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9 DALLARRAMPICARE ALLARRAMPICATA TRA SPONTANEITAE TECNICA PRESTAZIONE 1 E’ molto importante esplicitare con estrema chiarezza i principi basilari che hanno fatto da linee-guida nella stesura di questo testo e che costituiscono anche il filo conduttore di una precisa metodologia. Primo elemento trattato l’analisi della prestazione, che assume par- ticolare importanza in funzione del traguardo che ogni atleta, sia egli esperto o principiante, persegue, traguardo che prevede appunto la realizzazione ed il completamento ottimale dell’obiettivo prestazionale. Cos’è, come si costruisce, come si persegue, quali sono le componenti essenziali che condizionano la realizzazione della prestazione? Nei due schemi che seguono vengono sintetizzate ipotesi di risposta alle domande poste. Non a caso è stata scelta una figura geometrica assimilabile ad una piramide e sono proprio le leggi geometriche della pirami- de che permettono una valida rappresentazione del principio che sta alla base dell’approccio metodologico adottato: quanto più grande sarà la base della piramide, tanto maggiore potrà essere la sua altezza. Una considerazione che aiuta a comprendere come sia importante, per puntare ad una determinata prestazione, lavorare in forma consequen- ziale per step successivi e in un preciso sviluppo temporale. Infatti ogni fascia d’età rappresenta un momento d’oro nel persegui- mento di un preciso obiettivo attraverso il lavoro su uno specifico gradi- no della piramide. Nell’eventualità si analizzi con precisione l’evolu- zione del lavoro e degli obiettivi ottenuti, si noterà come essa segua le leggi ontologiche del movimento. “Apprendere significa comprendere e mantenere nel tempo le conoscenze, e saperle utilizzare in altri contesti”. R. de Beni CAP 1

Pagine da arrampicata

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Dall'arrampicare all'arrampicata N.Bressa - B.Capretta - G.P.Denicu http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/dallarrampicare-allarrampicata

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

èPRESTAZIONE1

E’ molto importante esplicitare con estrema chiarezza i principi basilari che hanno fatto da linee-guida nella stesura di questo testo e che costituiscono anche il filo conduttore di una precisa

metodologia.

Primo elemento trattato l’analisi della prestazione, che assume par-ticolare importanza in funzione del traguardo che ogni atleta, sia egli esperto o principiante, persegue, traguardo che prevede appunto la realizzazione ed il completamento ottimale dell’obiettivo prestazionale. Cos’è, come si costruisce, come si persegue, quali sono le componenti essenziali che condizionano la realizzazione della prestazione?Nei due schemi che seguono vengono sintetizzate ipotesi di risposta alle domande poste.

Non a caso è stata scelta una figura geometrica assimilabile ad una piramide e sono proprio le leggi geometriche della pirami-de che permettono una valida rappresentazione del principio che sta alla base dell’approccio metodologico adottato: quanto più grande sarà la base della piramide, tanto maggiore potrà essere la sua altezza.Una considerazione che aiuta a comprendere come sia importante, per puntare ad una determinata prestazione, lavorare in forma consequen-ziale per step successivi e in un preciso sviluppo temporale.Infatti ogni fascia d’età rappresenta un momento d’oro nel persegui-mento di un preciso obiettivo attraverso il lavoro su uno specifico gradi-no della piramide. Nell’eventualità si analizzi con precisione l’evolu-zione del lavoro e degli obiettivi ottenuti, si noterà come essa segua le leggi ontologiche del movimento.

“Apprendere significa comprendere e mantenere nel tempo le conoscenze, e saperle utilizzare in altri contesti”. R. de Beni

CAP 1

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

LA PROPRIOCEZIONE E LA GESTIONE DELL’EQUILIBRIO2CAP 2

L’arrampicatore ideale è un atleta completo ed è stato anche per questo definito il decatleta verticale.Un atleta dotato di forza, di resistenza, di mobilità e con un

