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Consiglialo a chi vuoi! Una pubblicazione Pharmawizard

Pharmabook - La Guida Competa al mondo dei farmaci

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Consiglialo a chi vuoi!

Una pubblicazione Pharmawizard

Consiglialo a chi vuoi!2

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CAPITOLO PRIMO

Come nasce un farmaco? Dalla scoperta alla commercializzazione

Cos’è un farmaco?Ideare un farmacoLa sperimentazione: le 4 fatiche del farmacoLa commercializzazione

CAPITOLO SECONDO

Classificazione e prescrizione dei farmaci

Classificazione dei farmaciFarmaci equivalenti e brevetto scadutoLa ricetta medica

CAPITOLO TERZO

Uso corretto e consapevole dei farmaci

Le formulazione dei farmaciLeggere l’etichetta di un farmacoIl foglietto illustrativoL’importanza dell’adesione terapeuticaL’approccio ai farmaci si fa social

COSA C’È NEL PHARMABOOK

Il Pharmabook è la prima guida all’uso consapevole dei farmaci. Sfogliandolo impari a co-noscere i farmaci e a sceglierli con intelligenza, scopri anche le cure naturali e tante curio-sità sul mondo della salute. Pharmawizard, invece, è un’app per la salute con un motore di intelligenza semantica che, in un’unica e veloce ricerca, ti permette di accedere ai foglietti illustrativi, informarti sulle interazioni tra farmaci e trovare la farmacia dove acquistare il tuo farmaco al prezzo più conveniente.

Indice

3 Consiglialo a chi vuoi!

CAPITOLO QUARTO

Curarsi con la natura:omeopatia, oligoelementi e fitoterapia

OmeopatiaStoria dell’omeopatiaFunzionamentoQuali tipi di rimedi omeopatici esistono?Istruzioni per l’usoPiccole attenzioni per non vanificare la terapia

OligoelementiOrigine degli oligoelementiCosa sonoLe diatesiOligoelementi in commercioCome si assumono

FitoterapiaChe cos’è la fitoterapia?Il lato oscuro della fitoterapiaStoria della fitoterapiaNascita della moderna fitoterapiaErbolario

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Indice

Pharmabook è un’idea di Pharmawizard. Pharmawizard è l’innovativa e gio-vanissima startup romana che, un mattino di maggio 2013, ha deciso di unire le più lucide menti in ambito farmaceutico e le proprie esperienze in campo di comunicazione e programmazione per realizzare quella deliziosa app arancione destinata a risolvere tutti i vostri dubbi riguardanti la scelta, l’acquisto e l’assun-zione di farmaci.

Siamo dunque lieti di presentare questa guida gratuita all’uso garbato… ops! No, scusate, com’era? All’uso gentile! No, nemmeno. Forse equilibrato? Potrebbe darsi... Ah no, ecco! Pharmawizard è lieta di presentare una guida gratuita all’uso consapevole dei farmaci! Suona bene, no?!

La farmacia ha origini antichissime. Nasce con l’atavico desiderio dell’uomo di trovare nella natura un rimedio per lenire le molestie e le infermità che il vivere quotidiano porta in sé. È un’arte che nasce come ricerca filosofico-operativa, è storia di una pratica che con i secoli ha compreso medicina, botanica, alchimia, magia...

Ma questa guida, di certo, non parte da lì.

È stata pensata come un racconto o, ancor meglio, come un percorso da fare insieme ai lettori. Sfogliandola potrete leggere istruzioni e consigli su come scegliere, usare, conoscere il vostro farmaco e perciò risparmiare all’acquisto; notizie in continuo aggiornamento dal mondo delle nuove tecnologie farmaceutiche e dei social media; nonché le vicende avventurose legate alla nascita di un farmaco, alla sua ideazione e realizzazione e delle straordinarie peripezie burocratiche che deve attraversare un medicinale prima di venir commercializzato.

Insomma, questa guida è l’ambiziosa narrazione del viaggio che un farmaco compie da quando è ancora un minuscolo ammasso di molecole fino al momento in cui arriva, dal bancone della farmacia, alle vostre mani.

Perché facciamo tutto questo? Per offrirvi una scelta: la scelta di conoscere.

Buona lettura!

Introduzione

CAPITOLO 1COME NASCE UN FARMACO? Dalla scoperta alla commercializzazione

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Cap.1 - Come nasce un farmaco? Dalla scoperta alla commercializzazione Consiglialo a chi vuoi!

farmaco?cos’è un

Entriamo in farmacia ed ecco schiudersi davanti ai nostri occhi lo sterminato oceano del calcolo delle probabilità. Scaffali e cassetti, ceste ed espositori verticali pieni di piccole e grandi confezioni dall’aspetto serioso o dai colori zuccherini. La scelta è vastissima e per ogni nostro disturbo, anche il più impen-sato, c’è lì dentro la soluzione. Ma qual è? Dov’è? Com’è fatta? Di che cosa si tratta, esattamente? Ed è con questo intricato nugolo di dubbi che ci avviciniamo al banco-ne e pronunciamo solennemente le parole: “Mi fa male la testa”. O magari si tratta del collo, la gola, la pancia, ma più basso ven-tre che addome, forse il rene, l’orecchio, no meglio… è il piede!Sappiamo bene che cosa sentiamo, ma non sempre che cosa vogliamo e nemmeno che cosa andremo ad assumere.

Perché, d’altronde, che cos’è vera-mente un farmaco? In questa guida Pharmawizard vuole raccontarlo, per-ché conoscere un farmaco è il pri-mo passo per imparare a usarlo al meglio. Un farmaco (o medicinale) è una sostanza o un’unione di sostanze utilizzata per curare o prevenire delle malattie oppure dei disturbi e lievi fastidi. La sua composizione può es-sere più o meno complessa, ma tutto si origina da un elemento essenziale: il principio attivo.

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Cap.1 - Come nasce un farmaco? Dalla scoperta alla commercializzazione Consiglialo a chi vuoi!

Dal principio attivo dipende l’azione cura-tiva vera e propria del farmaco. Insieme al principio attivo il farmaco è composto da “materiali” privi di capacità terapeutica chiamati eccipienti, questi svolgono una preziosa funzione: proteggere il principio attivo da altre sostanze chimiche, facilitar-ne l’assorbimento da parte dell’organismo o addirittura mascherare eventuali odori o sapori sgradevoli del farmaco stesso.Solitamente il farmaco viene classificato in vari modi e secondo diverse caratteristiche:

• la classe o categoria terapeu-tica Riguarda gli organi su cui agisce o il tipo di azione che svolge; ad esempio antibiotici, antidolorifici, antipertensivi, ecc.• le modalità di produzione Se di origine industriale o preparati in farmacia detti anche “galenici”.• la forma farmaceutica Aerosol, capsule, colliri, fiale, gocce, compresse, pomate, unguenti, creme, gel, paste, sciroppi, sospensioni, supposte.• il regime di fornitura Come il farmaco può essere distribuito al pubblico: in farmacia, in ospedale, con ricetta del medico o senza, eccetera.• il regime di rimborsabilità Ovvero se il farmaco è a carico del Servizio Sanitario Nazionale o del cittadino.

Essenzialmente al farmaco viene richiesto che sia efficace, sicuro e che sia ben chiaro come utilizzarlo corret-tamente. Ma prima che un prodotto possa rispondere a tutti questi requi-siti deve attraversare diverse, tortuose tappe.

A+B=

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Cap.1 - Come nasce un farmaco? Dalla scoperta alla commercializzazione Consiglialo a chi vuoi!

farmacoIdeare un

Paracelso disse: “Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto. È la dose che fa il vele-no”. Perciò, cari voi che siete arriva-ti fin qui con la lettura, attenti. Non vi stiamo dicendo che potete iniettarvi con estrema moderazione il siero di dente di vipera del Gabon, né che potete ricorrere a piccole punture di scorpione giallo per rimediare alle notti insonni. No. [La vipera del Gabon e lo scorpione giallo ringraziano sentitamente con il sollievo dell’intero WWF]

Vogliamo semplicemente introdurre questo paragrafo sull’ideazione dei farmaci, parlando nello specifico di cosa li rende efficaci ma non pericolosi, cosa è buono e cosa è cattivo, cosa è medicina e cosa è veleno, cosa è giusto e cosa è sbagliato, insomma vogliamo parlare di progresso, etica, umanità... Ehi, che sono quelle facce? Oh, animo per piacere! Parliamo di salute, non di insaccati. E giù le mani dalla vipera! Giù le mani, lasciatela stare!

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Cap.1 - Come nasce un farmaco? Dalla scoperta alla commercializzazione Consiglialo a chi vuoi!

Qui comincia il prestigio. È il momento del drug design. Il drug design è un trucco imprescindibile per la creazione di un farmaco: si tratta di realizza-re una versione virtuale e tridimensio-nale dell’obiettivo (target) del farmaco. In questa immagine virtuale si possono selezionare le molecole che, sulla base della loro struttura, hanno elevata pro-babilità di legarvisi. Prima dell’avvento della moderne tecnologie, un farmaco veniva individuato ricercandolo tra pro-dotti naturali o tra farmaci esistenti ma poco efficaci o sicuri, oppure osservando effetti collaterali positivi di altri farma-ci dai quali si cercava di sfruttare l’ef-

fetto “collaterale” o, infine, per evento fortuito. Fortunatamente le cose sono cambiate, anche se non si è molto abbreviato il processo di ricerca che por-ta alla nascita di un nuovo farmaco.L’ideazione di un farmaco è parago-nabile a una storia di avventura, ricca di colpi di scena e personaggi sempre in viaggio. Bisogna tenersi pronti a tutto. E allora vediamo insieme cosa verrà appuntato sul diario di bordo di un equipaggio di chimici lanciato alla ricerca del farmaco migliore. Le più moderne tecniche di sviluppo di medi-cinali si basano sulla conoscenza della molecola target della malattia.

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Cap.1 - Come nasce un farmaco? Dalla scoperta alla commercializzazione Consiglialo a chi vuoi!

La molecola target è il nostro codice criptato, ovvero, l’elemento o il meccani-smo biologico da tradurre e su cui inter-venire per modificare il percorso di una malattia. Si parte da questa moleco-la per progettare un farmaco in grado di contrastarne l’attività. Immaginate una chiave e la sua serratura, la serratura è il nostro target, mentre la chiave il farmaco. Non tutte le chiavi apriranno quella serra-tura! Tutti i processi biologici vanno quindi decriptati e la prima mossa è capire quale tra le chiavi disponibili possiede la strut-tura complementare a quella serratura. Nel cercare di determinare quali siano le caratteristiche necessarie perché una nuo-va molecola sia attiva, si arriva a ottenere una serie di possibili candidati, i cosiddetti lead compounds o composti guida, che sono la “materia grezza” su cui i ricercato-ri lavoreranno per sviluppare un farmaco. I composti guida rappresentano i pre-cursori del futuro principio attivo: quella molecola quindi in grado, per esem-pio, di agire su una molecola chiave del meccanismo che bisogna fermare o rego-lare all’interno dell’organismo oppure, nel caso di una malattia infettiva, un elemento fondamentale per la replicazione del batte-rio o del virus.

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Cap.1 - Come nasce un farmaco? Dalla scoperta alla commercializzazione

le 4 fatiche del farmacoLa sperimentazione:

Inizia qui la parte più critica del viaggio del nostro farmaco. Fra le varie molecole studiate, la selezione di quello che sarà il principio attivo migliore del gruppo, adatto all’impiego sull’uomo, è suddivisa a livello internazionale in 3 FASI. A queste tre fasi, che comportano costi fino a 150 milioni di euro, se ne aggiunge una quarta detta di farmacovigilanza.

Iniziamo!

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FASE 0L’introduzione di un farmaco in terapia deve soddisfare un principio inderoga-bile: “primum non nocere”. Ci tro-viamo all’inizio della fase 0, ovvero la sperimentazione preclinica (richiede da 2 a 3 anni e costituisce il 30% dell’in-vestimento totale). L’obiettivo è verifi-care in laboratorio il maggior numero possibile di caratteristiche positive e negative di un farmaco. Durante que-sta fase, nella maggior parte dei casi, si stronca sul nascere il futuro di numerosi farmaci. È adesso che si devono valutare i rischi e la potenziale tossicità per l’uomo, cosa che viene minuziosamen-te studiata e testata su un modello che riproduce lo stesso bersaglio farma-cologico (serratura) per cui si studia il farmaco, che può essere rappresentato da una coltura cellulare (come batteri), da animali di laboratorio o da sistemi artificiali che riproducono determinate caratteristiche dell’organismo umano. Le nuove molecole vengono dunque sottoposte a una serie di test che in-dicano se una sostanza può avere una qualche attività terapeutica. Identifi-cata l’area si restringe via via il campo per comprendere verso quali patologie

si indirizza l’attività della molecola. Più o meno a questo punto entrano in causa gli esperimenti su animali da laboratorio, che servono a comprende-re le proprietà di una sostanza.C’è una cosa che bisogna tener sempre presente: il principio attivo deve possedere una via di som-ministrazione accettabile (modo in cui il farmaco viene assunto), venire assorbito una volta som-ministrato, poi raggiungere i suoi bersagli, svolgere la sua azione e venire eliminato; il tutto, ovvia-mente, senza essere tossico. Il far-maco deve insomma curare efficace-mente, ma i suoi effetti devono essere del tutto reversibili.

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Cap.1 - Come nasce un farmaco? Dalla scoperta alla commercializzazione Consiglialo a chi vuoi!

FASE 1A questo punto è necessario determi-nare la dose e la modalità di sommi-nistrazione che verrà utilizzata per la prima volta nello studio clinico. Ah! Dimenticavamo di dire che il momento è molto delicato: stiamo sperimentando sull’uomo. Nello specifico su un numero limitato (da 20 a 50) di volontari sani. Servirà a confermare quanto sperimentato sull’animale, cioè che la molecola non è pericolosa. Una volta accerta-ta l’efficacia dei composti sul bersaglio farmacologico bisogna calcolare la rea-le tollerabilità ed efficacia sull’uomo. Il numero di molecole che “sopravvivono” a questa durissima selezione è decisa-mente limitato ma se la molecola ottie-ne la “patente di sicurezza”, passa alla fase 2.

