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1 LA FINE DELL’UMANITARISMO, DI NUOVO? di Yves Daccord, Direttore Generale del CICR, Comitato Internazionale della Croce Rossa Gennaio 2015 Nel quadro delle sempre di più frammentate e irrisolvibili situazioni di conflitto armato odierne - Siria, Iraq, Libia, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana e Ucraina, solo per citarne alcune - il divario tra le necessità enormi delle persone coinvolte nei conflitti e la capacità delle organizzazioni umanitarie di rispondere in maniera efficace sembra più grande di quanto forse non lo sia mai stato prima. Molte organizzazioni umanitarie sono assenti dalle aree di conflitto, apparentemente impotenti di fronte all’insicurezza dilagante e alla mancanza di accesso, bloccate dagli Stati e spesso da uno sconcertante schieramento di gruppi armati non governativi, alcuni dei quali sono soliti ricorrere a livelli estremi di violenza. Anche le regole più elementari del Diritto Internazionale Umanitario vengono violate in maniera sistematica, impunemente soprattutto. Allo stesso tempo, il principio del “non nuocere”, una volta adottato dagli attori umanitari per attenuare le involontarie conseguenze negative legate alla loro presenza - come alimentare l’economia di guerra attraverso le attività di assistenza e soccorso - sembra essere stato sostituito da quello di “non assumersi rischi”. Sempre più spesso le organizzazioni umanitarie s celgono deliberatamente di esternalizzare la loro risposta (e il rischio che ne consegue) affidandola a personale locale, mantenendo poco o nessun controllo sulla fornitura di aiuti e non stando vicino alle persone da aiutare. Nonostante sia enorme il finanziamento all’attività umanitaria a livello mondiale, sia sul piano geopolitico, sia in termini di settore, questo si concentra per la maggior parte negli aiuti alimentari. Ciò significa che le diverse necessità e le vulnerabilità di persone abbandonate a se stesse o che vivono in situazioni di crisi prolungate rimangono in gran parte insoddisfatte. Sistemi e procedure burocratiche rischiano di eclissare le esigenze delle stesse persone destinate ad essere al centro della risposta umanitaria. Ciò ha suscitato alcune aspre critiche - e spesso a ragione - contro il funzionamento del “sistema” umanitario internazionale (un termine improprio, se mai ce ne sia uno corretto, che implica che parti interconnesse funzionino insieme nel complesso). Le critiche arrivano non solo da scrittori, accademici e da alcune agenzie umanitarie, ma sempre di più da donatori non-occidentali e da Stati beneficiari, così come i gruppi non governativi prevalenti, che potrebbero non necessariamente aderire alle norme e alle pratiche umanitarie “tradizionali”. Alcuni addirittura sostengono che in un ambiente globale come quello di oggi, l’azione umanitaria neutrale, indipendente e imparziale, non solo è in crisi, ma non esiste più. La “fine dell’umanitarismo” è tornata ad essere il cupo tormentone degli uccelli del malaugurio del mondo degli aiuti. Il ritorno di questo argomento ciclico di certo esaspera il problema, anche se la crisi di base non è mai del tutto scomparsa. Dalla guerra del Biafra nel 1960 al genocidio ruandese e le sue conseguenze, fino alle guerre balcaniche degli anni 1990, la Basta sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. Non c'è futuro senza propositi e progetti di pace. Penso ai conflitti che insanguinano ancora troppe regioni del Pianeta, alle tensioni nelle famiglie e nelle comunità, culturale, etnica e religiosa. La concordia è sempre possibile, ad ogni livello e in ogni situazione. Gli uomini parlano tanto della luce, ma spesso preferiscono la tranquillità ingannatrice del buio, noi parliamo tanto della pace ma spesso ricorriamo alla guerra, scegliamo il silenzio complice oppure non facciamo nulla di concreto per costruire la pace. Papa Francesco

Informa cri 01.2015

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LA FINE DELL’UMANITARISMO, DI NUOVO? di Yves Daccord, Direttore Generale del CICR,

