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Di Dionigi Roggero, Qualche pillola di storia. Dai longobardi e dai poeti provenzali di corte fino a Carducci (esultante di castella e vigne suol d'Aleramo) e al pensiero visionario del conte di Bricherasio, fondatore della FIAT
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Il Monferrato
tra storia e leggenda
Dionigi Roggero
17 novembre 2013
Rosignano Monferrato
Cavalcò senza sosta
per tre giorni e tre notti.
Dalle foreste dense di
ombre inquietanti e dalle
paludi infìde lungo le rive
del Po, attraverso calanchi
e colline sino alle terre
dove l’aria portava già le
dolcezze del mare vicino
La cavalcata di Aleramo
Tre cavalli Aleramo sfiancò
nella sua corsa contro il
tempo, perché tutto il
territorio che sarebbe
riuscito a percorrere, a
“marchiare” con la sua
presenza, in quel limite di
tre giorni e tre notti, gli
sarebbe stato assegnato in
proprietà e possesso
Il suol d’Aleramo
Il marchesato di Monferrato
La dinastia Aleramica
L’abbazia dei santi Vittore e Corona
Nell'agosto del 961 il marchese Aleramo e la
seconda moglie Gerberga, figlia del marchese
d'Ivrea Berengario II, fondarono l'Abbazia dei
santi Vittore e Corona a Grazzano
Il marchese Aleramo
Nell’abbazia dei Santi Vittore e Corona
di Grazzano Badoglio è conservato un
affresco del marchese Aleramo, fondatore
del Monferrato, attribuito a Gugliemo
Caccia, detto “Il Moncalvo”.
La tomba di Aleramo
Il mosaico con la sfige di Mesomede
e il drago leonino (II sec. d.C.) sulla
tomba del marchese Aleramo
Il Monferrato(Giosue Carducci)
“Monferrato: codesto vocabolo villereccio
seguitando le conquiste dei ferrati marchesi,
come l’ombra del corpo, abbandonò per sempre
il fertile colle traspadano per rimanere titolo di
Signoria alle terre tra il Tanaro e il Po ed essere
gridato sui campi di battaglia in Oriente, sempre,
o nella vittoria e nella sconfitta, onorato”
Quelli che sono rimasti in piedi, ancora integri,
hanno perso l’aspetto guerresco del maniero.
Sembrano essere lassù soltanto per “sollevare in
alto”, verso il sole, il “suol d’Aleramo” (al
carducciano “esultante di castella e vigne” noi
diamo perciò anche un significato etimologico, dal
latino exultare, e non soltanto dionisiaco)
Una terra
di castelli(Giovanni Sisto)
Gli Statuti
di Gabiano
Contengono precise tracce
del diritto longobardo: sono puniti i
raccoglitori di uva in vigne, filari o su
alberi altrui, fatta eccezione per coloro
che asportano non più di tre grappoli
d’uva. Una disposizione di chiara
derivazione longobarda che richiama il
capitolo 296 dell’Editto di Rotari (643).
Editto di Rotari
L'Editto di Rotari, promulgato
il 22 novembre 643, prevedeva
precise norme di diritto agrario.
L'unica copia originale si conserva
nella Biblioteca dell'abbazia di San
Gallo in Svizzera
Editto di Rotari
“Si quis super tre uvas de vinea alienam
tulerit, componat solidos sex; nam si usque
tres tulerit, nulla sit illi culpa” (Roth.296).
La pena per il furto di più di tre grappoli
era molto elevata, fino a tre grappoli era
considerato atto caritatevole per i poveri
Paolo Diacono
Il monaco Paolo Diacono
(720-799), autore della
celebre “Historia
Langobardorum”, di cui si
conserva un'antica copia
nella Biblioteca della
Università di Salisburgo
Refrancore
Secondo Paolo Diacono nel 663 a Refrancore
i longobardi di Grimoaldo sconfissero i franchi
di Clotario nei pressi del rio Gaminella,
diventato “Rivus ex sanguine francorum”
Refrancore
I Longobardi disseminarono nelle campagne anfore
colme di vino, una irresistibile tentazione per i
Franchi che, ubriachi, vennero massacrati sul rio
Gaminella che si tinse di rosso col sangue franco
Gli statuti
di Moncalvo
Moncalvo era una importante piattaforma
commerciale del vino. Gli statuti regolano
uso dei recipienti, prezzo di vendita del
prodotto, obblighi imposti a osti e tavernieri,
revoca della licenza, diritto di ispezione
attraverso un foro praticato vicino al
“bondone” con un ferro acuminato
Gli statuti
di Ozzano
A Ozzano il vino era un prodotto molto
importante e considerato più un alimento
che una bevanda. Il vino rientrava infatti,
con il letto, il grano e i buoi da giogo, nel
divieto di pignoramento ai debitori morosi
Il marchese Bonifacio
L'incoronazione
del marchese
Bonifacio I di
Monferrato, alla
cui corte furono
accolti i poeti
provenzali
Rambaldo di Vaqueiras
“…io fui tra i primi con Voi
gridando al vento e sul
fragore de l’armi, il grido
che vale prodezza, che vale
onore, cortesia, larghezza,
il grido che squillò vittoria
dove passaste e ch’io per la
posterità legai a sirventese
in vostra gloria e faccio
risquillare: Monferrà!”
