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1 1918 1922 Fascismo Foibe Esodo Le tragedie del confine orientale 1918 1956 MOSTRA REALIZZATA DALLA FONDAZIONE MEMORIA DELLA DEPORTAZIONE ADERENTE ALL’INSMLI (ISTITUTO NAZIONALE PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE IN ITALIA) PER SAPERNE DI PIÙ Il litoriale adriatico nel nuovo ordine europeo 1943-1945 di Enzo Collotti (Vangelista editore) Foibe di Raoul Pupo e Roberto Spazzali (Bruno Mondadori) Esodo a cura dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia -dvd Il lungo esodo di Raoul Pupo (Rizzoli) Con il patrocinio della Presidenza del Consiglio Regionale della Lombardia A CURA DI BRUNO ENRIOTTI, DIRETTORE DELLA FONDAZIONE MEMORIA DELLA DEPORTAZIONE CON LA COLLABORAZIONE DI ANGELO FERRANTI GRAFICA DI FRANCO MALAGUTI E MARCO MICCI CARTOGRAFIA DI ISABELLA CAVASINO

Foibe- una mostra online curata dall'ANED

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19181922

FascismoFoibeEsodo

Le tragedie del confine orientale

19181956

MOSTRA REALIZZATA DALLA FONDAZIONEMEMORIA DELLADEPORTAZIONE

ADERENTE ALL’INSMLI(ISTITUTO NAZIONALE PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE IN ITALIA)

PER SAPERNE DI PIÙIl litoriale adriatico nel nuovo ordine europeo 1943-1945

di Enzo Collotti (Vangelista editore)

Foibe di Raoul Pupo e Roberto Spazzali (Bruno Mondadori)

Esodo a cura dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia -dvd

Il lungo esododi Raoul Pupo (Rizzoli)

Con il patrocinio della Presidenzadel Consiglio Regionale della Lombardia

A CURA DI BRUNO ENRIOTTI, DIRETTORE DELLA FONDAZIONE MEMORIA DELLA DEPORTAZIONE

CON LA COLLABORAZIONE DI ANGELO FERRANTI

GRAFICA DI FRANCO MALAGUTI E MARCO MICCICARTOGRAFIA DI ISABELLA CAVASINO

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19181922

MOSTRA A CURA DELLA FONDAZIONE MEMORIA DELLA DEPORTAZIONE

LE TRAGEDIE DEL CONFINE ORIENTALE

In questa mescolanza di etnie e nel complessointreccio di vicendestoriche locali, trovòalimento un nazionalismofascista particolarmentevirulento e aggressivo. Già all’inizio del 1919 vengonocostituiti forti gruppi disquadristi che – come si legge in un documento dell’epoca –«insegnarono a tutti i Fascid’Italia il metodo più efficace di lotta contro l’Antinazione e inaugurarono per prime,come divisa ufficiale,la gloriosa Camicia nera».

Gli effetti della violenzafascista non tardarono a farsi sentire. Non solo gli antifascisti furonopresi di mira, come avvenne in quegli anni nel resto d’Italia,ma le squadracce fasciste si accanirono soprattutto contro la popolazione di etnia slovena ecroata. Gli squadristi, capeggiatida Francesco Giunta,incendiarono a Trieste il 13luglio 1920 l’hotel Balkan, sededel “Narodni Dom”, il piùimportante e moderno centro

culturale delle organizzazionislovene in città.

Questo gravissimoepisodio verrà definito da Mussolini «il provvidenziale incendio del Balkan». Dopo questo autorevole avallo,la violenza fascista dilaga conl’obiettivo della completaitalianizzazione dellepopolazioni di etnia non italianache abitavano quelle terre da tempo immemorabile.

19181922

Dopo la vittoriaarriva il fascismo

■ Unvolantinofascista del 1920.

■ Il“NarodniDom”,centroculturaledegli slovenidi Trieste.Il 13 luglio1920 fu datoalle fiamme.Nella fotoqui sotto,ripresa daigiornalidell’epoca,l’edificio infiamme.

■ Il ducevisita Triestenelsettembredel 1939.In basso,Mussolini aPostumianel 1938.

■ Disordiniprovocati da squadrefasciste a Trieste nei primi anni ’20.

