vicina al mondo del lavoro”, dichiara Elisa Ljiljanic, candidata al CNSU

nelle liste dell’UDU per gli Studenti Democratici. “Dopo quasi due anni di

battaglie le richieste degli Studenti Democratici cominciano ad essere

ascoltate. La possibilità di svolgere il praticantato già durante gli studi

universitari è stata ipotizzata dal Rettore de “La Sapienza” Frati nelle sue

recenti affermazioni. Compito di Studenti Democratici è far si che quella che

ieri era una nostra battaglia ed oggi è un’ipotesi, domani divenga realtà. Per

questo – conclude la candidata - abbiamo invitato il Rettore, il Preside Prof.

Caravale e il Segretario Generale dell’ANF Avv. Perifano a discuterne

pubblicamente con noi martedì 4 Maggio alle 10, presso la Facoltà di

Giurisprudenza de “La Sapienza”.

Page 4: Lauree Abilitanti

Lauree Abilitanti: la nostra sfida per il futuro

Una nuova generazione in Italia esiste. Sarà per questo che essa è da considerarsi demagogica e provocatoria.

E’, nelle corde dell’analisi dei maggiorenti di questo paese, caratterizzata dall’incapacità di elaborare

proposte e da una spiccata critica ad ogni proposta di riforma del sistema. Essa è inerme o nel migliore dei

casi negativa. Saranno spunti, ma la discussione inerente alla Riforma Forense sembra suggerire molte delle

deformazioni che oggi attraversano la nostra nazione e che impediscono un reale dialogo intergenerazionale.

La critica sull’attuale progetto di riforma forense è ormai nota, a tal punto dall’aver influenzato anche la

discussione parlamentare. Come sono note le reazioni dei fautori della riforma, governo in testa, che hanno

candidamente ammesso che “non hanno nessuna intenzione di emendare il testo”.

La critica alla riforma partì ormai più di un anno fa dalle università e dai tribunali, dagli studenti e praticanti,

in modo addirittura trasversale in alcuni casi. Nessuno pretende che questo, come non accade, sia

riconosciuto e valorizzato. Sta alle nuove generazioni imporsi, e il percorso è lungo e difficoltoso, anche se

non privo di successi.

Quello su cui è utile ragionare è invece il livello di proposta. Quando, ormai più di un anno fa, vi fu il primo

confronto pubblico tra le istituzioni universitarie e dell’avvocatura e i giovani professionisti, studenti e

praticanti, l’argomento su cui più difficilmente i fautori della riforma forense argomentarono furono i tempi

di accesso alla professione. Già allora molti studenti e praticanti invitarono le Istituzioni a prendere in esame

la possibilità di effettuare almeno un anno di pratica durante il percorso universitario, prevedendo un corso di

studi professionalizzante, caratterizzato da uno studio maggiormente applicativo del diritto. Quella proposta

fu accolta e ulteriormente discussa ed elaborata dagli studenti e giovani Democratici, attraverso la rete e gli

incontri, prendendo la forma di un disegno di legge.

Cominciò quindi a divenire noto che una sperimentazione simile era già in atto nelle Facoltà di Economia in

relazione al percorso di abilitazione alla professione di Commercialista. Si è quindi cominciato a parlare di

“Lauree Abilitanti”, ovvero lauree che consentono di svolgere una parte del tirocinio professionale già

durante l’università. L’ultimo atto è stato quello del Rettore dell’Università de “La Sapienza”, Luigi Frati,

poco tempo fa durante un Consiglio di Facoltà a Giurisprudenza, in cui ha annunciato che alla Sapienza il

progetto delle Lauree Abilitanti era in cantiere anche per ciò che riguardava l’Avvocatura.

