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1 CONOSCERE IL BALDO – GARDA I° CORSO DI FORMAZIONE PER ANIMATORI TURISTICI AMBIENTALI USCITA: SABATO 7 FEBBRAIO 2015 LE CHIESETTE DI BRENZONE RELATORE/ACCOMPAGNATORE: PROF. GIULIANO SALA Trascrizione dell’uscita per la visita a 3 Chiese Medioevali di Brenzone CHIESA DI SAN ZENO DE L’OSELET Diamo un’occhiata un attimo all’interno per vedere la pianta della Chiesa Paleocristiana e poi usciamo per vedere quella che è la struttura dell’architettura Romanica del XII Secolo. Dopo la rimozione del pavimento moderno, a seguito dei restauri, è emersa quella che era la struttura originaria della chiesa, si vede la fondazione dell’abside,

Le chiese Romaniche di Brenzone - San Zeno a Castelletto

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CONOSCERE IL BALDO – GARDA

I° CORSO DI FORMAZIONE PER ANIMATORI TURISTICI AMBIENTALI

USCITA: SABATO 7 FEBBRAIO 2015

LE CHIESETTE DI BRENZONE

RELATORE/ACCOMPAGNATORE: PROF. GIULIANO SALA

Trascrizione dell’uscita per la visita a 3 Chiese Medioevali di Brenzone

CHIESA DI SAN ZENO DE L’OSELET

Diamo un’occhiata un attimo all’interno per vedere la pianta della Chiesa

Paleocristiana e poi usciamo per vedere quella che è la struttura dell’architettura

Romanica del XII Secolo.

Dopo la rimozione del pavimento moderno, a seguito dei restauri, è emersa quella

che era la struttura originaria della chiesa, si vede la fondazione dell’abside,

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si tratta di un’unica abside semicircolare che si congiungeva con un’unica navata che

arrivava circa fino a metà dell’odierna chiesa, un po’ a Ovest della monofora** che si

vede a metà chiesa, infatti ricordo che ero venuto con alcune persone della

navata laterale e i basamenti dei pilastri che suddividono queste arcate della nuova

navata vanno ad inserirsi su quello che era il muro Alto Medioevale della Chiesa,

praticamente distruggendone ogni testimonianza. C’erano anche fondazioni

cimiteriali, tombe e sepolcri, il che ci fa capire che la Chiesa, come quasi tutte le

Chiese Alto Medioevali hanno anche una funzione cimiteriale che trasmetteranno

anche poi in seguito.

Quindi, riassumendo un po’ da quello che abbiamo visto anche dagli scavi, possiamo

parlare di una Chiesa che è presente già in epoca Alto Medioevale, si parla del VI –

VII Secolo, più o meno, e che nasce in funzione di quella che era la Villa Romana, è la

Chiesa stessa che va ad inserirsi in quella che è l’area della Villa Romana.

In età tardo Imperiale, soprattutto nel Primo Alto Medioevo, dalla Villa si passa ad

un insediamento vero e proprio cioè non più una Villa signorile ma nuclei di famiglie

che vengono ad insediarsi sfruttando quello che era l’antica struttura edilizia della

Villa stessa, quindi c’è una concentrazione di famiglie che costruiscono anche una

piccola Chiesa addossata al cimitero, da qui i ritrovamenti di tombe e sepolcri lungo

quella che è la navata settentrionale aggiunta nel XII Secolo. La Chiesa quindi nasce

** monofora n.f. [pl. -e] ( arch.) si dice di finestra priva di suddivisioni, con una sola apertura

agg.: finestra

¶ Da bifora, con sostituzione di prefisso.

Sovrintendenza e si diceva che questa monofora poteva risalire

ad epoca Alto Medioevale, prima quindi della Chiesa Romanica e

quindi gli scavi hanno confermato questa ipotesi. Vediamo una

Chiesa ad un’unica navata più stretta e più corta dell’odierna, la

quale è stata poi ampliata successivamente, si nota infatti un

prolungamento della Chiesa e successivamente, sempre prima

del 1000 è stata ancora ampliata in direzione Ovest, verso il Lago

ed era stata trovata anche la fondazione di un probabile

campanile a pianta quadrangolare. Poi nell’ultimo intervento,

siamo nella prima metà del XII Secolo, la Chiesa venne

ulteriormente allungata verso il Lago e viene allargata di una

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con funzioni di Chiesa cimiteriale, una piccola Chiesa, poi come visto la Chiesa si

