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[Cartella Stampa] Per info e approfondimenti: Comitato Organizzatore Julian Colabello - Tel. 393.3861952 Carlo Mazzei - Tel. 320.9189862 Lorenza Falcone - Tel. 339.3799823 Davide Sardo Tel. 329.0065233 Comunicazione - Media Relations: Stefano Bellu - Tel. 320.0130071 Con la collaborazione di Sara De Marco - [email protected] LAUREE ABILITANTI: LA NOSTRA SFIDA PER IL FUTURO

Lauree Abilitanti

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[Cartella Stampa]

Per info e approfondimenti:

Comitato Organizzatore

Julian Colabello - Tel. 393.3861952

Carlo Mazzei - Tel. 320.9189862

Lorenza Falcone - Tel. 339.3799823

Davide Sardo – Tel. 329.0065233

Comunicazione - Media Relations:

Stefano Bellu - Tel. 320.0130071

Con la collaborazione di

Sara De Marco - [email protected]

LAUREE ABILITANTI: LA NOSTRA SFIDA

PER IL FUTURO

Dopo quasi due anni di battaglie le richieste di “Studenti Democratici” cominciano ad essere

ascoltate. La possibilità di svolgere il praticantato abilitativo già durante gli studi universitari è stata

ipotizzata dal Rettore Frati nelle sue recenti dichiarazioni. Compito di “Studenti Democratici” è far

si che quella che ieri era una nostra battaglia ed oggi è un’ipotesi, domani divenga realtà. Per questo

abbiamo invitato il Magnifico Rettore Prof. Frati, il Preside di Giurisprudenza Prof. Caravale, il

Segretario Generale dell’ANF Avv. Perifano a discuterne con la nostra candidata al CNSU Elisa

Ljiljanic. La nostra è una richiesta di impegno concreto da parte delle istituzioni affinché il progetto

venga attuato, rendendone pubbliche le caratteristiche e i tempi di attuazione.

Ad ogni modo continueremo questa battaglia, ieri come oggi, nel CNSU come in tutti gli organi di

rappresentanza studentesca, perché siamo convinti che una vera formazione pubblica e di qualità

debba iniziare all'interno delle Università, auspicando un sistema che formi professionisti di livello

europeo.

Prof. Luigi Frati - Magnifico Rettore dell’Università de “La Sapienza”

Prof. Mario Caravale - Preside della Facoltà di Giurisprudenza de “La Sapienza”

Avv. Ester Perifano - Segretario Generale ANF(Associazione Nazionale Forense)

Elisa Ljiljanic – Candidata al CNSU

Via La Spezia, 79

00182 Roma

Tel. 320.9189862

Comunicato stampa Contatti: Julian Colabello

Telefono: 393.3861952

Contatti: Carlo Mazzei

Telefono: 320.9189862

Contatti: Stefano Bellu

Telefono: 320.0130071

Contatti: Sara De Marco

Telefono: 328.2765560 - 329.8007130

[email protected]

RILASCIO IMMEDIATO DEL

COMUNICATO

02 Maggio 2010

LAUREE ABILITANTI:

LA NOSTRA SFIDA PER IL FUTURO

ROMA, 02 MAGGIO 2010: “Dobbiamo immaginare un’Università più

vicina al mondo del lavoro”, dichiara Elisa Ljiljanic, candidata al CNSU

nelle liste dell’UDU per gli Studenti Democratici. “Dopo quasi due anni di

battaglie le richieste degli Studenti Democratici cominciano ad essere

ascoltate. La possibilità di svolgere il praticantato già durante gli studi

universitari è stata ipotizzata dal Rettore de “La Sapienza” Frati nelle sue

recenti affermazioni. Compito di Studenti Democratici è far si che quella che

ieri era una nostra battaglia ed oggi è un’ipotesi, domani divenga realtà. Per

questo – conclude la candidata - abbiamo invitato il Rettore, il Preside Prof.

Caravale e il Segretario Generale dell’ANF Avv. Perifano a discuterne

pubblicamente con noi martedì 4 Maggio alle 10, presso la Facoltà di

Giurisprudenza de “La Sapienza”.

Lauree Abilitanti: la nostra sfida per il futuro

Una nuova generazione in Italia esiste. Sarà per questo che essa è da considerarsi demagogica e provocatoria.

E’, nelle corde dell’analisi dei maggiorenti di questo paese, caratterizzata dall’incapacità di elaborare

proposte e da una spiccata critica ad ogni proposta di riforma del sistema. Essa è inerme o nel migliore dei

casi negativa. Saranno spunti, ma la discussione inerente alla Riforma Forense sembra suggerire molte delle

deformazioni che oggi attraversano la nostra nazione e che impediscono un reale dialogo intergenerazionale.

La critica sull’attuale progetto di riforma forense è ormai nota, a tal punto dall’aver influenzato anche la

discussione parlamentare. Come sono note le reazioni dei fautori della riforma, governo in testa, che hanno

candidamente ammesso che “non hanno nessuna intenzione di emendare il testo”.

La critica alla riforma partì ormai più di un anno fa dalle università e dai tribunali, dagli studenti e praticanti,

in modo addirittura trasversale in alcuni casi. Nessuno pretende che questo, come non accade, sia

riconosciuto e valorizzato. Sta alle nuove generazioni imporsi, e il percorso è lungo e difficoltoso, anche se

non privo di successi.

Quello su cui è utile ragionare è invece il livello di proposta. Quando, ormai più di un anno fa, vi fu il primo

confronto pubblico tra le istituzioni universitarie e dell’avvocatura e i giovani professionisti, studenti e

praticanti, l’argomento su cui più difficilmente i fautori della riforma forense argomentarono furono i tempi

di accesso alla professione. Già allora molti studenti e praticanti invitarono le Istituzioni a prendere in esame

la possibilità di effettuare almeno un anno di pratica durante il percorso universitario, prevedendo un corso di

studi professionalizzante, caratterizzato da uno studio maggiormente applicativo del diritto. Quella proposta

fu accolta e ulteriormente discussa ed elaborata dagli studenti e giovani Democratici, attraverso la rete e gli

incontri, prendendo la forma di un disegno di legge.

Cominciò quindi a divenire noto che una sperimentazione simile era già in atto nelle Facoltà di Economia in

relazione al percorso di abilitazione alla professione di Commercialista. Si è quindi cominciato a parlare di

“Lauree Abilitanti”, ovvero lauree che consentono di svolgere una parte del tirocinio professionale già

durante l’università. L’ultimo atto è stato quello del Rettore dell’Università de “La Sapienza”, Luigi Frati,

poco tempo fa durante un Consiglio di Facoltà a Giurisprudenza, in cui ha annunciato che alla Sapienza il

progetto delle Lauree Abilitanti era in cantiere anche per ciò che riguardava l’Avvocatura.

Anche qui, l’iniziativa della “base” si è a suo modo diffusa verso i vertici, anche senza che questo fosse

esplicito. Chi parla, dai politici agli esponenti delle istituzioni, di una mancanza di proposta dalle nuove

generazioni, chi lamenta un mancato contatto con le realtà generazionali, dovrebbe forse chiedersi se si pone

in ascolto di esse per depredarle o per valorizzarle. Alternativa forte, ma che sembra confermata dall’attuale

realtà in cui praticanti e giovani professionisti sono sub-precari e parasubordinati, tenuti a rimborso spese e

vaghe promesse. Dalla prospettiva di giovane praticante, mi verrebbe da dire, “Loro vogliono che ci

chiudiamo? E noi apriamo!”. Apriamo nuovamente alla discussione, al confronto, elaboriamo la protesta,

affermiamola come proposta. Da qui nasce l’incontro organizzato dagli studenti democratici per martedì

prossimo, 4 Maggio, ore 10 alla Sapienza – aula Calasso, Giurisprudenza, sulle lauree abilitanti. Sono stati

invitati il Rettore de “La Sapienza” Luigi Frati, il Preside della facoltà Mario Caravale, il Segretario

Generale dell’ANF, Ester Perifano e la studentessa candidata al CNSU per la lista “UDU” Elisa Lijlijanic.

L’obbiettivo è quello di rendere pubblici da parte delle istituzioni universitarie, come ancora non è accaduto,

i tempi di attuazione e le caratteristiche del progetto. Ciò al fine di confrontarli con le proposte dei giovani

praticanti e studenti. La volontà è quella di portare sul piano attuativo quella che non è una semplice ipotesi

ma una reale possibilità e speranza di migliorare il sistema.

Quella che poi dovrebbe essere una riforma. L’invito è esteso a tutti gli interessati.

