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Cosa si intende per DISFAGIA? La disfagia è la difficoltà di passaggio del cibo, solido e/o liquido, dalla bocca allo stomaco lungo il tratto faringo esofageo. Può essere dovuta all’alterazione di una qualsiasi delle quattro fasi della deglutizione. Viene definito disfagia qualsiasi disturbo della progressione del cibo dal cavo orale allo stomaco. La disfagia viene definita come una difficoltà di propulsione dei cibi dalla bocca allo stomaco. Si definisce disfagia la difficoltà a deglutire a causa di una patologia, che potrà essere di tipo neurologico o tumorale, che interferisce con il transito del cibo dalla bocca allo stomaco.

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Cosa si intende per DISFAGIA?

La disfagia è la difficoltà di passaggio del cibo, solido e/o liquido, dalla bocca allo stomaco lungo il tratto faringo esofageo. Può essere dovuta all’alterazione di una qualsiasi delle quattro fasi della deglutizione.

Viene definito disfagia qualsiasi disturbo della progressione del cibo dal cavo orale allo stomaco.

La disfagia viene definita come una difficoltà di propulsione dei cibi dalla bocca allo stomaco.

Si definisce disfagia la difficoltà a deglutire a causa di una patologia, che potrà essere di tipo neurologico o tumorale, che interferisce con il transito del cibo dalla bocca allo stomaco.

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DEGLUTIZIONE

E’ un atto assai complesso, in parte

volontario ed in parte riflesso

Richiede proprietà motorie di cui la

principale è la forza oltre alla precisione,

alla velocità e alla coordinazione.

Il normale processo di deglutizione

nell’adulto avviene in diverse fasi.

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La deglutizione

Il primo tratto “orofaringe” ed “ipofaringe”

è comune

Canale digestivo per il trasporto degli

alimenti

Canale aereo deputato alla respirazione

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La linea rossa

evidenzia la via

aerea

La linea celeste

evidenzia quella

digestiva

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LA DEGLUTIZIONE FISIOLOGICA

fase di preparazione extraorale

fase di preparazione orale

fase orale

fase faringea

fase esofagea

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Fase di preparazione extraorale

È il momento che precede l’esecuzione

vera e propria degli atti motori esecutivi

della deglutizione.

Questa fase ha un’importanza non

secondaria in fase riabilitativa e

nell’alimentazione della persona con

difficoltà di deglutizione e riguarda tutti

quegli aspetti relativi al piacere del cibo.

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Fase di preparazione orale

Perché si esplichi è necessario che siano presenti:

la chiusura delle labbra,

il movimento laterale e rotatorio della

mandibola,

un normale tono bucco - facciale,

i movimenti laterali e rotatori della

lingua,

la protrusione anteriore del palato molle che

impedisce la caduta prematura del cibo in

faringe.

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Fase orale 1 È la fase di propulsione del bolo in faringe. È

consapevole e volontaria

La lingua si pone in alto all’indietro, fa un movimento di schiacciamento e di rotolamento sul palato e spinge il bolo fino al confine posteriore della cavità orale verso la faringe.

L’azione della lingua non ha solo il fine di raccogliere il bolo e di spingerlo in faringe, ha anche un ruolo nell’elicitazione della deglutizione faringea ed innesca le modificazioni nell’area glottica della fase successiva.

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Fase orale 2

Il palato molle, le fauci e la parete

posteriore dell’orofaringe si

avvicinano al fine di chiudere l’apertura

del rinofaringe.

Alla fine di questa fase la bocca è

completamente libera da ogni residuo di

cibo.

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Fase faringea 1

Si verifica l’atto di trasportare il bolo dal faringe all’esofago attraverso lo sfintere dell’esofago superiore.

Le componenti neuromuscolari della deglutizione faringea sono state chiaramente identificate:

chiusura del velofaringe per prevenire il passaggio di cibi solidi o liquidi nel naso;

chiusura della laringe per prevenire la penetrazione di materiale in laringe;

formazione dell’onda peristaltica faringea per ripulire la faringe con un’onda contrattile che segue il bolo;

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Fase faringea 2

elevazione e movimento in senso antero posteriore della laringe al fine di posizionarla in alto sotto la lingua, spostata rispetto alla via percorsa dal bolo;

rilasciamento e conseguente apertura dello sfintere esofageo superiore;

bolo in esofago. Queste azioni faringee sono strettamente

correlate tra di loro.

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Fase esofagea

Inizia con la comparsa dell’onda peristaltica e si conclude con l’apertura dello sfintere esofageo superiore.

È una fase inconsapevole e sotto controllo nervoso involontario.

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FORME DI DISFAGIA

A seconda della fase compromessa si identificano tre forme di disfagia:

1. DISFAGIA ORALE

2. DISFAGIA FARINGEA

3. DISFAGIA ESOFAGEA intesa come incapacità a trattenere il bolo nell’esofago e/o nello stomaco con conseguente reflusso.