Anche qui, l’iniziativa della “base” si è a suo modo diffusa verso i vertici, anche senza che questo fosse

esplicito. Chi parla, dai politici agli esponenti delle istituzioni, di una mancanza di proposta dalle nuove

generazioni, chi lamenta un mancato contatto con le realtà generazionali, dovrebbe forse chiedersi se si pone

in ascolto di esse per depredarle o per valorizzarle. Alternativa forte, ma che sembra confermata dall’attuale

realtà in cui praticanti e giovani professionisti sono sub-precari e parasubordinati, tenuti a rimborso spese e

vaghe promesse. Dalla prospettiva di giovane praticante, mi verrebbe da dire, “Loro vogliono che ci

chiudiamo? E noi apriamo!”. Apriamo nuovamente alla discussione, al confronto, elaboriamo la protesta,

affermiamola come proposta. Da qui nasce l’incontro organizzato dagli studenti democratici per martedì

prossimo, 4 Maggio, ore 10 alla Sapienza – aula Calasso, Giurisprudenza, sulle lauree abilitanti. Sono stati

invitati il Rettore de “La Sapienza” Luigi Frati, il Preside della facoltà Mario Caravale, il Segretario

Generale dell’ANF, Ester Perifano e la studentessa candidata al CNSU per la lista “UDU” Elisa Lijlijanic.

L’obbiettivo è quello di rendere pubblici da parte delle istituzioni universitarie, come ancora non è accaduto,

i tempi di attuazione e le caratteristiche del progetto. Ciò al fine di confrontarli con le proposte dei giovani

praticanti e studenti. La volontà è quella di portare sul piano attuativo quella che non è una semplice ipotesi

ma una reale possibilità e speranza di migliorare il sistema.

Quella che poi dovrebbe essere una riforma. L’invito è esteso a tutti gli interessati.

Julian Gareth Colabello – 02-05-2010 - Mondoprofessionisti

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Gd, Raciti: "Bloccare ddl sulla riforma dell'Avvocatura" 10/03/2010

“La forzatura dell’Ordine degli Avvocati, che chiede la discussione della riforma per il 18 Marzo, è

inaccettabile”, dichiara il Segretario Nazionale dei Giovani Democratici Fausto Raciti. “Mi appello

al Segretario Bersani, affinché il gruppo PD al Senato si impegni a bloccare un disegno di legge che

vessa i giovani praticanti e professionisti, e che non si pone minimamente il problema di rendere

l’avvocatura italiana più concorrenziale e in linea con gli standard europei e globali”. “ Siamo

sempre stati convinti che una riforma non solo dell’Avvocatura ma di tutte le professioni sia utile e

necessaria – spiega Raciti -, ma i nostri inviti al dialogo sono rimasti senza risposta. Di fatto il testo

di legge che il Senato si appresta a discutere è identico a quello per cui scendemmo in piazza a

Novembre.”. Raciti chiude ricordando e ammonendo “Il giorno della manifestazione ricevemmo

attestati di solidarietà da parte di molti esponenti del PD. Ora è il momento di dimostrare con i fatti

la vicinanza alla nostra battaglia. Il PD voti in maniera contraria al disegno di legge e spinga

affinché si riapra il tavolo di discussione sulla riforma.”

Gd, Raciti: “Aderiamo alla manifestazione di protesta del 28 Novembre contro la riforma

dell’accesso alla professione forense” 19/11/2009

“L'atteggiamento del Governo e di parte dell'opposizione sulla Riforma dell'Avvocatura è

inaccettabile. Non si può spingere per la rapida approvazione di un testo che non è stato in alcun

modo né presentato né discusso con chi subirà le conseguenze più pesanti della Riforma, ovvero gli

studenti universitari e i giovani praticanti ed avvocati. Come organizzazione giovanile ci sentiamo

in dovere di reagire per tutelare i loro interessi, per questo aderiamo con convinzione alla

manifestazione del 28 Novembre a Piazza Navona. Vogliamo dare un forte segnale sia al governo

che al nostro Partito, le nuove generazioni non devono essere abbandonate.” Così Fausto Raciti,

Segretario Nazionale dei GD che rilancia “ Saremo in tanti, da tutta Italia. Contestualmente

presenteremo un ddl di iniziativa popolare che raccolga le proposte che abbiamo elaborato in questi

mesi, dalla disciplina contrattuale del praticantato alla necessità di integrare la formazione

professionale con quella universitaria. La priorità è accorciare i tempi di accesso e garantire a tutti

le pari opportunità, in linea con i modelli adottati in tutto il resto di Europa. Su questi punti –

assicura - non resteremo in silenzio.”