Julian Gareth Colabello – 02-05-2010 - Mondoprofessionisti

Il varo di questa riforma è considerato di buon auspicio per l’altra riforma, quella dell’ordinamento forense, che entrata nel vivo sta subendo gravissimi attacchi. “Ad un certo punto, la parola liberalizzazione è stata applicata anche alle professioni e si è cominciato a parlare della necessità di eliminare i supposti ostacoli al loro libero svolgimento. Ricordo che l’Autorità Antitrust ha cominciato a parlare dell’esame di stato come un ostacolo da rimuovere, ma senza evidentemente riflettere sulla circostanza che esso ha un chiaro ancoraggio costituzionale nell’articolo 33. Secondo l’Antitrust, non avremmo diritto di autoregolarci e di esercitare il controllo deontologico interno”. Eppure l’avvocatura svolge un servizio, partecipa al funzionamento della giurisdizione. La riforma della professione, ora in aula al senato, “non è corporativa. Punta a imporre sacrifici ai legali, come l’obbligo di assicurazioni obbligatoria, l’obbligo di formazione continua; punta a garantire una maggiore qualità della prestazione tramite regole di accesso più stringenti, tariffe minime vincolanti che svolgono anche una funzione di evitare sperequazioni tra clienti potenti e comuni cittadini, un controllo deontologico più stringente”. La riunione di ieri con il ministro della giustizia Alfano lascia intravedere speranze visto che i principi nei quali la riforma delle professioni sarà inquadrata coincidono con quelli della riforma forense. “Il nostro compito istituzionale è anche quello di difendere il progetto perché si sta facendo delle parole modernità e concorrenza un uso ideologico”. Alpa ha chiuso il suo intervento con due inviti all’avvocatura: impegnarsi anche per difendere l’università e rimanere fedeli all’etica dell’avvocato, pur nella crisi economica e negli attacchi subiti, per superare le difficoltà del momento.

 

29Venerdì 1 Ottobre 2010P R O F E S S I O N I

Informatica del Cndcec agli iscritti all’albo unico dei contabili sugli adempimenti tributari

Vendite giudiziali, regole chiareC’è il vademecum per il professionista delegato dal giudice

DI ANDREA BONGI

Adempimenti tributari del professionista delegato alle vendite giudiziali in chiaro. Grazie al docu-

mento approvato dal Consiglio nazionale dei dottori commer-cialisti e degli esperti contabili la disciplina trova gli adeguati chiarimenti

Imposta sul valore aggiunto. Se il soggetto esecutato soddi-sfa i requisiti soggettivi previ-sti nell’articolo 1 del dpr 633/72 allora le operazioni di vendita coattiva rientreranno nella di-sciplina dell’Iva. Le maggiori problematiche in questo ambito possono derivare al professionista delegato nelle ipotesi, peraltro le più frequenti in assoluto, nelle quali oggetto dell’esecuzione co-attiva siano dei beni immobili. Il documento in esame ripercorre, brevemente e per linee essenzia-li, lo stato dell’arte in materia di cessioni di beni immobili soggette ad imposta sul valore aggiunto a seconda che si tratti di immobili ad uso abitativo, immobili stru-mentali e terreni. Il professionista

delegato, sulla base delle caratte-ristiche oggettive dell’immobile posto in vendita sarà così chia-mato ad applicare l’imposta sul valore aggiunto secondo l’aliquota propria del bene considerando al-tresì le nuove ipotesi di esenzione introdotte dal dl 223/2006 nonché l’applicazione del cosiddetto re-verse charge nelle situazioni pre-viste dalla decreto ministeriale 25/5/2007 e dalla legge 244/2007. Attenendosi a quanto previsto in alcuni documenti di prassi ema-nati dall’agenzia delle entrate, il delegato alla vendita dovrà pro-cedere alla fatturazione dell’ope-razione in nome e conto del de-

bitore esecutato, e al successivo versamento dell’importo dell’Iva riscossa indipendentemente dalla reperibilità o meno del soggetto esecutato.

Tributo di registro. Essendo la vendita coattiva di immobili un atto soggetto a registrazione in termine fi sso, il professionista delegato dovrà procedere a tale adempimento presso l’uffi cio del-le entrate nella cui circoscrizione ha sede il tribunale che procede all’esecuzione. Tale registrazione deve essere effettuata nei venti giorni successivi alla formazione dell’atto. Nel silenzio normativo

il documento del Cndcec ritiene che il momento dal quale tale termine inizia a decorrere deb-ba essere correlato alla effettiva conoscenza da parte del delegato dell’esistenza giuridica del decre-to. Conoscenza effettiva che nella prassi operativa di molti tribunali si sostanzia in comunicazioni in-formali dalla cancelleria al dele-gato tramite fax, posta elettronica o simili. Così come avviene per l’Iva il delegato provvederà al ver-samento dell’imposta di registro dovuta sulla base del decreto di trasferimento calcolata prenden-do quale base imponibile il prezzo di aggiudicazione.

Imposte ipotecarie e cata-stali. La base imponibile per la determinazione delle imposte ipo-tecarie e catastali è commisurata anche in questo caso al prezzo di aggiudicazione. Nell’ipotesi in cui l’atto fosse esente dal tributo di registro o fosse soggetto in misura fi ssa anche la base imponibile del-le ipocatastali deve essere deter-minata con le stesse modalità.

Sulla base della disposizione contenuta nell’articolo 591-bis, comma 2, n. 11) del c.p.c. il docu-

mento del Cndcec evidenzia come il professionista delegato sembre-rebbe essere il soggetto obbligato al pagamento anche delle imposte ipotecarie e catastali.

Altri tributi indiretti. Il do-cumento in commento esamina brevemente anche le problemati-che che si possono presentare al delegato alla vendita in tema di agevolazione prima casa e conse-guente credito d’imposta nonché per quanto attiene all’Ici dovuta sull’immobile oggetto di esecuzio-ne. Per quanto riguarda il tributo comunale sugli immobili, il docu-mento evidenzia come lo stesso, essendo ancorato al possesso di un diritto reale di godimento sull’immobile, faccia carico al de-bitore esecutato fi no alla data di emissione del decreto di trasfe-rimento. Il documento, elabora-to dall’apposita commissione di studio presieduta dalla dottoressa Nicoletta Mazzagardi, costituisce dunque un utile vademecum ope-rativo per i professionisti delegati alle operazioni di vendita in sosti-tuzione del giudice delle esecuzio-ni ex articolo 591-bis del c.p.c.

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DI IGNAZIO MARINO

Il Tar del Lazio dà una mano agli aspiranti dottori commercia-listi. Con apposita sentenza (n. 30999 depositata il 17 agosto 2010), infatti, il tribunale amministrativo ha intimato al mi-nistero dell’università di adottare, entro trenta giorni, il rego-

lamento con le agevolazioni per i tirocinanti previsto dall’articolo 6, comma 2, del decreto n. 143/2009. La disposizione normativa menzionata stabilisce che: «Due anni di tirocinio possono essere svolti contestualmente al biennio di studi finalizzato al consegui-mento del diploma di laurea specialistica o magistrale qualora sia-no soddisfatte le condizioni fissate dalla convenzione quadro siglata dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e dal ministero dell’istruzione, università e ricerca, di cui all’articolo 43, comma 2, del decreto legislativo n. 139 del 2005». In attesa dell’adozione della predetta convenzione le condizioni minime per lo svolgimento del tirocinio contestualmente alla frequenza del biennio di studi finalizzato al conseguimento del diploma di laurea specialistica o magistrale dovevano essere definite in via provvisoria con decreto di natura non regolamentare del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Provvedimento che però non è mai arrivato e che ha portato cinque praticanti bolognesi in possesso di laurea triennale a ricorrere alla giustizia amministrativa per sentire dichiarare l’illegittimità dell’inerzia del Miur.

Dopo la notifi ca della sentenza, sono quindi già scattati i termini per l’adempimento. In caso di perdurante iner-zia, scrivono i giudici, si potrà procedere, a semplice istanza di parte, alla nomina di un commissario ad acta, che provveda in luogo dell’amministra-zione. La decisione del Tar è stata salutata con favore dall’Unione giovani dottori com-mercialisti ed esperti contabili impegna-ta ieri e oggi a Catania in un convegno nazionale sulla legalità e sulla que-stione giovanile (si legga altro arti-colo in pagina).

Il Tar Lazio ordina al Miur di disciplinare la pratica durante la laurea magistrale, come previsto dal dm 143/09

Commercialisti, il tirocinio all’università

Si è aperto ieri a Catania il convegno dell’Unione nazionale dei giovani dottori commercialisti ed esperti contabili dal titolo «Tra economia e legalità: un equilibrio possibile». ItaliaOggi ha intervista il presidente dell’Ungdcec, Luigi Carunchio.

Domanda. Presidente, quali sono a suo avviso i problemi più urgenti dei giovani dottori com-mercialisti nel nostro paese?

Risposta. L’Italia semplicemente non è in grado di comprendere la strategicità dell’investire sui gio-vani e, quotidianamente, di fatto impedisce loro di

potersi spendere per il paese stesso, che è quin-di inevitabilmente destinato al declino. Perso-nalmente, ho un po di imbarazzo a sedere in

consessi istituzionali e far presente che qui da noi nel mondo delle professioni si è con-siderati giovani fino a 43 anni, quando in altre realtà, come ad esempio l’Inghilterra,

possiamo osservare un primo ministro che a 49 anni lascia il proprio incarico perché

si ritiene troppo vecchio.Proprio per questo stiamo lavo-

rando con forza per conqui-stare il nostro giusto spazio e per portare aria nuova e proporre idee in grado di far ripartire l’intero sistema.

D. Di che cosa ha bisogno oggi il nostro paese?

R. Innanzitutto di profes-sionisti dinamici che sappia-

no coniugare l’apertura alle esigenze di una società multi-

culturale e di una economia tran-snazionale con una deontologia ri-

gorosa che valorizzi il loro ruolo

di garanti della trasparenza e dell’affidabilità dei negozi giuridici.