FascismoFoibe Esodo

Confine traRegno d’Italia e monarchiaasburgica fino al 1918

Dopo il trattato di Rapallodal 1920 al 1941

mare Adriatico

Pola

Parenzo PisinoFIUME

Abbazia

Capodistria

TRIESTE

Sesana Postumia

Longatico

Gorizia

Gradisca

Udine

Tolmino Krainburg

Radmandorf

VillachHermagor

KLAGENFURT

Regnod’Italia

Impero d’Austria

mare Adriatico

Pisino

Regnod’Italia

Repubblicad’Austria

Pola

Trieste

Fiume

Udine Lubiana

Klagenfurt

Regno dei Serbi,Croati e Sloveni

L a conclusione della primaguerra mondiale con ilconseguente disfacimento

dell’Impero asburgico,consegnarono all’Italia la Venezia Giulia e Zara. Nel 1924 venne annessa anche la città di Fiume. Il Regno d’Italia si estese così su terre abitate sia da popolazionidi origine italiana, soprattutto nelle zone costiere, sia da sloveni e croati, in prevalenza nei paesidell’interno.

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LE TRAGEDIE DEL CONFINE ORIENTALE

S u un intreccio perverso diantislavismo eantisocialismo si incardina

la politica del fascismo negli annisuccessivi alla presa del potere. «Di fronte ad una razza come laslava, inferiore e barbara, non sideve seguire la politica che dà lozuccherino, ma quella del bastone»,si legge in un proclama diffuso dal fascismo in quegli anni.

19221940

■ La scuolaelementaredi Doberdò.

■ LaPrefettura di Goriziadirama le istruzioniper il cambioanagraficodei cognomiin italiano.

■ Le circolari della Prefettura per sciogliere le associazionilocali e crearequelle fasciste.

FascismoFoibe Esodo

Proibita anchela messa in sloveno

Si arriva a proibire l’uso della lingua persinoin chiesa, durante le funzioni religiose. Il clero cerca di resistere,ma inutilmente. Nel 1928 il vescovo Fogar così si rivolgeva al clero e ai fedeli commentando le decisioni del governo italianoche colpivano anche la Chiesa:«Cosa possiamo fare noisacerdoti, combattuti tante volte da quelli stessi che dicono di credere in Gesù Cristo? Dove l’empietà comincia a trionfare, ivi non tarderà a scatenarsi la persecuzione».

squadristiche, si obbligano lepopolazioni alla italianizzazionedei loro cognomi, altrettantoavviene per i nomi slavi deipaesi, e soprattutto si imponel’obbligo della lingua italianain qualsiasi luogo pubblico (ne soffriranno soprattutto i bambini a scuola, costretti a studiare in una lingua che non conoscono affatto).

Gli abitanti di etniaslovena e croata, definiti “allogeni” (termine neutro dal punto di vista scientifico, ma caricatoin quegli anni da un forte sensodi estraneità, di disprezzo e di inferiorità), sono sottoposti a una serie inaudita di angherie:si chiudono i circoli culturalisopravvissuti alle devastazioni

■ Ilcarteggiodel clerolocale in difesadellalinguaslovenanellecerimoniereligiose.

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LE TRAGEDIE DEL CONFINE ORIENTALE

I l 6 aprile 1941 cinquantaseidivisioni tedesche, italiane,ungheresi e bulgare attaccano

da ogni parte il Regno diJugoslavia. La debole resistenzadel paese aggredito viene subitosopraffatta. Lo stato crolla,l’esercito si scioglie e laJugoslavia viene smembrata.

1941

■ In queglianni ilfascismoorganizza le“adunate”.Eccone unaa Trieste.

FascismoFoibe Esodo

L’aggressione alla Jugoslavia

■ Una sequenzafotografica fissa una strage fascista. I partigiani della zona vengono spinti a calci. Poi salutano a pugno chiuso:una raffica spegne le ultime grida.A destra, un altromassacro .

■ Famiglie di internati nel campo di concentramento di Gonars (Udine).

Ante Pavelic̆, un criminale di ideologia nazifascista,mentre Aimone di Savoia vienedesignato re con il nome di Tomislavo II. Il regime di occupazione della Jugoslaviada parte della Germania e deisuoi alleati fu spietato. Migliaiadi persone vennero uccise ecentinaia di villaggi incendiati.La resistenza all’occupazione si sviluppò sin dall’estate 1941,cominciando dal Montenegro ed estendendosi ben presto a Serbia, Croazia e Slovenia.

