72
Nel futuro della scherma dal 1892 Spadaccini amaranto Il Circolo Fides e la storia del movimento schermistico livornese

Spadaccini amaranto

Embed Size (px)

Citation preview

Nel futuro della scherma

dal 1892

Spadaccini amarantoIl Circolo Fides e la storia del movimento schermistico livornese

Nel futuro della schermadal 1892

Pubblicazione realizzata con il contributo REGIONE TOSCANAin occasione dei Campionati Italiani Assoluti di Scherma Livorno 2011

www.fideslivorno.it

1

Spadaccini amarantoIl Circolo Fides

e la storia del movimento schermistico livornese

Nel futuro della scherma, dal 1892.

2

Si ringraziano per la collaborazione:

Luciano Bernardini il cui volume “cenni storici intorno all’arte della scherma a Livorno, da angelo Tremamondo Malevolti a nedo nadi”, pubblicato in nuovi Studi Livornesi (iX) 2001, pp. 145-209, ha rappresentato la base della nostra ricerca storica.

GiancarLo Toran Maestro di scherma e proprietario dell’archivio nedo nadiche ci ha fornito utilissime informazioni e documenti

aLdo SanTini dal cui libro “nedo nadi”, edito da Beforte editore Libraio, abbiamo tratto spunti, aneddoti e immagini.

auGuSTo BiZZi per le belle fotografie che ci ha messo a disposizione.

Madame ViSSeauX e Monsieur Pierre LorTeTper le notizie e le immagini forniteci su “Teresa e Faldoni”

Coordinamento editoriale:GianLuiGi GuarnoTTa

Progettazione grafica:GianLuiGi GuarnoTTa

Stampa:PiXarTPrinTinG - Quarto d’altino (Ve)

Pubblicazione realizzata con il contributo REGIONE TOSCANAin occasione dei campionati italiani assoluti di Scherma Livorno 2011

3

Premessa

In questo breve volume abbiamo cercato di riassumere i fatti salienti della storia schermistica livornese, un lungo percorso di oltre trecento anni durante i quali gli spa-daccini della nostra città hanno compiuto a suon di successi un’incredibile impresa: fare di Livorno una delle capitali della scherma mondiale.

Affermare una cosa del genere può sembrare presuntuoso, specialmente per noi livornesi che non siamo abituati a prenderci troppo sul serio, eppure è maledettamente vero, anzi, se si considera che in tutto il mondo il Circolo Scherma Fides Livorno è la so-cietà sportiva ad aver vinto più trofei olimpici e mondiali, può apparire quasi riduttivo.

Nelle 29 edizioni delle Olimpiadi che, dal 1900 ad oggi, si sono disputate, gli scher-midori del Fides hanno conquistato infatti più di 60 medaglie (di cui 29 d’oro), più di due medaglie ad Olimpiade. Non male come media. Un palmares al quale si devono aggiungere più di 100 medaglie ai campionati mondiali, un’altra ventina ai campionati europei, una quarantrina di titoli italiani tra individuali e a squadre e un numero incre-dibile di successi nelle più importanti competizioni giovanili.

Non meno gloriose sono le cronache delle nostre origini. Dalle leggendarie figure settecentesche di Angelo Tremamondo e Giuseppe Maria Gianfaldoni fino a Giuseppe ed Eugenio Pini e quindi a Beppe Nadi, si dipana una storia avvincente e tratti avventu-rosa, ricca di aneddoti e personaggi affascinanti, che merita davvero di essere raccon-tata e tramandata.

Le pagine che seguono questa premessa, nate proprio dal desiderio di mantenere vivo il ricordo degli spadaccini amaranto e delle loro gesta, rappresentano un invito a scoprire una delle più belle realtà che la nostra Livorno abbia mai espresso e di quanto, nello scoprirlo, ci si possa sentire orgogliosi di farne parte.

4

Nedo Nadi

5

Il carattere dei livornesi e le affinità con la scherma

I livornesi si distinguono per l’espressione di tratti caratteriali unici e contrastanti, generati probabilmente da quel senso di accettazione della precarietà e da quello spirito alla competizione, necessari per sopravvivere in un luogo dove il passaggio dall’altare alla polvere poteva avvenire in un breve lasso di tempo, dove la vita era regolata dall’an-damento dei traffici mercantili e dalla volubilità del mare, dove il rispetto delle regole e delle convenzioni sociali era spesso un impedimento, dove popolo e borghesi condivi-devano le stesse banchine e le stesse bettole e dove il coraggio e la sfrontatezza erano strumenti di lavoro quotidiano.

In tal senso la storia dei mitici risiatori, in ricordo dei quali si tiene ogni anno l’omo-nima coppa remiera, è quanto meno illuminante. I risiatori erano scaricatori di porto che, ogni giorno, si sfidavano a bordo di piccoli gozzi per raggiungere le navi in entrata e quindi assicurarsi il diritto di poterle scaricare. Con qualunque mare, in qualsiasi con-dizione atmosferica, davano vita ad una vera e propria gara remiera senza esclusioni di colpi, senza regole e senza paura, in palio c’era la sopravvivenza, chi arrivava primo prendeva tutta la posta, agli altri non restava che tentare il giorno dopo.

Aperto, altruista, coraggioso, ma anche fortemente individualista, polemico e irrive-rente, talvolta rissoso e guascone oltri i limiti del sensato e dotato di un’ironia tagliente e feroce, il livornese rispecchia un modo di essere assolutamente conforme alla perso-nalità tipica dello spadaccino e perfettamente affine con una disciplina sportiva crudele e affascinante come la scherma, nella quale si vince e si perde per una stoccata e dove non esistono appelli fino alla gara successiva.

Ma siccome a Livorno le regole hanno spesso più eccezioni che conferme, forse non è un caso che il suo schermidore più famoso, Nedo Nadi, sia stato invece un uomo pacato e gentile che ha fatto della determinazione, della disciplina e della coerenza le doti distintive del suo carattere.

6

Angelo Tremamondo in un’incisione conservata presso la National Gallery di Londra.

7

Le origini della scherma a Livorno,da Angelo Tremamondo a Giuseppe Pini

La scherma è di gran lunga la disciplina che, in ambito sportivo, ha dato più lustro alla nostra città; una lunga storia fatta di successi le cui origini documentate risalgono a più di tre secoli fa. Le prime cronache schermistiche furono raccolte dallo studioso Jacopo Gelli che, trasferitosi a Livorno dalla nativa Orbetello, divenne grande amico di una delle pietre miliari della nostra scherma: il “diavolo nero” Eugenio Pini.

Nei suoi scritti, Bibliografia generale della scherma e L’arte delle armi in Italia, il Gelli fa risalire le origini della scuola livornese proprio agli inizi del ‘700, periodo in cui la città si rivelò una fucina di eccellenti schermitori e maestri d’armi. Il fervore mercantile aveva reso Livorno una città co-smopolita, vivace e rissosa, i duelli d’onore erano all’ordine del giorno e imparare a tirare di spada, oltre che far parte dell’addestramento militare, era considerato indispensabile per la difesa personale.

Jacopo Gelli

Il primo personaggio “epico” della scherma livornese fu senza dubbio Domenico Angelo Tremamondo dei Conti Malevolti, l’Angelo della scherma. Nato a Livorno in via del Giardino il 6 febbraio del 1717 e battezza-to il giorno successivo nella cattedrale cittadina, era figlio del ricco mercante Giacomo Trema-mondo e della marchesa Angiola Malevol-ti. Ricco, colto, di nobile discendenza e di bell’aspetto, grazie alle eccelse doti di scher-midore, cavallerizzo e maestro divenne uno dei personaggi più noti del suo tempo.

Angelo Tremamondo

8

Primogenito di sei fratelli, Angelo ricevette un’educazione di prim’ordine. Oltre al sapere accademico, alle lingue e alle buone maniere, venne istruito in tutte le discipline ritenute all’epoca indispendabili per la vita in società come la scherma, l’equitazione e il ballo. Un percorso formativo che, come spesso accadeva ai nobili rampolli, si concluse con una serie di soggiorni nelle più importanti città italiane: Firenze, Torino, Napoli, Roma e infine Venezia, dove conobbe e frequentò il Canaletto. Intorno al 1940 il pa-dre lo mandò a Parigi per studiare economia, ma Angelo finì invece col dedicarsi a ciò per cui era più portato: le lezioni di equitazione del famoso François Robichon de La Guérinière e le lezioni di scherma impartitegli dal celebre Maestro Bertrand Teillagory del quale divenne amico e allievo prediletto.

Nel clima mondano della capitale francese non potevano certo mancare le distrazio-ni femminili e il bel livornese, dotato di grande charme e abilissimo in pedana, fece così tante conquiste tra le dame dell’alta società, da generare la leggenda, ritenuta invece dal Gelli un fatto vero, che egli fosse il vero padre di un principe e addirittura di un re.

Tra le tante relazioni parigine, la più famosa è quella che Henry Angelo, primo figlio del maestro livornese, narra nel suo libro The Reminiscences of Henry Angelo.

Durante un’importante accademia di scherma, alla presenza di oltre duemila spet-tatori, la bellissima attrice inglese Margaret Woffington, offrì ad Angelo un piccolo mazzo di rose come pegno della sua ammirazione. Egli s’appuntò galantemente i fiori all’altezza del cuore e sfidò il nutrito lotto di concorrenti dicendo: “signori, difenderò questo dono prezioso contro qualunque avversario”. Accettarono tutti la sfida, ma nes-suno dei più celebri maestri d’armi d’Europa riuscì a scalfirne un solo petalo.

In seguito alla breve ma intensa relazione con la Woffington, intorno al 1750, An-gelo si trasferì a Londra. Anche in Inghilterra le sue gesta schermistiche gli procurarono ben presto un tale prestigio che il Re Giorgio II in persona, dopo averlo visto all’opera nel 1755 contro Heys, un valente schermidore irlandese, lo nominò precettore d’armi del giovane Principe del Galles, il futuro Re Giorgio III, e di suo fratello il Duca di York. La stima che i Reali inglesi gli tributarono è comprovata da numerose opere d’arte. La figu-

Margaret Woffingtone Henry Angelo

9

ra equestre di Angelo, considerata come esempio di stile, servì infatti come modello per la statua a cavallo di Gugliel-mo III a Dublino e venne riproposta nel quadro comme-morativo The Battle of Boyne, dipinto da Benjamin West nel 1781. L’opera raffigura ancora Guglielmo III mentre in sella ad un cavallo bianco guida in battaglia un gruppo di cavalieri. Uno di questi, in primo piano, raffigura appunto lo spadaccino livornese.