ingrandisce, probabilmente il primo ampliamento avviane attorno all’anno 1000,

perché probabilmente anche la funzione della Chiesa si va a modificare, teniamo

presente questo piccolo insediamento che abbiamo, che si sviluppa nel tempo, e ha

l’esigenza di una Chiesa dove poter ascoltare la messa, dove si possa avere

praticamente “cura d’anime” anche se saltuariamente. Pertanto la Chiesa, da

semplice Chiesa cimiteriale, diventa una Chiesa ad uso della comunità che si è

insediata in questo territorio sempre partendo ad quella che era l’antica Villa

Romana e la cosa è evidente nel XII Secolo quando a un certo punto la Chiesa viene

ancora ampliata, viene allargata con l’altra navata e chiaramente si parla di una

Chiesa che ha funzione di cura d’anime, non è una Chiesa Battesimale quindi non è

una Pieve ma è una Cappella soggetta alla Pieve di Malcesine. Teniamo presente che

la Pieve di Malcesine arrivava praticamente fino ad Albisano grosso modo, quindi c’è

una grossa estensione territoriale però dal punto di vista demografico non

importante perché si trattava di pochi insediamenti lungo le rive del lago, quindi

grande estensione geografica ma ovviamente la popolazione non era così numerosa

da giustificare la presenza di altre Pievi magari fra Malcesine e Garda.

Relativamente alla costruzione di questa Chiesa c’è un primo documento che sono

andato a rivedermi perché se vi ricordate la scorsa volta quando ci siamo visti a

Brenzone Wolf aveva parlato di quell’ipotesi che la Chiesa fosse di San Zane, San

Giovanni e che non abbia niente a che vedere con San Zenone, io sono andato a

rivedere bene il documento ma l’avevo comunque anche già visto, è una pergamena

del 1158, è un privilegio del Papa il quale conferma i diritti della Pieve di Malcesine e

tra le Chiese c’è proprio Sanctis Zenoni quindi non c’è dubbio, a parte che Zane è un

termine “volgare” siamo già nel XV Secolo quando si comincia con il volgare, San

Juan, San Zane, quindi niente a che vedere, all’epoca sarebbe stato Johannis come si

vede giustamente nell’altra Chiesa che è la Chiesa di San Simone “Sanctorum

Simonis Juda et Johannis Evangelistae” difatti sono arrivato alla conclusione

riguardando che si tratta comunque di una Chiesa unica: Santi Simone e Giuda che

sono sempre messi assieme e Giovanni Evangelista, anche perché davanti alla Chiesa

nominata viene messa la dicitura “Cappella” di … qui dice Cappella di San Simone

Giuda e Giovanni Evangelista e loro pertinenze quindi riguarda questa unica

Cappella che ha un titolo un po’ più lungo degli altri.

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Siamo quindi arrivati alla seconda fase Romanica, se ammettiamo che il primo

ampliamento sia in epoca Romanica, arriviamo alla seconda fase quando abbiamo

anche il conforto della documentazione scritta, seconda fase che è quella più

importante per la caratteristica architettonica della Chiesa così come la vediamo

adesso, con la presenza degli affreschi che sono da considerarsi coevi

all’ampliamento della Chiesa.

Usciamo all’esterno.

Come in tutte le Chiese espressione della cultura, dell’arte, dell’architettura

Romanica abbiamo un orientamento della facciata rivolto ad Ovest che richiama un

simbolismo particolare dell’arte Romanica. L’arte Romanica è fondamentalmente

un’arte sacra e come arte sacre è anche arte simbolica e quindi il fatto che la Chiesa

sia orientata con la facciata ad Ovest permette all’abside e all’altare che si trova

all’interno dello stesso, di essere orientato ad Est, quindi di essere in linea con la

prima Chiesa della Cristianità, con la Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme e di

essere comunque in linea anche col sorgere del sole e chiaramente l’effetto

simbolico è quello di un ingresso dal buio verso la luce, lo stesso discorso degli

ingressi che originariamente nelle Chiese Romaniche erano posti lateralmente sul

lato meridionale che corrisponde quindi al lato destro per chi entra. Anche in questo

caso il fatto che sia sempre posto su questo lato dipende dal concetto di

lateralizzazione destro – sinistro dove la parte destra è la parte buona e la parte

sinistra quella cattiva. Se noi guardiamo nei dipinti dell’arte Romanica, per esempio

