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* LA QUESTIONE DEL PROGETTO PRESENTATO DA ALCE S.P.A. DI FORNOLI (BAGNI DI LUCCA) RELATIVO AD UN GROSSO IMPIANTO DI COMBUSTIONE A BIOMASSE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA (48,5 MWT E 16,5 MWE) VA INQUADRATA NELLA STORIA DI QUESTA AZIENDA E NELLA STORIA DELLA VALLE DEL SERCHIO. http://www.youtube.com/watch?v=xq7sNt_x-IA http://www.youtube.com/watch?v=YoMd0nf-Jcw STORIA ALCE Da 1903 l’Alce di Fornoli ha prodotto tannino ricavandolo dal legno di castagno che un secolo fa abbondava nel territorio e ricopriva tutti i nostri monti. Da quei castagni la gente traeva cibo e l’Alce traeva tannino. Centinaia di persone hanno avuto lavoro dall’azienda e l’azienda ha tratto enormi profitti da quel lavoro: oggi Silvateam S.p.A., proprietaria di Alce S.p.A., è una grande multinazionale che opera soprattutto nel Sud America per quanto riguarda i tannini naturali e a San Michele di Mondovì per quanto riguarda i tannini sintetici. Dall’inizio dello scorso secolo ad oggi, la situazione boschiva della Valle del Serchio è completamente cambiata e le selve di castagno sono state sostituite da boschi di robinia (acacia), tanto che l’Alce ha dovuto reperire il legname da zone esterne all’economia valligiana: Casentino, Mugello, Amiata e ancora più lontano. Dal 1957 l’Alce ha utilizzato il legno detannizzato, con aggiunta di legno bianco e carta da macero, per produrre carta semichimica. Questa azienda ha dato lavoro a centinaia di persone ma al contempo ha danneggiato gravemente e spesso in modo irreparabile la salute di tanti abitanti della Valle. Nel 1985 centinaia di cittadini di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca (più di 2.500 soci tesserati) si costituirono nel Comitato Ambiente Salute, il più antico sul territorio, nato proprio per contrastare il gravissimo problema dell’inquinamento atmosferico (e anche delle acque della Lima e del Serchio) prodotto dall’Alce nella zona di Fornoli e nei territori limitrofi. In quegli anni la ditta Alce, poi divenuta ICL e poi nuovamente Alce, inquinava enormemente tutta la Valle del Serchio e della Lima. I suoi fumi azzurrognoli coprivano il fondovalle e depositavano polvere nera dappertutto. A Pian di Nulla, sotto la Rocca, proprio dove le correnti trasportavano i fumi dell’Alce, ogni momento l’ENEL doveva cambiare gli isolatori sui tralicci dell’alta tensione perché venivano subito corrosi dall’inquinamento. I contadini che lavoravano negli oliveti o intorno alle viti o nei campi circostanti tornavano a casa completamente neri per le polveri depositate nella campagna. Particolarmente la notte, i panni non potevano restare stesi fuori perché diventavano neri. A Fornoli, a Borgo a Mozzano e negli altri paesi limitrofi all’azienda, non si poteva star fuori la sera d’estate né dormire con le finestre aperte perché da Fornoli la brezza notturna portava fino a Diecimo i fumi e i miasmi dell’Alce. L’Alce era responsabile della quasi totalità di emissioni di anidride solforosa nei Comuni di Bagni di Lucca e Borgo a Mozzano: l’82,7% (studio SIRI). Appestava tutto il territorio con i suoi fumi, con le sue polveri scure, con la puzza delle sue emissioni e con i suoi scarichi liquidi.

Inceneritore Alce - La Storia

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LA QUESTIONE DEL PROGETTO PRESENTATO DA ALCE S.P.A. DI FORNOLI (BAGNI DI LUCCA) RELATIVO AD UN GROSSO IMPIANTO DI COMBUSTIONE A BIOMASSE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA (48,5 MWT E 16,5 MWE) VA INQUADRATA NELLA STORIA DI QUESTA AZIENDA E NELLA STORIA DELLA VALLE DEL SERCHIO. http://www.youtube.com/watch?v=xq7sNt_x-IA http://www.youtube.com/watch?v=YoMd0nf-Jcw

STORIA ALCE Da 1903 l’Alce di Fornoli ha prodotto tannino ricavandolo dal legno di castagno che un secolo fa abbondava nel territorio e ricopriva tutti i nostri monti. Da quei castagni la gente traeva cibo e l’Alce traeva tannino. Centinaia di persone hanno avuto lavoro dall’azienda e l’azienda ha tratto enormi profitti da quel lavoro: oggi Silvateam S.p.A., proprietaria di Alce S.p.A., è una grande multinazionale che opera soprattutto nel Sud America per quanto riguarda i tannini naturali e a San Michele di Mondovì per quanto riguarda i tannini sintetici. Dall’inizio dello scorso secolo ad oggi, la situazione boschiva della Valle del Serchio è completamente cambiata e le selve di castagno sono state sostituite da boschi di robinia (acacia), tanto che l’Alce ha dovuto reperire il legname da zone esterne all’economia valligiana: Casentino, Mugello, Amiata e ancora più lontano. Dal 1957 l’Alce ha utilizzato il legno detannizzato, con aggiunta di legno bianco e carta da macero, per produrre carta semichimica. Questa azienda ha dato lavoro a centinaia di persone ma al contempo ha danneggiato gravemente e spesso in modo irreparabile la salute di tanti abitanti della Valle. Nel 1985 centinaia di cittadini di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca (più di 2.500 soci tesserati) si costituirono nel Comitato Ambiente Salute, il più antico sul territorio, nato proprio per contrastare il gravissimo problema dell’inquinamento atmosferico (e anche delle acque della Lima e del Serchio) prodotto dall’Alce nella zona di Fornoli e nei territori limitrofi. In quegli anni la ditta Alce, poi divenuta ICL e poi nuovamente Alce, inquinava enormemente tutta la Valle del Serchio e della Lima. I suoi fumi azzurrognoli coprivano il fondovalle e depositavano polvere nera dappertutto. A Pian di Nulla, sotto la Rocca, proprio dove le correnti trasportavano i fumi dell’Alce, ogni momento l’ENEL doveva cambiare gli isolatori sui tralicci dell’alta tensione perché venivano subito corrosi dall’inquinamento. I contadini che lavoravano negli oliveti o intorno alle viti o nei campi circostanti tornavano a casa completamente neri per le polveri depositate nella campagna. Particolarmente la notte, i panni non potevano restare stesi fuori perché diventavano neri. A Fornoli, a Borgo a Mozzano e negli altri paesi limitrofi all’azienda, non si poteva star fuori la sera d’estate né dormire con le finestre aperte perché da Fornoli la brezza notturna portava fino a Diecimo i fumi e i miasmi dell’Alce. L’Alce era responsabile della quasi totalità di emissioni di anidride solforosa nei Comuni di Bagni di Lucca e Borgo a Mozzano: l’82,7% (studio SIRI). Appestava tutto il territorio con i suoi fumi, con le sue polveri scure, con la puzza delle sue emissioni e con i suoi scarichi liquidi.

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Negli anni ’80 questa situazione di evidente degrado ambientale e pericolosità sanitaria non era rilevata da nessuna istituzione preposta alla tutela della salute pubblica. Nessun politico, né amministratore, né tecnico delegato si attivava per far cessare la vergogna. Vuoi per ignoranza, vuoi per ignavia, vuoi per connivenza o corruzione. Anzi, anche in quegli anni come nei successivi, gli Amministratori e i rappresentanti di Enti e Organi di controllo spesso ostacolavano e denigravano l’ impegno dei Comitati accusandoli di “una visione personale catastrofica” (Marri\assessore ambiente a Bagni di Lucca) o facendo tranquille affermazioni del tipo “qui respirate aria come quella della Norvegia” (Romanelli\Regione Toscana). Sono sempre arrivati dopo, sempre in ritardo rispetto al treno della salute.

Di fronte all’inerzia degli Enti pubblici, nel 1987, con fondi messi a disposizione dalla gente comune, il Comitato Ambiente Salute di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca fece effettuare analisi in proprio dall’Università di Pisa - Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio – Prof. Roberto Barale. I cittadini si sono messi le mani in tasca e si sono dovuti sostituire agli organi delegati! Lo studio dell’Università di Pisa dimostrò l’evidenza: la gravità della situazione ambientale. A quel punto gli Enti furono costretti ad effettuare ulteriori approfondimenti e analisi.

Alla fine, tutte le analisi fatte dimostrarono la fondatezza delle preoccupazioni del Comitato e il quadro della situazione si delineò in tutta la sua gravità.

