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Ferri battuti esposti al degrado
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! ! ! 20 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005
P E R C O R S I
e è vero che i metodi di recupero del ferro, provenienti dal
settore del restauro, sono in genere inapplicabili per gli alti
costi da sopportare, soprattutto quando non si trattano fer-
ri artistici o di particolare pregio, è altrettanto vero che non
deve nemmeno essere consentito l'uso indiscriminato di
qualsiasi procedimento di pulitura o di sverniciatura con il rischio
di effetti deleteri, sia dal punto di vista estetico che della conser-
vazione dell'originarietà dell'opera.
L'esigenza di minimizzare il danno sul materiale ferroso (ad esem-
pio con pericolose saldature) e di impedire semplici riverniciature
mal eseguite di ringhiere, balaustre e inferriate delle facciate li-
berty, ci impongono di sensibilizzare tutti gli operatori e commit-
tenti per diffondere una metodologia d'intervento adeguata per
raggiungere i migliori risultati e salvaguardare opere non più ri-
petibili. Analogamente a tutti gli altri elementi metallici presenti
in facciata si eseguono le tre operazioni principali, che sono la pu-
SUI FERRI ARTISTICI OCCORRE ADOTTARE
LO STESSO APPROCCIOCONSERVATIVO SCELTO
PER LA FACCIATA: DIAGNOSI, PULIZIA,CONSOLIDAMENTO
E PROTEZIONE
in FACC I ATAI FE RRI BATT U T I
S
16-25 Percorsi 2-05-2005 14:31 Pagina 20
FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 21 ! ! !
litura e sverniciatura, il trattamento di
protezione antiruggine e la verniciatura
finale di protezione.
CONSOLIDAMENTO E PULIZIA
Quando i ferri sono degradati seriamente
può risultare necessario intervenire, pre-
cedentemente alla pulitura, con alcune
operazioni che possiamo definire di con-
solidamento, anche se in realtà si tratta
quasi sempre di ricostruzione di parti
mancanti o addirittura di sostituzioni di
porzioni troppo danneggiate, nuove sal-
dature di giunzioni o di elementi che si
separano, interventi sugli ancoraggi o al-
tro. Quando si affrontano situazioni di
questo tipo, che presuppongono quindi
l'intervento del fabbro, e non si trattano
ferri vincolati artisticamente per i quali è
necessario il controllo delle Soprinten-
denze, tutto viene lasciato alla serietà,
sensibilità e bravura di chi decide sul da
farsi, siano essi imprese, architetti, ammi-
nistratori ed artigiani. Naturalmente la
scelta del metodo e delle modalità del-
l ' i n t e rvento più adatto è condizionata
dalle caratteristiche tecniche del manu-
fatto in ferro e dalle sue condizioni di de-
grado.
Con la pulizia si rimuovono tutte quelle
parti che alterano l'aspetto originale del
manufatto , che possono rappresentare
una causa di degrado, e si preparano le
superfici ai successivi trattamenti. Con il
consolidamento si cercherà di conferire
una maggior coesione al materiale me-
diante saldature, rivette, chiodi ribattu-
ti o altri interventi del genere. L'ulti-
ma irrinunciabile operazione è quel-
la della protezione, che consiste
nell'applicazione sulle superf i c i
del manufatto di prodotti che
contribuiscono a diminuire l'inci-
denza delle aggressioni esterne.
DIAGNOSI PRELIMINARE
Come fase preliminare di qualsiasi
intervento occorre predisporre tut-
te le operazioni che ci possono fornire
un quadro diagnostico
di Fabio Carria
" NELLA PAGINA AFIANCO, INFERRIATAALLA FINESTRA DI UNPALAZZO MILANESE
" IN QUESTA PAGINA,A SINISTRA, I FERRIDEI BALCONI DELLAFACCIATA IN VIASPADARI A MILANO; A DESTRA,LAVORAZIONE DEIFERRI BATTUTI TIPICADEL PERIODOLIBERTY segue a pag. 24
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! ! ! 22 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005
La corrosione dei metalli esposti all’aria e l’intervento di protezione
C on “corrosione atmosferica” si intende definire
la reazione del metallo alle azioni prodotte dal-
l’ambiente esterno o, più precisamente, quel
processo di decadimento fisico delle caratteristiche tec-
nologiche a cui sono sottoposti i metalli esposti all’aria,
per l’azione chimica combinata dell’ossigeno e dell’umi-
dità, che produce l’effetto visibile della diminuzione di
sezione.