La Slovenia settentrionaleè assegnata alla Germanianazista, quella meridionaleviene annessa all’Italia con la denominazione“Provincia di Lubiana”. L’Italia ingrandisce, a spesedella Croazia, la provincia di Fiume e quella di Zaraannettendosi anche la partecentrale della Dalmazia. La Croazia viene dichiarataformalmente uno statoindipendente: si insedia algoverno il capo degli ustascia

Nella “Provincia di Lubiana”,annessa all’Italia, venne istituitofin dal settembre 1941 un tribunale straordinario che puniva con la pena di morte anche il solo possessodi materiale di propaganda o la partecipazione a riunioni “di carattere sovversivo”.

Nell’ottobre del ’41 si ebbero le primecondanne a morte.Nei 29 mesi di occupazioneitaliana nella sola provincia di Lubiana vennero fucilati circa5.000 civili e altre 7.000persone, in gran parte anziani,donne e bambini, trovarono la morte nei campi diconcentramento italiani.

Tristemente noti sono quelli di Gonars (Udine) e Rab in Croazia.

mare Adriatico

Terzo Reich

Regnodi Croazia

Regno d’Italia

Fiume

Pola

Trieste

LubianaGoriziaUdine

Territori occupatidi Carinzia e Carniola

Klagenfurt

Confine traRegno d’Italia,Regno di Croazia e Terzo Reich

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5LE TRAGEDIE DEL CONFINE ORIENTALE

L’annessione di fatto al TerzoReich dei territori del confineorientale

sottratti alla sovranità italiana è la prima reazione da parte nazistaalla dissoluzione dell’esercitoitaliano dopo la caduta del fascismo del 25 luglio el’armistizio dell’8 settembre 1943.

1943

■ Il GauleiterFriedrich Rainer,un nazista cheodiava l'Italia con il prefetto di TriesteBruno Coceani.Secondo le suevalutazioni etnico-razziali il Friuli e la Venezia Giuliaerano per la gran parteestranei alla nazioneitaliana.

■ La copertina di un “manuale antipartigiano” distribuito alle truppe tedesche.

FascismoFoibe Esodo

■ Nella foto,l'insediamento alpalazzo di giustiziadi Trieste deltristemente notoPolizeifuhrerdelle SS Odilo LotarioGlobocnick,triestino di nascita,legato a Himmlere già organizzatoredi massacri in Polonia.Accanto allasvastica nazistal'alabardaemblema dellacittà giuliana. Nella foto in alto a destra, eccoGlobocnickpassare inrassegna le truppe.

mare Adriatico

Alpenv

orla

nd Terzo Reich

Territori occupatidi Carinzia e Carniola

RepubblicaSocialeItaliana

Regnodi Croazia

Litorale Adriatico

AdriatischesKustenland:

Litoraleadriatico dal 1943 al 1945

L’Adriatisches Küstenlandsopravvivrà per più di venti mesi.La Repubblica di Salò nascecome struttura amministrativa di collaborazione voluta dai tedeschi. Queste mutilazioniregionali la screditaronoulteriormente. L’Italia è privatabrutalmente della sovranità su

un’area in cui aveva profusol’ambizione nazionalistica diuna grande espansione neiBalcani e del controllo totaledell’Adriatico. Il Gauleiter Rainer, incaricatoda Hitler per le soluzioniamministrative e di gestione,impone condizioni durissimealle popolazioni con l’obiettivofinale di abbattere ogniresistenza e di annettere in via definitiva questi territori al Grande Reich.Le violenze e gli eccidiche vengono perpetratinell’Adriatisches Küstenland,con la complicità delle “bandenere” di Salò, aggravanoulteriormente le tensioninazionali nell’area giuliana,che nel dopoguerraconosceranno una nuovastagione di violenze di massa,questa volta a danno degli italiani.

Dal settembre del 1943 all’apriledel 1945 le province di Trieste,Gorizia, Udine, Pola, Fiume eLubiana furono riunite nella speciale zona di operazionedefinita Adriatisches Küstenland(litorale adriatico) che venneinclusa nelle struttureamministrative della Germanianazista. Analoga sorte subì la zona comprendente le province di Trento, Bolzano e Belluno.

