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Nella mia scuola si impara a leggere, scrivere, far di conto e a portarsi da galantuomini. G. Salvemini

Raccolta la scuola del passato

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Page 1: Raccolta la scuola del passato

Nella mia scuola si impara a leggere, scrivere, far di conto e a portarsi da galantuomini.

G. Salvemini

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A.S. 2012-2013 Terza C e Terza D

Come andavate a scuola?

Quando iniziava la scuola?

Al tempo, era obbligatoria la scuola?

Quanti bambini c’erano in ogni classe?

Come erano formate le classi? Avevate una divisa?

Avevate lo zaino?

Con che cosa si scriveva?

Che quaderni e libri

usavate? Com’ era la vostra aula?

Com’erano i vostri banchi?

Fino a che età si andava a scuola? Quali materie si studiavano?

Quanti insegnanti avevate? Com’erano gli insegnanti?

Come si comportavano i bambini? Esistevano punizioni?

C’erano gli operatori scolastici?

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….. i nonni ricordano e i bambini scrivono.

Nonna Maria

Mia nonna Maria frequentava la scuola di una volta che era molto diversa dalle

scuole di oggi. I banchi erano uniti, a due posti, fatti di legno e al centro c’era un

calamaio che conteneva l’inchiostro dove si intingeva il pennino per scrivere. Era

obbligatorio indossare un grembiule nero con il colletto bianco e il fiocchetto rosa

per le femmine, per i maschi, c’era un giubbetto nero con l’elastico in vita, il colletto

bianco con un fiocco azzurro. Gli alunni andavano a scuola con un solo libro, che

serviva per tutte le materie e quattro quaderni, due a righe e due a quadretti.

Le maestre erano molto severe e gli alunni erano molto educati e rispettosi.

Quando la maestra entrava in classe, tutti si alzavano in piedi e dicevano:

“Buongiorno signora maestra!”.

La scuola si raggiungeva a piedi, anche chi abitava lontano, perché non c’erano

macchine e scuola bus. Solo alcuni bambini, più fortunati, avevano la bici.

Però la nonna mi ha raccontato che, anche se non avevano tutto quello che abbiamo

oggi, erano comunque felici perché si ritenevano fortunati di poter andare a scuola:

potevano imparare a leggere e a scrivere, inoltre, avevano la possibilità di stare

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insieme agli altri bambini. C’erano però i meno fortunati, ossia quei bambini che

non potevano studiare perché dovevano lavorare nei campi.

E. C.

I ricordi di mia nonna

Mia nonna mi ha detto che quando andava a scuola i banchi erano di legno con il

posto per mettere l’inchiostro. I bambini dovevano indossare il grembiule nero con il

fiocco bianco.

L’aula era grande e in un angolo c’era una stufa a carbone che usavano per

scaldarsi. Ogni alunno usava quaderni piccoli e per scrivere il pennino con

l’inchiostro, ma non avevano libri. I libri di testo li aveva solo la maestra e, la

nonna mi ha raccontato, che aveva una sola maestra.

La merenda la offriva una famiglia benestante perché era tempo di guerra.

G. V.

A scuola della bisnonna

Nel 1931, a sei anni, mia nonna è andata a scuola.

La scuola era grande e a due piani, ma c’erano solo due aule così due classi

andavano a scuola la mattina e due il pomeriggio. Le classi erano dalla prima alla

quarta; la quinta si faceva in un paese a tre chilometri dal suo.

Veniva assegnata una maestra per classe che insegnava tutte le materie; le si portava

rispetto e le si dava sempre del lei. Gli insegnanti erano veramente pochi.

Erano molto severi, e se facevi qualche marachella ti mettevano in castigo dietro

alla lavagna, oppure, ti battevano la stecca sulle mani, ma non succedeva spesso

perché i bambini facevano i bravi perché avevano paura.

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C’erano pochi libri: c’era il libro di lettura e il sussidiario ma dovevano

comprarseli.

I bambini scrivevano con un pennino che intingevano in un calamaio.

Studiavano italiano, matematica, disegno, storia e religione; in terza elementare

facevano gli esami.

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Avevano pochi compiti perché l’importante era leggere tante volte la lezione del

giorno.

La cartella della mia bisnonna era fatta con un vecchio paio di pantaloni di suo

fratello.

G.B.

La scuola ai tempi della nonna

Oggi pomeriggio ho intervistato la nonna e le ho chiesto com’era la scuola ai suoi

tempi.

Mi ha raccontato che andava a scuola con gli zoccoli di legno e a piedi.

Ogni bambino doveva portarsi un pezzetto di legno da mettere nella stufa.

La maestra, a merenda, dava ad ogni suo alunno una tazza di latte bianco e un

pane.

Gli alunni scrivevano con il pennino che intingevano in un calamaio e avevano un

quaderno con la copertina nera.

In aula, su una parete, c’erano due quadri del fascismo.

Quando si entrava in classe, sopra la porta c’era il crocefisso, in un angolo la stufa

di pietra e appesa al muro c’era la lavagna e, adiacente ad essa, per terra, c’erano

dei “grani” di granturco: chi disturbava in classe veniva lì messo in punizione,

inginocchiato sopra.