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QUAL È IL TIPO DI DISFAGIA PIU’ FREQUENTE

NEGLI ANZIANI CON DEMENZA?

più del 70% ha un’alterazione della fase

orale

il 40% presenta alterazione della fase

faringea

il 30% ha una anormalità nel

funzionamento del segmento faringo-

eofageo

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Cause della disfagia

La disfagia cronica può essere secondaria a:

esiti chirurgici

disturbi neurologici

Sono queste due situazioni ben distinte in termini di vissuto del paziente, ma non solo.

Dal punto di vista medico abbiamo di fronte due situazioni organicamente differenti che devono essere considerate nella scelta delle modalità d’alimentazione.

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DISFAGIA DA ESITI CHIRURGICI

o su base meccanica

A causare la disfagia ci sono delle alterazioni

meccaniche che interessano gli organi

deputati alla deglutizione.

Le strutture necessarie a completare

l’atto sono più o meno danneggiate,

ma il controllo neurologico centrale

e, quasi sempre, quello periferico

della deglutizione sono integri.

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DISFAGIA NEUROGENA

La disfagia neurogena insorge per una disfunzione sensori motoria delle fasi orali e faringea, con perdita dell’azione muscolare propulsiva e protettiva che normalmente spinge il bolo dalla cavità orale nell’esofago e impedisce il passaggio nel rinofaringe e in laringe.

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EZIOPATOGENESI DELLA DISFAGIA

NEUROGENA

LESIONI DEL SNC

LESIONI DEI NERVI PERIFERICI

LESIONI NEUROMUSCOLARI (miastenia, distrofia)

CAUSE IATROGENE: assunzione di farmaci

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Caratteristiche della deglutizione

fisiologica senile

La diminuita capacità olfattiva incide

sulla quantità di salivazione prodotta

che risulta più vischiosa…ciò comporta

che..

I boli sono più compatti e meno deglutibili.

Alterazione della sensibilità gustativa

..quindi..

Cambiano le preferenze alimentari in fatto

di gusto

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Caratteristiche della deglutizione

fisiologica senile 2

I cambiamenti delle strutture dentarie e la debolezza muscolare incidono sulla masticazione e preparazione del bolo… quindi..

L’alimentazione tende a diventare semisolida.

Aumenta il transito orofaringeo e diminuiscono gli atti deglutitori.. ne consegue che..

I tempi di deglutizione si allungano.

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PATOLOGIA DISFAGICA

NELL’ANZIANO

1. L’invecchiamento può provocare:

l’indebolimento dei muscoli masticatori,

la perdita dei denti,

disfunzioni dell’odorato e del gusto

una salivazione alterata.

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PATOLOGIA DISFAGICA

NELL’ANZIANO

2. Gli anziani sono maggiormente soggetti a disturbi come ◦ demenza,

◦ malattia dei motoneuroni,

◦ Morbo di Parkinson,

◦ Morbo di Alzheimer,

◦ Sclerosi Multipla,

◦ cancro,

◦ ictus

condizioni queste che possono provocare l’indebolimento del processo di deglutizione.

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PATOLOGIA DISFAGICA

NELL’ANZIANO

3. Inoltre l’anziano è spesso sottoposto a cure farmacologiche che contribuiscono ad alterare il controllo muscolare e a far diminuire la sensibilità nel cavo orale.

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Turbe della sensibilità oro-faringo-laringea

Ridotta secrezione salivare che comporta la presenza di boli più asciutti e quindi la necessità di più atti deglutitori.

Modificazione dell’occlusione dentaria, diminuzione del numero dei denti ( minor sminuzzamento del cibo), presenza di protesi (spesso non adeguate)

Ipotonia linguale ed incoordinazione muscolare

Sofferenza articolatoria temporo-mandibolare

Disregolazione neurologica centrale

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Aumento di durata di tutte le fasi

deglutitorie

Fase anticipatoria (extraorale) meno

efficace per : diminuzione della vista,

dell’olfatto, del gusto e dell’abilità gestuale

Indebolimento accoppiamento tra fase

orale che si presenta più lunga e faringea

ritardata

Tosse meno efficacie

Ipotonia muscolare esofagea

Fattori sistemici: deperimento, motivazione,

relazione.

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L’anziano inoltre:

Può alternare momenti di maggior o minor vigilanza

È altamente distraibile

Spesso deve essere alimentato in un momento in cui non è né attento né vigile

Si affatica velocemente (vigilanza e respirazione)

Non collabora ad un lavoro sulla respirazione per prolungare la durata dell’apnea

Non ha consapevolezza di sé

Il problema di memoria può far sì che si dimentiche che sta mangiando

La difficoltà a mantenere l’attenzione condivisa rende difficoltosa l’esecuzione di due compiti insieme (mandare giù e tenere eretto il capo)

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Può avere un rallentamento generale e possono passare diversi secondi prima che riesca ad eseguire un ordine

Può anche comprendere ordini semplici, ma non essere in grado di eseguirli VOLONTARIAMENTE (spesso compaiono solo su riflesso)

Tende ad assumere posture scorrette

Ha disturbi di comportamento che influiscono sulla capacità ad alimentarsi

Può essere troppo vorace

Può parlare con il cibo in bocca

…..