D. Fra un po’, a Napoli, vi sarà il congresso nazionale del vostro Ordine. Presenterete una vostra mozione «giovane»?

R. A Napoli l’intera categoria si confronterà. Il Consiglio nazionale ha ben impostato il lavoro, pro-ponendo all’attenzione della platea cinque progetti per un paese migliore. Noi, come sindacato che rap-presenta i giovani dottori commercialisti e quindi il futuro della categoria, condividiamo questa im-postazione e facciamo nostre le mozioni proposte dal vertice della categoria in un momento in cui non solo il paese ma anche la professione di dottore commercialista ha bisogno di unità e coesione.

D. Parliamo dell’annoso problema del limite agli incarichi nei collegi sindacali.

R. I controlli di legalità che i collegi sindacali svolgono sulla gestione delle imprese sono un mez-zo fondamentale per garantire il conseguimento degli obbiettivi di trasparenza e fiducia e in tal senso è avvertita l’esigenza di potenziare gli stru-menti della funzione di vigilanza attiva svolta da tali organi. Quindi in queste attività professionali deve valere il concetto basilare che per fare le cose fatte bene occorre il tempo necessario per farle! Ov-vio che non solo è ragionevole, ma assolutamente opportuno introdurre una limitazione nel numero degli incarichi, tenendo in considerazione anche la qualità degli stessi.Su questo tema abbiamo da tempo, con la nostra apposita commissione nazionale, elaborato concre-te proposte sia al governo sia al nostro consiglio nazionale ed abbiamo tenuto un congresso speci-ficatamente dedicato all’argomento. Di più non so al momento che cosa potremmo fare.

Carlo Lo Re

PARLA LUIGI CARUNCHIO, LEADER DELL’UNGDCEC

L’Italia non è un paese per giovani

Luigi Carunchio, presidente dell’Ungdcec

IMPOSTASUL VALORE AGGIUNTO

Fatturazione in nome e conto dell’esecutato;• Versamento del tributo;•

TRIBUTODI REGISTRO

Registrazione del decreto di trasferimento;• Versamento dell’imposta;•

IMPOSTE IPOTECARIA E CATASTALE

Provvede alle trascrizioni e volture catastali;• Versamento dei tributi•

Delegati alle vendite: principali obblighi fi scali

La sentenza sul sito www.italiaoggi.it/docu-menti

Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 -

Professioni Riforma professioni

Benedetta P.Pacelli, Italia Oggi 20/5/2010 pag. 19 La riforma si sdoppia

Si apre un nuovo capitolo per la riforma delle professioni. Che dice addio al sistema duale e alle sezioni B dei laureati triennali. Il testo base di partenza della riforma, depositato martedì scorso nelle commissioni riunite giustizia e attività produttive, riparte, infatti, proprio da questi due passaggi: riformare le professioni regolamentate da una lato, e le associazioni dall'altro, e poi sancire il definitivo azzeramento delle sezioni dei laureati triennali, quelle create con il dpr 328/01, che non hanno mai goduto di grande appeal. In sostanza il nodo del sistema duale, causa nel passato del fallimento di molti tentativi di riforma, sembra essere sciolto. Le intenzioni del parlamento, secondo quanto ha annunciato il relatore al provvedimento Mariagrazia Siliquini (Pdl) sono quelle di separare il lavoro delle commissioni, portando in discussione il testo sulle professioni ordinistiche in commissione giustizia, e proseguendo con la riforma delle non regolamentate in commissione attività produttive, riconoscendo loro il diritto di avere una legge che li inquadri ma su principi diversi. Un percorso che, secondo la Siliquini, non dovrebbe trovare ostacoli neppure nel governo e che anzi è in linea con le intenzioni del ministro della giustizia Angelino Alfano. E proprio sull'incontro avuto con il guardasigilli lo scorso 15 aprile si è soffermato anche Siciliotti: «Ora il compito delle professioni ordinistiche è quello di individuare con chiarezza e coraggio i temi prioritari di discussione attorno ai quali costruire una vera riforma, non qualcosa che possa sembrare una controriforma». Le priorità? L'introduzione di un modello societario ad hoc per i professionisti e una maggiore trasparenza nei procedimenti disciplinari nei confronti degli iscritti che sbagliano.

Riforma forense Pagina 6

*** Avvocati

Riforma professione forense Pietro Ichino (Pd), Italia Oggi (Avvocati Oggi) 26/4/2010 pag. 1 Ecco l'Ordine che vorrei per gli avvocati (estratto intervento in aula del 15/4) Veniamo al problema di cancellare l'immagine del professionista rapace, del rapporto professionale come trappola economica pericolosa per il cittadino. Oggi il cittadino che si rivolge all'avvocato entra in un sistema di rapporti economico-professionali che per lui è pericoloso. In caso di contrasto di interessi o di controversia su quanto sia dovuto all'avvocato come compenso per la sua opera, a giudicare di quel conflitto sono, attraverso l'Ordine, gli avvocati stessi, cioè una delle parti in causa. Questo è il dato attuale e questo è il dato da correggere, e non da confermare come fa il ddl al nostro esame. Occorre dar vita a un Ordine degli avvocati che sia posto non a tutela e promozione degli interessi economici della categoria, ma dell'affidamento della collettività sulla qualità e correttezza della prestazione forense. Questa è la sua funzione: quella che occorre mettere al primo posto nell'articolo 1, e non al quarto posto, lettera d), dove attualmente è collocata. Se questa è la funzione dell'ordine, ed è giusto che sia così, allora l'organo che decide sull'eventuale conflitto tra l'avvocato e il suo cliente non può essere composto solo da avvocati ma quantomeno pariteticamente da avvocati, magistrati e rappresentanti delle associazioni degli utenti, dei consumatori. Questo è il minimo che come avvocati dobbiamo chiedere all'ordinamento, e oggi al Parlamento. Perché qui sto parlando da avvocato, prima che da senatore. Dobbiamo chiedere ed esigere questo per recuperare prestigio, per spogliarci di quella brutta maschera di professionisti preoccupati di tutelare il proprio interesse prima che l'interesse economico del cliente.

Il Sole 24 Ore 16/4/2010 pag. 8 Colpo di freno al Ddl avvocati Primo contraccolpo del progetto di riforma delle professioni sul disegno di legge ad hoc per l'avvocatura. Il testo aveva iniziato ieri il suo iter di discussione autonomo al Senato, dopo il termine di presentazione degli emendamenti fissato per lo scorso mercoledì sera. Ma le opposizioni hanno fatto quadrato chiedendo di sospendere l'esame in attesa di conoscere le reali intenzioni dell'Esecutivo sul progetto di riordino complessivo del comparto professionale. Con tutta probabilità martedì, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, riferirà in Aula al Senato. A questo punto, la presidenza del Senato, accogliendo le istanze di Pd e Udc, ha rinviato la scadenza della presentazione degli emendamenti sulla riforma forense a dopo la comunicazione del Guardasigilli della prossima settimana. «Nei nostri emendamenti– ha spiegato Anna Finocchiaro (Pd) –insisteremo moltissimo sulla questione dei giovani professionisti. In particolare, sulle barriere che questo testo mette anche alla pratica forense e all'equo compenso dei praticanti. Bisogna che i tirocinanti siano pagati quando stanno in uno studio professionale a imparare il mestiere». I professionisti non sono imprese, sottolinea Gianpiero D'Alia (Udc), «ma non ci convince una riforma distaccata da quella europea, nè ci piaccionoi limiti per i giovani che accedono all'avvocatura». Critiche con le opposizioni le Camere penali. «Inaccettabile lo stop chiesto dal Pd. Forse la Finocchiaro –affermano in una nota –è rimasta l'unica a non accorgersi della valanga di accessi indiscriminati di giovani, e meno giovani, alla professione forense che ha devastato la qualità dell'avvocatura». Mentre per l'Ugai (Unione giovani avvocati) sono tardive le parole della Finocchiaro perchè «il Pd sinora non ha fatto nulla per fermare norme incostituzionali e illiberali», sull'accesso, la continuità professionale e le restrizioni sui cassazionisti, «che rischiano di espellere migliaia di giovani dalla professione ».

