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Noe, esautorato dal comando il capitano Ultimo. Coordinava indagini su mafia, politica e coop di Pino Corrias | 21 agosto 2015 La comunicazione del generale Del Sette all’ufficiale che arrestò Riina e coordinava le inchieste del Noe: niente più funzioni di polizia giudiziaria. Salta il 4 agosto dopo l'intercettazione Adinolfi (Gdf)Renzi pubblicata il 10 luglio Astutamente nascosta nelle pieghe più calde dell’estate una lettera del Comando generale dei carabinieri datata 4 agosto spazza via il colonnello Sergio De Caprio, nome in codice Ultimo, dalla guida operativa dei suoi duecento uomini del Noe, addestrati a perseguire reati ambientali, ma anche straordinari segugi capaci di scovare tangenti, abusi, traffici di denari e di influenza. Uomini che stanno nel cuore delle più clamorose inchieste di questi ultimi anni sull’eterna sciagura italiana, la corruzione. La lettera che liquida Ultimo è perentoria. La firma il generale Tullio Del Sette, il numero uno dell’Arma. Stabilisce che Più informazioni su: Carabinieri, Coop, Mafia, Michele Adinolfi, Noe, Totò Riina COMMENTI (930) Tweet Giustizia & Impunità

Capitano Ultimo origini dell'esautorazione. Intercettazioni Renzi-Adinolfi

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Noe, esautorato dal comando ilcapitano Ultimo. Coordinava indaginisu mafia, politica e coop

di Pino Corrias | 21 agosto 2015

La comunicazione del generale Del Sette all’ufficiale che arrestòRiina e coordinava le inchieste del Noe: niente più funzioni dipolizia giudiziaria. Salta il 4 agosto dopo l'intercettazione Adinolfi(Gdf)­Renzi pubblicata il 10 luglio

Astutamente nascosta nelle pieghe più calde dell’estate una letteradel Comando generale dei carabinieri datata 4 agosto spazza via ilcolonnello Sergio De Caprio, nome in codice Ultimo, dalla guidaoperativa dei suoi duecento uomini del Noe, addestrati a perseguirereati ambientali, ma anche straordinari segugi capaci di scovaretangenti, abusi, traffici di denari e di influenza. Uomini che stannonel cuore delle più clamorose inchieste di questi ultimi annisull’eterna sciagura italiana, la corruzione.

La lettera che liquida Ultimo è perentoria. La firma ilgenerale Tullio Del Sette, il numero uno dell’Arma. Stabilisce che

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Giustizia & Impunità

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da metà agosto il colonnello De Caprio non svolgerà più funzioni dipolizia giudiziaria, manterrà il grado di vicecomandante del Noe, masenza compiti operativi. Motivo? Non specificato, normaleavvicendamento. Anzi: “Cambiamento strategico nell’organizzazionedei reparti”. Cioè? Frazionare quello che fino ad ora era unificato: ilcomando delle operazioni.

Curiosa l’urgenza. Curioso il metodo. Curioso il momento, vista laquantità di scandali e corruzioni che il persino presidente dellaRepubblica Sergio Mattarella ha definito “il germe distruttivodella società civile”.

Scontata la reazione di De Caprio che in data 18 agosto, prendecommiato dai suoi reparti con una lettera avvelenata contro i “servisciocchi” che abusando “delle attribuzioni conferite” prevaricano “ecalpestano le persone che avrebbero il dovere di aiutare e sostenere”.Lettera destinata non a chiudere il caso, ma a spalancarlo inpubblico.

Eventualità non nuova nella storia dell’ex capitano Ultimo, quasimai in sintonia con le alte gerarchie dell’Arma che non lo hanno maiamato. Colpa del suo spirito indipendente, della sua velocitàall’iniziativa individuale. Di quella permanente difesa dei suoiuomini e dei suoi metodi di indagine da entrare in collisione con idoveri dell’obbedienza e della disciplina. Già in altre occasioni hannoprovato a trasformarlo in un ingranaggio che gira a vuoto. Fin daitempi remoti dell’arresto di Totò Riina – gennaio 1993 – che glivalse non una medaglia, ma la condanna a morte di Cosa nostra, poiun ordine di servizio che lo estrometteva dai Reparti operativi, poiun processo per “la mancata perquisizione del covo” da cui uscìassolto insieme con il suo comandante di allora, il generale MarioMori. Per non dire di quando provarono a metterlo al caldo tra ibanchi della Scuola ufficiali, a privarlo della scorta – anno 2009 –riassegnatagli dopo la rivolta dei suoi uomini che si eranoraddoppiati i turni per proteggerlo.