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DISFAGIA

La valutazione di disfagia viene fatta

dal medico e dalla logopedista e

può prevedere una parte di

indagini non strumentali e

un’altra di indagini strumentali.

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Nella valutazione con indagini non

strumentali viene fatta:

la valutazione delle strutture addette alla

deglutizione: Labbra

Mandibola, guancia Palato molle

Lingua Laringe

L’esame obiettivo deve essere un esame

morfologico e funzionale, in termini di

motilità, forza e coordinazione.

la valutazione specifica della deglutizione

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INDAGINI STRUMENTALI

La metodica più completa è la

VIDEOFLUOROSCOPIA:

è certamente la tecnica che meglio studia la

morfologia e la funzionalità delle strutture

coinvolte nell’atto deglutitorio. Consiste nella

somministrazione di un bolo di bario

modificato con tre gradi di consistenza (liquido,

semiliquido e solido).

Questa tecnica permette inoltre di valutare la

deglutizione durante facilitazioni e compensi

posturali.

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Riconoscere precocemente la disfagia

attraverso: Osservazione dell’ospite

Stato di coscienza e condizioni generali

Stato nutrizionale

Denti,lingua,mucose orali

Posture assunte

Voracità eccessiva,sonnolenza,affaticamento

Utilizzo di psicofarmaci

Presenza di tosse,scialorrea,timbro della voce ecc.

Dilatazione dei tempi di consumo del pasto

Perdita di peso

Modifica delle abitudini alimentari

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SINTOMI DISFAGIA A BREVE TERMINE

deficit di gestione delle secrezioni salivari: scialorrea Tendenza del cibo a distribuirsi su tutto il cavo orale (

residui in lingua e guance), residui alimentari in bocca e fuoriuscita del cibo dal naso/bocca

Sensazione di “lingua grossa”, impastata Timbro nasale della voce Rallentamento e affaticamento durante il pasto Difficoltà ad iniziare il processo deglutitorio Deficit della masticazione Deglutizioni ripetute Febbre rigurgiti voce roca, gorgogliante (specie dopo i pasti) Risveglio notturno per eccesso di tosse Ma soprattutto:

episodi di tosse e soffocamento durante l’assunzione di cibo, schiarimenti ripetuti

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decremento ponderale disidratazione (ipovolemia …) deficit nutrizionali fino alla

malnutrizione(esposizione a infezioni,…) bronchiti, polmoniti ab-ingestis insufficienza respiratoria alterazione nella qualità di vita deterioramento prognosi clinica rischio di mortalità

A LUNGO TERMINE

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EFFETTI DELLA DISFAGIA

Per la maggior parte delle persone mangiare è un’attività piacevole, che presenta risvolti di tipo sociale: un buon pasto infatti non si limita semplicemente a soddisfare l’appetito. Ciò vale in particolar modo per le persone che vivono in istituto, per le quali il momento di pasti è spesso quello di maggior socializzazione durante la giornata. Qualsiasi elemento che disturbi tal rituale sociale può avere un effetto demoralizzante.

Page 37: Slide vesco mg1 ud6   disfagia 14-15

EFFETTI DELLA DISFAGIA

DENUTRIZIONE E DISIDRATAZIONE

ASPIRAZIONE E POLMONITE

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DA OSSERVARE DURANTE IL PASTO

LENTEZZA AD INIZIARE LA DEGLUTIZIONE E /

O RITARDO NEL DEGLUTIRE (oltre 5 secondi)

MANCATO COORDINAMENTO TRA

MASTICAZIONE E DEGLUTIZIONE

RIPETUTE DEGLUTIZIONI PER UN PICCOLO

BOCCONE

STASI DEL CIBO NELLE GUANCE

RIGURGITI ORALI O NASALI

TOSSE O STARNUTI DURANTE O DOPO

L’ALIMENTAZIONE

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Accorgimenti e strategie di

compenso

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PER COMINCIARE:

L’atto di imboccare richiede molta sensibilità nei confronti dell’ospite. L’operatore deve saper percepire lo stato d’animo e aver cura di rispettarlo.

Preservare la dignità personale dell’ospite è molto importante per cui se è preoccupato all’idea di dover mangiare nel trambusto, di tossire o di soffocare, è opportuno scegliere la posizione più favorevole nella sala da pranzo.

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Imparare a gestirla ruolo

dell’OSS

Preparo l’ambiente

Mi preparo

Preparo il paziente

Eseguo

Documento

Somministrazione di farmaci

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MODALITA’ NELL’IMBOCCARE, consigli pratici

Imparare a gestirla ruolo dell’OSS:

preparo l’ambiente Se il soggetto deve essere imboccato è importante

fare attenzione a :

* L’AMBIENTE:

Importante verificare che l’ospite si trovi a proprio agio, che non sia un ambiente rumoroso con molte fonti di distrazione (televisione, gente che chiacchera, radio, rumori esterni). Noi stessi dobbiamo evitare di porgli delle domande e di conversare mentre sta deglutendo. Lo possiamo fare quando ha finito.