G.Ventura, Italia Oggi 16/3/2010 pag. 30 Riforma, l'avvocatura rilancia Avvocatura stretta d'assedio da politica e Antitrust. Da un lato, infatti, la categoria è sugli scudi per i tempi lunghi del parlamento e le modifiche al testo della riforma forense prospettate dal presidente del senato, Renato Schifani. Dall'altro, il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, è tornato all'attacco definendo la riforma, al Forum di Cernobbio della Confcommercio, «...talmente restrittiva che non permetterebbe a quasi nessuno che non sia parente di avvocati di accedere a questo lavoro». Per questo, il presidente del consiglio nazionale forense, Guido Alpa, ha usato parole dure nei confronti della politica alla tavola rotonda conclusiva del V congresso di aggiornamento giuridicoforense, che in tre giornate ha visto la partecipazione di 2700 avvocati che si sono aggiornati in ogni branca del diritto. E il presidente dell'Oua, Maurizio de Tilla, ha duramente replicato a Catricalà. La riforma forense. «I tempi lunghi del parlamento e le modifiche al testo della riforma forense così come approvato unitariamente dall'avvocatura mettono a rischio l'efficacia dell'intervento riformatore per qualificare professionalmente e deontologicamente l'avvocatura», si legge nella nota diramata dal Cnf, «E i legali incominciano a chiedersi se la politica non risponda a logiche diverse da quella della mediazione tra contrapposti interessi, che dovrebbe essere un suo preciso compito». «Come mai non c'è stata alcuna levata di scudi delle Autorità di garanzia contro le riforme delle altre professioni, come quella notarile e dei commercialisti?», afferma Alpa. «Come mai Bankitalia correla l'inefficienza della giustizia con il numero degli avvocati e la Banca mondiale degli investimenti fa lo stesso?». Il timore che serpeggia tra i legali, insomma, è che il parlamento non porti in porto la riforma della professione, che il 18 sarà in aula al senato ma sulla quale «gli auspici, nonostante le promesse, non sembrano essere dei più favorevoli». Alessandro Bonzo, consigliere che si è occupato della redazione del testo di riforma, ha evidenziato come alcune delle modifiche apportate dalla commissione giustizia del Senato abbiamo indebolito l'impianto e annacquato il vigore. «Se la riforma non si farà, il pericolo è che si consolidi la situazione di crisi in cui versa attualmente la categoria forense, stretta tra crisi economica e decreto Bersani, che è tutt'ora in vigore», ha sottolineato invece il presidente dell'Oua Maurizio De Tilla. Il quale tra l'altro ha risposto alle critiche di Catricalà. «Ci risiamo è la stessa litania di sempre, come si può parlare di casta e di nepotismo, quando abbiamo in Italia già ora oltre 230 mila avvocati, in Francia sono solo 45 mila, e sapendo, oltretutto, che il numero è destinato a crescere in modo esponenziale». Giuseppe Sileci, presidente dell'Aiga, ha posto una questione relativa alla strategia da adottare nel silenzio della politica: «Andiamo a trattare direttamente con quei poteri che ci vogliono deboli». Gli studi di settore: Al congresso di aggiornamento forense sono stati poi resi noti i dati dell'Agenzia delle entrate e della Sose. Dai quali emerge che nel 2007 e nel 2008, l'83% degli avvocati sono risultati congrui agli studi di settore. Così come il 50% dei professionisti che ha dichiarato redditi inferiori al nove mila euro. «È dunque un segno obiettivo che la categoria professionale contribuisce correttamente rispetto ai redditi prodotti. Eppure, il rapporto tra professionisti e fisco è un rapporto tendenzialmente iniquo», ha sottolineato Claudio Berliri, che segue per conto del Cnf la predisposizione degli studi dei settore. 

30 Sabato 21 Novembre 2009 C O N F E R E N Z A O U A

DI BENEDETTA P. PACELLI E GABRIELE VENTURA

Sulla riforma forense il cantiere resta aperto. E in particolare sul tema dell’accesso con paletti,

che rappresenta uno dei punti irrinunciabili dell’avvocatura. A mettere tutto in discussione è il presidente del Senato, Re-nato Schifani, che si appresta a esaminare il testo di riordi-no dell’avvocatura approvato dalla Commissione giustizia mercoledì scorso e approdato in Aula. Lo ha detto ieri alla VI conferenza dell’avvocatura targata Oua, che si chiuderà oggi a Roma. Schifani, nel me-rito, è stato chiaro: «Occorre riflettere se alcune modifiche, contenute nel disegno di legge

in discussione al Senato, in-cidono in misura in qualche modo limitativa su quanti, in giovane età, si accingono a intraprendere questa pro-fessione così delicata e di altissima valenza morale». «Occorre che i giovani meri-tevoli», ha sottolineato, «ven-gano adeguatamente tutelati con disposizioni che agevolino il loro percorso formativo, per consentire loro di crescere e di raggiungere gli stessi risulta-ti e obiettivi che avvocati, che svolgono da tempo la profes-sione, hanno già conseguito. Con questo spirito, sono con-vinto che sul ddl già esitato dalla commissione giustizia in Senato, l’aula di Palazzo Madama saprà esaminare con attenzione alcuni delica-

ti passaggi che toccano alcuni aspetti relativi alla loro pro-gressione in carriera». «Biso-gna guardare con attenzione ai giovani», ha ribadito ancora la seconda carica dello stato. «La loro selezione dovrà co-

niugare la meritocrazia con la disponibilità della classe fo-rense ad arricchirsi di nuove risorse umane che costituisco-no sempre un patrimonio del-le professioni e dello scibile». Ma a infiammare le speranze dell’avvocatura ci ha pensato il ministro della giustizia, An-gelino Alfano, che alla platea di 1.500 avvocati ha ribadito che la riforma forense sarà approvata da Senato e Came-ra così com’è. «Diventerà ri-forma del Parlamento la rifor-ma proposta dagli avvocati», ha ribadito. E ha apprezzato la riforma soprattutto perché lancia una grande sfida per gli studi legali italiani, «che devono fermare l’aggressio-ne delle firm internazionali». «Perché gli studi stranieri che vengono in Italia voglio-no affermare il loro primato lasciando all’avvocatura ita-liana le liti di serie B», ha detto senza mezze misure. Per il Guardasigilli, al contrario, sono i grandi studi italiani a dover affermarsi in Euro-pa. Mentre le boutique legali non possono essere sostituite

nella loro caratterizzazione principale, che è il rapporto fiduciario avvocato-cliente. «È la forza dei cognomi», ha af-fermato, «che rendono grandi i nostri studi. Rispetto ai 27 paesi dell’Unione europea la cultura giuridica italiana ha infatti assoluta prevalenza nell’ambito del diritto euro-peo. Gran parte di questi pa-esi sono aggredibili dai nostri studi importanti e anche da quelli in fase di crescita, se-guendo il percorso delle im-prese italiane che esportano all’estero. Dobbiamo dar vita a una vera competizione lega-le in Europa».

L’accesso

Sul tema dell’accesso alla professione il presidente dell’Oua, Maurizio de Tilla, non ammette vie di mezzo. «Oggi in Italia ci sono oltre 230 mila avvocati», ha detto, «in attesa da settanta anni di una nuova legge professiona-le moderna e competitiva. Fi-nalmente l’avvocatura, spesso divisa al suo interno, ha dato

prova di saggezza consegnan-do al Governo e al Parlamen-to una proposta unitaria che si articola su principi ben precisi: ristabilire l’indero-gabilità dei minimi tariffari, ripristinare il divieto di patto quota-lite, prevedere l’esclusi-

vità della consulenza legale e non ammettere le società di capitale e con soci di solo ca-pitale». «Si chiede, inoltre», ha sottolineato il presidente dell’Oua, «che si l’introduca il numero chiuso all’università e l’accesso programmato alle scuole di formazione forense, ma anche che si definiscano con rigore i criteri della for-mazione continua e dell’ag-giornamento permanente. È necessaria la previsione di

Alla conferenza dell’Organismo unitario

Riforma forense Schifani e Alfano

La legge di principi in materia di professio-ni accoglie il consen-so degli ordini pro-

fessionali. L’apertura fatta dal ministro della giustizia Angelino Alfano, durante la conferenza annuale dei com-mercialisti e degli esperti contabili, di procedere ver-so la strada di una riforma di principi che affidi, poi, a singoli ordinamenti il compi-to di stabilire le specificità di ogni singola professione, piace agli ordini professio-nali. Che nella giornata di ieri, in occasione della VI conferenza dell’Organismo unitario dell’avvocatura, lo hanno ribadito senza troppi giri di parole evidenziando l’opportunità di una legge costituita appunto su due livelli. Un approccio, quin-di, completamente diverso da quello annunciato dallo stesso guardasigilli oltre un anno fa quando, all’indomani del suo insediamento, aveva dichiarato di voler procedere ad una riforma per aree di competenza. Si riapre quindi con l’uffi-cialità del governo, l’infinito cantiere, in movimento da oltre 15 anni, della riforma delle professioni, complici non solo le audizioni in com-

SULLE PROFESSIONI...

Ai presidenti degli ordini piace la legge

nd

Renato Schifani

Maurizio de Tilla

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Una storia infi nita

1997 - L’Antitrust rileva un sistema professionale troppo rigido su accesso, barriere territoriali e tariffe minime.

1999 - Piero Fassino, guardasigilli, prova a riformare il sistema. L’intento naufraga.

2003 - A fare la riforma ci prova il sottosegretario alla giustizia Michele Vietti. C’è un testo condiviso, ma un fronte trasversale dice no.

2005 - Scende in campo Roberto Castelli, guardasigilli. Troppo tardi, fi nisce la legislatura.

2005 - L’Antitrust avverte che il sistema è ancora ingessato. E chiede una riforma urgente.

2005 - La Commissione europea avvia tre procedure di infrazione nei confronti dell’Italia su avvocati, architetti, ingegneri.

2006 – Il Parlamento approvata prima legge sulle liberalizzazioni. Via i minimi tariffari e i divieti su pubblicità e società. Gli ordini devono adeguare i propri codici deontologici entro il primo gennaio 2007. Si chiudono così le procedure di infrazione.

2006 - Il consiglio dei ministri approva un disegno di legge delega.

2007 - Il ddl del ministro della giustizia, Clemente Mastella, passa all’esame della Camera.

2007 - A gennaio parte la nuova indagine conoscitiva dell’Antitrust per verifi care l’aggiornamento dei codici deontologici delle categorie.

2007 - A marzo il garante Antonio Catricalà riferisce alla Camera sull’indagine: la situazione è sconfortante, gli ordini affossano l’apertura alla concorrenza. Parte una nuova richiesta di adegueamento.

2007 - A novembre la situazione non è cambiata. L’Autorithy dà un aggiornamento: le professioni resistono al cambiamento. Intanto la riforma resta impantanata alla Camera.

