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Abbiamo raccolto in questa presentazione tutte le interviste realizzate con fotografi, titolari di agenzie fotografiche, manager di archivi storici che utilizzano il servizio MomaPIX
Fotografi 2.0 si nasce…o ci si diventa!
Il digitale, i social network, il commercio elettronico hanno profondamente cambiato la
professione dei fotografi: come affrontare le sfide del futuro?
E’ la solita storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. C’è chi, quando incontra qualche difficoltà, vede
tutto nero e si fa fagocitare dalla negatività. E chi, al contrario, sfrutta i periodi di crisi come opportunità.
Lo stesso principio vale per la professione di fotografo: molti hanno cessato la propria attività, rimanendo
attaccati ad uno stereotipo che non esisteva più. Altri, invece, non si sono arresi al cambiamento ma
l’hanno cavalcato, reinventandosi il mestiere per stare al passo coi tempi.
Abbiamo avuto il piacere di ascoltare la testimonianza di un fotografo professionista che ce l’ha fatta:
Giuliano Bernardi, 37 anni di esperienza nel campo, tra i primi utilizzatori di MomaPIX.
Nell’intervista, ci racconta come è riuscito a rimanere sulla strada del successo in questi anni di profondi
mutamenti.
Giuliano, innanzitutto grazie per la tua disponibilità all’intervista. E’ importante portare alla luce
esperienze positive come la tua! Puoi raccontarci quando e come hai iniziato la tua carriera di
fotografo?
“E’ un piacere! La mia esperienza inizia all’età di 18 anni, come apprendista fotografo presso uno studio
fotografico di Madonna di Campiglio, il mitico Photo Jolly 3. Ora ho 55 anni, quindi sono 37 anni di attività.
Dopo il servizio militare mi sono messo in proprio, aprendo un pò alla volta ben 7 negozi di foto in località
turistiche in Trentino.”
Nello specifico, a quali settori si rivolge la tua attività di fotografo?
“La mia attività si rivolge principalmente alla fotografia nel settore turistico, ovvero servizi alle scuole di sci,
gare di sci, eventi sportivi invernali ed estivi in montagna, matrimoni, cerimonie, eventi culturali, stampa
digitale, archivio fotografico, servizi fotografici per alberghi, depliants, virtual tours e riprese e montaggio
video.”
Insomma, una passione sviluppata davvero a 360 gradi, complimenti! Secondo te, quali sono i
fattori che determinano il successo di un fotografo professionista?
“Per avere successo bisogna cercare di dare il massimo della qualità ed essere sempre aggiornati
all’evoluzione della tecnologia hardware e software. Questo è il motivo per cui, diversi anni fa, ho deciso di
rivolgermi a MomaSoft. Senza un team qualificato che pensa a mantenere il mio sito sempre aggiornato,
avrei fatto fatica a restare al passo coi tempi”.
E questo fa molto piacere a noi! Cosa trovi utile nell’utilizzo di MomaPIX?
“MomaPIX mi permette di mostrare e vendere online sia servizi sportivi che eventi culturali. Il suo utilizzo è
semplice ed intuitivo, tutti i miei collaboratori riescono a caricare i servizi con facilità.”
…Allora dicci anche se consiglieresti MomaPIX e perché!
“Consiglierei MomaPIX a chi vuole dare un servizio completo, al giorno d’oggi molti clienti chiedono se
possono vedere online le foto che sono state scattate loro, quindi un fotografo che vuole essere
aggiornato dovrebbe usare questo servizio senza indugio, sia che lavori per privati, sia per
agenzie.”
Quali sono per te i vantaggi di un ecommerce?
“Nel mio caso, i vantaggi sono diversi. Ad esempio, la possibilità di un concorrente di una gara di vedere le
proprie foto dopo poche ore, anche se è tornato a casa in un’altra città o in un altro stato. Oppure i turisti
che si sono dimenticati di comprare le foto direttamente in negozio mentre erano in vacanza.
Io ho la possibilità di avere un negozio aperto 24 ore su 24, 365 giorni all’anno, aumentando le mie
occasioni di vendita. I miei clienti hanno a disposizione un servizio efficiente che permette loro di
acquistare foto digitali e stampe comodamente seduti in poltrona da casa, che si tratti della garetta
di sci del bambino o della foto della lezione con il maestro di sci. Il mio cliente più lontano è stato un atleta
di fama internazionale di corsa in montagna, che ha acquistato le foto dalla Nuova Zelanda!”
Ma come fai a vendere così tante foto online? In molti vorrebbero saperlo!
Per promuovere la vendita online, prima di tutto ho linkato il sito MomaPIX dal mio sito “ufficiale”
www.fotobernardi.it, Poi faccio grande uso di bigliettini da visita, che distribuisco agli eventi sportivi. Inoltre
mi faccio pubblicità sul furgone aziendale, link su Facebook e annunci dallo speaker dell’evento
quando possibile. Bisogna darsi molto da fare! Così come per inserirsi nei vari circuiti, è essenziale offrire
sempre qualità e professionalità.
Certo, fino a qualche anno fa questa era fantascienza…cosa è cambiato in questi anni nella
professione del fotografo?
“Beh, con il digitale lavorare è molto più facile ma, proprio per questo, la professione ha perso l’aurea che
aveva. Bisogna adattarsi al cambiamento: io nel corso degli anni ho chiuso 4 punti vendita, investendo
sull’ecommerce a costi molto più bassi”.
Quale pensi sia il futuro della professione di fotografo?
“Credo che la professione di fotografo sarà sempre più difficile, per diversi fattori quali la sempre maggior
facilità di ottenere foto di buon livello con gli apparecchi fotografici, gli smartphones sempre più performanti,
il cambiamento indotto dai social networks per il quale tutti si sentono fotografi, grafici e videomaker, e per il
cambiamento di mentalità delle nuove generazioni, che non cercano più la qualità ma piuttosto la fruibilità e
condivisibilità delle immagini.”
C’è qualche consiglio che daresti ai giovani che vogliono avviarsi alla professione di fotografo?
“Se a un giovane piace la fotografia, consiglierei di portare avanti la passione come hobby, prima di pensare
a farne la sua professione. Bisogna essere consapevoli che il vecchio stereotipo del fotografo non esiste più,
i professionisti non possono prescindere dal confrontarsi con le nuove sfide dell’evoluzione
tecnologica, dovranno essere fotografi 2.0 e fare la differenza. In tutta sincerità, credo che di fotografi
professionisti ne rimarranno pochi, attorniati da una marea di fotoamatori più o meno evoluti.”
Grazie ancora a Giuliano per averci raccontato la sua esperienza…e forza e coraggio a tutti i fotografi che
devono dare una nuova marcia alla loro attività!
Intervista a Graziano Arici
Graziano, partiamo dalla domanda più essenziale, anche per chi non conosce il tuo lavoro. Puoi
dirci che cosa c’è nel tuo archivio fotografico?
“Schematicamente, il mio archivio è diviso in quattro parti. La prima è composta da circa 1.500 albumine e
materiale vario su Venezia nell’Ottocento. Alcune sono rare e moltissime inedite, sono state passate tutte
allo scanner e schedate. C’è una seconda parte fatta da circa 270.000 immagini acquisite, che riguardano
periodi anteriori all’anno in cui ho cominciato a fotografare. Poi vi sono 700.000 immagini scattate da me
su diversi supporti, in gran parte in formato digitale nativo. Infine c’e un piccolo archivio di trecento oggetti
che riguardano la Comune di Parigi; questo è stato uno mio sfizio, nato cosi per caso.”
Qual era il tuo progetto iniziale, quando hai cominciato a “raggruppare” delle immagini ?
“Io ho cominciato a lavorare come fotografo nel 1979 e da subito io mi sono reso conto dei miei interessi in
relazione alla fotografia. Io non sono mai stato particolarmente interessato a reportages su paesi esteri,
guerra, su situazioni estranee (anche se l’ho fatto), bensì sui personaggi che avevano dato luogo alla mia
cultura. Proprio detto in maniera molto brutale, sfruttavo il fatto di essere fotografo per conoscere
persone che non avrei potuto incontrare e che attraverso i loro libri e romanzi mi avevano formato,
questa è stata la prima base del mio lavoro. La seconda idea legata a questo aspetto è stata la valutazione
del fatto che Venezia fosse la meta più adatta per incontrarle. Da subito il mio progetto è stato quello di
fotografare personaggi della cultura internazionale e mi sono messo in testa che avrei dovuto costituire un
archivio con le foto di questi personaggi, che non sarebbero stati dimenticati nel tempo.”
Possiamo dire che si trattava – e tuttora si tratta – di accumulare e raccogliere, per poi potere in
un qualche modo restituire? Qual era il filo conduttore ?
“Questo non mi è stato chiaro da subito. Non ho pensato al fatto che un archivio potesse essere un
deposito da usare in maniera pubblica. Me ne sono reso conto più tardi, negli ultimi dieci anni.
Prima di questo pensiero c’era un aspetto soprattutto economico, cioè mettere su un grosso archivio che
potesse essere venduto, non venduto in maniera intera, ma come singole foto per le riviste o altro. Il filo
conduttore del mio archivio era quello di avere un panorama della cultura mondiale di questo secolo.”
Spiegaci perchè ti definisci piu volontieri “archivista” che “fotografo che fa una collezione di
immagini”…
“Perchè a me infastidiscono molto i fotografi che si dicono artisti. Una delle mie prime mostre si
chiamava “Alla faccia dell’arte” e appunto voleva esprimere il fatto che i fotografi spesso appena fanno una
mostra vogliono assumere quell’immagine di artista. Era una maniera ironica e critica per dare quest’idea.