Comitato Internazionale della Croce Rossa

Gennaio 2015

Nel quadro delle sempre di più frammentate e irrisolvibili situazioni di conflitto armato odierne - Siria, Iraq, Libia, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana e Ucraina, solo per citarne alcune - il divario tra le necessità enormi delle persone coinvolte nei conflitti e la capacità delle organizzazioni umanitarie di rispondere in maniera efficace sembra più grande di quanto forse non lo sia mai stato prima. Molte organizzazioni umanitarie sono assenti dalle aree di conflitto, apparentemente impotenti di fronte all’insicurezza dilagante e alla mancanza di accesso, bloccate dagli Stati e spesso da uno sconcertante schieramento di gruppi armati non governativi, alcuni dei quali sono soliti ricorrere a livelli estremi di violenza. Anche le regole più elementari del Diritto Internazionale Umanitario vengono violate in maniera sistematica, impunemente soprattutto. Allo stesso tempo, il principio del “non nuocere”, una volta adottato dagli attori umanitari per attenuare le involontarie conseguenze negative legate alla loro presenza - come alimentare l’economia di guerra attraverso le attività di assistenza e soccorso - sembra essere stato sostituito da quello di “non assumersi rischi”. Sempre più spesso le organizzazioni umanitarie scelgono deliberatamente di esternalizzare la loro risposta (e il rischio che ne consegue) affidandola a personale locale, mantenendo poco o nessun controllo sulla fornitura di aiuti e non stando vicino alle persone da aiutare.

Nonostante sia enorme il finanziamento all’attività umanitaria a livello mondiale, sia sul piano geopolitico, sia in termini di settore, questo si concentra per la maggior parte negli aiuti alimentari. Ciò significa che le diverse necessità e le vulnerabilità di persone abbandonate a se stesse o che vivono in situazioni di crisi prolungate rimangono in gran parte insoddisfatte. Sistemi e procedure burocratiche rischiano di eclissare le esigenze delle stesse persone destinate ad essere al centro della risposta umanitaria. Ciò ha suscitato alcune aspre critiche - e spesso a ragione - contro il funzionamento del “sistema” umanitario internazionale (un termine improprio, se mai ce ne sia uno corretto, che implica che parti interconnesse funzionino insieme nel complesso). Le critiche arrivano non solo da scrittori, accademici e da alcune agenzie umanitarie, ma

sempre di più da donatori non-occidentali e da Stati beneficiari, così come i gruppi non governativi prevalenti, che potrebbero non necessariamente aderire alle norme e alle pratiche umanitarie “tradizionali”. Alcuni addirittura sostengono che in un ambiente globale come quello di oggi, l’azione umanitaria neutrale, indipendente e imparziale, non solo è in crisi, ma non esiste più. La “fine dell’umanitarismo” è tornata ad essere il cupo tormentone degli uccelli del malaugurio del mondo degli aiuti. Il ritorno di questo argomento ciclico di certo esaspera il problema, anche se la crisi di base non è mai del tutto scomparsa. Dalla guerra del Biafra nel 1960 al genocidio ruandese e le sue conseguenze, fino alle guerre balcaniche degli anni 1990, la

Basta sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. Non c'è futuro

senza propositi e progetti di pace. Penso ai conflitti che

insanguinano ancora troppe regioni del Pianeta, alle tensioni nelle

famiglie e nelle comunità, culturale, etnica e religiosa. La concordia è

sempre possibile, ad ogni livello e in ogni situazione.

Gli uomini parlano tanto della luce, ma spesso preferiscono la

tranquillità ingannatrice del buio, noi parliamo tanto della pace ma

spesso ricorriamo alla guerra, scegliamo il silenzio complice oppure

non facciamo nulla di concreto per costruire la pace.