Dopo lo studio del 1987, pagato dai cittadini, l’Università di Pisa attuò una convenzione con l’USL e con i Comuni di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca e nel 1989 furono eseguite ulteriori analisi mutagenetiche, responsabile il prof. Roberto Barale\Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio. Le analisi confermarono i risultati delle precedenti ed evidenziarono nella valle tra Borgo/Fornoli/Ponte a Serraglio, anche a mezza costa - Cafaggio, Cerreto- “livelli di inquinamento mutageno del tutto paragonabili o in alcuni casi addirittura superiori a quelli riscontrabili ad altezza d’uomo in molte città italiane lungo strade caratterizzate da elevato traffico autoveicolare” (la correlazione tra mutagenicità e cancerogenicità è circa dell’80%). Dietro le forti sollecitazioni della popolazione, nel 1989 l’Alce fu costretta a cessare la produzione di furfurolo e acido acetico e dovette effettuare una ristrutturazione degli impianti, ma continuò a bruciare nelle sue caldaie il black liquor, residuo della lavorazione. Nonostante la parziale ristrutturazione, l’Alce continuava ad inquinare enormemente e molta gente moriva di tumore a Fornoli e nei paesi limitrofi. “Dal 1987 al 2008 l’analisi statistica ha dimostrato per il Comune di Bagni di Lucca un maggior numero di morti nei maschi per tutte le cause, per le neoplasie del polmone, le malattie dell’apparato respiratorio, circolatorio e digerente” (ASL 2 – allegato XIV alla Determinazione). Di fronte al perdurare dell’EVIDENTE inquinamento prodotto dall’ICL (così si chiamava all’epoca lo stabilimento ex Alce), di nuovo i Comitati chiesero che gli Enti preposti facessero ripetere le analisi ambientali. Come al solito, nessuno si mosse. Nel 1997, nuovamente, il Comitato commissionò a proprie spese all’Università di Pisa due campionamenti e relative analisi mutagenetiche nei pressi della diga ENEL di Borgo a Mozzano, per verificare se nel tempo fossero avvenuti cambiamenti significativi nei livelli di mutagenicità atmosferica rispetto al 1989. I risultati, seppure solo indicativi a causa del basso numero di campionamenti, dettero “risultati del tutto sovrapponibili a quelli ottenuti nel periodo corrispondente nell’anno 1989 se valutati come mutagenicità per m3”. Di nuovo, solo a seguito dei risultati preoccupanti delle analisi commissionate dal Comitato, gli Enti preposti intervennero. Nel 1998 i Comuni di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca commissionarono un BIOMONITORAGGIO DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO al Dipartimento di Scienze dell’Uomo e dell’Ambiente dell’Università di Pisa. Nel 2000 anche l’ARPAT effettuò un’ “Indagine ambientale per il rilevamento di inquinanti ambientali nel comprensorio dei Comuni di Bagni di Lucca e di Borgo a Mozzano”.

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Stessi risultati: qualità dell’aria nella nostra valle “peggiore di quella di altre zone, indagate nella Piana di Lucca, paragonabili per tipologia di insediamenti civili ed industriali nonché per l’intensità del traffico autoveicolare”; gli inquinanti rilevati ad altezze che vanno dal livello del fondo valle fino a oltre 200 metri in tutta la valle, da Fornoli a Ponte a Serraglio a Valdottavo\Diecimo\Piaggione; territorio caratterizzato da aria molto deteriorata, con ampie zone di deserto lichenico; incidenza specifica dell’inquinamento prodotto dall’ICL sia in prossimità della fonte sia verso valle fino a oltre Borgo a Mozzano. I risultati delle analisi chimiche furono molto allarmanti in particolare per quanto riguarda le PM 10, cioè le polveri fini. La concentrazione di tali polveri nella nostra valle era nettamente superiore all’obiettivo di qualità che in Italia, dal 1 gennaio 1999, è di 40 microgrammi al metro cubo. come media annua. Ebbene, furono registrati valori fino a tre volte superiori a questo limite. Inoltre c’è da dire che l’OMS suggerisce come limite massimo accettabile non 40 ma 10 microgrammi di PM10 a metro cubo: nella nostra valle i valori sono arrivati a 126! Tredici volte di più! Inoltre in queste polveri furono rilevate alte percentuali di IPA (idrocarburi policiclici aromatici), notoriamente cancerogeni. Dalle mappature ufficiali svolte dalla Regione Toscana nel 1999, il Comune di Bagni di Lucca, insieme a quello di Barga, figurava tra i 12 Comuni toscani più inquinati dalle micidiali polveri fini. In tutti gli studi effettuati si è rilevato che la conformazione orografica della valle (rilievi montuosi, forma a Y) e la compressione verso il basso dei venti in quota non permettono la dispersione degli inquinanti, che sono confinati in questi luoghi e non possono essere dispersi dai venti, come avviene ad esempio nella Piana di Lucca o in zone marine. Del resto basta prendere la relazione ARPAT del 4 aprile 2007 per comprendere cosa e quanto ha buttato fuori l’Alce per decenni. Nonostante la forzata ristrutturazione di fine anni ’80, nel 2003 l’Alce emetteva ancora oltre i 2/3 di tutti gli inquinanti da emissioni puntuali dei Comuni di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca. Nel dettaglio: TABELLA Arpat relativa a emissioni Alce 2003 SO2 125 t/anno NOX 168 t/anno CO 102 t/anno MPT 14,2 t/anno NH3 9,3 t/anno Parallelamente alle lotte per ottenere accertamenti ambientali, nel 1989 il Comitato, acquisiti pareri legali, denunciò che il black liquor bruciato dall’Alce nella sua caldaia era un rifiuto e che pertanto l’azienda funzionava come un inceneritore non autorizzato e non controllato. Al contrario le istituzioni locali mostrarono, come sempre, una speciale comprensione verso l’azienda, dando della legge una interpretazione vantaggiosa per l’Alce e consentendogli di continuare l’incenerimento del black liquor. Il Comitato sollecitò più volte gli Enti affinché definissero la natura giuridica del BL, ma la questione non venne mai affrontata con determinazione. I cittadini dovettero muoversi ancora in prima persona, e, nel febbraio 2002, il Comitato Ambiente – Salute pose il quesito sulla natura giuridica del BL al Ministero dell’Ambiente e alla Commissione Europea. I pareri espressi confermarono quanto da anni segnalato dal Comitato: il BL non era un combustibile, bensì un rifiuto il cui trattamento avrebbe dovuto sottostare alle indicazioni del DM 503\97. L’attività di combustione del BL avrebbe dovuto avere le autorizzazioni rilasciate dalla Provincia. Non le aveva. Eppure, nonostante le autorevoli affermazioni del Ministero e della Commissione Europea, l’Alce poté continuare a incenerire il BL.

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A seguito dei preoccupanti risultati di tutte le analisi ambientali e a seguito della spinosa questione “natura giuridica del black liquor”, il 22 settembre 2003 l’Alce dovette firmare un Accordo di Programma con il Ministero dell’Ambiente, la Regione Toscana, la Provincia di Lucca, l’ARPAT, il Comune di Bagni di Lucca e il Comune di Borgo a Mozzano e, in base a questo Accordo, l’azienda dovette predisporre interventi per abbattere del 50% le emissioni nell’atmosfera. Tuttavia restò eluso un problema di fondo, cioè la natura giuridica del BL: gli Enti, ancora una volta, non si assunsero questa responsabilità (Successivamente, nel 2006, Ministro dell’Ambiente Matteoli, il BL fu definito combustibile dalla normativa italiana). Questa vicenda deve far riflettere bene: quando un insediamento c’è, nessuno lo tocca, anche se si dimostra che funziona nell’illegalità. Nessuno si assume la responsabilità di intervenire in maniera determinante, sia per i posti di lavoro, sia per le connivenze che si vengono a creare per venire incontro alle richieste di potenti lobby industriali. Addirittura si arriva a cambiare le leggi per aumentare le tolleranze: la legge si adegua alle emissioni, non le emissioni alla legge! La situazione relativa all’inquinamento prodotto dall’Alce dopo l’attuazione dell’Accordo di Programma sottoscritto nel 2003, pur essendo migliorata notevolmente, presentava ancora numerose criticità, in particolare per le emissioni di grandi quantitativi di polveri (nei paesi circostanti, sulle soglie dei davanzali e sugli arredi esterni continuavano a esserci strati di polvere scura, cosa che non è più successa da quando l’Alce si è fermata nel giugno 2009). Il 5 aprile 2007, dopo molteplici richieste, ci fu l’ultima relazione dell’apposito Comitato di Sorveglianza sullo stato di attuazione dell’Accordo di programma. La relazione non chiarì molto e la Provincia si impegnò a effettuare quanto prima un monitoraggio sullo stato dell’aria nella Valle dopo gli interventi, peraltro solo parziali, di ristrutturazione dell’Alce. Nessuno in realtà si fece più sentire. Anzi, il 26 luglio 2007 la Provincia di Lucca rilasciò all’Alce S.p.A. stabilimento di Fornoli l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) senza peraltro effettuare nessuna Valutazione di Impatto Ambientale. I Comitati nel frattempo dovettero rivolgere tutte le loro energie alla questione Lucart. La cartiera Lucart infatti presentò un progetto per costruire un inceneritore di fanghi di cartiera a Diecimo, progetto contrastato fortemente dalla popolazione e in odore di illegittimità. La battaglia andò avanti per 6 anni. Il progetto Lucart prevedeva la Valutazione di Impatto Ambientale. Poi l’inaspettato: ancor prima che la Conferenza dei Servizi esprimesse il proprio parere, Lucart a fine estate 2009 ritirò il progetto. Nel frattempo, nel giugno 2009, l’Alce (gruppo Silvateam) cessò le sue produzioni di tannino e carta semichimica, lamentando una crisi in particolare della carta semichimica, e mise in cassa integrazione i suoi 109 lavoratori. Il 21 settembre 2009, in un clima di enorme preoccupazione per i posti di lavoro e a distanza di pochi giorni dal ritiro del progetto Lucart (che appare non casuale), all’insaputa della popolazione, Alce S.p.A., del gruppo Silvateam, presenta alla Provincia di Lucca DOMANDA DI AU – ART. 12 D.LGS 387/03 ED ART. 11 DELLA LEGGE REGIONALE TOSCANA N. 39 DEL 24/02/05 PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DI COGENERAZIONE ALIMENTATO A BIOMASSE DELLA POTENZIALITÀ TERMICA DI 48,5 MW.