San Michele Arcangelo quando pesa le anime con la bilancia con i due piatti, le

anime dei puri sono sulla destra mentre le anime dei dannati sono sul piatto sinistro;

nella Crocifissione il ladrone buono è alla destra di Gesù e quello cattivo è alla

sinistra, Gesù tornerà in Cielo e siederà “alla destra del Padre”, quando si giura lo si

fa con la mano destra, tutto questo concetto che rimane fino a non molto tempo fa

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per esempio a scuola dove non si poteva scrivere con la mano sinistra, bisognava

correggere perché non si poteva, è vero che c’era anche un discorso pratico perché

scrivendo con l’inchiostro e andando a sinistra si passava con la mano sopra

l’inchiostro, pensiamo poi all’aggettivo “sinistro” che indica un incidente, qualcosa di

orribile di spaventoso, un fatto sinistro, quindi tutto questo chiaramente nasce dalla

simbologia Medioevale Romanica.

All’esterno della Chiesa, sopra la porta d’ingresso, nel “protiro” **all’interno nella

nicchia abbiamo la figura di Gesù Benedicente, qui siamo in un’epoca

contemporanea agli affreschi che troviamo all’interno, quindi intorno alla metà del

XII Secolo, l’affresco in parte, che raffigura San Cristoforo, è più tardo di almeno un

paio di Secoli, richiama un po’ l’arte Bizantina perché nel ‘300 c’è un ritorno di

questa arte, la frontalità, la fissità, se vediamo il San Cristoforo che c’è nella chiesa a

Pazzon di Caprino è un affresco di stile Bizantino ma siamo nel 1300 e passa. Anche

questo richiama le caratteristiche dell’arte Bizantina ma magari attraverso la

mediazione del Maestro Cicogna che assomiglia come stile, l’aureola in grafite e i

lineamenti, quindi questo è un affresco posteriore all’altro.

Vediamo che la facciata è chiaramente stata completamente fatta ex-novo con

l’allungamento della Chiesa, l’hanno un po’ addossata in linea col campanile

quadrangolare, si vede appunto questa imponente torre campanaria che

probabilmente è stata fatta contemporaneamente, forse in seguito possono aver

fatto la correzione dello spiovente in quanto avrebbe dovuto avere una facciata a

doppio spiovente ed ora ne ha uno unico che va ad addossarsi al campanile. A suo

tempo ricordo che quando avevo scritto su Brenzone avevo ipotizzato la costruzione

del campanile come ultima fase ma ora non ne sono molto convinto, c’è stato

senz’altro un adattamento ma se noi guardiamo la successione delle arcate è coeva

e anche il tessuto murario come è disposto. Dalla facciata, con il protiro in mezzo si

deve supporre che la torre campanaria sia stata fatta contemporaneamente, per

saperlo con esattezza si dovrebbero fare delle indagini archeologiche sulla muratura.

Proseguendo sul lato Sud, risalendo si trova la parte più antica, si vede nettamente

dall’esterno, dove terminava la Chiesa Alto Medioevale, poi c’è stato un

**protiro Nell’architettura medievale e del primo Rinascimento, piccolo corpo di fabbrica addossato alla

parete d’ingresso o al nartece di una chiesa e formato di una volta sorretta sul davanti da pilastri o

colonne, forse in origine destinato a riparare dalle intemperie i questuanti.

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ampliamento e quindi la terza fase, notare la bifora che ricordavo prima che

richiama la prima Chiesa Alto Medioevale. Ricordo che quando hanno fatto questo

canale di scolo erano stati trovati resti di ceramica addirittura pre Medioevale e un

sarcofago che era stato utilizzato come elemento di reimpiego a sostegno della

muratura.

Proseguendo si arriva alla zona absidale che guarda ovviamente verso Est.

Sono state ricavate tre absidi, quella centrale e quella settentrionale che sono in

corrispondenza ad effettive navate mentre l’absidiola meridionale va comunque a

rimarcare una nicchia che era sede di un altare, è praticamente assodato che la

Chiesa nella sua ricostruzione dell’ultima fase Romanica avesse due navate ma

comunque avesse tre altari, quindi fa parte dell’intervento dell’ultima fase.

Girando intorno alla Chiesa passiamo dalla parete a Settentrione, che è stata fatta ex

novo durante l’ultimo intervento intorno alla metà del XII Secolo. Si vede che la

muratura del campanile è praticamente simile a quella della parete, praticamente è

lo stesso intervento, si nota una sopraelevazione della chiesa in epoca post

Romanica, come spesso accade le Chiese vengono leggermente rialzate. Quindi

l’ipotesi più probabile è che nella prima metà del XII Secolo si amplia la Chiesa verso

Nord, quindi questa parete ha continuità con la muratura della torre campanaria, si

innalza quindi il campanile Romanico sopra il muro perimetrale e poi, in una fase

molto più tarda che potrebbe essere il 1700 la chiesa viene leggermente

sopraelevata.

