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Lo stress e il lavoro d’equipe Ver 0.1

29 Corso TSSA - Lo stress nel soccorritore e il lavoro di equipe

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Lo stress e il lavoro

d’equipe

Ver 0.1

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OBIETTIVI DELLA LEZIONE

Cosa spinge il volontario ad “agire”: i bisogni e la motivazione del

soccorritore

Conoscere lo «stress»: cos’è? Quali conseguenze ha?

Che legame c’è fra stress e motivazioni? Quali sono le reazioni del

soccorritore?

Cos’è il burn out?

Imparare a difendersi dallo stress

L’importanza della squadra

Come la squadra può aiutare il singolo: il supporto fra pari

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E’ alla base dell’agire del volontario

Le diverse motivazioni di ognuno di noi aiutano perciò a spiegare diversi

comportamenti, anche in situazioni analoghe e, soprattutto, le diversità di stati

d’animo e di reazioni emotive.

N.B.: è probabile che le mie motivazioni siano diverse da quelle degli altri!!!

Le motivazioni di ciascuno di noi dipendono dai valori, dalle esperienze, dalla

cultura, dai bisogni, dall’ambiente in cui si vive

LA MOTIVAZIONE

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Le motivazioni possono essere raggruppate in quattro

categorie sulla base dei bisogni dell’individuo (tipo e

provenienza):

1 - egoistiche

2 - altruistiche

3 - interne / intrinseche

4 - esterne / estrinseche

LA MOTIVAZIONE

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M. egoistiche (faccio qualcosa essenzialmente per me stesso, per

sentirmi realizzato, per dimostrare di essere capace a farlo, per mettermi

alla prova, per ottenere un riconoscimento ma anche un lavoro, per

imparare qualcosa di nuovo…);

Il soccorritore vede nell’attività di volontario essenzialmente una sfida con

se stesso

LA MOTIVAZIONE

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M. altruistiche (faccio qualcosa per aiutare gli altri, per un senso di colpa

o semplicemente perché mi sento più fortunato, perché ho qualcosa da

poter offrire agli altri in termini di tempo, competenze, denaro, risorse…);

Il soccorritore vede nell’attività di volontariato un modo per mettersi a

disposizione degli altri

LA MOTIVAZIONE

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M. interne o intrinseche (la spinta parte comunque da me, faccio qualcosa

perché voglio aiutare gli altri, perché ho bisogno di impegnare il mio

tempo, perché ricerco nuove esperienze, perché trovo un’attività

stimolante e gratificante…);

Il soccorritore sceglie l’attività di volontariato stimolato da se stesso, senza

condizionamenti esterni

LA MOTIVAZIONE

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M. esterne o estrinseche (l’input arriva comunque dall’esterno, sono

attratto da un determinato ambiente, seguo un consiglio, vengo indotto

da un amico, ricerco un riconoscimento sociale o economico…).

Il soccorritore sceglie l’attività di volontariato condizionato dall’ambiente

esterno

LA MOTIVAZIONE

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I quattro tipi di motivazioni possono essere tutti presenti nel momento in

cui una persona sceglie di diventare volontario di Croce Rossa

La preponderanza di motivazioni egoistiche ed esterne rende meno solido

il legame con l’attività di volontariato stessa

In particolare può rendere più difficile la sopportazione di situazioni di

tensione che possono nascere all ’ interno dell ’ organizzazione e di

momenti di stress,

LA MOTIVAZIONE

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E’ la percezione che ognuno di noi ha sulla possibilità di controllare la

propria vita

INTERNO

Le mie azioni condizionano gli

eventi; ho pieno controllo sulla mia

vita

ESTERNO

Gli altri o il destino condizionano gli

eventi; non ho pieno controllo sulla

mia vita

Ognuno di noi ha un proprio LoC in cui predomina una delle due dimensioni Queste

possono incidere in maniera diversa: a seconda delle situazioni possiamo adottare

un comportamento più determinato o più arrendevole

LA MOTIVAZIONE

Il locus of control (Julian Rotter)

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INTERNO ESTERNO

La Motivazione è più forte in chi ha un LoC interno e cerca di trovare da solo

soluzioni ai problemi senza affidarsi agli altri.