La perdita di controllo dei territorientro i confini dello Stato italianoe anche di quelli sottoposti a occupazione militare, risultatodel collasso politico-militare del regime fascista,offre alla Wehrmacht la possibilità di occuparerapidamente l’area della Venezia Giulia, della provincia di Lubiana e del territorio dalmata.

L’occupazione tedesca

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LE TRAGEDIE DEL CONFINE ORIENTALE

19431945

FascismoFoibe Esodo

La Resistenzae la Risiera

Parallelamente si sviluppòl’organizzazione della Resistenza da parte italiana. A Udine, tra il febbraio e l’aprile del 1945, avvenne la fucilazione di 52 partigiani. Questi eccidi vennero compiutidai nazisti con la collaborazioneattiva dei fascisti di Salò.L’asprezza del contrasto tra partigiani italiani e le mireespansionistiche jugoslave, portòa uno dei più tragici episodi dellaResistenza: nel febbraio del 1945nelle malghe di Porzus, nel Friuli

orientale, un gruppo di fanatici garibaldini massacrò,cogliendolo di sorpresa, l’interocomando della Brigata Osoppo,composta in prevalenza dapartigiani che si riconoscevanonel movimento “Giustizia e Libertà”, accusato ingiustamente di tradimento.Forti furono anche i contrasti tra il CNL triestino che tendeva a marcare la propria italianità e la resistenza slovena che si batteva per l’annessionedella Venezia Giulia alla Jugoslavia.

■ A Triestenell’aprile del ’44 vennerofucilati 72antifascisti dopo unattentato in cuipersero la vita 7 militari dellaWehrmacht;sempre a Trieste,in via Ghega,furono impiccati51 ostaggi dopoun attentato in cui persero la vita 5 soldatitedeschi.

■ I tedeschihannofucilato un gruppo di donne a Celje.Siamo nel 1942.

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Nell’estate-autunno 1941iniziò in Jugoslavia la Resistenza control’occupazione italo-tedesca. A seguito dell’annessione della Slovenia all’Italia, lo Statofascista si trovò con la guerrigliain casa. Venne istituito un tribunale straordinario e introdotta la pena di morte non solo per coloro che fossero stati sorpresi armati, ma anche per chi avesse possedutomateriale di propaganda o partecipato a riunioni o assembramenti giudicati di carattere eversivo.Anche per questo nella VeneziaGiulia la Resistenza ebbe inizio con netto anticipo rispettoal resto d’Italia.

■ Negli ampi spazi dove una volta si immagazzinava il risoprima del trasporto verso l’Austria-Ungheria, vengono ricavatele anguste celle, anticamera del forno crematorio.

Il Polizeihaftlager (campo di detenzione di polizia),della Risiera di San Sabba,destinato a detenutipolitici ed ebrei è l’unicocampo di concentramentonell’intera area dell’Europaoccidentale provvisto di fornocrematorio. È il luogo dal quale si conducecontro la popolazione civile,sospettata di appoggiare il Movimento di liberazione,una vera e propria campagna di deportazione, di violenze e di uccisioni.La Risiera fu innanzitutto

una istituzione dedicata all’attivitàdi cattura e deportazione degliebrei e di tutti gli oppositori sia italiani che slavi.Qui si applicarono le tecniche di uccisione di massa, propriedella logica SS: abbattimento,gassazione, fucilazione,strangolamento; l’invio di deportati nei campi di sterminio in Germania.Nella Risiera furono deportatecirca 20.000 persone, di cui,secondo calcoli approssimati,ben 5.000 persero la vita. Oggi l’edificio della Risieraè monumento nazionale.

Infatti già nei primi mesi del 1943la guerriglia partigiana, sempre più estesa in Jugoslavia, travalicò il vecchio confine e cominciò a lambire la stessa città di Trieste.Alla data dell’8 settembre il Movimento di liberazionejugoslavo era già presente nella regione ed era in grado di proporsi come contropotererispetto al regime instaurato dalle forze nazifasciste.