FASE 2Il percorso qui diventa ancora più rocambolesco e l’odore di gloria inizia a percepirsi nell’aria: si vuole, per la prima volta, verificare se effetti-vamente la cura è attiva contro la malattia per la quale è stata inventata. Perciò si incominciano a selezionare non più di un centinaio di pazienti, il più possibile simili tra loro per caratteristiche individuali e della patologia. Anche in questa fase si fa attenzione a eventuali effetti collaterali e tossici, e si stabilisce qual è la poso-logia ottimale (dosaggio e tempi della somministrazione). Se anche questa fase trascorre senza perdite, morti o altri incidenti di particolare rilievo e il farmaco dimostra la sua attività, si passa intrepidamente alla fase 3.

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FASE 3Qui la nuova cura viene confronta-ta alla terapia standard già esisten-te per verificarne la reale effica-cia. Ci possiamo prendere qualche attimo per respirare e goderci la situazione. Siamo al party d’inaugura-zione del nostro nuovo farmaco, parte-cipano diversi ospedali in tutto il mon-do e il numero dei pazienti invitati è decisamente aumentato (nell’ordine delle migliaia). Solo facendo crescere il numero di persone sottoposte alla sperimentazione è possibile verifica-re se questa è veramente efficace e se esistono effetti collaterali rari, che difficilmente si possono scoprire finché la cura è somministrata a poche persone. State vedendo? Sono tutti ben vestiti e sorridenti, ma la piacevo-le sensazione dura poco. Domani è lunedì e si comincia con la burocrazia.

FASE 4Questa fase si chiama grevemente “farmacovigilanza”. In questa fase, tutta la documentazio-ne relativa alla sperimentazione viene portata dalla casa farmaceutica che detiene il brevetto del nuovo farmaco all’ente regolatore, che la esamina e approva la messa in commercio. Ora la nuova cura è a disposizione di tutti, ma non viene abbandonata a se stessa poiché possono comparire ef-fetti collaterali rarissimi, nell’ordine di un caso su milioni di utilizzatori. Qual-siasi effetto collaterale, sia pur minimo e non notato nelle fasi precedenti, vie-ne segnalato alle autorità che ne consi-derano l’importanza ed eventualmente cambiano le indicazioni o il foglietto illu-strativo del farmaco o, in casi veramen-te estremi, dispongono tassativamente il ritiro della cura dal commercio.

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Cap.1 - Come nasce un farmaco? Dalla scoperta alla commercializzazione

commercializzazioneLa

A questo punto del viaggio il nostro Farmaco si trova in balia della burocrazia! Infatti, dopo che l’azienda ha accertato che il nuo-vo medicinale è sicuro ed effica-ce, per farlo arrivare sugli scaffali delle farmacie deve chiedere l’Autorizzazione all’Immissio-ne in Commercio (A.I.C).

Nessun medicinale può essere commercializzato sul territorio italiano senza aver ottenu-to un’autorizzazione dell’ AIFA. Questa procedura, chiamata registrazione, prevede la consegna al Ministero della Salute di tutta la documentazione degli studi effettuati, prima sugli animali, poi su volontari sani, infine su pazien-ti, che dimostrano come il farmaco

sia sicuro (non pericoloso, né tos-sico) e più efficace rispetto agli altri già in commercio.

Nella fase di registrazione, viene assegnato il nome di fantasia con cui il farmaco verrà identifi-cato dal medico e dal paziente.

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Nel momento in cui l’AIC è conces-sa, questa diviene una vera e propria carta di identità del farmaco, poiché stabilisce:• il nome del medicinale;• la sua composizione;• la descrizione del metodo di fabbri-

cazione;• le indicazioni terapeutiche, le con-

troindicazioni e le reazioni avverse;• la posologia, la forma farmaceutica,

il modo e la via di somministrazione;• le misure di precauzione da adottare

per la conservazione del medicinale e per somministrazione ai pazienti;

• il riassunto delle caratteristiche del prodotto;

• un modello dell’imballaggio esterno;

• il foglio illustrativo;• la valutazione dei rischi che il medici-

nale può comportare per l’ambiente.

Ciò comporta che, nel momento in cui per un medicinale è stata rilascia-ta un’AIC, non vi si possa apporta-re alcuna modifica, né al dosaggio né alla forma farmaceutica né alla somministrazione. Una qualsiasi modi-fica necessita di un’ulteriore richiesta di autorizzazione.Perciò, solo ed esclusivamente il farmaco sopravvissuto a tutte queste incredibili peripezie è quello che arriva dalla far-macia alle nostre mani.

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Cap.2 - Classificazione eprescrizione dei farmaci

CAPITOLO 2CLASSIFICAZIONE E PRESCRIZIONE

DEI FARMACI

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Cap.1 - Come nasce un farmaco? Dalla scoperta alla commercializzazione Consiglialo a chi vuoi!

farmaciClassificazione dei

A questo punto il nostro farmaco è in commercio e probabilmente lo abbiamo già acquistato. Ma dobbia-mo sapere che ad ogni farmaco che riceve l’autorizzazione all’immissio-ne in commercio (AIC) devono esse-re attribuiti un regime di fornitu-ra e una classe di rimborsabilità. Nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale, è diffuso un aforisma: “Chi lo sceglie non lo usa e non lo paga, chi lo paga non lo sceglie e non lo usa, chi lo usa non lo sceglie

e non lo paga”. Ahinoi, è una triste realtà dei fatti che ha portato a gra-vissimi danni economici per la sanità.Tutti i medicinali sono distinti in classi a seconda della loro eroga-bilità a carico o meno del SSN(Servizio Sanitario Nazionale), mentre il regime di fornitura identifica la mo-dalità di prescrizione e di distribuzione dei medicinali.

Vediamone la classificazione insieme:

19 Cap.2 - Classificazione eprescrizione dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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AFarmaci essenziali e per le malattie croniche.Comprende i farmaci gratuiti per il cittadino, cioè interamente rimborsati dal SSN, fatta salva la possibilità per le Regioni di introdurre delle quote di compartecipazione alla spesa (ticket). Stiamo parlando dei cosi detti “farmaci mutuabili”, la cui rimborsabilità da parte del SSN è concessa solo se il farmaco viene prescritto per il trattamento delle patologie contenute nelle “Indicazioni terapeutiche” del foglietto illustrativo.Per alcuni medicinali compresi in fascia A è il medi-co prescrittore che stabilisce se il paziente ha o meno diritto ad ottenere il farmaco gratuitamente e solo in questo caso la ricetta è rimborsata dal SSN. Si tratta di farmaci prescrivibili a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) soltanto per determinate indicazioni specificate nelle “note AIFA” .

Classe A

20 Cap.2 - Classificazione eprescrizione dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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CFarmaci completamente a carico del cittadino.Comprende invece quei farmaci che, non essendo con-siderati essenziali, sono completamente a carico del cittadino. I farmaci di fascia C possono a loro volta essere suddivisi in farmaci per i quali è necessaria la prescrizione medica e farmaci senza obbligo di prescri-zione, i quali comprendono a loro volta i farmaci SOP (senza obbligo di prescrizione medica) per i quali non è concessa la pubblicità e i farmaci OTC (farmaci da banco) per i quali invece è concessa.Per i farmaci di classe C il cittadino è tenuto a paga-re l’intero prezzo del medicinale che è stabilito dall’ azienda farmaceutica. Il prezzo può essere aumentato una sola volta nel corso del mese di gennaio di ogni anno dispari. Il prezzo dei medicinali SOP e OTC è oggi liberamente determinato dalle singole far-macie.

Classe C

21 Cap.2 - Classificazione eprescrizione dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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Farmaci ospedalieri.La fascia H comprende invece i farmaci di esclusivo uso ospedaliero, non vendibili ai cittadini presso le farmacie aperte al pubblico, ma utilizzabili o distri-buibili solo nell’ambito delle strutture sanitarie pubbliche.I farmaci di classe H sono contrassegnati con la sigla OSP. Alcuni di questi farmaci, per alcune malattie gra-vi, sono dispensabili dalle ASL anche ai cittadini non ricoverati nelle strutture ospedaliere.

Classe HH

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Cap.2 - Classificazione eprescrizione dei farmaci

brevetto scadutoFarmaci equivalenti e

Approdiamo così nella galassia Farmaci Equivalenti, l’oasi paradisia-ca del brevetto scaduto. Molliamo gli ormeggi ed esploriamo il luogo.

Come abbiamo scritto nel nostro blog, i farmaci equivalenti vengo-no spesso guardati con ingiusto sospetto, quando in verità offrono vantaggi affatto indifferenti. Naturale è che nell’assumere un qualsivoglia farmaco se ne debbano valutare non solo i benefici ma soprattutto gli effetti collaterali e, di solito, davanti allo svilente elenco delle controindicazioni è facile che si preferisca affidarsi ciecamente a medicinali di marca, ma di cui spesso non si verifica neanche l’effettiva utilità nella cura della propria pato-logia e figurarsi allora se ci si dedica a una rassegna degli equivalen-ti! Perciò riteniamo importante chiarire le caratteristiche essenziali di questo tipo di farmaci.

23 Cap.2 - Classificazione eprescrizione dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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I farmaci equivalenti, messi sul mer-cato nel 2001 e chiamati comunemente “generici”, hanno goduto di un maggior consumo solo negli ulti-mi anni. Infatti, non è ancora del tutto diffusa l’idea che si tratti di me-dicinali, per l’appunto, equivalenti in termini di qualità, efficacia e sicurezza del corrispettivo di marca, eppure l’AIFA esegue su questi gli stessi controlli qualitativi, corrispondenti a pre-cisi standard applicati in tutta Europa!Inoltre, il loro costo sensibilmen-te ridotto non rappresenta solo un vantaggio per chi ne fa uso, bensì per-mette anche di investire fondi e risorse nella ricerca e nell’acquisto di farmaci innovativi per la cura di malattie gravi e croniche come tumori, diabete e AIDS. Insomma, il termine “equivalente” si-gnifica in tutto e per tutto “valido come l’altro” e chiamare questo tipo di far-maci “generici” non rende loro giustizia.

È essenziale sapere che i farmaci equi-valenti e quelli di marca: • contengono lo stesso principio atti-

vo; • sono bioequivalenti (ovvero efficaci

allo stesso modo); • sono entrambi sicuri e sottoposti

agli stessi controlli; • nelle loro confezioni è presente la

stessa quantità di farmaco; • hanno identiche indicazioni e con-

troindicazioni.

Le uniche differenze tra le due tipo-logie di medicinale si trovano negli eccipienti che ne possono modifica-re il colore, il sapore e la forma, ma ciò non comporta alcun cambiamen-to a livello di meccanismo di azione. Gli eccipienti sono gli ingredien-ti “neutri” di un farmaco, quin-di farmacologicamente innativi.

A questo punto nel vociare della platea si alza provocatoria la doman-da: “Perché allora costano tanto di meno?”. Be’, incominciamo col dire che il costo ridotto di almeno il 20% è dovuto alla scadenza del brevetto del corrispondente farmaco di “marca”, che ne consentiva la produzione esclu-siva a una data ditta, permettendo così ad altre aziende di produrne di identici. Non dimentichiamoci che per realizza-re un nuovo farmaco possono volerci anni di ricerche e non è detto che alla fine si ottenga un prodotto da mette-re in commercio. Nell’Unione europea nonostante i brevetti sui farmaci duri-no 20 anni, dalla domanda di brevet-to all’autorizzazione a vendere un me-dicinale ne passano di solito 10 o 12.

24 Cap.2 - Classificazione eprescrizione dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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Questo significa che al titolare del bre-vetto ne rimangono solo otto per recu-perare gli investimenti e guadagnarci.

È per compensare questi rischi che i far-maci – come tutte le invenzioni – sono coperti da un brevetto. Dunque, finché il brevetto è valido, chi ha inventato il nuovo farmaco è l’unico ad aver il dirit-to di produrlo e venderlo. Solo quando il brevetto scade, la formula del farmaco può essere usata per produrre un equi-valente. E rieccola la voce impaziente che urla: “Sì sì, va bene. Come il tonno in scatola, i detersivi, i ricordi: tutto scade. E anche il brevetto scade. Ma il costo? Perché costano di meno?”. Allora, visto che gli equivalenti non hanno bisogno di spese in ricerca per scoprire e sintetizzare il nuovo prin-cipio attivo e pubblicità come quelle sostenute da chi inventato la formula originale, il loro prezzo è naturalmente molto più basso. Semplice, no?!

La legge dice infatti che il medicinale generico deve avere un prezzo infe-riore, al momento della sua immissio-ne in commercio, di almeno il 20% del prezzo della specialità di riferimento.

Il farmaco “generico” è quindi una valida alternativa a prezzo infe-riore. Il medico DEVE prescrivere il medicinale mediante l’indicazione del suo principio attivo e il farmaci-sta è tenuto ad informare il paziente sulla possibilità di sostituire il medicina-le prescritto dal medico con il generico corrispondente, qualora disponibile in commercio. Tale facoltà del farmacista viene meno solo nel caso in cui il medico apponga sulla ricetta l’indicazione “non sostituibile”. Il cittadino, comunque, è libero di non accettare la proposta di sostituzione effettuata dal farmacista.

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25 Cap.2 - Classificazione eprescrizione dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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“Ma allora chi risparmia con i farmaci equivalenti?”. Quando un medicinale è rimborsato dal SSN (clas-se A) questo copre per intero il costo del farmaco generico. In questo caso lo Stato risparmia, ma risparmia anche il cittadino che non deve pagare alcuna differenza di prezzo. Quando il medici-nale non è rimborsato dal SSN (classe C) il farmaco generico viene comunque offerto ad un prezzo inferiore rispetto al farmaco di marca.

In questo caso è il cittadino a rispar-miare, in quanto il generico costa meno di quello di marca.In Italia, quando la copertura del brevetto scade, l’autorizzazione lega-le a produrre i farmaci equivalenti vie-ne concessa esclusivamente dall’AIFA. Perciò possiamo stare sereni. Tutte le domande sollevate hanno trovato rispo-sta, la platea si quieta e le luci si spen-gono. Passiamo al prossimo paragrafo.