Papa Francesco

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critica all’azione umanitaria internazionale nei conflitti armati risale a decenni fa. Le interferenze da parte degli Stati, la politicizzazione degli aiuti e dello sfruttamento delle agenzie umanitarie, come pure il comportamento senza scrupoli e poco professionale di queste ultime, non è una novità. Detto ciò, la gravità della crisi attuale non deve essere sottovalutata. Le carenze nella risposta umanitaria internazionale adesso sono ulteriormente amplificate dalle pressioni di un ambiente globale particolarmente turbolento e in rapida evoluzione. E’ evidente che basarsi semplicemente sul “business as usual” non è sufficiente per rispondere alle odierne sfide umanitarie. Con coraggio vanno trovati modi più innovativi per rispondere in maniera concreta al maggior numero di persone, il più rapidamente ed efficacemente possibile. La posta in gioco per gli attori umanitari come ilCICR, è la capacità di fornire una risposta umanitaria che rispetti i principi fondamentali di imparzialità, neutralità e indipendenza. Questo è fondamentale per ottenere il più vasto consenso possibile da parte di tutti i soggetti interessati e, in tal modo, anche l’accesso sicuro alle popolazioni bisognose di protezione e assistenza. Per raggiungere questo obiettivo, tuttavia, c’è bisogno di più intelligenza e creatività in alcuni settori. Uno dei più cruciali – e più consolidati - di questi ambiti è il modo con cui cerchiamo di soddisfare le aspettative crescenti della gente che cerchiamo di aiutare, garantendogli la nostra responsabilità. I beneficiari hanno maggiore accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e possono valutare meglio, confrontare e infine classificare la “performance” dei diversi attori umanitari, i quali dovranno dimostrare il loro valore e accrescere la loro reputazione attraverso azioni rilevanti ed efficaci. Guadagnare fiducia e consenso con la vicinanza fisica ai beneficiari è, per il CICR, una parte indispensabile di questo aspetto. Cogliendo le opportunità - e la gestione dei rischi - poste dalle nuove tecnologie è altrettanto essenziale, e se ciò viene fatto con eleganza potrebbe certamente migliorare, piuttosto che indebolire, il principio di approccio. Un altro elemento chiave che richiede più “Thinking out of the box” è il modo con cui raggiungere e connettersi a soggetti interessati sempre diversi, a quali e perché. Al di là dei governi e delle organizzazioni partner, dobbiamo impegnarci meglio con le aziende private, le organizzazioni della società civile, i centri accademici e politici e molti altri. L'obiettivo è quello di stringere relazioni reciprocamente vantaggiose costruite sul consenso e sulla fiducia, e di collaborare allo sviluppo di approcci innovativi per l'azione umanitaria. Una terzo ambito fondamentale, che ha bisogno di qualche ripensamento radicale, è l’investimento sul nostro personale, la nostra risorsa principale e la chiave per essere in grado di garantire consenso e sostegno. Capitalizzando le capacità degli operatori, la loro esperienza e diversità - siano essi assunti a livello internazionale o locale - è più importante che mai, garantire i più elevati standard di professionalità in termini di prestazioni e affidabilità. Ciò richiede un nuovo, coraggioso, approccio per la gestione del personale – il modo con cui lo utilizziamo e attiviamo – garantendo che sia supportato con le giuste informazioni, strumenti e sistemi. L’umanitarismo, e più specificamente la risposta umanitaria internazionale, ha sempre conosciuto qualche forma di crisi, ma questa volta potrebbe essere davvero di fronte a un punto di rottura. In questi tempi particolarmente turbolenti e complessi, gli attori umanitari devono essere molto più innovativi e pieni di risorse, meno dogmatici e gretti, devono aderire più tenacemente che mai al principio di imparzialità, come minimo, se si vuole rimanere coerenti. I destinatari dell'azione umanitaria non chiederanno di più. La mancata risposta a questa sfida potrebbe segnare la fine dell’umanitarismo, con un costo umano potenzialmente catastrofico.

Letto questo importante contributo di Yves Daccord, ancora una volta viene spontaneo esortarci reciprocamente

all’impegno verso il bisognoso, ad essere sempre attenti a tutto ciò che ci circonda, alle contraddizioni più o meno

visibili, alla richiesta di aiuto più o meno esplicita. Ogni giorno la Croce Rossa deve operare con questi obbiettivi in

ogni parte del mondo, dai più piccoli paesi delle nostre apparentemente tranquille comunità montane, fino ai

territori più martoriati da guerre e violenze di ogni genere.

A seguire vi indichiamo alcuni interessanti articoli che vi consigliamo di leggere ma che non possiamo pubblicare

integralmente per motivi di spazio: - Giornata Internazionale del Migrante: viaggio nel centro Fenoglio, esempio di accoglienza e

integrazione della Croce Rossa” di Laura Bastianetto http://www.cri.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/24765

- Giornata Mondiale del Migrante, l’appello del Vice Presidente della FICR Francesco Rocca http://www.cri.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/24764

- “Nessun essere umano è nato per essere uno schiavo” di Francesco Rocca http://www.huffingtonpost.it/francesco-rocca/nessun-essere-umano-nato-essere-schiavo_b_6376430.html

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JUMP 14 A ROMA Oltre duemila volontari da tutta Italia e i vertici territoriali presenti all’evento

GLI EMIGRANTI (1882) di Edmondo De Amicis

Ammonticchiati là come giumenti

sulla gelida prua mossa dai venti,

migrano a terre ignote lontane,

laceri e macilenti,

varcano i mari per cercar del pane.

Traditi da un mercante menzognero

vanno, oggetto di scherno, allo straniero,

bestie da soma, dispregiati iloti

carne da cimitero

vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti.

