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STOP AL BULLISMO Dott.ssa M.G. Carnevale Psicologa ASP RC Ambito Tirrenica

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STOP AL BULLISMODott.ssa M.G. Carnevale

Psicologa ASP RC Ambito Tirrenica

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STOP AL BULLISMOLa scuola rappresenta il contesto in cui si attivano in modo naturale le dinamiche che caratterizzano le relazioni sociali orizzontali e verticali tra i soggetti che occupano la scena scolastica quotidiana (compagni- compagni; insegnanti-insegnanti; insegnanti-alunni).

I comportamenti agiti consentono l’attuarsi di modalità che favoriscono il processo di integrazione o invece producono condizioni ostili alla realizzazione di tale processo in cui vengono coinvolti tutti i soggetti.

Appare subito chiaro che siamo chiamati tutti in causa e che ogni reale cambiamento passa attraverso la consapevolezza che siamo tutti attori di un processo in cui la parte svolta non è mai trascurabile. Si tratta pertanto di affinare le tecniche di osservazione da parte di chi ha il ruolo educativo, didattico e formativo, ed individuare strategie di intervento flessibili ed adattabili ad una relazione complessa come quella insegnante –alunno.

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E’ opportuno sottolineare che la presenza attiva all’interno del gruppo-classe dell’insegnante oltre a rappresentare fonte di sapere costituisce modello di comportamento e filtro rispetto ai comportamenti distorti e/o disfunzionali di cui, a volte, gli alunni sono portatori; pertanto considerare la propria posizione con occhi attenti porta sicuramente ad agire con maggiore consapevolezza e a riparare per tempo eventuali errori.

Il carico di lavoro, le continue aspettative e pressioni esterne portano, in alcune circostanze, a selezionare i campi di intervento e, a volte, a perdere di vista alcune particolari situazioni che potrebbero poi generare condizioni sfavorevoli ad un intervento educativo efficace.

Io chiedo perciò, a tutti gli insegnanti che vorranno partecipare a questo corso, la disponibilità a mettersi in gioco senza cercare colpe o colpevoli, perché credo che solo abbandonando i pregiudizi ed i luoghi comuni, che si utilizzano per semplificare e per stanchezza, si possa operare una lettura globale del fenomeno relazionale, per renderlo funzionale alla crescita di tutti.

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La scuola è inserita in un territorio vario e complesso e spesso ogni giorno bisogna tentare di smontare messaggi negativi provenienti dai diversi contesti frequentati dagli alunni. Per esperienza aggiungo che a volte di certi comportamenti non vengono considerate adeguatamente le connotazioni negative, sottovalutando l’involontario rinforzo che si agisce e soprattutto rendendo possibile il radicarsi di certi atteggiamenti nel repertorio comportamentale , considerati ,se non corretti, tollerati. Vorrei accendere una luce rossa proprio su tutti quei gesti, parole ed azioni di fronte alle quali troppo volte abbozziamo un sorriso distratto, convinti che la non attenzione porti all’estinzione dello stesso comportamento. L’attenzione va invece attivata per rispondere in modo equilibrato alle diverse sfumature di comportamenti disfunzionali, modulando l’intervento in relazione alla qualità e quantità dell’agito, ma senza trascurarlo.

Gli obiettivi del percorso che faremo assieme non prevedono l’acquisizione di tecniche di risoluzione certa delle problematiche che si affronteranno; richiedono invece la partecipazione attiva per raggiungere “la consapevolezza dell’operare”, attraverso strumenti e metodologie, probabilmente, già conosciuti ma troppo spesso utilizzati in modo spontaneo o parziale e pertanto poco efficaci.

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Viene proposto un lavoro di “riposizionamento “, cioè l’assunzione di un punto di osservazione diverso e svincolato da schemi di interpretazione rigidi. Spesso, ad es., colleghiamo dei comportamenti tra loro in modo lineare, non dando la giusta attenzione a tanti altri aspetti che potrebbero dare un senso diverso a quegli stessi comportamenti.

Nel percorso individuato viene utilizzato il confronto come mezzo privilegiato di lavoro, infatti il confronto, consentito solo tramite il reale ascolto dell’altro, rappresenta un altro momento fondamentale nell’acquisizione di strumenti operativi efficaci. Il punto di vista dell’altro, nell’ambito delle relazioni umane, rappresenta una condizione ineludibile con la quale misurarsi per attuare un progetto educativo-formativo che ponga l’accento soprattutto sull’educazione emotiva, da cui partire per affrontare con maggiore speranza di riuscita la lotta al bullismo e a tutti quei comportamenti disfunzionali che pregiudicano la crescita “sana” dei ragazzi.