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Tutto avviene senza informare la popolazione tranne che con gli atti dovuti forzosamente (albi pretori, bollettino regionale). Nel Consiglio comunale aperto di Bagni di Lucca del 2 ottobre 2009, convocato appositamente per discutere la questione Alce dopo la cessazione delle attività, il Sindaco e i politici locali continuano a parlare di due ipotesi circa la possibile riattivazione dello stabilimento. Nessuno dice alla popolazione che in realtà è già stata presentata domanda autorizzativa per un impianto a biomasse da 150.000 t/anno. Eppure sicuramente il Sindaco, i politici provinciali e i Sindacati lo sapevano, e probabilmente lo avevano concordato già dal 2008 (vedi ad esempio Società Termas, citata nella Relazione Tecnica pag. 25, costituitasi il 4/1/2008). Solo il 24 novembre 2009 la notizia della domanda presentata dall’Alce esce sul Corriere di Lucca, comunicata dai Comitati che l’avevano scoperto casualmente.

CRONISTORIA

ALCE – STABILIMENTO DI FORNOLI

Alce S.p.A., stabilimento a Fornoli di Bagni di Lucca, ha sede legale a SAN MICHELE MONDOVI’ (CN). Costituitasi il 27/09/2002 (prima era ICL S.p.A., prima ancora Alce e precedentemente altre denominazioni). Al 28/06/2008 risulta appartenere per la quasi totalità alla multinazionale SILVATEAM S.p.A. (881.926 azioni ordinarie) e solo per una piccola quota alla PLASTWOOD INTERNATIONAL S.A. con sede in Lussemburgo (118.074 azioni ordinarie). Amministratore Unico Andrea Battaglia. Fra i procuratori speciali, Alessandro Battaglia, con ampi poteri decisionali e finanziari.

ATTIVITÀ DELL’ALCE di FORNOLI FINO A GIUGNO 2009 (prima della cessazione delle attività)

Estrazione di tannino da legno di castagno – estrazione della lignina dal legno detannizzato per produrre carta semichimica, con aggiunta di legno bianco e carta da macero. La liscivia esausta (black liquor) è bruciata con aggiunta di olio combustibile e metano per produrre calore ed elettricità ad uso interno.

GIUGNO 2009: CESSAZIONE ATTIVITA’

L’Alce (gruppo Silvateam) cessa le sue produzioni di tannino e carta semichimica, lamentando una crisi in particolare della carta semichimica, e mette in cassa integrazione i suoi 109 lavoratori.

21 SETTEMBRE 2009: DOMANDA DI A.U.

In concomitanza con il ritiro del progetto LUCART (avvenuto a fine estate 2009), in un clima di enorme preoccupazione per i posti di lavoro, il 21 settembre 2009, all’insaputa della popolazione, Andrea Battaglia, legale rappresentante di Alce S.p.A., del gruppo Silvateam, presenta alla Provincia di Lucca domanda di AU– art. 12 d.lgs 387/03 ed art. 11 della legge regionale toscana n. 39 del 24/02/05 per la realizzazione di un impianto termoelettrico alimentato a biomasse della potenzialità termica di 48,5 Mw. Alce ha presentato un progetto da 48,5 MW termici di potenza, eludendo così l’obbligo di dover sottostare alla Valutazione Impatto Ambientale (da 50 MW termici è obbligatoria la VIA). Si tratterebbe del più grande impianto a biomasse solide dell’Italia Centrale.

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8 GIUGNO 2010: CONCESSIONE A.U.

La Provincia di Lucca rilascia ad Alce S.p.A. Autorizzazione unica per impianto produzione energia da biomasse - Determinazione Dirigenziale n° 3305, rilasciata ai sensi del Dlgs 387/2003 e L.R. Toscana 39/2005. Alce è in tal modo autorizzata a bruciare 150.000 t/anno di biomassa legnosa (legno detannizzato, cortecce, scarti e segatura, cippato ed altri scarti legnosi provenienti da attività forestali e di trasformazione del legno).

SETTEMBRE/OTTOBRE 2010: NOTIFICA E DEPOSITO DI DUE RICORSI AL TAR TOSCANA (N. 01673/2010 REG.RIC. E N. 01673/2010 REG.RIC.)

Alcuni cittadini e Legambiente onlus presentano al TAR Toscana due ricorsi per l’annullamento, previa sospensione, della determinazione dirigenziale n. 3305 del 8.6.2010, recante “D.lgs.387/2003, L.R. Toscana 39/2005 – Autorizzazione Unica – ALCE s.p.a.. - Impianto Produzione Energia da Fonti Rinnovabili/Biomasse, stab. diFornoli”, pubblicata all'Albo pretorio dal 8 al 22 giugno 2010. Fra i motivi addotti dai ricorrenti c’è anche la mancata VIA dell’impianto progettato.

16 NOVEMBRE 2011: VENGONO PRONUNCIATE DAL TAR TOSCANA LE SENTENZE N. 01679/2011 REG.PROV.COLL. E N. 01680/2011 REG.PROV.COLL.

Il 16 novembre 2011, con inconsueta rapidità (meno di un mese dall’udienza), il TAR Toscana ha emesso le sentenze 1679 e 1680/2011. Con la sentenza 1680/2011 il TAR ha dichiarato inammissibile per carenza di interesse il ricorso dei cittadini N. 01673/2010 REG.RIC..

Con la sentenza 1679/2011 in parte ha dichiarato inammissibile per difetto di interesse dei ricorrenti il ricorso N. 01667/2010 REG.RIC. e, per il resto, lo ha rigettato. Con queste due sentenze il TAR Toscana ha stabilito che i cittadini residenti in prossimità di impianti potenzialmente dannosi per la salute dovrebbero “indicare il danno concretamente subito dal funzionamento dell’impianto” per essere legittimati a ricorrere e che “l’aspettativa alla salubrità dell’ambiente” non è motivo sufficiente per un ricorso. A supporto di queste decisioni il TAR Toscana ha citato una serie di precedenti sentenze che andrebbero in tal senso. Le due decisioni del TAR rappresentano di fatto un duro colpo per la democrazia partecipativa, una negazione sostanziale del principio secondo cui ai soggetti privati ricorrenti non può “addossarsi il gravoso onere della prova dell’effettività del danno subendo, prova che, non potendo prescindere dall’effettiva realizzazione dell’impianto, finirebbe per svuotare di significato il principio costituzionale del diritto di difesa predicato dall’art. 24 della Costituzione, rendendolo possibile solo allorquando il diritto alla salute e/o all’ambiente salubre fossero già definitivamente ed irrimediabilmente compromessi od esposti a pericolo” e che non è necessario dimostrare "l’esistenza di un danno concreto ed attuale ai fini dell’impugnativa di un provvedimento che autorizza l’avvio di un’attività potenzialmente inquinante essendo sufficiente la prospettazione di temute ripercussioni sul territorio collocato nelle immediate vicinanze ed in relazione al quale i ricorrenti sono in posizione qualificata", principi statuiti da copiosa giurisprudenza prodotta dai ricorrenti e recentemente condivisi proprio dalla II Sezione del TAR Toscana. Lo stesso TAR Toscana, nella recente sentenza n. 1411/2011 sull’impianto a biomasse di Gallicano, aveva evidenziato, citando altre sentenze ad hoc, che “ i soggetti residenti in prossimità della località nella quale si intende realizzare un impianto di consistenti dimensioni preposto alla produzione di energia elettrica, ed alimentato da combustibili che sono potenzialmente suscettibili di incidere negativamente sulla qualità dell’ambiente, sono legittimati ad impugnare l'atto autorizzativo dell'impianto suddetto, attesa la sussistenza di un loro collegamento stabile con la zona interessata alla realizzazione dell'opera” e aveva osservato che “ tale legittimazione non può essere subordinata alla produzione di una prova puntuale della concreta pericolosità dell'impianto, dovendo reputarsi sufficiente la prospettazione delle temute ripercussioni sul territorio collocato nelle immediate vicinanze della centrale da realizzare”. E ancora: “Con riferimento agli impianti per la produzione di energia si è ritenuto che l’interesse personale, attuale e concreto ad impugnare l’autorizzazione unica è ravvisabile in capo al proprietario frontista all’area in cui è autorizzata la realizzazione dell’impianto stesso, attesa la potenziale incidenza negativa che la vicinanza dell’impianto comporta anche sul valore commerciale dei beni immobili.”