Ho usato in maniera provocatoria il termine perchè voglio far vedere l’aspetto di documentazione piuttosto
che vederne il lato estetico. E’ per questo che dico che io sono un archivista.”
Parliamo del tuo archivio personale e del tuo lavoro fotografico, in confronto al resto
dell’archivio. In gran parte, è un lavoro di documentazione visiva sulla città di Venezia e i suoi
artisti. Ed è lo stesso per la parte acquisita del tuo archivio, nel senso che salvaguardi un
patrimonio ancora sconosciuto (ma potenzialmente fruibile e che nel futuro sarà un aiuto per
capire certe cose della vita di Venezia), quando ti prendi cura di fondi fotografici altrui,
preservandoli nella loro coerenza ed integrità.
“Io non vedo alcuna differenza tra il mio lavoro – chiamiamolo di rittratti dei personaggi della cultura
internazionale – e la ricerca di negativi fatti in un periodo precedente a quello in cui ho cominciato a fare il
fotografo. Tutto il mio lavoro di fotografo è stato legato al fatto di documentare eventi culturali e personaggi
importanti a livello internazionale legati a questo mondo. Visto che ho cominciato a fotografare nel ‘79 non
potevo avere fotografato Hemingway o Pound, allora in questo senso il lavoro di ricerca di foto di personaggi
vissuti in epoche precedenti è un lavoro di prosecuzione all’indietro, scelte in base al mio stile e nel modo in
cui intendo il lavoro fotografico. A questo proposito, vorrei dire che quando Pinault mi ha fatto fare quella
piccola mostra a Palazzo Grassi curata da JeanJacques Aillagon, e ha fatto un pranzo e un discorso sul
mio lavoro, quando lui ha continuato a dire che “Graziano Arici è un artista”, io ho stoppato JeanJacques
Aillagon dicendo “No, guarda, io documento le cose”, e lui mi ha risposto che “C’è documentazione e
documentazione”, ed è per quello che lui vedeva in quelle foto degli elementi d’arte. Prima di partire per la
Francia, ho avuto una lite furibonda con Italo Zannier perchè lui mi aveva chiamato “artista”, e io non mi
riconoscevo in questa categoria. Lui si era arrabbiato molto, dicendo che dovevo smetterla di comportarmi
cosi e di accettare il fatto che il lavoro che faccio è una produzione artistica.”
E sull’aspetto di “salvaguardia” del tuo archivio?
“Credo che si dovrebbe salvaguardare la storia e l’immagine di tutti al mondo. Io sarei per conservare
addirittura la memoria di archivi privati, legati alla storia di ognuno, però questo ovviamente non è possibile.
Allora io mi accontento di “salvare” quello che possiamo, cioè la crème de la crème, i personaggi che più
rappresentano gli alti spiriti di questo secolo, e quindi è una mia scelta in questo senso.”
Invece cosa puoi dirci sui fondi fotografici?
“E’ la stessa cosa, quando io acquisisco dei fondi fotografici cerco di fare in modo che siano un lavoro
utile per la memoria di tutti. Cioè, ripeto, quando scelgo dei negativi – a parte che questo avveniva anni
fa, perchè sono anni che non acquisisco più foto per motivi economici – li scelgo in base al fatto che
rientrano in una mia lettura delle cose, che siano coerenti con la mia maniera di vivere le cose e di
documentarle.”
Uno dei tuoi scopi, con i tuoi servizi sulla Biennale o sulle istituzioni d’arte, con i ritratti d’artisti
che hai scelto di fare, fin dall’inizio della tua carriera, era di documentare “i visi” dell’arte di
quegli ultimi trent’anni e di farne la storia? Era per te un modo di dare una testimonianza su un
periodo particolare, in un posto preciso, e di vederne l’evoluzione…volevi fare delle foto che,
diciamo cosi, potrebbero essere considerate “storiche”? Qual è il tuo rapporto con l’attualità
dell’arte ?
“No, non mi sono mai posto l’obiettivo di essere in grado di fare delle fotografie “storiche”. Non mi è mai
capitato di pensare di star realizzando della documentazione storica; nella caduta del muro, ad esempio, io
ero lì, tutti erano li, ma non credo che le foto che ho fatto siano necessariamente storiche. Penso che,
complessivamente, il mio archivio sia un deposito importante perchè ci aiuta a capire una certa epoca.”
Graziano, parlaci un po’ del rapporto che hai con le persone che ritrai in foto. Spesso,
guardandole, si percepisce una sorta di complicità. Si direbbe che rifiuti uno spirito troppo serio,
ma che cerchi di dare ai tuoi modelli l’occasione di presentarsi in modi inconsueti. Cosa intendi
con la tua espressione “ritratti ambientati”?
“Per ritratto ambientato intendo fondamentalmente un ritratto del personaggio nel proprio ambiente – che sia
l’ambiente suo personale, o che rimanga suo per un periodo, come un albergo – che le rende più al loro
agio. Io non sono una persona facile agli incontri, ma devo dire che con alcune persone che fanno cultura ho
trovato deigrandi livelli di affinità. Mi è capitato con Jim Dine, a cui quando sua moglie ha chiesto da
quanto tempo ci conoscessimo, lui ha risposto “da sempre”, e noi eravamo stati solo un’ora e mezza
assieme. Anche in altri casi come con Harold Brodkey…siamo stati poo tempo insieme ma lui mi aveva
scritto una dedica “a Graziano che è qualcosa come un amico”. Spesso mi è capitato di entrare in sintonia
molto velocemente con scrittori e artisti. Sono una persona che ama molto l’ironia e l’autoironia, per cui
cerco che la fotografia abbia un aspetto ironico, per quanto è possibile e posso dire che le persone più note
sono spesso pronte a questo tipo di rapporto.”
Quali potrebbero essere i legami fra le tue foto e quelle acquisite?
“Quando ho acquisito i negativi di queste cose, tenendo presente che erano in grandissima parte archivi
anonimi, spesso ho impiegato mesi per scegliere le foto…non voglio dire che me ne sono appropriato, però
le sento un pò come mie! E’ per quello che le chiamo spesso “The Choice”, la scelta, come un atto
duchampiano, che nel momento in cui scelgo un oggetto o una foto, do loro vita come altra cosa, cioè
diventano un’altra cosa,proseguono la vita in una maniera diversa. Il legame quindi diventa un legame
di sorellanza, una colla, le due parti si riconoscono e diventano sempre più una cosa unica. E’ chiaro che io
devo spiegare che certe foto sono mie, altre non sono mie, ma so anche che questi archivi tendono a
essere veramente come fratelli perchè sono simili nella maniera di esprimersi e la mia scelta – scegliere
una foto, un negativo piuttosto di un altro – li fa entrare all’interno di uno stesso mondo. Non è che nego la
loro appartenenza a fotografi di cui non conosciamo purtroppo il nome, io dico che in maniera parallela ho
fatto un lavoro di salvataggio e di nuova vita per queste immagini… E che vanno bene tutte insieme perchè
sono stato io a sceglierle.”
Hai fatto la scelta di acquisire soltanto negativi,perchè? E hai poi lanciato una grande operazione
di scansione, durata quindici anni. Perchè hai deciso di scansionare quasi tutto del tuo archivio?
“Perchè i negativi secondo me sono la matrice vera delle immagini, cioè la fotografia è fatta per una parte
della storia di negativi, per una parte la fotografia ha avuto come base il negativo. E perchè il diritto di uso di
un’immagine è dato dal fatto che tu possegga i negativi o no.
Ho sempre avuto la mania che le fotografie fosse importante trovarle subito. Ho conosciuto fotografi
importanti che non avevano nessuna modalità di archivazione, archiviavano attraverso quaderni, scatole, ecc.
Grazia Neri aveva un archivio immenso di scatole, e sopra c’era scritto appunto cosa c’era. Bisognava che i
vari archivisti si ricordassero in quale scatola avevano visto una foto che bisognava trovare. Per esempio se
c’era una foto di Marilyn Monroe questa foto veniva messa in una scatola con scritto fuori “Marilyn Monroe”.
Però come si faceva a sapere che in quella scatola c’era anche una foto di Marilyn Monroe con Kennedy? O
si guardavano tutte, oppure qualcuno doveva ricordarsi che c’era quella fotografia… e allora ho cominciato a
costituire un archivio di schede cartacee che permettevano ricerche incrociate. Ad esempio, se avevo una
foto di Moravia con Calvino alla mostra di Venezia, io avevo tre schede, una scheda con Italo Calvino, una
scheda con Moravia, e una scheda con mostre di Venezia che rimandavano tutte alla stessa foto. Sono
partito cosi. Appena c’è stata la possibilità tecnologica, mi sono fatto fare un programma che potesse
permettere questo, e potesse permettermi di stampare degli elenchi delle foto che io avevo, – e questo nel
‘91!
Sono stato il primo fotografo in Italia a gestire il mio archivio in modo tale che potessi trovare le immagini –
chiaramente non con le foto ma con il testo. Appena è stato possibile avere un certo livello di scanner e di
potenza di archiviazione ho cominciato a fare scansionare le prime foto. Nello stesso periodo, assieme a
Marcello Mencarini e a Francesco Gorup de Besanez, avevamo creato la prima agenzia di fotografia
al mondo che vendeva delle foto online, e quindi già allora, credo fosse il ‘98, ho iniziato il lavoro di
scansione delle mie foto. Un lavoro che è durato quindici anni, perchè chiaramente oltre alle foto bisognava
mettere una didascalia, attraverso una database che mi ero fatto fare appositamente.”
