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ilFRIULI BUSINESS 5 7 SETTEMBRE 2012 Q uesto è il dodicesimo articolo che scrivo per Il Friuli Business ed è anche l’articolo con il quale mi accomiato da que- sta rubrica. Durante questo periodo ho cercato di par- larvi di quali sono secondo me, dietro i numeri, le cose che andrebbero analizzate, capite e risolte al fine di fare ripartire il Paese. Nell’Indice della Libertà Economica 2012 di The He- ritage Foundation, per tro- vare l’Italia bisogna andare al 92° posto. Ci troviamo in questa posizione per la poca liberalizzazione del mondo del lavoro, l’elevato tasso di corruzione, l’inefficienza del sistema giudiziario, l’elevato carico fiscale e l’elevata spe- sa pubblica. Risolvere tutti questi problemi non è com- pito facile per nessuno, ma qualcosa si poteva e si può ancora fare. Non posso dirmi soddisfatto di come si è chiu- sa la riforma del lavoro, che non ha per niente aumentato la mobilità e la flessibilità: mi chiedo come faremo a essere attrattivi per la creazione di nuove imprese e di nuovi po- sti di lavoro, quando vicino a noi abbiamo una Slovenia con un mercato del lavoro simile, ma con una imposi- zione fiscale molto più bassa, oppure un’Austria senza trac- cia dell’articolo 18 e con una pubblica amministrazione Il coraggio di una nuova partenza di ROBERTO SIAGRI Anche sulle facilitazioni per le start-up e sull’agenda digitale si attendono a breve i decreti. Speriamo che per tut- ti questi tre temi non si assista ad azioni più di cosmetica che di sostanza e che le azioni ab- biano a cuore la libertà eco- nomica. A tal proposito vorrei riportare quello che diceva Friedrich Hayek, esponente storico del liberalismo, tra i più grandi economisti del se- colo scorso: per costruire un mondo migliore, dobbiamo avere il coraggio di rifare una nuova partenza. Dobbiamo sgombrare gli ostacoli con cui la follia umana ha di recente intralciato il nostro cammino e liberare così l’energia creati- va degli individui. Dobbiamo creare le condizioni favorevoli al progresso, piuttosto che la pianificazione del progres- so. Sempre secondo Hayek, il principio guida deve essere quello di una politica attenta alla salvaguardia della libertà dell’individuo, che è l’unica politica veramente progressi- sta. FIDUCIA MISURATA IN SPREAD Di sicuro l’elevato debito dell’Italia, arrivato al 120% del Pil, non aiuta in questo compito. In realtà, più che l’elevato debito, il problema è chi lo possiede. Infatti, il Giappone, pur avendo un debito vicino al 250% del Pil, non ha tutti i problemi che abbiamo noi perché il suo de- bito è quasi tutto posseduto dai giapponesi e solo l’8% da stranieri. Nel caso dell’Italia, invece, più del 51% è posse- duto da stranieri. A tale pro- posito non mi resta che con- cludere con due parole sullo spread, questa parola inglese che sta a indicare una dif- ferenza di tasso di interesse e che rappresenta il rischio percepito da chi presta de- naro a uno Stato rispetto alla sua capacità di restituirlo. Nel caso dei buoni del Tesoro ita- liano, il rischio si riflette nel maggior interesse dei buoni stessi rispetto all’interesse dei buoni del Tesoro tedesco: più alto è lo spread, più alto è il tasso d’interesse e più alto è il rischio; e viceversa. Un tasso troppo elevato rende il debito troppo costoso e porta o all’impossibilità per la na- zione di ritornarlo, o all’im- possibilità di trovare chi sia disposto a contrarre il rischio e, dunque, in entrambi i casi all’insolvenza; un po’ quello che sta succedendo in Grecia. IL TEMPO STRINGE Il tempo stringe: c’è biso- gno di rilanciare il Paese e chi è nella stanza dei bottoni ha il compito e il dovere di por- tare l’Italia ad avere la libertà economica che merita, così da liberare l’energia creativa che oggi è imprigionata e far vedere al mondo che siamo ancora una grande nazione di cui ci si può fidare. più sensibile ai problemi del- le imprese. DAL LAVORO ALLA CORRUZIONE Non ho affrontato in queste rubriche il tema corruzione, ma anch’esso è un grosso problema che imbriglia il Pa- ese. Secondo Transparency International siamo al 69° posto nella classifica che mi- sura il livello di corruzione (i primi sono quelli con cor- ruzione più bassa) e nell’Eu- ropa a 43 siamo al 36° posto. Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, i nostri confinanti, sono rispettivamente al 25°, 8°, 16° e 35° posto. Su questo versante il governo ha in cor- so proprio in questo periodo la discussione di un decreto anti-corruzione. Il problema dei titoli del debito pubblico non è solo il loro valore, ma anche il fatto che per metà sono in mano a stranieri LIBERTÀ ECONOMICA L’ENERGIA CREATIVA DEL PAESE RIMANE IMBRIGLIATA: CHI È NELLA STANZA DEI BOTTONI HA IL COMPITO E IL DOVERE LIBERARLA E FAR VEDERE AL MONDO CHE SIAMO UNA GRANDE NAZIONE L’OPINIONE

L'opinione: Il coraggio di una nuova partenza

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ilFRIULI BUSINESS 57 S E T T E M B R E 2 0 1 2

Questo è il dodicesimo articolo che scrivo per Il Friuli Business

ed è anche l’articolo con il quale mi accomiato da que-sta rubrica. Durante questo periodo ho cercato di par-larvi di quali sono secondo me, dietro i numeri, le cose che andrebbero analizzate, capite e risolte al fine di fare ripartire il Paese.