Il 25 febbraio del 1755, nella chiesa di St. George’s, in Hanover Square, Angelo sposò Elizabeth Johnson, la bellissima figlia di un’ufficiale della marina inglese, con la quale visse felicemente tutta la vita e dalla quale ebbe sei figli, due maschi e quattro femmine. Dopo pochi anni però, intorno al 1758, il flusso di denaro proveniente da Livorno si esaurì a causa dei rovesci economici del padre e Angelo si decise ad aprire una sua scuola di scherma in Carlisle House, a Soho, poi trasferita nel palazzo dell’Ope-ra House di Hay-Market e, dopo un incendio, al n° 13 di Bond Street. Frequentata dai rampolli e dagli esponenti della più alta nobiltà londinese, l’accademia era uno dei luoghi d’incontro preferiti dai più rinomati maestri e schermidori del tempo, tra i quali il popolare e discusso Chevalier d’Eon e il grande Chevalier de Saint Georges.

Margaret Woffingtone Henry Angelo

Re Giorgio II,Elizabeth Johnsone sotto l’opera di Benjamin West, The Battle of Boyne

La sala dell’Opera House in una famosa immagine dell’epoca. Angelo è in piedi sulla destra, esattamente sotto il ritratto del Cavaliere di Saint Georges. Henry Angelo, al centro della scena, tira di scherma con un personaggio al quale sono state attribuite varie identità, tra le quali anche quella, improbabile, del Cavalier d’Eon.

10

Nel 1763, col generoso supporto di un altro illustre amico, Lord Pembroke, Angelo diede alle stampe la prima edizione di un altro capolavoro del suo immenso talento: L’ecole des armes avec l’explication générale des principales attitudes et positions con-cernant l’escrime, uno dei più celebri e ricchi manuali di scherma mai pubblicati, arric-chito da 47 splendide tavole realizzate dai più famosi artisti e incisori del tempo. Quando l’opera uscì a Londra, Diderot e D’Alembert ne rimasero così impressionati da volerla inserire in forma integrale all’interno della loro Encyclopedie.

Nominato Direttore della Scherma in Inghilterra e lasciata la scuola al figlio Henry, Angelo si trasferì infine a Eton, nei pressi di Londra, dove continuò dare lezioni pratica-mente fino alla fine dei suoi giorni. Morì l’11 luglio del 1802 all’età di 86 anni.

Benchè costruita all’estero, la notorietà di Angelo ebbe tuttavia le sue radici nei tre fattori che, sin dagli esordi della sua carriera, lo misero in condizione di emergere: una grande predisposizione naturale, un’adeguata formazione culturale e una base scher-mistica di prim’ordine, quella acquisita a Livorno.

Infatti, prima di trasferirsi a Parigi per studiare scherma sotto la guida di Monsieur Teillagory, Angelo frequentò quasi certamente la stessa scuola del grande maestro di origini pisane Andrea Gianfaldoni il quale, insieme ai due figli Giuseppe Maria e Michele, gestirà poi la più importante accademia livornese del tempo.

Nella sua Bibliografia generale della scherma, il Gelli afferma infatti che: “L’Angelo a Parigi frequentava la sala di Teillagory (zio); ciò che a taluni fece supporre che il maestro italiano si fosse recato in Francia per apprendervi la scherma; mentre invece vi si recò quando era di già molto destro nel maneggio della spada”.

Una delle tavole del trattato L’ecole des Armes

11

Chi fosse il maestro livornese dal quale apprese tale destrezza, rimane tuttavia un mistero. Benchè sia stato più volte affermato che Angelo fosse allievo di Andrea Gian-faldoni, siamo propensi a dare maggior credito alla versione del livornese Luciano Ber-nardini che nel suo volume Cenni storici intorno all’arte della scherma a Livorno da Angelo Tremamondi Malevolti a Nedo Nadi, documenta con certezza che Angelo (nato nel 1717) e Andrea (morto a Livorno nel 1778 a circa 60 anni) erano in realtà coeta-nei e che quindi è molto più ragionevole pensare che abbiano condiviso le stesse basi schermistiche come allievi di un valente maestro operante a Livorno agli inizi del ‘700 del quale purtroppo non ci è giunta traccia.

Il pregio del lavoro di Bernardini non si limita tuttavia a questo. Egli è infatti il primo studioso che, attraverso fonti attendibili e documentate, ricostruisce in forma compiuta la genealogia della tradizione schermistica livornese e, individuandone i precursori (An-gelo e i Gianfaldoni), l’ispiratore teorico (Alberto Marchionni), il fondatore (Giuseppe Pini) e i successivi divulgatori (Eugenio Pini e Giuseppe Nadi), le attribuisce finalmente il meritato rango di vera e propria scuola all’interno del processo di rilancio e di afferma-zione della scienza schermistica italiana.

Dopo Angelo, il personaggio più affascinante della nostra storia è senza dubbio Giuseppe Maria Gianfaldoni. Nato a Livorno il 4 gennaio del 1739, e considerato dal Gelli come allievo del Malevolti, crebbe schermisticamente presso l’accademia paterna e, intorno al 1760 si recò a Londra dove il Malevolti aveva da poco inaugurato la sua scuola. Che l’abbia frequentata è quasi certo e magari fu proprio il padre a consigliargli questo viaggio di perfezionamento. Del resto Giuseppe, animato da un’indomabile sete d’avventura, non era tipo da restare fermo a Livorno tanto che mise più volte a rischio la sua vita imbarcandosi addirittura come corsaro fuori dai confini del vecchio continente e fino alle Antille. Bello, aitante e virile, anche Giuseppe, come Angelo, riscosse grande successo con le donne ma, anche a causa di comportamenti non sempre esemplari, non ebbe una vita sentimentale altrettanto felice.

La copertina del volume di Luciano Bernardini

12

Padrone di una scherma solida, efficace ed elegante, Giuseppe raggiunse il massimo della fama quando, dopo aver avuto la meglio su tutti i più grandi maestri d’armi di Francia, riuscì nell’impresa di superare, in occasione di una celebre accademia tenutosi a Parigi nel 1766, il Cavaliere di Saint-Georges, il “Dio della Scherma”.

“Gian Faldoni“ (così veniva chiamato oltralpe), era giunto in Francia nel 1764, su invito dell’amico spadaccino Monsieur Delliser che, dopo aver assistito a Roma al suo assalto col Maggiore Ruggero Piccolomini, aveva scommesso 100 luigi d’oro con un maestro marsigliese asserendo che contro Gianfaldoni non avrebbe resistito neppure per i primi sei assalti. Ovviamente Delliser vinse la scommessa ma il marsigliese per vendicarsi del denaro perso e dell’onta ricevuta inviò due sicari per uccidere Gianfaldoni che invece li terrorizzò e li mise in fuga.

Nel frattempo, sulle ali dei successi parigini, Giuseppe era giunto a Lione dove, inau-gurando con la benedizione del Re di Francia una sala di scherma, stava coronando con successo la sua carriera di maestro professionista. In attesa di trovare una residenza, si stabilì presso l’Hotel de Notre Dame de Pitié, dove conobbe e si innamorò della bella figlia dell’albergatore, la diciannovenne Maria Teresa Lortet, con la quale intraprese una relazione tanto appassionata quanto breve e tragica. Egli infatti, per salvare un suo allie-vo caduto nel Rodano, rimase troppo a lungo sott’acqua e venne colpito da un aneuri-sma cerebrale. I due amanti, osteggiati dal padre della ragazza e disperati per le ridotte prospettive di vita di Giuseppe, decisero di morire insieme sparandosi a vicenda. Il colpo del Gianfaldoni andò a segno, Teresa invece non ebbe il coraggio di far fuoco. Giusep-pe, risoluto a farla finita, prima si accoltellò e poi si sparò con la pistola dell’amata.

La triste e romantica storia del loro suicidio, avvenuto il 30 maggio 1770 nella cap-pella di Irigny, un villaggio nella campagna di Lione, ha ispirato numerosi artisti e lette-rati: Hepdé Jean-Baptiste, autore del melodramma in tre atti Teresa e Faldoni, Nicolas Léonard che scrisse il romanzo Lettere di due amanti abitanti a Lione, il musicista ita-liano Gaetano Donizetti, che compose la cantata da camera Teresa e Gianfaldoni e il grande illuminista Jean-Jacque Rousseau che dettò il loro epitaffio tombale.

Monsieur de Saint-Georges

13

L’inventario della casa di Giuseppe, redatto dopo la morte, è l’emblema di una vita. In ambiente spartano fatto di arredi e suppellettili essenziali, risaltavano soltanto le armi e il lussuoso guardaroba: un fucile a un colpo, una bellissima spada con l’impugnatura d’oro, guanti, cappelli piumati, una dozzina di abiti raffinati, vari pantaloni di pregevole fattura con pulsanti in argento, giarrettiere e bottoni d’oro.

Oltre a Giuseppe, Andrea e la moglie Maria Maddalena Berti, ebbero altri cinque figli ma solo uno di loro, Michele, scelse di proseguire l’attività paterna. Fortunatamente più tranquillo e longevo del fratello, Michele Gianfaldoni nacque a Livorno nel 1752 e dedicò tutta la sua vita alla prosecuzione della tradizione schermistica di famiglia. A questo scopo fece giungere a Livorno due famosi maestri di origini bolognesi, già allievi di Giuseppe a Lione, Paolo Bertelli e Luca Gherardi, con l’aiuto dei quali formò tre personaggi che avrebbero dato un contributo determinante al futuro della scherma livornese: Alberto Pissone, colui che erediterà la guida della scuola, il grande maestro fiorentino Alberto Marchionni e il livornese Giorgio Bellincioni.

Nato a Firenze nel 1796, Alberto Marchionni entrò appena quindicenne nell’eser-cito napoleonico. Congedatosi col grado di Maggiore nel 1825, raccolse in prima perso-na i racconti di Michele e fece certamente tesoro di quanto appreso a Livorno quando, dopo il congedo, si dedicò all’insegnamento e alla stesura del famoso trattato del 1847 Sopra un nuovo sistema di giuoco misto di scuola italiana e francese.

Un’opera grazie alla quale è considerato il primo teorico di quel modello “misto” che, prendendo il meglio delle varie correnti italiane e francesi, contribuì in modo de-terminante alla modernizzazione e al rilancio della scherma italiana. Non a caso, il Gelli dichiara che tutti i più importanti maestri dell’Ottocento sono suoi discendenti diretti, il Picconi, l’Enrichetti, lo Zangheri e anche Giorgio Bellincioni che, attraverso la scuola di Gianfaldoni e Pissone, contribuirà in modo determinante alla formazione di Giuseppe Pini.

Gianfaldoni sisi dichiara a Teresa“Voi non sapetefin dove può arrivare la mia imprudenza”.

Il loro suicidio nella cappella di Irigny.