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Nel caso di Gallicano il TAR, dopo aver citato le sentenze suddette, aveva addirittura sostenuto che i cittadini avrebbero dovuto fare ricorso principale. Nel caso dell’Alce, lo stesso TAR Toscana afferma, invece, che per poter fare ricorso non basta la vicinanza al luogo ma occorre anche la dimostrazione di un peggioramento complessivo della situazione ambientale ed un danno concreto e diretto ai cittadini stessi, danno peraltro ampiamente documentato nei ricorsi tramite approfondite relazioni tecniche, studi epidemiologici e scientifici.

(http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Firenze/Sezione%202/2010/201001673/Provvedimenti/201101680_01.XML http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Firenze/Sezione%202/2010/201001667/Provvedimenti/201101679_01.XML)

FEBBRAIO/MARZO 2012: GLI ORIGINARI RICORRENTI INTERPONGONO APPELLO AL CONSIGLIO DI STATO (N. 01841/2012 REG.RIC. E N. 01604/2012 REG.RIC.)

28 FEBBRAIO 2013: IL CONSIGLIO DI STATO HA PRONUNCIATO LE SENTENZE N. 01218/2013REG.PROV.COLL. E N. 01217/2013REG.PROV.COLL.

Giovedì 28 febbraio, 16 giorni dopo l’udienza, sono uscite le sentenze del Consiglio di Stato relative ai due ricorsi presentati dai cittadini e da Legambiente Onlus per la riforma delle sentenze del TAR della Toscana.

Le due sentenze del Consiglio di Stato non entrano minimamente nel merito delle questioni sollevate dai ricorrenti e liquidano sbrigativamente i due appelli dei cittadini con un macchinoso pretesto procedurale. Infatti il Consiglio di Stato ha stabilito che il rito applicato dal TAR della Toscana era sbagliato. Il TAR e le controparti avevano sostenuto e applicato il rito ordinario, mentre il Consiglio di Stato ha stabilito che il rito da applicare è quello speciale. Nelle due sentenze il Consiglio di Stato addebita ai ricorrenti la colpa di aver dato ascolto al TAR che in primo grado ha sostenuto la tesi del rito ordinario, opposta a quella sposata successivamente dal Consiglio di Stato. Nei fatti il Consiglio di Stato si è rifiutato di esaminare il contenuto dei ricorsi e conseguentemente non si è assunto la responsabilità di dare un giudizio nel merito. Questa sentenza impedisce agli abitanti di Bagni di Lucca e di Borgo a Mozzano e agli Amministratori di avere delle risposte nel merito delle obiezioni sollevate e lascia aperte le questioni relative alla legittimità dell’AU.

(http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezione%205/2012/201201841/Provvedimenti/201301217_11.XML http://www.giustizia-amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Stato/Sezione%205/2012/201201604/Provvedimenti/201301218_11.XML)

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INCONTRI APERTI A TUTTA LA POPOLAZIONE, NEL CORSO DEI QUALI SONO INTERVENUTI MEDICI, SCIENZIATI E TECNICI tra i quali il Dott. Federico Valerio, la Dott.ssa Patrizia Gentilini, il Dott. Montanari, la Dott.ssa Maria Antonietta Gatti, il Dott. Marco Stevanin ecc. http://www.youtube.com/watch?v=EYa1H3XOK6o http://www.youtube.com/watch?v=0XYRjGHSUdQ&list=UUnR6d8wHyj8iGSmJ-Q7RTzg http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/federico-valerio-a-bagni-di-lucca-2012 https://www.facebook.com/events/237898589670949/

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PERIZIA GIURATA DI SCREENING DELLA DOCUMENTAZIONE E ANALISI DEI CONTENUTI DI PROGETTO DI CUI ALLA PROCEDURA DI AUTORIZZAZIONE UNICA EFFETTUATO DALLO STUDIO TERRA SRL (DOTT. MARCO STEVANIN) A MARZO 2010 SU INCARICO DEI COMITATI AMBIENTE E SALUTE http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/stevanin-su-alce-analisi-documentazione-17691651 http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/stevanin-su-alce-tabelle-a3-17691694

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STUDIO EPIDEMIOLOGICO SVOLTO DAL PROF. BIGGERI SU INCARICO DELLA PROVINCIA DI LUCCA 18 MARZO 2011 http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/comunicato-stampa-del-prof-biggeri-18-maggio-2011-17691458 http://www.slideshare.net/alessandralunatici/presentazione-rapporto-biggeri-in-provincia-18-marzo-2011

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CAMPAGNA DI RILEVAMENTO DELLA QUALITÀ DELL'ARIA C/O FORNOLI-BAGNI DI LUCCA C/O SCUOLA ELEMENTARE VIA A. DE GASPERI – Relazione Intermedia 21/08/2010 – 31/12/2011

http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/comunicato-stampa-14122012-17691861 http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/arpat-fornoli

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VERBALE DI ACCORDO DEL 19/12/2012 http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/verbale-di-accordo-del-19122012-17691916

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STUDIO BETTINI relativo a Piano di Caratterizzazione Alce, commissionato da Comune di Bagni di Lucca a dicembre 2012 http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/comunicato-stampa-03012013 http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/alce-studio-bettini

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29 MARZO 2013 BASTA CON LE INGIURIE E LE MINACCE PERSONALI ! Se questo atteggiamento goffo e volgare da parte di pochi individui (facenti parte dei dipendenti Alce) non cessa, saremo costretti (nostro malgrado) a condurre la vicenda in altre sedi e qualcuno dovrà rispondere di quanto ha scritto. Purtroppo certe persone, vicine sia alle Istituzioni che alla proprietà dell'ALCE, stanno usando questi inconsapevoli scalmanati per interessi che niente hanno da spartire con quelli loro, semplici operai, appunto ! - Invitiamo tutti ad andare a leggere l’intera ed interessante discussione scaturita da un articolo che qualcuno ha pubblicato su “La Voce di Lucca”: http://www.lavocedilucca.it/post_esp.asp?id=26820&arg=0

Questo video è stato caricato su YouTube nel dicembre 2010, alcune notizie in esso riprese sono superate ma, il contenuto sostanziale, risulta essere più che mai attuale…

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LA MACCHINA DEL FANGO appunto... http://www.youtube.com/watch?v=JF7gexWRgU0

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BIOMASSE DI MASSA – REPORT RAI TRE 31/10/2010

http://www.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-9dbca710-20ea-42d0-b4c4-2cf34c2f54c0.html

Nel frattempo alcuni progetti sono falliti o per gravi illegittimità (Gallicano) o per non aver ottenuto fondi pubblici (fra questi anche quello di Lugliano). Altri impianti più piccoli (molto al di sotto di 1 Mwt) sono invece stati realizzati, con positivo utilizzo del calore per riscaldare piccoli paesi o ambienti pubblici (San Romano, Pruno...). Dai contratti stipulati dall’Alce con i futuri fornitori di legname, depositati presso il TAR Toscana, risultano le seguenti provenienze e quantitativi (espressi in tonnellate annue)per un totale di 139.440t/anno. REGIONI: EMILIA ROMAGNA: 11.100 (7,96%)(Bologna: 6.500; Parma: 4.600) LIGURIA: 10.750 (7,70%)(La Spezia: 10.750) TOSCANA: 117.590 (84,3%) PROVINCE TOSCANE: Firenze: 39.000 (27,96%) (Galleno: 30.000; San Godenzo: 3.500; Vicchio di Mugello: 2.500; Barberino di Mugello: 3.000) Pistoia: 39.700 (28.47%) (Marliana: 18.000;Piteglio: 9.700; Chiazzano: 4.000; Macchino: 4.000; Prunetta: 1.000; Mammiana: 3.000) (in tutta la provincia, secondo l’ARSIA, ci sono meno di 22.000 t/anno di residui forestali economicamente sostenibili da destinarsi al settore energetico) Pisa: 1.000 (0,71%) (San Miniato: 1.000)

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Lucca: 37.890 (27,17%) (in tutta la provincia, secondo l’ARSIA, ci sono meno di 26.000 t/anno di residui forestali economicamente sostenibili da destinarsi al settore energetico) COMUNI LUCCHESI: Bagni di Lucca: 2.160 (1,54%) (Capoluogo 660; Benabbio 700; Fornoli 250; San Cassiano 400; Palleggio 150) Borgo a Mozzano: 11.400 (8,17%) (Capoluogo 400; Gioviano 2.700; Cerreto 500; Corsagna 2.300; Piano della Rocca 5.000; Diecimo 500) Coreglia Ant.lli:100 (0,07%) (Ghivizzano 100) Barga: 200 (0,14%) Pescaglia:650 (0,46%) (Piegaio 650) Lucca: 5.000 (3,58%) (Monte San Quirico 5.000) Capannori: 2.200 (1,57%) (Pieve di Compito 2.200) Villa Basilica: 1.000 (0,71%) Vergemoli:200 (0,14%)(Fornovolasco 200) Stazzema: 60 (0,04%) (Palagnana 60) Castelnuovo: 3.420 (2,45%) (Capoluogo 920; Antisciana 2.500) Castiglione Garfagnana: 6.000 (4,30%) Villa Collemandina: 2.500 (1,79%) Sillano: 3.000 (2,15%) OSSERVAZIONI: Nelle Province di Pistoia e di Lucca non sono assolutamente disponibili i quantitativi, garantiti dai fornitori dell’Alce, di residui forestali economicamente sostenibili da destinarsi al settore energetico.