La prevalenza di un LoC esterno invece porta ad un’inferiore capacità di

controllare gli eventi e di affrontare o prevenire situazioni stressanti.

MOTIVAZIONE

LA MOTIVAZIONE

Il locus of control (Julian Rotter)

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L’EVENTO CRITICO: COMPORTAMENTI ED

EMOZIONI

1 – allarme: viene comunicato l’evento e la necessità di effettuare un

intervento di soccorso

2 – mobilitazione/attivazione: superato l’impatto iniziale ci si prepara alla

mobilitazione

3 – azione: è la fase del “fare”, il momento del soccorso

4 - rilassamento/lasciarsi andare: l’intervento è terminato, si recuperano le

forze

L’intervento di soccorso si articola in 4 fasi. A ciascuna di esse corrispondono

comportamenti e reazioni emotive precise:

Le fasi

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1 - Allarme: più l’evento è grave e più le reazioni sono accentuate

Emotivamente si prova: smarrimento, impotenza, irrequietezza, disorientamento,

inadeguatezza, subentra l’ansia fino al panico e allo shock emotivo.

Da un punto di vista cognitivo é difficile comprendere la gravità dell’evento e ordinare le

informazioni. Reazioni fisiche: aumento FC, calo dell’efficienza, possono subentrare

difficoltà di comunicazione.

E’ importante cercare di “razionalizzare” la situazione e concentrarsi sui dati oggettivi e

sulla squadra.

L’EVENTO CRITICO: COMPORTAMENTI ED

EMOZIONI

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2 - mobilitazione: l’azione contribuisce a farci superare la tensione, si

recupera l ’ autocontrollo, aiutati dal trascorrere del tempo e

dall’interazione con la squadra.

Ci si organizza, ci si dividono i compiti e si discute con i colleghi.

La “preparazione” del volontario è determinante

L’EVENTO CRITICO: COMPORTAMENTI ED

EMOZIONI

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3 - azione: può assumere connotazioni diverse in base alle diverse si

• euforia e gratificazione dati dall’agire corretto e dal successo dell’intervento,

• senso di colpa, rabbia e delusione per le difficoltà ad intervenire ed essere utili

• panico e impossibilità di compiere alcun tipo di intervento.

Da un punto di vista comportamentale si può passare dall’irritabilità che facilita gli scontri

con gli altri, all’esaurimento fisico, dall’iperattività all’aumento dell’uso del tabacco...Il

battito cardiaco resta accellerato, si possono incontrare difficoltà respiratorie, confusione

mentale, sudorazione, mancamenti...

L’EVENTO CRITICO: COMPORTAMENTI ED

EMOZIONI

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4 - rilassamento/lasciarsi andare:. anche questa fase può assumere

connotazioni variabili. Finisce l’intervento e si torna alla routine quotidiana.

Bisogno di recuperare le energie fisiche e psichiche accompagnato da difficoltà

a rilassarsi e a distendersi, la tensione e i ricordi riaffiorano. Possono restare

ansia, delusione e rabbia

L’EVENTO CRITICO: COMPORTAMENTI ED

EMOZIONI

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IL SOCCORSO DAL PUNTO DI VISTA EMOTIVO

ATTIVITA’ DI SOCCORSO SITUAZIONI EMOTIVAMENTE DIFFICILI

EVENTI CRITICI

DISAGIO/VULNERABILITA’CONTROLLO DELLE REAZIONI /

GESTIONE DELLE DIFFICOLTA’

Possiamo affrontare

REAZIONI NORMALI

PERDITA DI CONTROLLO: REAZIONI PATOLOGICHE

Stress

Tensione

Traumatizzazione vicaria

Strategie di coping

Irritabilità, stanchezza, calo di entusiasmo….