14

Giuseppe Pini, nato a Livorno il 14 luglio del 1816, è l’esponente più significativo della scherma labronica ottocentesca. Considerato come uno dei più abili interpreti dell’evoluzione teorica del Marchionni, alla quale associò efficaci “connotazioni di la-bronicità”, è il vero fondatore della scuola livornese attraverso la quale contribuì a resti-tuire alla scherma italiana “l’originaria identità”. Tale giudizio, espresso dal Bernardini, è del tutto condivisibile. Da grande maestro qual’era, Giuseppe seppe infatti operare un innesto dei caratteri distintivi della tradizione livornese all’interno delle concezioni del maestro fiorentino, generando così un nuovo modello di scherma, classico ma essenzia-le, estremamente efficace e decisamente futuribile.

Di fatto quindi fu l’iniziatore di quel percorso stilistico che Eugenio Pini, suo figlio, e Giuseppe Nadi, il suo allievo più brillante, contribuiranno a perfezionare e imporre, sia in pedana che a livello magistrale, nel panorama schermistico di fine secolo, per poi far-lo giungere fino ai nostri giorni attraverso Nedo Nadi, Aldo Nadi e il Circolo Fides.

In circa cinquanta anni di attività, la sala d’armi di Giuseppe Pini, aperta nel 1852 e rinominata nel 1858 come Società di Scherma e Ginnastica dei Dilettanti in Livorno, for-mò infatti una generazione di grandi schermidori e maestri eccelsi: Lorenzo Del Vivo e Ferruccio Giurovich che apriranno poi altre due scuole in Livorno, Luigi Boneran-di, Giuseppe Ceselli, lo sfortunato Luigi Ulivieri, trucidato in duello per “rivalità di mestiere” dal maestro Del Vivo in via del Giardino, proprio la strada dove era cresciuto Angelo Tremamondo, ma soprattutto Eugenio Pini e Giuseppe Nadi.

Coraggioso, caparbio e generoso, Pini fu una personalità di grande rilievo anche per l’impegno civile e patriottico. Si distinse infatti nelle giornate di Curtatone e Mon-tanara, dove venne ferito e fatto prigioniero, e nella strenua difesa di Livorno del 1849 quando, catturato una seconda volta, si salvò dalla morte grazie a quel poco di tedesco che aveva appreso prima di evadere dalla precedente prigionia.

Profondamente legato alla sua città, Giuseppe Pini fu inoltre uno degli organizzato-ri, insieme a Del Vivo, della prima “grande accademia” di scherma tenuta a Livorno, che si svolse il 6 agosto del 1865 nella sala Filarmonica del Teatro Goldoni.

15

Da Eugenio Pini a Beppe Nadi

Eugenio Pini, “le diable noir”, nacque a Livorno il 20 ottobre del 1859. Primo gran-de interprete della scuola livornese fondata dal padre Giuseppe, è un altro dei perso-naggi chiave della nostra storia. Da bambino Eugenio era gracile e affetto da problemi di crescita ma, con gli insegnamenti paterni e un duro allenamento, divenne uno degli atleti più formidabili del suo tempo. Dotato di un carattere indomabile e battagliero, seppe rispondere con una scherma virile, veemente ed efficacissima alle critiche dei francesi che spesso gli rimproverarono una certa mancanza di eleganza.

Precocissimo come tanti campioni, a soli 14 anni esordì con un terzo posto in un torneo tra professionisti e dilettanti al quale non avrebbe potuto partecipare perchè troppo giova-ne. Appena sedicenne ebbe il suo primo duello contro un avversario più anziano di quattro anni e venne arrestato per averlo ferito. Solo un anno dopo, giunto terzo nel torneo di Roma, era già considerato fra i migliori atleti italiani. Consegui-to il diploma di maestro, nel 1877 si arruolò nei bersaglieri dai quali però dovette congedarsi in seguito alla scomparsa del padre, morto nel 1881 all’età di 66 anni. Nel 1883 ottenne l’incarico di maestro d’armi presso l’Accademia Navale di Li-vorno e nel 1886 divenne direttore della Grande Accademia Labronica di Scherma, tramutata tre anni dopo in Accademia Labronica di Scherma.

A 23 anni Eugenio era già famoso in tutta Eu-ropa, a Parigi nel 1882 si era infatti già confronta-to con il grande campione transalpino Paul Rue in un assalto finito in sostanziale parità ma che di fatto pose la capitale francese ai suoi piedi. Eugenio Pini

16

Eugenio Piniin un ritratto conservato all’interno dell’Accademia Navale di Livorno.

17

Le gesta leggendarie dei suoi assalti, dei duelli e gli innumerevoli successi ottenuti in tutti i più importanti tornei internazionali e contro i più forti atleti del tempo, Rue, Kirchoffer, Merignac, Thomeguex, Agesilao Greco, Athos di San Malato, consacrarono Eugenio come uno dei più grandi schermitori della sua epoca. La fama mondiale lo por-tò a stabilirsi in Argentina, a Buenos Aires, dove coronò la sua carriera come fondatore e direttore della scuola militare di scherma e maestro dell’aristocratico Jockey Club.

Tornato a Livorno, scrisse due importanti trattati, "Lezioni collettive di spada e scia-bola" pubblicato nel 1891 come guida per i colleghi istruttori, e "Trattato pratico e teorico sulla Scherma di spada" edito a Livorno nel 1904.

La vignetta caricaturale dell’assalto tra Eugenio Pini e Paul Rue realizzata da Leonetto Cappiello.

Nel 1903 a Parigi, nella sala Wagram, il grande maestro francese Paul Rue scelse Eugenio come avversario per il suo assalto di congedo, in quell’occasione le Figarò pub-

blicò una vignetta caricaturale dell’evento realizzata dall’arti-sta livornese Leonetto Cappiello. L’anno dopo, sempre

a Parigi, anche Pini abbandonò le pedane e, tornato in Argentina, si dedicò all’insegnamento fino al 1939, anno della sua morte. A Buenos Aires, dove è sepolto, è ancora ricordato come “gloria de la esgrima”. La sua accademia passò invece nelle mani di un allievo, il grande schermidore livor-nese Giovanni Ceselli che, nel 1899, fonderà in onore del Maestro una nuova scuola di scherma

a lui intitolata: il Circolo “Eugenio Pini”.

Giovanni Ceselli

18

Insieme al già citato Eugenio, Giuseppe Nadi è senz’altro da ritenere il più illustre prosecutore della scuola di Giuseppe Pini e, in virtù dei risultati ottenuti, il più efficace maestro della scuola livornese. Discendente da una dinastia di soldati di ventura che si narra abbiano combattuto anche sotto la bandiera di Alberico da Barbiano e di Giovan-ni dalle Bande Nere, Giuseppe nacque a Pistoia il 22 settembre del 1860 ma giunse a Livorno con i genitori quando era ancora in fasce. Il suo attaccamento alla città adot-tiva fu così forte che nessuno mai riuscì a convincerlo a lasciarla. Soltanto durante un bombardamento della seconda guerra mondiale, accettò di rifugiarsi a Monterotondo Marittimo in provincia di Grosseto, dove morì l’11 febbraio del 1945.

Sin dall’età di quindici anni Beppe aveva messo in mostra straordinarie doti schermi-stiche. I suoi compagni di allora, gente del calibro di Bonerardi, Carmi, Ceselli, Can-tagatti, Malagolo, Ponzoni, Polese, Rossi, Baggiani, erano tutti ottimi schermitori che, supportati dallo sciabolatore Vincenzo Bini e dal maestro Ferruccio Giurovich, spopolavano nelle varie accademie e nei tanti tornei a cui partecipavano.

Nel torneo nazionale di Livorno dell’agosto del 1886, durante il quale conquistò un brillante secondo posto nella sciabola, Beppe Nadi compare come allievo del mae-

stro Giurovich, ma è plausibile che, dopo la morte di Giuseppe Pini e prima di passare sotto la guida di Giurovich, Nadi abbia continuato ad allenarsi con Eugenio. Effettiva-mente tra i due rimase sempre un forte legame d’amicizia, tanto che Eugenio fece da testimone di nozze al matrimonio tra Beppe e Assunta Pistolesi, il 15 novembre del 1890, unione dalla quale nacquero due figli: Nedo e Aldo Nadi.

La vasta iconografia su Eugenio Pini, fatta di fotografie, vignette e incisioni tratte dalle più importanti testate dell’epoca, dimostrano la grande notorietà raggiunta dallo schermidore livornese.

Dall’Archivio di Nedo Nadi, la tessera associativa del padre all’ Accademia Labronica di Scherma.

19

Beppe Nadi schermidore.

20

Foto di gruppo al Circolo Fides con il M° Beppe Nadi al centro

I tanti successi degli schermidori livornesi di quegli anni, videro sempre Beppe Nadi in primo piano, tra i tornei nazionali in cui si distinse, ricordiamo due momenti, il Torneo di Roma del 1889 dove vinse sia la gara di sciabola che quella di spada e, l’anno dopo, il Torneo di Rimini dove ottenne un riconoscimento particolare: l’assegnazione di una medaglia d’oro come migliore tiratore di sciabola “per meriti di bellezza”.

A trent’anni Beppe era già uno schermidore esperto, le gare lo appassionavano ma era altrettanto attratto dall’insegnamento. Sorretto dalla sua idea di scherma e convinto che in città ci fosse ancora spazio per aprire un circolo tutto suo, intorno al 1891 intra-

prese il percorso formativo per conseguire il diploma di Mae-stro, traguardo che raggiunse il 21 febbraio del 1892, presso il circolo Fiorentino del maestro Paoli. Deciso a dedicare agli al-tri il frutto dei suoi studi, iniziò quindi a lavorare assiduamente per riuscire ad aprire quanto prima una sua sala d’armi.

Dall’Archivio di Nedo Nadi.

21

Dall’Archivio di Nedo Nadi.

Anno 1892.Nasce il Circolo Scherma Fides Livorno

Il 23 gennaio del 1892, coadiuvato da Attilio Balena, Ottorino Fedi, Piero Caldelli, Dino Cartei e Ce-sare Orazzini, Beppe Nadi fondò la sua sala di scherma. In onore del-la città che lo aveva accolto e del municipio che lo ospitava (Beppe

viveva infatti nella soffitta del palazzo comunale), scel-se il nome che ancora oggi campeggia nello stemma di Livorno: “Circolo Scherma Fides”. I soldi erano pochi e nella prima sede in via della Posta si tirava a lume di candela su una pedana costituita con semplici tavole di legno inchiodate a vecchi travicelli.