Tutte le mattine si recitava la preghiera e al lunedì la maestra controllava se le

unghie e le mani dei bambini erano pulite.

Ogni tanto passava anche un medico a controllare gli alunni.

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Quando qualche bambino scriveva male la maestra dava loro una bacchettata sulle

dita.

S. L.

La storia di mia nonna Antonia

La nonna è nata nel 1945 e mi ha raccontato che ai suoi tempi i banchi erano in

legno, ma sempre vecchi e rotti.

Quando un bambino sbagliava veniva sgridato dalla maestra e inginocchiato sopra

dei sassolini posti vicino alla lavagna.

Ai suoi tempi si scriveva con un pennino intinto nell’inchiostro.

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Le materie di studio erano: italiano, matematica, storia e geografia.

A scuola si portava una divisa, sotto si indossavano vestiti vecchi che passavano di

sorella in sorella, a volte, riparati con tasselli di stoffa diversa.

Si calzavano zoccoli con sopra la pelle e sotto legno con le borchie.

L. C.

Ciò che ho saputo dai nonni

La prima cosa che i nonni mi hanno detto riguardo la scuola che hanno frequentato

quando erano giovani è stata che era tutta un’altra cosa.

C’era solo un insegnante ed era molto severo.

Gli alunni che facevano i monelli venivano puniti con la bacchetta sulle mani.

I laboratori didattici non esistevano e neanche le gite.

Sicuramente la vita scolastica era infelice; tutto sommato sono fortunata a

frequentare la scuola di oggi, anche se, a volte, mi sembra difficile.

V. T.

Informazioni sulla scuola ai tempi dei nonni

A scuola c’erano classi formate da soli maschi, oppure da sole femmine, nella

maggior parte dei casi.

Tutti gli alunni indossavano il grembiule nero e il colletto bianco, però i maschietti

avevano il fiocco blu e le femminucce il fiocco bianco.

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C’era un solo maestro che insegnava tutte le materie (storia, geografia, matematica,

scienze e italiano).

Per scrivere si usavano i pennini che si intingevano nel calamaio pieno di inchiostro

e gli alunni dovevano stare attenti a non farlo gocciolare sul quaderno, altrimenti

il/la maestro/a dava bacchettate sulle mani,oppure tirava le orecchie.

I banchi erano di legno massiccio, avevano una ribalta che si poteva alzare e

abbassare per riporre libri e quaderni.

Ai tempi dei miei nonni era obbligatorio frequentare la scuola fino alla quinta

elementare, in questo modo solo i ricchi continuavano a studiare, mentre i poveri,

andavano ad aiutare i loro padri facendo, a volte, lavori molto pesanti per la loro

età.

N.P.

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Dall’intervista dei nonni

Ho saputo che i maschi usavano i pantaloni “a sport”, le femmine solo gonne, e tutti,

per andare a scuola, il grembiule grigio con il fiocco.

Avevano un libro di lettura, il quaderno a righe e uno a quadretti. Per imparare a

scrivere usavano la matita, poi il pennino e il calamaio con dentro l’inchiostro.

Avevano una maestra per tutte le materie.

Quando entrava la maestra si alzavano in piedi, salutavano e le davano del lei.

Chi disturbava veniva messo dietro alla lavagna, oppure, gli bacchettavano le mani.

Le classi erano grigie, senza disegni alle pareti, banchi di legno con il foro per il

calamaio e non c’erano armadi.

I bambini facevano merenda con una mela, un pezzo di pane o una fetta di polenta.

C.S.

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Nonna Elisabetta e nonna Rosanna

La nonna Elisabetta ha frequentato una scuola in campagna.

Era in una classe numerosa, di sole bambine. Tutte avevano il grembiule nero, il

colletto bianco con un grande fiocco rosso.

La classe era una grande stanza con grandi finestre. I banchi erano pesanti e fatti di

legno con due posti a sedere.

Non c’era il computer e tutti i bambini si divertivano con meravigliosi giochi

all’aperto.

Tutti i bambini, per muoversi, usavano la bici o andavano a piedi.

Nonna Rosanna abitava invece in montagna e la sua classe era formata da bambini

di età diversa.

Aveva un’unica maestra, che a suo tempo era stata la maestra della mia bisnonna.

Aveva un solo libro per tutte le materie e studiava anche economia domestica

(imparava a ricamare).

Al mattino mia nonna andava a scuola in compagnia del cane da caccia del suo

papà. All’uscita da scuola il cane era lì ad aspettarla per accompagnarla fino a casa.

G. M.

La scuola della nonna

Ai tempi della mia nonna si andava a scuola a sei anni compiuti ed era obbligatoria

fino alla quinta elementare.

La scuola iniziava il primo di ottobre e finiva a fine giugno.

Le lezioni si tenevano dal lunedì al sabato con una sola maestra; tra le materie non

c’era educazione fisica.

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A quel tempo si andava a scuola a piedi; alcuni tra i più grandi avevano la bici.