Mi posiziono davanti a lui e cerco di mantenere il contatto oculare.

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Imparare a gestirla ruolo dell’OSS:

mi preparo

È fondamentale il rispetto delle norme

igieniche secondo le indicazioni generali

che devono essere rispettate

dall’operatore.

Uso di adeguate “coperture” ed ausilii.

(Discorso sui guanti)

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Imparare a gestirla ruolo dell’OSS

preparo il paziente

LA POSTURA La postura è fondamentale perché il cibo non vada “di

traverso”. Se la persona mantiene una posizione corretta È importante quindi mangiare a tavola mantenendo la schiena diritta e il capo leggermente flesso in avanti, a meno che non vi siano indicazioni specifiche da parte del logopedista.

Se a causa di un malessere il paziente è costretto a letto, è necessario mantenere comunque una postura il più possibile corretta evitando l’iperestensione del capo.

Le braccia devono possibilmente essere appoggiate ai braccioli della sedia o tenute ferme per impedire che vengano portate alla bocca.

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Imparare a gestirla:Ruolo dell’ OSS

preparo il paziente - Modalità di alimentazione

Preparazione

del paziente:

Posture

PAZIENTE

MAI SDRAIATO

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Imparare a gestirla:Ruolo dell’ OSS

preparo il paziente - Modalità di alimentazione

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Imparare a gestirla:Ruolo dell’ OSS

preparo il paziente - Modalità di alimentazione

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Imparare a gestirla:Ruolo dell’ OSS

preparo il paziente - Modalità di alimentazione

Page 49: Slide vesco mg1 ud6   disfagia 14-15

• assicurarsi che sia vigile e che

deglutisca regolarmente;

rispettare i suoi tempi di

deglutizione e verificare che

abbia ingoiato il boccone

precedente prima di passare

al successivo.

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PER QUANTO RIGUARDA IL CIBO….

premesse

ASSICURARSI CHE OMOGENEITA’, CONSISTENZA

E TIPO DI CIBO E LIQUIDI SIANO FORNITI COME

PRESCRITTO

ASSICURARSI CHE L’ALIMENTAZIONE VENGA

INIZIATA IN ACCORDO CON LE TECNICHE

SPECIFICHE RACCOMANDATE DALLO SPECIALISTA DI

RIFERIMENTO

MONITORARE L’ASSUNZIONE ORALE

ASSICURASI CHE I FARMACI VENGANO

SOMMINISTRATI IN CONDIZIONI DI SICUREZZA

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* LA PREPARAZIONE DEL CIBO Evitare di fare un'unica porzione di cibo

spezzettato, ma mantenere separati i gusti al fine di lasciare che apprezzi i colori e i sapori. Lasciare che guardi, annusi, gusti il cibo, in modo da stimolare l’appetito e la produzione di saliva.

Controllare che il cibo non scotti ed eventualmente provvedere a raffreddarlo.

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Imparare a gestirla: Ruolo dell’OSS

alimento il paziente

* COME DARE IL CIBO:

Porgergli il cucchiaio in posizione frontale

e non lateralmente, dando comunque

piccole quantità di cibo. Mettere il cibo al

centro della bocca, sulla parte anteriore

della lingua e spingete la lingua verso il

basso per evitare che si rovesci

all’indietro.

Dare piccole quantità di cibo alla volta.

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Come ridurre il rischio di aspirazione:

NON LASCIARE MAI L’UTENTE DA SOLO MENTRE

MANGIA O BEVE

EVITARE L’ESTENSIONE DEL COLLO

UTILIZZARE AUSILI ADEGUATI, PER ES. TAZZE CON

COPERCHIO E UNA PICCOLA APERTURA LATERALE

(può aiutare a rallentare l’assunzione di liquidi).

EVITARE L’UTILIZZO DI CANNUCCE O SIRINGHE PER

LA DIFFICOLTA’ DI CONTROLLARE IL FLUSSO DEI

LIQUIDI E SEMI-LIQUIDI

ESSERE PREPARATI ALLE MANOVRE DI EMERGENZA

RELATIVE AL SOFFOCAMENTO

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FONDAMENTALE

RISPETTARE I TEMPI DI DEGLUTIZIONE

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Imparare a gestirla: Ruolo dell’OSS

Igiene cavo orale

È importante perché:

Previene l’aspirazione di cibi rimasti in bocca dopo il pasto

Previene l’ingresso di batteri nelle vie aere superiori e inferiori

Previene patologie della bocca(gengivite, placca …)

Dà confort al paziente

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USO DEGLI AUSILI

Utilizzare gli ausili consigliati che favoriscono la deglutizione del cibo quali:

- bicchiere con il beccuccio e il manico

- piatto con i bordi rialzati o bordi da applicare

- il biberon

- posate speciali per mano destra o sinistra

- la siringa o schizzettone

SOLO QUANDO INDICATI E PRESCRITTI!!!!!!