Page 9: Lauree Abilitanti

La riforma per l'accesso alla professione non piace

ai giovani praticanti avvocati

di Massimiliano Nespola – Articolo 21.info

Gli avvocati italiani sono quasi 160.000. Ventimila in più di quelli tedeschi, 25.000 più che in

Spagna. L’unico dato particolarmente rilevante a livello comparativo è quello della Francia, dove

sono intorno ai 30.000. In realtà analizzando la situazione europea è più anomalo il dato francese di

quello italiano. Però questo non vuol dire che il problema non esista, sia per l’accesso che per

l´esercizio della professione. Il fatto è che l’intero sistema è rimasto invariato, salvo piccoli

accorgimenti, dal 1933. Un sistema che negli ultimi decenni ha prodotto un overload di formazione

ed accesso alla professione. Un difetto sistemico così marcato richiede di concepire ex novo sia le

logiche di accesso che di esercizio della professione. Ne abbiamo parlato con Julian Colabello,

praticante avvocato, esponente dei Giovani democratici.

Numero chiuso per l’accesso alla professione forense. Scuole private durante la pratica,

obbligatorie e a pagamento. Nuove modalità per l’esame di Stato: lo si può sostenere al

massimo 3 volte e fino a 50 anni, senza l’aiuto dei codici commentati. La riforma in

discussione cosa vuol cambiare? La riforma che si sta portando avanti – come ammesso sia da Guido Alpa che da Giuseppe Sileci,

Presidente dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati – si ferma solo al livello post laurea. Non

c’è invece nessun intervento rispetto alla formazione universitaria. Una serie di interessi forti

impedisce di intervenire su questo aspetto. Una riforma vera avrebbe bisogno di un coraggio che

oggi non c’è, per cambiare veramente le cose. Per usare una metafora, la crisi dell’attuale

avvocatura richiederebbe un intervento che tracci un nuovo corso del fiume. L’attuale riforma

invece non fa che costruire una diga ancora più alta. Così facendo si danneggiano tanti ragazzi

meritevoli in modo indiscriminato e su base economica e classista. Al di là dei test di ingresso, che

ho sempre ritenuto uno strumento opinabile, come è possibile che non si tengano in nessun conto i

tempi di accesso alla professione? Tornando al dato comparativo, in Francia si diventa avvocati a 24

anni, addirittura in Inghilterra a 23, mentre oggi in Italia si vuole proporre che dopo essersi laureati

a 24, 25, o anche 26 anni, i ragazzi dovrebbero fare altri due anni di praticantato pagandosi le scuole

forensi e senza alcuna possibilità di percepire un reddito. È praticamente una falcidia che forse

otterrà gli effetti sperati a breve termine ma che alla lunga produrrà un blocco della mobilità sociale

all´interno della professione. Questo non potrà che abbassare il livello qualitativo dei giovani

avvocati.

Possibile che nessuno abbia sollevato la questione nelle sedi istituzionali? Una delle poche norme che il Consiglio nazionale forense aveva proposto e che la Commissione

Giustizia del Senato ha bloccato è stata proprio quella sul compenso, previsto in via generica e dopo

un anno, per i praticanti. Il senatore Casson aveva chiesto di mantenerla, ma alla fine l’opposizione

si è astenuta e il testo è passato in Commissione con i voti favorevoli della maggioranza. In questo

senso la nostra battaglia ha anche lo scopo di chiedere a Partito democratico un’opposizione più

netta.

L’attuale proposta di riforma sembra voler cancellare anche le liberalizzazioni introdotte da

Bersani, reintroducendo ad esempio i minimi tariffari. Anche questo è un motivo della vostra

protesta? Le norme volute da Bersani hanno avuto il pregio di muovere una situazione incancrenita e sono

Page 10: Lauree Abilitanti

comunque state deviate, eseguite a metà. Ad ogni modo, l’abbattimento completo dei minimi

tariffari e l’inserimento senza limiti del patto di quota lite – quello tra la parte e l´avvocato sulla

percentuale che verrà pagata al professionista in caso di successo della causa – è avvenuto in un

contesto, quello italiano, dove gli studi legali sono per la maggior parte piccoli o medi, a differenza

che in America o in Inghilterra. Il problema che si è creato riguarda il rapporto tra avvocati e i

grandi soggetti economici: banche e assicurazioni, per esempio. Un avvocato non ha un grande

potere contrattuale nei confronti dei grandi poteri economici, a meno che non abbia lui stesso

grande potere. Eliminati completamente i minimi tariffari, le parcelle degli avvocati sono state