Le classi erano suddivise tra maschi e femmine; in classe della nonna erano trenta

bambine.

Tutti indossavano la divisa che era un grembiule nero con il colletto bianco o nero e,

le femmine, un fiocco bianco.

La nonna non aveva lo zaino ma una cartella in pelle con il manico come quelle da

lavoro.

I quaderni erano piccoli con le righe e i quadretti come i nostri.

Le penne erano di legno con il pennino da intingere nel calamaio, i colori erano a

matita ed erano solo sei.

I banchi erano a due posti con, al posto delle sedie, delle panchette attaccate.

I banchi avevano inoltre due fori in cui inserire il calamaio con l’inchiostro; erano di

legno greggio e i bambini li lavavano con la candeggina.

G.V.

La nonna racconta

Una volta a scuola c’erano i banchi di legno per due persone e le sedie, sempre di

legno, attaccate ai banchi, perciò, non si potevano spostare; anche gli astucci erano

di legno.

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I primi anni di scuola si usava la matita, invece in terza, si usava il pennino con una

boccettina di inchiostro. A volte l’inchiostro si rovesciava sul quaderno e faceva

delle macchie, allora la maestra sgridava i bambini e li picchiava, dava schiaffi sulla

testa, la bacchetta sulle mani o mandava i bambini dietro la lavagna in ginocchio

sopra i sassolini.

I maschi e le femmine erano in classi separate.

Tutti indossavano un grembiule nero con il colletto bianco: un fiocco azzurro per i

maschi, rosa per le femmine.

I libri erano solo due: libro di lettura e il sussidiario.

Al tempo c’era una sola maestra per classe.

D’inverno faceva molto freddo e i bambini potevano scaldarsi il latte sulla stufa a

legna che avevano in classe.

A.M.

Dall’intervista alla nonna

Quando la mia nonna andava a scuola i banchi erano grandi, a due posti, con il

calamaio ai lati e la panca per sedersi, unita al banco; la cartella era di cartone o di

stoffa e l’astuccio era di legno.

Ogni classe aveva bambini di diverse età, per esempio, quarta e quinta elementare

insieme, e la scuola dell’obbligo durava fino alla quinta.

Per andare a scuola i più fortunati avevano la bicicletta, tutti gli altri andavano a

piedi. Mia nonna percorreva a piedi ben sei chilometri!

M. B.

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La scuola ai tempi del nonno (1956-1962)

Mio nonno Giorgio frequentò gli anni di scuola a Padova, all’istituto elementare

“Arrie”.

Al mattino andava a scuola da solo a piedi perché non c’erano tutti i mezzi di

trasporto che ci sono adesso.

Il nonno aveva un unico maestro di nome Ernesto, il quale insegnava tutte le materie.

In prima e seconda elementare si imparava soprattutto a leggere e a scrivere mentre,

dalla terza, si imparava anche a contare.

La classe del nonno era composta da venticinque alunni tutti vestiti con grembiule

blu con il colletto bianco.

Il nonno metteva i suoi due quaderni e le sue due sole penne in una piccola cartellina

che usò per tutti e cinque gli anni.

L’orario scolastico era dalle otto e mezza alle dodici e mezza, dal lunedì al sabato.

Quello che più mi ha colpito del racconto del nonno sono state le dure punizioni che

il maestro dava ai bambini che lo disobbedivano.

Per fortuna ora non è più così, al massimo la maestra ci sgrida o

ci dà qualche compito in più.

A.Z.

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Ai tempi dei nonni

Ai tempi dei nonni le scuole erano molto diverse dalle nostre.

L’anno scolastico iniziava a ottobre e finiva a metà giugno.

Le classi erano numerose, trenta o più bambini, a volte, nemmeno della stessa età.

Tutti dovevano indossare una divisa.

C’era un’unica maestra per classe che insegnava tutte le materie. Ogni mattina la

maestra iniziava la lezione con una preghiera, un canto, seguiva l’appello e il

controllo delle mani e del viso.

Ogni bambino possedeva due quaderni piccoli, un libro e un sussidiario per tutte le

altre materie; le immagini erano poche e in bianco e nero. Si scriveva con un

pennino intinto nell’inchiostro.

Gli insegnanti erano più severi e davano punizioni che oggi non si usano più.

La classe era spoglia: gli unici cartelloni esposti avevano uno scopo diverso, ad

esempio, in una scuola si raccomandava ai bambini di non toccare gli oggetti che

trovavano per terra in giardino o al di fuori dell’edificio perché potevano essere

delle bombe non esplose durante la guerra.

L’aula, fredda e spesso buia, era arredata con una lavagna nera, con banchi in legno

massiccio a due posti con panchette unite. La cattedra era sempre in legno e posta

sopra una pedana. L’educazione del passato era fondata sul silenzio e

sull’obbedienza.