PHARMABOOKLa prima guida all’uso consapevole dei farmaci

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ricetta medicaLa

Riavvolgiamo il nastro e torniamo sulla soglia della farmacia, davan-ti alle colonne di medicinali che sovrastano ogni nostra volontà di risolutezza. Una delle questioni essenziali che ci si pongono davanti è: “Posso scegliere da solo il farmaco da acquistare?”. Naturalmente la risposta è no. La scelta e l’assunzione di un farmaco sono cose che dovrebbero avvenire solo dopo essersi consultati con un medico. Si sa, alcuni farmaci sono di facile assunzione e indicati per disturbi lievi, altri invece richiedono che sia uno specialista a sommini-strarli e in certi casi il controllo del medico è del tutto vincolante. Le situazioni possono essere varie e la maggior parte delle volte il cittadino può entrare in possesso del medicinale solo se possiede la ricetta medica.

Ma che cos’è una ricetta medica?

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27 Cap.2 - Classificazione eprescrizione dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

PHARMABOOKLa prima guida all’uso consapevole dei farmaci

Si tratta di un documento rilasciato dal medico al paziente per acquistare i farmaci elencati in farmacia e al far-macista per autorizzarne la consegna. Esistono più tipi di ricetta.Una ricetta medica perché sia valida deve presentare:

• il nome del farmaco oppure il nome del suo principio attivo (sulla base del quale il farmacista può offrire il più economico farmaco brevettato o generico);

• la quantità di farmaco (dosaggio)• la data in cui è stata scritta;• i dati del medico e la sua firma,

che deve essere sempre scritta a penna in originale e leggibile.

Ricetta rosa o bianca? Cosa cambia? Solo il colore? Ma certo che no!I farmaci prescritti con la “ricetta bianca” sono sempre a totale carico dell’assistito e sulla confezione reca-no la dicitura: “Da vendersi dietro pre-sentazione di ricetta medica”. Per ottenere farmaci a totale o par-ziale carico dello Stato, il medi-co dovrà invece utilizzare il cosiddetto “ricettario rosa” aggiungendo tanti altri dati importanti come il nome e il cognome dell’assistito, il suo codice fi-scale, gli eventuali codici di esenzione, ecc.

Quanto tempo vale la ricetta bian-ca? E quella rosa?

La “ricetta bianca” ha validità non superiore a sei mesi e comunque, per non più di dieci volte, salvo che per al-cune categorie di farmaci (come gli ormoni o gli ansiolitici), per i quali il periodo di validità della ricetta può di-ventare trenta giorni per non più di tre confezioni o in alcuni casi usabile una sola volta. La ricetta si dice “ripetibi-le” quando l’assistito può continuare ad esibirla al farmacista per acquistare i far-maci, fino al termine della sua validità.Infatti, ogni volta che viene presentata al farmacista per l’acquisto del medici-nale, la ricetta viene timbrata ma poi riconsegnata all’assistito per il suo uso futuro. Quando si tratta di farmaci che per il loro uso continuato possono risul-tare tossici o rischiosi per la salute del paziente, si parla di ricetta “non ripe-tibile” utilizzabile una sola volta.

La ricetta rosa ha invece una validità di 30 giorni per un massimo di due confezioni di medicinali (tranne alcuni casi particolari).Oggi in Italia esistono cinque diversi re-gimi di fornitura. Li riportiamo così come sono indicati dall’AIFA.

28 Cap.2 - Classificazione eprescrizione dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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5. Medicinali soggetti a prescrizione medica limitativa: in questa categoria rientrano tre tipologie di farmaci accomunati dalla caratteristica di poter essere prescritti o utilizzati soltanto da alcuni medici o in alcuni ambienti: farmaci che, per poter essere somministrati correttamente, richiedono che la diagnosi sia effettuata in ambienti ospedalieri o in centri che dispongono di mezzi di diagnosi adeguati; farmaci che non potrebbero essere utilizzati in condizioni di sufficiente sicurezza al di fuori di strutture ospedaliere quindi a solo uso ospedaliero e medicinali utilizzabili esclusivamente dallo specialista durante la visita.

1. Medicinali soggetti a prescrizione medica: sono quei farmaci che per alcune caratteristiche o per la modalità d’impiego potrebbero comportare dei rischi se usati in modo inappropriato. Sono venduti in farmacia e sono facilmente riconoscibili poiché riportano sulla confezione esterna la frase: «Da vendersi dietro presentazione di ricetta medica».

2. Medicinali non soggetti a prescrizione medica: sono i farmaci indicati per disturbi di lieve entità, sono usati per un breve periodo di tempo e per i quali non è necessario l’intervento del medico. È possibile acquistarli quindi senza ricetta medica e per questo sono definiti anche “di libera vendita” (definiti anche farmaci “da banco” o Over The Counter (OTC) “sopra il banco”). Un bollino sulla confezione li rende facilmente riconoscibili. Sta di fatto che è sempre meglio non sbizzarrirsi.

3. Medicinali soggetti a prescrizione medica da rinnovare volta per volta: sono quei farmaci per i quali un uso continuato nel tempo può essere dannoso. Anche questa categoria di farmaci è facilmente riconoscibile in quanto reca sulla confezione esterna la frase: «Da vendersi dietro presentazione di ricetta medica utilizzabile una sola volta».

4. Medicinali soggetti a prescrizione medica speciale: sono farmaci appartenenti a una categoria particolare, quella degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope (vale a dire che agiscono sulla psiche dell’individuo, modificandone l’umore, lo stato d’animo, eccetera), con un’elevata capacità di indurre dipendenza. Per tutti questi motivi è prevista un’apposita modalità di distribuzione e prescrizione.

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Cap.3 - Uso corretto e consapevole dei farmaci

CAPITOLO 3USO CORRETTO E CONSAPEVOLE

DEI FARMACI

30 Cap.3 - Uso corretto e consapevole dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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farmaciLa formulazione dei

A questo punto sappiamo quasi tut-to: che cos’è un farmaco, come vie-ne messo in commercio, in quali casi possiamo farcelo prescrivere e ormai dovremmo avere anche una vaga idea di come assumerlo senza incorrere in morte certa. Ma ancora non abbiamo parlato del perché ogni farmaco vie-ne prodotto in più forme. Che si trat-ti di compresse, capsule, polveri, sci-roppi, gocce o soluzioni iniettabili, ogni forma ha la sua specifica ragion d’es-sere. Infatti, per svolgere la pro-pria azione, un qualsiasi farmaco deve poter “circolare” nell’orga-nismo nella forma farmaceutica e nel dosaggio adatti al pazien-te. Proporre vie di somministrazio-ne diverse rende l’azione di un medi-cinale sempre più mirata e selettiva. Facciamo una rapida carrellata.

31 Cap.3 - Uso corretto e consapevole dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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Via oraleÈ la via di somministrazione più co-mune e, in un certo senso, più istintiva. Basti pensare alla semplicità con cui i bam-bini “assaggiano” qualsiasi cosa vogliano esplorare e a quanto il metodo d’indagine risulti naturale anche agli adulti.

Il 70% delle forme farmaceutiche prodotte industrialmente è costitui-to da COMPRESSE, perché si tratta della forma per il paziente più semplice d’assu-mere e facile da trasportare.

Possono essere:SEMPLICI: si assumono con acquaRIVESTITE: compresse la cui superficie è rivestita da uno o più strati di sostanze diverse, che le rendono gastroresistenti o, in altri casi ritardano la cessione del princi-pio attivo (compresse a rilascio modificato).EFFERVESCENTI: si sciolgono in acqua prima della somministrazione.MASTICABILI: hanno il grande vantaggio di poter essere assunte senza il bisogno di acqua, quindi anche da persone con difficol-tà a ingoiare compresse intere.SUBLINGUALI: si sciolgono sotto la lingua e hanno un effetto più rapido.Ci sono poi le CAPSULE, preparazioni co-stituite da un involucro di consistenza dura o molle contenente la miscela principio atti-vo-eccipienti; e le POLVERI che possiamo trovare in barattoli con misurino dosatore, flaconi, ecc. oppure in bustine che si assu-mono dopo essere state dissolte in acqua.

Infine gli SCIROPPI e le GOCCE. I primi sono delle preparazioni liquide sotto forma di soluzioni, emulsioni o sospensioni che nor-malmente contengono un’alta percentuale di zuccheri e che consentono la sommini-strazione di farmaci poco gradevoli al gusto anche a pazienti difficili come i bambini; le seconde, invece, preparazioni liquide conte-nute in recipienti muniti di contagocce e si diluiscono in acqua. Bisogna fare attenzione a non confonderle con le gocce per il naso, le orecchie o gli occhi. Prima di assumerle, è consigliabile leggere sempre sulla confezio-ne la via di somministrazione!

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Via inalatoriaCon il termine inalazione s’intende l’in-troduzione di un farmaco nelle vie re-spiratorie attraverso l’inspirazione. Il farmaco, giunto a livello polmonare, può svolgere la sua azione. Farmaci sommi-nistrati con questa via sono broncodila-tatori, cortisonici,fluidificanti oppure anestetici. Stiamo parlando delle classi-che FIALE da usare con un apparecchio per aerosol o SPRAY ORALI.

Via rettale

La via rettale permette di somministrare farmaci che, assunti per via orale, risul-tano irritanti per la mucosa gastrica o che vengono inattivati dagli enzimi dige-stivi. Tale via è inoltre vantaggiosa in caso di vomito o per pazienti che hanno difficoltà a deglutire. Ecco un altro incubo, soprattut-to dei più piccoli, le SUPPOSTE! Si tratta di preparazioni solide formate da principi at-tivi miscelati con eccipienti, che danno loro la tipica forma ovale e la consistenza tale da permetterne l’introduzione nel retto. Gli eccipienti permettono la fusione della sup-posta e quindi il rilascio veloce del principio attivo che può quindi svolgere un’azione lo-cale o una volta assorbito, a livello di tutto l’organismo.

Via vaginaleGli OVULI sono preparazioni farmaceutiche di consistenza solida o molle, di dimensio-ne e forma adatte all’introduzione vaginale, contenenti uno o più principi attivi miscelati ad eccipienti. Sono utilizzati per esercitare un’azione locale o per veicolare farmaci do-tati di azione generale. Attraverso questa via si possono somminnistare anche farmaci sottoforma di CREME o LAVANDE.

Via transdermicaGli “ultimi arrivati” nei cassetti delle farma-cie, i CEROTTI TRANSDERMICI. Applican-do il cerotto sulla pelle è possibile ottenere un assorbimento graduale e costante del farmaco che va in circolo e può svolgere la sua azione. A volte, nel punto di adesione del cerotto, si può verificare una leggera irritazione, per questo motivo è consigliabi-le cambiare periodicamente la sede. Si può scegliere fra pancia, petto, spalle, natiche, gambe e braccia. L’efficacia del farmaco è indipendente dal punto di applicazione.

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Via parenteraleSi tratta di soluzioni sterili che vengono iniettate nei tessuti. Stiamo parlando della tanto temuta “PUNTURA”! Alla sola vista di un ago molti di noi si darebbero alla fuga, eppure questo tipo di somministrazione offre diversi vantag-gi: l’assorbimento è più rapido, la quantità di principio attivo assorbita è costante e poiché viene saltato il pas-saggio attraverso stomaco e intestino, è possibile somministrare farmaci che ver-rebbero degradati dall’acidità dei succhi gastrici. Le vie di somministrazione pa-renterale più comuni sono sottocutanea, intramuscolare e endovenosa. Quando si inietta l’insulina, ad esempio, è proprio il tessuto sottocutaneo che bisogna rag-giungere, cioè lo strato di grasso sopra la muscolatura. Ogni zona del corpo che presenta massa muscolare è idonea alla terapia intramuscolare e le sedi più utiliz-zate sono il gluteo e il deltoide (parte su-periore del braccio). Quando si desidera una risposta veloce al medicinale, questo viene iniettato direttamente in vena (di solito quelle dell’avambraccio) molto len-tamente.

Via oftalmicaLe forme farmaceutiche per uso oftalmi-co sono i COLLIRI e le POMATE per gli occhi. A queste possono essere aggiunte i bagni oculari o soluzioni utilizzate per il lavaggio dell’occhio. Sia i colliri (gocce oftalmiche) che le pomate, devono es-sere sterili per questo la loro validità dopo l’apertura della confezione è limita-ta nel tempo.

Via topicaI farmaci per uso topico vengono ap-plicati direttamente sulla pelle o sulle mucose (di bocca, naso, occhi, genita-li, ecc.) per esercitare un effetto locale. Si tratta generalmente di POMATE, CREME, GEL o PASTE.

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Cap.3 - Uso corretto e consapevole dei farmaci

un farmacoLeggere l’etichetta di

A questo punto, il lettore sfiancato vorrebbe solo scartare il suo farmaco e mangiarlo golosamente come fosse la più gustosa delle caramelle, abbandonandosi fiduciosamente ai frutti del progresso e della tecnica. E invece gli viene richiesto un altro piccolo esercizio di pazienza: leggere l’etichetta sulla confezione.

Dobbiamo ammetterlo, è assai improbabile trovarvi delle strisce illustra-te o degli aforismi curiosi, ma ciò non toglie che l’etichetta farmaceutica possa rivelarsi una lettura comunque interessante e istruttiva.

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NOME DEL FARMACO:è il nome di fantasia scelto dall’azien-da produttrice e attribuito al farmaco quando viene messo in commercio.

NUMERO A FIANCO DEL NOME:Per le forme farmaceutiche solide è la quantità di principio attivo espressa in unità di peso g, mg, mcg (compressa, supposta, busta), per le forme liqui-de è la quantità di principio attivo in mg/ml presente in ogni ml di soluzione (fiale, gocce).

FORMA FARMACEUTICA: è la forma sotto cui il farmaco si pre-senta (compresse, gocce, supposte, fiale, ecc.)

