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PROGETTO Articolo 9 della Costituzione. La lapide commemorativa degli ex allievi del Regio Istituto Tecnico “Macedonio Melloni” di Parma caduti nella Prima guerra mondiale nei documenti dell’Archivio storico dell’Istituto

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L’idea di partecipare al concorso “Articolo 9 della Costituzione” nasce dalla scoperta nell’Archivio

dell’Istituto di un fascicolo dedicato agli “Alunni caduti per la Patria” contenente una serie di

documenti, riferibili ad un arco temporale che va dal 1918 al 1937, relativi alle onoranze che l’Istituto

ha tributato ai suoi studenti caduti nella Prima guerra mondiale. Il materiale a disposizione della

classe rientrava dunque nel novero dei beni culturali (“…monumenti, targhe…documenti di archivio..”)

che il Concorso chiedeva di valorizzare “a cento anni dalla Prima guerra”. Il progetto realizzato dalla

5c Igea ha inteso ricostruire le vicende della lapide commemorativa e, attraverso l’analisi dei

documenti d’archivio, le storie dei sessantaquattro alunni del Melloni caduti nella Prima

guerra, riflettendo su cosa significa “passare dai banchi alle trincee”. Gli studenti hanno lavorato da

novembre 2013 a marzo 2014, alternando attività in classe con compiti domestici , nell’archivio della

scuola e presso l’Emeroteca comunale di Parma. La prima fase (novembre-dicembre 2013, in

classe, ore curricolari di Storia) ha riguardato la catalogazione dei singoli documenti mediante schede

di rilevazione fornite dal docente; la seconda fase è stata dedicata alla ricostruzione, sulla base delle

schedature precedenti, delle biografie dei singoli caduti (gennaio-marzo, compito domestico). Il

lavoro di schedatura è stato completato da un pomeriggio , a gruppi, dedicato alla consultazione

mirata dei documenti del fascicolo d’archivio, alla ricerca della carriere scolastiche dei caduti

mediante la consultazione dei registri di iscrizione e degli esami, e alla ricerca di quotidiani dell’epoca.

Queste attività, grazie alla disponibilità degli Aiutanti tecnici, sono state completate e arricchite dalla

riproduzione fotografica dei documenti conservati nel fascicolo e delle carriere scolastiche ritrovate nei

registri di iscrizione e degli esami.

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La presentazione si apre con la Storia dell’Istituto, elemento indispensabile per far conoscere, almeno

a grandi linee, il «soggetto produttore» dell’Archivio; prosegue con la foto del plotone dei volontari

ciclisti di Parma che richiama la guerra, per documentare, poi, attraverso i registri delle iscrizioni, un

caso di passaggio «dai banchi alle trincee». Ricorda, poi, la preoccupazione di conservare la memoria

dei caduti e il fascismo al potere. Presenta gli oggetti di indagine ed esemplifica il lavoro svolto

mediante un breve profilo della lapide commemorativa e infine propone una «storia di regime»,

riflessione sull’uso della memoria della guerra che farà il fascismo e alcune delle «storie di guerra»

ricostruite.

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Nel 1855 Luisa Maria di Borbone, reggente il Ducato per il figlio minorenne Roberto I, affida

all’entomologo Camillo Ròndani la direzione del nuovo Istituto di Agraria dell’Università, che viene

alloggiato nel Casino della Salnitrara. All’Istituto vengono inoltre assegnati l’Orto Salnitrara, i terreni

alluvionali della Salnitrara ed il podere costituito dagli Orti Cordero e Picedi, posti nelle vicinanze del

Ponte Dattaro. La vicinanza dell’Orto botanico, la dotazione del frutteto e del podere lasciavano

sperare in fecondi sviluppi, ma Luigi Carlo Farini, “dittatore dell’Emilia” in nome di Vittorio Emanuele II,

con decreto del 22 gennaio 1860, sopprime la facoltà filosofico letteraria dell’Università e con essa

l’Istituto di Agraria da questa dipendente. Nel 1862, la legge Matteucci declassava ulteriormente

l’Università di Parma: chiuse le facoltà di Legge e Medicina, le rimangono solo i corsi di Veterinaria,

Farmacia e per Geometri. Agli antichi Ducati è progressivamente estesa la legislazione scolastica del

Regno d’Italia, così con il Decreto 28 novembre 1861, n. 347, le Scuole di Agraria passano al