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Senza considerare i residui già utilizzati nei molteplici piccoli impianti già in funzione. Meno del 10% di legname proverrebbe da ditte dei due Comuni che maggiormente soffriranno le ricadute ambientali dell’impianto a biomasse: Bagni di Lucca e Borgo a Mozzano. Il Comune di Bagni di Lucca, sul cui territorio si trova l’Alce, che sarebbe particolarmente penalizzato rispetto alla possibilità di un rilancio turistico-termale, contribuirebbe con un misero 1,54% di biomassa consegnata da ditte locali. Il 72,80% della biomassa proverrebbe da ditte di Bologna, Parma, La Spezia, Firenze, Pistoia, Pisa. Del 27,17% di legname proveniente dalla Provincia di Lucca il 10,69% proverrebbe da ditte dell’Alta Garfagnana (Castelnuovo, Castiglione, Villa Collemandina, Sillano), e il 5,15% della Piana di Lucca (Lucca, Capannori). Solo il 9,92% proverrebbe da ditte della Mediavalle.

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COMUNICATO STAMPA Ormai è ufficiale: la linea tannino era solo una foglia di fico che ALCE SpA. ha indossato nel 2009 per giustificare la richiesta autorizzativa per l’inceneritore a biomasse. Lo avevamo sempre sospettato e oggi emerge con chiarezza dalle dichiarazioni del Sindaco di Borgo a Mozzano relative al nuovo piano industriale presentato da FUTURIS SpA, (http://www.futuris.it/public/index.html) ad ulteriore e definitiva conferma di quanto già emerso durante l’incontro in Regione del 19 dicembre scorso.

Senza produzione di tannino il progetto è totalmente difforme rispetto alla Determinazione autorizzativa. Infatti al PUNTO 3 della DD 3305 del 08/06/2010 è scritto esplicitamente che l’autorizzazione è “in conformità con il progetto costituito dalla documentazione presentata dalla società, depositata presso l’Amministrazione Provinciale di Lucca ed individuata in premessa”. Nella documentazione tecnica, presentata dall’Alce a corredo della domanda autorizzativa, si dichiara che “Scopo del progetto è la realizzazione di una centrale termoelettrica in grado di utilizzare a fini energetici il legno proveniente dall’estrazione del tannino dal legno di castagno”, “In questo modo il progetto energetico integra e completa il ciclo produttivo dell’Alce”, “Il progetto di investimento nasce dalla necessità di garantire la continuità all’attività di produzione di tannino dell’Alce”, “La riconversione della centrale attuale dell’Alce, quindi, permette il mantenimento sostanziale dell’attività industriale dell’Alce”, “Circa il 50% del personale verrà reimpiegato dalla produzione di tannino e dalla centrale”, e così via. Poiché senza produzione del tannino il progetto diventa difforme rispetto alla Determinazione autorizzativa, l'autorizzazione concessa dalla Provincia di Lucca non può più essere considerata valida.

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Di questo fatto devono prendere atto i Sindaci, il Presidente della Provincia, il Dirigente Responsabile del procedimento e la Conferenza dei Servizi a suo tempo coinvolta nella procedura autorizzativa, che dovranno urgentemente chiedere e adottare i conseguenti e doverosi atti di revisione dell’Autorizzazione rilasciata, fra cui anche l’annullamento.

20 aprile 2013

- http://eventiquattro.ilsole24ore.com/eventi-e-altro/finanza-e-finanziamenti/notizie/2013/03/06/omnes-capital-entra-in-futuris.aspx

La FUTURIS S.p.A., che dovrebbe gestire l'inceneritore a biomasse di Fornoli, E' COINVOLTA NEL BUSINESS DEL LAND GRAB: GLI ARRAFFA TERRE (http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-f5e627d7-77b3-44f5-a0d4-8cc3e2333c95.html) Il termine inglese grabbing nella nostra lingua si traduce afferrare, agguantare, strappare o anche arraffare. L’associazione tra il concetto di grabbing e la parola land, ovvero terra nell’idioma di William Shakespeare, è ormai entrata nell’uso comune anche in italiano, evocando uno scenario quanto mai preoccupante. Uno scenario in cui recitano la loro parte anche soggetti che rappresentano il nostro Paese. Ma di quale Italia parliamo? Sicuramente l’Italia delle banche, delle imprese assicurative, delle grandi utilities energetiche e dei giganti dell’abbigliamento. Ma anche l’Italia delle piccole e medie imprese che si affrettano a diversificare la produzione se c’è aria di incentivi e facilitazioni... La pubblicazione di RE.COMMON mappa questa Italia e aiuta a capire come mai è così interessata al grande business del land grab. SCARICA QUI IL RAPPORTO IN PDF (PAG. 22 – 23) http://www.recommon.org/?wpdmact=process&did=MS5ob3RsaW5r

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Biomasse del Serchio s.r.l., che attualmente detiene l’autorizzazione per l’impianto a biomasse di Fornoli, ha diffuso un comunicato in cui dichiara di non aver partecipato all’asta per la concessione degli incentivi statali perché i ricorsi avversi non gli avrebbero consentito di organizzare la partecipazione nei tempi utili. I Comitati Ambiente evidenziano che il motivo addotto dalla società a propria giustificazione è privo di ogni fondamento. Le sentenze del Consiglio di Stato risalgono al 28 febbraio 2013, mentre i bandi relativi alle iscrizioni ai Registri e alla partecipazione alle procedure d’Asta per gli incentivi pubblici sono stati PUBBLICATI SUL SITO WEB DEL GSE IL 13 MARZO 2013. Quindi successivamente alle sentenze.

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Nei suddetti bandi il GSE comunicava che dalle ore 9.00 del 12 aprile alle ore 21.00 del 10 giugno 2013 era possibile presentare le richieste di iscrizione ai Registri e di partecipazione alle Procedure d’Asta, come previsto dal Decreto Ministeriale del 6 luglio 2012. (http://www.gse.it/it/salastampa/news/Pages/FER-elettriche-chiusura-dei-Registri-e-delle-Procedure-d’Asta.aspx) Solo il 18 marzo 2013, dopo la pubblicazione dei bandi sul sito del GSE, si è costituita la nuova società Biomasse del Serchio s.r.l.. Il 12 aprile, più di venti giorni dopo la costituzione della nuova società, è stata avanzata alla Provincia di Lucca istanza di voltura dell’AU da Alce S.p.A. a Ledoga s.r.l. e a Biomasse del Serchio s.r.l.. Il Dirigente del Servizio Ambiente ha convocato una Conferenza de Servizi il 7 maggio per valutare l’istanza. Il 30 aprile però l’istanza è stata ritirata e ne è stata avanzata un’altra, dove si chiedeva la voltura dell’AU da Alce S.p.A. a Biomasse del Serchio s.r.l.. La Conferenza dei Servizi è stata necessariamente spostata ed è stata convocata il 21 maggio. Il titolo autorizzativo (DD n. 3305 del 8 giugno 2010) è stato volturato a Biomasse del Serchio s.r.l. con DD n. 2320 del 24/05/2013. La sequenza dei fatti rende evidente che i ritardi a cui fa riferimento Biomasse del Serchio sono da addebitarsi esclusivamente alle società coinvolte. Non vogliamo perdere tempo a ipotizzare i motivi per cui Biomasse del Serchio s.r.l. non ha voluto partecipare alle procedure d’asta per l’assegnazione degli incentivi. Quello che è certo è che Biomasse del Serchio s.r.l. non ha mostrato nessun interesse alla produzione di tannino, tanto che in prima istanza aveva richiesto la voltura dell’autorizzazione unica “con l’esclusione delle parti relative alla sola produzione del tannino” e anche nella seconda istanza aveva allegato la Visura ordinaria della Società e nell’ oggetto sociale non risultava la produzione di tannino. Per ottenere la voltura dell’AU, Biomasse del Serchio s.r.l. dovette successivamente inserire obbligatoriamente la produzione di tannino nell’oggetto sociale, poco prima della Conferenza dei Servizi del 21 maggio. Detto questo, il fatto nuovo e dirompente è che sembra sia stato dimostrato che l’impianto a biomasse autorizzato a Fornoli ha una potenza termica complessiva ben superiore a 50 MWt . Per impianti di potenza termica complessiva superiore a 50 MWt la normativa prevede una Valutazione di Impatto Ambientale, PRELIMINARE a qualsiasi autorizzazione. Pertanto l’AU, concessa all’Alce l’8 giugno 2010 senza una preliminare VIA, deve essere immediatamente revocata o annullata. I quasi 2000 cittadini che hanno firmato contro l’impianto a biomasse dell’Alce chiedono che finalmente la loro salute venga tutelata.

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CONSIGLIO PROVINCIALE APERTO SULLE BIOMASSE DEL 9 MAGGIO 2013

http://www.provincia.lucca.it/video_consigli_view.php?id=33

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POTENZA TERMICA IMPIANTO A BIOMASSE ALCE/BIOMASSE DEL SERCHIO NOTA DI CHIARIMENTO DEI COMITATI AMBIENTE E SALUTE Alfredo Scipioni, esperto nel settore della termodinamica, in servizio per 37 anni presso ANCC (Associazione Nazionale per il Controllo della Combustione) e ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza del Lavoro) ha effettuato recentemente uno STUDIO DI VERIFICA DELLA POTENZIALITÀ TERMICA DELL’IMPIANTO A BIOMASSE ALCE/Biomasse del Serchio autorizzato dalla Provincia di Lucca l’8 giugno 2010.