favorevole rapporto peso – potenza, ma soprattutto con un alto livello di propriocezione che gli permette precisione di movimenti, controllo mu-scolare, coscienza, consapevolezza, controllo del proprio corpo e delle sue potenzialità e dei suoi limiti.Forse è proprio questo il motivo di maggior fascino dell’arrampicata: il dover lavorare a fondo sui propri limiti, con tutte le conseguenze emotivo-affettive che ciò comporta ed il mettere in gioco profondamen-te il proprio io.La serie di esercizi in coppia proposti di seguito permettono un profi-cuo lavoro sul dialogo tonico, sul gioco contrazione-decontrazione, sul potenziamento isometrico, nella ricerca della piena e totale consapevo-lezza del proprio corpo, dei suoi segmenti e del rapporto che li lega fra loro.La scelta di lavorare in coppia pone le basi per creare fiducia nel compagno da un lato, e responsabilità sul compagno dall’altro, e sono questi i presupposti essenziali per il perfezionamento del futuro rapporto nell’arrampicata tra esecutore ed assicuratore.Molti di questi esercizi sono impostati per lavorare sull’equilibrio che è poi capacità fondamentale nell’arrampicata.Il corpo affronta la dimensione verticale, il vuoto e i giochi di equilibrio variano, mutano continuamente, creando possibilita’ di sperimentazione su situazioni non abituali. E’ proprio una gamma di varianti quanto più estesa possibile che permet-terà di allenare proficuamente le capacità utili all’arrampicata.

“L’io è anzitutto un io corporeo. Il corpo non-mente” Freud

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

QUADRUPEDIA3

Dall’analisi dei movimenti di un atleta impegnato in arrampicata, è facile dedurre, traslando la parete su un piano orizzontale, come l’arrampicatore si sposti in quadrupedia.

Le diverse forme di quadrupedia sono dunque il mezzo per traslare sul verticale, per salire, per scendere, per attraversare, utilizzando appigli e appoggi sui quattro arti.Le mani cercano gli appigli per mantenere l’equilibrio, i piedi cercano gli appoggi per sostenere ed alzare il corpo, in un gioco continuo di sposta-menti di baricentro e con un grande lavoro di coordinazione degli arti nella ricerca delle migliori soluzioni elaborabili utilizzando 4-3-2 o 1 punti di contatto con la parete.Nella motricità abituale sul piano orizzontale gli arti superiori sono usati pochissimo, condizione per la quale sono meno forti: nell’arrampicata devono saper essere utilizzati in modo efficace ed economico.Assume quindi importanza l’allenamento degli arti superiori da realizza-re proprio lavorando sulle quadrupedie e riproducendo cioè la postura tipica dell’arrampicata.Le quadrupedie costituiscono per questo un decisivo mezzo di sviluppo delle capacità condizionali (forza e resistenza ) e coordinative specifiche per l’arrampicata.

La serie di esercizi proposta di seguito permette l’utilizzo e lo sfrutta-mento più efficace delle posture in quadrupedia.

CAP 3

“Quando gioca, l’uomo usa tutte le sue facoltà; quando lavora, si specializza”. Marshall McLuhan

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

LE SPALLIERE4

Tra gli attrezzi presenti in una palestra, siano essi di preparazione a una disciplina sportiva o di tipo generico, la spalliera è forse l’at-trezzo più presente e più conosciuto per la sua evidente duttilità

d’uso e per la completezza della gamma degli utilizzi possibili. Per ogni disciplina sportiva è possibile con questo attrezzo elaborare una gamma svariata di esercizi adeguati allo sviluppo delle capacità fisico-motorie e tecniche. Molti di questi esercizi coinvolgeranno i muscoli del cingolo scapolo-omerale e del busto, le articolazioni coxo-femorali, quelle in-tervertebrali e i muscoli addominali e permetteranno un proficuo lavoro sugli arti inferiori e superiori: in sintesi per ogni azione muscolare e per ogni fine tecnico-sportivo, le spalliere possono permettere forme di attività esercitativa di sicura efficacia.

CAP 4

“La disciplina senza abbandono è paranoia” Wu Ming 5

La modulazione degli esercizi, variati nella tipologia e anche nell’in-tensità e nelle ripetizioni, potrà fornire risultati certi sia per quanto concerne il potenziamento muscolare che la mobilità articolare. Prendendo in considerazione la spalliera come parete d’arrampicata, se ne otterrà un ampliamento degli utilizzi e delle modalità d’uso con la valorizzazione delle forme di creatività necessarie nella ricerca di soluzioni ai problemi posti dalla pratica sportiva.La spalliera può diventare la principale e più comoda via d’accesso all’assimilazione degli aspetti tecnico-tattici specifici dell’arrampicata ed è proprio alle spalliere che si può impostare un efficace allenamento che prepari ed avvii gli allievi arrampicatori al successivo più specifico lavoro al pannello–boulder.L’esplorazione dello spazio verticale attraverso le traslazioni alla spal-liera, anche vincolando in modo specifico l’uso degli arti superiori, degli