Come definiresti il tuo archivio ? Se ne parla spesso come di una cosa in perpetua crescita e
sviluppo. La cosa bella è che all’interno si creano man mano delle letture, delle ramificazioni. Ti
piace quell’aspetto non del tutto domabile?
“Io credo che il mio archivio sia domabilissimo! Perchè si può trovare tutto, tutto abbastanza in ordine,
insomma, io penso di conoscere pochi fotografi che hanno l’archivio organizzato ad oggi…”
Parlando delle foto che non hai fatto e che fanno parte del tuo archivio, giustifichi la loro
presenza dicendo che “sono foto che avresti potuto fare” se fossi stato fotografo – e già nato! – in
quei tempi. Dici anche che per te si tratta di “aggiungere tempo al tempo”, o di “aggiungere del
tempo al tuo lavoro”.
“Come avevo detto, se io acquisisco delle foto di Hemingway, che non potevo fotografare, è chiaro che
aggiungo del tempo al mio archivio, aggiungo il tempo in cui non ero neanche nato!”
Come fai “vivere” il tuo archivio? Come fai per dargli attualità, visibilità, per far rivedere
immagini del passato? Come fai per ridare vita a certe foto?
“A Venezia praticamente tutte le istituzioni pubbliche e semi pubbliche hanno voluto entrare in possesso del
mio archivio, e mi hanno fatto delle proposte. Io ho perso abbastanza tempo, perchè alla fine questo non ha
mai portato a nulla. Avevo delle richieste abbastanza basse, anche a livello di vitalizio, ma per un motivo o
per l’altro non sono state accettate, ed è per questo che l’ho portato via, e che si trova adesso con me in
Francia. Come ho fatto e come faccio a rendere noto il mio archivio? Boh, in maniera molto franca, sono una
persona che, per fortuna o per carattere, non ha mai cercato di andare alla ricerca di persone per
promuovere il mio archivio. Tutte le mostre che ho fatto – e ne ho fatte molte – sono mostre a cui sono stato
chiamato, per cui non ho mai avuto una vera necessità di pubblicizzarmi. Certo, questo puo’ essere un
attegiamento snob, però devo anche dire che queste cose le ho acquisite con i miei sforzi, mi sono costate
tempo, ecc. Per le mostre che ho fatto, per gli articoli che sono usciti, penso che il mio archivio sia essere
abbastanza noto. Parliamo di numeri: io ho più di un milione di foto, tra queste ho fatto una scelta perchè
molto foto possono essere anche doppie, uguali, simili… ho fatto passare in scanner, oppure le ho in
formato digitale nativo, 4/500.000 foto (questo è quello che chiamo “archivio”). Da queste ne ho scelto una
parte, chiamata “My Little Archive” e sono 120.000 foto che tengo sempre con me, perchè ha la crème di
tutto il mio archivio ed è l’archivio che ho messo in linea sul mio sito in bassa risoluzione con MomaPIX.”
Il tuo archivio è una costruzione maturata, riflettuta, non un deposito di cose sparse, o una
semplice accumulazione di immagini trovate o fatte. Ed è per di più una costruzione fatta per
essere usata (immagini scansionate, visibili sul tuo sito, con didascalie complete). Queste
immagini possono essere viste da tutti, creando una specie di banca immagini accessibile.
“Spesso a Venezia ho avuto studenti che sono venuti a consultare il mio archivio per tesi e molti ricercatori
usano il mio archivio online.”
La maggior parte del tuo archivio è quella del tuo archivio personale di fotografo. Come sei
riuscito ad avere tanti immagini e come le sfrutti oggi?
“Perché ho lavorato tanto e su diversi ambiti, 350.000 foto in 35 anni fanno 20.000 foto all’anno, fanno 54 foto
al giorno. Teniamo presente che c’erano delle fasi in cui potevo fare dieci, quindici rulli al giorno, vuol dire
500 foto; durante la Mostra del Cinema potevo fare 400 foto al giorno, quando ho fatto trecento ore di volo in
elicottero ogni volta erano 600 scatti. Tutto questo oggi, lo sfrutto attraverso un’agenzia che ho in Italia,
attraverso il fatto che lavoro con delle agenzie inglesi, francesi, spagnole, ecc, . E’ chiaro che il mercato è
crollato, i prezzi sono quel sono, il panorama è dominato da quattro agenzie che fanno un lavoro di dumping
e abbattono i prezzi a livelli bassi, quindi sicuramente non è una fase buona. E sicuramente non c’è una
gran via di uscita.”
Il tuo archivio è una cosa viva, nel senso che è, come lo dici tu, un “puzzle che va aumentando”.
Cosa ci puoi dire su questa crescita ?
“Continuo il lavoro di documentazione di eventi o di fatti, ma in misura minore, perchè chiaramente c’è uno
sbocco inferiore.“
Qual è la tua logica di acquisizione ? Le nuove immagini come vengono integrate nell’archivio?
C’ è sempre quella ricerca di una coesione strutturale?
“Adesso acquisisco pochissime immagini appunto perchè non ho piu una grande possibilità economica. Il
costo non è tanto quello acquisizione quanto di scansionamento, schedatura ecc.“
Come fai a dare una nuova vita a tutte quelle immagini? Definiresti il tuo archivio vivace e
dinamico?
“No, non trovo che queste parole rappresentino il mio archivio. E’ dinamico nel senso che è di facile
accesso, si riescono a trovare immagini in decimi di secondi. Ma è comunque un archivio molto grosso,
quindi chiaramente pesante, è un archivio che ha le sue pesantezze culturali, nel senso che non ha una
parte semplice, popolare, quasi mai.“
Migliaia di archivi nel mondo vengono trascurati e persi, cosa pensi del tuo archivio?
“Penso che il mio archivio sarà mantenuto integro com’è. Quindi sono abbastanza tranquillo da questo
punto di vista.“
Grazie ad Ariane Carmignac per la preziosa collaborazione nella realizzazione di quest’intervista.
I preziosi racconti fotografici dell’archivio storico Giancolombo.
Gli scatti del famoso fotoreporter “pioniere e gentiluomo” rappresentano una testimonianza importante per il
nostro Paese. Il suo archivio online è gestito su piattaforma MomaPIX, per questo abbiamo avuto il piacere e
l’onore di intervistare sua figlia Susanna, che ci parla appassionatamente di suo padre, del pathos e della
suggestione estetica delle sue fotografie…facendoci emozionare all’ascolto del racconto stesso!
Susanna, quando e perché hai deciso di mettere online l’archivio di tuo padre?
“Dopo la decisione naturale di creare un sito web che ricordasse il lavoro e la figura di Giancolombo, ma che
si configurava solo come vetrina statica, il mercato stesso ci ha richiesto di evolvere lo spazio iconografico e
mettere a disposizione degli addetti del settore la parte dell’archivio già digitalizzata.”
In che modo porti avanti la promozione dell’archivio storico Giancolombo?
“Spesso mi sorprende il fatto che non ce ne sia quasi bisogno. Molte richieste provengono da chi già
conosce l’Autore e ne richiede espressamente le immagini a scopo iconografico oltre che documentale.
Devo dire tuttavia che la presenza in rete dell’archivio in forma visibile, non protetta da password di accesso,
è un incentivo e suscita interesse.”
Chi sono i principali interlocutori interessati alle foto dell’archivio?
“Si è sviluppata recentemente molta attenzione per le immagini del nostro passato, per la memoria del
nostro Paese. Così l’archivio si trova a essere una fonte importante per chi allestisce mostre celebrative, per
chi lavora nelle riviste che vogliono ricordare come vivevamo nel ventesimo secolo; le immagini infatti
riescono a mostrare sia la nostra evoluzione dal punto di vista culturale e sociale sia alcune peculiarità che
non sono mai cambiate.”
Cosa rappresenta per te l’archivio storico Giancolombo?
“Il lascito del talento di mio padre. Una testimonianza storica. Una fonte preziosa di informazioni. Una
suggestione estetica continua. Sono gelosa delle immagini in modo passionale e quasi ossessivo,
nonostante sia felice quando posso condividerle, mostrare agli altri quello che io ho la fortuna di vedere ogni
giorno.”
Quali sono state le circostanze per cui tuo padre si è affermato come fotoreporter così noto?
“Nel periodo storico del dopoguerra, terreno fertile per chi avesse talento e determinazione, il mondo
dell’editoria fu estremamente ricettivo e riconobbe alla fotografia il ruolo di testimonianza fondamentale oltre
la parola scritta – Giancolombo infatti non appena cominciò a collaborare con il Corriere Lombardo, ricevette
la qualifica di “cronista con macchina fotografica”. Ma i grandi Direttori dei giornali dell’epoca (Buzzati,
Benedetti, Rusconi, Tofanelli, per citare solo alcuni nomi egregi) erano molto esigenti e pretendevano un
prodotto di alto livello. Così si è creato quello che viene conosciuto come il periodo d’oro del giornalismo,
che ha visto le migliori firme e i migliori fotografi, perché la qualità era fondamentale. In questo contesto
Giancolombo propose la propria capacità e in uno scambio continuo con la lezione del giornalismo, innestò
la propria ricetta di velocità e presenza di spirito: i suoi scoop – come quello di Churchill che fa il bagno al
Lido di Venezia – sono stati veri colpi di teatro.”