Ministero d’Industria, Commercio e Agricoltura: edifici e poderi cessano dunque di appartenere

all’Università; il 3 dicembre 1862, il Ministro invia una lettera al Comune e alla Provincia di Parma,

invitando gli Enti a considerare l’opportunità di istituire una scuola d’orticoltura pratica ove potessero

essere impartiti i principi fondamentali dell’agronomia… a tutti coloro che desiderassero acquistare le

cognizioni e il titolo di Agronomo. La sollecitazione non cade nel vuoto, pertanto il 13 settembre 1864,

per deliberazione del Consiglio Provinciale, nasce l’Istituto Tecnico Provinciale, funzionante con la

sezione di Agronomia e Agrimensura; al nuovo istituto, grazie al Ròndani, sono assegnati i beni

dell’antico corso di Agronomia. L’Istituto, inaugurato solennemente il 15 febbraio 1865, dall’anno

scolastico successivo, per poter ottenere sussidi statali, viene di anno in anno pareggiato, attraverso

la nomina, per lo svolgimento degli esami di licenza, di Commissari regi i quali svolgono anche compiti

ispettivi sul funzionamento generale dell’Istituto stesso.

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Il 5 ottobre 1872 il Consiglio Provinciale delibera di aggiungere la sezione Fisico-matematica per coloro

che intendessero proseguire gli studi alla facoltà di ingegneria; il 15 dicembre successivo, l’Istituto diventa

statale, rimanendo sempre competenza del Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio. Dall’anno

scolastico 1876/77, è aggiunta la sezione di Ragioneria e Commercio: adesso l’Istituto offre tre indirizzi di

studio: Agronomia e Agrimensura, Ragioneria e Commercio e Fisico- matematica. Al 1882 risale

l’intitolazione al fisico e patriota Macedonio Melloni (delibera della Giunta di Vigilanza del 21 luglio

1882, formalmente approvata con Regio Decreto 27 agosto 1883, n. 1593). Con il Regolamento generale

del 21 giugno 1885, la competenza delle sezioni Ragioneria e Commercio e Fisico-matematica è trasferita

al Ministero della Pubblica Istruzione, mentre rimane alla gestione precedente la sezione di Agrimensura.

Nel 1915 l’Istituto lascia il Casino della Salnitrara per trasferirsi nella nuova sede di Palazzo Cantelli-

Gherardi Mantovani, in Strada Farini, 61 ed ha anche un distaccamento presso le Scuole di San

Marcellino. La Riforma Gentile (1923) sopprime il corso Fisico matematico, facendolo confluire nel nuovo

Liceo scientifico e crea l’istituto tecnico inferiore che, dopo quattro anni, si dirama nelle due sezioni di

Commercio e Ragioneria e Geometri. Quest’ultimo indirizzo, già passato alle competenze del Ministero

della Pubblica Istruzione dal 1° luglio 1928, diviene formalmente Istituto tecnico per Geometri. Gli Istituti

tecnici, a conclusione del lungo processo che si conclude nel 1963 con la nascita della scuola media

unificata, perdono il quadriennio inferiore.

Bibliografia

Regio Decreto 15 dicembre 1872, n. 1209

A. COMI, Il regio Istituto Tecnico di Parma, Parma, 1996 (Bottego nel testo)

D. MONTINO, Istruzione tecnica e professionale, in La scuola fascista, a cura di G. GABRIELLI e D.

MONTINO, ombre corte, S. Giustino (PG), 2009

REGIO PROVVEDITORATO AGLI STUDI DI PARMA, Il R. Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri

“Macedonio Melloni” di Parma, in L’Istruzione Tecnico professionale nella Provincia di Parma, II Giornata

della Tecnica, 4 maggio 1941-XIX, pp. 13-20, Tipografie Riunite Donati, Parma, 1941-XIX E.F.

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I volontari ciclisti del plotone di Parma in una foto del settembre 1915,

in T. MARCHESELLI, Parma di una volta, vol. IV, Gazzetta di Parma editrice, Grafiche Step, Parma, 2006, p. 454

4. LA GUERRA

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La guerra non è ancora finita,

ma l’on. Berenini,

Ministro della Pubblica Istruzione,

sollecita l’Istituto alla raccolta sistematica

delle testimonianze e dei ricordi

dei soldati caduti, come documenta

la Gazzetta di Parma del 22 ottobre 1918

5. LA MEMORIA

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Il fascismo e la memoria della Prima guerra mondiale.