CODICE ATC: (Anatomico, Terapeutico, Chimico) è un sistema di classificazione costituito da una sequenza di lettere e numeri che identifica i farmaci secondo criteri anatomici, terapeutici e clinici. Ad ogni principio attivo è associato un solo codice di sette cifre relativo all’impie-go terapeutico prevalente. Farmaci con stesso codice ATC di sette cifre sono EQUIVALENTI.

PRINCIPIO ATTIVO:è il nome della sostanza cui si deve l’effetto terapeutico proprio del farmaco.

INDICAZIONE SUL CONTENUTO DELLA CONFEZIONE: Per le forme solide è il numero di uni-tà posologiche presenti nella confezio-ne (20 compresse, 10 bustine). Per le forme liquide, viene invece riporta-to il volume di soluzione totale in ml (sciroppo da 200ml).

NOME AZIENDA: Azienda autorizzata all’immissione in commercio per quel farmaco. Se i nomi delle aziende sono due, vuol dire che una è la titolare del brevetto e che questo è stato ceduto alla seconda azienda, responsabile della commer-cializzazione.

COMPOSIZIONE: viene riportata per ogni compressa, per ogni fiala, per ogni ml di soluzione, la quantità di principio attivo presente e il tipo di eccipienti. Viene inoltre indicata la via di somministrazione del farmaco: orale (os), oftalmica, inalatoria, rettale, vaginale, intramuscolare (i.m.), endovena (e.v.)

AIC: Sullo stesso lato o su uno dei lati adia-centi, si può inoltre ritrovare il numero di A.I.C., cioè il numero dell’autorizzazione all’immissione in commercio rilasciato dal Ministero della Salute per quel farmaco.

DA VENDERSI DIETRO PRESENTA-ZIONE DI RICETTA MEDICA: il farmaco non può essere dispensato dal farmacista senza ricetta.

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DA VENDERSI DIETRO PRESENTA-ZIONE DI RICETTA MEDICA UTILIZ-ZABILE SOLO UNA VOLTA: sono farmaci soggetti a ricetta non ripeti-bile che verrà ritirata dal farmacista.

FARMACO DI AUTOMEDICAZIONE: è un medicinale che può essere richiesto direttamente al farmacista senza esibire alcuna ricetta e per il quale è permessa la pubblicità tramite i mezzi d’informazione.

TENERE FUORI DALLA PORTATA DEI BAMBINI: è necessario che il farmaco sia riposto in un luogo inaccessibile ai bambini poiché, se assunto accidentalmente, potrebbe risultare pericoloso.

ATTENZIONE, PER L’USO LEGGE-RE ATTENTAMENTE IL FOGLIETTO ILLUSTRATIVO: l’esito di una terapia dipende dalla stretta osservanza di alcune regole. È buona norma leggere il foglietto illustrativo o chiedere chiarimenti al medico o al farmacista.

CONSERVARE AL RIPARO DAL CALORE E UMIDITA’: evidentemente si tratta di un farmaco sensibile alla temperatura, quindi va conservato in un luogo fresco e asciut-to.

CONSERVARE FRA I 2°-8°: è un farmaco che va conservato in fri-gorifero.

NON CONSERVARE AL DI SOPRA DEI 25° (o dei 30°): è un farmaco che non può essere lasciato a temperature superiori ai 25° per lunghi periodi (come il davanzale di una finestra, il cruscotto di un’auto parcheggiata al sole, in bocca al vostro cane e altri luoghi dove speriamo non vi venga mai in mente di lasciare una confezione di farmaci).

SOGGETTO ALLA DISCIPLINA DEL D.P.R 309/90 TAB...: questa avvertenza si trova stampata sulle confezioni dei farmaci ad azio-ne stupefacente. In tal caso servono particolari cautele e il farmacista può consegnare il farmaco solo a persone maggiorenni e muniti di ricetta.

CONSERVARE AL RIPARO DALLA LUCE: si tratta di un medicinale fotosensibile che non deve essere sottoposto a luce diretta.

MEDICINALE NON SOGGETTO A OBBLIGO DI PRESCRIZIONE ME-DICA: è un farmaco acquistabile senza ricetta.

AVVERTENZE: sono una serie di raccomandazioni che si trovano solitamente raggruppate su di un unico lato della confezione.

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Cap.3 - Uso corretto e consapevole dei farmaci

illustrativoIl foglietto

Vi capita mai di aprire la confezione del vostro farmaco e di non incon-trare subito ciò che avete acquistato ma della carta? All’incirca chilome-tri di carta? Bene, quello è naturalmente il foglietto illustrativo e voi avete aperto al confezione al contrario.A cosa serve questo oggetto che la prassi farmaceutica chiama “foglietto” ma che in realtà è un papiro scritto fitto fitto? Vediamolo.

Il foglietto illustrativo o “bugiardino” identifica il farmaco cui appartiene in maniera inequivocabile, riassumendone tutte le proprietà, per cui è opportuno che non venga smarrito fino a comple-to esaurimento della confezione. La sua presenza infatti in alcuni casi può essere di vitale importanza, perché indica eventuali controin-dicazioni, effetti collaterali, informazioni sul sovradosaggio e altro.

Ecco in dettaglio le informazioni che vi sono riportate all’interno:

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DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE• il nome di fantasia scelto dalla casa

farmaceutica per quel farmaco;• tutte le forme farmaceutiche pre-

senti in commercio con relativi do-saggi (uno stesso farmaco può esse-re commercializzato in compresse, supposte, gocce, ecc.);

• il nome del o dei principi attivi in esso contenuti;

COMPOSIZIONE• la quantità di principio attivo pre-

sente;• l’elenco degli eccipienti

FORMA FARMACEUTICA E CONTENUTOO• forme farmaceutiche presenti in

commercio (compresse, bustine, supposte, ecc.)

• quantità di principio attivo per unità posologica

• numero di unità posologiche per confezione (numero di compresse, ml di soluzione presenti nel flacone, numero di fiale)

CATEGORIA FARMACEUTICABreve descrizione della classe terapeu-tica cui il farmaco appartiene e princi-pale indicazione clinica (antinfiamma-torio, analgesico, antidepressivo).

TITOLARE AICNome ed indirizzo della casa farma-ceutica titolare dell’Autorizzazione all’ IMMISSIONE in COMMERCIO per l’Italia.

PRODUTTORE E CONTROLLORE FINALENome ed indirizzo degli stabilimen-ti in cui il farmaco è effettivamente prodotto.

INDICAZIONI TERAPEUTICHEVengono indicate le motivazioni clini-che per cui il farmaco dovrebbe essere assunto, le finalità per cui è stato con-cepito.Attenti! Non è detto che lo scopo pre-scrittivo coincida sempre con la pri-ma indicazione! Uno stesso farmaco può agire su vari livelli. In tal caso, ulteriori indicazioni per l’assunzione, dovranno essere obbligatoriamente riportate nello stesso paragrafo alla voce INDICAZIONI SECONDARIE.

CONTROINDICAZIONISono elencate le condizioni per cui si esclude in maniera categorica l’assun-zione di quel farmaco. Ad esempio:• assunzione concomitante di altri

farmaci;• ipersensibilità a farmaci della stessa

“famiglia”;

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• gravidanza o allattamento;• altre patologie da cui il soggetto è

affetto;• fasce di età (bambini, anziani, adulti).

PRECAUZIONILe stesse situazioni riportate in CONTROINDICAZIONI possono ritro-varsi sotto “precauzioni”, perdendo in questo caso la connotazione di divieto categorico vista in precedenza. Que-sto significa che il farmaco potrà es-sere ugualmente assunto dal pazien-te, però, il medico che lo segue, dovrà caso per caso valutare la giusta poso-logia.

INTERAZIONI CON ALTRI FARMACI ED ALTRE FORME D’INTERAZIONENon sempre è possibile l’assunzione concomitante di farmaci diversi. È buona regola riferire sempre al me-dico prescrittore la presenza di altre terapie in corso, affinché sia lui a valu-tarne la compatibilità.

AVVERTENZE SPECIALIVengono segnalate condizioni partico-lari in cui è necessario fare attenzione quando si assume il farmaco. Queste situazioni sono:• gravidanza e allattamento;• uso pediatrico;

• effetti sulla capacità di guidare e sull’uso di macchine;

• presenza di componenti che posso-no provocare in soggetti predisposti reazioni allergiche.

Talvolta sono indicati i casi in cui è ne-cessario sospendere l’assunzione del farmaco.Un’avvertenza speciale è anche “TENERE FUORI DALLA PORTATA DEI BAMBINI”, il che significa che il far-maco, anche in piccole dosi, assun-to accidentalmente dal bambino, può risultare dannoso. I genitori quindi, dovranno preoccuparsi di conservare la confezione in un luogo inaccessibile ai loro figli.

DOSE, MODO E TEMPO DI SOMMINI-STRAZIONE• il numero di compresse, fiale, gocce

che devono essere assunte nel corso delle 24 ore e la durata della terapia;

• intervallo fra dosaggio minimo e massimo entro il quale è possibile muoversi in base alle indicazioni te-rapeutiche ed eventualmente, con che modalità aumentare le dosi;

• come sospendere la terapia e quan-do è necessario rivolgersi al medico per rivalutare le condizioni cliniche;

• modo di assunzione in relazione ai pasti e ai momenti della giornata

41 Cap.3 - Uso corretto e consapevole dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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(prima di coricarsi, appena svegli);• indicazioni sulla quantità o tipo di li-

quido in cui è possibile sciogliere la compressa o le gocce ecc.

SOVRADOSAGGIO• la dose di farmaco superata la quale

possono verificarsi effetti tossici;• sintomi del sovradosaggio;• eventuali antidoti;• necessità di indurre emesi (vomito),

di sottoporre il soggetto a lavanda gastrica, dialisi;

• necessità di avvisare il proprio me-dico o di condurre il soggetto al più vicino ospedale;

NB: la dose superata la quale possono verificar-si effetti tossici, si riferisce all’individuo adulto di peso corporeo di circa 60 kg. Qualora sia un bambino di 10 kg ad assumere accidentalmente il farmaco, quella stessa dose andrà divisa per un

fattore pari a 6! Quindi ATTENZIONE!

EFFETTI INDESIDERATISono i classici “effetti collaterali” che possono verificarsi in seguito all’assun-zione di un farmaco e che sono spesso transitori. È opportuno che questi distur-bi vengano comunicati al proprio medico o farmacista soprattutto se non menzio-nati nel foglietto illustrativo; ci riferiamo a qualunque disturbo, da eczemi, asma, stati di panico fino all’apparizione im-provvisa e ingiustificata di alci rosa che corrono in salotto.

SCADENZA E CONSERVAZIONESono forniti consigli sulla modalità di conservazione del farmaco (temperatu-ra, umidità, ecc). È opportuno controlla-re sempre la data di scadenza stampata sulla confezione che si riferisce al farma-co integro, correttamente conservato. D’altra parte lo facciamo con i cibi, è im-pensabile non farlo anche con i farmaci!

In ultimo è riportata la data in cui il foglietto illustrativo è stato revisionato dal Ministero della Salute.

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Cap.3 - Uso corretto e consapevole dei farmaci

terapeuticaL’importanza dell’adesione

“Scrivere una ricetta è facile, parlare con chi soffre è molto più difficile.”F. Kafka - Die Zürauer Aphorismen(Considerazioni sul peccato, il dolore, la speranza e la vera via, in Confessioni e diari, Mondadori, Milano 1976)

È solo nel gennaio del 2013 che l’annosa questione della scarsa adesione tera-peutica viene affrontata tramite la pubblicazione di un manifesto: Il manifesto per l’aderenza alla terapia farmacologica sul territorio italiano, presentato in Senato durante un Convegno promosso dall’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione. Ma che cosa s’intende per adesione terapeutica?

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Per quanto se ne sia parlato, non sempre è chiaro che il concetto di “adesione” comprende comporta-menti riguardanti la salute che vanno ben oltre le prescrizioni farmaceuti-che. L’OMS nel 2001 ha stabilito che la definizione di adesione (allora si usa-va più spesso il termine compliance) come “la misura in cui il paziente se-gue le istruzioni del medico” fosse di sicuro un utile punto di partenza, ma il termine “istruzioni” implica un pa-ziente passivo destinatario di pareri e consigli, mentre l’approccio alla pato-logia (specialmente se cronica) richie-de un’attiva di forte collaborazione nel processo terapeutico. Dunque, mantenere un comportamen-to coerente: seguire le cure mediche, assumere farmaci in modo appropria-to, rispettare gli appuntamenti di fol-low-up, mettere in atto opportune modifiche comportamentali, curare l’i-giene personale, autocontrollarsi, abo-lire il fumo, avere abitudini alimentari corrette e dedicarsi a una buona attivi-tà fisica. Tutte cose che in teoria sem-brano semplici e scontate ma che nella realtà quotidiana sono motivo di gravi problemi sia per i pazienti che per il servizio sanitario.

Come si legge nel manifesto: “Nei paesi occidentali, l’aderenza al trattamento, tra i pazienti affetti da malattie croniche (Diabete, Ipertensio-ne, ecc.) arriva solo al 50%. La scarsa aderenza al trattamento si manifesta principalmente nella non assunzione (piuttosto che nel prendere una dose aggiuntiva) e nel ritardarla rispetto all’orario previsto. La scarsa aderenza al trattamento si colloca, per tutte le malattie, tra le cause principali di risul-tati clinici non ottimali. Il trattamento migliore, infatti, può divenire, a causa della scarsa aderenza, inefficace o meno efficace, così come esporre il paziente a rischi quali effetti collaterali da re-pentina interruzione della terapia, svi-luppo di resistenze, dipendenza farma-cologica e tossicità da sovradosaggio. Le conseguenze della scarsa aderen-za sono cliniche e psicosociali, con un impatto negativo sulla qualità di vita dei pazienti, ma anche economiche, in quanto essa genera uno spreco di risorse del sistema sanitario naziona-le, collocandosi come una delle prin-cipali cause di aumento di spesa far-maceutica. Il paziente non ottiene i benefici attesi in termini di salute, mentre lo Stato, spesso, ha già acqui-stato farmaci che non saranno assunti”.