Nel frattempo Beppe continuava anche a gareggia-re, aveva ben figurato al torneo di Cremona nel 1892, ma le sue energie erano dirottate prevalentemente sul circolo che infatti progrediva rapidamente, tanto che, il 10 aprile del 1896, a soli quattro anni dall’inizio dell’attività, venne inaugurata una nuova sede in via dei Lanzi. La sua dedizione al Fides è ulteriormente comprovata da un episodio riportato da Jacopo Gelli: nell’autunno del 1893, dopo aver dominato il torneo internazionale di Budapest, a Beppe venne offerto di dirigere una delle più importanti scuole di scherma ungheresi. Malgrado lo stipendio promesso fosse elevato, la sua risposta fu: “Sono di Livorno e a Livorno rimango”.

La sua rinuncia aprì la strada ad altri due Maestri italiani, considerati oggi come i fondatori della famosa scuola di sciabola magiara: lo spezzino Italo Santelli e il livornese Giuseppe Pellegrini il quale, dopo aver ricoperto la carica di vice Maestro al Fides, venne ingaggiato dal prestigioso circolo di scherma diretto da Fedor Karol.

22

Nell’agosto del 1895 si disputò a Livorno un importante torneo internazionale in occasione del quale si tenne, per la prima volta, un congresso nazionale tra tutte le società di scherma per proporre la creazione di un’associazione schermistica italiana, la cui mancanza era sentita dagli addetti ai lavori. A quell’incontro ne seguirono altri, fino a quando, il 3 Giugno 1909, venne costituita a Roma la Federazione Schermisti-ca Italiana, l’organismo che nel 1933, sarebbe diventato l’odierna Federazione Italiana Scherma (FIS).

Negli anni successivi, Beppe si distinse ancora come schermidore, sia nel torneo di Bergamo del 1897 che in quello di Parigi del 1898, dove si impose nella gara di sciabola. In quell’occasione si realizzò oltretutto un clamoroso successo dei maestri italiani che trionfarono in tutte le armi.

Ma al di là delle vittorie come atleta, Giuseppe Nadi è passato alla storia soprattutto per l’efficacia dei suoi sistemi di insegnamento, considerando infatti l’elevato numero di campioni che riuscì a formare durante la sua lunga carriera, è senz’altro da ritenere uno dei più grandi maestri che la scherma moderna abbia mai espresso.

Forgiato dalla “virile” scuola dei Pini, dove acquisì una competenza tecnica e una determinazione fuori dal comune, seppe impostare una scherma che, tarata sulle carat-teristiche fisiche e psicologiche di ciascuno dei suoi allievi, veniva trasmessa attraverso un metodo di allenamento duro ed esigente.

Simpatico e bonario fuori dal Fides, in pedana Beppe Nadi era invece un maestro implacabile, ogni errore o difetto di impostazione, veniva punito con staffilate impara-bili sulle gambe e corretto con ripetuti esercizi. E forse non è un caso se l’atleta su cui si accanì maggiormente fu proprio quello dotato di maggior talento, quello più mite, quello che avebbe dato più lustro al suo nome: Nedo Nadi.

Nell’estate del 1899, a soli sei anni, ancor prima di frequentare le scuole elementari, Nedo iniziò a salire in pedana e, sotto la rigida disciplina paterna, intraprese quel per-corso formativo, incessante e spietato che avrebbe fatto di lui il più grande schermidore al mondo del ventesimo secolo.

Beppe Nadi durante una lezione dimostrativa.

23

Beppe Nadi tra i figli Nedo e Aldo.

24

I fratelli Nedo e Aldo Nadi

25

L’epopea del Circolo Fides

Nedo Nadi nacque nel 1893 e Aldo nel 1889, ben presto furono entrambi condotti dal padre sulle pedane del Fides, dove iniziarono ad incrociare le lame con Fernando Cavallini, Oreste Puliti, Baldo Baldi, Andrea Marrazzi, Dino e Nedo Urbani e, pochi anni dopo, anche con Giorgio Chiavacci e Bino Bini. Una schiera di campioni che, guidati da Beppe Nadi, saranno tra i protagonisti della scherma mondiale della prima metà del ‘900. L’unico che forse non raccolse fino in fondo la gloria che meritava, fu Fernando Cavallini. Nato a Livorno il 15 febbraio del 1893, partecipò alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 dove, vittima di una presunta parzialità arbitrale, venne squalifi-cato per aver lanciato la maschera contro il presidente di giuria. Divenuto maestro, rac-colse i ricordi storici e fotografici del Fides in un album purtroppo andato perduto. Morì a Livorno il 4 febbraio del 1976.

Nedo Nadi invece iniziò a collezionare successi già da ragazzino, nel 1908, appena quindicenne e troppo giovane per partecipare alle Olimpiadi di Londra, si presentò al Torneo Internazionale di Vienna sbaragliando tutti i migliori maestri europei sia nel fioretto che nella sciabola e aggiudicandosi il trofeo offerto dall’Imperatore Francesco Giuseppe. “Abbiamo il Mozart della scherma”, dichiarò un giornale austriaco anticipan-do un futuro di successi al giovane “fenomeno di Livorno”. E infatti, alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912, malgrado le polemiche per la squalifica di Cavallini, Nedo si impose nettamente nel fioretto individuale, sconfiggendo ben trecentoquattro avversari e conquistando in finale, con sette successi su sette assalti, il primo oro olimpico della sua splendida carriera e della storia del Circolo Fides.

Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale fece saltare le olimpiadi del 1916. Arruolato come ufficiale di cavalleria, Nedo si fece quattro anni al fronte ma, alla fine del conflitto, riprese gli allenamenti al Fides dove era ormai pronta una squadra di atleti micidiali.

Fernando Cavallini

26

Una parte delle squadra di Anversa: Oreste Puliti, Nedo Nadi, Aldo Nadi e Baldo Baldi

Le successive Olimpiadi di Anversa del 1920 furono infatti un trionfo. Nedo Nadi, capitano della spedizione azzurra, conquistò ben 5 medaglie d’oro e guidò gli atleti del Fides in un’impresa che viene tutt’oggi ricordata negli annali dello sport mondiale di tutte le discipline: oro nel fioretto e nella sciabola individuale con Nedo Nadi, argento nella Sciabola individuale con Aldo Nadi, oro nel fioretto a squadre con Nedo Nadi, Aldo Nadi, Oreste Puliti e Baldo Baldi, oro nella sciabola a squadre con Nedo Nadi, Aldo Nadi, Dino Urbani, Oreste Puliti e Baldo Baldi, oro nella spada a squadre con Nedo Nadi, Aldo Nadi, Dino Urbani e Andrea Marrazzi. Bottino pieno per gli atleti del Fides che da Anversa tornarono con un impressionante carico di medaglie!

Purtroppo dopo Anversa il “dream team” livornese si disperse, Urbani si trasferì in Lombardia, Baldi e i fratelli Nadi passarono al professionismo, Andrea Marrazzi andò in Nigeria a trafficare olio di palma e denti d’elefante, per poi stabilirsi in Turchia e diventare il mattatore delle sale d’armi d’Oriente. Di quel gruppo, solo Puliti partecipò alle successive Olimpiadi di Parigi del 1924 che infatti non rispettarono le attese della vigilia. Malgrado un oro nella sciabola a squadre conquistato da Oreste Puliti e Bino Bini contro la rappresentativa ungherese, Giorgio Chiavacci dovette accontentarsi del quarto posto nel fioretto a squadre. L’Italia riponeva le sue speranze nella sciabola indi-viduale di Puliti che invece venne ingiustamente squalificato. Si scatenò un pandemo-nio, due giorni dopo, alle Folies Bergère, Puliti schiaffeggiò e sfidò a duello il giudice

27

ungherese Kovacs, colpevole di aver innescato il provvedimento contro di lui per ven-dicare la sconfitta della squadra magiara. La sfida si svolse a Nagikanizza, una cittadina al confine con la Jugoslavia, Puliti ebbe la sua vendetta, i medici interruppero l’assalto dopo quasi un’ora a causa delle profonde ferite riportate dall’ungherese.

Quattro anni più tardi, alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928 la scuola livorne-se continuò tuttavia ad imporsi: Puliti, Bini e il giovane emergente Gustavo Marzi conquistarono l’argento nella sciabola a squadre, ancora Bini il bronzo nella sciabola individuale e, dulcis in fundo, Puliti e Chiavacci vinsero l’oro nel fioretto a squadre.

Nedo Nadi, giunto nel frattempo al massimo della fama, nel 1921 aveva accettato, su invito di Eugenio Pini, di diventare istruttore ed atleta professionista del Jockey Club di Buenos Aires. Pur diventando lo schermidore più pagato al mondo, la trasferta ar-gentina non fu una scelta felice, dopo poco contrasse infatti una malattia debilitante, probabilmente la sifilide che, alla fine del 1923, lo indusse a tornare in Italia. Dopo un faticoso recupero, si sposò con Roma Ferralasco, la donna della sua vita, e ricominciò ad allenarsi con costanza. Tornato a gareggiare, riprese ben presto a collezionare vittorie, nel 1928 si impose nel confronto mondiale con Haussy, nel 1930 a Bruxelles dominò i primi campionati del mondo di spada per professionisti e nel 1931 ebbe la meglio, nel suo assalto di congedo, contro il più forte sciabolatore in circolazione, l’ungherese Pil-ler. Lo stesso anno infatti, ormai logorato nel fisico, decise di abbandonare l’agonismo e, cedendo alle pressioni di Mussolini, accettò di allenare la Nazionale italiana. I suoi rapporti con il regime non furono mai buoni, sebbene il Duce lo stimasse, aveva difeso la sua totale autonomia dalla politica rifiutandosi sempre di diventare un simbolo dello stato fascista, ma la gestione tecnica della nazionale era una sfida che lo appassionava. Infatti anche come Commissario Tecnico il campione livornese fece centro.

Sotto la sua guida la scherma azzurra trionfò anche nei Giochi Olimpici di Los Angeles, nel 1932, e ancora di più in quelli di Berlino del 1936: sei medaglie d’oro, sette d’argento e quattro di bronzo furono lo straordinario bilancio complessivo delle due spedizioni olimpiche guidate dal C.T. labronico.

Bino Bini e Giorgio Chiavacci

28

Le Olimpiadi di Los Angeles del 1932 videro l’esplo-sione di Gustavo Marzi che arricchì il suo personale pal-mares e quello del Fides con ben tre medaglie, un oro nel fioretto individuale e due argenti, nel fioretto e nella scia-bola a squadre. Tra i campioni livornesi, Marzi sarà colui che, in termini numerici, vincerà nella sua carriera il mag-gior numero di medaglie olimpiche e mondiali.

Nel ‘32, a Milano, si tenne anche l’unico duello d’onore mai sostenuto da Nedo Nadi che, dopo uno scambio di arti-coli al vetriolo, fu praticamente costretto ad accettare la sfi-da del giornalista napoletano Cotronei, con poche stoccate Nedo ferì all’addome l’avversario e pose fine all’assalto.