2008 - Conclusa ad aprile l’indagine conoscitiva. Il garante denuncia pochi cambiamenti rispetto al passato e prepara l’ennesimo appello a riformare il sistema per la nuova compagine governativa che si sta per formare.

2008 – Ad agosto ministro della giustizia Angelino Alfano apre le porte alla riforma delle professioni a comparti. E chiede a dottori commercialisti, avvocati e notai di proporre dei testi condivisi.

2009 – A ottobre parte l’indagine conoscitiva alla camera per arrivare ad un testo di principi per tutte le professioni. Nel frattempo molte categorie (avvocatura in testa) hanno presentato singoli progetti di riforma

2009 – A Novembre il guardasigilli Alfano cambia idea. E avalla l’idea di una riforma di principi.

Occorre rifl ettere se alcune modifi che sono limitative per il futuro dei giovani

31Sabato 21 Novembre 2009SabaC O N F E R E N Z A O U A

titoli di specializzazione come elemento di ulteriore qualifi-cazione e sicurezza del servizio dell’avvocato. Per l’iscrizione all’albo, inoltre, si deve fi ssare il limite massimo di 50 anni d’età e si deve possedere il certifi ca-to di abilitazione valido entro i cinque anni. Serve, inoltre, che ci sia continuità ed effettivi-tà nell’esercizio dell’attività e l’applicazione dei criteri stabi-liti dalla Cassa forense. Auspi-chiamo che questo progetto di legge sia approvato velocemen-te, senza essere stravolto da chi vorrebbe trasformare una libe-ra professione, prima garanzia per i cittadini, in una categoria professionale ostaggio di questo o quel gruppo economico». Alla conferenza dell’Oua è interve-nuto anche il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, che ha posto l’ac-cento sulla necessità di indi-pendenza e autonomia dell’av-vocatura. Anche dall’esecutivo. «Se l’ordinamento dell’avvoca-tura si regge sul sistema or-dinistico e sul Cnf, mi chiedo perché allora non riconoscere alla stessa avvocatura il pote-

re di regolamentare la propria professione», ha spiegato Alpa riferendosi alla previsione del testo che assegna al ministro della giustizia il potere di ap-provare i regolamenti attuativi

della riforma. «Vorremmo ora leggere la riforma in Gazzetta Uffi ciale», ha aggiunto il presi-dente del Cnf, «è una riforma che non arreca privilegi agli avvocati, come erroneamente viene riferito. Non è una rifor-ma corporativa ma comporterà piuttosto alcuni sacrifici: un accesso più difficile, l’aggior-namento per tutta la durata della carriera, l’assicurazione obbligatoria a copertura degli eventuali errori professionali; gli Ordini saranno chiamati a

svolgere compiti anche socia-li, come nella conciliazione». I giovani avvocati dell’Aiga, invece, contestano la mancata previsione dell’equo compenso per i praticanti. «Nel testo che abbiamo consegnato alla poli-tica la norma era presente», afferma il presidente Giuseppe Sileci, «ma è stata rimossa dal parlamento. Sul numero chiu-so all’università, invece, siamo convinti che questo paese ne abbia bisogno». Resta critica la posizione dell’Associazione nazionale forense. «Il ddl deve essere migliorato», dice il segre-tario nazionale, Ester Perifano, «L’esame a tappe forzate ha pro-vocato più di una incongruenza, in particolare sul procedimento disciplinare e l’accesso per i gio-vani».

L’avvocatura come soggetto costituzionale

Se all’interno dell’avvocatu-ra c’è unità di intenti sulla ri-forma forense, non altrettanto può dirsi per quanto riguarda la richiesta di modifica della Costituzionale per riconoscere

pari dignità ad avvocati e magi-strati. Battaglia che al momen-to sta combattendo solo l’Oua. Il Cnf, da una parte, resta sulla sua posizione storica, e cioè che l’avvocatura è già riconosciuta come soggetto costituzionale. Mentre l’Unione delle camere penali ha attaccato duramente l’Organismo unitario dell’av-vocatura e il suo presidente de Tilla. «La costituzionalizzazio-ne dell’avvocatura è il cavallo di Troia per non fare le riforme. L’Oua non rappresenta che se stessa», si legge nella nota di-ramata dal presidente e dal vicepresidente Ucpi, Oreste Dominioni e Renato Borzo-ne. «La vera rappresentan-za dell’avvocatura, come ha dimostrato il metodo di lavoro che ha portato alle proposte dell’avvoca-tura sulla nuova legge pro-fessionale appena approvata dalla Commissione Giustizia del Senato», prosegue la nota, «è quella plurale delle associa-zioni forensi e degli ordini

che costituiscono l’articolazione culturale, politica e territoriale dell’avvocatura nel Paese e che riconoscono il ruolo istituziona-le del Cnf».

La riforma della previdenza forense

La Cassa di previdenza e assistenza forense, guidata da Marco Ubertini, ha poi comuni-cato ieri, nel corso della confe-renza dell’Oua, che è pervenuta la comunicazione ufficiale dal parte del ministero del lavoro (prot. 24/IX/0021733) circa l’in-tervenuta approvazione della riforma previdenziale forense. L’approvazione prevede una ri-modulazione dello scalone per l’aumento a 70 anni dell’età pensionabile, con entrata a regi-me nel 2021 e un limite tempo-rale di sei anni all’aumento dal

2 al 4% dell’aliquo-ta per il calcolo

del contributo integrativo, con veri -fica dopo il secondo b i l a n c i o tecnico.

dell’avvocatura critiche al testo (e non solo)

in evoluzione,su fronti opposti

missioni cultura in materia, ma soprattutto il via libera in commis-sione giustizia del senato della ri-

forma dell’ordinamento forense. Ma si riparte in un altro modo. Con una legge snella, composta da circa una dozzina di articoli e da puri principi che definirà in modo chiaro cosa si intende per professione intellettua-le, mettendo nero su bianco i confini: dal sistema di accesso a quello della formazione, dalle disposizioni sul tirocinio a quelle sulle tariffe, dalle agevolazioni fiscali alle responsabi-lità civile. Principi inderogabili a cui seguiranno singoli decreti legislativi di delega che stabiliranno poi le spe-cificità di ogni singola professione. Una prospettiva di riforma che, per le categorie professionali, infatti, ben si accorda con l’iniziativa par-lamentare in commissione giustizia della Camera dove sono in corso le audizioni per aree professionali di competenza. Ma una prospettiva che soprattutto mette d’accordo tutti. Perché, come dice Mariagrazia Siliquini, relatore in commissione giustizia della came-ra sulla riforma delle professioni, «il concetto di fondo di una legge così concepita è vincete: questa legge mette al riparo le professioni da nuo-ve bufere ideologiche che potrebbero esserci anche nel futuro. E il tutto tenendo conto anche delle direttive europee». Una quadratura del cer-chio che per Andrea Bonechi con-sigliere dell’ordine dei dottori com-

mercialisti e degli esperti contabili, «è rappresentata proprio da questa sinergia tra una riforma parlamen-tare che fissa i principi uniformi per le professioni intellettuali e quello che poi si farà in relazione alle fun-zioni e alle competenze delle singole professioni, ovviamente per comparti omogenei». È importante soprattut-to, precisa ancora il consigliere dei dottori commercialisti ed esperti contabili, «l’appoggio di Alfano per un’ iniziativa che ridisegna in modo riformatore i principi fondanti delle professioni intellettuali. E che, fa-cendo saldi questi, non potranno es-sere confuse con altri soggetti». Il che vuol dire, in sostanza, da una parte mettere in chiaro che le professioni intellettuali sono collegate ad una formazione ben definita e all’esame di stato, dall’altro dire addio al vec-chio sistema duale che aveva fino ad ora caratterizzato qualsiasi approc-cio riformatore. E la linea tracciata da Alfano è anche quella che il Comi-tato unitario delle professioni (Cup) aveva auspicato proprio nell’audizio-ne in commissione giustizia alla Ca-mera di pochi giorni fa. «Abbiamo ri-badito», spiega il presidente del Cup Marina Calderone, «l’opportunità di una riforma di principi che indichi le linee di convergenza di tutte le pro-fessioni declinando poi, attraverso decreti legislativi di delega sentiti i pareri dei consigli nazionali, le spe-cificità di ogni singola professione. «Abbiamo chiesto, precisa ancora, «di

non affidare alla delega il compito di distribuire le competenze. Ma attenzio-ne, precisa la Calderone, «se ci dovesse essere una riorganizzazione di com-petenze o di albi, questo non dovrà comportare una rivisitazione di competenze profes-sionali di altri ordini esistenti, sottrarre in-somma competenze ad una categoria che per legge già ce l’ha». Ad accogliere favorevol-mente la strada di una legge di principi è anche Paolo Piccoli, presidente del Consiglio nazionale del notariato: «siamo favorevo-li», dice Piccoli, «ad una legge che definisca i principi di una riforma per le professioni rego-lamentate. Anche alla luce del dibat-tito svolto in questi anni e tenendo conto dei chiarimenti dell’Unione europea a proposito di percorsi for-mativi e selettivi che garantiscono le professioni ordinistiche, l’ipotesi del-la riforma complessiva che riguardi tutto il sistema ha dimostrato di non poter procedere. Piccoli ricorda come il notariato, da parte sua, abbia già anticipato moltissimi temi della ri-forma. In ogni caso, chiude, «abbiamo comunque dato la nostra disponibi-lità a lavorare sulle altre questioni da risolvere».