DPTS, Burn out…

dispendio di energie

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Lo stress rappresenta la modalità attraverso

cui il nostro organismo risponde a momenti

di tensione: fattori e stimoli che ci mettono

in crisi (stressors) portano a reagire in modo

tale da poterci adattare alla situazione di

difficoltà attingendo alle risorse a nostra

disposizione

Lo stress

IL SOCCORSO DAL PUNTO DI VISTA EMOTIVO

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Gli stimoli stressanti possono essere acuiti sia da eventi traumatici o

particolarmente difficili di fronte a cui ci sentiamo impotenti o in cui siamo

coinvolti, sia dal contatto quotidiano con situazioni di sofferenza, dolore,

disagio, o pericolo e quindi anche dall’attività di assistenza, supporto e

trasporto di persone in situazione di disagio

Lo stress

IL SOCCORSO DAL PUNTO DI VISTA EMOTIVO

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Le situazioni stressanti possono nascere dal ripetuto contatto con la

sofferenza, il dolore, il disagio e la propria incapacità di risolvere i problemi

conseguenti ma la stessa routine quotidiana può esercitare un’azione

fortemente logorante.

IL SOCCORSO DAL PUNTO DI VISTA EMOTIVO

Lo stress

Il soccorritore riesce a sviluppare una soglia di tolleranza elevata a tali

situazioni, proprio in virtù dell’attività svolta e di alcuni fattori protettivi

(strategie di coping)

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LO STRESS E IL TRAUMA

il soccorritore vive il trauma in prima persona anche se non direttamente ma

attraverso la persona o le persone coinvolte.

Il soccorritore diventa “vittima”

ci sono però altri fattori stressanti...ad esempio:

veder frustrate le proprie motivazioni e i propri obiettivi all’interno dell’organizzazione

Inoltre…

…spesso il soccorritore riesce a controllare le emozioni ma queste non

scompaiono e possono riemergere all’imporvviso

Traumatizzazione vicaria

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I fattori che causano la traumatizzazione vicaria:

Oggettivi: eventi particolarmente gravi, mutilanti e cruenti, eventi che

causano danni gravi o la morte di amici, colleghi, bambini…, eventi che

coinvolgono una pluralità di vittime (maxiemergenze), insuccesso

dell’intervento di soccorso e morte della persona, necessità di prendere

decisioni difficili in tempi molto rapidi;

LO STRESS E IL TRAUMA

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Soggettivi: presenza di traumi pregressi nel soccorritore, elevata identificazione con le

vittime e le persone da soccorrere, scarsa conoscenza dei propri limiti e della propria

capacità di gestire lo stress, aver subito lesioni fisiche, eccessiva aspettativa su di sè,

senso di fallimento o incapacità;

Organizzativi: ritmi di lavoro/turni troppo intensivi, carenze logistico-strutturali,

conflitti interni, carenze comunicative, carenze nella formazione

LO STRESS E IL TRAUMA

I fattori che causano la traumatizzazione vicaria:

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Disturbo post traumatico da stress (P.T.S.D. o D.P.T.S.)

Si verifica dopo aver vissuto un evento traumatico nel quale si è stati fortemente

coinvolti e che ha suscitato reazioni di paura e impotenza.

Si rivivono i momenti dell’evento nei sogni, come flashback, tornano ricorsivamente

alla mante le fasi più spiacevoli o più critiche senza riuscire a “staccare” (sintomi

intrusivi).

Sono frequenti incubi, insonnia, ansia, irritabilità, difficoltà a concentrarsi,

“ipervigilanza” (iperattivazione)

LE CONSEGUENZE DELLO STRESS

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Si può essere confusi, storditi e si tende ad evitare ciò che richiama l’evento ma si può

arrivare ad estraniarsi dalla realtà e a perdere interesse verso ciò che prima ci

appassionava e attraeva (affettività ridotta, mancanza di voglia di fare

progetti...evitamento).

Può insorgere distanza di tempo e durare qualche mese.

Si superata con il “tempo”ma a volte è necessario il supporto di specialisti.

Disturbo post traumatico da stress (P.T.S.D. o D.P.T.S.)

LE CONSEGUENZE DELLO STRESS

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Disturbo acuto da stress (ASD)

Può insorgere prima del PTSD, nella fase immediatamente successiva all’evento.