Quattro anni dopo alle Olimpiadi di Berlino, in un cupo contesto di glorificazione nazista, gli allievi di Beppe Nadi, guidati da Nedo, fecero ancora la parte del leone: oro nel fioretto a squadre con Gustavo Marzi e Manlio di Rosa, argento nella sciabola a squadre con Gustavo Marzi, Athos Tanzini e Aldo Montano (il capostipite del-la più prolifica dinastia di schermidori livornesi) e un altro argento, sempre con Marzi, nella sciabola individuale. A

Gustavo Marzi

Berlino, la sua ultima Olimpiade, Nedo partecipò come C.T. ma di fatto era già stato no-minato Presidente della Federazione Scherma dalla fine del 1935 (al posto del livornese Mazzini), ruolo che, alternato a quello di giornalista, ricoprì fino al 29 gennaio del 1940, quando, colpito da un ictus a soli 46 anni, morì nella sua casa di Roma. Dispose di essere sepolto a Portofino, la località dove, insieme a Roma Ferralasco, amava ritirarsi.

Estroverso, guascone e donnaiolo impenitente, Aldo Nadi fu l’esatto opposto del fratello anche se schermisticamente altrettanto grande. Nel 1922, dopo Anversa, diven-ne professionista accettando, per una borsa di ventimila lire qualsiasi fosse il risultato fi-nale, la sfida del campione francese Gaudin. Perse l’assalto e pochi giorni dopo dilapidò tutto il compenso ai tavoli da gioco di Montecarlo. Tuttavia non tardò a rifarsi, dal 1924 al 1927 si laureò 12 volte campione italiano nelle tre armi senza mai subire una sconfitta e, nel periodo in cui la Francia e l’Italia erano le massime potenze schermistiche, ebbe la meglio anche su tutti i più forti campioni francesi (compresa la rivincita con Gaudin). La sua scherma istintiva non aveva rivali e molti critici dell’epoca lo reputarono anche su-periore al fratello Nedo dal quale fu sempre diviso dall’accesa rivalità generata e alimen-tata dal padre sulle pedane del Fides. Nel 1925 sposò una ragazza inglese che, stanca delle sue infedeltà e delle perdite al gioco, lo lasciò dopo pochi anni di convivenza.

29

Dal 1929, bloccato dalle beghe matrimonia-li e da alcuni progetti cinematografici di scarso successo, abbandonò le pedane fino al 1932 quando, trasferitosi a Parigi, riprese ad allenarsi e a gareggiare tra i professionisti. Il suo talento da purosangue non tardò a riemergere, lo stes-so anno travolse alla spada i campioni Coutrot e Omer e continuò a vincere fino al 1935, anno in cui, dopo un assalto dimostrativo con Nedo, si ritirò dall’agonismo. La capacità nello scrivere, altra dote comune ai fratelli Nadi, gli aveva nel frattempo procurato una rubrica sportiva sul Paris Soir grazie alla quale, dal 1933, fu in grado di aprire a Parigi una propria sala d’armi. Ma il debutto come maestro non placò certo la sua inquietudine, dopo una breve parentesi labronica, Aldo si trasferì a New York dove, grazie all’aiuto dell’amica Elisabeth Arden, aprì una sala di scherma nel cuore di Manhattan. Ma anche il sodalizio con la Arden non durò a lungo, dopo aver inaugurato una nuova sala presso il Savoy Plaza Hotel, si risposò con una giovane scher-mitrice di Boston, Rosemary Wallace, che nel 1955, seguendo l’esempio della prima moglie, lo lasciò. Trasferitosi infine a Los Angeles, dette vita alla “Aldo Nadi Fencing Academy” grazie alla quale, finalmente, raggiunse un’apprezzabile stabilità. Entrato in contatto con lo star system di Hollywood, divenne il maestro d’armi di attori famosi come Lillian Gish, Josè Ferrer, Error Flynn, Rex Harrison, Cornel Wilde, Tyron Power e diresse i duelli più spettacolari del cinema italiano di cappa e spada. Quello del segno di Zorro del 1940, ritenuto ancora oggi come uno dei migliori di tutta la storia del cinema, è una sua creazione. Il 13 novembre del 1965, due allievi della “Fencing Academy”, non vedendolo arrivare in sala, lo cercarono a casa. Aldo si era spento in silenzio nel suo letto, secondo le sue volontà venne cremato e le sue ceneri disperse da un aereo sull’oceano. La dinastia dei Nadi si era definitivamente estinta, nessuno dei due fuori-classe aveva infatti lasciato figli, ma entrambi erano ormai parte della leggenda.

È difficile dire chi dei due fratelli Nadi sia stato più grande, Ciro Verratti, schermito-re e giornalista del Corriere della Sera, ci ha lasciato in tal senso un giudizio condivisibile: “Io ho avuto l’onore di tirare al fioretto con i “sommi” fratelli. La differenza tra i due è questa. Nedo tocca inesorabilmente ma uno lo vede partire e a volte riesce perfino a parare il suo attacco, a parte che egli quasi puntualmente contropara e risponde. Insomma uno è toccato ma si accorge di quello che sta succedendo. Aldo invece è più felino e uno si trova la sua punta sul petto senza averlo visto partire. Aldo non ha toc-cato i vertici di Nedo perché non ha dedicato la vita alla scherma come il fratello. Ma dopo Nedo viene certamente lui. Sia ben chiaro: dopo i due Nadi nessun schermitore né italiano né straniero, è stato mai alla loro altezza”.

Aldo Nadi

30

Foto di gruppo tra schermidori del Fides, in ginocchio il trio formato da Ugo Ughi, medaglia d’argento a squadre ai Campionati Mondiali di Budapest del 1933, e dagli olimpionici Athos Tanzini e Aldo Montano. In piedi sulla destra un giovanissimo Manlio Di Rosa.

31

Il Circolo Scherma Fides nel dopoguerra

Dopo la morte di Nedo e il ritiro del padre dall’attività magistrale, i nuovi maestri del Fides, Cesare Pasquali, Gino Caioli, seguiti poi da Bino Bini, si riunirono dapprima in una sala di piazza Mazzini per poi trovare, nel 1940, una sede più stabile in piazza Cavour. Due anni dopo, nel 1942, le redini della gestione tecnica vennero affidate al Maestro Athos Perone, altro grande allievo di Beppe Nadi, il quale però non ebbe nep-pure il tempo di impostare il suo lavoro. Nel ‘43 i bombardieri americani rasero al suolo il Fides e gran parte di Livorno, la città era in ginocchio e in un momento così drammatico l’attività schermistica si interruppe fino alla fine del conflitto mondiale.

Il 28 aprile del ’46 la squadra del Circolo Fides vinse finalmente la prima gara del do-poguerra: il Trofeo Gianni a Bologna, ripetendosi pochi mesi dopo a Lucca dominando

i campionati toscani di fioretto e di sciabola con la formazione formata da Di Rosa, Pellini, Pao-letti, Mirandoli, Cantini, Montano e Ciampi. Purtroppo Beppe Nadi, morto nel ’45, non ebbe la possibilità di assistere al rilancio dei suoi ragazzi.

A partire dal 1947 si ricominciò fortunatamen-te anche a viaggiare e le gare si intensificarono. Dopo la vittoria di Giorgio Pellini ai campionati italiani universitari di fioretto e sciabola, il Fides colse due importanti affermazioni al Trofeo Inter-nazionale di Cremona, con Aldo Montano nella sciabola e con Manlio di Rosa nel fioretto. Sem-pre nello stesso anno, Pellini fece suo anche il “Gala International d’Escrime” di Nancy battendo nettamente il forte fiorettista francese Bonin.

Ma la più bella soddisfazione del ‘47 arrivò il 10 luglio a Lisbona dove Aldo Montano ricon-quistò, a nove anni dal suo primo successo, il tito-

Giorgio Pellini

32

lo mondiale di sciabola individuale, trascinando alla vittoria i nostri connazionali anche nella gara a squadre e dimostrando al mondo intero che, senza l’interruzione causata dalla guerra, avrebbe potuto collezionare un numero di allori ben maggiore.

Il 1948 fu l’anno della prima Olimpiade post-bellica di Londra e la scherma labronica si dimostrò ancora una volta competitiva, gli atleti del Fides conquistarono infatti ancora tre argenti, due nel fioretto a squadre con Di Rosa e Pellini e l’altro nella sciabola con Montano. In quegli anni la squadra livornese era del resto molto forte e seppe dimo-strare il proprio valore sia in campo nazionale che internazionale. In particolare il 1950 fu un anno ricco di successi al termine del quale il Circolo Fides Livorno inaugurò i nuovi locali in via Roma.

La stagione si aprì con la vittoria di Cantini, Di Rosa, Montano, Pellini, Bini e Virgilio nel prestigioso trofeo Nadi, ovvero il campionato nazionale di serie A, risultato ribadito l’anno successivo a Bologna dove, nelle tre armi, Cantini, Di Rosa, Montano, Tanzini, Cicogna e Virgilio non ebbero avversari. Ai Campionati Mondiali di Mon-tecarlo Di Rosa, Pellini e Alessandro Mirandoli, portarono l’Italia alla vittoria nel fioretto mentre Aldo Montano dette ancora una volta il suo apporto di stoccate all’oro degli sciabolatori.

Nel 1951 ai Campionati del Mondo di Stoccolma Manlio Di Rosa entrò definiti-vamente nell’Olimpo dei più grandi laureandosi campione del mondo nel fioretto in-dividuale e guidando la squadra italiana, della quale facevano parte anche Pellini e Mirandoli, alla conquista dell’argento.

A Melbourne, nel ’56, Di Rosa conquistò l’ultimo alloro olimpico della sua splendi-da carriera con la squadra italiana di fioretto che piegò in finale la Francia.

Manlio Di Rosa

33

Athos Perone, i Montanoe la rinascita del Circolo Scherma Fides

Grazie alla maturazione del gruppo di schermidori guidati dal Maestro Perone, gli anni '60 aprirono un ventennio di nuovi successi che fanno ormai parte a pieno titolo della storia della scherma italiana. I primi a mettersi in luce alle Olimpiadi di Roma del 1960 furono Mario Curletto e Maurizio Vaselli, argento nel fioretto a squadre, e Pier Luigi Chicca, bronzo nella sciabola a squadre. Chicca si ripeterà, sempre nella sciabola a squadre, vincendo l’argento anche alle Olimpiadi di Tokio del 1964.

Malgrado il lutto per la morte di Aldo Nadi, durante la seconda metà degli anni ses-senta al Circolo Fides si respirava aria di rinnovamento, il maestro Perone, si concentrò sulla sciabola, un’arma affine ai livornesi e al loro carattere sanguigno e anticalcolatore. Nel ‘68 venne inaugurata la nuova sede di via dei Pensieri, intitolata ad Aldo Nadi, un palazzetto ampio, funzionale e, almeno per quei tempi, decisamente moderno.