di principi

ccdrl

Lf

aM

Angelino Alfano

Guido Alpa

In Italia 230 mila avvocati in attesa

da 70 anni di una nuova legge

professionale

Gd, Raciti: "Bloccare ddl sulla riforma dell'Avvocatura" 10/03/2010

“La forzatura dell’Ordine degli Avvocati, che chiede la discussione della riforma per il 18 Marzo, è

inaccettabile”, dichiara il Segretario Nazionale dei Giovani Democratici Fausto Raciti. “Mi appello

al Segretario Bersani, affinché il gruppo PD al Senato si impegni a bloccare un disegno di legge che

vessa i giovani praticanti e professionisti, e che non si pone minimamente il problema di rendere

l’avvocatura italiana più concorrenziale e in linea con gli standard europei e globali”. “ Siamo

sempre stati convinti che una riforma non solo dell’Avvocatura ma di tutte le professioni sia utile e

necessaria – spiega Raciti -, ma i nostri inviti al dialogo sono rimasti senza risposta. Di fatto il testo

di legge che il Senato si appresta a discutere è identico a quello per cui scendemmo in piazza a

Novembre.”. Raciti chiude ricordando e ammonendo “Il giorno della manifestazione ricevemmo

attestati di solidarietà da parte di molti esponenti del PD. Ora è il momento di dimostrare con i fatti

la vicinanza alla nostra battaglia. Il PD voti in maniera contraria al disegno di legge e spinga

affinché si riapra il tavolo di discussione sulla riforma.”

Gd, Raciti: “Aderiamo alla manifestazione di protesta del 28 Novembre contro la riforma

dell’accesso alla professione forense” 19/11/2009

“L'atteggiamento del Governo e di parte dell'opposizione sulla Riforma dell'Avvocatura è

inaccettabile. Non si può spingere per la rapida approvazione di un testo che non è stato in alcun

modo né presentato né discusso con chi subirà le conseguenze più pesanti della Riforma, ovvero gli

studenti universitari e i giovani praticanti ed avvocati. Come organizzazione giovanile ci sentiamo

in dovere di reagire per tutelare i loro interessi, per questo aderiamo con convinzione alla

manifestazione del 28 Novembre a Piazza Navona. Vogliamo dare un forte segnale sia al governo

che al nostro Partito, le nuove generazioni non devono essere abbandonate.” Così Fausto Raciti,

Segretario Nazionale dei GD che rilancia “ Saremo in tanti, da tutta Italia. Contestualmente

presenteremo un ddl di iniziativa popolare che raccolga le proposte che abbiamo elaborato in questi

mesi, dalla disciplina contrattuale del praticantato alla necessità di integrare la formazione

professionale con quella universitaria. La priorità è accorciare i tempi di accesso e garantire a tutti

le pari opportunità, in linea con i modelli adottati in tutto il resto di Europa. Su questi punti –

assicura - non resteremo in silenzio.”

La riforma per l'accesso alla professione non piace

ai giovani praticanti avvocati

di Massimiliano Nespola – Articolo 21.info

Gli avvocati italiani sono quasi 160.000. Ventimila in più di quelli tedeschi, 25.000 più che in

Spagna. L’unico dato particolarmente rilevante a livello comparativo è quello della Francia, dove

sono intorno ai 30.000. In realtà analizzando la situazione europea è più anomalo il dato francese di

quello italiano. Però questo non vuol dire che il problema non esista, sia per l’accesso che per

l´esercizio della professione. Il fatto è che l’intero sistema è rimasto invariato, salvo piccoli

accorgimenti, dal 1933. Un sistema che negli ultimi decenni ha prodotto un overload di formazione

ed accesso alla professione. Un difetto sistemico così marcato richiede di concepire ex novo sia le

logiche di accesso che di esercizio della professione. Ne abbiamo parlato con Julian Colabello,

praticante avvocato, esponente dei Giovani democratici.

Numero chiuso per l’accesso alla professione forense. Scuole private durante la pratica,

obbligatorie e a pagamento. Nuove modalità per l’esame di Stato: lo si può sostenere al

massimo 3 volte e fino a 50 anni, senza l’aiuto dei codici commentati. La riforma in

discussione cosa vuol cambiare? La riforma che si sta portando avanti – come ammesso sia da Guido Alpa che da Giuseppe Sileci,

Presidente dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati – si ferma solo al livello post laurea. Non

c’è invece nessun intervento rispetto alla formazione universitaria. Una serie di interessi forti

impedisce di intervenire su questo aspetto. Una riforma vera avrebbe bisogno di un coraggio che

oggi non c’è, per cambiare veramente le cose. Per usare una metafora, la crisi dell’attuale

avvocatura richiederebbe un intervento che tracci un nuovo corso del fiume. L’attuale riforma

invece non fa che costruire una diga ancora più alta. Così facendo si danneggiano tanti ragazzi

meritevoli in modo indiscriminato e su base economica e classista. Al di là dei test di ingresso, che

ho sempre ritenuto uno strumento opinabile, come è possibile che non si tengano in nessun conto i

tempi di accesso alla professione? Tornando al dato comparativo, in Francia si diventa avvocati a 24

anni, addirittura in Inghilterra a 23, mentre oggi in Italia si vuole proporre che dopo essersi laureati

a 24, 25, o anche 26 anni, i ragazzi dovrebbero fare altri due anni di praticantato pagandosi le scuole

forensi e senza alcuna possibilità di percepire un reddito. È praticamente una falcidia che forse

otterrà gli effetti sperati a breve termine ma che alla lunga produrrà un blocco della mobilità sociale

all´interno della professione. Questo non potrà che abbassare il livello qualitativo dei giovani

avvocati.

Possibile che nessuno abbia sollevato la questione nelle sedi istituzionali? Una delle poche norme che il Consiglio nazionale forense aveva proposto e che la Commissione

Giustizia del Senato ha bloccato è stata proprio quella sul compenso, previsto in via generica e dopo

un anno, per i praticanti. Il senatore Casson aveva chiesto di mantenerla, ma alla fine l’opposizione

si è astenuta e il testo è passato in Commissione con i voti favorevoli della maggioranza. In questo

senso la nostra battaglia ha anche lo scopo di chiedere a Partito democratico un’opposizione più

netta.

L’attuale proposta di riforma sembra voler cancellare anche le liberalizzazioni introdotte da

Bersani, reintroducendo ad esempio i minimi tariffari. Anche questo è un motivo della vostra

protesta? Le norme volute da Bersani hanno avuto il pregio di muovere una situazione incancrenita e sono

comunque state deviate, eseguite a metà. Ad ogni modo, l’abbattimento completo dei minimi

tariffari e l’inserimento senza limiti del patto di quota lite – quello tra la parte e l´avvocato sulla

percentuale che verrà pagata al professionista in caso di successo della causa – è avvenuto in un

contesto, quello italiano, dove gli studi legali sono per la maggior parte piccoli o medi, a differenza

che in America o in Inghilterra. Il problema che si è creato riguarda il rapporto tra avvocati e i

grandi soggetti economici: banche e assicurazioni, per esempio. Un avvocato non ha un grande

potere contrattuale nei confronti dei grandi poteri economici, a meno che non abbia lui stesso

grande potere. Eliminati completamente i minimi tariffari, le parcelle degli avvocati sono state

decurtate del 20% da parte di molte banche e assicurazioni. E nessun avvocato si è opposto, perché

avrebbe perso un grosso cliente. L’avvocatura, e a maggior ragione i giovani avvocati, hanno

dovuto quindi subire il peso contrattuale dei clienti più importanti. In questo senso la reintroduzione

dei minimi tariffari potrebbe avere un senso. Ma…

Dica…

…Ma molto meno senso avrebbero se il rapporto non riguardasse grandi imprese o enti pubblici ma

singoli imprenditori e consumatori. Qui il mercato dovrebbe essere aperto alla competizione e

consentire lo sviluppo di una sana concorrenza anche al ribasso, visto che a parità di potere

contrattuale è più difficile che la situazione si sbilanci a favore di una piuttosto che di un’altra parte.

Il problema dell’attuale riforma, a mio avviso, è che reintroduce i minimi tariffari tout court. Una

norma che simboleggia tutto il disperato slancio di una parte dell’avvocatura che vorrebbe

conservare ed ampliare i propri privilegi corporativi.

Perché lo definisce disperato?

Perché molte parti di essa – mio modesto parere – saranno giudicate in contrasto con le normative

europee vigenti e ancor di più con quelle che entreranno a breve in vigore. Penso agli interventi che

riguarderanno in generale il mercato del lavoro.

Allora non c’è pericolo.

Vedi, il problema non è impedire la riforma. È farne una migliore.

Una riforma migliore è possibile?

Non solo, è necessaria. Ma per essere efficace e duratura deve essere coerente e fondata su principi

condivisi. Riprendendo il discorso sui minimi tariffari, se riconosciamo da un lato che il

professionista nei confronti delle grandi imprese può essere considerato un soggetto in un certo

senso debole, allora bisogna a maggior ragione riconoscere che i neolaureati non hanno nessun peso

contrattuale nei confronti degli studi dove svolgono la pratica. In ogni mercato sano ci vogliono

regole che favoriscano i soggetti più deboli. Senza regole vince sempre il più forte.

Voi proponete anche il contratto di praticantato.