Ripescato dal ministero dell’Ambiente, messo a capo del Noe, SergioDe Caprio ha trasformato i Nuclei operativi ecologici a sua

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immagine, macinando indagini, rivelazioni. Oltre a molti esorprendenti arresti, da quelli di Finmeccanica ai più recenti per gliappalti de L’Aquila.

L’elenco è lungo come un film. Si comincia dai conti di FrancescoBelsito, quello degli investimenti della Lega Nord in Tanzania e deidiamanti, il tesoriere del Carroccio che a forza di dissipare milioni dieuro come spiccioli, ha liquidato l’intero cerchio magico di UmbertoBossi. Poi Finmeccanica. Con il clamoroso arresto diGiuseppeOrsi, l’amministratore delegato del gruppo e di BrunoSpagnolini di Agusta, indagati per una tangente di 51 milioni dieuro pagata a politici indiani per una commessa di 12 elicotteri. Eancora. L’arresto di Luigi Bisignani indagato per i suoi traffici diinformazioni segrete e appalti per la P4, coinvolti gli gnomi dellafinanza e della politica, spioni, e quel capolavoro di Alfonso Papa,deputato Pdl, che aveva un debole per i Rolex rubati.

Poi le ore di confessioni di Ettore Gotti Tedeschi il potentebanchiere dello Ior, interrogato sulle operazioni più riservate dellabanca vaticana dietro le quali i magistrati ipotizzavano il reato diriciclaggio. Le indagini sul tesoro di Massimo Cianciminoseguitofino in Romania; quelle su una banda di narcotrafficanti a Pescara, epersino quelle recentissime su Roberto Maroni, il presidente diRegione Lombardia, accusato di abuso di ufficio per aver fattoassumere due sue collaboratrici grazie a un concorso appositamentetruccato. Per finire con le inchieste sulla Cpl Concordia, la riccacooperativa rossa che incassava appalti in mezza Italia, distribuivaconsulenze, teneva in conto spese il sindaco pd di Ischia, GiosiFerrandino, e per sovrappiù comprava vino e libri da un amicospeciale, l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema.Inchieste in cui compaiono anche due sensibilissime intercettazioni,tutte pubblicate in esclusiva dal Fatto lo scorso 10 luglio.

La prima – 11 gennaio 2014 – è quella tra Renzi e il generale dellaGdf Adinolfi, nella quali l’allora soltanto leader del Pd svelaval’intenzione di fare le scarpe a Enrico Letta per spodestarlo daPalazzo Chigi. La seconda – 5 febbraio 2014 – è quella relativa a unpranzo tra lo stesso Adinolfi, Nardella (allora vicesindaco di

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di Pino Corrias | 21 agosto 2015

Firenze), Maurizio Casasco (presidente dei medici sportivi)eVincenzo Fortunato (il superburocrate già capo di gabinetto delministero dell’economia) in cui si faceva riferimento a ricatti attornoal presidente Napolitano per i presunti “altarini” del figlioGiulio.Tutto vanificato ora per il “cambiamento strategiconell’organizzazione dei reparti”. Motivazione d’alta sintassiburocratica che a stento coprirà gli applausi della variopinta folladegli indagati (di destra, di centro, di sinistra) e la loro gratitudineper questa inaspettata via d’uscita che riapre le loro carriere, mentrechiude quella di Sergio De Caprio.

Eventualità non del tutto scontata, visto il malumore che in questeore serpeggia dentro l’Arma, e vista la reazione (furente e non deltutto silenziosa) dell’interessato che trapela dalla lettera inviata aisuoi uomini, una dichiarazione di guerra, travestita da addio.

Da il Fatto Quotidiano del 21 agosto 2015

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La lettera di Ultimo ai suoi uominicontro i “servi sciocchi”: “Grazie perla lotta ai poteri forti”di F. Q. | 21 agosto 2015

Ho il dovere di ringraziarvi per come avete lottato contro unacriminalità complessa, contro le lobby e i poteri forti che lasostengono, senza mai abbassare la testa, senza mai abbassare losguardo di fronte a loro e senza mai nulla chiedere per voi stessi.