È ormai assodato che l’umidità presente nell’atmosfera
costituisce il fattore determinante dell’entità del pro-
cesso corrosivo, perché regola la formazione della rug-
gine sulle superfici dei materiali metallici, per cui quan-
do si superano determinati valori critici (generalmente il
60% di umidità relativa) ci potranno essere condizioni di
durabilità differenti a seconda delle condizioni climati-
che, del grado di riparazione del materiale dagli agenti
degradanti, nonché della presenza importante di agen-
ti contaminanti aggressivi, spesso presenti nelle atmo-
sfere urbane e industriali, quali i derivati solforati (l’ani-
dride solforosa e l’idrogeno solforato).
Purtroppo, però, l’umidità relativa non rappresenta il
solo elemento determinante dell’attacco corrosivo dei
metalli. Ci sono altri importanti fattori come la tempe-
ratura, le proprietà fisiche del materiale metallico, la na-
tura dei prodotti di corrosione superficiale, la possibili-
tà di attacco galvanico, che influenzano im modo deci-
sivo l’entità di ogni processo corrosivo. Raramente i fe-
nomeni della corrosione si diffondono in maniera omo-
genea e con spessore di attacco costanti, anzi molto
spesso l’effetto si concentra nelle zone di attacco senza
allargarsi troppo in superficie, ma entrando in profondi-
tà con distruzione del reticolo cristallino e producendo
cavità che determinano una fragilità progressiva alla
corrosione.
La protezione degli elementi metallici esposti all’aria è
sempre necessaria, perché impedisce la formazione del-
l’ossido di ferro (ruggine) e l’innesco dei fenomeni cor-
rosivi dovuti all’azione dell’ossigeno e dell’umidità. Na-
turalmente questa protezione sarà garantita nel tempo
se le opere metalliche possiedono caratteristiche di ma-
nutenibilità elevate, in particolare se accoppiati ad altri
materiali come il vetro o le plastiche e di forma tale da
impedire la perfetta pulizia dei depositi di ruggine. Per-
tanto l’intervento sugli elementi ferrosi consiste in:
! preparazione delle superfici mediante lavatura sgras-
sante con detergenti o solventi (elementi nuovi),
brossatura e raschiatura tramite spazzole metalliche
per eliminare, asportando, residui di ferro ossidato
(ruggine), precedenti pitturazioni in fase di distacco
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2
P E R C O R S I
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FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 23 ! ! !
(elementi già verniciati), residui di polvere e di spor-
co e una leggera carteggiatura finale. Se l’operazione
manuale non dovesse essere sufficiente si adoperano
anche leggere sabbiature, naturalmente attentamen-
te valutate in caso si tratti di manufatti storici;
! applicazione a pennello di prodotto antiruggine oleo-
fenolico al minio di piombo o ai fosfati di zinco;
! applicazione a pennello di trattamento protettivo con
pittura oleoalchidica data in ragione di almeno due
mani.
Il trattamento protettivo alla ruggine dei materiali fer-
rosi esterni trova soluzione nei composti derivati da al-
tri materiali come il piombo, oggi non più utilizzabile
perché nocivo in fase di produzione, e lo zinco. In effet-
ti lo zinco resiste bene all’azione dell’ossigeno rico-
prendosi di uno strato di carbonato basico di zinco per
cui, mancando i prodotti al minio di piombo con cui si
potevano dare facilmente maggiori spessori, la prote-
zione antiruggine viene eseguita con prodotti a base di
fosfati o cromati di zinco in più mani per gli strati sotti-
li che formano.
Il minio è un antiruggine ottimo anche come mano di
fondo per ferro e acciaio anche se recentemente viene
spesso sostituito con vernici di fondo al cromato di
piombo, che ha un effetto plastificante, aumenta l’ade-
sione ed evita le screpolature. È stato dimostrato che il
trattamento antiruggine è il solo responsabile dell’im-
pedimento della formazione della ruggine mentre una
verniciatura finale con buoni prodotti, l’accurata prepa-
razione dei supporti e l’abilità nell’applicazione sono,
tutti insieme, responsabili della durabilità del sistema .