Testo collettivo, classe 3^C

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Una pagella scolastica, anno 1956

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Visita al museo dell’educazione di Padova, 27 Novembre 2012

http://www.museo.educazione.unipd.it

Il Museo dell’Educazione offre da tempo percorsi didattici rivolti alle scuole di ogni

ordine e grado. Per l’anno scolastico 2012-2013, tra le varie proposte del museo, noi

di classe terza abbiamo scelto il percorso:

Crescere nell’Italia di ieri

La visita-laboratorio ci ha consentito di metterci a contatto con la vita dei nostri

coetanei della prima metà del novecento, osservando giochi e giocattoli, materiali

domestici, quaderni e libri di testo, banchi e calamai.

Non è mancato il momento interattivo rappresentato dal laboratorio di calligrafia che

è stato ambientato nell’aula scolastica ricostruita a somiglianza del tempo passato.

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Alcuni bambini ricordano l’esperienza vissuta

Il ventisette novembre, noi di terza C, la terza D e alcune insegnanti, siamo stati al

Museo dell’Educazione di Padova.

Appena entrati ci siamo tolti le giacche e gli zainetti. Poi, seguendo la guida, siamo

entrati in una stanza dove c’era l’ottovolante, si tratta di un modellino in ferro delle

prime montagne russe; c’erano inoltre diversi giochi, bambole, un calcio balilla e una

palla in cuoio con dentro della paglia.

Proseguendo la visita siamo entrati in una biblioteca dove c’era una lanterna magica:

è un proiettore che funziona solo con una candela e dei vetrini disegnati a mano.

In un angolo c’era una grossa televisione, e su un tavolo, una macchina per scrivere,

tutte e due molto antiche.

Poi la guida ci ha spiegato la differenza tra maschi e femmine. I maschi indossavano

sempre i pantaloni corti, che dovevano portare fino ai diciotto anni, mentre le

femmine, non potevano portarli, ma indossare gonne, pertanto non potevano giocare

a palla con i piedi.

A scuola, i compiti che venivano assegnati, oltre alla lettura ed esercizi di scrittura,

riguardavano il cucito e il ricamo, per le femmine, lavori manuali, come intagliare il

legno, per i maschi.

La cosa che mi è piaciuta di più è stata la lezione di calligrafia, perché abbiamo usato

i pennini, il calamaio, il nettapenne e la carta assorbente.

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I banchi erano di legno con una pedana per i piedi e una panca.

L’aula era triste, e non c’era neppure un cartellone, ma aveva solo un armadio e un

attaccapanni, dove erano appese delle cartelle di cartone.

La maestra era vestita con una gonna lunga, una camicetta bianca con sopra un lungo

scialle nero.

Mi è piaciuta molto questa visita, perché mi ha fatto riflettere su quanto sono

fortunata ad essere nata in questo periodo, dove la scuola è più colorata, divertente e

con maestre meno severe.

E.T.

Il giorno ventisette novembre sono stata al Museo dell’Educazione di Padova con la

mia classe e la terza C.

Quando siamo entrati, una guida ci ha accolto all’ingresso e ci ha fatto vedere una

stanza con i giochi, dove c’era una giostra che si chiama Ottovolante; ci ha fatto

vedere anche i cerchi, la palla di cuoi, i vestiti delle bambole.

La guida poi ci ha aperto una porta e, alla nostra vista, un’aula del passato. Sono

rimasta a bocca aperta.

Qui c’era una maestra vestita di nero, che ci ha fatto sedere nei banchi e ci ha

consegnato i quaderni e un pennino, così abbiamo fatto la prova di calligrafia.

Abbiamo anche visto le cartelle e, in una di queste, c’era ancora la merenda, una

vecchia carruba.

Dopo abbiamo visto delle cose per i bimbi piccoli come il biberon di vetro, delle

culle e qualche girello. I neonati venivano fasciati come mummie per farli crescere

ben dritti.

A me è piaciuto molto questo museo perché, rispetto alle foto viste in classe, mi ha

dato la possibilità di vedere tante cose del passato con i miei occhi.

G.B.

Martedì ventisette novembre sono andata al Museo dell’Educazione di Padova con la

mia classe e la terza C.

Page 22: Raccolta la scuola del passato

Appena entrati al museo c’era una signora che ci ha fatto togliere i giubbotti e gli

zainetti e ci ha fatto accomodare, seduti per terra, in una stanza dove c’erano giochi

come l’ottovolante, la palla di cuoio, le bambole di pezza, inoltre, c’erano le culle e

vari girelli usati una volta dai bambini.

Poi siamo andati in un’altra stanza dedicata ai lavori donneschi e quelli manuali,

adatti ai maschietti. Dopo ancora siamo andati in un’aula di una volta, abbiamo

parlato un po’ con una maestra tutta vestita di nero che ci stava aspettando, poi ci ha

dato un foglio per fare la prova di calligrafia, così abbiamo scritto con il pennino.

Infine, siamo andati a vedere sempre con la signora, le cartelle di un tempo, uccelli

imbalsamati e altre cose utili agli insegnanti per le loro lezioni di scienze.

La nostra visita era quasi finita però ci ha mostrato anche la lanterna magica, che è

una specie di proiettore, e la prima televisione, una radia, una macchina per scrivere.

Mi sono divertita tantissimo ed è stata una visita molto educativa.

E.C.