decurtate del 20% da parte di molte banche e assicurazioni. E nessun avvocato si è opposto, perché

avrebbe perso un grosso cliente. L’avvocatura, e a maggior ragione i giovani avvocati, hanno

dovuto quindi subire il peso contrattuale dei clienti più importanti. In questo senso la reintroduzione

dei minimi tariffari potrebbe avere un senso. Ma…

Dica…

…Ma molto meno senso avrebbero se il rapporto non riguardasse grandi imprese o enti pubblici ma

singoli imprenditori e consumatori. Qui il mercato dovrebbe essere aperto alla competizione e

consentire lo sviluppo di una sana concorrenza anche al ribasso, visto che a parità di potere

contrattuale è più difficile che la situazione si sbilanci a favore di una piuttosto che di un’altra parte.

Il problema dell’attuale riforma, a mio avviso, è che reintroduce i minimi tariffari tout court. Una

norma che simboleggia tutto il disperato slancio di una parte dell’avvocatura che vorrebbe

conservare ed ampliare i propri privilegi corporativi.

Perché lo definisce disperato?

Perché molte parti di essa – mio modesto parere – saranno giudicate in contrasto con le normative

europee vigenti e ancor di più con quelle che entreranno a breve in vigore. Penso agli interventi che

riguarderanno in generale il mercato del lavoro.

Allora non c’è pericolo.

Vedi, il problema non è impedire la riforma. È farne una migliore.

Una riforma migliore è possibile?

Non solo, è necessaria. Ma per essere efficace e duratura deve essere coerente e fondata su principi

condivisi. Riprendendo il discorso sui minimi tariffari, se riconosciamo da un lato che il

professionista nei confronti delle grandi imprese può essere considerato un soggetto in un certo

senso debole, allora bisogna a maggior ragione riconoscere che i neolaureati non hanno nessun peso

contrattuale nei confronti degli studi dove svolgono la pratica. In ogni mercato sano ci vogliono

regole che favoriscano i soggetti più deboli. Senza regole vince sempre il più forte.

Voi proponete anche il contratto di praticantato.

Esatto. Il praticantato ha caratteristiche eterogenee, è insieme un lavoro ed un periodo di

formazione. Ciò non toglie che in entrambi i casi dovrebbe essere certificato da contratto. Sia per

una maggior serietà della pratica sia per fornire uno strumento che garantisca le tutele minime al

praticante, sia economiche, che previdenziali, che assicurative.

Non si rischia che molti studi legali smettano di prendere praticanti?

Sempre meglio di quello che accade oggi, dove gli studi licenziano le segretarie e le sostituiscono

con i praticanti a costo zero. Ripeto, io non credo nel numero chiuso, ma qualsiasi lavoro serio è

selettivo. Preferisco perciò pensare ad un sistema in cui vengo preso perché valgo che ad uno in cui

vengo scelto perché posso essere sfruttato. Ad ogni modo, nella bozza di legge che vorremmo

lanciare come iniziativa popolare prevediamo che tutte le spese degli studi a favore dei praticanti

siano fiscalmente detraibili nella loro complessità in quanto considerate contributi alla formazione.

Page 11: Lauree Abilitanti

In questo modo l’impatto non sarebbe così drammatico. E poi, parliamoci chiaro, se il problema è

dare 700-800 euro ad un praticante, vuol dire che c’è una volontà di fondo che mira a spremere il

più possibile le nuove generazioni. Inoltre bisognerebbe dare la possibilità ai ragazzi di fare la

pratica sia presso gli uffici giudiziari che presso la PA, oltre che presso gli studi legali. In questo

modo si migliorerebbe sia la formazione che la tutela dei giovani praticanti. L’Ordine degli

Avvocati di Roma ha mosso passi importanti in questo senso.

Insomma, più tutele e tempi di accesso più brevi…

Non solo, anche l’istituzione di borse di studio e finanziamenti per i più meritevoli. In questo il

ruolo delle università dovrebbe essere centrale. Garantire continuità tra gli studi universitari e la

formazione professionale è imprescindibile, sia per garantire i più deboli ma meritevoli che per fare

in modo che il percorso sia più celere e serio. Non si capisce perché non ci siano corsi universitari

ad indirizzo forense che consentano di svolgere una parte della pratica già durante l’università. Ad

economia si sta sperimentando con successo qualcosa del genere per i commercialisti, perché non

cogliere l’occasione per allargare la sperimentazione?