In genere ha una durata breve e comunque inferiore al mese.

Si possono presentare gli stessi sintomi del PTSD ma con una maggiore confusione

mentale ed un maggior stordimento, possono subentrare depersonalizzazione,

amnesie e distacco dalla realtà

LE CONSEGUENZE DELLO STRESS

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Disturbo dell’adattamento

Sensazione di disagio che si può vivere anche a distanza di mesi dall’evento.

I sintomi non sono molto diversi da quelli descritti precedentemente ma

sono meno gravi: umore depresso, stati d ’ ansia, senso di inutilità,

stanchezza, insonnia, senso di colpa, iperattività, aggressività,

cinismo...possono insorgere ed acuirsi nel tempo e provocare cambiamenti

marcati nel comportamento abituale.

LE CONSEGUENZE DELLO STRESS

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Il burn out

E’ una sindrome tipica delle professioni “di aiuto”

che vivono una doppia fonte di stress: il proprio e

quello della persona soccorsa o aiutata

LE CONSEGUENZE DELLO STRESS

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Il burn out

L’accumulo quotidiano di stress causa un lento logorio fino all’”esplosione” e al

consumo di tutte le energie; il contrasto fra le situazioni di dolore, difficoltà,

malessere, disagio...che si devono affrontare e i propri limiti, quelli imposti dal proprio

ruolo, dai mezzi a disposizione e le frustrazioni e delusione che ne

seguono...determina un affaticamento continuo da cui non ci si riesce a riprendere.

LE CONSEGUENZE DELLO STRESS

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Si va incontro ad un esaurimento emotivo, ci si sente inadeguati, cala

l’autostima, la fiducia in se stessi e si cerca di allontanarsi dalle persone a cui

prestiamo i nostri servizi ma anche dai colleghi: arriviamo a pensare di non essere

più utili e di non avere nulla da offrire.

Si può diventare freddi, ostili, frettolosi, impersonali, cinici.

Possono anche insorgere manifestazioni psicosomatiche quali inappetenza,

insonnia, perdita di peso...

Il burn out: evoluzione

LE CONSEGUENZE DELLO STRESS

Page 31: 29  Corso TSSA - Lo stress nel soccorritore e il lavoro di equipe

Ha un’evoluzione lenta e fra le possibili cause vi sono anche i contrasti che

nascono all’interno dell’associazione, che possono essere causati da scarsa

comunicazione, differenze sugli obiettivi e sulle strategie da intraprendere,

differenza sui valori di fondo, scarso riconoscimento personale, sovraccarico

di lavoro, accentrare su di se responsabilità eccessive, incapacità di chiedere

aiuto nei momenti di difficoltà...

Il burn out: è importante ricordare che…

LE CONSEGUENZE DELLO STRESS

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STRESSATI?

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LA REAZIONE DEL SOCCORRITORE

Fotografa la modalità attraverso cui reagiamo ai fattori stressanti e si articola in tre fasi

che prevedono lo sviluppo di reazioni complesse da parte del nostro organismo, nelle

prime due (stress positivo) ci mettiamo in allarme e cerchiamo di reagire in maniera

efficace, durante la terza (stress negativo) il prolungarsi della tensione e il perdurare

dei fattori stressanti produce effetti sfavorevoli e negativi

La Sindrome Generale di Adattamento

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I - Fase di allarme: è la fase più intensa in cui nasce il problema, si mette in

gioco la nostra sopravvivenza, la buona riuscita del nostro intervento.

L’organismo reagisce predisponendosi ad affrontare le difficoltà, entra in gioco

il sistema nervoso simpatico. Predominano reazioni biochimico-ormonali

LA REAZIONE DEL SOCCORRITORE

Livello di efficienza

Stressors

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II – Fase di resistenza: l’organismo si adatta alla situazione da un punto di

vista biologico e psichico, recuperando un livello più elevato di funzionalità:

siamo pronti all’azione. Questa fase può essere più o meno lunga a seconda

dell’intensità della fase di allarme e delle nostre capacità reattive.