Da Ultimo, vi saluto nella certezza che senza mai abbassare latesta, senza mai abbassare lo sguardo e senza mai chiedere nullaper voi stessi, continuerete la lotta contro quella stessa criminalità,le lobby e i poteri forti che le sostengono e contro quei servisciocchi che, abusando delle attribuzioni che gli sono stateconferite, prevaricano e calpestano le persone che avrebbero ildovere di aiutare e sostenere.

Onore a tutti i Carabinieri del Comando per la Tuteladell’Ambiente.

da il Fatto Quotidiano del 21 agosto 2015

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Mafia, si cambia verso: cacciatoUltimo, onore al capoclan ebavaglio a Mafia Capitale

MAFIE

di Peter Gomez | 22 agosto 2015

Ci sono segnali che contano più di un trattato di sociologia. Ci sonomessaggi che, messi assieme come le tessere di un puzzle,descrivono il Paese meglio di qualsiasi studio storico­politico. Inqueste settimane ne abbiamo colti tanti. L’immagine dei vigiliurbani che scortano la carrozza funebre di Vittorio Casamonica,identica a quella utilizzata per le esequie di Lucky Luciano, sirivolge, per esempio, al mondo di sotto. Comunica agli altri bossche“Roma è loro” perché nella Capitale ci si può ancora mettered’accordo con lo Stato e le altre istituzioni. Dice alle mafie: noisiamo qui e ci resteremo sempre, nonostante le inchieste e lamemoria da moscerino di tanti politici, di molti giornali e di troppetv.

La destituzione dalle funzioni operative di coordinamento tra i varinuclei del Noe del colonnello Sergio De Caprio, parla invece agliinvestigatori. Spiega semplicemente a tutti che non farai carrierase arresti Luigi Bisignani, scopri i conti del tesoriere leghistaFrancesco Belsito, rompi le uova nel paniere a Finmeccanica e svelile tangenti rosse della Cpl Concordia. Chiarisce che ti farannosaltare pure se sei il Capitano Ultimo, se hai catturato Totò Riina

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e ora stai facendo solo il tuo dovere. Anche perché non sta beneintercettare per caso il numero due della Guardia di Finanzamentreparla con il premier Matteo Renzi, o va a cena con ilsindaco di Firenze Dario Nardella conversando amabilmente dipresunti ricatti al presidente Giorgio Napolitano.

La decisione del direttore dell’Isola del Cinema, Giorgio Ginori, divietare al Fatto Quotidiano la sua festa a Roma, guarda poi – anzi simostra – alle nomenklature di partito. Dire “niente Festa se recitatele stra­pubbliche trascrizioni di Mafia Capitale” fa sapere che si puòstare tranquilli. Nel Belpaese c’è ancora un sacco di gentechepagherebbe per servire. In autunno quando quasi tutto ilParlamento (con complice sottovalutazione da parte dellamagistratura) voterà una nuova legge bavaglio per limitare, con lascusa della privacy, la pubblicazione di intercettazioni sgradite alPotere, da frotte di sedicenti intellettuali gli applausi arriveranno ascrosci.

Infine, c’è la scelta del governatore della Campania, Vincenzo DeLuca. C’è la sua decisione, avallata da Matteo Renzi, di correre alleelezioni appoggiato da una lista ispirata dagli uomini NicolaCosentino, il forzista detenuto in attesa di giudizio per fatti dicamorra. Quell’alleanza parla ai cittadini. Dice che davvero l’Italia#cambiaverso. Perché cammina veloce a passi da gambero. Torna aiSettanta e Ottanta quando nella Dc c’era posto per uomini darispettare come Mino Martinazzoli o Carlo Rognoni e per i voti e ivolti sporchi di Salvo Lima e Vito Ciancimino. Racconta come oggiper vincere si faccia di nuovo finta di non sapere che la mafia èmafiasolo se ha rapporti con la politica. Perché se non li ha èsolo “normale” gangsterismo. E sarebbe già stata sconfitta da unpezzo.

Con una differenza però. La linea della Palma, di cui scriveva tantianni fa Leonardo Sciascia, ha superato Roma e Firenze. E viaggiaveloce verso le Alpi. Diventa quotidiana normalità non solo per lapolitica. Anche per milioni di italiani. Così, mentre si ascoltano leAutorità giustificarsi per mancata prevenzione sulle esequiesolenni per Vittorio Casamonica dicendo che in fondo quello

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di Peter Gomez | 22 agosto 2015

era un boss di secondo piano, vale la pena di prepararsi al futurofunerale di Riina. Guardato il puzzle nel suo insieme, quando verràil tempo, è giusto che sia di Stato.