Vanno ignari di tutto, ove li porta

la fame, in terre ove altra gente è morta;

come il pezzente cieco e vagabono

erra di porta in porta,

essi, così, vanno di mondo in mondo.

Vi invitiamo inoltre a leggere il bellissimo intervento di Vincenzo Passerini, proposto la sera di S. Silvestro in occasione della Fiaccolata per l’accoglienza e i diritti a Rovereto. Ecco il link: http://www.ladige.it/blogs/civitas-humana/2015/01/03/non-

dimenticate-ospitalit-potreste-accogliere-angeli

Chiudiamo questo argomento proponendovi una poesia di Edmondo De Amicis, scritta nel 1882, una poesia vecchia di ben oltre un secolo fa, una poesia che parla di emigranti italiani, così tanto simili ai migranti che oggi arrivano nel nostro paese da rendere questa poesia attuale come fosse stata scritta ieri.

Lo scorso dicembre si è svolto a Roma “Jump 14”, evento nazionale organizzato dalla CRI volto all’incontro, al confronto, alla formazione e all’aggiornamento dei volontari. Al meeting, che si è tenuto presso le Facoltà di Economia e di Ingegneria dell’Università La Sapienza di Roma, hanno partecipato oltre duemila volontari CRI, tra Presidenti,

Delegati Tecnici e vertici delle componenti ausiliarie delle Forze Armate, provenienti da tutta Italia. Tra loro anche il nostro Presidente, Mara Mittempergher, e la una nostra volontaria, Angela Toller. L'evento ha visto lo svolgimento di sessioni plenarie con relatori di rilievo nazionale e internazionale, sessioni tematiche di approfondimento e side event.

Tra gli argomenti di rilievo, i flussi migratori, il valore del volontariato, il cyberbullismo, la disoccupazione giovanile, le dipendenze, l’uguaglianza di genere e la violenza sulle donne, il diritto internazionale nella risposta alle catastrofi, l’educazione alla salute, il protocollo sanitario dei volontari per il virus Ebola, il ricongiungimento delle famiglie separate durante i conflitti, catastrofi e migrazioni forzate. Esponenti della cultura italiani e non, hanno inoltre

proposto momenti di riflessione sulla crisi economica in atto e sulle difficoltà che affrontano quotidianamente le organizzazioni umanitarie come la CRI. La tre giorni di formazione è stata anche l’occasione per definire il percorso di evoluzione della CRI, individuando gli elementi strategici prioritari per migliorare la capacità di azione sul territorio. Infine, Jump14 ha ospitato anche l’Assemblea Nazionale della CRI. Molti importanti interventi in chiusura di evento portati da diversi esponenti di spicco della CRI e del Governo. Francesco Rocca, Presidente nazionale CRI: “La Croce Rossa non è

nostra. Dobbiamo preservarla per le future generazioni. E' stato importante confrontarsi con l'esterno. Lavorando tutti insieme niente è impossibile. Con questo spirito di consapevolezza del cambiamento dobbiamo andare avanti. Quest'anno 114 mila persone senza fissa dimora sono state contattate e avvicinate dalla CRI, oltre 400 mila le famiglie a cui abbiamo offerto un contributo economico alimentare, a molti abbiamo pagato le bollette, le dentiere, i libri scolastici.

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Abbiamo accolto 80 mila migranti solo quest'anno. Ci sono già 50 volontari pronti a partire per la Sierra Leone per curare le persone colpite dal virus Ebola”. Franco Gabrielli, Capo Dipartimento della Protezione Civile: “E’ un onore essere qui non solo per testimoniare l'importanza del ruolo che svolgete ma anche per portare il mio personale ringraziamento per quello che fate e per come lo fate. Non ci si deve mai nascondere dietro un dito. Che voi viviate un momento di preoccupazione appartiene al vostro quotidiano ma anche in questo mi sento di dire, nell'anno del vostro 150 esimo anniversario, che l'esperienza della CRI per il nostro Paese è essenziale. Il Governo ha riconosciuto lo stato di emergenza per Ebola con riferimento specifico all'attività della Croce Rossa. Il nostro sistema di Protezione Civile di cui la Croce Rossa fa parte, è un esempio. Delegazioni estere vengono a studiare il nostro sistema per capirne i segreti ed il funzionamento. In questo contesto straordinario di grande innovazione, in questa organizzazione, la Croce Rossa ha avuto la sua giusta collocazione per la capacità che ogni giorno gli uomini e le donne di questa associazione sanno esprimere. Vorrei dire grazie a Francesco Rocca che si è caricato sulle spalle una situazione di grande difficoltà in cui è più facile ricevere critiche che plausi. Aiutare questo cambiamento che non è teso a distruggere ma a rinnovare questa storia non è facile. Le visioni ragionieristiche della vita non colgono i problemi e le esigenze vere, la gente delle Croce Rossa non deve essere lasciata sola. Il Paese vive una condizione di difficoltà, ci aspetteranno anni complicati, abbiamo bisogno di uomini e di donne che credono in grandi valori. Questo Governo deve credere nell'importanza di investire nella Croce Rossa Italiana".