LA REAZIONE DEL SOCCORRITORE

Livello di efficienza

Stressors

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III – Fase di esaurimento: l’organismo è logorato da un punto di vista psichico

e fisico e può andare incontro a disturbi di vario tipo: fisici (somatizzazioni

varie), emotivi (ansia, rabbia, sconforto, paura...) e comportamentali

(isolamento…).

Non siamo più in grado di adattarci agli stressors.

LA REAZIONE DEL SOCCORRITORE

Livello di efficienza

Stressors

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Quando preoccuparsi?

Se una volta finito l’intervento non riesco a recuperare, sono affaticato, teso,

facilmente irritabile oppure desidero tornare all’azione, mi sento in colpa ad

aver lasciato le persone bisognose d’aiuto, mi sento “fuori luogo” a casa, sono

confuso o stordito, non riesco a fare più le cose che facevo prima oppure ho

bisogno di assumere farmaci per dormire o rilassarmi o alcolici per non pensare

agli eventi oppure ho frequenti incubi notturni ed evito le situazioni che mi

ricordano l’esperienza recentemente vissuta

LA REAZIONE DEL SOCCORRITORE

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Quando preoccuparsi?

LA REAZIONE DEL SOCCORRITORE

Vivere tali sensazioni o alcune di esse dopo

10-15 giorni deve far scattare un campanello

d’allarme!

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LA PREVENZIONE E I FATTORI PROTETTIVI

Strategie di coping: strategie mentali e di comportamento che sono alla base del

processo di adattamento ad una situazione stressante, di ripristino

dell’equilibrio emozionale e di raggiungimento del benessere

Come possiamo fronteggiare una situazione che ci mette in difficoltà? Gli strumenti a

disposizione sono molteplici, sta a ciascuno di noi utilizzarli nella maniera più

opportuna, ciò che è alla base della strategia difensiva è l’essere attivi e reattivi

nell’affrontare le cause dello stress.

Alcune strategie possono essere realizzata individualmente (si lavora su se stessi), altre

in gruppo (si lavora con la squadra) o con l’aiuto di esperti.

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1 - la motivazione: le motivazioni individuali influenzano fortemente i nostri

comportamenti e le nostre reazioni. La preponderanza di motivazioni

altruistiche ed interne aiuta a sopportare lo stress e più tali motivazioni sono

forti, più è facile superare le difficoltà;

2- accrescere la propria autostima: credere maggiormente in se stessi e nelle

proprie capacità aiuta a colmare il gap mentale fra le nostre possibilità effettive

e gli obiettivi dell’intervento di soccorso

LA PREVENZIONE E I FATTORI PROTETTIVI

Page 41: 29  Corso TSSA - Lo stress nel soccorritore e il lavoro di equipe

3 - Conoscenza dei propri limiti e del proprio ruolo: essere consapevoli di ciò

che non possiamo fare e che nessuno ci può chiedere è importante per

rendersi conto di quali sono i confine del nostro agire e di quali risposte / aiuti

gli altri si possono aspettare da noi. Ci sono problemi che non possiamo

risolvere, indipendentemente dalla nostra volontà e dalla gravità dei problemi;

IL SUPERMILITE NON ESISTE!

LA PREVENZIONE E I FATTORI PROTETTIVI

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4 - la preparazione/formazione: essere preparati a fronteggiare situazioni

difficili è probabilmente lo strumento più efficace per vincere lo stress.

Acquisire o affinare abilità tecniche, competenze, conoscenze relative

all ’ utilizzo di strumentazione, protocolli d ’ intervento, rischi da

affrontare...sono tutti fattori che aiutano il volontario a superare le difficoltà.

LA PREVENZIONE E I FATTORI PROTETTIVI

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5 – la comunicazione: “più si parla meglio è”.

La condivisione delle strategie dell ’ associazione, degli obiettivi, dei

cambiamenti, delle motivazioni alla base delle scelte ma anche il confronto

sul vissuto quotidiano, sulle strategie personali adottate per superare i

momenti di difficoltà e di tensione sono fondamentali.