Lo strato finale di protezione può essere eseguito con
pitture sintetiche a base alchilica, ma volendo si posso-
no ancora utilizzare prodotti ispirati alla tradizione, al-
l’olio di lino pigmentato con ossidi di ferro o con ferro-
micaceo. Sistemi più complessi di protezione superfi-
ciale, come quelli con prodotti poliuretanici o epossidi-
ci, che richiedono applicazioni più attente, sono impie-
gati per lo più in contesti industriali.
3
4 5
" FOTO 1-2SITUAZIONE DI UN
CANCELLO DI FERROBATTUTO PRECEDENTE
ALL’INTERVENTODI PROTEZIONE
" FOTO 3-4PARTICOLARI DELLA
PREPARAZIONEDELLE SUPERFICI
" FOTO 5SITUAZIONE FINALE,DOPO L’INTERVENTO
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! ! ! 24 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005
P E R C O R S I
completo dello stato
di conservazione del manufatto in gene-
rale e dei suoi componenti in part i c o l a re ,
individuando il degrado, i processi di alte-
razione e quei meccanismi che possono
p ro v o c a rne il deperimento al fine d'inter-
v e n i re su di essi con i rimedi più eff i c i e n t i .
Alcune indagini permettono di compre n-
d e re le caratteristiche delle superf i c i
esposte (porosità, ecc.) e di individuare al-
cuni tipi di lavorazione degli elementi (fu-
sioni, giunti, ancoraggi, giunzioni, ecc).
L'analisi stratigrafica permette di risalire al
tipo e allo spessore delle precedenti pit-
turazioni individuando il colore dello smal-
to originale. Pertanto la scelta del meto-
do più idoneo da impiegarsi deve essere
basata sulle analisi della natura delle so-
stanze da asportare, sulla loro qualità e
quantità, sul tipo di superficie da pulire e
sulla sua estensione, sul suo stato di con-
servazione e, infine, sulle caratteristiche
del manufatto.
I PRODOTTI SVERNICIANTI
Se occorrerà aff ro n t a re una pulitura radi-
cale dovrà essere condotta con pro d o t t i
s v e rnicianti, debolmente aggressivi, sol-
tanto dove effettivamente necessario. È
i m p o rtante ricord a re che la rapidità di
azione di un prodotto sverniciante è dire t-
tamente pro p o rzionale alla sua aggre s s i v i-
tà. Per questo motivo è opportuno utiliz-
z a re prodotti e sistemi di pulitura ad azio-
ne lenta, eventualmente ripetendo l’ope-
razione più volte. Assolutamente da evita-
re la sabbiatura a forti pressioni, perc h é
a g g ressiva e rapidamente distruttiva, così
come pericolosa può risultare la svern i c i a-
tura a fiamma, perché comporta fenome-
ni di dilatazione soprattutto nei punti di
connessione con la muratura. È invece uti-
lizzabile, in alternativa, la micro s a b b i a t u r a
di precisione, permessa anche dalle auto-
rità di controllo sui manufatti artistici per-
ché rientra nei metodi consentiti.
Nella categoria dei prodotti svernicianti
presenti sul nostro mercato si possono di-
stinguere due tipi principali: i prodotti a
base di solventi clorurati e quelli conte-
nenti solventi non nocivi, cioè a base ac-
quosa. Questi ultimi contengono anch’es-
si dei solventi, ma non nocivi, in percen-
tuale minore, completamente biodegra-
dabili e di tossicità molto bassa. Natural-
mente gli svernicianti a base d’acqua ne-
cessitano di un tempo di applicazione e di
riposo del prodotto, sulla superficie da
decappare, maggiore rispetto ai prodotti
tradizionali a causa della minore aggressi-
vità verso gli strati di supporto. Ricapito-
lando, quindi, un corretto intervento de-
ve prevedere dapprima una raschiatura e
lavaggio allo scopo di eliminare le parti
degradate e marciscenti o i residui di rug-
gine accumulati. Si procede poi alla sal-
segue da pag. 21
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FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 25 ! ! !
datura e stuccatura delle fessu-
re o dei giunti, dopo di che si ap-
plica un adeguato ciclo di pittura-
zione comprendente sia il trattamento
anticorrosivo che il film protettivo finale.
Ogni tipo di pittura ha funzioni decorati-
ve e protettive.