Crede che tutto ciò possa trovare spazio in parlamento come tra gli avvocati?

Penso che il fronte a favore dell’attuale riforma sia molto meno compatto di quanto sembri. Molti

riconoscono le criticità dell’attuale disegno di legge. Noi ci siamo mossi per primi in una nuova

direzione, ora staremo a vedere cosa succederà.

Page 12: Lauree Abilitanti

In piazza contro la riforma dell'Avvocatura

di Lorenzo De Cicco

In migliaia avevano aderito su internet, e ieri in piazza Farnese a Roma si sono riversati studenti di

tutta Italia per aderire alla manifestazione nazionale contro la riforma dell'Avvocatura indetta dai

Giovani Democratici, Cgil e Ugai (Unione Giovani Avvocati Italiani). Alla manifestazione hanno

aderito anche i Radicali Italiani, gli studenti Luca Coscioni, e decine di sigle di associazioni

studentesche dei principali atenei del Paese (Roma, Napoli e Milano in testa).

Gli studenti sono scesi in piazza contro il disegno di legge presentato dal senatore Mugnai (Pdl) per

il riordino della professione di avvocato, che il ministro Alfano vorrebbe inserire nella riforma della

Giustizia. Le novità principali della manovra sono l’introduzione, durante il periodo di pratica, di

scuole forensi obbligatorie e a pagamento, un test di preselezione al momento dell’iscrizione

all’albo dei praticanti, il reddito minimo per rimanere iscritti all'albo con la reintroduzione dei

minimi tariffari, il rafforzamento del ruolo degli ordini nei procedimenti disciplinari e nello

svolgimento dell'esame di abilitazione.

Universitari, praticanti e giovani avvocati di Roma, Salerno, Torre Annunziata, Milano, Lecce,

Urbino, hanno preso parte alla protesta nonostante il sindaco di Roma Alemanno avesse chiesto lo

spostamento della manifestazione (inizialmente convocata a Piazza Navona) a due giorni dal suo

svolgimento, nonostante l'autorizzazione della Questura.

“Come organizzazione giovanile – spiega il segretario nazionale dei Giovani del Pd, Fausto Raciti -

ci sentiamo in dovere di reagire. Vogliamo dare un forte segnale sia al governo che al nostro Partito:

le nuove generazioni non devono essere abbandonate”. “Presenteremo un ddl di iniziativa popolare

che raccolga le proposte che abbiamo elaborato in questi mesi: la priorità è accorciare i tempi di

accesso e garantire a tutti le pari opportunità, in linea con i modelli adottati in tutto il resto di

Europa. Su questi punti – assicura - non resteremo in silenzio.” Non solo “no” dunque dalla

manifestazione, ma anche proposte concrete per migliorare l'accesso alla professione: riduzione dei

tempi, formazione forense durante l'università, disciplina contrattuale del praticantato, sostegni

economici a studenti e tutele assicurative per i praticanti.

“I praticanti hanno mostrato il loro libretto della pratica, un libretto verde in cartoncino,

sventolandolo in aria come simbolo del loro stato di precarietà e malessere – racconta Julian

Colabello, praticante avvocato, uno dei promotori della protesta - Gli studenti invece hanno portato

il loro manuale di procedura civile, l’esame notoriamente più difficile del percorso universitario,

che hanno tenuto sopra la testa come metafora del peso e dei sacrifici che gli studenti devono

affrontare ogni giorno, già prima di intraprendere il duro percorso del praticantato”.

Anche il centro-destra è spaccato: “Non ci vengano a dire che siamo i soliti comunisti – alzano la

voce alcuni ragazzi di Libertiamo, il movimento politico vicino al deputato del Pdl Benedetto Della

Vedova, schieratosi contro il ddl Mugnai – Non è una riforma. È un attacco contro lo spirito del

Popolo della Libertà. Siamo sicuri che convenga portare a casa una legge che piace alla

corporazione forense, ma distrugge le premesse ideali e riformiste del berlusconismo classico,

quello che ha allevato una generazione di autonomi e partite Iva?”