LA PREVENZIONE E I FATTORI PROTETTIVI

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6 - l’esperienza: più si affrontano situazioni stressanti, più ci si allena a gestire

lo stress. Se un evento mi mette in difficoltà, il suo superamento positivo rende

sicuramente meno difficile superarlo qualora si ripresenti;

LA PREVENZIONE E I FATTORI PROTETTIVI

7- "riderci su": scherzare sull’esperienza vissuta può aiutare a superarla, a

viverla con distacco e a superare la tensione. Deve però essere un

comportamento naturale: nessuno può essere forzato

Page 45: 29  Corso TSSA - Lo stress nel soccorritore e il lavoro di equipe

8 - prendersi una pausa: ridurre la frequenza dei propri turni, pensare ad altro e

fare altre cose, staccare sia dai luoghi fisici che portano stress, sia dalle emozioni.

Concentrarsi su lavoro, studio, famiglia…

9 - supporto di personale qualificato: qualora tutte le altre strategie non portino

a risultati, il ricorso a personale qualificato (psicologi, terapeuti…) può essere di

grande aiuto

LA PREVENZIONE E I FATTORI PROTETTIVI

Page 46: 29  Corso TSSA - Lo stress nel soccorritore e il lavoro di equipe

10 - la squadra (il supporto fra pari): non siamo mai soli. Il confronto e il

supporto reciproco, la capacità di lavorare in gruppo e collaborare, di dividersi i

ruoli ma anche di colmare vicendevolmente limiti e lacune sono altri fattori

protettivi.

La squadra (o il gruppo di soccorritori in senso più ampio) condivide la stessa

condizione e lo stesso tipo d’esperienze e per tanto rende più facile la

condivisione di emozioni e malesseri.

Un’esperienza già vissuta e superata da un soccorritore è un patrimonio per il

gruppo.

LA PREVENZIONE E I FATTORI PROTETTIVI

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11 – il Debreafing: la condivisione a caldo di ciò che si è fatto o non fatto

(quindi sia degli errori commessi che delle azioni ben fatte), delle emozioni

vissute e delle difficoltà incontrate è una tecnica utilissima sia per superare

situazioni stressanti, sia per «crescere» come soccorritori e meglio

prepararsi ad affrontare le difficoltà future

LA PREVENZIONE E I FATTORI PROTETTIVI

Page 48: 29  Corso TSSA - Lo stress nel soccorritore e il lavoro di equipe

Al termine dell’intervento o dell’evento la squadra si raduna per una

revisione critica di quanto è stato fatto.

Tutti i membri devono analizzare le azioni compiute, gli errori, i momenti di

difficoltà, le strategie attuate ma anche i sentimenti provati, le

preoccupazioni e le ansie vissute.

E’ importante che ciascuno si senta assolutamente libero di esprimersi ed

altrettanto lo è mettere in evidenza gli aspetti positivi dell’intervento.

LA PREVENZIONE E I FATTORI PROTETTIVI

Debreafing

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IL LAVORO D’EQUIPE

1 - la presenza di un leader

2 - un obiettivo comune

3 - la definizione di ruoli e compiti

4 - l’affiatamento e l’organizzazione

Cosa fa di un gruppo di volontari una squadra?

Lavorare in squadra vuol dire mettere a fattor comune le proprie competenze ed

abilità per il raggiungimento di un obiettivo comune valorizzando l’apporto di

ciascuno.

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1 - la conoscenza reciproca

2 - l’addestramento e la preparazione

3 - la fiducia

4 - la complementarietà

5 - le capacità del leader

6 - la comunicazione

Cosa fa di una squadra una "buona squadra"?

IL LAVORO D’EQUIPE

Page 51: 29  Corso TSSA - Lo stress nel soccorritore e il lavoro di equipe

Conoscere gli altri, il loro carattere, i loro punti di forza e di debolezza, il livello di

preparazione…aiuta a rendere una squadra affiatata. In una squadra che “si conosce”

ciascuno sa cosa aspettarsi dagli altri, può prevedere le reazioni in situazioni

d’emergenza ed è più facile organizzarsi ed interagire.