Secondo te qual è stato il segreto di tuo padre per diventare così famoso?
“Mi viene una risposta semplice: era bravo. Dopo la fase in cui era sufficiente essere nel posto giusto al
momento giusto, gli anni successivi hanno visto la sua ascesa nel mondo del reportage attraverso la qualità
delle immagini, fatta di tecnica, di raziocinio ma anche di passione – o meglio di pathos, nell’accezione
della condivisione dell’emozione che il soggetto o la situazione gli trasmettevano, consentendogli di esserne
parte rimanendo tuttavia un rispettoso osservatore esterno. Nel tempo anche gli interlocutori cambiarono: dai
rotocalchi ai magazine come L’Illustrazione Italiana, che gli chiedeva dei veri e propri racconti fotografici.”
Quali sono state secondo te le sue qualità migliori dal punto di vista umano e professionale?
“Qualcuno in un articolo ha descritto Giancolombo come “pioniere e gentiluomo”, che racchiude l’essenza
del suo modo di porsi al mondo e alla fotografia. Pioniere per l’imprenditorialità, innovativa per l’epoca: la
creazione cioè di un’agenzia strutturata sul modello delle redazioni del grandi giornali francesi, dove ogni
giorno si decidevano gli inviati e i servizi da realizzare assieme ai collaboratori. La fama venne anche
attraverso questa struttura, che rispondeva alle richieste delle riviste italiane ma anche internazionali, come
Paris Match e Life.
Gentiluomo per il suo modo di porsi, mai invasivo, che gli permetteva di instaurare un rapporto con le
personalità che voleva riprendere e di ottenere così il ritratto migliore.”
C’è una foto del suo archivio che ami particolarmente e perché?
“Ce ne sono molte; quando eseguo delle scansioni in digitale, mi succede spesso di trovare l’immagine che
mi toglie il respiro. Dal bacio rubato al luna park a Milano, nel 1950, che riprende in un gioco grafico perfetto
due innamorati in un labirinto; alla fotografia scattata a un pittore bohèmien in rue Mouffetard a Parigi, nel
1953, dolcevita nero, sguardo francese e un gatto siamese sulla spalla. Quest’ultima è rimasta come sfondo
sul mio computer per molto tempo. Ma quella che mi è rimasta ‘dentro’ è un’immagine che risale al 1947,
nel periodo in cui Giancolombo era ancora un freelance, prima della fondazione dell’agenzia; è il ritratto di
alcuni
uomini, scattata probabilmente in un albergo dei poveri, come si chiamavano al tempo le strutture ricettive
per i più indigenti. Le espressioni colte sui volti dicono di quel periodo storico e sociale molto più di mille
racconti.”
Cos’è la fotografia per la tua famiglia?
“Qualcosa di inevitabile e naturale, abbiamo respirato tecnica, pellicola e carta fotografica da sempre. Ho
avuto tra le mani una fotocamera (seria) a 5 anni, e in casa mia c’erano cassetti interi pieni di fotografie. Mia
sorella ha vinto un concorso di fotografia a 10 anni e mia nipote scatta immagini bellissime. Ma mio padre
non ha mai dispensato insegnamenti, solo consigli e commenti agli scatti. Da quando seguo il suo archivio,
naturalmente, i suoi insegnamenti sono davanti ai miei occhi.”
L’archivio storico Giancolombo è visionabile sul sito http://my.momapix.it/giancolombo
Agenzia Torrini, il racconto in foto di Firenze.
Dall’eredità di Giulio Torrini delle prime foto post seconda Guerra Mondiale all’ecommerce.
Questa settimana abbiamo voluto coinvolgervi in un tuffo nel passato di Firenze, fino ad arrivare all’attualità
dei giorni nostri. Abbiamo intervistato per voi Francesco Bellini, socio dell’agenzia Torrini che rappresenta il
cuore fotografico della splendida città d’arte toscana.
Francesco, puoi dirci quando e come è nata l’agenzia Torrini?
“E’ nata quando nel 1944 Giulio Torrini ha deciso di mettersi in proprio, lasciando il suo posto di lavoro come
fotogiornalista di un’ agenzia fiorentina. All’inizio è stata dura, così ha provato a cercar fortuna in Argentina e
ci è rimasto fino al 1952 quando è tornato in Italia. Nel 1953 apre a Firenze il quotidiano “Il Giornale del
Mattino” e incomincia la sua collaborazione con questa testata.”
Come si è evoluta nel tempo l’attività dell’agenzia?
“Giulio Torrini si è presto messo in evidenza come fotoreporter grazie al suo occhio particolarmente attento.
Dapprima ha iniziato a collaborare con agenzie di stampa e uffici stampa, poi ha aperto una bottega per lo
sviluppo e la stampa delle fotografie.
Oggi noi soci Francesco Bellini e Fabrizio Giovannozzi proseguiamo l’attività fotogiornalistica con i mezzi
tradizionali e quelli digitali.”
Quali sono i contenuti principali dell’archivio storico? Cos’ha di veramente unico?
“L’archivio storico Torrini oggi è formato da circa 3 milioni di immagini tra negativi in bianco nero, colore e
digitale. Tutte queste fotografie, anche prese una per una, sono uniche nel loro genere.”
Quale memoria storica di Firenze è in grado di raccontare attraverso le foto?
“La sua caratteristica è raccontare Firenze dalla fine della seconda guerra mondiale fino ai nostri giorni,
passando dall’alluvione del 1966 a tutte le partite giocate dalla Fiorentina e della Nazionale di calcio a
Firenze e tutti gli avvenimenti di cronaca quotidiana dal 1953 in avanti. Insomma, proprio tutto!”
A Firenze avete anche un punto commerciale. Che iniziative si svolgono intorno a questo centro?
“Le immagini del nostro archivio interessano prima di tutto i giornali, le riviste, i libri e l’editoria in genere,
avendo noi immagini di repertorio fiorentino e toscano uniche. Poi riceviamo visite da collezionisti e da chi
vuole fare un regalo unico, poichè tra le immagini ci sono attori da tutto il mondo, moto (Vespa, Lambretta),
auto di tutte le marche, scene di lavoro di mestieri ormai scomparsi.”
Perchè avete deciso di aprire anche un negozio online? Cosa vi si può acquistare?
“Per lo stesso motivo che dicevo prima…anche i turisti che passano a Firenze potranno acquistare le foto
comodamente da casa sul nostro sito MomaPIX http://my.momapix.com/torrini, senza doversi portare dietro
quadri ingombranti.”
Verso quali progetti si stanno attualmente indirizzando le forze della vostra agenzia?
“Oltre a seguire la cronaca locale, principalmente continueremo a scannerizzare le foto che abbiamo nel
nostro archivio per poi poterle inserire in formato digitale sul nostro sito MomaPIX. Abbiamo un patrimonio
culturale che merita di essere reso visibile a tutti”.
Iniziare una carriera come fotografo professionista da over 50…si può fare!
Intervista a Mauro Fagiani, professionista nella fotografia del mondo dello spettacolo.
Questa settimana abbiamo raccolto per voi la testimonianza del fotografo professionista Mauro
Fagiani. Nonostante le difficoltà di un settore in grande cambiamento, la passione per la
fotografia dà irrinunciabili stimoli per raggiungere nuovi traguardi. Molto più della vita da
lavoratore dipendente.
Mauro, ci racconti come è nata la tua passione per la fotografia?
“Fin da quando ero ragazzo amavo fotografare gli amici e i campioni di calcio della mia città con la
Instamatic di mio padre, ma è nei primi anni ‘80 che inizia la passione vera e propria, sull’onda delle grandi
manifestazioni di piazza e della mia attività politica in quegli anni. Ero attratto dal raccontare le
rivendicazioni, le passioni, le paure di quei giorni. Una foto del maestro Tano D’Amico mi colpì e mi fece
capire l’assoluta bellezza che può essere fermata in uno scatto, in una frazione di secondo: la paura, ma
nello stesso momento la fierezza che non le fa abbassare lo sguardo, negli occhi di una compagna che sta
davanti ai carabinieri.”
Quando e come hai iniziato a lavorare da professionista?
“Tardi, molto tardi. Nel 2010, a 52 anni…ed è questo il mio unico rimpianto, Da tecnico di manutenzioni di
grandi impianti impegnato nel lavoro manuale e pratico, nel 2006 per mia scelta, sperando in un posto
sicuro, mi ritrovai in ufficio davanti ad un computer a seguire la contabilità delle manutenzioni. Quasi da
subito entrai in disaccordo con la dirigenza su una conduzione dei costi, diciamo così, “allegra”. Fui messo
in disparte e poi l’azienda iniziò ad avere grossi problemi finanziari. Non potevo accettare di stare senza far
nulla interi mesi. Così decisi di iniziare la mia attività di fotografo professionista. Aprii la mia Partita IVA e
iniziai a contattare uffici stampa, agenzie.”
Una scelta senza dubbio coraggiosa…e di che cosa ti occupi in particolare?
“Quando decisi di fare della fotografia un lavoro, cercai di legare le mie due grandi passioni: fotografia e
musica. Oggi mi occupo di tutte le forme di spettacolo. Televisione, cinema, teatro ed eventi comunque
legati al mondo dello spettacolo.
Altro settore che ho scoperto da quando sono un professionista, è la fotografia di matrimonio. Negli anni
avevo aiutato fotografi nei loro matrimoni, ma la responsabilità e il piacere di raccontare un matrimonio l’ho
scoperta dal 2010. Oggi è uno dei settori dove mi diverto di più e dove vorrei incrementare la mia attività.”