Durante la manifestazione arriva anche la solidarietà del Partito Democratico: “Il disegno di legge –

si legge nella nota di Stefano Fassina, segreteria Pd – rappresenta un evidente passo indietro rispetto

alle norme introdotte nel 2006 dall’allora ministro Bersani. Se il testo diventerà legge, ne faranno le

Page 13: Lauree Abilitanti

spese i cittadini, le imprese ed i giovani avvocati. La contro-riforma peserà negativamente

sull'equità, sulla mobilità sociale, sulla distribuzione del reddito e sulla competitività dell'Italia. Il

Partito Democratico è per una riforma organica di tutti gli ordini professionali e di tutte le

professioni secondo i principi guida contenuti nelle misure di liberalizzazione realizzate nel 2006

dal Governo Prodi”.

29 novembre 2009 – L’Unità

Page 14: Lauree Abilitanti

PROFESSIONISTI - ORDINI E PENSIONI

Riforma degli avvocati , è polemica

No di Confindustria: è contro il mercato

Possibile slittamento dell’esame al 2010

ROMA - Parte al rallentatore la riforma dell’ordinamento forense il cui esame in aula al

Senato potrebbe slittare al 2010 per lasciare spazio al disegno di legge sul processo breve. La legge,

attesa da 236 mila avvocati, ridisegna la professione legale dalla A alla Z: confermati gli esami più

severi per l’accesso, l’albo selettivo e la reintroduzione delle tariffe minime mentre cade, almeno

per ora, la soglia minima di reddito per potersi iscrivere all’ordine.

Il provvedimento è passato in commissione Giustizia con un voto bipartisan. L’Udc, tuttavia,

ha scelto l’astensione perché, ha spiegato Gianpiero D’Alia, «la mancata calendarizzazione in aula

evidenzia l’esigenza della maggioranza di lasciare il campo libero all’approvazione, prima di Nata-

le, del ddl Gasparri sul processo breve». Invece Giuseppe Valentino (Pdl), relatore dei due

provvedimenti, minimizza. «Nell’affidare il mandato al relatore per l’aula c’è comunque l’impegno

ad accelerare i tempi». E anche il presidente della commissione, Filippo Berselli (Pdl) rassicura gli

avvocati pur non potendo offrire una data certa. Il testo di 65 articoli varato ieri ha incassato il

plauso del presidente del Consiglio nazionale forense, professor Guido Alpa, che ha parlato di «una

riforma senza spirito corporativo».

Alpa ha anche tentato di fugare le preoccupazioni della Confindustria che da tempo aveva

bocciato le norme sull’esclusività dell’attività legale: «Alcuni emendamenti approvati al Senato

sono contrari ai principi del libero mercato perché queste norme potrebbero impedire alle asso-

ciazioni d’imprese di assistere sul piano legale i propri associati ». Confindustria, quindi, è tornata a

chiedere una modifica in aula. Critiche, poi, arrivano dall’Associazione nazionale forense («La ri-

forma nasce già vecchia»), dai giovani avvocati dell’Ugai («Approvata una controriforma contro i

cittadini») e dalla senatrice del Pd Silvia Della Monica («Riforma carente e corporativa»). Invece,

per Maurizio De Tilla (Oua) «la commissione ha avuto coraggio »: ora «il prossimo passo è il

numero programmato dalle Università alla professione».

Dino Martirano

19 novembre 2009 – Corriere della Sera

Page 15: Lauree Abilitanti

L’Antitrust: “Ordini professionali agiscono

come caste”

Architetti, avvocati, consulenti del lavoro, farmacisti, geologi, geometri, giornalisti, ingegneri,

medici e odontoiatri, notai, periti industriali, psicologi, dottori commercialisti ed esperti contabili.

Ordini professionali che, secondo l’Antitrust, agiscono come delle “caste”. Con privilegi

ingiustificati e un’elevata resistenza al cambiamento. L’organismo che vigila sulla concorrenza ha

terminato un’indagine in corso dal 2007 sugli ordini professionali. E per il garante il risultato è

preoccupante: “Dall’indagine conoscitiva su 13 ordini professionali, avviata a gennaio 2007 e

emerge una scarsa propensione delle categorie, sia pur con positive eccezioni, ad accogliere nei

codici deontologici quelle innovazioni necessarie per aumentare la spinta competitiva all’interno dei

singoli comparti”. Anzi, ”la liberalizzazione della pattuizione del compenso del professionista, la

