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E tu come la pensi? Giusto che i dentisti chiedano s Come giudica questa sentenza? Non posso non condannarla. Le premesse dell’ordinanza ovviamente sono tutte cor- rette: sì al consenso informato del paziente, sì ovviamente a esigenze di sicurezza e igiene a prescindere dallo stato di salute dell’inte- ressato. Quanto al resto noi come associa- zione non possiamo esimerci dal contestare. Ma perché è così importante sapere prima se il paziente ha l’Hiv? L’ac- cusa che vi viene rivolta è che la vostra sia un’azione discri- minatoria non fondata su una reale necessità. E invece la necessità c’è, eccome! Soprattutto per quel che concerne gli interessi del paziente. Quest’ultimo, se affetto da Hiv, ha per ovvie ragioni già delle disfunzioni sue. La terapia che io vado a prescrivere può variare molto in base a quest’informazione. Se gli metto le mani in bocca devo poter sapere se i livelli di piastrine sono sotto la norma e dunque se il ri- schio di emorragia è più alto. Vi si chiede solo di porre questa domanda in un secondo momento e non tramite questionari. Non capiamo davvero cosa cambi tra il primo e il secondo incontro. Noi non facciamo discriminazioni, ma pensiamo solo a salvaguardare la salute dei nostri pazienti. Del resto se uno è diabetico, ce lo dice subito, perché non dovrebbe essere lo stesso con l’Hiv? Il timore di essere contagiati non c’entra. Noi siamo sempre attenti a prescindere, considerato il fatto che qualcuno potrebbe anche mentire sul proprio stato di salute. Credo sia una questione di rispetto nei confronti di tutti: dei pazienti in primis, degli ausiliari che lavorano presso gli studi e infine di noi dentisti. La vostra categoria lamenta il fatto di dover sottostare a un numero abnorme di leggi e sottoleggi. Che ne pensa? Sono numerosissime le regole cui dobbiamo sottostare. Prima di poter aprire uno studio dentistico è infatti necessario soddisfare diversi requisiti per ottenere le autorizzazioni regionali. Com’è giusto che sia. Peccato però che i Nas vengano da noi, da quelli in regola a fare i controlli (che sono tanti), e non vadano dagli abusivi. Purtroppo in Italia il problema del- l’abusivismo è una realtà molto seria che deve essere combattuta più effi- cacemente. Roberto Callioni Presidente di Andi, l’asso- ciazione nazionale dei den- tisti italiani, il sindacato più rappresentativo di categoria che conta il maggior numero di iscritti. Callioni risiede a Ber- gamo, dove svolge la libera pro- fessione in via esclusiva. Autore di numerose pubblica- zioni, relatore a convegni è anche membro dell’Istituto Su- periore di Sanità A cura di Paolo Sardegna IL CASO Il caso è stato sollevato dall’Nps, l’associazione di persone sieropositive, che ha segnalato all’Autorità garante della privacy che “uno studio dentistico raccoglieva informazioni sull'Hiv mediante la distribuzione di un questio- nario al momento dell'accettazione dei pazienti”, una raccolta generalizzata e ingiustificata di informazioni deli- catissime. Un dato che non può essere richiesto quando il paziente arriva in studio per la prima volta, ma solo in un secondo momento e solo se può determinare la scelta della terapia. 1_51_marzo:Layout 1 23/02/10 09:55 Pagina 10

Dentisti e HIV: la pronuncia del garante per la privacy

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Page 1: Dentisti e HIV: la pronuncia del garante per la privacy

E tu come la pensi?

Giusto che i dentisti chiedano subit

Come giudica questa sentenza? Non posso non condannarla. Le premessedell’ordinanza ovviamente sono tutte cor-rette: sì al consenso informato del paziente,sì ovviamente a esigenze di sicurezza e igienea prescindere dallo stato di salute dell’inte-ressato. Quanto al resto noi come associa-zione non possiamo esimerci dal contestare. Ma perché è così importante sapereprima se il paziente ha l’Hiv? L’ac-cusa che vi viene rivolta è che la vostra sia un’azione discri-minatoria non fondata su una reale necessità.E invece la necessità c’è, eccome! Soprattutto per quel che concerne gliinteressi del paziente. Quest’ultimo, se affetto da Hiv, ha per ovvie ragionigià delle disfunzioni sue. La terapia che io vado a prescrivere può variaremolto in base a quest’informazione. Se gli metto le mani in bocca devopoter sapere se i livelli di piastrine sono sotto la norma e dunque se il ri-schio di emorragia è più alto.Vi si chiede solo di porre questa domanda in un secondomomento e non tramite questionari.Non capiamo davvero cosa cambi tra il primo e il secondo incontro. Noinon facciamo discriminazioni, ma pensiamo solo a salvaguardare la salutedei nostri pazienti. Del resto se uno è diabetico, ce lo dice subito, perchénon dovrebbe essere lo stesso con l’Hiv? Il timore di essere contagiati nonc’entra. Noi siamo sempre attenti a prescindere, considerato il fatto chequalcuno potrebbe anche mentire sul proprio stato di salute. Credo siauna questione di rispetto nei confronti di tutti: dei pazienti in primis,degli ausiliari che lavorano presso gli studi e infine di noi dentisti.La vostra categoria lamenta il fatto di dover sottostare a unnumero abnorme di leggi e sottoleggi. Che ne pensa?Sono numerosissime le regole cui dobbiamo sottostare. Prima di poteraprire uno studio dentistico è infatti necessario soddisfare diversi requisitiper ottenere le autorizzazioni regionali. Com’è giusto che sia. Peccato peròche i Nas vengano da noi, da quelli in regola a fare i controlli (che sonotanti), e non vadano dagli abusivi. Purtroppo in Italia il problema del-l’abusivismo è una realtà molto seria che deve essere combattuta più effi-cacemente.