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Campigotto Flavia 57

fotografie

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Campigotto Flavia 58

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Campigotto Flavia 59

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Imparare a gestirla: Ruolo dell’OSS

Collaborazione nella somministrazione

farmaci

Perché non vanno polverizzati:

Non vi è la garanzia del corretto

dosaggio(Sottodosati)

Inattivati

Formano composti dannosi

Creano bocconi pericolosi(acqua-polvere)

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Imparare a gestirla: Ruolo dell’OSS

Collaborazione nella somministrazione farmaci

Si deve tenere presente che:

Le polveri prodotte dalla frantumazione possono essere

insolubili in acqua restare in sospensione e appiccicarsi alle

pareti della bocca o lungo le prime vie digestive(ridotto

assorbimento)

Molti farmaci hanno un involucro destinato a proteggerli

dell’acidità dello stomaco frantumandoli lo si distrugge e

vengono così inattivati

Alcuni farmaci sono composti da più prodotti incapsulati in

modo separato al fin di venire liberati in parti diverse

polverizzandoli si elimina tale separazione con relativa

perdita di tali caratteristiche.

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Imparare a gestirla:

Somministrazione farmaci al paz. disfagico

Prima di manipolare un farmaco consultare il medico

Confetti e capsule non vanno mai frantumati (salvo dicitura divisibile)

Lo stesso principio attivo è spesso prodotto sotto varie forme:

gocce,sciroppi,supposte,pomate,iniezioni,bustine,

sospensioni

Se non è disponibile altra scelta la compressa potrebbe essere inglobata in un piccolo boccone semi solido piuttosto che venire somministrata con acqua

Modificare la consistenza di medicine liquide con addensante(previa consultazione medica)

Utilizzare posizioni,tecniche di alimentazione,consistenze appropriate

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Caratteristiche fisiche degli

alimenti 1. CONSISTENZA;

2. GRADO DI COESIONE

3. OMOGENEITA’

4. VISCOSITA’

5. DIMENSIONI

6. TEMPERATURA

7. COLORE

8. SAPORE

9. APPETIBILITA’

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1. CONSISTENZA - LIQUIDI

LIQUIDI DENSI: Latte, Yogurt da bere e succhi con polpa

SEMILIQUIDI: Necessitano di una modesta preparazione

orale. Sono i gelati, granite,passati di verdure,yogurt, creme,

semolini, frullati e omogeneizzati di frutta (preparati dove prevale

la % liquida)

SEMISOLIDI: Polenta, semolino,crema di riso,passati di verdura

densi, omo di carne o pesce, formaggi cremosi uova alla coque,

budini e mousses. E’ necessario una preparazione orale più

impegnativa della dieta semiliquida ma non è necessaria

masticazione.

SOLIDI: E’ una dieta riservata ai pazienti con compromissione

di bassa entità e con masticazione conservata in parte.

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LIQUIDI

Sono utili quando la sola difficoltà del

paziente è presentata dalla masticazione;

Sono invece i più difficili da deglutire in caso

di disfagia. L’agente più a rischio è l’acqua,

perché inodore, insapore, incolore.

Ricordiamo però che: L’ACQUA insieme a

THE’e TISANE prive di zucchero presentano

meno rischi di infezioni polmonari.

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MODIFICATORI DI CONSISTENZA

Si possono usare :

1. Addensanti naturali o artificiali;

2. Diluenti (brodo vegetale o di carne,l’acqua, il latte, la

panna, i succhi di frutta e di verdura);

3. Lubrificanti (Olio vegetale, burro, maionese,

besciamella).

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2. GRADO DI COESIONE

Gli alimenti che sono serviti devono garantire

compattezza durante tutto il passaggio del

canale alimentare senza sbriciolarsi o

frammentarsi.

Sono da evitare quindi :

Creakers,grissini,biscotti,pastina in

brodo,riso, frutta secca.

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3. OMOGENEITA’

Il cibo deve presentarsi della stessa

consistenza e dimensione

Sono controindicati piatti quali il

minestrone di verdure in pezzi e la

pastina in brodo.

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4. VISCOSITA’

Il cibo servito deve presentare un grado di

scivolosità per una deglutizione più facile.

Sono da evitare tutti i cibi secchi.

Consigliato l’uso di lubrificanti quali

vegetali, burro, panna ect.

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5. DIMENSIONI

Importante sono:

Porzionamento;

Dimensioni del boccone

Varieranno a seconda del tipo di

alterazione della deglutizione

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6. TEMPERATURA

La temperatura simile a quella corporea

non stimola la percezione del boccone

durante le fasi della deglutizione;

Le temperature devono essere più

calde o più fredde di 36-37°

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7. COLORE

Il colore del cibo è importante per i pazienti

portatori di cannula tracheale.

Il colore deve essere differente dalle

secrezioni tracheo-bronchiali

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8. SAPORE

Importante rispettare i gusti e le preferenze

dell’anziano.

RICORDARE:

Sapore “acido”, “amaro”,”piccante”, possono aumentare

il rischio di aspirazione per scarso controllo linguale,

ipomobilità faringea.