possibilità di fare pubblicità informativa e di costituire società multidisciplinari - si legge nelle

conclusioni - non sono state colte come importanti opportunità di crescita ma come un ostacolo allo

svolgimento della professione”. Gli ordini, secondo l’Antitrust, non possono più tardare

nell’adeguarsi alle normative europee. Così il garante invita ad agire con gli strumenti legislativi

contro l’immobilismo degli ordini. E propone alcune modifiche “necessarie”, come “prevedere

percorsi più agevoli di accesso alle professioni” attraverso corsi universitari e “tirocinii

proporzionati alle effettive esigenze di apprendimento”, non stage infiniti. Sarebbe poi giusto,

secondo l’organismo, che la nozione di “decoro professionale” sia “elemento che incentivi la

concorrenza tra professionisti e rafforzi i doveri di correttezza professionale nei confronti della

clientela e non per guidare i comportamenti economici dei professionisti”.

Secondo l’associazione dei consumatori Aduc, le parole dell’Antitrust “rendono giustizia di una

situazione sotto gli occhi di tutti: i tentativi di riforma degli ordini sono inutili. Quand’anche

qualcosa dovesse apparire, si tratterebbe comunque di fumo negli occhi. Solo la loro abolizione

potrebbe democratizzare offerte e domande”.

Emanuele Rossi

Sabato 21 Marzo 2009 – Panorama Canale Economia

Page 16: Lauree Abilitanti

Riforma forense: l’Ordine apre Articolo Apertura News di Attualità | 16 Marzo 2009 |

Un primo passo verso l’ascolto è stato fatto. L’appello di un serio confronto tra studenti, praticanti,

istituzioni accademiche e forensi – lanciato dagli Studenti Democratici della Facoltà di

Giurisprudenza de la ”Sapienza”, la Rete Degli Studenti (RDS) di Roma3 e gli Studenti in

Movimento di ”Tor Vergata – è stato accolto da Guido Alpa, presidente del Consiglio Nazionale

Forense (CNF), e tra i principali redattori della bozza della riforma ora trasfusa nel ddl Mugnai.

Della riforma così se ne parla e se ne è parlato giovedì alla Facoltà di Giurisprudenza della

Sapienza durante un incontro organizzato per discutere i punti più caldi di un testo per l’accesso

alla carriera forense, che secondo i baby avvocati bloccherebbe l’ingresso a molti praticanti. Un

dibattito che ha visto anche un cambiamento di rotta e di apertura da parte di Guido Alpa.

Prima una prolusione sulla necessità di regolamentare la professione e poi una breve spiegazione

sulle proprie intenzioni. Al microfono – il presidente – ha ribadito più volte il suo intento di voler

tutelare e non colpire gli studenti e i praticanti senza un concreto supporto economico alle spalle. Il

pericolo, infatti, secondo gli Studenti Democratici è che possa profilarsi nella riforma una selezione

degli aspiranti su base economica, tramite maggiori spese e incombenze professionali.

Poi si passa a snocciolare una serie di numeri sugli avvocati presenti oggi in Italia e un confronto

con gli altri Paesi Europei. I dati, infatti, fanno un po’ paura specialmente quando sul tavolo sono

comparsi gli ultimi rapporti sulla professione: in Italia sono circa 200 mila gli iscritti all’ordine

forense, in Francia 47 mila.

Ma l’intento di un dietro front da parte degli studenti e futuri praticanti è fallito. L’immagine è

piuttosto quella di un ordine forense diviso, dove alcuni relatori plaudono alle battute dei ragazzi e

si schierano contro una riforma “che deve essere rivista in molte sue parti”.

A fare dietro front, invece, è stato proprio Alpa che, a conclusione del dibattito, ha dichiarato di non

avere alcuna “solidarietà politica” nei confronti del Governo dicendosi “disposto a recepire proposte

di modifica alla riforma” contenuta nel disegno di legge 1198”.

Al presidente del Cnf ha fatto eco Julian Colabello, promotore dell’incontro. “Ribadiamo il nostro

intento di non fermarci – ha dichiarato – costringendo al confronto chi finora pensava di poterne

fare a meno. Nessuno può prescindere dalla tutela delle nuove generazioni e delle pari opportunità”.