Parte Prima - Verifica Potenza Termica Impianto a Biomasse Legnose da 48,5 MW: http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/verifica-potenza-termica-parte-prima Parte Seconda - Verifica Potenza Termica Impianto a Biomasse Legnose da 48,5 MW: http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/verifica-potenza-termica-parte-seconda Allegati: http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/n-9-allegati-alle-relazioni Nota Esplicativa - Verifica Potenza Termica Impianto a Biomasse Legnose da 48,5 MW: http://www.slideshare.net/comitatoambientesalutevalledelserchio7/nota-esplicativa-alle-due-relazioni-scipioni

Lo studio, acquisito anche dal Comune di Bagni di Lucca (http://159.213.83.165/publishing/AP/docDetail.do?docId=66600), è stato inviato dal Comitato Ambiente e Salute di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca, in data 14 agosto 2013, ai seguenti soggetti: Prefetto della Provincia di Lucca, Presidente della Provincia di Lucca, Assessori Provinciali, Componenti del Consiglio Provinciale di Lucca, Responsabile del Servizio Ambiente della Provincia di Lucca, Sindaco del Comune di Bagni di Lucca, Componenti del Consiglio Comunale di Bagni di Lucca, Responsabile dell’ARPAT di Lucca, Responsabile Az. USL 2 di Lucca, e p.c. Sindaco del Comune di Borgo a Mozzano. Dallo studio, che applica i dati contenuti nella Relazione Tecnica allegata alla richiesta autorizzativa, risulta in maniera inequivocabile che l’impianto in oggetto ha una potenza termica superiore a 50 MW e il Comitato ha chiesto alle autorità in indirizzo i provvedimenti di competenza. Va ricordato che per impianti di potenza termica superiore a 50 MW è d’obbligo la Valutazione di Impatto Ambientale, preliminare a qualsiasi concessione autorizzativa. Contestualmente all’invio del suddetto studio, il Comitato ha sollecitato telefonicamente i responsabili politici della Provincia affinché venisse fatta chiarezza sulla questione in un consesso tecnico che permettesse di mettere a confronto le posizioni dei due tecnici Scipioni e Pagni (quest’ultimo Responsabile del procedimento). Invece, senza alcun confronto preliminare, con nota del 3 settembre 2013 il Responsabile del procedimento, Roberto Pagni, al termine di una serie di valutazioni per nulla convincenti, ha sostenuto che l’operato della Provincia è stato conforme al dettato della normativa vigente e che pertanto non ritiene di dover adottare alcun provvedimento. Di fronte al rimando della Provincia, con nota del 6 settembre, Alfredo Scipioni ha ribadito e confermato la validità delle sue relazioni e delle sue conclusioni e contestualmente ha dichiarato di ritirare lo studio prodotto, almeno fino a quando non sia aperto un confronto serio fra le parti.

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L’istruttoria autorizzativa per questo tipo di impianti spetta alla Provincia e noi del Comitato ritenevamo in buona fede che non ci fossero dubbi sulla potenza termica che caratterizzava questo impianto. Stupisce pertanto che la Provincia lamenti il fatto che queste osservazioni giungano solo adesso. Al contrario, la Provincia in primis dovrebbe ben accogliere valutazioni che riaprano un confronto che tenda a fugare ogni dubbio su una questione dirimente come quella della potenza termica dell’impianto. Non c’è da parte dei Comitati l’intenzione di accusare nessuno: possono esserci errori da entrambe le parti. L’esigenza è semplicemente quella di fare chiarezza totale. Si rinnova pertanto agli Amministratori provinciali e al Sindaco di Bagni di Lucca la richiesta di organizzare urgentemente un confronto tecnico chiarificatore nell’interesse di tutti: azienda, cittadini, enti coinvolti.

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Commento al parere sulla centrale a biomasse legnose a Fornoli (LU), redatto dall’Ordine dei Medici di Lucca.

Il 7 settembre 2013 è stato pubblicato, sulla stampa locale, il parere del Consiglio dell'Ordine dei Medici di Lucca sui possibili rischi sanitari indotti dall’entrata in funzione della

centrale a biomasse legnose che la società ALCE intende realizzare a Fornoli (LU), in sostituzione di un impianto per la produzione di tannino, gestito dalla stessa ditta.

Tale parere, scaricabile dal sito dell’Ordine

(http://www.ordmedlu.it/index.php/notizie/news/856-il-parere-dell-omceo-di-lucca-sulla-centrale-a-biomasse-di-fornoli) prende atto degli obiettivi della ALCE di dimezzare

le emissioni del suo vecchio impianto e “evince, dai documenti ARPAT, che, nella Media Valle del Serchio, la maggiore fonte d’inquinamento da polveri sottili è costituita dagli

impianti di riscaldamento domestico (in particolare dalla combustione inefficiente di legna) e dal traffico veicolare”.

Di conseguenza, l’Ordine dei Medici di Lucca stima che “il contributo di ALCE all’inquinamento risulterebbe quantitativamente trascurabile”.

Questo giudizio, a parere dell’Ordine è suffragato dal parere dell’ARPAT che afferma “per la Centrale ALCE sono state prescritte modalità di gestione e sistemi di

abbattimento in grado di assicurare ampiamente emissioni di polveri sottili inferiori ai valori limite che forniscono oggettivi elementi di sicurezza intrinseca in risposta alle

giustificate preoccupazioni dei comitati espresse durante la procedura autorizzativa”.

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In sintesi, l’Ordine dei Medici giudica trascurabile l’impatto ambientale del nuovo impianto ALCE, e sposta la propria attenzione sull’ impatto delle altre aziende operanti

in zona, del traffico, degli impianti di riscaldamento. Per tutti questi casi, l’Ordine dei Medici di Lucca, auspica l’adozione delle migliori tecnologie ecosostenibili.

L’impressione che si ha, leggendo il documento dell’Ordine dei Medici di Lucca, è che il parere espresso, derivi, quantomeno, da una valutazione affrettata e superficiale

dei documenti.

E’ vero che l’ARPAT individua gli impianti di riscaldamento a legna e il traffico come possibile causa degli sforamenti delle concentrazioni di polveri sottili (PM10)

registrati a Fornoli nel 2011, ma all’Ordine dei Medici di Lucca deve essere sfuggito il fatto che, nel 2011, l’ALCE risultava completamente inattiva.

Secondo questi risultati, l’Ordine dei Medici avrebbe dovuto chiedersi quale effetto produrrà, sulla qualità dell’aria di Fornoli, l’entrata in funzione della nuova ALCE, con

la combustione di 150.000 tonnellate all’anno di legname e l’aumento del traffico pesante per il trasporto del legname e delle ceneri prodotte (6.700 tonnellate/anno).

Annualmente, nel pieno rispetto dei limiti alle emissioni, la nuova ALCE emetterà in atmosfera 5 tonnellate di polveri sottili, una quantità che la stessa azienda ha stimato

superiore del 47%, rispetto alle polveri emesse dalla vecchia ALCE (Relazione del Dipartimento di Energetica “L. Poggi”. 2010).

A queste polveri, emesse direttamente dal camino della centrale a biomasse legnose, bisognerà aggiungere le polveri sottili secondarie, formatesi per reazioni

fotochimiche delle emissioni di ossidi d’azoto (175 tonnellate/anno) e di anidride solforosa (51 tonnellate anno), che la nuova ALCE aggiungerà al “grande calderone” della valle

di Fornoli.

L’Ordine dei Medici di Lucca è disponibile a sostenere che questo carico inquinante aggiuntivo sia trascurabile?

L’Ordine dei Medici di Lucca, e la stessa ARPAT, hanno presente che il primo articolo del D.L. 155/2010, prescrive che la qualità dell’aria deve essere migliorata quando,

come nel caso di Fornoli, sono superati gli standard di qualità dell’aria, fissati dallo stesso decreto?

L’entrata in funzione della nuova ALCE migliorerà la qualità dell’aria di Fornoli? Permetterà il costante rispetto degli standard di qualità dell’aria?

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L’Ordine dei Medici di Lucca giudica allarmistico il parere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del 2006, in cui si afferma “poiché la ricerca non ha

identificato concentrazioni di polveri sottili al di sotto delle quali non si verificano danni alla salute, occorre sottolineare che i valori guida suggeriti dall’OMS (20 microgrammi per

metro cubo, inferiori ai valori guida attualmente in vigore in Italia 40 microgrammi per metro cubo: n.d.r) non garantiscono la totale protezione della salute umana “ ?

L’Ordine dei Medici di Lucca non ha nessuna critica da fare alla scelta della nuova ALCE di non attuare nessun intervento di mitigazione (teleriscaldamento) sulle fonti

emissive attive nella vallata di Fornoli, e conseguentemente di buttare nell’aria della valle, il calore residuo alla produzione di elettricità?