Nell’Indice della Libertà Economica 2012 di The He-ritage Foundation, per tro-vare l’Italia bisogna andare al 92° posto. Ci troviamo in questa posizione per la poca liberalizzazione del mondo del lavoro, l’elevato tasso di corruzione, l’inefficienza del sistema giudiziario, l’elevato carico fiscale e l’elevata spe-sa pubblica. Risolvere tutti questi problemi non è com-pito facile per nessuno, ma qualcosa si poteva e si può ancora fare. Non posso dirmi soddisfatto di come si è chiu-sa la riforma del lavoro, che non ha per niente aumentato la mobilità e la flessibilità: mi chiedo come faremo a essere attrattivi per la creazione di nuove imprese e di nuovi po-sti di lavoro, quando vicino a noi abbiamo una Slovenia con un mercato del lavoro simile, ma con una imposi-zione fiscale molto più bassa, oppure un’Austria senza trac-cia dell’articolo 18 e con una pubblica amministrazione

Il coraggio di una nuova partenzadi roberto siagri Anche sulle facilitazioni

per le start-up e sull’agenda digitale si attendono a breve i decreti. Speriamo che per tut-ti questi tre temi non si assista ad azioni più di cosmetica che di sostanza e che le azioni ab-biano a cuore la libertà eco-nomica. A tal proposito vorrei riportare quello che diceva Friedrich Hayek, esponente storico del liberalismo, tra i più grandi economisti del se-colo scorso: per costruire un mondo migliore, dobbiamo avere il coraggio di rifare una nuova partenza. Dobbiamo sgombrare gli ostacoli con cui la follia umana ha di recente intralciato il nostro cammino e liberare così l’energia creati-va degli individui. Dobbiamo creare le condizioni favorevoli al progresso, piuttosto che la pianificazione del progres-so. Sempre secondo Hayek, il principio guida deve essere quello di una politica attenta alla salvaguardia della libertà dell’individuo, che è l’unica politica veramente progressi-sta.

fiducia misurata in spread

Di sicuro l’elevato debito dell’Italia, arrivato al 120% del Pil, non aiuta in questo compito. In realtà, più che l’elevato debito, il problema è chi lo possiede. Infatti, il Giappone, pur avendo un debito vicino al 250% del Pil, non ha tutti i problemi che abbiamo noi perché il suo de-

bito è quasi tutto posseduto dai giapponesi e solo l’8% da stranieri. Nel caso dell’Italia, invece, più del 51% è posse-duto da stranieri. A tale pro-posito non mi resta che con-cludere con due parole sullo spread, questa parola inglese che sta a indicare una dif-ferenza di tasso di interesse e che rappresenta il rischio percepito da chi presta de-naro a uno Stato rispetto alla sua capacità di restituirlo. Nel caso dei buoni del Tesoro ita-liano, il rischio si riflette nel maggior interesse dei buoni stessi rispetto all’interesse dei buoni del Tesoro tedesco: più alto è lo spread, più alto è il tasso d’interesse e più alto è il rischio; e viceversa. Un tasso troppo elevato rende il debito troppo costoso e porta o all’impossibilità per la na-zione di ritornarlo, o all’im-possibilità di trovare chi sia disposto a contrarre il rischio e, dunque, in entrambi i casi all’insolvenza; un po’ quello che sta succedendo in Grecia.

il tempo stringe

Il tempo stringe: c’è biso-gno di rilanciare il Paese e chi è nella stanza dei bottoni ha il compito e il dovere di por-tare l’Italia ad avere la libertà economica che merita, così da liberare l’energia creativa che oggi è imprigionata e far vedere al mondo che siamo ancora una grande nazione di cui ci si può fidare.

più sensibile ai problemi del-le imprese.

dal lavoro alla corruzione

Non ho affrontato in queste rubriche il tema corruzione, ma anch’esso è un grosso problema che imbriglia il Pa-ese. Secondo Transparency International siamo al 69° posto nella classifica che mi-sura il livello di corruzione (i primi sono quelli con cor-ruzione più bassa) e nell’Eu-ropa a 43 siamo al 36° posto. Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, i nostri confinanti, sono rispettivamente al 25°, 8°, 16° e 35° posto. Su questo versante il governo ha in cor-so proprio in questo periodo la discussione di un decreto anti-corruzione.

Il problema dei titoli del debito pubblico non è solo il loro valore, ma anche il fatto che per metà sono in mano a stranieri

libertà economica L’energia creativa deL Paese rimane imbrigLiata: chi è neLLa stanza dei bottoni ha iL comPito e iL dovere LiberarLa e far vedere aL mondo che siamo una grande nazione

L ’ O P I N I O N E