PROTEZIONE DEI FERRI BATTUTI
In passato, i ferri battuti si proteggevano
con olio di lino e biacca (carbonato basi-
co di piombo), mescolati a nerofumo op-
pure a coloranti neri derivati dalla com-
bustione di ossa e dai residui di vinifica-
zione. Un altro sistema consisteva nell’im-
mergere gli elementi in ferro battuto di-
rettamente in un bagno di olio di lino al
termine della fucinatura, quando ancora
erano caldi, in modo da ricoprirli con una
patina scura ed oleosa, resa dura e ade-
rente alle superfici dalla cottura provoca-
ta dal calore. In altri casi si usava un siste-
ma di protezione a base di catrame, deri-
vato dalla distillazione secca dei combu-
stibili solidi, dato a caldo e miscelato con
nerofumo o con carbone di legna tritato
finemente. Questo sistema non era adat-
to per elementi soggetti a movimento o
sfregamento da cui il catrame poteva ve-
nire asportato. Poiché le pellicole realiz-
zate con l’olio di lino non erano abba-
stanza lucide e dure si doveva aggiunge-
re resine naturali (fossili come l’ambra e
vegetali come elemi, dammar, mastice e
colofonia) tipiche della produzione indu-
striale di vernici fino ai primi anni del se-
colo scorso. La resina più utilizzata era la
colofonia, un prodotto derivato dalla di-
stillazione dell’acqua ragia. Ma la necessi-
tà di ottenere una maggiore rapidità di
essicazione e di esecuzione ha porta-
to alla progressiva sostituzione dei
leganti tradizionali con i moder-
ni prodotti sintetici che pur-
troppo, nonostante si propon-
gano come resistenti all’azio-
ne aggressiva degli agenti
degradanti, se analizzati nel
lungo periodo, pre s e n t a n o
delle caratteristiche pre s t a-
zionali di gran lunga inferiori ai
c o rrispondenti prodotti tradi-
zionali, anche nei nostri ambienti
urbani fortemente inquinati. Seb-
bene richiedano un periodo di essica-
zione più breve (circa metà tempo) e ab-
biano una maggior brillantezza, i prodot-
ti recenti oleoalchidici producono una
pellicola di minore elasticità, spessore,
adesività rispetto ai prodotti costituiti
dalle miscele tradizionali all’olio di lino.
Nel settore degli antiruggine si sono ri-
scontrate proprietà maggiori a livello pro-
tettivo nei prodotti con minio di piombo,
che, reagendo con l’olio di lino, forma
una pellicola dalla massima impermeabili-
tà. Tuttavia i prodotti formulati con minio
di piombo non sono più utilizzati per la lo-
ro tossicità in fase di produzione, esono
stati sostituiti dai prodotti a base di zinco.
In conclusione, i prodotti all’olio di lino
per la pitturazione e protezione delle
o p e re metalliche costituiscono una re a l-
tà superiore, a condizione che si rispetti-
no tempi e modi richiesti, facilmente
raggiungibile dai prodotti più modern i ,
sebbene un compromesso import a n t e ,
soprattutto per gli aspetti figurativi, è
stato indicato nei prodotti con ossidi di
f e rro naturale come le pitture di tipo mi-
caceo. !
" NELLA PAGINA A FIANCO, IN ALTO,DECORAZIONIDEL PORTONEDI UN PALAZZO" IN BASSO,DETTAGLIO CURIOSOIN UN’INFERRIATA AFIRENZE
" QUI SOPRA, LARICCHEZZA DELLALAVORAZIONE DEIFERRI BATTUTI DELMAZZUCCOTELLI
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! ! ! 28 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005
TECNOLOGIE & MATERIALI
l crescente lavoro di re c u p e ro degli edifi-
ci storici e prestigiosi ha aumentato in
questi ultimi anni l’attenzione anche nei
c o n f ronti degli elementi in ferro battuto
p resenti sulle facciate. Di conseguenza
sono state elaborate tecniche specifiche
per il loro re s t a u ro. Oggi finalmente ci si è
resi conto dei danni provocati dai gro s s o l a-
ni interventi del passato, per cui si pro c e d e
anche per questi manufatti alle indagini pre-
liminari per stabilire le cause del loro degra-
do, indicando poi il procedimento più adat-
to per bloccare l’ossidazione, re s t a u r a re il
manufatto e proteggerlo nella maniera più
i d o n e a .