Con la nuova sede iniziò la risalita verso le più alte sfere mondiali della scherma. Il primo a riportare l’entusiasmo al Fides, fu Rolando Rigoli, uno sciabolatore dal fi-sico perfetto che interpretava la scherma in modo classico ed efficace. Alle Olimpiadi del 1968 che si svolsero in Messico, il livornese ottenne un onorevole quinto posto individuale e conquistò un importante argento nella competizione a squadre insieme all’esperto Pier Luigi Chicca, giunto alla sua terza ed ultima olimpiade.

Pier Luigi Chicca,Mario Curletto e Maurizio Vaselli.

34

Il M° Athos Perone tra i suoi campioni: Rolando Rigoli, Mario Tullio, Mario Aldo e Carlo Montano.

I cugini MontanoMario Tullio,

Tommaso,Mario Aldo e Carlo.

35

L’entusiasmo generato dai nuovi risultati, provocò non pochi problemi al maestro Perone, gli iscritti aumentavano a dismisura e con essi le necessità di coloro che sgo-mitavano per emergere. Accanto a Rigoli si stava infatti formando una nuova leva di campioni, tra i quali emergevano due cugini dotati di grande talento: Mario Tullio Montano, detto “Mariolone”, figlio di Tullio Montano e il giovane figlio di Aldo Mon-tano, Mario Aldo Montano, conosciuto da tutti come “Mauzzino”, un nomignolo che, come spesso accade a Livorno, rappresentava l’esatto contrario di quel ragazzone potente che si sarebbe poi rivelato una vera furia delle pedane.

Grazie a questo gruppo di atleti e alla nuova palestra, la nazionale di sciabola si riuniva sempre più spesso a Livorno, consentendo così ai giovani di maturare e appren-dere dai più esperti. Nel frattempo "Mariolone" girava il mondo con ottimi risultati, dai Giochi del Mediterraneo alle Universiadi di Montreal. Nel ’70, ai mondiali di Ankara, in semifinale contro Nazlimov, andò in svantaggio 4-0. In un minuto rimontò fino al 4-4, mise a segno la stoccata decisiva, ma il presidente di giuria la assegnò al russo. Il C.T Attilio Fini si scagliò sull’arbitro, Mario Tullio e Maffei lo seguirono a ruota, anche stavolta volarono i cazzotti.

Fortunatemente le conseguenze non furono pesantissime e, tutto sommato, anche un episodio come quello appena descritto contribuì a cementare lo spirito di quella che sarebbe diventata una delle più forti squadre di sciabolatori che la scherma italiana ab-bia mai avuto. Composta dai tre moschettieri del Fides, Rigoli e i due cugini Montano, dal simpatico romano Maffei e dal torinese Salvatori, a partire dal ‘72 la Nazionale di sciabola iniziò a prepararsi per le Olimpiadi di Monaco. L’attività del gruppo non aveva un attimo di pausa, il C.T era quasi sempre a Livorno, dove si svolgeva gran parte del lavoro preparatorio. Contemporaneamente “Mauzzino” vinceva il torneo di Monaco e quello di New York e si laureava campione mondiale universitario.

Alla partenza per le Olimpiadi di Monaco del ’72 la squadra era unita e collaudata, ad accompagnare il C.T Fini non poteva mancare il Maestro Perone, preparatore nu-mero uno della sciabola. La tensione era altissima, la gara finì alle 11 di notte, quando “Mauzzino” piazzò la stoccata decisiva venne sepolto dai compagni ancor prima che la maschera che aveva tirato in aria toccasse terra. Dopo tanti sacrifici, i sovietici erano battuti e gli italiani ancora una volta campioni Olimpici. Livorno era in festa grazie agli atleti del Fides. L’anno dopo in Svezia Mario Aldo Montano dominò letteralmente i Campionati del Mondo; una volta conquistata la medaglia d’oro, si rivolse al padre (Aldo) dicendo: “ora non puoi più dirmi niente, sono campione del mondo anch’io!”. Nello stesso anno, oltre al Mondiale, “Mauzzino” vincerà anche la Coppa del Mondo, dimostrando di essere, in quel periodo, il più forte sciabolatore della terra.

36

Nel frattempo, mentre i cugini trionfavano nella sciabola, l’unico fiorettista della famiglia, Carlo Montano, "Carlino", vinceva nel ’71 e nel ’72 i campionati italiani di fioretto, iniziando un'ascesa che lo avrebbe portato, cinque anni più tardi, a raggiunge-re il risultato più prestigioso della sua carriera: l’argento nella prova a squadre di fioretto alle Olimpiadi di Montral del 1976.

Alla stessa competizione olimpica parteciparono altri tre esponenti della famiglia Montano: Marco Tullio, Mario Aldo e Tommaso, il più giovane di una dinastia di sciabolatori senza precedenti nella storia della scherma. Insieme conquistarono un altro argento nella sciabola a squadre. Un prestigioso risultato che “Mauzzino”, ripeterà an-che nel 1980 alle Olimpiadi di Mosca.

Marco Tullio Montano, Rolando Rigoli e Mario Aldo Montano sul gradino più alto del podio nella gara di sciabola maschile a squadre alle Olimpiadi di Monaco del ’72.

37

L’ultima medaglia olimpica del ventesimo secolo

Sebbene la seconda generazione di atleti del Maestro Perone non raccolse gli stessi successi della precedente, espresse tuttavia atleti di grande prestigio: Alamanno, Tom-maso e Carlo Montano, Giulio Paroli, pluricampione mondiale, europeo e italiano nella categoria Master, e soprattutto Angelo Scuri, fiorettista mancino, che conquistò per il Fides l’ultima medaglia d’oro del secolo nella prova di fioretto a squadre alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984. Di quella storica squadra facevano parte lo jesino Stefano Cerioni, attuale C.T. della Nazionale di Fioretto, e i mestrini Numa, Cipressa e Borella. Gli ultimi tre, erano allievi del livornese Livio di Rosa, fratello del grande Manlio, che a Mestre ave-va dato vita a un’altra grande scuola schermistica di origine labronica. La medaglia di Scuri fu l’ultimo acuto prima di un lungo periodo buio nel-la storia del Fides, venti lunghi anni di attesa prima di gioire per un’altra vittoria olimpica livornese.

Il Maestro Perone, si ritirò dall’insegnamento nel 1985, lasciando la guida del Fides nelle mani dei Maestri Mario Curletto, suo nipote, Gino Caioli e Rolando Rigoli, che già era suo assistente. Da quel momento al circolo si sono succeduti un gran numero di Maestri, ma al di là di qualche sporadica fiammata, eguagliare il passato era, ed è tuttora, un’ardua impresa. Con l’uscita di scena di Caioli, a Curletto e Rigoli si affiancò un'altra figura importante: Carlo Alberto Picchi, chiamato maestro anche se non con-seguì mai il diploma.

Il “Maestro” Picchi rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per tutti i gio-vani del Fides e per il gruppo dei master capeggiato dagli energici Giulio Paroli e Fa-brizio Filippi, dimostrazioni viventi che la scherma è un amore eterno.

Angelo Scurisul podio di Clermont Ferrand,la prima delle sei medaglie mondiali vinte dall’atleta livornese.

38

Mente nel 1985 a Barcellona e nel 1986 a Sofia Angelo Scuri regalava al Fides le ultime soddisfazioni laureandosi per due anni di seguito campione del mondo di fioret-to a squadre, al Fides stava iniziando un periodo di instabilità magistrale.

Da allora infatti, accanto ai tre appena citati, alla guida tecnica del circolo si sono succeduti molti altri tecnici, Lavoratori, Abati, Mariolone Montano, Assenzio, Ba-stianini. Nella ricerca spasmodica di un maestro che avrebbe dovuto riportare Livorno nell’olimpo della scherma, venne tentata anche la carta degli stranieri, come quella dell’ungherese Gulhacsi e più tardi del grande sciabolatore Victor Sidiack.

Purtroppo nessuno di loro portò i risultati sperati, le polemiche e le divisioni lacera-rono profondamente il Circolo Fides che, per un lungo periodo, perse quasi del tutto l’impronta della sua scuola.

L’unico fattore rimasto vivo della vecchia identità livornese era la litigiosità, purtrop-po non quella sana che nasce dalla voglia di migliorare, ma quella sciocca e autodistrut-tiva, priva di passione condivisa e spirito di gruppo.

Nel 1994 neppure una presidenza forte e rappresentativa come quella del Dott. Marcello Fremura potè evitare che la situazione precipitasse. Luciano Abati e Mario Curletto lasciarono il Fides, il primo per aprire il Circolo Endas che ebbe però vita bre-ve, Curletto per dare vita al secondo circolo cittadino, intitolato ad Athos Perone, che invece rimase in attività fino al 2004, anno della riunificazione con il Fides.

Tra le poche note positive di quel periodo per quanto riguarda la guida tecnica, c’è stata la purtroppo breve (dal 1993 al 1996) ma significativa parentesi del grande Maestro Antonio Di Ciolo. Anche lui allievo di un illustre livornese, il Maestro Puliti, Di Ciolo è giustamente considerato uno dei più grandi interpreti della scherma moderna, nonchè promotore di quella scuola pisana che ha vinto così tanto negli ultimi anni e che ha espresso, particolarmente nel fioretto, grandissimi campioni come Alessandro Puccini, Simone Vanni e il “monumento” della scherma italiana Salvatore Sanzo, anche lui dirigente e atleta del Fides dal 2000 al 2004.

Il MaestroAntonio Di Cioloe Il suo allievo più vincente: Salvatore Sanzo.

39

I giovani leoni del Fides tornano a ruggire

Il 2004 resterà a lungo nella storia del Fides e in quella della scherma italiana, non solo per la riunificazione con il Circolo Athos Perone, ma anche e soprattutto per i ri-sultati delle Olimpiadi di Atene, durante le quali Aldo Montano, il figlio del grande “Mauzzino”, è riuscito a compiere un’impresa che fino a quel momento era sfuggita a tutti i rappresentanti della sua famiglia: riportare in Italia, a 84 anni di distanza dalla sto-rica vittoria di Nedo Nadi alle Olimpiadi di Anversa del 1920, l’oro individuale nella gara di sciabola. Un oro che Aldo ha ulteriormente onorato pochi giorni dopo trascinando

letteralmente i suoi compagni della nazionale di sciabola maschile alla conquista dell’argento nella gara a squadre.