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

LE SCALE5

Le scale sono attrezzi spesso in dotazione nelle palestre anche se poco sfruttati e utilizzati, forse perché legati ad un uso

codificato e legato ad una superata concezione della ginnastica correttiva, o ad una motricità stereotipata, o più semplicemente ad esercizi addestrativi.Anche le scale, come le spalliere, possono invece essere considerate e dunque sfruttate come strutture d’arrampicata; si può così arricchire ed ampliare il loro utilizzo trasformando questi attrezzi in un valido strumento per stimolare la creatività ed accrescere il bagaglio motorio.Comunemente nelle palestre si possono trovare tre tipi di scale: scale verticali, dritte o curve, che possono anche assumere diverse inclinazioni e scale orizzontali.Sono queste caratteristiche che ne arricchisconole possibilità d’impiego e di transfert con le pareti di arrampicata.Le scale verticali, poste a diversi gradi di in-clinazione, possono rappresentare e simulare pareti appoggiate da una parte e strapiombanti dall’altra e possono essere così sfruttate per eseguire esercizi a diverse intensità di impegno muscolare ed esercizi tecnici specifici.Le scale orizzontali riproducono situazioni molto simili a quelle con tetti e a strapiombi che ven-gono ricostruite nelle strutture indoor.La pratica esercitativa sui vari tipi di scale com-porta un aspetto sicuramente da sottolineare e che riguarda il notevole, per quantità ed effica-cia, lavoro che si concentra sui muscoli addomi-nali e dorsali.

CAP 5

“Se non hai voce, GRIDA. Se non hai gambe, CORRI. Se non hai speranza, INVENTA. ” Incipit dello spettacolo Alegria del Cirque du Soleil

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

IL QUADRO SVEDESE6

INTRODUZIONE:

Il quadro svedese è un grande attrezzo che si presta in modo ottimale

allo sviluppo dello schema motorio dell’arrampicare e importante è

dunque la sua rivalutazione in quanto presente spesso nelle palestre

senza essere molto utilizzato.

Altra caratteristica fondamentale del quadro è la sua peculiare funzione

di consentire la familiarizzazione dell’allievo con l’altezza ed il vuoto,

componenti essenziali dell’arrampicata.

L’utilizzo contemporaneo del quadro con quello di pertiche, spalliere e

scale, permette un ottimo sfruttamento degli spazi della palestra e ri-

sponde all’esigenza di far lavorare tutti gli allievi contemporaneamente.

Interessante la duttilità dell’attrezzo sfruttabile utilizzando il quadro

nelle tre inclinazioni possibili dell’arrampicata: su terreno inclinato,

verticale, strapiombante. Ulteriore utilizzo in posizione basculante con

attrezzo addossato al muro. Da sottolineare la necessità di posizionare

sotto il quadro un materasso “paracadute”.

Da evidenziare in sintesi la notevole importanza che viene dalla possi-

bilità di transfert che permette verso gli aspetti tecnico-tattici specifici

dell’arrampicata anche introducendo l’uso combinato delle corde e degli

imbraghi come attrezzi specifici e con relative nuove attività tecniche

possibili (vedi capitolo 11 sui materiali).

Il quadro può anche essere usato nelle esercitazioni di salto in basso per

permettere all’allievo di sperimentare il vuoto, l’altezza, la tecnica di

caduta, ma soprattutto per farlo giocare con le proprie emozioni, le

proprie paure e per permettergli di cercare il proprio limite (vedi capito-

lo 9 sulle cadute).

INTRODUZIONE

CAP 6

“Ho portato il mio Io sul punto più alto e lo lascio lassù, l’Io che voglio essere. Scendo con l’Io che sono”. Reinard Karl

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

IL PALCO DI SALITA7

Tra i grandi attrezzi comu-nemente presenti nelle palestre, il palco di salita è

indubbiamente quello più selet-tivo per peculiarità proprie, per l’altezza, per l’assenza di appigli e di appoggi orizzontali. Inoltre la superficie liscia della pertica e l’instabilità della fune creano difficoltà tali agli allievi da renderne l’utilizzo frustrante, in particolare modo per quelli che presentano un rapporto peso-forza sfavorevole. Per questa condizione d’uso sfavo-revole il palco di salita è gene-ralmente talmente poco utilizzato da provocarne la rimozione dagli impianti sportivi.Invece l’attrezzo merita una riva-lutazione recuperando le valenze positive degli esercizi più classici e soprattutto utilizzandolo con attrezzature e tecniche tipiche dell’arrampicata o riscoprendolo in forma ludica e di riporto.