In che modo vendi le tue foto?
“Sono un freelance e affido a Kika Press & Media le mie foto per la vendita. Si tratta di un’agenzia stampa
con un suo portale di notizie on line. Purtroppo è sempre più difficile vendere ai giornali e alle riviste on line.
Spesso si vende ad un prezzo che non tiene conto dei costi che un professionista deve affrontare per
arrivare a quello scatto. Mi arrivano report dall’agenzia con introiti per una foto venduta al web di 0,80
€…capisci che per sostenere tutti i costi tra attrezzatura, promozione, spostamenti e poi pagare le tasse,
devi vendere un numero enorme di fotografie. E cosi corri tutto il giorno per raccogliere più eventi, che
comunque non ti garantisce di incassare un lauto stipendio.”
Cosa stai facendo per adattarti a questo periodo di grandi cambiamenti nel settore della fotografia?
“A dire il vero non molto…appunto come dicevo, il mercato a cui faccio riferimento si sta chiudendo sempre
più. Sembra non ci siano più regole, si è passati da un mercato che sopravvalutava il valore della singola
fotografia ad uno che la svaluta completamente, anzi molto spesso la regala. Tutti possono fare le foto e
molto spesso le regalano pur di vedere una propria foto pubblicata sul web o su una rivista, e anche quando
le vende le svende, perché non deve tener conto di tutti i costi che un professionista deve calcolare.”
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“Continuare a fare il fotografo. Nonostante non sia un lavoro sufficientemente remunerativo per tutta quella
che è la fatica, non posso non coltivare questa passione.”
Condividiamo pienamente Mauro, dopotutto è imperativo fare quello in cui si crede per vivere più
felici. Ti ringraziamo per l’intervista e ti auguriamo il meglio per la tua professione. Invitiamo tutti i
lettori a visitare il tuo sito MomaPIX http://my.momapix.com/maurofagiani
Da passione per la fotografia a lavoro: come fare?
Claudio Pagliarani ci racconta gli inizi, l’evoluzione nonché le difficoltà della sua professione di fotografo.
Claudio, grazie per la tua disponibilità all’intervista. La tua esperienza può essere interessante
per molti appassionati di fotografia che non vogliono restare tali ma cercare di ottenere dei
guadagni dall’attività che amano.
“Grazie a voi per avermi dato l’opportunità di raccontare la mia storia a tante persone che condividono la
passione per la fotografia, spero sia utile!”
Partiamo dagli inizi. Domanda quasi d’obbligo: cos’è per te la fotografia?
“La fotografia per me era un hobby ma coltivavo l’idea di darle un significato più evoluto. Concretamente, è
dare una risposta alle richieste per cui sono stato chiamato. Una sfida nel caso di lavoro commissionato,
oppure fare della ricerca e mettermi alla prova su tematiche che mi sono proposto autonomamente di
realizzare. L’ottenere risultati mi rilassa e mi dà soddisfazione.”
Quando hai iniziato la tua attività di fotografo professionista?
“Tutto è iniziato nel 2003, grazie ad alcuni corsi di Formazione Professionale Regionali organizzati col
contributo del Fondo Sociale Europeo. Ho avuto la possibilità di seguire un intero ciclo di corsi di fotografia
ad indirizzo editoriale, tenutosi presso la Fondazione Clerici di Milano da Fabrizio Pavesi. Un’esperienza
importante e positiva che mi ha permesso di passare dalla fase amatoriale a quella professionale.”
Come hai iniziato a muoverti in questo settore lavorativo?
“Il mio ingresso in campo professionale ha coinciso con un momento di transizione epocale della fotografia,
il passaggio dall’analogico al digitale. Fresco di formazione ho potuto cogliere varie opportunità lavorative
offertemi soprattutto dal mondo religioso, con l’aprirsi di diverse collaborazioni che affianco al mio lavoro part
time come dipendente pubblico in una scuola.”
In che modo riesci a conciliare le due attività? Immagino sia particolarmente impegnativo…
“Beh di fatto il lavoro dipendente non mi permette di occuparmi di attualità ma mi ha garantito la
sopravvivenza professionale senza avere l’acqua alla gola di dover chiedere all’attività fotografica il pane a
tutti i costi. Al pomeriggio mi dedico alla realizzazione di servizi su tematiche culturali, ai contatti con la
committenza, all’attività di post produzione, a mantenere l’archivio in ordine. Questo è sempre stato il mio
pallino e con MomaPIX ho trovato l’aiuto che faceva per me.”
Come si è evoluta la tua carriera?
“La mia carriera di fotografo è stata legata a doppio filo con le collaborazioni con la stampa cattolica: queste
incominciarono col Giubileo del 2000 fino ad arrivare nel 20052006 a essere uno dei fotografi collaboratori
della diocesi di Milano per la loro casa editrice ITL. Con il trasferimento in Romagna dopo il matrimonio
affrontai dei cambiamenti abbastanza radicali dal punto di vista professionale e più ancora come persona.
Ciò che aveva funzionato a Milano qui non funzionava, le realtà religiose erano più povere, in compenso il
fattore ambientale era più favorevole. Più tranquillità e una vita meno stressante mi consentirono di avere più
tempo per riflettere, per scrivere e ordinare le mie idee. Ed ecco che sono nate competenze e capacità
parallele alla fotografia, per le quali scrivo i testi dei miei servizi.”
Chi sono i tuoi principali clienti?
“I miei principali clienti, con alti e bassi, sono sempre stati gli editori della stampa cattolica come San Paolo
Editore, le Edizioni Messaggero, la diocesi di Padova e alcune settimanali diocesani emiliano romagnoli e
lombardi. Ultimamente, con la crisi del settore e con la perdita del valore delle immagini, questa produzione
sta accusando una forte flessione. Per fortuna ho sviluppato l’abilità parallela di scrivere i testi dei miei
servizi. In particolare, collaboro con il trimestrale dell’Informatore agrario “Origine”, che tratta prodotti tipici
del territorio e con la rivista “Erboristeria domani”, che tratta di piante officinali e fitoestratti ed eventi legati al
mondo dell’erboristeria.”
Non posso dire che vivo di fotogiornalismo ma da lì vengono le soddisfazioni più grandi e qualche introito è
vero.
Come hai superato i momenti di difficoltà?
“Un ruolo importante lo ha avuto mia moglie che mi ha affiancato nell’organizzazione dei servizi e nella
logistica. Se sono rimasto in piedi come fotografo lo devo anche al suo appoggio.”
Qual è secondo te la caratteristica che un fotografo deve avere?
“Il saper vedere. E’ una cosa che si impara ma uno deve avere anche una predisposizione naturale, è un
dono intorno al quale bisogna lavorare, bisogna coltivarlo. E’ importante vedere anche come altri fotografi si
sono imposti, vedere il loro stile e scoprire ciò che è più congeniale a se stessi.
Se mi chiedessero come mi definirei, risponderei che sono un fotografo documentarista con qualche
sprazzo di luce.”
Che progetti hai per il futuro?
“Proseguire nel settore del giornalismo, non inteso come attualità ma come fenomeno culturale. Continuare
a scrivere i testi dei miei servizi, scoprire storie interessanti legate a un mondo minore e portarle alla ribalta.
Il settore è in forte trasformazione, bisogna essere versatili e proporre delle novità per restare al passo.
Diventare professionisti non è un’assicurazione a vita. Le cose cambiano.”
Grazie Claudio e in bocca al lupo per il proseguimento della tua attività!
Agenzia Photo4, la memoria storica in foto dell’automobilismo italiano.
Migliaia di scatti acquistabili online per oltre 30 anni di gare di Rally, Turismo, Formula 1 e categorie minori.
Per i veri appassionati di motori e per i collezionisti d’auto d’epoca, il sito www.photo4.it rappresenta un
importante punto di riferimento. Vi si possono acquistare foto di tutti i tipi di competizioni automobilistiche,
comprese quelle di categorie particolari come la Formula Abarth.
Romano Poli, titolare dell’agenzia Photo4, in un’intervista rilasciata a MomaPIX parla della loro attività,
avviata alla fine degli anni ‘70.
Romano, si avvicinano sempre più i 40 anni di lavoro come fotografo professionista, ne avrai di cose
da raccontare…
“Ho perso il conto delle gare seguite, quello di cui possiamo essere molto fieri è che Photo4 rappresenta
l’unica agenzia in Italia ad aver documentato il mondo dell’automobilismo a 360°, seguendo con la stessa
cura e volontà tutti gli eventi, dai campionati di Formula Ford all’attraente Formula 1.”
Sappiamo che il vostro archivio è un vero patrimonio storico. Qual è la foto più vecchia che avete?
E quella più significativa per te e per la storia dell’agenzia?
“Le foto più vecchie sono del 1978, quando abbiamo iniziato a seguire i campionati di rally. E’ difficile
indicare la preferenza per una singola foto, quello che conta nel lavoro di copertura fotogiornalistica non è
produrre opere d’arte ma la continuità della cronaca, seguire i campionati interi. Per questo direi che una
delle cose più significative sia stata seguire tutta la carriera del pilota di rally Miki Biasion, fino al titolo
mondiale. Oppure aver immortalato diversi episodi di rivalità tra campioni come Michael Schumacher e
Daemon Hill.”
Una cosa che vi invidieranno molti appassionati di motori è quella di assistere alle gare da una
postazione privilegiata, quasi da esserne parte! Potete descriverci la giornata tipo di una gara?