■ Slovenideportati dai nazisti dopo unrastrellamento.L a Resistenza ha inizio in Istria

sin dagli anni successivi allapresa fascista del potere. Sono

del 1929 le condanne del TribunaleSpeciale, insediato per l’occasionea Pola, di 5 antifascisti croati:uno fu condannato a morte e gli altri a trent’anni di reclusione. L’anno successivo il TribunaleSpeciale riunito a Trieste condannòa morte 4 sloveni imputati di cospirazione contro l’Italia. Con l’occupazione nazista della Venezia Giulia (AdriatischesKüstenland) tra il 1943 e il 1945,i tedeschi cercano di accattivarsi le simpatie della popolazione localerecuperando i miti asburgici. Ma il volto del nazismo aveva ben altre sembianze.

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19431945

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dalle truppe italiane eproclamarono l'annessione diquel territorio alla Jugoslavia.Cominciarono subito arresti dirappresentanti dello Stato,podestà, segretari comunali,carabinieri, guardie, esattori, ufficipostali, con l'evidente volontà dirimuovere tutta l'amministrazioneitaliana, odiata per leprevaricazioni del passato e anchesoltanto perché rappresentative diun nazionalismo profondamenteavversato.Nelle campagne furonoconsiderati "nemici" anche iproprietari di terra italiani, visti,per un chiuso antagonismo diclasse, come contrapposti aicoloni e ai mezzadri croati. Cosìavvenne anche per icommercianti, gli insegnanti, ifarmacisti, i veterinari, i medicicondotti, le levatrici,per tutti coloro che

rappresentavano il ceto italianopreminente delle comunità.Drammatico fu l'uso, per leesecuzioni, delle foibe istriane.L'eco del settembre 1943 siripercosse nella propaganda deinazisti e dei fascisti dellarepubblica sociale italiana, al finedi dilatare le diffidenze e i timoridei giuliani di sentimenti italianinei confronti di un movimentopartigiano egemonizzato daicomunisti jugoslavi.

Almeno 5.000 personescomparvero nelle stragichiamate “foibe”,dal nome delle voragini tipiche deiterreni carsici in cui spessovenivano gettati i cadaveri, anchese non tutte trovarono la morte intale modo.Tra le foibe più note vannoricordate quella di Vines, pressoAlbona, in Istria, e il pozzo dellaminiera di Basovizza -monumento nazionale - nei pressidi Trieste.Più numerosi furono i decedutinelle carceri e nei campi diconcentramento jugoslavi.Tuttavia l'immagine simbolo dellestragi è rimasta quella dellasparizione in un abisso del Carso.

L’orroredelle foibe

Trieste

mare Adriatico

A

B

APola

Italia Jugoslavia

Austria

occupazioneAlleata

linea Morgan

linea Morgan

VENEZIA GIULIA

occupazioneJugoslava

Pisino

Zona A e Zona B dal giugno ‘45 al settembre ‘47

MOSTRA A CURA DELLA FONDAZIONE MEMORIA DELLA DEPORTAZIONE

Q uando si parla di "foibe" ci siriferisce alla violenza di massanei confronti di militari e di

civili, in prevalenza italiani, in diversezone della Venezia Giulia.La prima ondata di violenze si ebbedopo l'8 settembre 1943 in Istriacontro cittadini italiani.Nel maggio 1945 con l'occupazionedella Venezia Giulia da partedell'esercito jugoslavo, la violenzariprese con maggior vigore.Ne furono vittime migliaia di personecivili e militari. Tra di esse vi eranoanche esponenti antifascisti che siopponevano al passaggio di questeterre alla Jugoslavia.

■ Un orrendo alternarsi di strati in una foiba.Nel dopoguerra si procede alpietoso recupero:affiora anche un sandalo da bambino.

Dopo l'8 settembre 1943l'Istria interna, avendo i tedeschi occupato subitosolo i centri di Trieste, Pola e Fiume, divennetemporaneamente terra di nessuno.Approfittando di questasituazione gli antifascisti slovenie croati, legati al movimento diliberazione jugoslavo,occuparono le posizioni chiavesenza opposizione, avviarono laraccolta delle armi abbandonate

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LE TRAGEDIE DEL CONFINE ORIENTALE

19431945

FascismoFoibe Esodo

L'esercito jugoslavo non risparmiò le strutturepolitiche e le forze militarifacenti capo al Comitato di liberazione nazionaleitaliano, solo perché non erano disponibili adaccettare la subordinazione almovimento di liberazionejugoslavo ed erano impegnati acercare, mediante l'insurrezione

armata, una autonomalegittimazione antifascista agliocchi della popolazione e degliangloamericani. L’obiettivoprincipale dei massacri fu quindil’eliminazione dei “nemici delpopolo”, cioè di chiunque siopponesse all’annessione dellaVenezia Giulia e dell’Istria allaJugoslavia e alla costruzione diun regime comunista.