CAP 7

“Quando il movimento si quieta i fantasmi si destano, ma quando mi muovo da quali fantasmi sto fuggendo?” W. Goethe

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

IL PANNELLO8

CARATTERISTICHE ED OBIETTIVI

Con il termine pannello si intende quella struttura artificiale, il boulder o in gergo “muro”, dove è possibile arrampicarsi senza utilizzare corde o altro materiale tecnico e con dotazione alla

base di un materasso paracadute con funzione protettiva per eventuali cadute. I vincoli posti dalla disciplina con la corda, quali l’attrezzatura specifica, la conoscenza delle manovre per il corretto utilizzo, la necessità di un compagno che assicura, sono completamente superati in questa struttura essendo richiesta all’atleta la sola disponibilità di scarpe specifiche.La semplicità di utilizzo ha favorito l’approccio a questa modalità di arrampicata favorendone un notevole successo e gradimento con con-seguente grande divulgazione. I giovani amano particolarmente questo “modo” di arrampicare, tanto che la Federazione ha creato la specialità agonistica del boulder e il pannello, che inizialmente era un semplice mezzo di allenamento, è strumento di una nuova disciplina di prestazione.Il boulder consente a tutti di arrampicare da soli, di provare, cadere, riprovare anche per molte volte, con possibilità di acquisire un notevo-le bagaglio di memorie motorie in tempi di attività e lavoro contenuti rispetto all’arrampicata con la corda. Inoltre il lavoro sul pannello abitua l’atleta a gestire il volo e a viverlo senza traumi come una parte del gioco arrampicata. L’allievo stimola e migliora le capacità condizionali attraverso il gesto stesso, può creare un numero altissimo di percorsi decidendo quali pre-se utilizzare, può ottimizzare il tempo disponibile.Per l’atleta esperto il boulder diviene un mezzo di allenamento in cui inserire la teoria del metodo intervallato e le ripetute secondo le meto-dologie mutuate dall’atletica leggera. Il lavoro al pannello permette di stimolare efficacemente la forza e le fibre muscolari bianche semplicemente con brevi sequenze di movimenti ad alto impegno (durata dello sforzo: da alcuni a poche decine di secondi).Permette anche di stimolare la resistenza e le fibre rosse con lunghe sequenze a di minore intensità, utilizzando le prese grandi (durata dello sforzo: minuti).

“La conoscenza è il riconoscimento dei legami che uniscono una cosa a un’altra” W. Goethe

CARATTERISTICHE ED OBIETTIVI

CAP 8

84 BressaCaprettaDenicu

LE CADUTE9

Il volo è una perdita di controllo in attesa dell’arresto sul materasso, o appesi alla corda. Nella fase di volo il corpo deve prepararsi a gestire l’arresto. La sensazione ansiogena che appare spesso nei principianti, è dovuta sia alla perdita di controllo sul proprio corpo che alla mancanza di fiducia nei materiali o nel compagno.Il canale propriocettivo è particolarmente sollecitato in questa situa-zione da cui l’importanza di tutto quel bagaglio motorio che è possibile sviluppare con le situazioni di rotolamento ed il lavoro a corpo libero della ginnastica artistica, nella gestione quindi del corpo nella dimen-sione orizzontale.La dimensione verticale potrà essere poi esplorata utilizzando la vasta gamma di attività in salto in basso offerte dai grandi attrezzi presenti in palestra. Anche le abilità motorie e sportive di altre discipline individuali e di squadra, possono offrire situazioni di transfert nella gestione dell’equili-brio in volo. Ultima considerazione infine: la caduta e la gestione del corpo in volo si sperimentano e si consolidano attraverso l’utilizzo della corda.Di seguito una serie di esercizi per il controllo del corpo e la ricerca di equilibrio in volo.