Domenico Rossi, Sottosegretario alla Difesa: "Il Governo ha il dovere di essere presente in manifestazioni in cui arrivano messaggi valoriali positivi che orientano la società verso obiettivi migliori, verso strade giuste, verso insegnamenti importanti per i nostri figli. Ci sono due principi che mi hanno colpito fra quelli su cui si fonda la Croce Rossa. Quello dell'Universalità innanzitutto. In un mondo in cui esistono diversità religiose, etniche, in cui a pochi passi da noi ci sono conflitti enormi, questo principio è fondamentale. Il secondo principio forte è quello del Volontariato, una ricchezza vera per il nostro Paese. Per questi valori fondamentali il Governo italiano non potrà mai far mancare il sostegno nelle forme dovute alla CRI. I Corpi ausiliari della CRI hanno consentito e consentono di proiettare lo spirito di questa associazione

oltre frontiera, dove non ci sono le condizioni di sicurezza per piantare la bandierina dei vostri concetti universali. Per questo il Corpo Militare e le Infermiere Volontarie sono al fianco delle Forze Armate. Senso del dovere, spirito di sacrificio, spirito di servizio, questo Paese può rinascere se prendiamo questi valori a fondamento della nostra vita quotidiana". Giovanna Martelli, Delegata del Presidente del Consiglio alle Pari Opportunità: "Le sfide possono essere raccolte e vinte solo se l'impegno è comune e la Croce Rossa è un elemento fondamentale per la costruzione equilibrata di questa democrazia. Questo è un Paese che si sta impoverendo. Il nostro deve essere quindi un impegno forte che deve andare oltre le rispettive identità. I principi della Croce Rossa sono sostanziali per la ricostruzione del tessuto sociale di questo Paese. La neutralità, nel sistema dei vostri valori, è un concetto espresso nella modalità giusta. Una neutralità che riconosce le differenze. Il piano nazionale sulla violenza di genere che il Governo ha predisposto necessita del contributo anche della CRI su temi come la prevenzione delle donne vulnerabili oltre a quello della riabilitazione. La violenza sulle donne è cosa da uomini. Intervenire su questo tema ci fa uscire dalla logica dell'emergenza".

Intervenuto anche Elhadj As Sy, Segretario Generale IFRC, che ha parlato delle nuove sfide dell'azione umanitaria e di come essa si è modificata nel tempo, tracciando una panoramica dell'attuale crisi economica e delle sue conseguenze in alcuni Paesi. Potete trovare una breve ma molto interessante intervista al link https://www.youtube.com/watch?v=A8SNpU8M5GE&spfreload=10

Tutti i dettagli dell’evento sono consultabili al link http://www.cri.it/jump14. Sono inoltre disponibili nell’area download tutti i documenti di

presentazione delle varie tematiche proposte.

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LA CRI E’ PIU’ FORTE DI PRIMA È andato in crisi un sistema che non era più sostenibile

L’articolo, uscito lo scorso 7 gennaio sul Corriere della Sera a firma di Sergio Rizzo, dà lo spunto per fare chiarezza sulla situazione dei dipendenti della Croce Rossa su cui spesso si fa confusione attribuendo al nuovo corso della CRI colpe che invece appartengono a negligenze, irresponsabilità e lassismo del passato. Chi oggi dice che la Croce Rossa è in crisi, mente.

Non lo sosteniamo noi, ma è certificato, non solo dall’ultima relazione della Corte dei Conti dell’ottobre scorso, ma

anche e soprattutto dalle migliaia di attestazioni di fiducia, dai ringraziamenti delle persone assistite, dagli articoli e

dai servizi giornalistici che raccontano un’associazione forte e in grado d’intervenire per risolvere qualsiasi

vulnerabilità. Peccato che a tutto questo non venga dato almeno lo stesso risalto di quanto non venga fatto con le

polemiche.