“Sicuramente in alcune occasioni abbiamo un accesso migliore, ma a nostra volta dobbiamo rispettare dei
limiti, divenuti sempre più ferrei nel corso degli anni. In passato c’era anche la possibilità di instaurare
rapporti d’amicizia con i piloti, ora vediamo le gare sempre da più lontano. La nostra giornata tipo ha ritmi
molto serrati: si arriva nel luogo di destinazione, ci si sposta al circuito e si prendono i contatti per recarsi
alla postazione di lavoro che ci è stata assegnata e a fine giornata si rientra in hotel.”
Quindi, anche se ci si trova in Australia, non è tanto diverso dalla routine casaufficio…
“Beh per l’ aspetto viaggi tutti ci invidiano, ma rimane comunque un lavoro perciò non sempre è possibile
fare del turismo!”
Di tutti i posti e circuiti che avete girato nel mondo, ce n’è uno in particolare che vi ha colpito di
più?
“Abbiamo fatto diverse esperienze piuttosto estreme! A cominciare dalla ParigiDakar, dove bisogna correre
dentro il fuoristrada per seguire l’evento e proseguendo per Pikes Peak, dove dal Colorado si sale fino a
3.000 metri di altitudine e si fatica anche a respirare. Poi la 500 miglia di Indianapolis, i safari in Kenya e la
24 ore del Nurburgring, dove si attraversano 30 chilometri nella foreste. Insomma, una storia abbastanza
ricca!”
In che modo state valorizzando e promuovendo il patrimonio storico del vostro archivio?
“Ci stiamo aprendo al mondo dell’ecommerce. Vogliamo proporre in vendita le foto che hanno fatto la storia
dell’automobilismo italiano. Non solo i piloti che cercano le foto delle loro gare, ma anche appassionati di
motori che intendono collezionare immagini di valore o aziende che devono fare una campagna pubblicitaria
particolare, possono trovare nella nostra agenzia la fonte di quello che hanno bisogno”.
Chi volesse acquistare le foto prodotte dalla vostra agenzia, cosa deve fare?
“Deve recarsi sul nostro sito www.photo4.it dove, grazie all’ecommerce di MomaPIX, è possibile acquistarle
con pochi click, ad un prezzo di 25€.
Lavorare senza più confini
Come utilizzare internet per promuovere le proprie foto in tutto il mondo?
Oggi i fotografi si trovano a lavorare in un mercato sempre più globale in cui il target è potenzialmente
infinito. Per capire questa tendenza vi proponiamo la testimonianza di una fotografa freelance che opera a
livello internazionale da moltissimi anni.
Una vita vissuta, infatti, tra l’Italia e l’America, la creatività nel dna, la promozione in tutto il mondo di una
passione diventata lavoro. Parliamo di Ulrike Gauss, che ha deciso di condividere con noi la sua esperienza
e qualche segreto per il successo.
Ulrike, quali sono nel tuo lavoro le attività più redditizie?
“Al momento per me l’attività più redditizia è fare l’agente per i fotografi soprattutto che si occupano di
gossip. Vendo le foto e video dei fotografi ai giornali, alle TV e a siti Internet stranieri.
Questo ti dà la possibilità di essere sempre aggiornato su cosa accade nel mondo dello spettacolo e non
nascondo che vedere le foto pubblicate sulle copertine o sui siti Internet e’ sempre un piacere e una piccola
soddisfazione”.
Oggi, secondo te, quali sono i fattori che determinano il successo di un fotografo professionista?
“La qualità, la perseveranza e la fortuna di essere al momento giusto nel posto giusto. Ovviamente è
necessario anche riuscire a combinare conoscenza con la creatività e avere l’occhio per una bella foto”.
In cosa le nuove tecnologie possono fornire un aiuto a chi ha scelto la professione di fotografo?
“Dal punto di vista tecnico le nuove tecnologie permettono di scattare foto in condizioni che non presentano
una luce ottimale oppure vedere immediatamente la foto e rendersi conto della qualità della stessa. Dal
punto di vista gestionale grazie alle nuove tecnologie è possibile gestire, vendere e promuovere le proprie
foto in qualsiasi momento e da qualsiasi parte del mondo”.
In quali aspetti MomaPIX ti ha permesso di migliorare la qualità del tuo lavoro?
“Posso gestire la mia attività in completa autonomia. MomaPIX mi permette di caricare immagini 24 ore su
24 e posso fare in modo che i miei clienti li scarichino facilmente ovunque si trovino e in qualsiasi momento.
Questo aspetto per me è fondamentale avendo clienti sparsi in tutto il mondo
Devo ancora scoprire tutto quello che MomaPIX potrebbe fare per supportarmi nel mio lavoro”.
Sulla base della tua esperienza consiglieresti MomaPIX e perchè?
“Mi sono trovata molto bene con lo staff di MomaPIX. Il team di lavoro è molto disponibile, garantisce
un’assistenza attenta alle esigenze del cliente. Questo, accanto alla qualità del prodotto, mi ha spinto già a
segnalarlo ad altri colleghi”.
Grazie Mille Ulrike per la tua disponibilità!
Fotogiornalisti e Nuove tecnologie
Quali sono le nuove sfide e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie?
Cerchiamo di saperne di più da Alessandro Fiocchi, amministratore con Andrea Vignoli del
portaleFotoModena, che ha deciso di dedicarsi a 360 gradi a raccontare, luoghi, eventi e
protagonisti della sua Modena.
In questa breve chiacchierata ci parla della sua esperienza, più che ventennale, nel mondo del
fotogiornalismo.
Salve Alessandro, innanzitutto grazie per la tua disponibilità. E’ importante portare alla luce esperienze
positive come la tua!
Quando e come ha avuto inizio la tua passione per la fotografia?
“Fin da bambino (avevo 7 anni) sono stato attratto dalla fotografia, ma la certezza la ebbi dopo qualche
anno, quando sono entrato per la prima volta nella redazione di un quotidiano a 16 anni”.
E quando hai capito che questa passione poteva diventare anche una professione?
“Il passaggio è avvenuto dopo aver collaborato per qualche anno con un quotidiano locale”.
Ti occupi di fotogiornalismo a Modena, da cosa è stata dettata questa scelta?
“Credo che il fotogiornalismo permetta di raccontare alla gente quello che accade nel mondo esterno a 360
gradi”. Inoltre, scegliendo di lavorare in una specifica realtà geografica si ha la possibilità di conoscere il
territorio e di farsi conoscere. E’ da 25 anni che lavoro a Modena e provincia e ormai vengo riconosciuto e
aiutato nel mio lavoro di giornalista da tutti, dal vigile urbano al sindaco al vescovo”.
Chi sono i tuoi principali clienti?
“In modo particolare nel mio lavoro mi rivolgo soprattutto agli editori, a qualche privato e stiamo cercando
anche di acquisire tra i nostri clienti alcune associazioni culturali, di beneficenza e anche sportive”.
Oggi, secondo te, quali sono i fattori che determinano il successo di un fotografo professionista?
“La determinazione nella risoluzione dei mille problemi che comporta svolgere un servizio fotogiornalistico e
l’abilità nell’offrire ai propri clienti sempre qualcosa in più. Per questo è necessario essere sempre aggiornati
sulle novità e sugli strumenti che possono supportare un fotogiornalista a svolgere al meglio il proprio
lavoro”.
Pensi che le tecnologie possano fornire un notevole aiuto?
“Negli ultimi 10 anni sono state fondamentali per migliorare il modo di lavorare. Per me l’esigenza è nata nel
momento in cui ho avuto bisogno di realizzare un sito che facilitasse il download delle foto. E’ stato per
soddisfare questa esigenza che ho deciso, sotto il consiglio di un utilizzatore, di affidarmi a MomaPIX.
Grazie al quale ho potuto offrire agli utenti del mio sito la possibilità di scaricare un numero considerevole di
immagini in modo fluido e veloce”.
Questo ci fa molto piacere…e quindi, consiglieresti MomaPIX e perché?
“Si, lo consiglierei perché è il modo più intelligente per avere un sito internet sempre aggiornato e con una
capacità di inserire un numero elevato di immagini, inoltre è possibile adattare il software a specifiche
esigenze, sfruttando al meglio le sue potenzialità per migliorare il processo di lavoro”.
Qual è secondo te il futuro della professione di fotogiornalista?
“Ritengo che per garantire un futuro al fotogiornalismo sia necessario garantire la serietà e la veridicità delle
foto e delle notizie che vengono pubblicate. La comunicazione, attraverso le nuove tecnologie è sicuramente
importante e avrà sempre più spazio nelle nostre vite ma deve essere sottoposta a controllo. L’obiettivo
ultimo è informare la gente e fare sempre delle fotografie il più emozionanti possibili”.
Grazie mille Alessandro per la tua disponibilità e per aver condiviso con noi la tua esperienza e il tuo modo
di vivere questa professione.
In bocca al lupo a tutti i fotogiornalisti!
Milestone Media: il progetto di agenzia del futuro
Milestone Media è una delle più importanti agenzie fotografiche italiane. Rappresentando decine di agenzie
fotogiornalistiche internazionali, garantisce una copertura delle notizie a livello mondiale per cui è
indispensabile un sito veloce che permetta di archiviare e ricercare ogni giorno migliaia di nuove foto,
rendendole immediatamente accessibili 24 ore su 24 ai propri clienti.