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

LA TECNICA10

Quando si osserva un atleta esperto arrampicare, si rimane col-piti particolarmente dalla fluidità del movimento, dall’abilità nell’adattare il proprio corpo alla parete, dalla capacità di trova-

re in parete luoghi dove fermarsi per riposare. Anni fa una famosa arrampicatrice, Catherine Destivelle, titolò un suo scritto “Danzatrice sulla roccia” una frase che sintetizza molto bene il punto d’arrivo per coloro che non mettono il grado di difficoltà come unico obiettivo dei loro sforzi. Per passare dall’arrampicare, come schema motorio di base, all’arram-picata, come gesto sportivo, è necessario riconoscere e trasmettere una serie di abilità gestuali e tecniche anche ai bambini.L’analisi dei testi tecnici unita all’osservazione dei ragazzi durante le attività di arrampicata proposte in dieci anni di lavoro, sia in ambito scolastico che societario, sono stati il punto di partenza per le riflessio-ni e le conseguenti elaborazioni metodologiche che vengono esposte di seguito. Il progredire sulla dimensione verticale è stato analizzato nelle varie fasce di età, dalle elementari alle superiori.Potendo osservare gli allievi nel tempo, si è potuta cogliere l’evoluzione tecnico-tattica dei vari soggetti che da principianti sono diventati esperti del gesto attraverso la pratica. Importante nel bambino rispettare i tem-pi di assimilazione e accomodamento dei gesti: come dire che il saper aspettare senza forzare è uno dei presupposti fondamentali per evitare abbandoni precoci della disciplina.In arrampicata il soggetto, utilizzando il proprio bagaglio gestuale e il proprio repertorio motorio frutto del proprio vissuto, della propria storia personale, torna a fondere in una successione i gesti e le posizioni in modo così personale ed unico che lo conduce a “danzare sulla roccia”. Gli spostamenti sullo spazio verticale devono essere organizzati in modo mirato per poter passare, come già detto nel capitolo 1 dallo schema motorio arrampicare, all’abilità motoria per arrivare infine all’abilità sportiva: la tecnica dell’arrampicata.

CAP 10

ASPETTI TECNICI DEL GESTO: DALL’ARRAMPICARE ALL’ ARRAMPICATA

“L’esperto è colui che ha già commesso tutti gli errori “ Carlo Rubbia

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

MATERIALI D’ARRAMPICATA E LORO UTILIZZO11

“La cultura non è una cosa ma un modo di fare le cose”. G. Guglielmi

A questo punto risulta importante analizzare l’utilizzo del materiale e delle manovre per arrampicare in sicurezza su strutture artifi-ciali. Esercizi che necessitano l’utilizzo dei materiali specifici di

arrampicata sono quelli proposti con il “quadro svedese”. Questo capitolo ha lo scopo di inquadrare le situazioni, di proporre eser-cizi per l’apprendimento globale delle manovre di corda. E’ da chiarire che tali abilità si potranno acquisire solo con l’esperienza sul campo e con la guida di istruttori qualificati per competenze specifiche. I Iettori e gli appassionati che non siano già in possesso di tali conoscen-ze ed esperienze, potranno proficuamente frequentare un corso specia-listico rivolgendosi alle uniche agenzie attualmente abilitate a fornire tali conoscenze: la F.A.S.I., le guide alpine, il C.A.I. Il capitolo infatti, di proposito, non fornisce indicazioni specifiche sul come inserire il bloccante sulla corda, passare correttamente la corda nel rinvio, calare con il gri-gri, ecc. poichè tali manovre vanno aquisite, prima di essere trasmesse dai docenti agli allievi, mediante la frequenta-zione di corsi specifici organizzati dalle suddette associazioni.Da riportare invece, sulla base delle esperienze acquisite, alcuni prin-cipi di base fondamentali per la sicurezza che sono riassumibili in sei punti per dare gli obiettivi e le indicazioni base indispensabili per un lavoro sicuro e proficuo con i ragazzi:- rendere i ragazzi autonomi e responsabili;- abituare i ragazzi a fare una cosa per volta;- educare i ragazzi alla consapevolezza delle proprie capacità e a saper valutare i rischi in rapporto alle proprie conoscenze;- abituare i ragazzi a chiedere la verifica del nodo e del corretto posizio-namento del gri-gri prima di arrampicare;- abituare la coppia che arrampica a controllarsi sempre a vicenda “hai fatto bene il nodo? E tu hai controllato il gri-gri, sei pronto ad assicurar-mi?”;- evitare di interrompere gli allievi mentre stanno eseguendo manovre quali: inserimento del gri-gri, nodo, calzare l’imbrago. Chiedere loro di verificare la correttezza dell’operazione sempre con la consapevolezza che le correzioni in itinere deresponsabilizzano e distraggono il ragazzo.