Esatto. Il praticantato ha caratteristiche eterogenee, è insieme un lavoro ed un periodo di

formazione. Ciò non toglie che in entrambi i casi dovrebbe essere certificato da contratto. Sia per

una maggior serietà della pratica sia per fornire uno strumento che garantisca le tutele minime al

praticante, sia economiche, che previdenziali, che assicurative.

Non si rischia che molti studi legali smettano di prendere praticanti?

Sempre meglio di quello che accade oggi, dove gli studi licenziano le segretarie e le sostituiscono

con i praticanti a costo zero. Ripeto, io non credo nel numero chiuso, ma qualsiasi lavoro serio è

selettivo. Preferisco perciò pensare ad un sistema in cui vengo preso perché valgo che ad uno in cui

vengo scelto perché posso essere sfruttato. Ad ogni modo, nella bozza di legge che vorremmo

lanciare come iniziativa popolare prevediamo che tutte le spese degli studi a favore dei praticanti

siano fiscalmente detraibili nella loro complessità in quanto considerate contributi alla formazione.

In questo modo l’impatto non sarebbe così drammatico. E poi, parliamoci chiaro, se il problema è

dare 700-800 euro ad un praticante, vuol dire che c’è una volontà di fondo che mira a spremere il

più possibile le nuove generazioni. Inoltre bisognerebbe dare la possibilità ai ragazzi di fare la

pratica sia presso gli uffici giudiziari che presso la PA, oltre che presso gli studi legali. In questo

modo si migliorerebbe sia la formazione che la tutela dei giovani praticanti. L’Ordine degli

Avvocati di Roma ha mosso passi importanti in questo senso.

Insomma, più tutele e tempi di accesso più brevi…

Non solo, anche l’istituzione di borse di studio e finanziamenti per i più meritevoli. In questo il

ruolo delle università dovrebbe essere centrale. Garantire continuità tra gli studi universitari e la

formazione professionale è imprescindibile, sia per garantire i più deboli ma meritevoli che per fare

in modo che il percorso sia più celere e serio. Non si capisce perché non ci siano corsi universitari

ad indirizzo forense che consentano di svolgere una parte della pratica già durante l’università. Ad

economia si sta sperimentando con successo qualcosa del genere per i commercialisti, perché non

cogliere l’occasione per allargare la sperimentazione?

Crede che tutto ciò possa trovare spazio in parlamento come tra gli avvocati?

Penso che il fronte a favore dell’attuale riforma sia molto meno compatto di quanto sembri. Molti

riconoscono le criticità dell’attuale disegno di legge. Noi ci siamo mossi per primi in una nuova

direzione, ora staremo a vedere cosa succederà.

In piazza contro la riforma dell'Avvocatura

di Lorenzo De Cicco

In migliaia avevano aderito su internet, e ieri in piazza Farnese a Roma si sono riversati studenti di

tutta Italia per aderire alla manifestazione nazionale contro la riforma dell'Avvocatura indetta dai

Giovani Democratici, Cgil e Ugai (Unione Giovani Avvocati Italiani). Alla manifestazione hanno

aderito anche i Radicali Italiani, gli studenti Luca Coscioni, e decine di sigle di associazioni

studentesche dei principali atenei del Paese (Roma, Napoli e Milano in testa).

Gli studenti sono scesi in piazza contro il disegno di legge presentato dal senatore Mugnai (Pdl) per

il riordino della professione di avvocato, che il ministro Alfano vorrebbe inserire nella riforma della

Giustizia. Le novità principali della manovra sono l’introduzione, durante il periodo di pratica, di

scuole forensi obbligatorie e a pagamento, un test di preselezione al momento dell’iscrizione

all’albo dei praticanti, il reddito minimo per rimanere iscritti all'albo con la reintroduzione dei

minimi tariffari, il rafforzamento del ruolo degli ordini nei procedimenti disciplinari e nello

svolgimento dell'esame di abilitazione.

Universitari, praticanti e giovani avvocati di Roma, Salerno, Torre Annunziata, Milano, Lecce,

Urbino, hanno preso parte alla protesta nonostante il sindaco di Roma Alemanno avesse chiesto lo

spostamento della manifestazione (inizialmente convocata a Piazza Navona) a due giorni dal suo

svolgimento, nonostante l'autorizzazione della Questura.

“Come organizzazione giovanile – spiega il segretario nazionale dei Giovani del Pd, Fausto Raciti -

ci sentiamo in dovere di reagire. Vogliamo dare un forte segnale sia al governo che al nostro Partito:

le nuove generazioni non devono essere abbandonate”. “Presenteremo un ddl di iniziativa popolare

che raccolga le proposte che abbiamo elaborato in questi mesi: la priorità è accorciare i tempi di

accesso e garantire a tutti le pari opportunità, in linea con i modelli adottati in tutto il resto di

Europa. Su questi punti – assicura - non resteremo in silenzio.” Non solo “no” dunque dalla

manifestazione, ma anche proposte concrete per migliorare l'accesso alla professione: riduzione dei

tempi, formazione forense durante l'università, disciplina contrattuale del praticantato, sostegni

economici a studenti e tutele assicurative per i praticanti.

“I praticanti hanno mostrato il loro libretto della pratica, un libretto verde in cartoncino,

sventolandolo in aria come simbolo del loro stato di precarietà e malessere – racconta Julian

Colabello, praticante avvocato, uno dei promotori della protesta - Gli studenti invece hanno portato

il loro manuale di procedura civile, l’esame notoriamente più difficile del percorso universitario,

che hanno tenuto sopra la testa come metafora del peso e dei sacrifici che gli studenti devono

affrontare ogni giorno, già prima di intraprendere il duro percorso del praticantato”.

Anche il centro-destra è spaccato: “Non ci vengano a dire che siamo i soliti comunisti – alzano la

voce alcuni ragazzi di Libertiamo, il movimento politico vicino al deputato del Pdl Benedetto Della

Vedova, schieratosi contro il ddl Mugnai – Non è una riforma. È un attacco contro lo spirito del

Popolo della Libertà. Siamo sicuri che convenga portare a casa una legge che piace alla

corporazione forense, ma distrugge le premesse ideali e riformiste del berlusconismo classico,

quello che ha allevato una generazione di autonomi e partite Iva?”

Durante la manifestazione arriva anche la solidarietà del Partito Democratico: “Il disegno di legge –

si legge nella nota di Stefano Fassina, segreteria Pd – rappresenta un evidente passo indietro rispetto

alle norme introdotte nel 2006 dall’allora ministro Bersani. Se il testo diventerà legge, ne faranno le

spese i cittadini, le imprese ed i giovani avvocati. La contro-riforma peserà negativamente

sull'equità, sulla mobilità sociale, sulla distribuzione del reddito e sulla competitività dell'Italia. Il

Partito Democratico è per una riforma organica di tutti gli ordini professionali e di tutte le

professioni secondo i principi guida contenuti nelle misure di liberalizzazione realizzate nel 2006

dal Governo Prodi”.

29 novembre 2009 – L’Unità

PROFESSIONISTI - ORDINI E PENSIONI

Riforma degli avvocati , è polemica

No di Confindustria: è contro il mercato

Possibile slittamento dell’esame al 2010

ROMA - Parte al rallentatore la riforma dell’ordinamento forense il cui esame in aula al

Senato potrebbe slittare al 2010 per lasciare spazio al disegno di legge sul processo breve. La legge,

attesa da 236 mila avvocati, ridisegna la professione legale dalla A alla Z: confermati gli esami più

severi per l’accesso, l’albo selettivo e la reintroduzione delle tariffe minime mentre cade, almeno

per ora, la soglia minima di reddito per potersi iscrivere all’ordine.

Il provvedimento è passato in commissione Giustizia con un voto bipartisan. L’Udc, tuttavia,

ha scelto l’astensione perché, ha spiegato Gianpiero D’Alia, «la mancata calendarizzazione in aula

evidenzia l’esigenza della maggioranza di lasciare il campo libero all’approvazione, prima di Nata-

le, del ddl Gasparri sul processo breve». Invece Giuseppe Valentino (Pdl), relatore dei due

provvedimenti, minimizza. «Nell’affidare il mandato al relatore per l’aula c’è comunque l’impegno

ad accelerare i tempi». E anche il presidente della commissione, Filippo Berselli (Pdl) rassicura gli

avvocati pur non potendo offrire una data certa. Il testo di 65 articoli varato ieri ha incassato il

plauso del presidente del Consiglio nazionale forense, professor Guido Alpa, che ha parlato di «una

riforma senza spirito corporativo».

Alpa ha anche tentato di fugare le preoccupazioni della Confindustria che da tempo aveva

bocciato le norme sull’esclusività dell’attività legale: «Alcuni emendamenti approvati al Senato

sono contrari ai principi del libero mercato perché queste norme potrebbero impedire alle asso-

ciazioni d’imprese di assistere sul piano legale i propri associati ». Confindustria, quindi, è tornata a

chiedere una modifica in aula. Critiche, poi, arrivano dall’Associazione nazionale forense («La ri-

forma nasce già vecchia»), dai giovani avvocati dell’Ugai («Approvata una controriforma contro i

cittadini») e dalla senatrice del Pd Silvia Della Monica («Riforma carente e corporativa»). Invece,

per Maurizio De Tilla (Oua) «la commissione ha avuto coraggio »: ora «il prossimo passo è il

numero programmato dalle Università alla professione».