Una mattina con le maestre e i miei compagni sono andata a visitare il Museo

dell’Educazione di Padova.

Al museo ci hanno fatto vedere i giochi di una volta: l’ottovolante, la palla di cuoio, il

calcio balilla, i cerchi e le bambole di stoffa. Poi ci hanno fatto vedere cose che

riguardavano i lavori donneschi, cioè il materiale necessario per cucire, per preparare

da mangiare e per badare alle sorelline, e cose adatte ai lavori manuali, come il

traforo e altri attrezzi per il lavoro nei campi, per i maschi.

Dopo siamo andati indietro nel tempo e abbiamo visto la classe di una volta. Qui ci

siamo seduti nei banchi, che erano fatti in legno, e subito dopo, abbiamo visto

un’insegnante con uno scialle nero, che ci ha dato il pennino e un foglio per poter fare

la lezione di calligrafia. Ci ha mostrato anche la testa d’asino, che veniva fatta

indossare ai bambini quando sbagliavano il compito. Ci ha mostrato pure le cartelle:

c’era la cartella fatta col sacco che si chiamava sacchetta, poi quella in cartone, in

legno e in cuoio. Poi ci ha fatto vedere gli animali imbalsamati e in gesso, che

servivano alle maestre per fare scienze, e degli oggetti per immagine, ossia la

macchina per la fusione dei colori e la lanterna magica.

Questa esperienza mi è piaciuta molto perché ho avuto modo di vedere con i miei

occhi tante cose legate al passato.

C.S.

Page 23: Raccolta la scuola del passato

Io, con i miei compagni di classe e la terza C, martedì scorso, ventisette novembre,

sono stata al Museo dell’Educazione di Padova.

Quando siamo entrati, una signora ci ha accolti e ci ha fatto togliere gli zaini e i

giubbotti, poi ci ha fatto accomodare in un’altra stanza e ci ha fatto vedere i giochi

per le femmine e per i maschi, tra cui, per le bimbe, cerchi con due bastoncini e una

palla di cuoi ripiena di paglia per giocare a pallavolo e a palla asino; giocavano

anche con le bambole e con piccole cucine di legno perché la plastica ancora non

esisteva. Invece, i maschi, giocavano con i cavalli con la speranza di diventare bravi

cavalieri, con il calcio balilla e con una palla di cuoio, a calcio.

In centro alla stanza c’era un ottovolante, costruito in miniatura, in quattro anni, da

un bambino: l’abbiamo fatto andare con una pallina un po’ rigida e ha funzionato.

La guida ci ha informato anche su come si vestivano una volta e ci ha fatto vedere

anche un biberon in vetro, una culla e alcuni girelli.

Successivamente siamo andati in un’altra stanza e abbiamo visto i lavori donneschi

per le femmine, che riguardavano il cucito, invece, per i maschi, i lavori manuali,

come il traforo.

Dopo ancora la guida ci ha fatto mettere in fila per due, con le mani dietro la schiena,

per entrare in un’aula di scuola del passato. Qui ci ha fatto sedere e, una maestra che

ci stava aspettando, ci ha fatto poi scrivere con il pennino intinto nel calamaio.

Dopo la lezione di calligrafia la maestra ci ha spiegato i cartelloni presenti in classe.

Io e Giada le abbiamo fatto una domanda perché ci incuriosivano alcuni nastri e la

signora maestra ci ha risposto che erano dei colletti blu per i maschi e rossi per le

femmine, da indossare sopra il grembiule.

Dopo siamo passati in un’altra stanza e qui, la guida ci ha fatto vedere com’erano le

cartelle e cosa contenevano. Poi, ci ha mostrato degli uccelli imbalsamati, degli altri

in gesso e alcuni cartelloni: tutte cose usate dai maestri durante la lezione di scienze.

A me questa uscita didattica è piaciuta molto perché ho visto cose interessanti e ho

imparato molto sul passato.

G.V.

Martedì ventisette novembre sono andato a Padova, con i miei compagni e le maestre,

al Museo dell’Educazione.

In una prima stanza ho visto l’ottovolante, una cucina per giocare a mamma-casetta,

un monopattino in legno, una palla di cuoio e il calcio balilla.

La guida ci ha parlato dei lavori donneschi e dei lavori manuali adatti ai bambini,

anche cosa regalavano alle femmine e a i maschi: questi ultimi ricevevano libri come

Page 24: Raccolta la scuola del passato

Tom Saywer e dei modellini di navi, le femmine, le macchine da cucire o scatole per

il rammendo.

La signora che ci spiegava ad un certo punto ha aperto una porta e ci siamo ritrovati

in un’aula del passato. La maestra che ci aspettava, vestita secondo la moda del

tempo, ci ha fatto fare una piccola lezione di calligrafia. Poi abbiamo cambiato stanza

e sempre una guida ci ha fatto vedere la macchina per la fusione dei colori, gli uccelli

imbalsamati, che servivano agli insegnanti nelle loro lezioni di scienze, assieme ad

animali di ceramica e a cartelloni, le cartelle di un tempo e la ruota dei colori per

immagine.