Il sapore “acido”, ha l’effetto di aumentare la secrezione

salivare (quindi da evitare in caso di scialorrea).

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9. APPETIBILITA’

L’aspetto deve essere curato e le portate

distinte.

La Preparazione deve tener conto di

suggerimenti quale: la frullatura del

cibo.

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Riassumendo:

CIBI FACILI DA DEGLUTIRE

Si considerano più facili da deglutire i cibi di

consistenza omogenea come:

yogurt

passato di verdura

semolino

purè

formaggi teneri

Gelato

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CIBI DIFFICILI DA DEGLUTIRE

Si considerano più difficili da deglutire i cibi che hanno

due consistenza diverse (solido/liquido):

- pastina di brodo

- minestra di verdura a pezzi o passato di legumi con scorie degli stessi

frutta fresca con semini

macedonie di frutta

frutta secca e i canditi (e i dolci che li contengono)

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CIBI DIFFICILI DA DEGLUTIRE

- cibi friabili:

grissini, fette biscottate, biscotti secchi

formaggi stagionati

uova sode

torte o dolci che si sbriciolano (es. torta

margherita, pasta frolla)

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CIBI DIFFICILI DA DEGLUTIRE

- cibi che richiedono una lunga

masticazione:

carne asciutta e/o filacciosa, anche tritata

se non è incorporata a purè o sugo denso

verdure filacciose

- riso (perché tende a sparpagliarsi in

bocca)

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CONSIGLI SULL’IMPIEGO DI AGENTI

ADDENSANTI Fate attenzione quando aggiungete gli

addensanti ai liquidi. Procedete sempre gradualmente evitando di aggiungere grandi quantità in una sola volta in quanto alcuni agenti hanno un effetto quasi istantaneo mentre altri possono avere un effetto graduale che dura vari minuti. Procedendo con attenzione si evita di far diventare troppo denso il cibo. La quantità di addensante varia in relazione alla marca del prodotto utilizzato.

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LA CONCENTRAZIONE

In condizioni di normalità la deglutizione avviene in maniera automatica. Nei soggetti con difficoltà di deglutizione però tale atto non avviene più automaticamente e diventa importante concentrarsi.

Mentre imbocchiamo quindi dobbiamo evitare di :

parlare; nel rispondere il paziente è costretto ad utilizzare contemporaneamente la via aerea e la via digestiva ed aumentano così i rischi di aspirazione e soffocamento.

accendere la televisione;

costringerlo a mangiare in fretta masticando poco.

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Ricapitolando:

LA POSIZIONE CORRETTA E L’EVENTUALE POSTURA

DI COMPENSO DEVE ESSERE VALUTATA IN ACCORDO

CON GLI SPECIALISTI

TRA LE CARATTERISTICHE DEL CIBO LE PIU’

IMPORTANTI: CONSISTENZA E OMOGENEITA’

L’ASSUNZIONE DI ACQUA, QUANDO CONSENTITA

DALLO SPECIALISTA, DEVE AVVENIRE SOLO DOPO

AVER ELIMINATO OGNI RESIDUO DI CIBO DALLA

BOCCA (ES. A FINE PASTO)

LE SCELTE SPECIFICHE DIPENDONO DA TIPO E

GRADO DI SCOMPENSO

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IL COMPORTAMENTO

COMUNICATIVO DEL

CAREGIVER

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Guardare negli occhi

Accompagnare l’imboccamento con le parole

Distrarre con racconti (per le persone ansiose)

Non parlare (specie con le persone che tendono a parlare con il cibo in bocca)

Controllare il tono (calmo/sostenuto)

Chiamare per nome

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IL PAZIENTE AFASICO

CLASSIFICAZIONE DEI

DISTURBI COMUNICATIVI

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a-fasia “incapacità di FORMULARE

incapacità di CAPIRE”

Incapacità parziale o totale di produrre suoni

linguistici dotati di senso

Incapacità di utilizzare i suoni linguistici dotati di

senso come una forma efficace di

comunicazione

Incapacità di comprendere sia i suoni linguistici

propri che quelli degli altri

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COMPROMISSIONE DELLA

COMUNICAZIONE

AFASIA

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AFASIE NON FLUENTI

LESIONE AREE ANTERIORI DEL LINGUAGGIO

DEFICIT DI PRODUZIONE SPONTANEA

DISTURBI ARTICOLATORI

DISPROSODIA

DANNO PRINCIPALE:

LA CAPACITA’ DI PRODURRE

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AFASIE FLUENTI

LESIONE AREE POSTERIORI DEL LINGUAGGIO

PRODUZIONE ABBONDANTE

VELOCITA’, RITMO, MELODIA CONSERVATE

NON DISORDINI ARTICOLATORI

ALTA INCIDENZA DI PARAFASIE E NEOLOGISMI

DANNO PRINCIPALE:

LA CAPACITA’ DI COMPRENDERE

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AFASIE NON FLUENTI

AFASIA GLOBALE

PRESENTE CON AMPIA LESIONE DELL’EMISFERO SINISTRO O REGIONE FRONTO-TEMPORO-PARIETALE

BLOCCO ARTICOLATORIO

PESSIMA COMPRENSIONE

ISOLAMENTO DAL MONDO SOCIALE

ANOSOGNOSIA

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AFASIE NON FLUENTI

AFASIA DI BROCA

COLPITO IL LINGUAGGIO PROPOSIZIONALE

BLOCCO ARTICOLATORIO

INIBIZIONE ESPRESSIVA

ELOQUIO RIDOTTO E ANARTRICO

PRODUZIONE SCARSA, LENTA, FATICOSA RELATIVA INTEGRITA’ DELLA COMPRENSIONE

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AFASIE NON FLUENTI

AFASIA TRANSCORTICALE MOTORIA

NELLE FORME GRAVI: IMPORTANTE INERZIA ESPRESSIVA (PUO’ SIMULARE UN VERO MUTISMO); ALTRE MODALITA’ DI LINGUAGGIO SONO ADEGUATE

NELLE FORME LIEVI: L’ELOQUIO E’ POSSIBILE MA RIDOTTO DISPROSODICO STILE TELEGRAFICO AGRAMMATICO

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AFASIE FLUENTI

AFASIA DI WERNICKE

DEFICIT di COMPRENSIONE

UDITIVO-VERBALE

ELOQUIO FLUENTE MA INCOMPRENSIBILE

(gergo), prosodia appropriata, articolazione scorrevole

RISPOSTE RIFLESSE E ISTINTIVE MA NON

RISPOSTE RAZIONALI

ANOSOGNOSIA

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AFASIE FLUENTI

AFASIA DI CONDUZIONE

CATTIVA RIPETIZIONE

ELOQUIO FLUENTE (PARAFASIE)

BUONA COMPRENSIONE (auto-correzione)

Intatte le immagini articolatorie e uditivo-verbali

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AFASIE FLUENTI

AFASIA AMNESTICA

DISORGANIZZAZIONE DEI MECCANISMI DI

SELEZIONE DELLE PAROLE DEFICIT DI ACCESSO AL VOCABOLARIO

ANOMIA: incapacità di trovare la parola necessaria ad esprimere il proprio pensiero ed in particolare il nome degli oggetti

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AFASIE NON FLUENTI

AFASIA TRANSCORTICALE SENSORIALE

“AFASIA DA ISOLAMENTO

DELL’AREA DEL LINGUAGGIO”

INCAPACITA’ DI SCEGLIERE LE PAROLE ADATTE

DEFICIT DI COMPRENSIONE UDITIVO-VERBALE E DELLA LETTURA BUONA CAPACITA’ DI RIPETIZIONE

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CONSIDERAZIONI

TUTTE LE FORME DI AFASIA SI PRESENTANO

CON

+

DEFICIT DI LETTURA E SCRITTURA

•DEFICIT DI DECODIFICAZIONE

•DEFICIT DI CODIFICAZIONE

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CONSIDERAZIONI

CORRELAZIONE TRA SEDE DI LESIONE E

MANIFESTAZIONI DELLA PATOLOGIA DI

LINGUAGGIO:

?

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LA RIABILITAZIONE DEL PAZIENTE AFASICO

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PROGETTO MIRATO AL

RAGGIUNGIMENTO E MANTENIMETO DELLA CONDIZIONE OTTIMALE DI

BENESSERE DELLA PERSONA

MIGLIOR ADATTAMENTO ALLA SOCIETA’

RIEDUCAZIONE

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COMPROMISSIONE DELLA

COMUNICAZIONE (CENTRO DI TUTTE LE RELAZIONI UMANE)

AFASIA

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ALTERAZIONE DI TUTTI GLI ASPETTI DELLA

VITA INDIVIDUALE

PERDITA DELLA CAPACITA’ DI GESTIONE

DEI RAPPORTI INTERPERSONALI

DEFICIT DI COMUNICAZIONE

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EVITARE CHE UNA FORMA DI

DISABILITA’ DIVENTI UN HANDICAP

RIEDUCAZIONE ASPECIFICA

PAZIENTE AFASICO

OPERATORE

CONOSCE ED E’CONSAPEVOLE

DELLA PATOLOGIA

ATTUA UN COMPORTAMENTO

ADEGUATO ANCHE NELLA

COMUNICAZIONE

NON PUO’ ESPRIMERE:

BISOGNI

PREOCCUPAZIONI

INCERTEZZE

O

CHIEDERE INFORMAZIONI

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CON LA COMUNICAZIONE CERCHIAMO CONFORTO E

RASSICURAZIONE

LA MALATTIA PROVOCA ANSIA E INCERTEZZA

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APPROCCIO COMUNICATIVO 1

MANTENERE L’INTERAZIONE TRA PERSONE ADULTE

ADOTTARE UN APPROCCIO GENTILE, CALMO E RASSICURANTE: DIMOSTRARE DI CAPIRE LA SUA DIFFICOLTA’ A PARLARE, STIMOLANDOLO A COMUNICARE IN MODO DIVERSO (GESTI)