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Riprendiamo i due interventi della facciata, il primo è quello Romanico, si vede dallo

stile, dai caratteri delle iscrizioni che sono caratteri Romanici, vediamo che nell’extra

dosso dell’arcata si vede ancora una scritta dove c’è “agnus” una croce gemmata e il

Cristo Benedicente

Questo senz’altro è un affresco del XII Secolo che va messo in relazione con

l’intervento della prima metà del XII Secolo appunto, mentre l’affresco a fianco che

riguarda San Cristoforo è posteriore di circa due secoli e riflette quello che è il

ritorno dell’arte Bizantina intorno alla metà del XIII Secolo, inizi del XIV, dove a

Verona, a partire dai grandi manoscritti, penso al Monastero della Maddalena a

Verona dove ci sono le storie di Santa Caterina e di San Giorgio sono miniature in

stile Bizantino.

Rientriamo in Chiesa, dalla successione delle arcate si vede la continuità della torre

campanaria con l’ultimo ampliamento. Al riguardo mi sembra di aver letto che

anche nell’intervento della Dottoressa Bruno si parlasse di concomitanza

dell’erezione del campanile insieme alla divisione in due navate.

Guardando in alto si vede un segno di sopraelevazione della Chiesa, perché quando

rifanno la capriata si innalzano un poco dalla linea precedente che dovrebbe essere

stata circa mezzo metro sopra l’abside.

La chiesa doveva essere decorata, non so se interamente ma sicuramente

l’intervento di ampliamento verso Nord, abbattendo il muro ha ovviamente

distrutto gli affreschi che c’erano sullo stesso. Quindi l’intervento pittorico riguarda

la zona absidale e parte della navata del muro di divisoria dalla navata centrale a

quella laterale e la navata laterale. Questo è quanto ci rimane.

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Relativamente a questa porta,

inizio 1900, la porta congiungeva questi edifici con la Chiesa.

Vediamo ora la parte in fondo, quella dove ci sono gli affreschi:

abbiamo l’abside maggiore che è suddivisa in tre scomparti, nella parte del catino

absidale vero e proprio si intravede appunto quella che era la figura della

“mandorla” all’interno della quale c’era il Cristo Pantocratore, il Cristo Benedicente

ricordo che quando abbiamo visto gli scavi, c’erano dei muri

che si dipartivano in direzione Sud ma riguardavano i muri

di un caseggiato molto tardo, direi sette-ottocentesco, che

riguardava edifici a livello colonico addossati alla Chiesa che

poi sono stati abbattuti penso ancora nei primi restauri di

Probabilmente anche in questo

caso era inserito fra i simboli dei

quattro Evangelisti e fra la

Madonna e San Giovanni Battista

i quali venivano raffigurati in

intercessione nei confronti

dell’umanità presso Dio; nello

scomparto mediano abbiamo la

successione degli Apostoli che

continua in parte anche al di là

dell’abside e, nella parte

inferiore, questo velario che

corre per tutte le tre absidi.

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Sulla destra, dove c’è l’abside minore, quella meridionale, in alto abbiamo quanto

rimane di un pavone che nel bestiario Medioevale, soprattutto nel bestiario

Romanico, è una figura che si ripropone spesso in quanto sta ad alludere, sempre

nel linguaggio dei simboli, all’immortalità, alla resurrezione. Al riguardo esistono due

leggende, una nasce dal mondo Romanico e parla della muta delle penne della ruota

che vengono a simboleggiare una rinascita mentre un’altra è tardo cristiana, mi

sembra Sant’Agostino che riferisce che la carne del pavone è incorruttibile, non si

decompone. Questi elementi, nell’immaginario Medioevale, hanno associato il

pavone all’immortalità, alla rinascita di Cristo e quindi è diventato un simbolo di

redenzione.

Nella zona dell’abside laterale abbiamo gli affreschi meglio conservati che seguono

un loro filo narrativo.

Evidentemente il lavacro e

la finestra sono aperture

tarde che in parte sono

andate a rovinare quelli che

erano gli affreschi che

dovevano decorare lo

scomparto inferiore, il

velario e nella parte

absidale è scomparso quello

che era il motivo che

doveva illustrare e decorare

lo spazio e che logicamente

va sempre messo in

riferimento alla storia del

Battista o staccando

nettamente poteva

raffigurare il battesimo di

Gesù da parte sempre del

Battista.