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L’aderenza al trattamento dipende da vari fattori, tra i quali è rilevante la complessità del trattamento stesso, intesa non solo come numero di far-maci da assumere, ma anche e soprat-tutto come difficoltà a cambiare lo stile di vita: seguire una dieta, di praticare esercizio fisico, ricordarsi gli orari di assunzione e autocontrollarsi. Di con-seguenza i numeri della non adesione sono sempre più elevati e i costi al-trettanto. Basta prendere in conside-razione le malattie cardiovascolari e il diabete, patologie il cui onore econo-mico è destinato ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione e al cambiamento dello stile di vita.Alti livelli di aderenza aumentano l’efficacia della terapia farmaco-logica e garantiscono un minore di-spendio di risorse: si evitano, infat-ti, future complicanze della patologia, conseguenti accessi al pronto soccorso e lunghe degenze in ospedale. La man-cata aderenza, invece, compromette la vita sociale e lavorativa del paziente e dei familiari, con perdite di produtti-vità e scarsa qualità di vita. Spesso un paziente non segue del tutto o in parte la terapia, per sfiducia che il far-maco possa essere efficace, per paura di effetti collaterali, per timore di do-vere assumere per sempre un farma-

co e quindi di dipendere da esso e per mancanza di percezione di gravità del-la propria condizione. Sicuramente lo strumento più efficace per migliorare l’adesione di un pazien-te è il suo attivo coinvolgimento nella gestione della patologia, attraverso un percorso educativo adeguato. La comprensione della complessità del-la malattia e, di conseguenza, del suo trattamento, assieme alla consapevo-lezza dei benefici a medio e a lungo termine che derivano da tale tratta-mento. La comunicazione e il supporto rappresentano la migliore motivazione per il paziente e ne rafforzano l’ade-sione.È qui, infatti, che diventa fondamenta-le il ruolo del medico curante, le cui ca-ratteristiche possono influire positiva-mente su un processo di comunicazione efficace con il paziente. Numerosi studi hanno documentato come l’aderenza al trattamento farmacologico migliori nei 5 giorni precedenti e successivi la visita medica, rispetto a quella misu-rata nei 30 giorni successivi e come si correli con uno stile positivo ed empa-tico nella relazione medico-paziente.Anche il ruolo del farmacista non è da sottovalutare, dovrebbe essere inve-stito della responsabilità di monitorare l’aderenza all’atto della riconsegna dei

45 Cap.3 - Uso corretto e consapevole dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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farmaci, effettuare un maggiore con-trollo dei costi e gestire una migliore disposizione delle risorse.Infine, dovrebbe essere riconosciuto l’impegno delle aziende farmaceuti-che nello sviluppo di nuovi farmaci con minori effetti collaterali, e di monote-rapie che richiedano minor frequenza

di assunzione e siano di facile utilizzo. Uguale importanza ha anche l’offer-ta di strumenti per la misurazione dei livelli di aderenza (ad esempio di-spositivi elettronici) e di strumen-ti per la somministrazione del somministrazione del trattamento, come agende e diari provvisti di allert sonori.

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Cap.3 - Uso corretto e consapevole dei farmaci

si fa socialL’approccio ai farmaci

In tutto il mondo sono 2.08 miliardi gli utenti che usano internet, con un incremento dell’11% lo scorso anno. Ci sono 476.213.935 di utenti solo in Europa, 156 milioni di blog e oltre 200 milioni di persone usano Twitter e sparano nell’etere all’incirca 40 miliardi di cinguettii all’anno. Facebook, invece, ha 750 milioni di utenti: se fosse un paese, sarebbe il terzo più grande del mondo, subito dopo Cina e India. E andando così passiamo dai numeri vertigionosi di YouTube, che conta 1 miliardo di nuovi video ogni giorno, e di Wikipedia con i suoi 3.65 milioni di articoli (per leggerli tutti potrebbero volerci più o meno 123 anni). Google registra 2 milardi di ricerche al giorno.

“Salute” è la seconda ricerca più frequente fatta sul motore.

47 Cap.3 - Uso corretto e consapevole dei farmaci Consiglialo a chi vuoi!

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Like, Retweet e Share it (in italiano “mi piace”, “retwitta” e “condividi”), sono tutte azioni che compiamo quo-tidianamente e sempre più spesso anche quando vogliamo avere maggio-ri informazioni su un nostro sintomo o su un farmaco che stiamo assumen-do. Tra domande su Yahoo Answers e certosini consulti Wikipedici tendiamo, più o meno consciamente, a cercare e a diffondere un grandissimo numero di notizie e esperienze legate alla nostra salute personale.Con un report molto dettagliato ce lo conferma l’IMS Institute for Healthcare Informatics, che si è proposto di misurare l’impegno di utenti singoli e di case farmaceutiche nell’ambito dei social media e di rileva-re l’impatto di questi strumenti di co-municazione nell’uso dei medicinali.Il rapporto include una vasta anali-si anche sul ruolo di Wikipedia e nel suo essere ritenuta la principale fonte di informazioni mediche, sia per il pa-ziente che per il professionista del set-tore: da un sondaggio fatto su 4.000 dottori è emerso che l’88% dei medici usa internet per cercare informazioni professionali e il 48% ha ammesso di visitare Wikipedia più di una volta a settimana. L’IMS Institute ha rilevato così una forte correlazione tra le visi-te alle pagine dell’enciclopedia libera e

l’uso del farmaco; i contenuti relativi ad argomenti sanitari sono in costante modificazione e supervisionati da grup-pi ufficiali e spontanei e le informazio-ni provengono per la maggior parte da pazienti. Tra le poche discriminanti in questo uso dei social media, c’è l’età dell’utente, mentre il sesso, l’educa-zione, il reddito e altre caratteristiche sociali incidono in misura nettamente inferiore. Il paziente più giovane, in-fatti, tende a informarsi online prima di iniziare la terapia, mentre il paziente dai 50 anni in su tende a cercare infor-mazioni sul proprio trattamento dopo averlo già iniziato. È, inoltre, tutto un fiorire di app mediche e device hi-tech in gra-

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do di monitorare il nostro stato di salute. Ad esempio l’attesissimo Helthbook di Apple. È stata da poco rilasciata la ver-sione ufficiale di iOS 7.1 ma sul web si inizia già a pensare alle possibili implementazioni che La Mela potrebbe introdurre nella futura release del suo sistema operativo per mobile. In questa corsa all’innovazione del-le tecnologie mediche, iWatch non è che la punta di un iceberg. Pare che iOS 8 avrà una nuova app chiamata, appunto, Healthbook con la quale sarà possibile controllare e aggregare serie di dati riguardanti la nostra salute e i nostri allenamenti.Apple ha già lungamente dimostrato il suo interesse per i sensori, il monito-raggio non invasivo delle prestazioni e dello stato di salute dei suoi user, per esempio sviluppando applicazioni in grado di calcolare i cicli e la qualità del sonno. Pensate poi ai dispositivi che permettono di diagnosticare velo-cemente le malattie degli occhi, tra-mite la fotocamera di un semplice smartphone. Parliamo di due dispo-sitivi, sviluppati a Standford, creati a corredo del telefonino che consentono di catturare immagini ad alta risoluzio-ne della parte anteriore e posteriore

dell’occhio. Sono efficaci e molto più economici dei macchinari ospedalieri, spesso di difficile reperibilità e che co-stano decide di migliaia di euro (contro i 65 euro dei device di Stanford).Adattare uno smartphone per fotogra-fare l’occhio ha il potenziale per rivo-luzionare la cura del settore oftalmolo-gico. In particolare, questa invenzione straordinaria è destinata a fornire i servizi sanitari anche nei luoghi meno accessibili. Infatti, grazie a questi scatti sarà possibile realizzare diagnosi istantanee, decisamente più dettaglia-te, e garantire controlli più frequenti anche a distanza. Quando si dice che una foto vale più di mille parole! I dati relativi al paziente potranno in

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pochi tocchi essere trasferiti immedia-tamente nella sua cartella clinica per-mettendo ai medici di intervenire il più prontamente possibile.Una vera rivoluzione, chiara e ben vi-sibile! E in questo panorama anche Pharmawizard dà il proprio contributo. Pharmawizard offre tutti i vantag-gi di una ricerca online: permette di accedere ai foglietti illustrativi, confrontare i prezzi dei farmaci,

inserire un sintomo, verificare le interazioni tra medicinali e trova-re la farmacia più vicina. Ma la cosa eccezionale è che con Pharmawizard si può fare tutto questo in un’unica ricer-ca veloce, immediata ed esauriente. Detto questo, l’avete già scaricata?

http://bit.ly/report-ims-institute

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Cap.4 - Curarsi con la natura: omeopatia, oligoelementi e fitoterapia

CAPITOLO 4CURARSI CON LA NATURA:

omeopatia, oligoelementi e fitoterapia

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OmeopatiaSTORIA DELL’OMEOPATIA

Ed è in punta di piedi che entriamo nel vivo di una discussione accesissima: ome-opatia o medicina tradizionale? Non agitiamoci! Non staremo di certo qui a schierarci da una parte piuttosto che da un’altra, ma è pur sempre di una scelta che si parla. E l’impegno di Pharmawizard è esattamente questo: offrire una scelta.

Perciò, eccoci qui.

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Come inizia la storia dell’omeopatia? Fondamentalmente con una richiesta. Quella di trovare una via per un “be-nessere nuovo” e “naturale”, ma che sia ugualmente avvalorata dal rigore del metodo scientifico. Nonostante le cri-tiche di scettici e di numerosi scienzia-ti, secondo gli ultimi dati Doxa circa 4 italiani su 5 si dichiarano soddisfatti de-gli esiti delle cure omeopatiche. Infatti, nel nostro Paese è in costante aumento il numero di persone e medici che va-lutano positivamente le terapie ome-opatiche, sia come metodo integrativo che come cura totalmente alternativa. Soprattutto negli ultimi dieci anni ed in particolare in Francia, Inghilterra e Germania si è assistito ad una crescita esponenziale delle ricerche sull’efficacia dell’omeopatia. I risultati non sempre sono entusiasmanti, ma complessiva-mente l’omeopatia ha dimostrato una certa efficacia. In alcuni Paesi come Francia e Germania i rimedi omeo-patici vengono addirittura rimborsati parzialmente o totalmente dal servizio di sanità pubblica e l’omeopatia viene praticata all’interno del Servizio Sani-tario in ambulatori ospedalieri.Inoltre, è bene ricordare che i rimedi omeopatici sono classificati dalla legge come farmaci e sono resi di-sponibili come tali all’interno del circu-

ito terapeutico, rappresentando perciò una scelta incontestabile per le perso-ne che li preferiscono come terapia.L’omeopatia nasce con Samuel Hah-nemann, medico tedesco nato nel 1755 a Meissen, in Sassonia, tossicolo-go e farmacologo, inizia a lavorare come medico all’età di 24 anni. Rapidamente deluso dall’assenza di risultati terapeu-tici efficaci e dai limiti della medicina dell’epoca (giudicò come troppo aggres-sive le “droghe” allora utilizzate), deci-de di non esercitare più. Per vivere, ini-zia allora a tradurre varie opere, fino a quando, un giorno, leggendo un tratta-to medico del dottore scozzese William Cullen, trova delle spiegazioni confuse sull’azione della china, utilizzata corren-temente per trattare la febbre malarica. Nasce allora in lui l’idea geniale di speri-mentarla su se stesso e sui suoi familiari e amici per conoscerne i reali effetti. Hahnemann, all’epoca in buona salute, osserva come la china, a debole dose, provochi in lui febbre. Una febbre in tutto e per tutto paragonabile alla febbre ma-larica (paludismo) combattuta da questa stessa china a dose maggiore (ponderale). Capovolge quindi il fenomeno e imma-gina la possibilità di curare i malati con piccole dosi di china. Enuncia allo-ra l’ipotesi seguente: “Una sostan-za, in funzione della sua dose,

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sarebbe capace di provocare in un individuo sano dati sintomi e di eliminare al tempo stesso sin-tomi simili in un individuo mala-to?”. Per verificare questa sua teoria, Hahnemann avvia una serie di test sistematici delle sostanze farmaco-logiche dell’epoca prima su individuisani e poi sui malati, alla ricerca, spie-ga, dei loro “effetti puri”. Accorgendosi che ottiene dei peg-gioramenti spesso passeggeri all’i-nizio delle sue terapie, diminuisce la quantità di sostanza medicamentosa somministrata: è l’origine delle dilu-zioni successive. Si rende allora conto che queste diluzioni, invece di diminui-re l’efficacia terapeutica, la rafforzano, a condizione di agitarle vigorosamente tra ogni diluzione, una procedura da lui battezzata “dinamizzazione”.

Il rimedio omeopatico, infatti, non viene somministrato a dose “ponde-rale”, cioè in grammi o in milligram-mi di principio attivo, come i farmaci ed i fitoterapici, ma diluito decine o centinaia di volte e in soluzione “dinamizzata”, cioè in un recipien-te agitato decine o centinaia di volte, in modo da aumentarne l’efficacia. La conferma clinica è data dalla guarigio-ne della maggior parte dei suoi pazien-ti. Ottiene allora un successo che gli vale gli onori e una reputazione che oltrepasserà le frontiere. La definizione dell’omeopatia con l’espressione popolare “curare il male con il male” è un sunto certo discutibile, ma tuttavia intriso dell’idea fondamentale che i simili sono curati dai simili.

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Saranno poi, nel 1932 gli studi di due brillanti menti, quelle di Jean e Henri Boiron, e dall’unione di queste con il farmacista René Baudry e con il pub-blicitario Lucien Lèvy che daranno vita all’omeopatia moderna.Da allora l’omeopatia si è affermata sempre di più e il suo impiego in tera-pia è molto diffuso.Ma come funziona nel dettaglio?