A me è piaciuto molto andare al museo perché ci hanno fatto scrivere con il pennino.

M.S.

Il giorno ventisette novembre sono andato con i miei compagni al Museo

dell’Educazione di Padova, dove ti facevano vedere oggetti vari del passato.

Per prima cosa ci hanno mostrato i giochi e i divertimenti, come l’ottovolante in

miniatura, cioè la prima montagna russa venuta in Italia, poi i giochi dei maschi e

delle femmine, e ci hanno parlato anche dell’abbigliamento.

Dopo siamo passati in una stanza diversa, dove ti spiegavano i lavori donneschi e

manuali, per diventare delle brave donne di casa e degli uomini capaci. Quello delle

femmine riguardava il cucito e quello dei maschi il traforo.

Poi siamo andati indietro nel tempo. Siamo entrati in un’aula del 1912. Ci hanno

spiegato che, quando un bambino/a si comportava male, o lo bacchettavano oppure

gli/le mettevano in testa una maschera d’asino. Poi abbiamo usato il pennino in una

lezione di calligrafia. Ci hanno fatto vedere le cartelle di una volta che erano fatte di

tela o cartone o di legno. Ci hanno detto che usavano gli animali imbalsamati o di

cera, ma anche cartelloni, per le lezioni di scienze. C’era inoltre la fusione dei colori,

che permetteva di ottenere i colori primari poi, girando una manovella, comparivano i

secondari. Invece, la ruota dei colori, girando a forte velocità, permetteva di vedere il

bianco.

Alla fine della visita abbiamo ringraziato le guide, ci siamo salutati e siamo tornati

verso il nostro pullman.

Ѐ stata davvero un’esperienza interessante e non vedo l’ora di tornarci con la mia

famiglia.

A.M.

Page 25: Raccolta la scuola del passato

Io maestra!

Non portiamo

il grembiule…

Non ci sono le punizioni!

Si rispettano i

diritti

Dei bambini!

Studiamo l’inglese

e abbiamo anche

l’aula computer…

Page 26: Raccolta la scuola del passato

a scuola di oggi è molto diversa da quella di tanti anni fa.

Innanzitutto le classi sono miste cioè sono formate da maschi e da femmine.

Nella nostra scuola si indossa il grembiule nero e senza fiocco solo in

prima e in seconda, poi ognuno può vestirsi come vuole, comunque sempre

in modo pratico.

Ci sono più maestre e ognuna insegna una o più materie.

Le materie di studio sono di più e, soprattutto, c’è la novità dell’informatica e della

lingua inglese.

Anche il materiale scolastico utilizzato da noi alunni è diverso: usiamo quadernoni,

raccoglitore ad anelli, matite colorate, pennarelli, penne cancellabili e non, dalle

marche e dai colori più disparati, astucci con cerniere, cartelle con disegni a

piacimento e tantissime cose che un tempo non esistevano.

I banchi sono singoli, con il ripiano in cui si scrive di legno, mentre la parte

sottostante e le gambe sono di ferro. Le sedie sono dello stesso materiale dei banchi

ma non sono ad essi attaccati.

N. P.

li scolari di oggi sono più fortunati perché sono trattati civilmente e non

tornano a casa con ginocchia sbucciate e mani rovinate o sanguinanti.

Oggi si scrive con penne normali e il corredo scolastico è vario e adatto al

bambino.

G. B.

ggi i bambini non hanno paura di andare a scuola perché le maestre sono

gentili, hanno il sorriso stampato in faccia e non danno punizioni severe.

V. T.

al racconto del nonno posso osservare come sia diversa la scuola di adesso

da quella di una volta.

Innanzitutto ora per andare a scuola usiamo la macchina, l’autobus o

moderne biciclette.

L

G

O

D

Page 27: Raccolta la scuola del passato

Abbiamo tre maestre che ci insegnano e studiamo molte più materie di un tempo.

Inoltre, le nostre maestre sono meno severe.

Il materiale scolastico di oggi è decisamente molto di più e di migliore qualità.

Oggi noi bambini abbiamo tante comodità per andare a scuola che ai tempi del

nonno non c’erano, anche perché le famiglie avevano meno possibilità economiche.

A.Z.

ella mia scuola di oggi tutto è più semplice: ci sono banchi nuovi e una

infinità di colori, penne e pennarelli.

Si è divisi per classe così si seguono meglio le lezioni e si fanno molte

attività interessanti.

Anche raggiungere la scuola è semplice: in auto o con il pullman, così non si arriva

già stanchi.

M. B.

a scuola della nonna era molto diversa dalla mia, ad esempio, ai suoi tempi si

andava scuola fino alla quinta elementare, invece oggi, fino a sedici anni.

La scuola della nonna iniziava il primo ottobre e finiva a fine giugno, invece

oggi, si inizia a settembre e si finisce il nove giugno.

La nonna aveva una sola maestra, invece io ne ho quattro.

La nonna non faceva educazione fisica, invece io sì.

La mia nonna andava a scuola a piedi, invece io vado spesso in macchina, solo certe

volte a piedi.