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La lettura inizia dallo scomparto superiore dove vediamo un’arcata che allude

Quindi successivamente vediamo nello scomparto, senza soluzione di continuità, in

una tecnica quasi fumettistica, due episodi attaccati l’uno all’altro,

cronologicamente diversi. Nel primo vediamo la nascita di un bambino e questo

bambino chiaramente è Giovanni Battista, si vede la culla, la levatrice con i panni,

poi nella seconda parte, più a destra il bambino è cresciuto, finito il periodo dopo il

parto quando la donna era considerata impura secondo la legge ebraica, quindi non

poteva accedere al Tempio, terminati questi quaranta giorni veniva condotta al

Tempio e lì c’era il riconoscimento del figlio da parte del padre, si vede il bambino

che viene presentato e c’è un vecchio santo che ha l’aureola, lo vediamo dai

lineamenti, i capelli lunghi, la barba bianca e lo identifichiamo sempre in San

Zaccaria il quale ha un registro dove scrive qualcosa. Il riferimento biblico riguarda

all’ingresso del Tempio, c’è

un’ara, c’è un Santo anziano, c’è

il titulus che dichiara l’identità

del santo che corre in verticale

lungo la schiena e che dice San

Zaccaria, abbiamo un angelo il

quale tiene in mano un cartiglio

che è il riferimento biblico, al di

fuori c’è una folla di persone che

assiste un po’ stupita a quanto

sta accadendo, a questo evento

straordinario. Il riferimento

biblico è l’annuncio dell’angelo a

Zaccaria della prossima nascita di

un figlio che poi sarà Giovanni

Battista. Zaccaria è abbastanza

scettico e per questo viene

punito e perderà l’uso della

parola.

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sempre la storia del Battista e dice che quando l bambino viene presentato al

Tempio chiedono alla moglie quale sia il nome da dare al bambino e la moglie dice

che si chiamerà Giovanni, allora sacerdoti rimangono un po’ perplessi perchè

dicono che nelle loro famiglie la sua e quella del marito non ci sono persone di nome

Giovanni e allora Zaccaria, che ricordiamo ha perso l’uso della parola prende una

penna e scrive sul libro che il suo nome è Giovanni, quindi c’è l’imposizione del

nome e da questo momento in poi Zaccaria riacquista l’uso della parola. Procedendo

sempre in alto da sinistra a destra, il bambino Giovanni è cresciuto e lo vediamo con

un cartiglio nella mano rivolgersi a una folla di persone, per successione logica il

soggetto non può che riferirsi alla predicazione del Battista nel deserto. Ricordo che

a suo tempo c’era stato un intervento di Butturini in “La pittura affrescale della

Diocesi Veronese nell’anno 1000”, a parte che questi affreschi non hanno niente a

che vedere con l’anno 1000 ma comunque parlava della “traditio legis” per esempio,

quindi parlava di interventi di maestri diversi con riferimenti a tematiche diverse che

ritengo però non ci siano qui, da allora in poi tutti sono concordi nel dare un

continuo, un senso logico a tutta la rappresentazione, tanto è vero che poi ritorna

nello scomparto inferiore con la fase culminante della storia del Battista, quello del

suo martirio, della sua

decollazione dovuta in seguito

all’inimicizia, alla denuncia nei

confronti di Erode della sua

poligamia e tutto il resto e

quindi il Battista viene

sacrificato e abbiamo appunto

il boia con la scritta

“spiculatores” in alto, che

stranamente viene messa al

plurale come anche in un

affresco di impostazione simile

che abbiamo a Tenno nella

Chiesa di San Lorenzo e

appunto Johannes scritto Johs

col segno dell’abbreviazione

sopra.

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Qui si conclude il tema del Battista.

