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Caro Gesù Bambino, ti contempliamo nella culla,
bambino appena nato, e ci chiediamo:
“Perché ti sei fatto carne?”.
È una domanda che ci viene spontanea perché viviamo in un mondo che ha bisogno di riscoprire
la dimensione profonda, interiore dell’amore.
tu rispondi, mentre giaci inerme nella culla,
che l’amore vero non si attacca alle doti e ai talenti,
ma alla persona.
Come si trasformerebbe la nostra vita se perseverassimo nell’amore
senza aspettarci il contraccambio dell’amore…
Aiutaci a vivere la spiritualità dell’ordinario: una spiritualità che non si esprime in gesti grandi e particolari.
Saresti potuto nascere a Roma, nella reggia imperiale, come figlio del più potente della terra.
Avresti detto “sì” a ciò che gli uomini avevano sempre pensato!