Solo per citare l’ultimo anno, nel 2014, grazie all'attività dell'Area Tre,

emergenza e protezione civile, abbiamo assistito 267mila persone

utilizzando 1000 mezzi con 10mila volontari. Non solo, per quanto

riguarda il Servizio Sanitario abbiamo soccorso centinaia di migliaia di

persone con le ambulanze, inserite nel sistema del 118. La CRI ha

costruito poi un intero villaggio ad Haiti per dare casa e lavoro agli

sfollati del terremoto, dopo averli ospitati in Italia. A settembre siamo

andati nel Kurdistan iracheno dove abbiamo assistito e rifocillato 100mila

profughi.

Ma non è finita qui. La Croce Rossa ha soccorso 100mila richiedenti asilo

sbarcati sulle nostre coste e ha assistito fin sulle navi, grazie all'ausiliarietà

con le Forze Armate, le migliaia di migranti salvati con l'operazione Mare

Nostrum. Non dimentichiamo poi i servizi Sasfid di ogni sera che portano

un po' di ristoro ai senza fissa dimora, le migliaia di famiglie sostenute

dalla nostra Associazione in un momento di crisi economica e poi tutti i

servizi dedicati alla formazione e alla donazione del sangue. Questi sono i

numeri di cui andiamo orgogliosi e che ci consentono di affermare che se

non ci fosse la CRI l'intero Paese avrebbe qualcosa in meno. Stiamo

crescendo, i numeri ce lo dicono e il

merito è di tutti coloro che stanno lavorando con passione e dedizione.

Questa, appena descritta, è la fotografia reale della Croce Rossa di oggi, più

presente e più forte che mai con un'incredibile e maggiore capacità

d'intervento dei Comitati territoriali ormai privatizzati come previsto dal

decreto 178/2012. Ciò non toglie che ci siano dei problemi che bisogna risolvere.

Ma non oggi, già da ieri, da quando siamo entrati per riportare ordine in un’associazione commissariata per 26 anni

degli ultimi 30 che mirava più ormai alla sua stessa salvaguardia, che non alla tutela delle vulnerabilità esterne,

creando debiti su debiti. In 6 anni abbiamo fatto tantissime cose per cercare di rimettere in sesto una struttura

destinata inevitabilmente a implodere per lo stato in cui versava. Lo abbiamo fatto riducendo gli sprechi e

migliorando la macchina. Ma poco potevamo di fronte ai numeri dei dipendenti (attualmente 3176) che sono in ogni

caso in eccedenza. Perché? La storia è purtroppo molto più semplice di come la si voglia rappresentare. La Croce

Rossa deve assolvere ad alcuni compiti istituzionali relativi alle emergenze nazionali e internazionali, alla formazione

del volontariato, all’ausiliarietà alle Forze Armate, nonché a compiti di cooperazione internazionale e diffusione del

Diritto Internazionale Umanitario. Per questi doveri serve la metà del personale attualmente impiegato.

A questo si aggiunge un'altra storia, figlia di quel lassismo e di quella irresponsabilità di cui sopra e che riguarda i

dipendenti che sono stati contrattualizzati in virtù delle convenzioni che i Comitati hanno sottoscritto con le Asl. Si

tratta di circa 1400 lavoratori che, in base alla Finanziaria del 2007, avrebbero dovuto essere stabilizzati dalla

Funzione Pubblica, a seguito di un’intesa presa nella Conferenza Stato Regioni. Accordo che però non è stato mai

raggiunto, lasciando la questione ai tribunali che hanno dovuto optare per l’unica soluzione presente: pesare sulle

casse della Croce Rossa. Quegli stessi lavoratori oggi, avendo ottenuto la stabilizzazione e avendo rifiutato (era nei

loro diritti) il contratto Anpas, si ritrovano purtroppo in una situazione di eccedenza e a questo punto solo il tavolo

della Funzione Pubblica potrà dirimere la questione. Questa è in estrema sintesi la storia della nostra Associazione,

alle prese oggi con una proroga di un anno della privatizzazione (del Comitato Centrale e dei Comitati Regionali), il

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DOVE IL BISOGNO CHIAMA, LA CRI C’E’ Continua incessante il lavoro sui fronti dell’emergenza

tempo necessario per apportare i giusti correttivi al 178/2012, i cui decreti attuativi sono ancora mancanti e la cui

modifica potrebbe portare a un diverso assetto istituzionale, auspicato dalla CRI, consentendo al personale una

mobilità migliore e alla Croce Rossa di occuparsi dei suoi compiti istituzionali.