La scuola della nonna aveva le classi divise tra maschi e femmine, invece noi

abbiamo le classi miste. In classe della nonna erano trenta bambine, invece noi

adesso siamo ventidue.

La nonna aveva la divisa, invece noi no.

La nonna non aveva lo zaino, io invece sì.

La nonna aveva i quaderni piccoli, le penne erano di legno con il pennino e i colori

erano a matita e solo sei, io invece ho i quadernoni, le penne a sfera e un sacco di

colori.

N

L

Page 28: Raccolta la scuola del passato

I loro banchi erano a due posti con la panca attaccata, invece i nostri sono staccati

e con la sedia.

Secondo me la scuola della nonna era molto più severa ma insegnava meglio la

disciplina.

G. V.

econdo me la scuola di oggi è migliore rispetto a quella di una volta perché

adesso ci sono più libri, più quaderni, più materie e più cose da imparare ed

anche perché non ci sono le punizioni di una volta, per questo mi piace di più

la scuola di oggi.

C. S.

i nostri giorni la scuola inizia a settembre e finisce ai primi giorni di

giugno.

Le classi non sono tanto numerose e siamo tutti della stessa età. Anche noi

dobbiamo usare una divisa che è il grembiule, ma soltanto in prima e

seconda.

Ci sono tre o quattro maestre e si suddividono le materie; anche adesso fanno

l’appello, ma non guardano più se le orecchie sono pulite o sporche, perché tutti

abbiamo il bagno in casa.

Noi oggi abbiamo tanti quaderni e tanti libri colorati e studiamo anche l’inglese.

Nella nostra scuola c’è la biblioteca, l’aula computer e perfino la Lim, lavagna

interattiva multimediale.

Le insegnanti sono severe ma anche buone, ci insegnano senza punirci.

Le nostre aule sono pulite, luminose e ogni bambino ha il suo banco e la sua sedia

che bisognerebbe tenere in ordine.

D’inverno il termosifone ci riscalda.

Le maestre ci educano al rispetto e all’ascolto di tutti senza fare confusione.

M. S.

S

A

Page 29: Raccolta la scuola del passato

econdo me i banchi di una volta erano in legno, vecchi e rotti.

La scuola di adesso, a differenza di quella di una volta, è migliore perché

non ci sono più le punizioni di un tempo.

Adesso ci sono i computer, le lavagne elettroniche, le penne con l’inchiostro

già inserito, ci sono le stampanti per le fotocopie.

Le nostre maestre non sono più tanto severe, anche se vogliono da noi alunni la

massima concentrazione.

L. C.

a scuola di adesso è molto cambiata rispetto ai tempi passati.

Una volta gli alunni avevano il grembiule, invece adesso no, ognuno veste

come vuole.

Per ogni materia si usa un quaderno diverso e un libro, molte penne e

colori e la maestra cambia quasi per ogni disciplina.

Ogni alunno si porta la merenda da casa e la mangia mentre si gioca durante la

ricreazione.

Nelle scuole di oggi ci sono troppi bambini che portano a distrazione e le maestre

sono sempre meno severe, d’altra parte non possono punire i bambini come un tempo

si usava, ora possono solo dare note da firmare ai genitori.

S. L.

ella scuola di oggi, rispetto a quella dei nostri nonni, le punizioni sono

molto diverse in confronto a quelle di una volta perché le maestre ti

punivano mettendoti in ginocchio sui sassi, dietro la lavagna, e se eri

mancino ti davano una bacchettata sulla mano. Adesso le maestre sono molto più

pazienti perché ti richiamano più volte e se non ascolti ricevi una nota.

I banchi su cui sedettero i nostri nonni erano scomodi perché essendo per due

persone si stava stretti, mentre adesso ognuno ha il suo banco.

La ricreazione, che si faceva in giardino, durava a quei tempi un quarto d’ora,

mentre adesso dura una ventina di minuti e si sta nel cortile della scuola.

I nonni compravano quaderni, inchiostro e pennino, ma i libri venivano forniti dalla

scuola, mentre adesso si compra tutto il materiale occorrente, compresi i libri.

I nostri nonni avevano una sola maestra per tutte le materie, invece oggi abbiamo più

di una maestra che si occupa di materie diverse.

S

L

N

Page 30: Raccolta la scuola del passato

Preferisco, senza dubbi, la scuola dei nostri giorni perché si vive in un ambiente

migliore.

F. G.

on vorrei essere andato a scuola ai tempi dei nonni perché il maestro dava

delle punizioni severe.

T.B.

uesto racconto mi ha fatto capire che noi siamo più fortunati perché gli

insegnanti oggi non danno più punizioni dolorose, cioè non danno le

bacchettate sulle mani.

Le pareti delle nostre aule sono colorate da tanti disegni e cartelloni che abbiamo

fatto noi con la maestra.

Noi abbiamo la fortuna di avere tante maestre.

A.C.

oi bambini siamo più fortunati avendo avuto tanto anche se non riusciamo

a comprendere il valore delle cose.

M.S.

enso che una volta la scuola era troppo severa. I bambini devono essere

trattati con dolcezza.