SEMPLIFICARE LA STRUTTURA SINTATTICA DELLA FRASE (COMUNICAZIONE SEMPLICE MA ADULTA), RIDURRE LA VELOCITA’ DI ELOQUIO MANTENENDO UN VOLUME DI VOCE NORMALE E D ENFATIZZANDO I PUNTI CHIAVE

INFORMARSI SUI NOMI DEI FAMILIARI E SULLE ABITUDINI DI VITA, DEFICIT UDITIVI, VISIVI PREESISTENTI

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APPROCCIO COMUNICATIVO 2

EVITARE DI ANTICIPARE O CONCLUDERE LA FRASE; CAPIRE SE PREFERISCE O GLI E’ PIU’ SEMPLICE LA RISPOSTA CHE PREVEDE UN SI’/NO

EVITARE DOMANDE DEL TIPO O…O…

TENERE A DISPOSIZIONE CARTA E PENNA

NON CAMBIARE ARGOMENTO REPENTINAMENTE DURANTE LA CONVERSAZIONE

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APPROCCIO COMUNICATIVO 3

IN GENERALE:

RIDURRE O ELIMINARE RUMORI DI FONDO DISTRAENTI

VERIFICARE AD INTERVALLI REGOLARI CHE LA PERSONA

COMPRENDA QUANTO GLI VIENE DETTO; RIPETERE SE

NECESSARIO

RIMANERE IL PIU’ POSSIBILE LEGATI AL CONTESTO O

SEGNALARE ENFATICAMENTE CHE SI VUOLE PARLARE

D’ALTRO

DOVE E’ POSSIBILE ACCOMPAGNARE LE AFFERMAZIONI

CON GESTI CHIARI

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APPROCCIO COMUNICATIVO 4

CON IL PAZIENTE IPERFLUENTE O PERSEVERANTE:

ATTEGGIAMENTO DECISO DI RICHIAMO ED

INTERRUZIONE DELL’ELOQUIO PARAFASICO

CON IL PAZIENTE CONSAPEVOLE CHE REAGISCE CON

PIANTO O ATTEGGIAMENTO DEPRESSO: CAMBIARE

ARGOMENTO, SPOSTARE ATTENZIONE SU ALTRE

ATTIVITA’

NON CEDERE ALLA TENTAZIONE DI FAR RIPETERE

PAROLE O FRASI

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RIEDUCAZIONE

RIEDUCAZIONE ASPECIFICA

CORRETTO APPROCCIO COMUNICATIVO

(riduce gli effetti della malattia sulla vita quotidiana in ospedale)

RUOLO DELL’OPERATORE SANITARIO

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EVITARE CHE UNA FORMA DI

DISABILITA’ DIVENTI UN HANDICAP

RIEDUCAZIONE SPECIFICA

RIEDUCAZIONE LOGOPEDICA

(potenziamento delle risorse per efficaci scambi comunicativi)

RUOLO DELLA LOGOPEDISTA

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EVITARE CHE UNA FORMA DI

DISABILITA’ DIVENTI UN HANDICAP

INTERVENTO

RIABILITATIVO

RI-APPRENDERE

COMPETENZE E ABILITA’

RECUPERO DELLA CAPACITA’

DI COMUNICARE

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RIEDUCAZIONE LOGOPEDICA

DURANTE LA DEGENZA CON CONDIZIONI

FISICHE E COLLABORAZIONE ADEGUATE

DOPO CIRCA UN MESE DALL’EVENTO ACUTO

(VERIFICA RECUPERO SPONTANEO)

FREQUENZA BI-TRISETTIMANALE

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RIEDUCAZIONE LOGOPEDICA

VALUTAZIONE

BATTERIA DI TEST STANDARDIZZATI

REGISTRAZIONE AUDIO E VIDEO

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RIEDUCAZIONE LOGOPEDICA TRATTAMENTO PERSONALIZZATO

OBIETTIVI

QUALI GAP COMUNICATIVI

BISOGNI PROFESSIONALI SOCIO-

FAMILIARI

CONTESTO AMBIENTALE

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FATTORI INTERAGENTI

MOTIVAZIONE

COLLABORAZIONE

CONSAPEVOLEZZA

PERSONALITA’ PRE-MORBOSA

FIDUCIA

RIEDUCAZIONE

LOGOPEDICA

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FATTORI INTERAGENTI

VISSUTI PSICOLOGICI

TENDENZA ALL’ISOLAMENTO

DEPRESSIONE

RIEDUCAZIONE

LOGOPEDICA

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TEMPI

MINIMO 6 MESI CONSECUTIVI POI A CICLI NEL

PRIMO ANNO

VERIFICA DELLE MODIFICAZIONI (TEST)

SOSPENSIONE DOPO DUE TEST CONSECUTIVI

INVARIATI.

RIEDUCAZIONE LOGOPEDICA

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GRAZIE PER

L’ATTENZIONE