La foto documenta l’incontro, dopo la Marcia su Roma, tra Vittorio Emanuele III e Mussolini, il

quale avrebbe detto al sovrano: «Maestà, vi porto l’Italia di Vittorio Veneto».

Il Fascismo afferma la continuità ideale del movimento con la Prima guerra mondiale.

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Accogliendo la sollecitazione del Ministro Berenini, nell’Istituto si costituisce immediatamente dopo la

guerra il Comitato per la realizzazione della lapide commemorativa.

Il Preside promuove raccolte di fondi, chiede doni per organizzare lotterie, così dopo cinque anni dalla fine

del conflitto la lapide viene inaugurata e collocata sulla parete Est del cortile dell’Istituto.

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Si fa però sentire il fascismo al

potere, così nella Lapide, tra i

caduti, figura il nome di un

“martire fascista”, oggetto più

tardi di un tentativo di damnatio

memoriae.

L’edificio, sede della scuola dal

1916 al 1964, oggi ha

cambiato destinazione d’uso,

così la lapide non è esposta al

pubblico. La lapide è uno dei

beni che il progetto ha inteso

valorizzare.

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Scheda informativa dell’opera

Tipologia: Lapide Commemorativa

Autore: Architetto Riccardo Bartolomasi

Datazione: 1922-1923 (solenne inaugurazione 10 giugno 1923)

Dimensioni: 190x142

Collocazione: ex sede dell’ Istituto Tecnico “Macedonio Melloni”, Strada Farini n° 61

Attualmente l’edificio ha funzione abitativa ed ospita uffici,

quindi la lapide è visitabile, ma non è pubblicamente visibile.

Stato di conservazione: discreto

Tecnica e materiali: Lastre in marmo rosa scolpite e intagliate, con rilievi centrali e laterali.

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Soggetto:

Celebra la memoria degli alunni del Regio Istituto Tecnico M. Melloni

caduti durante la Prima guerra mondiale

Elementi:

Primo piano: tre lastre di marmo affiancate che riportano la seguente iscrizione su due righe:

L’ISTITUTO/ TECNICO / DI PARMA//AI SUOI ALLIEVI/MORTI/PER LA PATRIA/

Seguono i nomi dei caduti; sulla lastra di sinistra si nota il tentativo di cancellare il nome “Walter Branchi”. Si tratta di un “martire

fascista” (così viene definito nei documenti) inserito tra i caduti per sottolineare la continuità ideale tra fascismo e Prima guerra

mondiale, poi oggetto di “damnatio memoriae”. Nella lastra centrale sono stati aggiunti tre nomi, alterando l’ordine alfabetico

originario. La lastra di destra è spezzata nell’angolo inferiore: ciò ne altera la forma originaria.

Cornice: Tra due mensole si sviluppa il rilievo centrale: adagiata su fronde di alloro e quercia, una spada in stato di riposo, ma

sguainata, trasmette il messaggio di prontezza a combattere. La sovrasta un doppio un braciere dal quale si sviluppa una fiamma.

Le volute del Il fumo che sale evocano l’idea di sacrificio e si confondono con bandiere al vento, le cui aste, convergendo, chiudono

diagonalmente e concludono il rilievo in alto. Al braciere si appoggiano le bocche di due cannoni, quello di sinistra avvolto da foglie

di alloro, nel significato di gloria e vittoria, quello di destra avvolto da foglie quercia nel significato di virtù, forza, coraggio. Le fronde

di alloro e quercia corrono lungo l’affusto dei cannoni per scendere, in forte rilievo, superata la mensola, lungo il bordo esterno della

cornice.

Tra i cannoni in primo piano e le bandiere, sono leggibili altre bocche da fuoco.

Sulla cornice si legge:

XXIV/MAGGIO/MCMXV//IV NOVEMBRE MCMXVIII (in alto)

ARCH./PROF./R./BARTOLOMASI//XXIV/MAGGIO/MCMXXIII (in basso)

Il fregio inferiore è completato da un ritmo che richiama le medaglie al valore.

Effetto d’insieme:

Rappresentazione drammatica, solenne

Lettura interpretativa (o connotativa):

L’Arch. Bartolomasi ricorda e celebra la morte dei caduti per l’amor di Patria mettendo in evidenza: i nomi dei caduti, l’idea del

sacrificio ( il braciere con il fumo che sale), il senso del dovere (la spada a riposo ma pronta a combattere); la gloria che viene dalla

guerra (le bandiere, i cannoni avvolti nelle foglie di alloro e quercia); e infine la gratitudine della patria (il ritmo delle medaglie).