Dal Fatto Quotidiano del 22 agosto 2015

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Renzi: “Letta incapace, Berlusconi ècon me”. La strategia per PalazzoChigi spiegata al generale Adinolfi

di F. Q. | 10 luglio 2015

L'INTERCETTAZIONE ­ L'attuale premier parlava così al telefonocon l'attuale numero due della Guardia di finanza quando non eraancora premier. Voleva mandare Letta jr al Quirinale: "Sarebbeperfetto". E aggiungeva: "Lui non è capace, non è cattivo,l'alternativa è governarlo da fuori. B. sarebbe sensibile a fare unragionamento diverso"

Le strategie per prendere il posto di Enrico Letta, spiegate dallaviva voce di Matteo Renzi in una telefonata dell’11 gennaio 2014,meno di un mese prima di suonare la campanellina dello sfratto alsuo predecessore. Renzi, si scopre oggi, propose a Letta l’onoredelle armi, uno specchietto per le allodole o una promessa che non sipoteva mantenere e nemmeno rifiutare: il Quirinale nel 2017 incambio di Palazzo Chigi. Ma Letta, che Renzi definisce “unincapace”, non accetta e così l’allora sindaco lo asfalta.

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Politica

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Nell’indagine di Napoli sulla Cpl Concordia c’è la vera trama dellasvolta politica. Il 10 gennaio 2014 Renzi va a PalazzoChigicon Delrio. Qui avrebbe fatto la proposta all’allora premier,come racconta l’indomani. Ore 9.11, Renzi risponde al comandanteinterregionale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi, alloraindagato per una sospetta fuga di notizie che sarà archiviato surichiesta dello stesso pm Henry John Woodcock. Renzi parla sulsuo cellulare, una “utenza intestata – annotano i carabinieridelNoe – alla fondazione Big Bang”. Quel giorno compie 39 anni.

Renzi (R): Signor generale!Adinolfi (A): Mi dicono fonti solitamente ben informate che ti staiavviando anche tu verso una fase di rottamazione.R: È la disinformatia del partito…A: Come stai amico mio? Tanti auguri, tanti auguri e complimenti.Matteo, spero di vederti in qualche occasione.R: Con molto, molto piacere. La settimana prossima sarà un po’decisiva perché vediamo se riusciamo a chiudere l’accordo sulgoverno. E…A: Rimpastino?R: Sì, sì. Rimpastino sicuro. Rimpastone, no rimpastino! Il problemaè capire anche… se mettere qualcuno dei nostri…A: È lì il punto! O stare fuori, va bene?R:No, bisogna star dentro.A: Oppure stare dentro.R: Stare dentro però rimpastone.A: Significa arrivare al 2015.R: E sai, a questo punto, c’è prima l’Italia, non c’è niente da fare.Mettersi a discutere per buttare all’aria tutto, secondo me alla lungasarebbe meglio per il Paese perché lui è proprio incapace, il nostroamico. Però…A: È niente, Matteo, non c’è niente, dai, siamo onesti.

In sostanza Renzi anticipa a un generale, non un suo consulentemaal limite un suo controllore, una strategia che nessuno ha maisvelato: la staffetta (il “rimpastone”) con un risarcimento,ilQuirinale nel 2017, per l’inquilino sfrattato da Palazzo Chigi.Proposta rifutata. Due i problemi, spiega Renzi al generale: Letta

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jr ha 46 anni, dovrebbe aspettarne tre per il compimento dei 50,soglia minima per il Colle, e non si fida. Inoltre “il numero uno”alias Napolitano, giustamente, è contrario.

R: Lui non è capace, non è cattivo, non è proprio capace. E quindi…però l’alternativa è governarlo da fuori…A: Secondo me il taglio del Presidente della Repubblica.R: Lui sarebbe perfetto, gliel’ho anche detto ieri.A: E allora?R: L’unico problema è che … bisogna aspettare agosto del 2016.Quell’altro non c’arriva, capito? Me l’ha già detto.A: Sì sì, certo certo.R: Quell’altro 2015 vuole andar via e … Michele mi sa che bisognafare quelli che… che la prendono nel culo personalmente… poivediamo magari mettiamo qualcuno di questi ragazzi dentro nellasquadra… a sminestrare un po’ di roba.A: Sì sì, ho capito.R: Purtroppo si fa così.A: Non ci sono alternative, perché quello, il numero uno non molla equindi che fai?