In un mercato in continua evoluzione quale quello della fotografia, è di fondamentale importanza dotarsi di
strumenti di lavoro che semplifichino l’attività e ottimizzino le relazioni con i clienti.
Obiettivo
L’amministratore dell’agenzia, Valentino Catalani, riassume così l’obiettivo che si prefiggevano all’inizio
della collaborazione con MomaSoft: “Rendere l’agenzia più moderna e automatizzata in certi processi di
gestione”.
Tra le esigenze specifiche recentemente emerse:
avere un sito performante e scalabile, al passo con i più alti standard tecnologici
ridurre i costi per la gestione delle infrastrutture IT
svincolarci da tutti gli aspetti tecnici che ci assorbivano risorse, distraendoci dal focus sulla fotografia
automatizzare le attività legate alla gestione della contabilità
“Dopo un’indagine sulle software house che potessero soddisfare queste esigenze, abbiamo pensato
aMomaSoft come partner tecnologico per la gestione e la promozione del nostro archivio online.”
Risultati
“Stiamo lavorando insieme a MomaSoft per raggiungere gli obiettivi – dichiara Valentino Catalani Il mondo
sta cambiando e l’editoria ancora di più: dobbiamo lavorare fianco a fianco per realizzare un progetto di
agenzia del futuro e ciò può avvenire solo attraverso il “cloud”. Le agenzie hanno bisogno di
dematerializzarsi quindi necessitano sempre più di uffici virtuali. MomaPIX può diventarlo.”
I risultati finora raggiunti:
Abbiamo un sito estremamente veloce, nonostante il progressivo aumento dei file presenti: attualmente sono caricate circa 1 milione e mezzo di foto, pari a 2T, e si ottengono risultati di ricerca avanzata per parole chiave in meno di 0,5 secondi
Abbiamo un software sempre aggiornato. Oltre al supporto specifico sulle nostre esigenze, possiamo anche usufruire di tutte le eventuali nuove funzionalità e miglioramenti sviluppate su suggerimento degli altri utilizzatori di MomaPIX, che vengono condivise a beneficio di tutti.
Siamo passati dal modello del software realizzato ad hoc, con alti costi per le infrastrutture IT, ad un modello decisamente più sostenibile di SaaS in cui, a fronte di un canone mensile, ci siamo liberati di tutte le attività di gestione sistemistica e sviluppo del software. Insomma, sia un risparmio economico che di tempo.
E’ stata realizzata una soluzione su misura per la gestione della contabilità, che ci permette di elaborarerendiconti per i nostri fotografi collaboratori e fatture per i nostri clienti, direttamente dal sito MomaPIX. Siamo riusciti a ridurre costi di gestione e tempi di lavorazione, oltre a rendere la gestione più precisa, con la possibilità di estrapolare statistiche attraverso i file excel.
La conversazione con Valentino è proseguita su altri temi, con particolare attenzione ai “connettori”.
Sul software MomaPIX: “Lo consiglierei a tutti i fotografi che si ritrovano a inseguire le proprie foto perchè
hanno collaborato e inviato a diverse agenzie le loro immagini e poi ne perdono il controllo. Ma anche ad
agenzie che vogliono instaurare partnership di vendita.”
Sul nuovo MomaPIX ONE per fotografi: “Attraverso i “connettori” un fotografo può condividere il proprio
archivio con una grande agenzia di distribuzione senza preoccuparsi della commercializzazione e di perdere
i propri files. Questo perchè, qualora non volesse più essere venduto da quella agenzia, basterebbe staccare
la spina dei connettori. Ottimo!”
Fototeca Gilardi e MomaPIX, insieme per valorizzare un patrimonio storico.
La Fototeca Gilardi ci mette le immagini, MomaPIX la tecnologia. Il risultato è duplice: gestione semplificata
di un archivio storico di circa 30.000 immagini digitalizzate, in continuo incremento tratte da un archivio
storico ben più consistente e facile accesso dei contenuti ai clienti che le ricercano, sul nuovo sito
www.fototecagilardi.com
Il cambiamento è immediatamente visibile agli utenti che lo visitano per via della grafica, implementata dal
team di sviluppatori MomaSoft a partire dal bellissimo progetto fornito da Fabrizio Urettini. Tante sono le
funzionalità aggiuntive introdotte con il nuovo software MomaPIX 6.0, di cui si può fare esperienza
utilizzando il sito in qualità di amministratori.
Ad un mese di distanza dal passaggio alla nuova piattaforma, abbiamo intervistato Elena e Patrizia Piccini,
titolari della Fototeca Storica Nazionale Ando Gilardi.
Elena, Patrizia, innanzitutto grazie per la vostra disponibilità all’intervista.
“E’ un piacere, una bella idea quella di scrivere un articolo per dare visibilità al nuovo sito della Fototeca
Gilardi e al bel lavoro svolto insieme a voi.”
Quando si collabora con persone precise e affabili come voi, il risultato è assicurato! Che ne dite
di ripercorrere insieme la vostra esperienza come clienti MomaPIX?
“Volentieri. Abbiamo conosciuto MomaPIX nel 2009, ma gli archivi di Fototeca Gilardi sono stati
informatizzati molto prima. Ando Gilardi è stato lungimirante e già nei primi anni Novanta, quando non
esisteva internet e le immagini per l’editoria si lavoravano ancora in analogico, da noi venivano archiviate le
prime schede digitali per la parte testuale e collegate tramite un codice alla scheda cartacea con l’originale
su pellicola.
Da allora, in pochissimi anni, le tecniche di gestione informatica degli archivi e delle immagini, hanno fatto
progressi epocali e siamo passati, gradatamente ma molto velocemente, a distribuire le immagini
esclusivamente in forma digitale e all’archiviazione della scansione, oltre che della sua didascalia. Quindi
era richiesto il trattamento di una grande mole di dati e di adattarsi rapidamente al cambiamento.
Inizialmente abbiamo provato a mantenere il server contenente le immagini autonomamente, in un primo
tempo ubicato in luogo esterno all’archivio, attrezzato di connessione veloce e condizionamento e poi, dopo
esserci dotati dei requisiti tecnici necessari, internamente. Il software che usavamo non era stato progettato
per il trattamento specifico delle immagini, ma più in generale per la gestione di immagini di prodotti e
questo lo rendeva poco dedicato alle nostre esigenze.
Abbiamo deciso di cambiare sistema per questo: MomaPIX è nato “specializzato” nella gestione e
commercializzazione delle immagini per usi editoriali. Le potenzialità che scorgevamo in questa
caratteristica ci hanno convinto nella scelta, supportati anche da TAU Visual, associazione fotografi alla
quale apparteniamo. Inoltre, e non trascurabile, il rapporto qualitàprezzo a confronto con altri, era
decisamente vantaggioso.”
Cosa vi ha tenuto “fedeli” negli anni a MomaPIX? Pensate abbia qualcosa in più di altri
software?
“Come dicevamo prima, il valore di MomaPIX è nel fatto che è stato progettato e sviluppato per la gestione
delle immagini e quindi mirato a gestire e risolvere problematiche ed esigenze relative al trattamento di
questo prodotto, molto diverso dagli altri prodotti. Anche se tutti vengono venduti attraverso le loro immagini,
la differenza è sostanziale. In tutto l’ecommerce la vendita avviene mostrando l’immagine del prodotto,
mentre nel nostro caso l’immagine è il prodotto.”
Quali progressi avete visto in MomaPIX in questi anni?
“E’ poco più di un mese che stiamo usando la nuova versione, dopo tre anni con la prima, attivata nel 2010.
Ci siamo sempre trovati bene, abbiamo avuto qualche difficoltà iniziale ad abituarci al cambiamento ma ora
iniziamo ad apprezzarne le potenzialità. La nostra percezione è che ognuno degli archivi che usa MomaPIX,
probabilmente chiede modifiche in relazione ad esigenze specifiche maturate sul campo. Le funzioni
sviluppate vengono riutilizzate anche a beneficio degli altri utilizzatori della piattaforma MomaPIX, in una
sorta di lavoro collettivo, di progettazione d’insieme.
Questo è il vantaggio di tenere l’archivio in una specie di “condominio” virtuale, invece che in un proprio
sistema dedicato: MomaPIX è in costante aggiornamento e miglioramento.”
E in che modo MomaPIX vi supporta nella vostra attività?
“Il supporto che fornisce è proprio questa disponibilità ad ascoltare le richieste di adattamento. Il team di
sviluppo valuta attentamente se il problema che si presenta può essere comune ad altre realtà; è palpabile
la capacità di accettare la richiesta come fosse un contributo progettuale oppure di guidare alla soluzione
attraverso un cambiamento del flusso di lavoro, già realizzato da altri in casi precedenti.”
C’è qualche funzionalità in particolare che vi semplifica il lavoro?
“A confronto della precedente versione, abbiamo notato che c’è una maggiore flessibilità nella funzione di
creazione dei report, nella scelta dei campi da visualizzare e nell’ordine in cui vengono visualizzati.
Lareportistica avanzata di tutte le attività registrate sul sito (upload e download di contenuti, ricerche
effettuate dai clienti etc.) è una delle funzionalità che apprezziamo maggiormente.”
A chi consigliereste MomaPIX?
“Lo consigliamo a tutti i colleghi fotografi o agenzie che hanno un archivio da valorizzare, anche se molto
piccolo. Si possono sfruttare i vantaggi di portarsi in un sistema comune, senza gli svantaggi di perdere il
controllo delle proprie immagini e di finire in un cosiddetto calderone”.