Un interessante esempio di ricostru z i o n e
delle parti mancanti di alcuni elementi de-
corativi in ferro battuto è presente in un in-
L’INTERVENTO DI RECUPERO SU UN PORTALE MONUMENTALE DI EPOCA BAROCCA HA PERMESSO DI RICOSTRUIRE PARTI MANCANTI SENZA OPERARE FALSI STORICI
Ricostruire i ferri battuti con le RESINE
I
28-31 Tecnologie 2-05-2005 14:56 Pagina 28
FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 29 ! ! !
t e rvento di re s t a u ro conservativo, eff e t t u a-
to a Milano di alcuni anni fa. Si tratta di un
generale intervento di pulitura di tutte le
s u p e rfici lapidee del portale barocco del
Seminario Arcivescovile in Corso Venezia 5,
a pochi passi dalla centralissima piazza San
B a b i l a .
In merito al ferro battuto del Seicento oc-
c o rre dire che anche in Italia, come in tutti
gli altri stati europei, si accentuò in quel pe-
riodo una produzione di elementi d’orn a-
mento fortemente elaborati, grazie all’a-
vanzato pro g resso tecnico e alla ecceziona-
le malleabilità raggiunta con questo mate-
riale, che da solo oppure unito al bronzo ve-
niva spesso appoggiato al marmo o alla pie-
tra in grandiose composizioni che orn a v a n o
i monasteri, le chiese , i palazzi e le ville. Il
l a rgo uso del ferro battuto al-
l ’ e s t e rno degli edifici deriva dal
fatto che grazie alla sua duttili-
tà con questo materiale si possono forg i a re
f o rme curve, riccioli, motivi floreali. Un ge-
n e re di decorazioni strettamente legato al-
lo stile architettonico del periodo baro c c o .
Le applicazioni in ferro battuto contribui-
scono in maniera determinante a caratteriz-
z a re l’immagine complessiva degli edifici di
questo periodo aggiungendovi sempre ele-
ganza ed esclusività.
Nel caso degli edifici religiosi la simbologia
d e l l ’ o rnamento richiama i temi classici di
questo tipo d’iconografia, non disdegnan-
do variazioni artistiche anche molto raff i n a-
te. La fantasia e la tecnica dei fabbri art i g i a-
ni e il desiderio dei committenti hanno dato
di Cesare Portosa
Il portale che orna l’ingresso al Seminario Arcivescovile
di Corso Venezia a Milano è opera del Richini. Realizza-
to nel 1630 è caratterizzato da due erme colossali, che
raffigurano la Pietà, oppure la Carità (o la Teologia) e la
Speranza, oppure la Sapienza (o la Filosofia). Le erme
furono scolpite in ceppo gentile e sono sormontate da
due mascheroni d’aspetto grottesco, conformi al gusto
dell’epoca in cui si ricercava spesso il sensazionale. So-
pra l’elegante timpano del portale con la scritta “Semi-
narium” due putti in pietra reggono rispettivamente la
croce e il pastorale. Tra i putti è collocato uno scudo
sormontato da una corona e un cappello cardinalizio in
bronzo; dentro lo scudo compare la parola “humilitas”,
anch’essa in bronzo, che era il motto di San Carlo Bor-
romeo. Le opere di restauro eseguite sul materiale lapi-
deo esistente hanno compreso:
! il preconsolidamento delle superfici più se-
riamente degradate e fragili con materiali
reversibili in soluzioni di etilsilicato;
! la pulitura differenziata secondo il degrado
del materiale lapideo e della consistenza
dello sporco con tecniche miste, dall’acqua
nebulizzata su tutte le parti di bugnato e
del timpano superiore, alla fotoablazione
con apparecchiatura laser sulle due cariati-
di, alla microsabbiatura sui putti in pietra in
sommità al portale, impacchi sulle cornici
orizzontali e sui mascheroni superiori;
! il consolidamento superficiale delle parti
decoese evidenziatesi dopo la pulitura con
soluzioni di etilsilicato dato a più mani e la
protezione generale con prodotti delle dit-
te Wacher-Chemie e Rhone-Poulenc.