La comunicazione verbale può essere ridotta all’essenziale

La squadra che “si conosce” riesce ad affrontare meglio situazioni emotivamente

destabilizzanti, i membri si supportano a vicenda più facilmente

1 - la conoscenza reciproca

IL LAVORO D’EQUIPE

Page 52: 29  Corso TSSA - Lo stress nel soccorritore e il lavoro di equipe

2 - l’addestramento e la preparazione

IL LAVORO D’EQUIPE

Formazione, aggiornamento ma anche l’esperienza quotidiana accrescono il

livello di preparazione del singolo volontario.

Esercitarsi ed addestrarsi in gruppo, attraverso simulazioni reali, è una

tecnica utilissima per migliorare il coordinamento e l’affiatamento della

squadra, «misurare» le reazioni di ognuno e per riuscire, insieme, ad

affrontare un evento critico

Page 53: 29  Corso TSSA - Lo stress nel soccorritore e il lavoro di equipe

Potersi fidare degli altri è essenziale in un contesto in cui, in alcuni casi, la nostra vita è

nelle mani di qualcun altro.

Tutti noi abbiamo delle aspettative nei confronti dei membri della squadra di cui

facciamo parte, in termini di comportamento, reazioni, rispetto dei protocolli,

autocontrollo…poter contare sugli altri vuol dire soddisfare tali aspettative

Potersi fidare consente di operare con maggiore serenità e concentrarsi esclusivamente

sui propri compiti

3 - la fiducia

IL LAVORO D’EQUIPE

Page 54: 29  Corso TSSA - Lo stress nel soccorritore e il lavoro di equipe

Fare squadra vuol dire anche mettere le proprie risorse a disposizione degli altri.

La condivisione di ciò che gli altri non possiedono completa la squadra.

Le risorse personali possono essere abilitazioni specifiche ma anche competenze

relazionali (es. capacità di entrare in relazione con i bambini), comunicative (es.

conoscenza di una lingua straniera) o di auto aiuto (es.capacità di ascolto e comprensione

degli altri)

4 - la complementarietà

IL LAVORO D’EQUIPE

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E’ il ruolo chiave. Il leader coordina la squadra, assegna i compiti, organizza

l’intervento, effettua le valutazioni, interviene nei momenti di difficoltà

Dopo l’intervento cura la fase di debriefing portando la squadra ad analizzare

criticamente quanto fatto e ad abbandonare la tensione accumulata

5 - le capacità del leader

IL LAVORO D’EQUIPE

Page 56: 29  Corso TSSA - Lo stress nel soccorritore e il lavoro di equipe

E’ fondamentale che l’intero team rispetti le “regole” della comunicazione e che

presti attenzione anche a ciò che si dice e come lo si dice all’interno della squadra

1 – "Parlare"…possibilmente in maniera chiara e concisa

2 – Osservare cosa fanno gli altri

3 – Osservare le indicazioni del capo squadra

4 - Non contraddirsi vicendevolmente

5 – Non parlare apertamente della persona che si sta soccorrendo

6 – Non litigare!!!

Alcune regole

IL LAVORO D’EQUIPE

6 – la comunicazione

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CONCLUSIONI

La squadra è una risorsa, in ogni intervento non siamo mai da soli: il singolo soccorritore è

al servizio della squadra ma è vero anche il contrario

L’esaurimento psicofisico (burn out) non è necessariamente legato ad un evento

traumatico, il logorio quotidiano alla lunga può avere effetti devastanti

Le motivazioni di ognuno di noi sono alla base del nostro essere volontari e della nostre

capacità di «resistere» a situazioni stressanti e a superare le difficoltà

Anche il soccorritore può essere «vittima» dell’evento traumatico e le conseguenze non

devono mai essere sottovalutate

Le reazioni ad un evento che causa stress innescano sempre un processo di

adattamento che non sempre si risolve positivamente

Esistono tecniche e strumenti che possono supportarci nel prevenire o nel superare

situazioni stressanti: usiamoli!

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