Io sono fortunato perché la scuola oggi è diversa.

S.G.

a scuola di tanto tempo fa non era poi così malvagia, ma io non ci vorrei lo

stesso essere stata perché i maestri erano severi: usavano le bacchette, che

oggi non si usano più, e altri brutti metodi di punizione.

G.F.

N Q

N

P

L

Page 31: Raccolta la scuola del passato

me piace la scuola di oggi perché è colorata e vivace.

Le maestre ci fanno fare cose interessanti e divertenti.

La scuola del passato mi sembra un po’ triste, ma secondo me, è giusto

che i bambini stiano in silenzio durante la lezione.

E.Y.

ggi siamo fortunati perché non ci sono più le maestre di una volta con le

loro pesanti punizioni.

S.S.

opo le informazioni raccolte sulla scuola del passato posso dire di essere

stato colpito dalla posizione della cattedra sopra una pedana, come segno

che la maestra governava, come un re, sui suoi alunni, facendosi rispettare

anche con dure punizioni.

D.G.

ono fortunata a frequentare la scuola di adesso, poiché a me non sarebbe

piaciuto andare in una classe così poco accogliente, fredda e con maestre

severe.

La cosa che mi ha più spaventato sono state le punizioni troppo dure, perché,

secondo me, non è giusto far del male ai bambini.

E.T.

o sono felice di essere nata dopo perché, secondo me, le maestre di una volta

erano troppo severe e pretendevano molto. Poi, dovevi fare un silenzio di

tomba, altrimenti ti davano brutte punizioni. Ora, per fortuna, non danno

punizioni così severe.

M.B.

o preferisco la scuola di adesso. Siamo fortunati perché non indossiamo la

divisa e non scriviamo con il pennino.

Mio nonno mi ha raccontato che la sua maestra, quando si arrabbiava, gli dava

pizzicotti molto forti che lasciavano il segno nero. Ogni tanto usava anche la stecca e

gli bacchettava le mani.

A

O

D

S

I

I

Page 32: Raccolta la scuola del passato

Adesso le maestre sono meno severe e non ci danno tante punizioni.

Le mie maestre sono buone e gentili e io vado volentieri a scuola.

A.F.

ggi chiacchieriamo tanto, se ci fossero le punizioni di una volta, poveri

noi!

Siamo proprio fortunati! Però sarebbe bello che anche noi iniziassimo la

scuola a ottobre!

Noi abbiamo messo il grembiule solo in prima e in seconda e abbiamo

quattro maestre che ci insegnano. Alla mattina non facciamo né le preghiere né il

canto, come invece si usava una volta. Adesso ogni bambino ha tanti quaderni e libri

con immagini e colori. Usiamo le penne e le matite.

Abbiamo tante materie e si fanno anche attività che ci permettono di capire quanto è

bello e utile stare insieme.

Le aule che ci sono adesso non sono fredde, se batte il sole possiamo oscurare e

accendere la luce, pertanto in classe, si può lavorare bene sempre.

I banchi che usiamo adesso non sono in legno massiccio, quindi possiamo spostarli

per lavorare anche a gruppi. La cattedra non è più posta sopra ad una pedana, la

maestra passa di continuo e ci aiuta e ci spiega se siamo in difficoltà.

Noi non abbiamo maestre severe: non ci sgridano tanto e non ci danno mai punizioni

pesanti. Adesso non sempre c’è il silenzio in classe e non sempre i miei compagni

sono obbedienti, allora, con tanta pazienza e con il dialogo le maestre ci fanno

riflettere sui nostri comportamenti sbagliati e poco educati.

A.A.

econdo me le scuole di una volta erano tristi ma in fondo erano utili. A quel

tempo non tutti potevano andarci; alcuni potevano al massimo frequentare

fino in terza, per imparare a leggere, scrivere e contare. Quando avevano

imparato queste cose potevano andare ad aiutare i genitori in campagna.

Noi oggi siamo fortunati perché possiamo studiare fino all’università e imparare così

tante più cose.

G.T.

O

S

Page 33: Raccolta la scuola del passato

l giorno d’oggi siamo più fortunati perché ci sono più comodità e materiali

assortiti, come penne, pennarelli, libri e quaderni colorati e divertenti.

Il rapporto con le maestre è più amichevole.

E.R.

a scuola all’inizio del Novecento era molto diversa da quella di oggi.

Per me gli alunni di quel tempo sono stati coraggiosi perché gli insegnanti

erano molto severi e la scuola era più dura, invece noi siamo fortunati, con

tutte le comodità che ci sono e un materiale scolastico vario, possiamo imparare

tante cose divertendoci.

D.R.

el racconto dei nonni mi ha colpito che i bambini a scuola dovevano

prestare attenzione agli oggetti che trovavano per terra perché potevano

essere delle bombe non esplose della guerra. Per fortuna noi non abbiamo

problemi di questo tipo.

N.E.

e maestre a quel tempo usavano delle punizioni che adesso non si usano più,

per cui io mi sento più fortunato perché ho delle buone insegnanti.

N.L.

A

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D

L