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PARTE OPERATIVA:

Si parte dalla definizione di BULLISMO.

Vorrei che ognuno in forma sintetica, in base alla propria percezione, sensibilità, esperienza, conoscenza desse una definizione del termine. Vi chiederei di non cercare raffinate definizioni, ma solo quello che vi viene in mente di getto.

Il primo momento operativo è rappresentato da un’osservazione libera, cioè basata su schemi personali. Lavoriamo su classi campione dalla prima classe della scuola primaria alla terza classe della secondaria di primo grado. L’obiettivo è quello di monitorare i comportamenti che vengono agiti spontaneamente dai ragazzi, segnalando quelli che sembrano predittivi di comportamenti a “rischio bullismo”.

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E’ importante avere la descrizione della classe: la dimensione dell’aula, la disposizione dei banchi, il numero degli alunni divisi per genere, indicare la presenza di eventuali alunni disabili, BES, specificando in modo sintetico le problematiche individuate.

L’osservazione consiste nell’annotare tutti i comportamenti ritenuti significativi, manifestati da parte degli alunni, durante il momento della ricreazione.

(Ad es., Appena è suonata la campanelle della ricreazione i ragazzi si sono alzati spingendosi per arrivare prima alla porta, Pasquale ha fatto cadere Luciano che si è alzato senza reagire, Michele si è spaventato e si è messo a gridare ecc.)

L’osservazione verrà condotta senza scambio di informazioni tra i docenti interessati, solo alla fine delle osservazioni personali, gli insegnanti si confronteranno su quanto rilevato e scriveranno una piccola relazione comune, secondo lo schema sotto definito.

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L’eventuale intervento da parte dell’insegnante dovrà essere descritto, esplicitando le motivazioni e le emozioni che lo hanno accompagnato. Possono essere utilizzati nomi diversi per evitare l’identificazione degli alunni.

Le descrizioni delle osservazioni libere effettuate nelle classi costituiranno i dati grezzi che tutti gli insegnanti, singolarmente o in piccoli gruppi, dovranno utilizzare per elaborare una relazione sulla base del materiale fornito dai colleghi, le relazioni riguarderanno: l’individuazione dei comportamenti- problema; l’individuazione di eventuali legami tra i comportamenti; la formulazione di ipotesi di intervento che tengano conto di risorse e criticità. Osservazioni personali.

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Il secondo momento prevede il coinvolgimento degli alunni.

Gli insegnanti elaborano un racconto, (possono prendere spunto da quanto osservato) che viene proposto a tutti gli alunni, di tutte le classi, adattandolo per età, chiedendo loro di fare un commento, riflessioni personali, trovare eventuali soluzioni a situazioni di conflitto. Verrà predisposta una cassettina in cui gli alunni potranno imbucare il loro compito in forma anonima. Questa soluzione potrebbe facilitare l’espressione dei bambini-ragazzi.

Gli elaborati dei ragazzi verranno letti da tutto il team insegnante. E’ importante accogliere le osservazioni dei ragazzi che possono servire da guida nell’individuazione di modalità di intervento adeguate ed efficaci.

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Il terzo momento prevede discussione in gruppi degli elaborati degli alunni con individuazione di strategie educative mirate.

Ogni gruppo (che potrebbe essere rappresentato da insegnanti di uno stesso corso o dai gruppi di interclasse) composto da circa 15-20 persone sceglie una o più classi su cui agire ed individua le criticità ed i punti di forza, stabilendo una sorta di mappa. Si selezionano gli aspetti più importanti e si individuano strategie di intervento. Tutto il lavoro viene svolto con un percorso guidato.

L’obiettivo di tutto il percorso è riuscire ad stimolare un modo diverso di vedere le cose, andando oltre gli enunciati e coinvolgere più persone per condividere le responsabilità e favorire il confronto imparando a gestire la relazione prendendo in considerazione il punto di vista dell’altro, stabilendo con l’altro un punto di contatto e di incontro. Il confronto con i pari e l’ascolto dei bambini-ragazzi mi sembra indispensabile per capire meglio cosa possa essere giustificabile, accettabile, intollerabile ecc., per modulare meglio l’intervento di educazione alle emozioni favorendo una crescita più equilibrata dei nostri ragazzi.