Fra gli uccisi vi eranoanche i responsabili di violenze, protagonisti di rappresaglie e sevizie,spie, sloveni e croati,aguzzini del famigeratoispettorato speciale dipolizia di sicurezza per la Venezia Giulia.Il criterio degli arresti e delleesecuzioni si fondava su unaipotetica responsabilità collettivae a essere travolti dallarepressione furono in maggiormisura i quadri intermedi che noni vertici delle strutture politiche omilitari della occupazione nazista.In questa logica rientra anche ladeportazione delle guardie difinanza, che pure non avevanopartecipato ad azioniantipartigiane e di molti membridella guardia civica di Trieste,che era stata dipendente dai

MOSTRA A CURA DELLA FONDAZIONE MEMORIA DELLA DEPORTAZIONE

Nel maggio del 1945 le truppejugoslave, partigiani del 9° corpo d'armata e unità

regolari della 4a armata, occuparonotutto il territorio della Venezia Giuliae, come un esercito vittorioso,procedettero all'internamento di tutti i militari e di tutti gli appartenenti alle forze di poliziacatturate e dei cittadini ritenuti ostili all'annessione del territorio alla Jugoslavia.

Il trattamento inflitto ai prigionieri fu durissimo. Molti perirono di stenti o furono liquidati nei campi di concentramento,come nel famigerato campo di Borovnica.

Molti perirono durante marce di trasferimento che divenneromarce della morte.Centinaia furono le esecuzionisommarie, decise senzal'accertamento di effettiveresponsabilità personali in atticriminosi.

comandi tedeschi, ma che nonera stata impiegata in attivitàrepressive.Persino alcuni membri dellebrigate partigiane italiane,dipendenti dal Comitato diliberazione nazionale di Trieste,furono considerati alla streguadei militari germanici e dellarepubblica sociale.

Obiettivo:i “nemici delpopolo”

■ Dalla voragineemergonoletteralmente strati di cadaveri che dopo il recuperovengono pietosamente allineati ai bordi della voragine. Si procede al difficilericonoscimento delle salme cercando indizi tra gli oggetti,gli abiti e ogni segnoutile alla loroidentificazione.

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LE TRAGEDIE DEL CONFINE ORIENTALE

19461956

Fascismo

FoibeEsodo

■ Sulla banchinadella stazionemarittima di Pola,sotto la neve,il vapore“Toscana” tienesotto pressione le caldaie. Partirà con migliaia di esuli a bordo:è il 1946.

Subito dopo la fine della guerrainiziò a svuotarsi Fiume,stabilmente occupata dagli jugoslavi fin dallaprimavera del 1945. Il governo di Tito avviò nei confronti degli italianiuna politica assai dura,

fatta di espropri mirati a colpire le posizionieconomiche della piccola e media borghesia,di arresti e uccisioni, con lo scopo di eliminare qualsiasiembrione di dissenso politico. Gli esodi di massa siintensificarono dopo il 1946,con la firma del trattato di pace,che sancì il passaggio dell’Istriae della Dalmazia alla Jugoslavia.Simile a Fiume fu la situazionedi Pola, dopo che le truppeanglo-americane lasciarono la città. Uguale fu ilcomportamento degli italianiresidenti in altri territoridell’Istria, il cui esodo fu diluito nel tempo.

Negli anni 1946-1956 si compì il tragico esodo degli italiani dalle loro terre. La quasi totalità degli italianiche vivevano nei territori passatisotto il definitivo controllo dellaJugoslavia, fu costretta adabbandonare i paesi nei qualivivevano da molte generazioni.Un’intera comunità nazionale,calcolata sulle 250.000 persone,si disperse nel mondo. Solo una parte degli esuli trovòospitalità in Italia, mentre glialtri furono costretti a emigraresoprattutto nelle Americhe,in Australia o in Nuova Zelanda.