FUNZIONAMENTOIl principio dell’omeopatia può essere oggi enunciato in questo modo: “Ogni sostanza farmacologica attiva capace di provocare, a dose ponderale nell’in-dividuo sano, determinati sintomi può anche eliminare sintomi simili nell’in-dividuo malato, a condizione di essere utilizzata a debole dose”. Questa osservazione, esposta e poi riformulata da Hahnemann, era già stata presagita da Ippocrate, il quale affermava: “I simili sono curati dai si-mili”. Gli omeopati dicono “il simile cura il simile”. Dunque una malat-tia che causa bruciore di stomaco è curata da una sostanza che causa lo stesso sintomo in una persona sana, non da un rimedio opposto al disturbo (per esempio un antiacido per tampo-nare il bruciore di stomaco), ma que-sto succede solo quando la sostanza

utilizzata è diluita ripetutamente. Il rimedio omeopatico inoltre non viene somministrato solamente in base al sintomo fisico, ma anche secondo le caratteristiche fisiche e psicologiche del paziente. Per cui il rimedio per il bruciore di stomaco di una persona tranquilla, alta ,testarda e che ama il sole, sarà diverso da quel-lo di un’altra, che ha una vita freneti-ca, odia il mare ed è sovrappeso. Non esiste, in verità, alcuna prova che per curare un sintomo bisogna assumere qualcosa che provoca lo stesso sinto-mo; questa ipotesi, risalente al 1800, non è mai stata dimostrata nemmeno dagli omeopati.Comunque sia, più viene diluita la sostanza di partenza più questa diventa “attiva”. Qualche preparazione omeopatica può presentare alcune mole-cole, ma questo succede per quelle a bassa diluizione, quelle ad alta diluizione (oltre la dodicesima, quindi in linguaggio omeopa-tico oltre la 12CH) non contengono alcuna traccia della sostanza iniziale.Ha senso? Non possiamo dirlo con certezza, ma è su questo che si basa l’omeopatia. Procediamo a spiegarne il processo per fasi.

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1 - INDIVIDUAZIONE DEL SINTOMO

Il primo passo è quello di trovare una sostanza che provochi nel pazien-te lo stesso sintomo della malattia da curare, per esempio un prurito può essere curato con un estratto di ortica o un’ustione da una sostanza acida come il succo di limone e l’aceto, oppure il bruciore agli occhi con il pepe! Non stia-mo cercando di prendervi in giro. A dif-ferenza della medicina convenzionale, l’omeopatia ha un tipo di approcciobasato molto sull’individualità del pa-ziente; perciò, se la scegliete come terapia, preparatevi a lunghe e intime chiacchierate col vostro omeopata.

L’omeopatia mira a riconoscere le caratteristiche individuali di re-azione del paziente, le cosiddette “modalità”, e su queste e non sui sin-tomi comuni della patologia imposta la sua scelta terapeutica. Tende così a restituire al paziente una salute più duratura, riequilibrando i sistemi biologici di omeostasi, rinforzando le sue difese, rendendolo soprattutto non più dipendente dal farmaco come invece spesso succede con terapie tra-dizionali, agisce dunque come una vera medicina preventiva. Infatti l’omeopatia è un modello di medicina che ha come obiettivo la stimolazione delle capacità di reazione dell’or-ganismo alle malattie, sia fisiche che psicologiche. A questo punto, l’omeopata ha scelto il ri-medio del caso, quello che produce lo stes-so sintomo della persona da curare. I ri-medi hanno spesso nomi strani o latini. Per esempio per trattare l’insonnia gli omeopa-ti usano “Coffea cruda”, ovvero l’estratto di caffè che contiene soprattutto caffeina.Perciò, se è una vita che soffrite d’insonnia, sappiate che a rivolgervi a un omeopata vi vedrete prescrivere, paradossalmente, dei granuli di caffeina!

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2 - LA DILUIZIONE

È il passaggio caratterizzante della pra-tica omeopatica. Una piccola quan-tità del rimedio sarà mescolato ad acqua; partendo dal nostro esempio, una goccia di caffeina sarà mescolata a 99 gocce di acqua. Possono essere uti-lizzati altri solventi, come l’alcool, ma questo renderebbe tutto più complica-to, visto che l’alcool ha in sé già delle proprietà specifiche (chiare a chiunque di noi si sia svegliato sotto a un albero dopo un confuso week end di feste) che renderebbero difficoltosa l’attribuzione dell’efficacia del rimedio.

Questa prima diluizione è chiamata 1CH (diluizione centesimale di Hanneh-man). A questo punto le molecole di caffeina si trovano mescolate a quelle di acqua. Gli omeopati sostengono che le molecole di caffeina “comunicano” a quelle di acqua le loro caratteristiche e queste ultime, a contatto con quelle di caffeina, le “memorizzano” (la chia-mano “memoria dell’acqua”). Alla me-dicina tradizionale non è chiaro come ciò possa avvenire, né quali proprietà siano “memorizzate” (ogni sostanza può avere centinaia di effetti sull’orga-nismo), non è chiaro nemmeno come faccia l’acqua a capire perché memo-

rizzare l’effetto causato sull’uomo e non quello causato in un’altra specie e non si sa come mai l’acqua memorizzi le proprietà della caffeina ma non quelle degli eventuali contaminanti. L’ome-opatia spiega che questa capacità dell’acqua (la “attivazione”) si mo-strerebbe per merito della dinamiz-zazione.

3 - LA DINAMIZZAZIONE

Gli omeopati sostengono, come detto, che questo processo di “memorizzazio-ne” avvenga dopo la dinamizzazione.Per “attivare” queste proprietà, cioè, bisogna agitare 100 volte il recipiente che contiene la soluzione acqua-caffei-na ogni volta che si procede con una diluizione (dinamizzazione). Così si prende una goccia della prima diluizio-ne, la 1CH, la si diluisce in altre 99 gocce di acqua e quindi si agita energi-camente: si ha la 2CH. Roba per polsi di ferro!

La diluizione toglie semplicemente la potenziale tossicità delle sostan-ze impiegate, mentre la dinamizza-zione conferisce alla diluizione il tanto discusso “quid energetico”, che costituisce la base di azione del ri-medio.

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A questo punto la sostanza iniziale (la caffeina), sarà presente solo in trac-ce. Si procede allo stesso modo fino a quando si raggiunge la diluizione desi-derata, più si diluisce la sostanza più, naturalmente, essa sarà poco presen-te. Una 30CH avrà ripetuto il proce-dimento per 30 volte. Naturalmente dopo un certo numero di diluizioni, la caffeina iniziale sarà già scompar-sa, per logica e per le leggi di fisica e chimica, oltre la 12ma diluizione non esiste più nessuna molecola del prin-cipio attivo iniziale (nel nostro caso la caffeina) e oltre la 24ma anche l’acqua iniziale sarà ormai sostituita da acqua “nuova”. L’acqua ormai non ha traccia del principio attivo ma le sue molecole si ricordano. Ma solo di lui, niente altro colpirà la loro memoria. Visto che maggiore è la diluizione, più potente è l’effetto, si potreb-be pensare che una diluizione altissi-ma rischierebbe di causare non solo un effetto troppo potente ma anche dei pericoli per la salute. Nel caso del-la caffeina, ad esempio, una diluizione molto alta (100CH) dovrebbe causare gravissimi disturbi, addirittura il coma ma, fortunatamente, l’omeopatia non ha alcun effetto collaterale.Il finale ha, dobbiamo ammetterlo, del sorprendente. L’acqua così ottenuta

(quindi tanto diluita da non avere più traccia di principio attivo) è spruzzata in un granulo di zucchero (in real-tà i granuli sono “spruzzati” a migliaia dentro una sorta di “ruota”, tanto che un granulo riceverà più acqua omeo-patica e un altro di meno). I granuli verranno poi confezionati e messi in vendita.

Se da un lato questo processo rende l’omeopatia praticamente immune da effetti collaterali, dall’altro pone molti dubbi sulla sua scientificità, appunto perché spesso vengono utilizzati dilui-zioni talmente numerose da azzerare la sostanza originaria. Ma intanto, sull’al-tro fronte, c’è la moderna farmacologia che, pur essendo molto efficace nelle condizioni di emergenza, spesso falli-sce nel trattamento di patologie com-plesse (come le malattie autoimmuni) direttamente o indirettamente proprio per eccesso di effetti collaterali.

Insomma, si tratta di scelte. E come dice Esiodo ne Le opere e i giorni: “la giusta scelta del momento è in tutte le cose il fattore più impor-tante”.

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GocceLe gocce, solitamente realizzate con una soluzione alcolica, sono la forma più utilizzata per somministrare rime-di omeopatici a diluizioni molto basse, come nel caso della gemmoterapia.

E poi ancora…

• le capsule contenenti i globuli di lat-tosio

• le compresse (1 compressa sostitu-isce i 5-7 granuli)

• le pomate• i colliri• le soluzioni pronte per lavande• gli spray nasali e cutanei• le fiale bevibili o iniettabili per certi

prodotti

QUALI TIPO DI RIMEDI OMEOPATICI ESISTONO?In che modi possiamo assumere i nostri beneamati rimedi omeopatici?

GranuliSono piccole sfere di lattosio, impre-gnate della sostanza medicinale ome-opatica diluita (solitamente a diluizioni medio-basse) e contenute in un tubo. Sono adatti per essere assunti più volte al giorno (per es., 5 granuli 3 volte al giorno).

Globuli Sono simili ai granuli, ma sono molto più piccoli. Il contenuto di un tubo (solita-mente 200 globuli e a diluizioni molto alte) viene assunto in un’unica dose (per esempio, un tubo da 200 globuli una vol-ta alla settimana).

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sono molto le sostanze e gli aromi che possono interferirvi. Per non com-promettere l’efficacia del tratta-mento è importante fare atten-zione alle combinazioni con cibo, alcol e fumo.

È essenziale perciò l’igiene orale, evi-tando però di lavarsi i denti mezz’ora prima e mezz’ora dopo l’assunzione del rimedio e con i dentifrici aromatizzati, in particolare quelli alla menta; prefe-rite dentifrici omeopatici. L’assunzio-ne del rimedio omeopatico dovrebbe avvenire a digiuno o per lo meno lon-tano dai pasti (almeno 30 minuti prima o 2 ore dopo un pasto). Importante è evitare il fumo almeno un’ora prima e un’ora dopo l’assunzio-ne del rimedio.Durante una cura omeopatica, è bene evitare di prendere caffè e alcolici e di mangiare cibi speziati.Ridurre in generale l’uso di prodotti co-smetici con aromi molto intensi (come certi saponi, creme, lozioni ecc.).

ISTRUZIONI PER L’USO Per ottenere i massimi risultati dalla terapia omeopatica è importante se-guire una serie di accortezze.Prima di tutto, assumere i rimedi fin dai primi sintomi e continua-re più spesso nella fase acuta. Te-ner presente che la frequenza delle somministrazioni dipende dalla gravi-tà del disturbo: per esempio, 3-4 vol-te al giorno in fase acuta, ma anche più frequentemente se indicato, fino a ridurre gradualmente fino alla so-spensione. Ricordarsi che i granuli e i globuli devono essere disciolti sotto la lingua, è a questo livello che il rime-dio viene assorbito meglio dalla ricca rete di capillari venosi. Occhio, però! Non ingeriteli subito: I rimedi in forma liquida (sciroppi, gocce ecc.) dovreb-bero essere trattenuti sotto la lingua per almeno un minuto prima di essere mandati giù!

ALTRE PICCOLE ATTENZIONI PER NON VANIFICARE LA TERAPIA

Vi ricordate di quando abbiamo parla-to di interazioni tra farmaci? Lo stesso principio vale anche per l’omeopatia e

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«Gli oligoelementi sono quelle sostanze che senza partecipare essi stessi, pro-ducono reazioni le quali, in loro assen-za o non verrebbero prodotte o neces-siterebbero di condizioni molto spesso di difficile realizzazione» J.Polonovski

Eccoci, questo è l’angolo del picco-lo alchimista. Come per l’omeopatia, anche qui ci esprimiamo in termini di strutture e dosi infinitesimali. Immagi-nate perciò di avere di fronte un pa-iolo di ghisa nel quale mescolare me-talli, lacrime, sudore e minuscoli indizi esoterici che vi condurranno alla sicura scoperta della pietra filosofale. Forse la troverete tra anni e anni e anni di rime-scolamenti ma, intanto, non smettete di crederci.

Sappiate però che, nel mentre mesco-late, qualcuno prima di voi ha inventato una cosa chiamata “oligoterapia”.

oligoelementiOrigine degli

?

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La maggior parte degli oligoelementi non è ancora sufficientemente cono-sciuta, la nostra alimentazione ne è più carente di quanto si possa immaginare.È stato Gabriel Bertrand a indivi-duare il ruolo estremamente impor-tante che giocano alcuni di questi elementi, anche se sono presenti in minima quantità, sia nei vegetali che negli esseri viventi. In seguito, un altro ricercatore di nome Jacques Mènètrier, ha scoperto che questi elementi, somministrati sotto una forma fisico-chimica adeguata, per-mettono, di migliorare il funziona-mento del nostro organismo, sia sul piano fisico che psichico.Il gran merito di Menetrièr è stato anche quello di esser riuscito a sta-bilire una corrispondenza fra sinto-mi e squilibri funzionali e biochimici e, soprattutto, la loro correzione con oligoelementi specifici.

Gli oligoelementi sono in grado di catalizzare (velocizzare) le reazioni biochimiche del nostro organismo.

COSA SONOIl corpo umano contiene diversi mine-rali. Alcuni, come il Calcio, fanno parte integrante della struttura degli organi

Il termine Oligoterapia (dal greco oligos = poco) indica un metodo terapeutico che utilizza gli oligo-elementi, sostanze semplici indispen-sabili alla vita sia animale che vegeta-le, dosati e assunti in piccolissime quantità. Queste sostanze nonostante siano presenti nel nostro corpo in quantità molto piccole, cioè in una percentua-le infinitesimale (appunto “oligo”), rivestono un’importanza vitale per la nostra salute e il nostro benesse-re. La scoperta del ruolo degli oli-goelementi nel nostro organismo è comunque molto recente. Scegliere di curarsi con gli oligoele-menti significa curarsi attraverso dei minerali o dei metalli che per l’orga-nismo umano risultano essere delle sostanze molto preziose: oro, zolfo, magnesio, cobalto, e tanti altri che possiedono la capacità di attivare degli organi e di stimolare dei me-tabolismi. Se le proprietà del ferro e dello iodio sono conosciute da tem-po, soltanto in questi ultimi decenni si è potuto stabilire il ruolo dello zin-co nella crescita, del manganese nel-la formazione delle cartilagini e del selenio nella lotta contro i radicali li-beri, come pure l’influsso del cromo sulla tolleranza al glucosio (diabete).