Elias Cairel
In un sonetto diretto
al marchese di
Monferrato, che
si trovava dalle parti
di Mombello, dice
di preferire “dos
buous et un araire
a Monferrat, qu’alors
estr’enperaire”
Peire Vidal
“E’ cosi bella e cortese,
cosi gradevole la sua
conversazione che non
esiste cavaliere che non
desideri incontrarla; nei
modi, nelle parole e nel
comportamento ricorda
[le dame di] Mombello
e d’Argence...”
Danza popolare molto antica
(tempo di 6/8) che esprime
gioia, festa, allegria,
socialità e aggregazione.
Si balla a coppie in cerchio
attorno alla coppia più
importante. La versione
più nota è “Maria Catlina”,
corteggiata da un giovane
che la invita a ballare.
La monferrina
Non ch’io voglia da
lei altro fuorché un
paio di monferrine,
perché so già ch’ella
è doppiamente piagata
dall’amore.(Lettera a Luigi Ramondini,
Giugno o Luglio 1812)
“Il 15 maggio 1796 il general
Bonaparte entrò a Milano
alla testa del giovine esercito
che aveva varcato il ponte
di Lodi e mostrato al mondo
come dopo tanti secoli Cesare
e Alessandro avessero un
successore”.
E poco dopo con uno slancio musicale che cattura il
lettore: “Per le campagne si vedevan sulle porte delle
stamberghe soldati francesi occupati a cullare i bimbi
delle contadine, e quasi ogni sera qualche tamburino,
strimpellando un violino, improvvisava un balletto.
E poiché le contraddanze parevan troppo complicate,
affinché i soldati, che del resto non le sapevano,
potessero insegnarle alle campagnole, provvedevano
queste a insegnare ai Francesi la monferrina, il
salterello e altri balli italiani”
L'atto costitutivo della
F.I.A.T. (29 luglio 1899)
e la targa di metallo
in stile pergamena,
con la ragione sociale
per esteso e lo spazio
per il modello della vettura
F.I.A.T.
Il quadro di Lorenzo Delleani con i nove fondatori
e componenti del primo consiglio di amministrazione
della F.I.A.T. (Torino 1° luglio 1899). Al centro con la
giacca bianca il conte Emanuele Cacherano di Bricherasio,
dietro lui in piedi l'avvocato Cesare Goria-Gatti
La F.I.A.T.
Il giovane Emanuele Cacherano di
Bricherasio (Torino, 1869 – Agliè,
1904) con la divisa di tenente del
reggimento di cavalleria
Piemonte Reale. Imprenditore,
fondatore dell'A.C.I. e della
F.I.A.T., morto in circostanze
misteriose nel castello di Agliè
ospite del duca Tommaso di
Savoia-Genova e della moglie
Isabella di Baviera
Emanuele Cacherano di BricherasioEmanuele Cacherano di BricherasioEmanuele Cacherano di Bricherasio
Cacherano di Bricherasio
I castelli di Uviglie e di
Fubine, di proprietà della
famiglia Cacherano di
Bricherasio nell'Ottocento
La tomba di Emanuele Cacherano di Bricherasio,
opera dello scultore casalese Leonardo Bistolfi,
nella cripta della Cappella Bricherasio di Fubine
Emanuele Cacherano di Bricherasio
“Con 5-6 soldi feci uno
dei migliori pranzi
della mia vita. La mia
giuncata, il mio formaggio,
i miei grissini e alcuni
bicchieri di vino del
Monferrato, grosso da
tagliarlo a fette,
facevano di me il
ghiottone più soddisfatto”
Il vino grosso
del Monferrato
Il fotografo
Francesco Negri
(1841-1924)
e i cannoni
antigrandine
Francesco Negri compila l’elenco delle
specie dell’Alta Valle del Toce per “Il Bel
Paese” di Antonio Stoppani (1824-1891)
Il barone Vincenzo Cesati (1806-
83), direttore dell’Orto Botanico
di Napoli, chiede a Negri censire
i vegetali del Piemonte e gli
dedica lo “Xantium Nigri”, una
pianta della famiglia delle
Asteracee raccolta a vicino
a Castell’Apertole (VC)
Vincenzo Cesati
Nel 1876 Negri scopre la causa del “giallume”,
un micromicete denominato “Phoma Negriana”
dal barone austriaco Felix von Thümen (1839-92)
Phoma Negriana
Samuel Butler (1835-1904) fu scrittore,
saggista, pittore e cultore di musica.
Il ritratto di Henry Festing
Jones (1851-1928) dipinto
da Samuel Butler, di cui
ha pubblicato il Diario
“Il buon vino è un cattivo viaggiatore e soffre così terribilmente di nostalgia che cambiare abitazione per lui è come cambiare la sua natura. E questa è la vera ragione per cui vengo a Casale: qui so che troverò, e sempre in perfette condizioni, questa divina creatura Grignolino”.
Grignolino, divina creatura
Euripide
“E dove non è vino non
è amore, né alcun altro
diletto hanno i mortali”
Grazie!