Diciamo che questo è un culto abbastanza diffuso nel nostro territorio,

probabilmente è un culto di origine Longobarda insieme al culto di San Michele, di

San Giorgio, al Battista, sono quei Santi che hanno molta diffusione in età alto

Medioevale portata dai re Longobardi appunto. La tematica di questi dipinti, che

riguardano appunto il contenuto agiografico del Giovanni Battista, ha fatto

ipotizzare, anche in tempi recenti, che questa Chiesa fosse una Chiesa battesimale e

che questo in realtà fosse un piccolo battistero, ma l’ipotesi si basa solamente sulla

coincidenza delle immagini, a parte che non troviamo alcun riferimento esplicito al

battesimo quindi secondo me è solamente il ciclo della vita del Battista sia dal punto

di vista iconografico e tanto più da quello storico in quanto sappiamo che dal 1159

questa Chiesa è Cappella soggetta alla Pieve di Malcesine quindi non ci sono dubbi,

in questa Chiesa nel 1159 non c’era un fonte battesimale e non ci sarà mai, perché

quando Castelletto si evolverà in Chiesa Parrocchiale autonoma questo sarà nella

Chiesa nuova dove c’è l’insediamento del paese, quindi questa non è mai stata una

Chiesa battesimale e pertanto quella è un’ipotesi, come tante che si possono fare

ma secondo me non è proponibile e soprattutto non è surrogata dai documenti di

cui noi siamo a conoscenza. Vediamo poi due angeli, uno è molto simile

all’immagine che abbiamo a Mori e anche nella Chiesa di San Fermo Minore a

Verona. I riferimenti sono databili alla metà del XII Secolo, non c’è una data negli

affreschi ma Paolo Sartori che è molto esperto di epigrafia Romanica, delle iscrizioni

dell’XI e XII Secolo, ha accostato queste iscrizioni a quelle di Sant’Andrea di

Sommacampagna, del Giudizio Universale e anche a quelle di San Fermo Minore e

ritiene che siano caratteri che si datano non dopo la metà del XII Secolo e nemmeno

molto prima, dando quindi un riferimento preciso, prima di questo intervento sui

caratteri gli affreschi erano un pochino post datati, si tendeva ad attribuirli al XIII

Secolo, intorno al Primo Duecento, invece sia dal punto di vista dei caratteri che

delle immagini i cui riferimenti possiamo godere adesso diciamo che non ci sono più

dubbi sulla data di esecuzione di questi affreschi, intorno alla prima metà del XII

Secolo.

La divisione delle navate è data da settori murari alternati da colonne con capitelli di

reimpiego, chiaramente questi capitelli sono stati ripresi dalla Villa Romana

adiacente.

Un altro affresco è in fondo, dove comincia l’abside sulla parete della navata,

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La chiesa sappiamo che è dedicata a San Zeno, è il suo titolo. Un motivo è che San

Zeno è il protettore della diocesi, è l’ottavo Vescovo di Verona, è ritenuto, già dal

“Ritmo Pipiniano” questo documento dell’inizio IX Secolo, colui che evangelizzò la

città, quindi a lui si riconosce questo ruolo e quindi è il patrono della diocesi, oppure

altra ipotesi è che il monastero di San Zeno di Verona nel suo territorio ha costruito

tante chiese, per esempio la Chiesa di San Zeno di Bardolino, da quando ci sono i

documenti si legge “Ecclesia Sancti Zenonis” si può pensare che venga chiamata così

perché è la chiesa del Monastero di San Zeno e che si faccia un riferimento alla

proprietà della Chiesa stessa. In questo caso non c’è nessun documento che

giustifichi la presenza di San Zeno, che peraltro era molto forte tra Brenzone e

Malcesine, fra l’altro nell’incontro sulle chiese ho scordato di nominare la Cappella

di San Vito a Porto, quella era stata una Fondazione del Monastero di San Zeno di

Verona ed era a lui soggetta e poi era stata ceduta alla Pieve di Malcesine, di questo

c’è un documento di cui avevo anche scritto nei “Quaderni Zenoniani” che escono

ogni anno, in questo caso è da pensare che il titolo della Chiesa sia San Zeno anche

se non abbiamo riferimenti precisi n merito, magari c’erano e sono andati smarriti,

comunque dai primi documenti ritrovati e proseguendo nel tempo la Chiesa viene

sempre chiamata San Zeno, poi in epoca molto più recente viene detta San Zeno de

l’Oselèt per via della banderuola che in pratica è un gallo.

abbiamo in alto la cornice che è un

motivo a meandro, a greca, e sotto

abbiamo due figure: una è un

agnello e l’altra un qualcosa che,

con buona volontà, riconosciamo in

un covone, non è molto visibile ma il

testo biblico è quello e si riferisce al

sacrificio di Caino e Abele. Da qui

possiamo ipotizzare lungo la navata

una serie di raffigurazioni con

soggetto biblico mentre all’interno,

sulla navata laterale, il riferimento

era agiografico e riguarda la vita del

Battista.