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A tutt’oggi sono stati individuati come essenziali: Fluoro, Selenio, Cobal-to, Cromo, Rame, Ferro, Manga-nese, Molibdeno, Nichel, Vanadio, Zinco e Silicio.

Qual è la differenza esatta fra mine-rali e oligoelementi? La differenza sta unicamente nella quantità. I minera-li, chiamati pure macroelementi, sono presenti in quantità relativamente importante nel nostro corpo (fino a 1,5 kg di calcio). Al contrario gli oli-goelementi sono presenti in picco-lissime quantità (pochi milligrammi o microgrammi per un peso totale di 8 – 10 grammi!); a dosi elevate sono veri e propri veleni.

e dei tessuti e, proprio per questo, se ne trova una grande quantità nel no-stro organismo.Gli altri, come il Rame, lo Zinco, il Manganese, sono presenti in quanti-tà minime, seppur rivestano una gran-de importanza. Per questo motivo sono stati chiamati “oligoelementi”.Un oligoelemento viene definito es-senziale quando possiede le seguenti caratteristiche:

• è presente in tutti i tessuti sani di tutti gli organismi viventi

• ha una concentrazione tissutale relati-vamente costante

• induce, a seguito di una sua carenza, delle alterazioni strutturali e fisiologi-che di vario tipo

• previene o guarisce, attraverso il suo apporto, le affezioni morbose provoca-te dallo stato carenziale.

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psichica che fisica. Il dottor Menétriér individuò cinque tipi di diatesi, che si potrebbero chiamare anche terreni costituzionali del nostro organismo, ognuno con delle tendenze patologiche specifiche.

Diatesi allergica o artritica del Manganese

La patologia, in questo caso, è collega-ta all’oligoelemento, Manganese e si presenta con gli stati allergici o ar-tritici. La patologia si può manifesta-re anche in forme acute ma raramente gravi. Infatti essa è anche una diate-si “giovane” cioè esse provengono da un’espressione di vitalità e capacità di difesa dell’organismo. Degli esem-pi concreti che manifestano la diate-si allergica sono: la rinite, il prurito stagionale, l’orticaria, gli eczemi allergici e le intolleranze alimen-tari. Mentre gli stati artritici si posso-no manifestare come artriti doloro-se, deformanti, nevralgie. Inoltre il raggio di influenza di questa prima dia-tesi riguarda anche il comportamento intellettuale (turbe della memoria), il comportamento fisico (astenia mat-tutina), il comportamento psicologico aggressività, emotività), turbe cardio-vascolari (palpitazioni), turbe genitali

Gli oligoelementi sono, in sostanza, dei “BIOCATALIZZATORI”, ovvero aiu-tano/attivano, le reazioni chimiche e metaboliche indispensabili alla vita. La loro carenza induce alterazioni struttu-rali e fisiologiche, somministrati a giu-ste dosi prevengono e guariscono gli stati di carenza, e il loro impiego aiu-ta a ripristinare le funzioni deficitarie dell’organismo. Si integrano, in quan-to naturali, all’organismo e non sono come i farmaci di sintesi che rimedia-no parzialmente a un funzionamento deficitario; i farmaci vengono abitual-mente eliminati attraverso gli organi emuntori (fegato, rene, ecc.), mentre gli oligoelementi entrano nel tessuto cellulare riportando il corpo allo stato di equilibrio funzionale.Come possono essere individuate le carenze? Grazie al mineralogramma o i dosaggi nel sangue (effettuati dai la-boratori specializzati).

LE DIATESICon uno studio durato oltre vent’an-ni, producendo per prove, osserva-zioni, sperimentazioni ed esperienze, Ménétrier giunse ad ideare un enor-me sistema terapeutico che congiun-ge l’azione di ogni oligoelemento alla diatesi. Per diatesi s’intende uno stato di squilibrio che riguarda sia la sfera

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rio delle due precedenti, la riscontrò generalmente nei soggetti oltre i 40 anni. Per la verità oggi, con il ritmo frenetico della vita moderna, si pos-sono trovare soggetti distonici anche prima di tale età. Si definiscono “vec-chie” proprio perché si caratterizzano dal venir meno della vitalità dell’orga-nismo. Le manifestazioni di tale diatesi però possono essere dovute anche a uno choc fisico o psicologico. Le pato-logia a cui si va incontro sono forme di eczemi a partecipazione neurove-getativa, artrosi, ma soprattutto pos-sono riguardare delle turbe genitali come stafilococchi, affezioni intestina-li e tubercolosi acute. Mentre per ciò che riguarda l’alterazione dello stato psico-motorio si va incontro a forme di astenia generale, di abulia, di deside-rio di solitudine e di idee suicide.

Diatesi anergica del Rame-O-ro-Argento

È la diatesi “più vecchia” con ciò si intende la mancanza di vitalità e di capacità di adattamento dell’or-ganismo. Anergia significa mancanza di vitalità e in effetti lo stato anergico è tipico di un soggetto al quale sono ve-nute meno le autodifese fisiche e psi-cologiche. La Diatesi Anergica sottende una vastissima gamma di stati aner-

(ciclo doloroso), turbe endocrine (ipertiroidismo), antecedenti famigliari (affezioni cardivascolari).

Diatesi ipostenica o artroinfetti-va del Manganese-Rame

Tale diatesi si manifesta in uno stato di fragilità generale dove viene a mancare la resistenza a sforzi fi-sici ma anche intellettuali. Le pa-tologie che si iniziano a manifestare in questo stato di fragilità possono evol-vere verso forme croniche che riguar-dano in particolare: l’artitrismo e la tu-bercolosi. In generale invece, possono riguardare forme croniche di eczemi, bronchiti, cistiti recidivanti per l’appa-rato genito-urinario, coliti per le affe-zioni gastroduodenali, cicli mestruali poco abbondanti o turbe tiroidee, sin-dromi infettive come le adeniti (otite) e pleuriti (sinusite), l’abulia, l’insta-bilità psicofisica, l’astenia serale e/o mattutina per ciò che riguarda i com-portamenti fisici e intellettuali.

Diatesi distonica o neuroartriti-ca del Manganese-Cobalto

È una diatesi di involuzione (nel senso che ci si arriva partendo da una delle Diatesi precedenti), che Ménétrier de-finisce “vecchia” in quanto, al contra-

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Diatesi della sindrome di adat-tamento dello Zinco-rame (tipo A) o dello Zinco-Nichel-Cobalto (tipo B)

Non è una vera e propria diatesi perché viene provocata da uno “stress” che si subisce ma che porta alle manifesta-zioni patologiche delle altre (suddette) diatesi. Pertanto sono da osservare i sintomi e gli squilibri che si accusano sul piano ipofiso-surrenealitico o go-nadico e sul piano ipofiso-pancreatico: essi daranno disturbi come l’astenia ciclica, frigidità, impotenze, enu-resi e crisi ipoglicemiche.In base a queste osservazioni, Menètrièr individuò una cura detta (anche oggi) oligoterapia catalitica. Introdotta negli anni trenta tale cura rappresen-tava la prima, vera e propria, utilizza-zione sistematica di elementi minerali, appunto gli oligoelementi.

gici, dai più lievi e che rappresentano fasi transitorie e spontaneamente rever-sibili (ad esempio le anergie post-influen-zali e primaverili) ai più gravi, come quelli dovuti a traumi fisici o psichici molto pe-santi o ad estrema vecchiaia ed usura. La Diatesi Anergica, se non viene curata tempestivamente, degenera e può portare alla lesione o addirittura alla morte. Infatti si manifesta con alterazio-ni dell’intero organismo piuttosto che con patologie localizzate. Si parla di tendenze morbose caratterizzate dalla ridotta o as-sente reattività dell’organismo che por-tano a una generale riduzione di energia e alla comparsa di malattie di tipo dege-nerativo. Infatti si assiste a una stato di stanchezza, di fatica psichica e fisica, di calo del desiderio sessuale, di progressi-va perdita della capacità intellettuali, di una tendenza allo stato depressivo con-dotto da stati di isolamento e da un ge-nerale atteggiamento di rinuncia.

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NiMgLiCuZnMnFeCa

OLIGOALIMENTI IN COMMERCIO

• Ca (Calcio)• Co (Cobalto)• Cu (Rame)• Cu/Au/Ag (Rame/Oro/argento)• F (Fluoro)• Fe (Ferro)• I (Iodio)• K (Potassio)• Li (Litio)• Mg (Magnesio) • Mn (Manganese)• Mn/Co (Manganese/Cobalto)• Mn/Cu (Manganese/Rame)• Mn/Cu/Co (Manganese/Rame/Co-

balto)• Ni/Co (Nichel/Cobalto)• P (Fosforo)• S (Zolfo)• Zn (Zinco)• Zn/Cu (zinco/Rame)• Zn/Ni/Co (zinco/Nichel/Cobalto)

COME SI ASSUMONO

Gli oligoelementi vanno assunti al mattino a digiuno. Si versa il conte-nuto di una fialetta (oppure 20 gocce), sotto la lingua e lo si lascia per un minuto, prima di deglutire.

È importante che il prodotto venga assunto in questo modo, perché per-mette agli elementi chimici dell’oligo-elemento di procedere alla prime tra-sformazioni, direttamente nella parte inferiore della lingua.

Si trovano in commercio gli oligoele-menti anche sotto altre forme, come i granuli, spiccatamente propri della medicina omeopatica.

CaFe

Mn

Zn

Cu

Li

Mg

Ni

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Restando in tema di rimedi alter-nativi, vogliamo parlarvi della fito-terapia. Nel blog di Pharmawizard abbiamo una rubrica interamente dedicata alla medicina naturale, ma non ci siamo mai soffermati a parla-re di come nasce la cultura del na-turale. Dunque, erbolari e quader-no per gli appunti in mano e buona lettura! Fitoterapia deriva dal gre-co “phyton” (pianta) e “therapeia” (cura) ed è la cura o la prevenzio-ne di una determinata patologia mediante l’uso di rimedi vegetali

la fitoterapiache cos’è

estratti da piante medicinali. Da un punto di vista medico-scientifico è un errore considerarla un’alternati-va alla medicina ufficiale, è piuttosto un efficace strumento cui ricorrere per combattere e prevenire effica-cemente tutta una serie di piccole e medie patologie, sia in fase acuta che cronica. Quindi, se già pensa-vate di poter combattere i mali del mondo con le vostre potenti armi da druido, tornate con i piedi per terra: non siete Celti!

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caso di iperdosaggio. E ancora l’Arnica, il cui effetto tera-peutico, ben noto, è legato alle sue proprietà antiinfiammatorie e analge-siche nei dolori muscolari e articolari e contro gli ematomi conseguenti a con-tusioni e distorsioni; ma ad alte dosi provoca forme allergiche se usata lo-calmente e i classici sintomi da avve-lenamento (nausea, cefalea, vertigini, tachicardia) se assunta per via orale. È innegabile, però, che se i rimedi vegetali vengono usati nelle dosi op-portune per le patologie correlate non si riscontrano gli effetti secondari (o sono comunque di scarso rilievo) mol-to spesso presenti anche nei farmaci utilizzati dalla medicina ufficiale.D’altro canto va ricordato che molti dei principi attivi sintetizzati chimicamen-te dall’industria farmaceutica sono sta-ti estratti per la prima volta da piante officinali (flavonoidi, antinfiammatori, alcaloidi, ecc.) o da funghi (alcuni tipi di antibiotici).

Pensate al salice, il padre della nostra Aspirina:

http://bit.ly/aspirina-bayer

Il LATO OSCURO DELLA FITOTERAPIA

Il titolo di questo paragrafo è voluta-mente tetro e inquietante per convin-cervi a leggere un paio di righe sugli effetti indesiderati della fitoterapia. Difatti, è bene sapere che nelle erbe difficilmente troverete elisir di lunga vita o composti miracolosi e, soprat-tutto, nemmeno un facile rimedio sen-za rischi. La fitoterapia può proporre estratti totalmente naturali (spesso si tratta di fiori o erbe innocenti), ma è un errore crederla una pratica che non comporta effetti collaterali. Alcuni estratti vegetali, anche a secon-do della dose utilizzata, possono risul-tare particolarmente tossici. Qualche esempio? Prendiamo la Bel-ladonna. È un ottimo rimedio anti-dolorifico in grado di alleviare dolori muscolari, per la sua potente azione antispastica, ovvero, rilassante della muscolatura. Ma un suo impiego ad alte dosi è altamente controproducen-te, dati i suoi effetti collaterali: blocco della sudorazione, aumento della tem-peratura corporea, secchezza alla boc-ca, tachicardia.Oppure il Solidago, ottimo rimedio, a dosi terapeutiche, nel trattamento di calcoli renali ma tossico per i reni in

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nali. Anzi, fu proprio Galeno che, con la distinzione dell’uso terapeutico della singola pianta medicinale e l’uso di più piante ad azione sinergica, (“comples-so”), diede origine al termine di “pre-parato galenico”, inteso come medi-camento costituito da più principi attivi di origine vegetale utilizzato per la cura di una determinata malattia (molto più tardi il termine galenico assunse il si-gnificato attuale).E ancora, uso e studi di piante medi-cinali erano ampiamente presenti sia nella civiltà medio-orientale (Arabi) che orientale (Cinesi, Tibetani, India-ni). Anche durante il Medioevo l’uso di medicamenti vegetali non si perse grazie soprattutto a monaci e religiosi.