Lasciarono una terrasconvolta: borghi,soprattutto quelli costieri,ridotti a città fantasma, gravemente spopolate anche le campagne, completamentedisarticolata la società locale con la scomparsa di interi cetisociali (possidenti e artigiani),spezzati i legami con areetradizionalmente unite da una fitta rete di legami,come Trieste e l’Istria.La prima città a svuotarsi fuZara, abbandonata da larga partedella popolazione in seguito ai bombardamenti anglo-americani del 1944, cherecarono gravissime distruzionialla città dalmata.

L’esodo dei 250.000

■ Giugno 1945. La popolazione triestina festeggia la partenza dell’esercito jugoslavo.

■ La popolazionedi origine italianalascia con ognimezzo le case che aveva abitatoper secoli.In vista della frontiera con l’Italia la fila si ingrossacon gli automezziprovenienti da tutto il litorale adriatico.

MOSTRA A CURA DELLA FONDAZIONE MEMORIA DELLA DEPORTAZIONE

A lla fine della guerra laJugoslavia rivendicò neiconfronti dell’Italia una

consistente espansione territoriale, checomprendeva anche la città di Trieste.In attesa della definizione di questocontrasto, il territorio giuliano vennediviso in due parti: la Zona A,comprendente Trieste, sottoposta adun governo militare anglo-americano,e la Zona B, governata dall’autoritàmilitare jugoslava. Soltanto nel 1954la Zona A passò definitivamente all’Italia, mentre la Zona B rimase alla Jugoslavia. Con il 1956, dataconvenzionale della fine dell’esodo,il 90% della comunità italiana di Fiume e dell’Istria aveva dovutoabbandonare la propria terra.

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LE TRAGEDIE DEL CONFINE ORIENTALE

Il rancore e l’odio accumulati da sloveni e croati per la criminaleoppressione fascista spiega solo

in parte l’asprezza dei comportamenti degli jugoslavinei confronti della popolazioneitaliana, che veniva identificata in blocco come nemico storico del nazionalismo sloveno e croato.

19461956

Fascismo

Foibe Esodo

■ Lamanifestazione per il passaggioall’Italia.A destra,la parata deglianglo-americani a Trieste il 20maggio del 1950.

■ Un campoprofughi a Triestenel 1948.

Per le decine di migliaia di profughi che trovaronorifugio in Italia la vita fu all’inizio estremamente dura. Il governo italiano era del tuttoimpreparato ad accogliere unamassa così imponente di profughi e una vera e propria politica di accoglienzavenne approntata purtroppo con gravi ritardi.Inoltre nel 1948 la condanna di Stalin contro Tito avevamodificato la posizione dellaJugoslavia nello scacchiereinternazionale, con laconseguenza di azzerare i tonidella denuncia contro il governodi Belgrado anche in riferimento

L’amaraaccoglienza mare

Adriatico

ISTRIA

Trieste

Hermagor

Repubblica Italiana

Repubblicad’Austria

RepubblicaFederativaPopolare

diJugoslavia

zonaA

zonaB

Gorizia

Udine

Klagenfurt

Villach

Pisino

Il Territoriolibero di Trieste dal 1947 al 1954

alle condizioni dei 250.000 profughi.I campi di assistenza allestiti in diverse parti d’Italia (nel Bergamasco, in Toscana,in Sardegna e nel Meridione)erano privi di tutto. Ecco come un profugo descrivela vita in uno di questi campi:«Questo infame campo erasituato in una vallata a fianco del fiume Arno e noi dovevamoaccontentarci di vivere in casematte usate dai prigionieridi guerra con una copertamilitare e un sacco di paglia. Il cibo era razionato e gli abitanti della zona ci trattavano peggio dei delinquenti».

Altrettanto dure furono, almenonei primi tempi le condizioni di vita di coloro che furonocostretti ad emigrare in paesilontani. Quella dei 250.000italiani costretti a lasciarele terre passate sotto il controllo del governojugoslavo è una tragediatroppo spesso ignorata,provocata dalla guerra e dall’esplodere di unnazionalismo che anche intempi più recenti ha causatodistruzioni, sofferenze e mortenelle popolazioni che hannoavuto la sventura di esserne coinvolte. MOSTRA A CURA DELLA

FONDAZIONE MEMORIA DELLA DEPORTAZIONE