Un antico portale barocco ricco di simboli
COMMITTENTE SEMINARIO ARCIVESCOVILE DI MILANO
PROGETTO E D.L. ARCH. FABIO CARRIAIMPRESA TRIVELLA SPARESPONSABILE RESTAURO CESARE PORTOSA
Scheda dei lavori ANNO 1999
28-31 Tecnologie 2-05-2005 14:56 Pagina 29
! ! ! 30 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005
TE C NOLOG I E & M ATE R IAL I
vita ad un’infinità di elementi decorativi in
f e rro, che hanno arricchito le croci e le cam-
pane presenti sui tetti e le cupole delle co-
s t ruzioni.
Per quanto riguarda, in part i c o l a re, il palaz-
zo milanese, sulla sommità del portale sono
posti due putti che reggono lo stemma or-
nato coi simboli pastorali e una serie di nap-
pe in ferro battuto, che si trovavano in gra-
vi condizioni di degrado, come si vede dal-
le foto scattate prima dell’intervento (vedi
pag. 29). L’ancoraggio alla struttura di so-
stegno di alcune nappe era totalmente de-
gradato, per cui si era verificata la caduta di
alcune di esse. Inoltre su quelle rimaste an-
cora attaccate la sezione dell’anello di ag-
gancio era così esigua da far supporre un
p rossimo distacco entro breve tempo. Il
corpo della nappa, nella maggioranza dei
casi, era pressochè mancante di consistenti
p o rzioni di materiale originario e la ru g g i n e
ricopriva totalmente le parti rimaste.
Lo stato di degrado delle campanelle era ta-
le per cui non si poteva ipotizzare la rico-
s t ruzione con altre parti metalliche, perc h é
tale intervento non poteva garantire un
buon risultato finale a causa delle condizioni
del materiale originario, così compro m e s s e
da non assicurare l’ottimale saldatura o fis-
saggio. Pertanto rimaneva una sola soluzio-
ne: la sostituzione completa con manufatti
nuovi, prodotti in laboratorio, simili a quelli
esistenti, ma che di fatto avrebbe pro d o t t o
un falso storico. Di fronte a questa grave si-
tuazione si è optato verso una ricostru z i o n e
completa di tutte le parti mancanti, nel se-
guente modo: desumendo le misure ed i
p rofili originali dall’unica rimasta intatta, è
stata ricostruita la zona mancante con re s i n a
p o l i e s t e re “armata” di micro f i b re. È eviden-
te che il coefficiente di dilatazione della re s i-
na è ben diverso da quello del metallo fer-
roso e la funzione delle micro f i b re è quella di
g a r a n t i re l’assorbimento di eventuali dilata-
zioni del ferro, evitando fessurazioni o dis-
tacchi proprio nei punti di sigillatura tra i due
materiali. Una volta pitturato l’intero manu-
fatto con una vernice di tipo micaceo non si
distingue più la parte aggiunta da quella ori-
ginale, come si può facilmente vedere dalle
foto scattate dopo l’intervento (vedi pag.
3 1 ). Occorre tener presente che i tempi di
reazione della resina sono molto brevi, nel-
l ’ o rdine di 15-20 minuti, per cui bisogna pre-
p a r a re tutto il necessario, rispettare le misu-
re e studiare bene la forma da ottenere in
maniera molto accurata, pre l i m i n a rmente al
l a v o ro manuale. È importante avere molta
cura nel trattamento di pulitura e di passiva-
zione delle superfici da trattare.
È bene pre c i s a re che tale intervento nei
modi in cui è stato effettuato, per le condi-
zioni limite in cui sono stati trovati i manu-
fatti in ferro battuto, può essere considera-
to come “sperimentale”, in quanto nei
28-31 Tecnologie 2-05-2005 14:56 Pagina 30
p rossimi anni si verificheranno le reali con-
dizioni di conservazione del corpo delle
nappe, valutando proprio come la resina e
le micro f i b re abbiano sopportato le dilata-
zioni termiche tipiche del ferro. Anche l’an-
coraggio delle nappe al drappeggio è stato
r i c o s t ruito con la medesima tecnica e mes-
so in sicurezza con fili di nylon traspare n t e ,
in modo da scongiurare un’eventuale cadu-
ta del manufatto in caso di deterioramento
della ricostruzione, proprio per le circ o s t a n-
ze sopra espresse. !
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