Renzi conferma che Napolitano è contrario eaggiunge:Berlusconi è favorevole. Il patto del Nazareno c’era già8 giorni prima di essere siglato. L’incontro Renzi­Berlusconi è del18 gennaio, ma fu annunciato il 16, cinque giorni dopo la telefonata.

R: E poi il numero uno anche se mollasse… poi il numero uno ce l’haa morte con Berlusconi per cui… e Berlusconi invece sarebbe piùsensibile a fare un ragionamento diverso. Vediamo via, mi sembracomplicata la vicenda.A: Matteo, intanto t’ho mandato una bellissima cravatta.R: Grazie.A: (…) Se vuoi il colore lo puoi cambiare, ci sono dei rossi e dei neri,va bene? (ride)R:No ma va bene, poi io amo il calcio minore per cui va bene.. unabbraccio forte.A: Che stronzo! Ciao, ciao. Buon compleanno, buona giornata.

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Per comprendere l’ultimo passaggio bisogna sapere che Adinolfi èmilanista e amico fraterno di Adriano Galliani da trenta anni.Inoltre è amico di Gianni Letta, come dimostrano altre conversazionidepositate nelle quali Letta senior lo sponsorizza mentre Letta jr lofa fuori dalla corsa a comandante generale. Inoltre è consideratovicino a Berlusconi. Forse per questo Renzi gli parla del leaderdi Forza Italia quasi come se fosse un amico comune, a differenzadi Napolitano. Se questo aiuta a capire perché Renzi, notoriamenteviola, accetti una cravatta da un rossonero, non spiega perché illeader della sinistra italiana si faccia chiamare “stronzo” da un amicodi Berlusconi, che vuole promuovere a capo della Finanza. Ma questaè un’altra storia.

di Vincenzo Iurillo e Marco Lillo

da Il Fatto Quotidiano del 10 luglio 2015

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Home » politica » Michele Adinolfi, generale della Gdf tra guai e politica http://www.lettera43.it/politica/michele-adinolfi-generale-della-gdf-tra-guai-e-politica_43675165472.htm

Michele Adinolfi, generale della Guardia di finanza, tra guai e politica Amico di Galliani, Letta, Renzi e Lotti. Finito nelle indagini Why not, P4 e ora Cpl: ma sempre archiviato. Adinolfi, l'uomo della Guardia di finanza vicino al potere. di Gabriella Colarusso|

04 Aprile 2015

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Le cene romane con politici e giornalisti.L'amicizia con Gianni Letta e Adriano Galliani. Le ambizioni di carriera. Galeotto fu il fascino delpotere. E del telefono.Tirato in ballo in diverse inchieste fin dagli Anni 90 e sempre uscito immacolato, intercettato in piùoccasioni, indagato due volte e due volte prosciolto, il generale della Guardia di finanza MicheleAdinolfi è finito di nuovo sulle prime pagine dei giornali.Una sua vecchia conoscenza, il pm di Napoli Henry John Woodcock ­ che lo aveva indagato perrivelazione del segreto e favoreggiamento nell'inchiesta P4, vedendosi poi costretto a chiederne ilproscioglimento ­ ne ha catturato le conversazioni nell'ambito dell'indagine sulla Cpl Concordia.CONVERSAZIONI CON RENZI. Fascicoli inviati per competenza a Roma, privi di rilevanzapenale e che sarebbero già in fase di archiviazione.E nonostante questo finiti lo stesso sulle scrivanie di molte redazioni.Si tratta di conversazioni con il premier Renzi e il suo braccio destro Luca Lotti.«INQUIETANTE INGERENZA». Nel provvedimento con cui chiedevano la proroga delleintercettazioni per gli indagati della Cpl, i pm napoletani annotano che il monitoraggio dell'utenza diAdinolfi «consentiva di acquisire numerose ulteriori univoche risultanze dalle quali sembranoevincersi elementi piuttosto univoci dai quali si desume una sistematica e piuttosto inquietanteingerenza dello stesso Adinolfi in scelte e vicende istituzionali ai più alti livelli».«ENTRAVA DA PORTE SECONDARIE». Al riguardo, proseguono i magistrati, «il tenore e ilcontenuto delle conversazioni e degli sms intervenuti tra Adinolfi e Lotti (strettissimo collaboratoredell’onorevole Renzi); il fatto che Adinolfi si sia recato alla vigilia della proposta di nomina delcomandante generale della Finanza nella sede di un partito politico entrando dalla porta laterale esecondaria; la reazione che Adinolfi ha avuto alla proposta di proroga del generale Capolupomanifestando il proposito di non rassegnarsi così facilmente...».A parlare con Libero del contenuto di queste conversazioni è stato lo stesso Adinolfi.LUI: «PARLAVAMO DI MILAN». L'amicizia con Renzi e Lotti, ha spiegato il generale, risale aglianni in cui era a capo del comando interregionale a Firenze (oggi è alla guida del Roan, repartooperativo aeronavale di Roma) e il premier era ancora sindaco della città.Telefonate innocenti, si parlava del più e del meno, ha precisato Adinolfi, con Lotti soprattutto delMilan, visto che anche il braccio destro del presidente del Consiglio tifa rossonero, ma nulla di più.CHIESTO UN POSTO ALL'AISE. Se non che una richiesta, da parte del generale, c'è stata, per suastessa ammissione: diventare capo dell'Aise, il servizio segreto militare.Richiesta evidentemente respinta, visto che per quell'incarico Matteo Renzi gli ha preferito AlbertoManenti.