(Laura Adorni, Eleonora Battistelli , Luca Colavecchio e Fabio Pagano).

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I beni archivistici sono l’altro oggetto della valorizzazione, in particolare i registri delle iscrizioni e degli

esami, utilizzati per ricostruire le carriera scolastiche, ed il fascicolo «Alunni caduti per la Patria», utilizzato

per la ricostruzione delle vicende militari e biografiche dei caduti elencati nella lapide.

Alcune storie esemplificano l’attività con i documenti d’archivio.

«… nella fase finale ogni gruppo si è concentrato su determinati argomenti guardando ogni caduto

singolarmente, perché così si è potuto dare ad ogni nome un volto» (C. Zanazzi)

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Walter Branchi fu ucciso il 29 marzo 1922.

Quel giorno alla Corte d’Assise di Parma si

svolgeva la seduta di un processo contro sei

fascisti accusati di omicidio.

Per un motivo non chiarito, si accese un

contrasto tra alcuni fascisti e un gruppo di

socialisti che si trovavano all’esterno del

Palazzo della Corte d’Appello durante le

udienze del processo.

Alcuni socialisti all’improvviso spararono

contro i fascisti: mentre alcuni di questi

riuscirono a mettersi al riparo gettandosi a

terra, Branchi, rimasto allo scoperto, cadde

colpito al cuore e ad una gamba.

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La ragione per cui il nome di Walter

Branchi, “martire fascista”, compare nella

lapide commemorativa dedicata ai caduti

della Prima guerra mondiale si può

comprendere analizzando la situazione

storica italiana degli anni Venti.

Sappiamo che la lapide viene inaugurata il 10

giugno 1923 e il fascismo sale al potere il 28

ottobre 1922 per cui, la presenza di Branchi

sulla lapide è giustificata dagli ideali del

fascismo al potere ma anche dalla decisione

“autonoma” dell’Istituto.

L’inserimento del nome di Branchi nella lapide

viene sostenuto dai fascisti attraverso una

particolare operazione: essi ritenevano che la

Prima guerra mondiale fosse stata combattuta

SOLO dai fascisti e affermando ciò, si

prendevano i meriti della guerra.

Dunque in base a questa idea la presenza di

Branchi non ci dovrebbe sorprendere, poiché i

fascisti, attraverso la lapide, volevano

ricordare i caduti morti sia per cause esterne

(Prima guerra mondiale) che per quelle

interne (rivoluzione fascista).

(Valentina Craciun, Kiran Preet

Kaur, Manpreet Kaur, Chiara Zanazzi)

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GIUSEPPE JACOBACCI

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LA MADRE DI GIUSEPPE JACOBACCI SCRIVE AL PRESIDE DEL MELLONI

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FERDINANDO CASSANI

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La didattica per progetti attua, così, una scuola che è contemporaneamente luogo di

“trasmissione di cultura”, vale a dire luogo che veicola e fa conoscere le nozioni necessarie

alla contestualizzazione del periodo storico, ma anche, mediante l’attività di ricerca originale,

luogo di “elaborazione di cultura”.

D’altra parte dai programmi della Scuola media del 1979, passando per quelli della scuola

elementare del 1985, per arrivare alle recenti riforme della scuola secondaria, non è più

possibile insegnare le discipline senza applicarne il peculiare statuto metodologico, culturale

e di ricerca, ciò che contribuisce in modo significativo alla mobilitazione delle competenze in

studenti posti di fronte a situazioni nuove, compiti di realtà, necessità di collaborare con altri:

«Lavorare con questa metodologia mi ha reso partecipe in modo attivo al progetto, e ho

provato emozioni forti. Vedere ragazzi nostri coetanei passare dai banchi alle trincee, e viverli

così da vicino, dedicando molto tempo alla schedatura dei documenti, è stato significativo.

Solo così mi sono reso conto che assurdità è morire per la guerra, essere chiamati alle armi

da un giorno all’altro, lasciando alle spalle scuola, famiglia e tutto quanto costruito in venti

anni di vita. Non sapere se muori o se ritornerai a casa dev’essere stata una sofferenza

angosciante.» (Simone Mangi)

Parma, novembre 2013-marzo 2014

Antonio Tagliavini