Anna Di Russo – Corriere dell’Università

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Apc-Giustizia/Praticantato avvocati, Consiglio forense pronto dialogo [1]Guido Alpa disposto ad accettare modifiche proposte da studenti Roma, 12 mar. (Apcom) - Si è concluso con un dietro front del Consiglio nazionale forense l'incontro sull'accesso alla professione di avvocato, organizzato oggi all'università La Sapienza di Roma dai giovani del Partito democratico. Il presidente del Cnf, Guido Alpa ha dichiarato di non avere alcuna "solidarietà politica" nei confronti del Governo dicendosi "disposto a recepire proposte di modifica alla riforma" contenuta nel disegno di legge 1198, a firma del senatore Franco Mugnai (Pdl), attualmente in discussione al Senato e pronto a essere recepito nella riforma Alfano sulla Giustizia. Al presidente del Cnf ha fatto eco Julian Colabello, promotore dell'incontro. "Ribadiamo il nostro intento di non fermarci - ha dichiarato - costringendo al confronto chi finora pensava di poterne fare a meno. Nessuno può prescindere dalla tutela delle nuove generazioni e delle pari opportunità". Secondo i promotori dell`iniziativa, il convegno di oggi, al quale hanno partecipato studenti, giuristi ed esperti del settore provenienti da tutta Italia e anche dall'estero, ha evidenziato numerose criticità sul testo, alla cui redazione aveva contribuito lo stesso Cnf. La mobilitazione è partita dalla Sapienza lo scorso 10 febbraio e presto si è allargata ad altri atenei italiani. Gli universitari contestano il disegno di legge nella parte in cui prevede test d`ingresso a scuole forensi a pagamento obbligatorie nel periodo di pratica, un esame conclusivo della scuola, una pre-selezione per l`accesso all`esame di Stato e l`eliminazione, in sede d`esame, dei codici commentati. Al contrario, le modifiche di accesso alla professione forense sono ritenute "necessarie" dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano per "smaltire gli oltre 150mila avvocati italiani e per garantire al pubblico professionisti più preparati e meglio selezionati".

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PROFESSIONI: ATENEI ROMA IN PROTESTA CONTRO RIFORMA ALFANO

“PER MODIFICHE AD ACCESSO PROFESSIONE FORENSE ASCOLTI ANCHE

STUDENTI E ACCADEMICI”

Roma, 12 mar.(Adnkronos) - Sulla riforma dell'accesso alla

professione forense il ministro Alfano ascolti anche studenti,

accademici e professionisti. E' l'appello degli Studenti Democratici

della Facoltà di Giurisprudenza de la ''Sapienza'', la Rete Degli

Studenti (RDS) di Roma3 e gli Studenti in Movimento di ''Tor Vergata''

hanno lanciato un appello affinché la riforma sia rivista tramite un

serio confronto tra studenti, praticanti, istituzioni accademiche e

forensi.

Da questa mattina, infatti, sono già in opera banchetti

informativi in tutti e tre gli atenei per la sottoscrizione

dell'appello ed e' stato confermato l'incontro pubblico nella Facoltà

di Giurisprudenza de ''La Sapienza'' con Guido Alpa, presidente del

Consiglio Nazionale Forense (CNF), organo che si e' occupato di

redigere la bozza della riforma ora trasfusa nel ddl Mugnai. Il

pericolo, secondo gli Studenti Democratici e' che possa profilarsi

nella riforma una selezione degli aspiranti su base economica, tramite

maggiori spese e incombenze professionali e nel corso della pratica,

che nel migliore dei casi porteranno ad un aumento delle tariffe. Per

esempio, la previsione di una scuola forense a pagamento di due anni,

parallela al praticantato, obbligatoria per tutti coloro che vogliano

sostenere l'esame di Stato, con relative prove di accesso e di uscita

da essa e prova di preselezione per l'accesso all'esame di Stato.

Rimarrebbe disatteso, invece, l'avvio di una fondamentale

politica risolutoria volta a ridurre i tempi e a favorire i modi di

inserimento delle nuove leve nel sistema produttivo. Una delle

proposte maggiormente inascoltate e' infatti quella di introdurre

un obbligo di prepensionamento per gli avvocati

ultrasessantacinquenni, tale da liberare la gran parte del contenzioso

processuale in favore dei giovani avvocati e di quelli che lo stanno

per diventare.

(Sec/Ct/Adnkronos)

12-MAR-09 15:07

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