Frutto anche dell’ottimo lavoro del tecnico alsaziano Christian Bauer, l’esplosione del gio-vane campione livornese, definito da molti un vero e proprio “cavallo di razza”, era comunque nell’aria. Nel 2002 ai Campionati del Mondo di Lisbona e nel 2003 a L’Havana si era infatti già messo in luce conquistando rispettivamente un argento nella gara a squadre e un bronzo nella gara individuale. E anche dopo Atene la sua stri-scia di successi non si è interrotta, trasferitosi nel frattempo a Roma, è riuscito a conquistare la sua terza medaglia olimpica, un bronzo nella sciabola a squadre alle Olimpiadi di Pechino del 2008, e altre quattro medaglie mondiali: nel 2005 a Lipsia un argento nella gara a squadre, nel 2007 a San Pietroburgo un argento individuale e un bronzo a squadre e nel 2010 a Parigi un altro argento, sempre nella sciabola a squadre.

Mario Aldo e Aldo Montano.Tale padre, tale figlio.

40

Atene è stata anche l'Olimpiade del grande fiorettista pisano Salvatore Sanzo, che, in forza al Circolo Fides, ha conquistato un altro oro nella gara a squadre e, pur de-bilitato dai postumi di una polmonite, ha sfiorato il bis nell'individuale dovendo accon-tentarsi dell'argento dopo una sventurata finale, condotta fino al 10-4, contro il fortis-simo francese Guyart. L’esperienza fidessina di Toti Sanzo e della fiorettista veneziana Frida Scarpa, futura moglie del campione pisano, ha portato nel palmares del circolo livornese, oltre alle due medaglie olimpiche, ben tre ori mondiali, due di Salvatore e uno di Frida, e numerosi altri successi nazionali e internazionali. Avere in sala un campione come Sanzo e un maestro come Di Ciolo ha rappresentato inoltre un momento di cre-scita tecnica non solo per i giovani atleti del fioretto, ma anche per maestri che hanno avuto la possibilità di apprendere i segreti della scuola schermistica pisana, una delle più innovative e vincenti dell’ultimo trentennio.

Sempre nel 2004, interrot-to il rapporto professionale con il Maestro Rigoli, che ha aperto una sua sala di scherma, alla gui-da tecnica della sciabola sono stati promossi i Maestri Nicola Zanotti, tecnico anche della Na-zionale, e Diego Pardini. Grazie a loro il Fides può oggi contare su un gruppo di sciabolatrici, Ilaria Bianco, Irene Vecchi e Alessandra Lucchino che ha già messo in carniere ben cinque medaglie nelle ultime due edi-zioni dei campionati europei.

Il MaestrioPaolo Paoletti.

Le sciabolatrici del Circolo Fides Ilaria Bianco e Irene Vecchi.

il Maestro Nicola Zanotti con Aldo Montano

41

Dal 1998, dopo il ritorno a Pisa di Di Ciolo, il fioretto è stato invece affidato ad un al-tro importante personaggio della nostra storia recente: il tecnico della Nazionale Paolo Paoletti. Formatosi alla scuola del Fides diretta da Athos Perone e Gino Caioli, Paoletti ha avuto il merito di creare un gruppo di giovani atleti di valore internazionale tra i quali spicca il grandissimo Andrea Baldini. Grazie al lavoro del suo Maestro, che ha saputo gestire e far crescere il suo grande talento, Baldini è oggi uno dei migliori fiorettisti al mondo, e se non fosse stato estromesso in modo fraudolento dalle Olimpiadi di Pechi-no del 2008, oggi la scherma livornese potrebbe forse vantare una medaglia olimpica in più. Argento a squadre ai mondiali di Lipsia 2005, argento individuale e bronzo a squadre ai mondiali di Torino 2006, argento individuale ai mondiali di San Pietrobur-go 2007 e oro a squadre ai mondiali di Pechino 2008, Andrea si stava presentando all’appuntamento olimpico da numero uno del ranking mondiale e con tutti i favori del pronostico. La dignità con la quale ha affrontato l’ingiusta esclusione e le vittorie conse-guite al suo rientro in pedana, sono risposte che solo i grandi campioni sanno dare.

Il 2009 infatti è stato l’anno della sua riscossa, ai campionati mondiali di Antalya e ai campionati europei di Plovdiv la rabbia di Andrea “Hurricane” Baldini ha sbara-gliato ogni avversario: oro individuale e oro a squadre in entrambe le manifestazioni!

Dopo gli europei di Lipsia 2010, dove Baldini ha nuovamente dominato sia nella gara individuale che in quella a squadre, il mondiale di Parigi 2010, pur non esaltante, ha comunque portato nelle casse della scherma labronica altri due argenti a squadre, uno ancora con Baldini nel fioretto e l’altro con Aldo Montano nella sciabola.

Dai nostri due campioni, dalle sciabolatrici e dai maestri già affermati abbiamo an-cora tanto da attenderci, e non dimentichiamo che la scuola livornese può contare anche su un gruppo di tecnici emergenti, Marco Vannini, Athos Tanzini, Brando Messinese e di giovani schermidori, Olga Rachele Calissi, Beatrice Monaco, Tom-maso Lari, Edoardo Luperi, Lorenzo Nista, Alessandro Paroli, che hanno già dato dimostrazione del loro valore in campo internazionale. A tutti loro il compito di prose-guire questa fantastica storia: i presupposti sono ottimi, non ci resta che attendere.

Andrea Baldini sul gradino più alto del podio ai Campionati del Mondo di Antalya.

42

Pechino 2008: l’incontenibile esultanza di Aldo Montano dopo la stoccata vincente nella finale per il bronzo della sciabola maschile a squadre.

Lo stupendo scattoè stato realizzatodal fotografo ufficiale della Federazione Italiana Scherma,il livornese Augusto Bizzi.

43

44

La grinta di Andrea Baldinidopo la vittoria ai Campionatidel Mondo di Antalyain un’altro scattodi Augusto Bizzi.

45

46

1700

SCUOLA MESTRINA

SCUOLA PISANA

2000

Genealogia della scuola schermistica livornese

Angelo Malevolti

Giuseppe Gianfaldoni

Andrea Gianfaldoni

Nicola ZanottiDiego PardiniAthos Tanzini

Brando MessineseJacopo Reali

Mario CurlettoRolando Rigoli

Mario Tullio MontanoPaolo Paoletti

Marco Vannini

Paolo Bertelli e Luca Gherardi

Michele Gianfaldoni

47

1800

Alberto Marchionni

Alberto Pissone

Giorgio Bellicioni

Livio Di Rosa

Athos Perone

1900

Oreste Puliti

Antonio Di Ciolo

Nedo Nadi

Giuseppe Nadi

Aldo Nadi

Giuseppe Pini

Eugenio Pini

Lorenzo Del Vivo Ferruccio Giurovich

48

Esibizione di stile tra Nedo Nadi e la grande campionessa tedesca Helene Mayer.

Oreste Puliti, sulla destra, con il maestro francese Ducret.

49

La Hall of Fame del Circolo Fides

BALDO BALDILivorno 19-02-1883 - Livorno 21-12-1961Specialità: sciabola - fioretto

Palmares olimpico:1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Sciabola sq.1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Fioretto sq.

BINO BINILivorno 23-01-1910 - Livorno 05-04-1974Specialità: sciabola

Palmares olimpico: 1924 - Olimpiadi di Parigi - Oro Sciabola sq. 1928 - Olimpiadi di Amsterdam - Argento Sciabola sq. 1928 - Olimpiadi di Amsterdam - Bronzo Sciabola ind.

GIORGIO CHIAVACCICecina (Li) 03-07-1898 - Cecina (Li) 02-03-1969Specialità: fioretto - sciabola

Palmares olimpico:1928 - Olimpiadi di Amsterdam - Oro Fioretto sq.

PIER LUIGI CHICCALivorno 22-12-1937Specialità: sciabola

Palmares olimpico:1964 - Olimpiadi di Tokyo - Argento Sciabola sq.1968 - Olimpiadi di Messico - Argento Sciabola sq.1960 - Olimpiadi di Roma - Bronzo Sciabola sq.

MARIO CURLETTOLivorno 13-09-1935 - Livorno 12-2004Specialità: fioretto

Palmares olimpico:1960 - Olimpiadi di Roma - Argento Fioretto sq.

Della Hall of Fame fanno parte gli schermidori iscritti al Circolo che hanno vinto almeno una medaglia olimpica (d’oro, d’argento o di bronzo).

50

MANLIO DI ROSALivorno 14-09-1914 - Livorno 15-03-1989Specialità: fioretto

Palmares olimpico:1936 - Olimpiadi di Berlino - Oro Fioretto sq. 1956 - Olimpiadi di Melbourne - Oro Fioretto sq. 1948 - Olimpiadi di Londra - Argento Fioretto sq.1952 - Olimpiadi di Helsinki - Argento Fioretto sq.1952 - Olimpiadi di Helsinki - Bronzo Fioretto ind.

ANDREA MARRAZZILivorno 02-10-1887 - Livorno 19-10-1972Specialità: spada

Palmares olimpico:1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Spada sq.

GUSTAVO MARZILivorno 25-11-1908 - Trieste 14-11-1966Specialità: fioretto - sciabola

Palmares olimpico:1932 - Olimpiadi di Los Angeles - Oro Fioretto ind.1936 - Olimpiadi di Berlino - Oro Fioretto sq. 1928 - Olimpiadi di Amsterdam - Argento Sciabola sq.1932 - Olimpiadi di Los Angeles - Argento Sciabola sq.1932 - Olimpiadi di Los Angeles - Argento Fioretto sq.1936 - Olimpiadi di Berlino - Argento Sciabola sq.1936 - Olimpiadi di Berlino - Argento Sciabola ind.

ALDO MONTANOLivorno 23-11-1910 - Livorno 02-09-1996Specialità: sciabola

Palmares olimpico:1936 - Olimpiadi di Berlino - Argento Sciabola sq.1948 - Olimpiadi di Londra - Argento Sciabola sq.

La Hall of Fame del Circolo Fides

51

ALDO MONTANO Livorno18-11-1978Specialità: sciabola

Palmares olimpico:2004 - Olimpiadi di Atene - Oro Sciabola ind.2004 - Olimpiadi di Atene - Argento Sciabola sq.2008 - Olimpiadi di Pechino - Bronzo Sciabola sq. (C.S. Roma)

CARLO MONTANOLivorno 25-09-1952Specialità: fioretto

Palmares olimpico:1976 - Olimpiadi di Montreal - Argento Fioretto sq.

MARIO ALDO MONTANOLivorno 01-05-1948Specialità: sciabola

Palmares olimpico:1972 - Olimpiadi di Monaco - Oro Sciabola sq.1976 - Olimpiadi di Montreal - Argento Sciabola sq.1980 - Olimpiadi di Mosca - Argento Sciabola sq.

MARIO TULLIO MONTANOMontecatini 07-02-1944Specialità: sciabola

Palmares olimpico:1972 - Olimpiadi di Monaco - Oro Sciabola sq.1976 - Olimpiadi di Montreal - Argento Sciabola sq.