Genova 7 ottobre 2013

Dr. Federico Valerio (Chimico Ambientale)

Il documento è sottoscritto da:

Associazione Medici per l'Ambiente - ISDE Italia Via della Fioraia 17/19 - 52100 Arezzo Tel. 0575-22256, Fax 0575-28676 Web www.isde.it, E-mail [email protected]

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COMUNICATO STAMPA Il Presidente della Regione, Enrico Rossi, in occasione della recente visita del Ministro Orlando alle zone alluvionate, si è speso a favore degli impianti a biomasse raccontando una serie di sostanziali e inaccettabili panzane. Rossi ha parlato genericamente di “filiera corta” e di “legname sparso in giro” che, a suo dire, se raccolto produrrebbe energia. A quale legname fa riferimento con precisione il presidente Rossi? A noi risulta che la potenziale produttività Toscana economicamente sostenibile di biomasse da aree forestali utili per il settore energetico si ferma ad appena 320.000 tonnellate annue. Anche aggiungendo a questo legname le 9.320 t/anno ricavabili dalla manutenzione degli alvei fluviali e del verde urbano, si avrebbe una produttività massima di neppure 330.000 t/anno (Manuale Arsia – Stima della potenzialità produttiva delle agrienergie in Toscana- E.Bonari – pag.72 e tabella pag 85). Considerato che sul territorio regionale sono già attive innumerevoli centrali a legna che già utilizzano diverse decine di migliaia di tonnellate di cippato l’anno e considerato che 150.000 t/anno di legname sarebbero assorbite dall’enorme impianto dell’Alce di Fornoli, autorizzato col contributo istruttorio della Regione, ci si domanda con quale legname verrebbero alimentate le ulteriori decine e decine di impianti che Rossi ha in progetto per la nostra Regione. Purtroppo l'autorizzazione fornita ad ALCE ha di fatto annullato qualsiasi velleità di attuazione di una programmazione energetica sulle biomasse da energia che, nella nostra provincia ed in quelle limitrofe, non ha più alcun senso. O forse dobbiamo leggere l'auspicio politico di Rossi relativo ai cosiddetti piccoli impianti come alternativi all'impianto autorizzato ad ALCE? Ma la menzogna più spudorata che Rossi ha messo in campo a Gallicano è quella relativa all’assenza di inquinamento degli impianti a biomasse. Tanto per capirci: l’ impianto da 1 MWe come quello progettato a Gallicano, e poi dichiarato illegittimo, era autorizzato ad emettere 1,2 tonnellate di PM10 all’anno, alle quali si sarebbero aggiunte altre tonnellate di polveri sottili secondarie formatesi a valle della ciminiera per le reazioni fotochimiche delle tonnellate di ossidi di azoto e di anidride solforosa emessi. Per non parlare dell’impianto dell’Alce, 150.000 t/anno di legno per produrre 16,5 MWe, autorizzato ad emettere annualmente tonnellate e tonnellate di polveri, monossido di carbonio, ossido di azoto, anidride solforosa, COT, ammoniaca, acido cloridrico, acido fluoridrico, oltre a metalli pesanti, IPA, diossine. Rossi forse non sa, o non vuol sapere, che la combustione di legna, dopo quella del carbone, è quella che produce più polveri e che non esistono filtri in grado di fermare le nanopolveri, né tantomeno ci sono modi per impedire la formazione delle polveri secondarie. Rossi dovrebbe sapere che è ormai dimostrata la stretta correlazione tra l’incremento della concentrazione di particolato e l’aumento dell’insorgenza di ictus, scompensi cardiaci e tumori polmonari, e dovrebbe sapere che le recenti analisi eseguite dall’ARPAT dimostrano che nella Mediavalle l’aria è già inquinata, “paragonabile a quella della Piana di Lucca”, con superamento del limite di legge proprio per il parametro polveri. Le dichiarazioni del Presidente della Regione sono irricevibili, perché cozzano con i dati reali. 28 ottobre 2013 COMITATI AMBIENTE E SALUTE DI BAGNI DI LUCCA E BORGO A MOZZANO

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* Bagni di Lucca, 14 novembre 2013 Spett. A.R.P.A.T. Direzione Regionale Via Porpora, 22 - 50144 Firenze e p.c. Spett. Regione Toscana Al Presidente ed all'Assessore all'Ambiente ed energia Spett. Provincia di Lucca Al Presidente ed agli Assessori competenti Spett. Comune di Bagni di Lucca Al Sindaco ed all'Assessore all'Ambiente Spett. A.R.P.A.T. Dipartimento Provinciale di Lucca Via Vallisneri, 6 Lucca OGGETTO: replica alla nota apparsa su ARPATnews n. 231 - Venerdì 08 Novembre 2013 “Impianti a biomasse: il caso dell’ Alce di Lucca” http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2013/231-13/231-13-impianti-a-biomasse-il-caso-dell-alce-di-lucca L’esternazione dell’ ARPAT sulla vicenda Alce, pubblicata sul sito di ARPATnews dell’8 novembre e rimbalzata immediatamente sulla stampa locale, lascia increduli e perplessi. Increduli per le grossolane inesattezze e contraddizioni, intollerabili da parte di chi dovrebbe garantire competenza e conoscenza delle questioni, e perplessi per la tempistica e le finalità con cui l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana è intervenuta sulla questione Alce, a ridosso dell’autorevole presa di posizione, critica sull’impianto a biomasse, assunta da ISDE Italia. In effetti appare quantomeno irrituale questo spendersi dell’ARPAT a favore di un progetto privato che, derogando da ogni finalità di efficienza e risparmio energetico, mira a far business con i lauti incentivi pubblici. Nessuna sollecitazione può giustificare un intervento così frettoloso e superficiale come quello apparso su ARPATnews.

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L’elenco delle contraddittorie inesattezze scritte dal relatore della news è lungo e incredibile. Non è vero che la centrale a biomasse sostituirebbe un impianto per la produzione di tannino. E’ proprio il contrario: l’impianto a biomasse è stato autorizzato come funzionale al mantenimento di tale produzione. E’ stupefacente l’affermazione di ARPAT per cui “La realizzazione della centrale a biomasse si potrebbe anzi trasformare in una importante occasione di risanamento della qualità dell’aria se si costituisse una filiera per il recupero ed il riutilizzo energetico delle potature e dei rifiuti agricoli, che attualmente vengono per lo più bruciati in campo, con un rilevante contributo ai livelli di inquinamento.” E’ evidente che ARPAT si è confusa. Non è vero che l’impianto dell’Alce potrebbe utilizzare rifiuti agricoli: esso è autorizzato a bruciare esclusivamente legna vergine. Non è vero che l’impianto a biomasse sarebbe una sorgente di inquinamento “poco significativa”. E’ autorizzato ad emettere oltre 4 t/anno di particolato primario (vedi autorizzazione); emetterebbe grandi quantitativi di particolato secondario, la cui formazione coinvolge, in qualità di precursori principali, anche e soprattutto gli ossidi di azoto, emessi in grande quantità dall’impianto (400 Kg al giorno), oltre agli ossidi di zolfo (oltre 300 Kg al giorno) e all’ammoniaca (30 Kg al giorno), come ben documenta l’introduzione e il paragrafo 3.1 della relazione Cernuschi-Grosso allegata alla news stessa. Inoltre l’impianto produrrebbe tonnellate di polveri diffuse durante le fasi di movimentazione, taglialegna e cippatura di 150.000 t/anno di legname, in massima parte castagno, la cui polvere è classificata come cancerogena. E’ incredibile che il relatore della news dimentichi di citare il particolato secondario e le polveri diffuse. Eppure la questione delle polveri è dirimente, poiché a Fornoli i parametri di legge per questo inquinante sono e sono stati in passato già ampiamente superati, come risulta da tutti i documenti ufficiali della stessa ARPAT. Per quanto riguarda le polveri fini e ultrafini, rispettivamente con granulometrie inferiori a 2,5 e a 0,1 micron, non esiste nessuno studio sui quantitativi presenti nell’aria del territorio né sono stati quantificati in tal senso i livelli emissivi dell’impianto, tanto che ARPAT può fare riferimento solo alle PM10. Eppure è ormai acquisito a livello scientifico che le particelle di maggiore rilevanza per gli effetti sulla salute umana sono proprio quelle fini e ultrafini. A proposito dell’inquinamento da polveri sottili che affligge da tempo il territorio, il relatore della news afferma che, più che le attività industriali, i responsabili sono gli impianti di riscaldamento a legna e il traffico. Il contenuto di questa affermazione cozza con le conclusioni a cui la stessa ARPAT è giunta al termine del recente monitoraggio sulla qualità dell’aria a Fornoli. In quelle conclusioni si affermava che “le condizioni meteo climatiche e l’orografia della zona determinano probabilmente condizioni sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti. Pertanto, pur in presenza di minore traffico e minore densità abitativa rispetto a Lucca, si registrano valori confrontabili con quelli delle stazioni della rete fissa della Piana di Lucca”. Comunque, se è il traffico la grande preoccupazione dell’ARPAT, vale la pena ricordare che l’impianto a biomasse dell’Alce prevede la movimentazione di 162.650 t/anno di prodotti vari (approvvigionamento/smaltimento/conferimento) con 6.830 automezzi l’anno (13.660 viaggi considerando andata e ritorno – 2 automezzi l’ora), come evidenziato nella Valutazione tecnica del progetto redatta dall’ing. Gabbrielli del Dipartimento di Energetica “L.Poggi” dell’Università di Pisa. Anche il supposto contributo all’inquinamento del nostro territorio dovuto a un ampio utilizzo delle biomasse per il riscaldamento degli edifici non trova riscontro in alcuno studio documentale. Oltre al fatto che Fornoli e i paesi circostanti sono da tempo metanizzati, ci spiace dover ancora una volta constatare le incredibili contraddizioni dell’ ARPAT. Basta verificare sull’ Allegato 1 pag. 46 della DGR (Deliberazione Giunta Regionale) 1406 del 21-12-2001 per rendersi conto che, di tutta la Valle del Serchio, solo i comuni di Barga e di Bagni di Lucca presentavano anche in passato gravi criticità rispetto al parametro PM10. E’ quindi evidente che il problema nasceva da insediamenti industriali e non dagli impianti di riscaldamento a legna, a meno che non si voglia supporre che solo a Barga e a Bagni di Lucca si accendevano speciali stufe e caminetti!!