NASCITA DELLA MODERNA FITO-TERAPIA

La moderna fitoterapia affonda le sue radici nel Rinascimento in segui-to alla nascita delle prime Università e delle prime Scuole Mediche. La più importante fra tutte è stata sicura-mente la “Scuola Medica Salernita-na”(XI-XIII sec.) che recepì sia la co-noscenza erboristica orientale (araba in particolare), che quella occidentale (greco-latina). Importante è stata an-che l’Università di Montpellier, conside-

STORIA DELLA FITOTERAPIA

E se ancora non vi siete annoiati, ecco qui per voi una serie di cenni storici sul-la nascita della fitoterapia. Da quando ci facciamo gli impacchi di camomilla? Da quanto tempo mastichiamo finoc-chio dopo i pranzi in famiglia? E come mai nostra nonna sapeva di quali pian-te preferire la foglia o il fiore? Questo e altre vicende entusiasmanti nel para-grafo a seguire!

Il termine “Fitoterapia” è stato usato per la prima volta dal medico francese Henri Leclerc (1870-1955) nel libro Lineamenti di Fitoterapia, una raccolta a carattere medico-scientifico sull’im-piego di piante medicinali.Ma l’uso terapeutico delle piante ha un’origine molto più remota. Già nell’antico Egitto e nella civiltà gre-ca l’uso di questa medicina popolare e tradizionale era ben diffuso: basti pen-sare ad Ippocrate (470-375 a.C.), il “padre della medicina”, che nel suo li-bro Corpus Ippocraticum individuò per ogni forma di malattia conosciuta un rimedio vegetale curativo. E anche nella grande civiltà romana con Dioscoride prima (I sec. d.C.) e, soprattutto, con Galeno di Pergamo dopo (II sec. d.C.), si ebbe un ulterio-re input verso l’uso di piante medici-

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• Infuso: nel recipiente contenente la “droga” si versa acqua bollente e si la-scia in infusione per circa 5-20 minuti. Poi si filtra. L’infuso si usa generalmente per parti della pianta molto tenere (fio-ri, germogli, foglie).

• Decotto: la “droga” viene posta in reci-piente con acqua fredda e si porta len-tamente ad ebollizione per circa 15-30 minuti. Poi si filtra. Questa operazione viene effettuata generalmente per trat-tare parti dure della pianta medicinale (radici, corteccia, semi).

• Tisana: è costituita dall’associazione di più piante medicinali compatibili fra loro per azione farmacologia e caratteristi-che chimico-fisiche, con una pianta me-dicinale base su cui verte l’azione far-macologia più importante. Si usa sotto forma di infuso o decotto.

• Alcoliti: estratti idroalcolici di piante medicinali in cui l’alcool è il solvente. Le piante, essiccate, vengono messe a macerare per 5-10 giorni in alcool. Poi si filtra.

• Idrolati: ottenuti dalla distillazione del-la “droga” in corrente di vapore.

• Oleoliti: soluzione di medicamenti di-sciolti in olio.

Siccome della fitoterapia classica non ci si poteva “fidare”, data la naturale variabilità dei suoi effetti terapeutici, la fitoterapia moderna si è organizza-ta, passando da una fase prettamen-te empirica a una fase prettamen-te medico-scientifica con ricerche in campo botanico e farmacodinamico:

rata l’erede della Scuola Salernitana. Ed importanti sono stati alcuni insi-gni studiosi dell’epoca tra cui spicca il nome di Paracelso (1493-1541).

Ehi! Non distraetevi. Adesso vi parlia-mo di come “si fa” questa fitoterapia, un attimo di pazienza!La tradizione popolare prevede soprat-tutto l’uso dei medicamenti vege-tali attraverso:

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quali-quantitativi atti a stabilire le pro-prietà organolettiche, chimiche e fisi-che richieste al fine di ottenere medi-camenti sempre identici e con le stesse proporzioni di prodotti farmacologica-mente attivi.La fitoterapia, insomma, non è un gio-co per bambini.

analisi chimica dei vegetali, spe-rimentazione su animali e veri e propri studi clinici. Così impa-rate a lamentarvi sempre di tutto!La moderna fitoterapia stabilisce ri-gorose regole per l’utilizzazione della pianta già al momento della raccol-ta che deve avvenire nei luoghi e nei tempi atti a favorire la migliore resa in principi attivi della pianta stessa, rispettandone quindi l’intero ciclo bio-logico: semina, germogliazione, cre-scita, fioritura. Anche la concimazio-ne e la disinfestazione da parassiti (se si tratta di colture) vengono condotte in modo tale da garantire un assorbi-mento minimo delle sostanze utilizza-te, magari facendo ricorso all’ausilio di prodotti naturali. Pur non essendo farmaci sintetizzati chimicamente, i fitomedicamenti de-vono rispondere a precisi requisiti di efficacia, sicurezza e qualità. È comunque raccomandato raccoglie-re, possibilmente, le piante medicinali allo stato selvatico nel loro habitat na-turale.Inoltre, la moderna fitoterapia si basa ora sull’impiego di medicamenti accuratamente e scientificamente pre-parati e controllati: le Tinture Madri e i Macerati Glicerici (o Glicerinati). I preparati così ottenuti vengono poi sottoposti a tutta una serie di esami

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ERBOLARIOVi proponiamo adesso un breve erbola-rio da consultare, con i nomi delle prin-cipali piante utilizzate in fitoterapia, le indicazioni terapeutiche e i principali effetti collaterali. Ci raccomandiamo sempre, però, di consultare medico ed erborista di fiducia.

ASSENZIO (Artemisia absintium)

Proprietà terapeutiche: ottimo di-gestivo, consigliato contro spasmi ga-strici, flatulenza e altri disturbi di tipo gastrointestinale. Controindicazioni: non somministra-re in gravidanza, sconsigliato durante l’allattamento, poiché rende amaro il latte, e in caso di ulcera.

BIANCOSPINO (Crategus mono-

gyna, C. oxycantha, C. laevigata)

Proprietà terapeutiche: blando an-siolitico, sedativo, antitachicardico, mi-gliora la perfusione sanguigna delle ar-terie coronarie e del miocardio, quindi aumenta la tolleranza del muscolo car-diaco allo sforzo. Indicato per disturbi del sonno, irritabilità, utile nella ridotta funzionalità cardiaca.Controindicazioni: a dosaggi molto ele-vati possono manifestarsi intolleranze gastriche associate a dolori, eventual-mente diarrea.

CALENDULA (Calendula officinalis)

Proprietà terapeutiche: per uso

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le); nella prevenzione dei disturbi me-struali, amenorrea, dismenorrea, per la sua attività emmenagoga; nei suffumi-gi, per liberare i seni frontali, il gonfio-re delle mucose nasali e nelle otiti, per l’azione antiinfiammatoria; nei soggetti ansiosi ed irritabili. Utilizzata per uso esterno su eczemi ed infiammazioni.Controindicazioni: stati diarroici, in soggetti ipersensibili può indurre aller-gie e effetti paradossi come insonnia e nausea.

EQUISETO (Equisetum arvense)

Proprietà terapeutiche: riminera-lizzante, diuretico, è particolarmente adatto a chi soffre di nefrite (infiam-mazione dei reni). Come rimineraliz-zante nell’osteoporosi, in caso di frat-ture e nelle condizioni di fragilità degli annessi cutanei, nelle tendiniti, nei do-lori articolari e anche in gravidanza.

GENZIANA (Gentiana lutea)

Proprietà terapeutiche: digestivo, indicato per flatulenza. Stimola la pro-duzione di globuli bianchi (dopo il de-cimo giorno di assunzione).

esterno, cicatrizzante e disinfettante in caso di ferite; per uso interno ci-catrizzante in caso di alterazioni della mucosa, regolatore della produzione di bile da parte del fegato e stimolatore del ciclo mestruale in quei casi in cui il flusso sia assente o irregolare (ame-norrea e dismenorrea). Controindicazioni: sconsigliato in gra-vidanza.

CAMOMILLA (Matricaria recutita,

Chamomilla recutita, Matricaria chamomilla)Proprietà terapeutiche: Indica-to negli spasmi dolorosi e coliche ga-strointestinali, disturbi della menopau-sa, mestruo doloroso, eruzione dentaria dolorosa nei bambini (anche in impac-chi locali).Controindicazioni: ipersensibilità indi-viduale alle Asteraceae, raramente re-azioni topiche allergiche. Non sommi-nistrare in gravidanza.

CAMOMILLA ROMANA (Chama-

emelum nobile o Anthemis nobile)Proprietà terapeutiche: utilizzata nella costipazione di tipo spastico (spa-smi dolorosi gastrointestinali, intestino irritabile, colite spastica, colon irritabi-

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l’azione lassativa è utilizzabile anche nel caso di intestino irritato. Per quanto ri-guarda il suo uso esterno, l’applicazio-ne più comune è quella in gargarismi e sciacqui, utili nelle stomatiti, afte, ed in clisteri usati per la costipazione e le in-fiammazioni intestinali. Controindicazioni: sconsigliata l’assun-zione contemporanea di altri farmaci (in quanto potrebbe venire alterato il cor-retto e completo assorbimento di questi ultimi)

MELISSA (Melissa officinalis)Proprietà terapeutiche: ipnotico, ansia, spasmi gastrici di origine nervo-sa, turbe cardiache di origine nervosa. Nella medicina popolare viene consi-gliata anche per malattie da raffred-damento, come tonico-energetico e antifebbrile (aumenta la sudorazione). Digestivo.Controindicazioni: evitare in gravidanza

PINO (Pinus sylvestris e Pinus pumilio)Proprietà terapeutiche: antisetti-co e balsamico delle vie aeree, antiin-fiammatorio. Utile nelle cistiti, uretriti, colibacillosi.Controindicazioni: l’olio essenziale a caldo sulla cute può produrre scottatu-re. Può causare forti irritazioni a cute e mucose.

Controindicazioni: sconsigliata in casi di gastrite e ulcera.

GINEPRO (Juniperus communis)Proprietà terapeutiche: diuretico, sti-molante della funzione renale.Controindicazioni: sconsigliato in gra-vidanza (per la sua azione uterotonica, indurrebbe l’aborto) e in casi di gastri-te, ulcera o infiammazioni renali.

IPPOCASTANO (Aesculus ippoca-stanum)Proprietà terapeutiche: aumenta la resistenza dei capillari (flebotonico) e ne riduce la permeabilità (antiessuda-tiva) e l’infiammazione.Controindicazioni: rari casi di prurito, nausea, irritazione delle mucose ga-strointestinali e dermatiti. MALVA (Malva sylvestris)Proprietà terapeutiche: emolliente, rinfrescante, blando lassativo. I prepa-rati di malva sono emollienti della bocca e della gola, utili nelle malattie da raf-freddamento, i catarri delle vie aeree superiori e le infiammazioni della regio-ne orofaringea; sono inoltre regolatori e antispasmodici dell’intestino, partico-larmente adatti per bambini e anziani;

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TIMO (Thymus vulgaris e Thymus serpillum)Proprietà terapeutiche: forte azio-ne antisettica.Controindicazioni: da evitare in casi di insufficienza cardiaca, gravidanza e al-lattamento.

TARASSACO (Tarassacum officinalis)Proprietà terapeutiche: diuretico e digestivo.Controindicazioni: da evitare in sog-getti con intestino irritabile, nelle oc-clusioni delle vie biliari e durante l’al-lattamento.

TIGLIO (Tilia cordata, T. platyphyl-los, T. sylvestris, T. vulgaris, T. europea)Proprietà terapeutiche: sedativo, indicato per disturbi del sonno e di-sturbi gastrointestinali e ipertensione di origine nervosa.Controindicazioni: in caso di effetti pa-radosso, è consigliato ridurre le dosi.

VALERIANA (Valeriana officinalis, V. alternifolia, V. excelsa, V. sylvestris)Proprietà terapeutica: sedativo, an-tispasmodico.Controindicazioni: si ipotizza un’ inte-razione con le benzodiazepine ed altri sedativi di sintesi. Evitare di assumere contemporaneamente alcool. Attenua l’attenzione. La terapia non deve pro-lungarsi oltre i 20 giorni (si sospetta un meccanismo di dipendenza).

76 Consiglialo a chi vuoi!

PONDERALE (DOSE): in medicina, indice di accrescimento. È il rapporto fra il peso (o, più propriamente, la massa corporea) e l’altezza del corpo. Dose e modalità di somministrazione di un farmaco si calco-lano in quantità ponderali o volumetriche, oppure si esprimono in unità biologiche.

INTERAZIONE FARMACOLOGICA: cam-biamenti dell’effetto di un farmaco quan-do questi viene somministrato insieme ad un altro medicinale o assunto insieme a determinati alimenti che potrebbero ri-durne l’efficacia (ad esempio l’alcol).

FANS (ES. ASPIRINA): acronimo dell’e-spressione farmaci anti-infiammatori non steroidei e individua una classe di farmaci dall’effetto anti-infiammatorio, analgesico e antipiretico (ossia antifebbrili).

TINTURA MADRE: la tintura altro non è che una preparazione di utilizzo erboristi-co, fitoterapico, omeopatico o cosmetico, per ottenere formulazioni salutistiche.

MACERATO GLICERICO: Il macerato gli-cerico viene fatto con le gemme delle piante opportunamente tritate e messe a macerare in glicerina ed alcol per almeno 3 settimane. Alla fine vengono filtrate ri-petutamente.

Glossari

PRINCIPIO ATTIVO: qualunque molecola dotata di attività biologica

ECCIPIENTI: Sostanze prive di valore te-rapeutico aggiunte a un medicinale per facilitarne la somministrazione

MOLECOLA TARGET (o bersaglio moleco-lare): Molecola o gruppo di molecole pre-sente all’interno o all’esterno di una cel-lula che possono essere utilizzate come bersaglio da una sostanza, impiegata a scopo terapeutico, per bloccarne l’azione.

EFFETTO COLLATERALE: Qualunque azio-ne o effetto indesiderato/imprevisto di un farmaco o trattamento.

AIC:autorizzazione all’immissione in com-mercio

REGIME DI FORNITURA: Modalità in cui un farmaco può essere dispensato al pub-blico

RIPETIBILITÀ DELLA RICETTA: Il nume-ro di volte in cui è possibile presentare la ricetta al farmacista

COMPLIANCE: l’aderenza di un paziente alle prescrizioni

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