Prima di lasciarci, cosa vorreste in più da MomaPIX? Quali pensate siano le sue potenzialità
rispetto al target di fotografi e agenzie?
“Beh, vorremmo che MomaPIX si orientasse anche verso la promozione degli archivi che hanno il software e
il server in comune, proponendo anche servizi aggiuntivi in questo senso, di supporto per ottenere risultati
economici molto concreti: di questi tempi ossigeno per lavorare.”
Grazie mille ad Elena e Patrizia, che con questo suggerimento ci danno anche la possibilità di anticipare
una buona notizia per tutti i clienti e futuri clienti MomaPIX.
Abbiamo lavorato a questo aspetto, sviluppando un nuovo strumento per aumentare i canali di vendita,
senza perdere la proprietà sui file: i connettori tra siti MomaPIX.
E’ possibile condividere tutto il materiale presente in archivio con altri utenti MomaPIX, senza bisogno di
trasferire i file in alta risoluzione. I file originali, infatti, restano nel database d’origine, ma saranno visibili
anche a tutti i clienti dei siti MomaPIX ai quali ci si connette.
Inoltre, con la reportistica avanzata di MomaPIX, si viene sempre informati sui download dei file condivisi
attraverso i connettori.
Lo dice un detto molto popolare, l’unione fa la forza! Per i fotografi e le agenzie che vogliano costituire una
rete, non resta che prendere l’iniziativa per raggiungere un successo comune. MomaPIX ci mette la
tecnologia.
Il nuovo sito MomaPIX di Effigie è online!
L’agenzia fotogiornalistica Effigie si rinnova con MomaPIX, migliorando le prestazioni del suo sito.
Effigie ha scelto MomaPIX per offrire ai suoi clienti un sito più rapido, completo e facile da usare.
A distanza di due mesi dalla migrazione del suo archivio di oltre 200.000 immagini sulla piattaforma
webbased prodotta da MomaSoft, i feedback sono tutti positivi.
“Riceviamo tanti apprezzamenti per il nuovo sito www.effigie.com che è molto veloce, semplice e intuitivo” –
racconta Samuel Haenen, titolare dell’agenzia fotogiornalistica italiana specializzata in ambito culturale,
da vent’anni affermato punto di riferimento per numerosi giornali italiani e stranieri.
E prosegue: “A parte i nostri clienti, noi siamo i primi ad essere soddisfatti di MomaPIX, che ha semplificato
notevolmente la gestione della nostra attività. Molte operazioni sono automatizzate e di conseguenza
risparmiamo molto tempo prezioso”.
MomaPIX permette di organizzare, promuovere e vendere immagini e video online. Supporta anche
file audio, pdf e tutti i formati che i clienti necessitano di archiviare.
Il software per agenzie fotografiche è dotato di tutte le funzioni utili ad ottimizzare i flussi di lavoro.
Tra quelle più apprezzate da Effigie:
la velocità di caricamento singolo e multiplo delle fotografie e di creare nuovi servizi
l’editing dei metadati online
la possibilità di decidere la copertina e la sequenza delle fotografie
la reportistica su tutte le attività svolte sul sito, sia degli utenti interni (upload, modifiche e cancellazioni di immagini) sia dei clienti (visite, ricerche e download)
“Consigliamo MomaPIX a chiunque abbia un database di immagini e le voglia pubblicizzare e
commercializzare via web” conclude Samuel Haenen.
4 chiacchiere col fotografo ufficiale di HarleyDavidson
E’ già col pensiero a Milwaukee, per il mega evento in casa Harley del 110 Anniversary, il Back to home: la
Festa dove tutto ha avuto origine. Sempre in prima linea, a fotografare le emozioni di una passione che
aggrega migliaia di persone da tutto il mondo: è Stefano Gadda, fotografo ufficiale di HarleyDavidson e
clienteMomaPIX.
Gli chiediamo le sue impressioni sull’evento della tappa europea dei festeggiamenti mondiali per il
110°Anniversario di HarleyDavidson, che si è svolto a Roma dal 13 al 16 giugno. “E’ stata un’esperienza
fantastica, respirare un’aria di sano e puro divertimento, in un contesto dove essere harleysti è uno stile di
vita. Ho seguito la lunghissima parata di moto (3000) sfilare dal porto di Ostia al centro di Roma,
immortalato le moto più belle al Custom Bike Show allestito presso il meraviglioso Village al Foro Italico,
vissuto il Village al Porto di Ostia con tutte le sue attività, incontrato e ritratto il grande Willy G. Davidson e
la sua meravigliosa famiglia, assistito a momenti di grande coinvolgimento, come la benedizione delle moto
e il saluto a tutti i bikers da parte di Papa Francesco: tutto attraverso il mirino delle mie Nikon.
Ho potuto godermi appieno l’evento, viverlo da protagonista senza pressioni nè ansie, perchè una volta
scattate le foto il lavoro di post produzione è stato molto rilassante: pochi click e il materiale era disponibile
online sul mio sito MomaPIX, a tutte le testate, siti web, riviste che fossero interessate.”
Stefano è cliente MomaPIX da diversi anni e, nella sua biografia, cita gli sviluppatori del software tra i partner
esperti che gli hanno consentito di consolidare la sua professione, oltre a Garmin, Manfrotto e Plaber
HPRC.
“MomaPIX ha dato un valore aggiunto enorme alla mia attività, perchè mi ha permesso di ridurre
drasticamente i tempi di lavoro, automatizzando tante operazioni che causavano stress nella selezione
del post evento, quando i giornalisti aspettano le foto e devono partire con i loro dvd o chiavette usb. Non di
meno, rende i miei clienti più soddisfatti, perchè in tempo reale hanno a disposizione sul sito archivi a loro
riservati e non devono far altro che accedervi per scaricare le foto. Nella settimana successiva all’evento ci
sono stati ben 398 accessi media al sito, sarebbe stato davvero faticoso senza MomaPIX! Non sarebbe
stato proprio possibile raggiungere una platea così ampia.”
Dalla sua prima foto scattata ad un’HarleyDavidson sull’Etna, negli anni ‘90, ne è passata di acqua sotto ai
ponti!
Addio cd, supporti esterni per l’invio singolo dei contenuti rilevanti per ogni cliente. Con MomaPIX si ha a
disposizione uno strumento di lavoro che permette la distribuzione delle immagini con un sistema
capillare.
“Negli anni ho visto migliorare MomaPIX sempre più, soprattutto dal punto di vista della fruibilità del cliente –
prosegue Stefano – Il team di sviluppo è sempre attento ai bisogni dei clienti, introducendo continui
miglioramenti nel software, disponibile e chiaro nel supporto tecnico. Hanno sempre dimostrato un’altissima
professionalità. Apprezzo molto di MomaPIX la facilità di utilizzo, è uno strumento adatto a tutti i
fotografi, alle agenzie, agli uffici stampa e di marketing che abbiano la necessità di gestire e distribuire
contenuti digitali”.
Un grande in bocca al lupo a Stefano per i successivi eventi HarleyDavidson e per il suo lavoro…e un
augurio a tutti i fotografi di fare della loro passione la propria attività, come è stato per Stefano.
TiPress aumenta la produttività con MomaPIX
L’agenzia fotografica TiPress ha semplificato la gestione dell’archivio digitale, scegliendo il partner
tecnologico MomaSoft.
Come può un’agenzia fotografica ottimizzare i tempi di lavoro e le relazioni con i clienti? La soluzione scelta
da TiPress, la principale agenzia fotografica svizzera di lingua italiana, si chiama MomaPIX.
MomaPIX è una piattaforma web based, molto semplice da utilizzare, che permette di
automatizzare le attività legate all’organizzazione, alla distribuzione e alla promozione di foto,
video e tutti i file digitali.
“MomaPIX ha migliorato moltissimo il nostro lavoro – dichiara Benedetto Galli, PhotoEditor di TiPress.
– Rispetto al sistema che utilizzavamo in precedenza non c’è paragone! Prima potevamo amministrare
l’archivio solamente in remoto dalla nostra sede, ora la gestione via web ci permette di accedere al sistema
ovunque e di caricare le foto in tempo reale per renderle immediatamente disponibili ai nostri clienti”.
Tra gli aspetti che TiPress sta apprezzando maggiormente del servizio MomaPIX:
I tempi d’attesa brevissimi per il caricamento, cruciale per le redazioni che viaggiano sul filo dei minuti
La possibilità di impostare filtri a monte per il caricamento dei file in qualsiasi formato e di fare correzioni grazie alla funzione “cerca e sostituisci”
La reportistica di tutte le attività che avvengono sul sito: ad esempio, quale fotografo e quando ha caricato delle immagini, quale cliente e quando ha effettuato l’accesso, quali foto ha ricercato con
esito negativo e quali invece ha scaricato; quando, da quale fotografo e a quale cliente sono state inviate email per promuovere le foto
Per TiPress l’utilizzo di MomaPIX ha rappresentato una svolta, soprattutto per il risparmio di tempo.
“Raccomandiamo senz’altro l’utilizzo di MomaPIX a tutte le aziende che hanno necessità di
gestire un archivio digitale – conclude Benedetto Galli – anche se siamo un pò gelosi di questo servizio
eccezionale”.
Per chi fosse interessato al servizio, è possibile rivolgersi al Servizio Clienti di MomaSoft chiamando il
numero 06 45214668 o richiedere l’attivazione di una prova gratuita su
www.momapix.com/provalo/30giornidiprovagratuita/