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A questo proposito vale la pena ricordare i risultati del “Rapporto sullo stato di salute della popolazione residente nella Valle del Serchio” che, su richiesta della Provincia di Lucca, è stato condotto nel 2010/11 nell’ambito del Progetto di ricerca finalizzata “Sorveglianza epidemiologica del rischio legato a fonti di origine industriale e militare” (Responsabile scientifico Prof. Biggeri; Ministero della Salute 0005561-P-16/09/2009). Lo studio epidemiologico ha evidenziato nella Valle del Serchio eccessi significativi di mortalità per tutte le cause e le malattie, al netto del contributo dei fattori socioeconomici, oltre ad una aspettativa di vita alla nascita sensibilmente minore della media regionale. Nel Rapporto si evidenzia che “Nella Valle del Serchio sono localizzate alcune attività industriali che sono state censite nell’inventario regionale delle emissioni. Le sostanze tossiche principali riguardano metalli pesanti e altri inquinanti come polveri fini, policlorobifenili e diossine. Tutti questi tossici sono connessi nella letteratura tossicologica ed epidemiologica alle malattie per le quali si sono registrati degli eccessi nella popolazione residente.” e che ciò “richiede che vengano poste in essere adeguate misure di contenimento o bonifica”. Non ci risulta che ad oggi sia stato programmato e attuato un programma di risanamento della qualità dell’aria nella Valle del Serchio: l’impianto dell’Alce va sicuramente in senso contrario.

COMITATI AMBIENTE E SALUTE DEI COMUNI DI BAGNI DI LUCCA E BORGO A MOZZANO

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COMUNICATO STAMPA Da quando Alce-Biomasse del Serchio ha tradito le aspettative dei suoi supporter disertando le aste per l’assegnazione degli incentivi pubblici, è tutto un fiorire di esternazioni e cinguettii vari di plauso da parte di soggetti istituzionali all’ impianto a biomasse rimasto sulla carta a distanza di oltre tre anni dalla concessione autorizzativa. Il fallimento del Piano aziendale, avallato più di quattro anni fa da Provincia, Sindacati e precedente Amministrazione del Comune di Bagni di Lucca, ha comportato e sta comportando gravi disagi personali e un costo rilevante per la comunità, anche in termini di cassa integrazione in deroga e straordinaria. E davanti all’evidenza del fallimento, i corresponsabili del danno tentano di nascondere le loro colpe politiche e personali con strumentali e distrattivi interventi mediatici. La volontà di sfuggire alle proprie responsabilità e di non riconoscere i propri errori è l’unica spiegazione anche al diniego della Provincia ad un confronto tecnico-politico chiarificatore sulla dirimente e irrisolta questione della reale potenza termica dell’impianto progettato. Il disagio politico dell’Ente è reso evidente anche dall’indecente rinvio (siamo oltre i 6 mesi!!) di una pronuncia del Consiglio provinciale sul tema delle biomasse e dell’Alce.

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Sulla vicenda biomasse abbiamo recentemente assistito anche alla chiamata alle armi del Presidente della Giunta Regionale Enrico Rossi, alla quale hanno prontamente risposto il Dipartimento Regionale dell’ARPAT e il Presidente della cooperativa Terra Uomini Ambiente, Nazareno Belleggia. Pur non condividendoli, comprendiamo i motivi del plauso di Belleggia alle esternazioni del Governatore della Toscana, Regione che detiene larga quota societaria di TUA tramite Fidi Toscana. Impossibile è invece giustificare chi, nell’autorevolezza del proprio ruolo istituzionale di garante super partes, divulga plateali e contraddittorie inesattezze. In tal modo, oltre a mettere fuori strada la gente, si lede la dignità dell’ Ente pubblico che si rappresenta. Il Governatore Rossi, invece di acclamare arbitrariamente il massiccio incenerimento di biomasse come soluzione al dissesto idrogeologico, farebbe bene a metter mano alle gravissime incongruenze della classificazione, relativa alla qualità dell’aria ambiente, del territorio dei comuni di Barga e Bagni di Lucca. La mancata attuazione delle politiche di risanamento la dice lunga sulla scarsa attendibilità dell’Amministrazione Regionale in materia di tutela ambientale e sanitaria. Bagni di Lucca, 16 novembre 2013 Comitato Ambiente e Salute di Borgo a Mozzano e Bagni di Lucca

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COMUNICATO STAMPA 23/11/2013

Come cittadini impegnati da tempo sul fronte della difesa dell’ambiente e della salute riteniamo che quello dell’ARPAT rappresenti un ruolo essenziale per la valutazione dello stato dell’ambiente e per l’ attuazione degli indirizzi regionali nel campo della prevenzione e tutela ambientale. Questo ruolo tuttavia più volte non è stato svolto. Negli anni ’80, di fronte all’enorme ed evidente inquinamento prodotto dall’Alce e di fronte alle preoccupazioni della popolazione, nessuna Istituzione si attivò per tutelare la salute pubblica, tanto che nel 1987 il Comitato Ambiente e Salute fu costretto a far effettuare a proprie spese dall’Università di Pisa un biomonitoraggio della qualità dell’aria. I risultati di quello studio dimostrarono la fondatezza delle preoccupazioni dei cittadini e il quadro della situazione si delineò in tutta la sua gravità. Quella fu la svolta che impose una ristrutturazione dell’impianto produttivo dell’Alce e determinò un conseguente consistente miglioramento della qualità dell’aria. Quella svolta non avvenne per la funzione di vigilanza e controllo dell’ARPAT o per l’attenzione degli Organismi delegati alla tutela della salute pubblica, ma per l’impegno della popolazione a difesa dei propri diritti. Oggi purtroppo rileviamo che in alcune Istituzioni, ad esempio organi dell’ARPAT, si è passati dalla mancata attenzione alla tutela delle aree interessate da fenomeni di inquinamento ambientale, che ha caratterizzato un recente passato, ad un sostegno attivo a progetti aziendali di chiaro stampo speculativo e di innegabile negativo impatto ambientale e sanitario. La recente esposizione mediatica del Dipartimento Regionale di ARPAT e il suo perseverare nel diffondere, sul tema specifico dell’Alce, informazioni inesatte e opinioni non supportate da dati, appaiono chiaramente impostati a gratuita difesa della iniziativa aziendale ALCE.

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Il Comitato Ambiente e Salute ha inviato al Dipartimento Regionale ARPAT, e per conoscenza ad altri Enti coinvolti, una nota via PEC, protocollata, di cui risulta chiaro il mittente personalmente responsabile. Di contro, ARPAT ha risposto con un comunicato stampa. Appare formalmente scorretto e sostanzialmente grave che, rispondendo alle obiezioni del Comitato, l’ARPAT l’abbia fatto con un comunicato stampa e non con una nota di risposta, firmata, inviata al Comitato Ambiente. Dietro questa scorrettezza formale si potrebbero nascondere responsabilità, errori ed omissioni di altro tipo. Chi ha redatto il comunicato stampa ha comunque dato ulteriore prova di non conoscere la questione specifica e puntualmente provvederemo a evidenziare le inesattezze con nota apposita. Il messaggio rassicurante insito nel comunicato stampa di ARPAT è in contrasto quantomeno con qualsiasi principio di precauzione, che dovrebbero tradursi in misure di prevenzione. Gli impianti a biomasse sono classificati dalla legge come industrie insalubri di prima classe, collocabili solo lontano dalle abitazioni. Questi impianti sono altamente inquinanti, tanto che è anche obbligatoria la Valutazione di Impatto Ambientale quando superano i 50 Mwt di potenza complessiva, come quello dell’Alce. Eppure l’Alce, col benestare delle Istituzioni, continuerebbe a disattendere il dettato del Testo Unico delle leggi sanitarie e, oggi come in passato, continuerebbe ad eludere la VIA. Il rispetto dei limiti emissivi nulla dice sulla sostenibilità ambientale dell’impianto in quanto ai fini delle ricadute ambientali e sanitarie contano i valori assoluti delle sostanze emesse e non i valori relativi, come ben sa ARPAT. La mancata VIA dell’impianto Alce e il mancato rispetto della normativa nazionale ed europea a tutela della qualità dell’aria ambiente nel Comune di Bagni di Lucca richiamano a responsabilità politiche, amministrative e personali che il Comitato Ambiente e Salute provvederà a evidenziare nelle sedi competenti.

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