Dino Martirano

19 novembre 2009 – Corriere della Sera

L’Antitrust: “Ordini professionali agiscono

come caste”

Architetti, avvocati, consulenti del lavoro, farmacisti, geologi, geometri, giornalisti, ingegneri,

medici e odontoiatri, notai, periti industriali, psicologi, dottori commercialisti ed esperti contabili.

Ordini professionali che, secondo l’Antitrust, agiscono come delle “caste”. Con privilegi

ingiustificati e un’elevata resistenza al cambiamento. L’organismo che vigila sulla concorrenza ha

terminato un’indagine in corso dal 2007 sugli ordini professionali. E per il garante il risultato è

preoccupante: “Dall’indagine conoscitiva su 13 ordini professionali, avviata a gennaio 2007 e

emerge una scarsa propensione delle categorie, sia pur con positive eccezioni, ad accogliere nei

codici deontologici quelle innovazioni necessarie per aumentare la spinta competitiva all’interno dei

singoli comparti”. Anzi, ”la liberalizzazione della pattuizione del compenso del professionista, la

possibilità di fare pubblicità informativa e di costituire società multidisciplinari - si legge nelle

conclusioni - non sono state colte come importanti opportunità di crescita ma come un ostacolo allo

svolgimento della professione”. Gli ordini, secondo l’Antitrust, non possono più tardare

nell’adeguarsi alle normative europee. Così il garante invita ad agire con gli strumenti legislativi

contro l’immobilismo degli ordini. E propone alcune modifiche “necessarie”, come “prevedere

percorsi più agevoli di accesso alle professioni” attraverso corsi universitari e “tirocinii

proporzionati alle effettive esigenze di apprendimento”, non stage infiniti. Sarebbe poi giusto,

secondo l’organismo, che la nozione di “decoro professionale” sia “elemento che incentivi la

concorrenza tra professionisti e rafforzi i doveri di correttezza professionale nei confronti della

clientela e non per guidare i comportamenti economici dei professionisti”.

Secondo l’associazione dei consumatori Aduc, le parole dell’Antitrust “rendono giustizia di una

situazione sotto gli occhi di tutti: i tentativi di riforma degli ordini sono inutili. Quand’anche

qualcosa dovesse apparire, si tratterebbe comunque di fumo negli occhi. Solo la loro abolizione

potrebbe democratizzare offerte e domande”.

Emanuele Rossi

Sabato 21 Marzo 2009 – Panorama Canale Economia

Riforma forense: l’Ordine apre Articolo Apertura News di Attualità | 16 Marzo 2009 |

Un primo passo verso l’ascolto è stato fatto. L’appello di un serio confronto tra studenti, praticanti,

istituzioni accademiche e forensi – lanciato dagli Studenti Democratici della Facoltà di

Giurisprudenza de la ”Sapienza”, la Rete Degli Studenti (RDS) di Roma3 e gli Studenti in

Movimento di ”Tor Vergata – è stato accolto da Guido Alpa, presidente del Consiglio Nazionale

Forense (CNF), e tra i principali redattori della bozza della riforma ora trasfusa nel ddl Mugnai.

Della riforma così se ne parla e se ne è parlato giovedì alla Facoltà di Giurisprudenza della

Sapienza durante un incontro organizzato per discutere i punti più caldi di un testo per l’accesso

alla carriera forense, che secondo i baby avvocati bloccherebbe l’ingresso a molti praticanti. Un

dibattito che ha visto anche un cambiamento di rotta e di apertura da parte di Guido Alpa.

Prima una prolusione sulla necessità di regolamentare la professione e poi una breve spiegazione

sulle proprie intenzioni. Al microfono – il presidente – ha ribadito più volte il suo intento di voler

tutelare e non colpire gli studenti e i praticanti senza un concreto supporto economico alle spalle. Il

pericolo, infatti, secondo gli Studenti Democratici è che possa profilarsi nella riforma una selezione

degli aspiranti su base economica, tramite maggiori spese e incombenze professionali.

Poi si passa a snocciolare una serie di numeri sugli avvocati presenti oggi in Italia e un confronto

con gli altri Paesi Europei. I dati, infatti, fanno un po’ paura specialmente quando sul tavolo sono

comparsi gli ultimi rapporti sulla professione: in Italia sono circa 200 mila gli iscritti all’ordine

forense, in Francia 47 mila.

Ma l’intento di un dietro front da parte degli studenti e futuri praticanti è fallito. L’immagine è

piuttosto quella di un ordine forense diviso, dove alcuni relatori plaudono alle battute dei ragazzi e

si schierano contro una riforma “che deve essere rivista in molte sue parti”.

A fare dietro front, invece, è stato proprio Alpa che, a conclusione del dibattito, ha dichiarato di non

avere alcuna “solidarietà politica” nei confronti del Governo dicendosi “disposto a recepire proposte

di modifica alla riforma” contenuta nel disegno di legge 1198”.

Al presidente del Cnf ha fatto eco Julian Colabello, promotore dell’incontro. “Ribadiamo il nostro

intento di non fermarci – ha dichiarato – costringendo al confronto chi finora pensava di poterne

fare a meno. Nessuno può prescindere dalla tutela delle nuove generazioni e delle pari opportunità”.

Anna Di Russo – Corriere dell’Università

Apc-Giustizia/Praticantato avvocati, Consiglio forense pronto dialogo [1]Guido Alpa disposto ad accettare modifiche proposte da studenti Roma, 12 mar. (Apcom) - Si è concluso con un dietro front del Consiglio nazionale forense l'incontro sull'accesso alla professione di avvocato, organizzato oggi all'università La Sapienza di Roma dai giovani del Partito democratico. Il presidente del Cnf, Guido Alpa ha dichiarato di non avere alcuna "solidarietà politica" nei confronti del Governo dicendosi "disposto a recepire proposte di modifica alla riforma" contenuta nel disegno di legge 1198, a firma del senatore Franco Mugnai (Pdl), attualmente in discussione al Senato e pronto a essere recepito nella riforma Alfano sulla Giustizia. Al presidente del Cnf ha fatto eco Julian Colabello, promotore dell'incontro. "Ribadiamo il nostro intento di non fermarci - ha dichiarato - costringendo al confronto chi finora pensava di poterne fare a meno. Nessuno può prescindere dalla tutela delle nuove generazioni e delle pari opportunità". Secondo i promotori dell`iniziativa, il convegno di oggi, al quale hanno partecipato studenti, giuristi ed esperti del settore provenienti da tutta Italia e anche dall'estero, ha evidenziato numerose criticità sul testo, alla cui redazione aveva contribuito lo stesso Cnf. La mobilitazione è partita dalla Sapienza lo scorso 10 febbraio e presto si è allargata ad altri atenei italiani. Gli universitari contestano il disegno di legge nella parte in cui prevede test d`ingresso a scuole forensi a pagamento obbligatorie nel periodo di pratica, un esame conclusivo della scuola, una pre-selezione per l`accesso all`esame di Stato e l`eliminazione, in sede d`esame, dei codici commentati. Al contrario, le modifiche di accesso alla professione forense sono ritenute "necessarie" dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano per "smaltire gli oltre 150mila avvocati italiani e per garantire al pubblico professionisti più preparati e meglio selezionati".

PROFESSIONI: ATENEI ROMA IN PROTESTA CONTRO RIFORMA ALFANO

“PER MODIFICHE AD ACCESSO PROFESSIONE FORENSE ASCOLTI ANCHE

STUDENTI E ACCADEMICI”

Roma, 12 mar.(Adnkronos) - Sulla riforma dell'accesso alla

professione forense il ministro Alfano ascolti anche studenti,

accademici e professionisti. E' l'appello degli Studenti Democratici

della Facoltà di Giurisprudenza de la ''Sapienza'', la Rete Degli

Studenti (RDS) di Roma3 e gli Studenti in Movimento di ''Tor Vergata''

hanno lanciato un appello affinché la riforma sia rivista tramite un

serio confronto tra studenti, praticanti, istituzioni accademiche e

forensi.

Da questa mattina, infatti, sono già in opera banchetti

informativi in tutti e tre gli atenei per la sottoscrizione

dell'appello ed e' stato confermato l'incontro pubblico nella Facoltà

di Giurisprudenza de ''La Sapienza'' con Guido Alpa, presidente del

Consiglio Nazionale Forense (CNF), organo che si e' occupato di

redigere la bozza della riforma ora trasfusa nel ddl Mugnai. Il

pericolo, secondo gli Studenti Democratici e' che possa profilarsi

nella riforma una selezione degli aspiranti su base economica, tramite

maggiori spese e incombenze professionali e nel corso della pratica,

che nel migliore dei casi porteranno ad un aumento delle tariffe. Per

esempio, la previsione di una scuola forense a pagamento di due anni,

parallela al praticantato, obbligatoria per tutti coloro che vogliano

sostenere l'esame di Stato, con relative prove di accesso e di uscita

da essa e prova di preselezione per l'accesso all'esame di Stato.

Rimarrebbe disatteso, invece, l'avvio di una fondamentale

politica risolutoria volta a ridurre i tempi e a favorire i modi di

inserimento delle nuove leve nel sistema produttivo. Una delle

proposte maggiormente inascoltate e' infatti quella di introdurre

un obbligo di prepensionamento per gli avvocati

ultrasessantacinquenni, tale da liberare la gran parte del contenzioso

processuale in favore dei giovani avvocati e di quelli che lo stanno

per diventare.

(Sec/Ct/Adnkronos)

12-MAR-09 15:07