Per quello che ci riguarda noi siamo più forti di prima. La Croce Rossa non è in crisi, è andato in crisi un sistema

clientelare che non era più sostenibile. A seguire vi proponiamo il link dove potete trovare l’articolo di Sergio Rizzo che ha dato spunto all’intervento appena letto, tratto dalla rassegna stampa del sito CRI.it http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_gennaio_07/croce-rossa-privatizzazione-ferma-bilancio-drammatico-9d3c5c56-9638-

11e4-9ec2-c9b18eab1a93.shtml

Passa il tempo, cambiano le esigenze, cambiano le organizzazioni, ma il mondo ogni giorno chiede aiuto, ovunque e

per chiunque. La CRI è sempre stata in prima linea e sempre lo sarà, in ogni dove, per chiunque esprima un bisogno che lo metta in difficoltà, indipendentemente dalla sua provenienza, dal sesso, dalle sue credenze religiose, dalle opinioni politiche. Passa il tempo ma non passa la CRI. Ed ecco che anche che nelle scorse settimane, mentre in molti eravamo seduti a tavole imbandite, circondati da amici, parenti e affetti più cari, la CRI correva per alleviare sofferenza. Una delle attività fondamentali in questi giorni è rappresentata dall’emergenza freddo. Migliaia di persone in Italia non hanno una fissa dimora e quando le temperature scendono il problema diventa difficile da gestire. Le unità di strada CRI sono attive in molte città italiane, centinaia di volontari passano a setaccio le strade per prestare assistenza a coloro che non hanno un riparo, proponendo di usufruire di dormitori e ricoveri allestiti, offrendo bevande calde, un cambio di biancheria e coperte. Controllano inoltre eventuali problematiche sanitarie chiedendo, al bisogno, l'intervento dell'118. I comitati italiani si attivano anche per creare sinergie e collaborazioni con altri soggetti. Particolarmente interessante abbiamo trovato l’idea di IKEA che, in un punto vendita a Roma, ha proposto ai propri clienti, l'iniziativa denominata “Ri-scalda la notte”, con la quale i clienti possono donare una coperta in cambio di un buono acquisto. Grazie a questa bella idea, sono state già donate alla Croce Rossa di Roma oltre cento coperte destinate ai centri di accoglienza ma anche alle persone senza dimora quotidianamente raggiunte dalle Unità di Strada. Anche il TG1 si è occupato dell’attività delle Unità di strada CRI, raccontando proprio l’esperienza dei comitati romani, in un bel servizio che vi consigliamo di vedere. Il servizio è reperibilo su Youtube al link https://www.youtube.com/watch?v=xxQkWDjTmS0&feature=youtu.be

Prosegue anche l’assistenza ai migranti che, nonostante la stagione fredda, continuano ad arrivare dal mare.

Nella notte di S. Silvestro sono giunti a Gallipoli circa mille migranti. La

nave Blu Sky, con il suo carico di disperazione, aveva lanciato un SOS

mentre era al largo di Corfù. A bordo molte donne e bambini.

L’imbarcazione battente bandiera moldava sarebbe stata abbandonata

mentre era nel Canale di Otranto. Decine i volontari impegnati

supportati da quattro ambulanze. I primi di gennaio, è stata la volta del mercantile Ezadeen, arrivato al

porto di Corigliano Calabro in provincia di Cosenza, abbandonato alla deriva dall’equipaggio durante la navigazione al largo di Capo di Leuca nel Mar Jonio. A bordo 360 migranti siriani, tra i quali 74 bambini e 43 donne, di cui 4 incinte e una con gravidanza a termine. Sei ambulanze e quaranta volontari si sono subito attivati per accogliere ed assistere i migranti. Ma non possiamo certo dimenticare il grave incidente al Norman Atlantic, andato in fiamme a causa di un violento incendio, scoppiato mentre era in viaggio tra Igoumenitsa e Ancona con a bordo più di 400 passeggeri e 56 membri dell'equipaggio. L’incidente è avvenuto nel Canale d'Otranto e ha provocato purtroppo 11 morti accertati e un numero ancora imprecisato di dispersi. Anche in questo caso la CRI si è attivata per dare assistenza e supporto immediato. La nave San Giorgio, partita in soccorso della Norman, è rientrata

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al porto di Brindisi, dove è stato allestito un ospedale da campo, con 212 naufraghi e 5 salme delle vittime. Le SOP CRI hanno coordinato per diversi giorni tutti gli interventi di soccorso di volontari e operatori sotto il monitoraggio costante della Sala Operativa Regionale. La CRI ha fornito uomini e mezzi per l’assistenza sanitaria, l'accoglienza e il trasferimento dei passeggeri che hanno trovato ospitalità nelle strutture alberghiere di Lecce, nonché il trasporto in due differenti ospedali per i feriti più critici. Fondamentale il lavoro che la CRI ha svolto con le ambasciate e il costante monitoraggio negli ospedali per agevolare le pratiche di ricongiungimento familiare. Tantissime infatti le famiglie separate durante i primi soccorsi. Operativi nell’intervento un centinaio di volontari tra soccorritori, Infermiere Volontarie, operatori sanitari, oltre a interpreti e operatori di supporto psicologico.