CAP 11

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

ALTRI TERRENI DI GIOCO12

PARCHI ROBINSON

Parchi giochi per bambini.

La storia dei parchi Robinson ha origine nei paesi Scandinavi intorno agli anni ’40 del secolo scorso. In particolare si deve alla poliedrica personalità di Carl Theodor Soerensen la costruzione della prima

“Robinson Spiel Platze”. In origine erano dei semplici appezzamenti di terreno dove i bambi-ni potevano dar sfogo alla loro energia fisica e creativa letteralmente costruendosi giochi e situazioni con materiali di “scarto” quali pezzi di legno, chiodi, copertoni,ecc.Questi “antichi” parchi Robinson, si sono ora evoluti con giochi e struttu-re più complessi e sicuri, che comunque mantengono inalterato lo spirito di assecondare la fantasia e la motricità spontanea dei bambini. Nei meravigliosi parchi di oggi molto spesso i giochi che più attraggono sono quelli che richiedono semplici capacità arrampicatorie, stimolate da fantasiose strutture simili a castelli, navi, torrette, dove i bambini inconsapevolmente scoprono l’arrampicata, l’altezza, il rimanere appesi alle funi, ecc.Pertanto a volte un’ora al parco giochi è più produttiva di un’ora di educazione fisica e per quel che riguarda il nostro approccio all’arrampi-cata, può essere un meraviglioso primo passo verso la verticalità.

“Vedendo l’anitra l’uccellino volò giù dall’albero. Ma che razza di uccello tu che non sai volare, disse, e l’anitra gli rispose: che razza di uccello sei tu che non sai

nuotare, e si rituffò nello stagno” Tratto da: Pierino e il lupo di S. Prokofief

PARCHI ROBINSON

CAP 12

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DALL’ARRAMPICARE ALL’ARRAMPICATA TRA SPONTANEITA’ E TECNICA

BUILDERING13

BUILDERING E CONCLUSIONI

L’attività di buildering consiste nell’arrampicata su muri di edifici già esistenti e comunque su manufatti urbani.Nell’ottica del tutto è arrampicata e perciò tutto si può arrampica-

re, il passo dal bouldering, arrampicata su pareti basse naturali o costruite apposta per allenamento e gare, al buildering, è breve e logico.Se di per sé non c’è niente di nuovo, perché molti arrampicatori nel passato si allenavano, in mancanza di meglio, in contesti metropolitani, il fondamentale cambio di passo sta proprio nell’assunzione di dignità anche per itinerari tracciati su muri di strade con numero civico ma anche caval-cavia, grondaie, finestre, davanzali, lampioni, non tanto in quanto “vie” ma piuttosto come problemi motori o movimento puro fine a sé stesso.In effetti la rivoluzione era già passata dal grandioso al minimale, dalle grandi pareti alpine, vere e proprie maratone, alle falesie di fondo valle, una corsa sui 100 metri e da queste poi ai massi paragonabili ai 60 metri indoor.Un passo successivo era solo questione di tempo e di dimestichezza o alienazione con ambienti nuovi, non più naturali, ma luoghi e “non luoghi” urbani, come parcheggi, capannoni, periferie che prendono la loro dignità di luogo solo quando vengono usati.Tralasciando quelli che possono essere i condizionamenti del mercato, tut-to passa anche tramite controculture (graffitari, rapper, tribù, rave-party) in contesti di rottura o clandestini e comunque attraverso una riappropria-zione del territorio vissuto tramite discipline “para”sportive quali hip-hop, skate, parkour e quindi anche il buildering.Queste stesse tendenze stanno urbanizzando anche altri sport outdoor, come snowboard e sci, che si trasformano in half-pipe e free-style.Del resto se l’uomo della rivoluzione industriale riproduceva la naturalità della corsa campestre in uno stadio tramite i 3000 siepi, trasformava gli alberi in palco di salita o ancor di più il cavallo in cavallo con maniglie, l’uomo postindustriale “lotta con l’alpe” dominando i muri ed i palazzi che lo sovrastano.

“Andiamo tutti in cerca della nostra vera identità, è un divertimento puro; a condizione, beninteso, che non la troviamo mai” S. Mrozek

BUILDERING E CONCLUSIONI

CAP 13