Falsa testimonianza, Cosa nostra, P4: coinvolto, ma sempre archiviato

Non è la prima volta che il generale nato adAfragola, ma cresciuto professionalmente inCalabria, si trova alle prese con magistrati eintercettazioni.

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Nel 1995 fu chiamato a testimoniare alprocesso contro Bruno Contrada: indagatoper falsa testimonianza, la sua posizionevenne archiviata.ERA LA GOLA PROFONDA?Qualcheanno più tardi fu invece la procura di Milanoa chiamarlo in causa in una indagine su unapresunta cellula di Cosa nostra costituita nelNord Italia dall'imprenditore Natale Sartori.Il nome di Adinolfi era saltato fuori dalleintercettazioni che lo dipingevano come lagola profonda di Sartori, colui che avrebbedovuto metterlo in guardia sulle indagini in

corso.Tutto finì in una bolla di sapone: inchiesta archiviata.INDENNE DOPO WHY NOT. Nell'indagine Why Not di De Magistris qualche anno più tardi saltòfuori che il generale era amico del principale indagato, l'imprenditore ciellino Antonio Saladino, maanche quell'inchiesta si sciolse come neve al sole.AMICO DI LETTA E GALLIANI. Molto amico di Gianni Letta e Adriano Galliani, Adinolfi eraconsiderato vicino anche all'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, su proposta del quale fupromosso da generale di divisione a generale di corpo d'armata.DISSIDI CON MARCO MILANESE. Ma fu proprio l'ex braccio destro di Tremonti, MarcoMilanese, da molti considerato come appartenente a una cordata opposta all'interno della Guardia difinanza, quella facente capo a Emilio Spaziante, a coinvolgerlo nell'inchiesta P4.ARCHIVIATO PER L'INCHIETSTA P4. Milanese sosteneva che fosse stato Adinolfi a far saperea Luigi Bisignani, per il tramite del loro comune amico Pippo Marra, presidente dell'Adnkronos,dell'esistenza di una indagine a carico del lobbista.Milanese raccontò di una cena a casa Marra durante la quale aveva appreso di questa “fuga dinotizie”. Adinolfi confermò l'esistenza della cena a casa Marra, collocandola però in un momento diverso da quanto fatto da Milanese, ma smentì tutto il resto. Le indagini gli hanno dato ragione.

(© Imagoeconomica) Michele Adinolfi della Guardia di

finanza.