Roberto CallioniPresidente di Andi, l’asso-ciazione nazionale dei den-tisti italiani, il sindacato piùrappresentativo di categoriache conta il maggior numero diiscritti. Callioni risiede a Ber-gamo, dove svolge la libera pro-fessione in via esclusiva.Autore di numerose pubblica-zioni, relatore a convegni èanche membro dell’Istituto Su-periore di Sanità

A cura di Paolo Sardegna

IL CASO

Il caso è stato sollevato dall’Nps, l’associazione di persone sieropositive, che ha segnalato all’Autorità garantedella privacy che “uno studio dentistico raccoglieva informazioni sull'Hiv mediante la distribuzione di un questio-nario al momento dell'accettazione dei pazienti”, una raccolta generalizzata e ingiustificata di informazioni deli-catissime.Un dato che non può essere richiesto quando il paziente arriva in studio per la prima volta, ma solo in un secondomomento e solo se può determinare la scelta della terapia.

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MarzoPiù Informata

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Alcuni dentisti definiscono que-st’ordinanza “una grande limi-tazione per la professionepoiché, in questo caso, la pri-vacy rischia di creare un dannoallo stesso paziente dato che lapresenza dell’infezione puòcompromettere il successo diun percorso terapeutico”.

Su questo non c’è dubbio, ma quello che noi contestiamo sono le moda-lità in cui vengono raccolti i dati sensibili relativi alla salute. Il rapportotra medico e paziente deve essere fiduciario; in alcuni studi, invece, i que-stionari vengono raccolti dal personale infermieristico senza nessun ri-spetto per la privacy. In altri ancora persone sieropositive sono staterimbalzate perché “lo studio non era attrezzato per far fronte a una pato-logia simile”. Che vuol dire?Dica la verità, lei pensa che molti medici si trincerino dietroal “percorso terapeutico” per nascondere il fatto di non ve-dere di buon grado il paziente Hiv.Inutile nasconderlo. C’è ancora una grossa fetta di medici che ha ancoradelle paure ancestrali quando si parla di Hiv. E c’è un altro dato da tenerein considerazione: se si sparge la voce che quel dentista “apre” anche aisieropositivi, si può determinare un danno al portafoglio clienti. Eppure i dentisti si lamentano di dover sottostare già a unsacco di regole.Sarà anche vero ma il punto è un altro: che senso hanno le regole se lesanzioni in essere poi non vengono applicate quando la norma viene tra-sgredita? La colpa, in primis, è degli Ordini professionali che non appli-cano i regolamenti. Se un loro iscritto sbaglia, deve pagare, altrimenti c’èil rischio che passi un messaggio sbagliato. Com’è la situazione negli altri Paesi europei? E dove stal’Italia rispetto a questi?C’è ancora molto da fare anche nel resto d’Europa, vero è che l’Italia haun ulteriore aggravante: ha smesso di parlare di Aids. La soglia di atten-zione si è abbassata, così presso l’associazione si presenta un numero cre-scente di persone che ha contratto il virus senza essere né tossici néprostitute o gay. La verità? Non esistono più categorie a rischio, siamotutti nella stessa barca.

dano subito al paziente se ha l’Hiv?

No

LA MOTIVAZIONE DELLA SENTENZA

“Nel primo colloquio con il paziente - ha spiegato l'Autorità garante della privacy - una volta acquisito il consensoal trattamento dei dati personali, il medico deve raccogliere solo le informazioni sanitarie necessarie ad assicurareuna corretta assistenza medica. L'esigenza di raccogliere informazioni sull'Hiv fin dal momento dell'accettazionenon può essere giustificata neanche dalla necessità di attivare specifiche misure di protezione per il contagio, poi-ché la normativa di settore prevede che tali misure siano adottate a prescindere dalla conoscenza dello stato disieropositività”.

Matteo SchwarzAvvocato romano, offre consu-lenza legale gratuita alle per-sone con Hiv, attraverso laonlus Nps (Network personesieropositive)

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