Ecco a voi alcuni interessanti appuntamenti.

Tra gli invitati d’onore alla scorsa Gara di Primo Soccorso Nazionale di Rovereto dello scorso settembre, c’era la delegazione di Croce Rossa del Principato di Monaco, con la quale è nato

un rapporto di reciproca collaborazione. Nei giorni scorsi, il comitato provinciale ha ricevuto un invito per un team di sei soccorritori a partecipare al Gran Premio di Formula 1 che si

terrà a Montecarlo nel mese di maggio. Richiesta la presenza per l’intero periodo di servzio

dal 20 al 25 o 26 maggio, necessaria l'abilitazione sanitaria e gradita la conoscenza della lingua francese. La CR Monegasca garantisce vitto e alloggio per i giorni di permanenza. Dati

i pochi posti, sarà fatta al bisogno una selezione basata sulle competenze sanitarie (medici e IP), sulla conoscenza della lingua francese e infine alla partecipazione della Gara Nazionale di Primo Soccorso. Chi fosse

interessato lo comunichi alla segreteria della propria sede entro il giorno 15 gennaio.

Si avvicina il 12° Campionato Italiano di Sci per la Protezione Civile

2015 che si svolgerà dal 28 gennaio al 1 febbraio in Val di Fiemme (Alpe di Pampeago – Passo di Lavazè). Le specialità di gara a cui si

può partecipare sono Slalom Gigante maschile e femminile, Fondo a tecnica libera (5 km maschile e 2,5 km femminile) e Snowboard.

Chi volesse approfondire l’argomento può consultare le seguenti pagine web:

http://www.protezionecivile.tn.it/statico/campionatisci/2015/programma.pdf (Programma)

http://www.protezionecivile.tn.it/statico/campionatisci/2015/Regolamento-Gare.pdf (Regole gare)

http://www.protezionecivile.tn.it/statico/campionatisci/2015/Regolamento-Manifestazione.pdf (Regolamento generale)

http://194.105.50.156/arca/campionati/skipass.pdf (Listino SKI-Pass)

http://194.105.50.156/arca/campionati/hotels.pdf (Hotel convenzionati)

Chi fosse interessato a partecipare, dovrà comunicarlo alla segreteria della propria sede territoriale entro il 15 gennaio. Si

precisa che tutti i costi di partecipazione sono a carico del volontario.

Altra proposta arriva da Pinzolo, per il 18° Campionato italiano di Sci per Operatori Trasporto Infermi. La manifestazione prevista per il 16-17-18 gennaio, è organizzata

dall’Associazione Volontari Soccorso Trasporto Infermi Pinzolo Alta Rendena, con il

patrocinio dell’Assessorato alla Sanità e Trentino Emergenza 118. Sono previste le specialità di slalom gigante e di fondo che si svolgeranno a Pinzolo per lo sci alpino e

a Carisolo per lo sci nordico. Collaborano all’iniziativa l’APT locale, la Federazione delle Associazioni di Volontariato Socio Sanitario della Provincia di Trento e altre

associazioni locali di volontariato.

Chi volesse approfondire l’argomento può consultare le seguenti pagine web:

http://www.emergenzepinzolo.it/campionato/2006/index.htm (Regolamento)

http://www.emergenzepinzolo.it/campionato/2006/index.htm (Programma)

http://www.emergenzepinzolo.it/campionato/2006/index.htm (Campi gara)

Anche in questo caso, chi fosse interessato a partecipare, dovrà comunicarlo alla segreteria della propria sede territoriale entro il 14 gennaio. Si precisa che tutti i costi di partecipazione sono a carico del volontario.

FORMAZIONE: sono in fase di programmazione i calendari delle lezioni di aggiornamento e formazione che si terranno nelle due sedi del nostro comitato, Folgaria e Lavarone, aperte a tutti i volontari. Nel prossimo numero di InformaCRI,

appena ricevuto il materiale, la redazione dedicherà ampio spazio alla presentazione dell’attività.