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Sezione: QUADRO ECONOMICO E POLITICO Foglio: 1/1Estratto da pag.: 22

Edizione del: 22/08/15

Peso: 100%104-115-080

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Rifoona cos1ituzbnale: Rirrborso dei det<ti della i> A: Legge sul o;oflitto di in~eressi: Leggesulaa:ncmeriza: Rifnrma fisc<Je:

Piano banda iaJga: Modernizzazione e trasparenz;i

nel s~tema degli appatti: Legge su uniooi civili: Riforma dEllagovemancedella RAI: Digìtalizzaziooe del pocesro civle: Tribunale delle imprese: Riforma del processo pmole:

IL SENATO °'"1 /,J Tffe•'!µ·J d.tl Sm11"'.? il Cr;«"rltll RwJ Jìt·

l<>t,.!1tJl11J.'ùt 1'! ,i:ir#.1,1 L.:J bktt11.'Ufl·~jJrrfiti'o'>. rlir

~li fJf/f)f11ll<;~r ~1' ,.Jf(isi(>.•!(~l.11~w itr ll.ll

f lf'l'(m1r n'm/(Jko dl r('f/11.111r,f;.:fi'f,~ / )('( ,.tr.tft:rr fd.'~'J;'Hl'r,:1r n11ti\- i1'i: fr.•t!.:1n1~:,w1,

APPROVATA !ti.LA CAMffi>I IN CORSO

Al/WATA A~WATA

ESERCIZIO DELLA DELEGA IN VI~ DI CONCLUSI O~

AWIATO APPR~ATA AL SENATO

1~~ DISCUS~IOtE Al.LA CAM:RA IN !X-SCUSSIO~'E IN IX-SCUSSIOl;é

Al/WATA AWIATO

11~ 01scuss101;< .\I.LA CAMEAA

L!EMERGENZA

l~ 'IMl1'n Il ''fAYJ ,.~! '1fir1t;!:J11 ,,r,, Jo4i, fJ~ .4l ,,,. tm1( 11 111 r;-41r.~i ~li v,.lit.111u'flit ~0 /Ntf/I 4'rll'~ ·

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CostiluzklM di fondi pgr l'imYJYazOCIM che rein•roslano i _prowmti i11: nool/e iniziati'ro. Pmd'~pos.2iono d accordi fisca'i PHl'ron ti.ri per al!Jarrc /l.YO'•i invos:ùnon · estmi. Varo di un tosto unioo pc:1 ra n.:irganizzazklnn dc1scrY izì ~ocai lnrentM peJ la razional zzaziane da mslema idrioofidroç•dogico. Riduziooe deliulilizzo del calbone nel sislemJ energ"1iro nozionalo.

Più i'l gei.ioralo ci aspctlìamo iri:-0r.·~m1ì d!lcisi chn ìmpo~r:nj) la mcrnlizzazicoo <fe:1a das.so pdi~~1 a lf\•nlb s~ nazional sia loca In i prosnç.uan:> rv.trtazìoon di co.nlt.asto alla oorJtJlllno o alla aimnarna O!!JOrizzala, me1br>:> al b;;o:Jo i !a•rontismi e pongano al renlro una atl(en:ca aillLn dcli a r€SJ>Cnsa~lrtà.

SIJg;jeriJmo al Gcvemi di imposlare una so•t~ia romuricazbne conUnualiva e mra:a i:« mantenere un fi~ diffillo con il Paese. slimciand> iaffenziooe stA piano del GoYemo e si.i progressi reefuzoj nello "" attuazione.

Rilenlaroo cho sorol>OO un rlanr>:> marim se "IJ<&o Gm~mo non proseguisse lo sua :rnooo, pmpro cra cl>J a FaU::a sUamo rr!CUpe<:<100 la dign1,; o il peoo che ci cooipoto in Ecropa, o proJri>ora dm il nostro Paese sembra avere una rmrcia in pi(t

Quindi, da semplici cittadini intmssali alle sorti del Pme, non mossi da intel'C$Si precostituiti da difillldcrc, nò soslllllilon di al"'"" posizione poll1ica

LANCIAMO UN APPELLO:

• al Goyerno R1m2i e :aj padamentari cM dicono di s:ostenet1o aà andare avan1i con d!!~iQne:, correggendo Qn n~~s~ariq gli enoli f;it;t~ m~ opp<mendc;i~i C<lll detenninazionf! ai professionisti del no. ~he rallentano il ner;essaria rinno\lamento della società

:ii cjtbldini in1eressati nUe ~rtj del Paes! elle condi'lidono le nos1re posiziorti a

m!nijeolar>i p•bblie>mente '""" le~ero al giornale. interventi ••i bl"!J o al~o) e •I oontempo .a irnpronlare la propria condotta a quegli :stessi standard di t:hiarezza i!

tra~parenza c::he- esigiamo dai 11<;1s.1ri go•i·em:u1ti,

~-""' =l.'dld =~ """""'"" _,_ -°""" ll..Clol'.:r~

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