TOMMASO MONTANOLivorno14-03-1953Specialità: sciabola

Palmares olimpico:1976 - Olimpiadi di Montreal - Argento Sciabola sq.

52

ALDO NADILivorno 29-04-1889 - Los Angeles 11-11-1965Specialità: fioretto - spada - sciabola

Palmares olimpico:1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Fioretto sq. 1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Sciabola sq.1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Spada sq.1920 - Olimpiadi di Anversa - Argento Sciabola ind.

NEDO NADILivorno 09-06-1893 - Roma 29-01-1940Specialità: fioretto - sciabola - spada

Palmares olimpico:1912 - Olimpiadi di Stoccolma - Oro Fioretto ind.1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Fioretto ind.1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Fioretto sq.1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Sciabola ind.1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Sciabola sq.1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Spada sq.

GIORGIO PELLINILivorno 20-07-1923 - Livorno 14-06-1986Specialità: fioretto - sciabola

Palmares olimpico:1948 - Olimpiadi di Londra - Argento Fioretto sq.1952 - Olimpiadi di Helsinki - Argento Fioretto sq.1952 - Olimpiadi di Helsinki - Argento Sciabola sq.

ORESTE PULITILivorno 18-02-1891 - Lucca 05-02-1958Specialità: sciabola - fioretto

Palmares olimpico:1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Fioretto sq.1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Spada sq. 1924 - Olimpiadi di Parigi - Oro Sciabola sq. 1928 - Olimpiadi di Amsterdam - Oro Fioretto sq. 1928 - Olimpiadi di Amsterdam - Argento Sciabola sq.

La Hall of Fame del Circolo Fides

53

ROLANDO RIGOLILivorno 03-10-1940Specialità: sciabola

Palmares olimpico:1972 - Olimpiadi di Monaco - Oro Sciabola sq.1968 - Olimpiadi di Messico - Argento Sciabola ind.

SALVATORE SANZOPisa 26-11-1975Specialità: fioretto

Palmares olimpico:2000 - Olimpiadi di Sydney - Bronzo Fioretto sq. (Pisa Scherma)2004 - Olimpiadi di Atene - Argento Fioretto ind.2004 - Olimpiadi di Atene - Oro Fioretto sq.2008 - Olimpiadi di Pechino - Bronzo Fioretto ind. (C.S.Roma)

ANGELO SCURIFirenze 17-03-1959Specialità: fioretto

Palmares olimpico: 1984 - Olimpiadi di Los Angeles - Oro Fioretto sq.

ATHOS TANZINILivorno 30-01-1913 - Malindi (Kenia) 28-09-2008Specialità: sciabola

Palmares olimpico:1936 - Olimpiadi di Berlino - Argento Sciabola sq.

DINO URBANILivorno 08-03-1882 - Varese 09-05-1958Specialità: spada - sciabola

Palmares olimpico:1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Sciabola sq.1920 - Olimpiadi di Anversa - Oro Spada sq.

MAURIZIO VASELLILivorno 01-01-1940Specialità: fioretto

Palmares olimpico:1960 - Olimpiadi - Roma - Argento Fioretto sq.

54

Olimpiadi di Los Angeles del ‘32. Gustavo Marzi nella finale del fioretto individuale vinta contro Levis.

Aldo Nadi

55

Olimpiadi

30 MEDAGLIE D’ORO

Nedo Nadi 1912 Stoccolma Fioretto ind.

Nedo Nadi 1920 Anversa Fioretto ind.

Nedo Nadi 1920 Anversa Fioretto sq.

Nedo Nadi 1920 Anversa Sciabola ind.

Nedo Nadi 1920 Anversa Sciabola sq.

Nedo Nadi 1920 Anversa Spada sq.

Aldo Nadi 1920 Anversa Fioretto sq.

Aldo Nadi 1920 Anversa Sciabola sq.

Aldo Nadi 1920 Anversa Spada sq.

Baldo Baldi 1920 Anversa Sciabola sq.

Baldo Baldi 1920 Anversa Fioretto sq.

Andrea Marrazzi 1920 Anversa Spada sq.

Oreste Puliti 1920 Anversa Fioretto sq.

Oreste Puliti 1920 Anversa Spada sq.

Dino Urbani 1920 Anversa Sciabola sq.

Dino Urbani 1920 Anversa Spada sq.

Oreste Puliti 1924 Parigi Sciabola sq.

Bino Bini 1924 Parigi Sciabola sq.

Giorgio Chiavacci 1928 Amsterdam Fioretto sq.

Oreste Puliti 1928 Amsterdam Fioretto sq.

Gustavo Marzi 1932 Los Angeles Fioretto ind.

Gustavo Marzi 1936 Berlino Fioretto sq.

Manlio Di Rosa 1936 Berlino Fioretto sq.

Manlio Di Rosa 1956 Melbourne Fioretto sq.

Mario Aldo Montano 1972 Monaco Sciabola sq.

Mario Tullio Montano 1972 Monaco Sciabola sq.

Rolando Rigoli 1972 Monaco Sciabola sq.

Angelo Scuri 1984 Los Angeles Fioretto sq.

Aldo Montano jr. 2004 Atene Sciabola ind.

Salvatore Sanzo 2004 Atene Fioretto sq.

Il medagliere del Circolo FidesCATEGORIA ASSOLUTI

56

28 MEDAGLIE D’ARGENTO

Aldo Nadi 1920 Anversa Sciabola ind.

Bino Bini 1928 Amsterdam Sciabola sq.

Oreste Puliti 1928 Amsterdam Sciabola sq.

Gustavo Marzi 1928 Amsterdam Sciabola sq.

Gustavo Marzi 1932 Los Angeles Sciabola sq.

Gustavo Marzi 1932 Los Angeles Fioretto sq.

Gustavo Marzi 1936 Berlino Sciabola sq.

Gustavo Marzi 1936 Berlino Sciabola ind.

Athos Tanzini 1936 Berlino Sciabola sq.

Aldo Montano 1936 Berlino Sciabola sq.

Aldo Montano 1948 Londra Sciabola sq.

Manlio Di Rosa 1948 Londra Fioretto sq.

Giorgio Pellini 1948 Londra Fioretto sq.

Manlio Di Rosa 1952 Helsinki Fioretto sq.

Giorgio Pellini 1952 Helsinki Fioretto sq.

Giorgio Pellini 1952 Helsinki Sciabola sq.

Mario Curletto 1960 Roma Fioretto sq.

Maurizio Vaselli 1960 Roma Fioretto sq.

Pier Luigi Chicca 1964 Tokyo Sciabola sq.

Pier Luigi Chicca 1968 Messico Sciabola sq.

Rolando Rigoli 1968 Messico Sciabola ind.

Mario Aldo Montano 1976 Montreal Sciabola sq.

Carlo Montano 1976 Montreal Fioretto sq.

Mario Tullio Montano 1976 Montreal Sciabola sq.

Tommaso Montano 1976 Montreal Sciabola sq.

Mario Aldo Montano 1980 Mosca Sciabola sq.

Aldo Montano jr. 2004 Atene Sciabola sq.

Salvatore Sanzo 2004 Atene Fioretto ind.

3 MEDAGLIE DI BRONZO

Bino Bini 1928 Amsterdam Sciabola ind.

Manlio Di Rosa 1952 Helsinki Fioretto ind.

Pier Luigi Chicca 1960 Roma Sciabola sq.

Il medagliere del Circolo FidesCATEGORIA ASSOLUTI

57

Campionati mondiali

43 MEDAGLIE D’ORO

Giorgio Chiavacci* 1926 Budapest Fioretto ind.

Giorgio Chiavacci* 1926 Budapest Fioretto sq.

Oreste Puliti* 1927 Vichy Fioretto ind.

Oreste Puliti* 1929 Napoli Fioretto ind.

Oreste Puliti* 1929 Napoli Fioretto sq.

Gustavo Marzi* 1929 Napoli Fioretto sq.

Gustavo Marzi* 1930 Liegi Fioretto sq.

Gustavo Marzi* 1931 Vienna Fioretto sq.

Giorgio Chiavacci* 1931 Vienna Fioretto sq.

Manlio Di Rosa* 1933 Budapest Fioretto sq.

Manlio Di Rosa* 1934 Varsavia Fioretto sq.

Gustavo Marzi* 1934 Varsavia Fioretto sq.

Gustavo Marzi* 1935 Losanna Fioretto ind.

Gustavo Marzi* 1935 Losanna Fioretto sq.

Gustavo Marzi 1937 Parigi Fioretto ind.

Gustavo Marzi 1937 Parigi Fioretto sq.

Manlio Di Rosa 1937 Parigi Fioretto sq.

Gustavo Marzi 1938 Piestiany Fioretto sq.

Gustavo Marzi 1938 Piestiany Sciabola sq.

Aldo Montano 1938 Piestiany Sciabola ind.

Aldo Montano 1938 Piestiany Sciabola sq.

Aldo Montano 1947 Lisbona Sciabola ind.

Aldo Montano 1947 Lisbona Sciabola sq.

Manlio Di Rosa 1949 Il Cairo Fioretto sq.

Giorgio Pellini 1949 Il Cairo Sciabola sq.

Giorgio Pellini 1949 Il Cairo Fioretto sq.

Giorgio Pellini 1950 Montecarlo Fioretto sq.

Manlio Di Rosa 1950 Montecarlo Fioretto sq.

Alessandro Mirandoli 1950 Montecarlo Fioretto sq.

Aldo Montano 1950 Montecarlo Sciabola sq.

Manlio Di Rosa 1951 Stoccolma Fioretto ind.

58

Manlio Di Rosa 1954 Lussemburgo Fioretto sq.

Manlio Di Rosa 1955 Roma Fioretto sq.

Mario Aldo Montano 1973 Goteborg Sciabola ind.

Mario Aldo Montano 1974 Grenoble Sciabola ind.

Angelo Scuri 1985 Barcellona Fioretto sq.

Angelo Scuri 1986 Sofia Fioretto sq.

Salvatore Sanzo 2001 Nimes Fioretto ind.

Frida Scarpa 2001 Nimes Fioretto sq.

Salvatore Sanzo 2003 L’Havana Fioretto sq.

Andrea Baldini 2008 Pechino Fioretto sq.

Andrea Baldini 2009 Antalya Fioretto ind.

Andrea Baldini 2009 Antalya Fioretto sq.

43 MEDAGLIE D’ARGENTO

Gustavo Marzi* 1929 Napoli Sciabola ind.

Gustavo Marzi* 1930 Liegi Fioretto ind.

Gustavo Marzi* 1930 Liegi Sciabola sq.

Gustavo Marzi* 1931 Vienna Fioretto ind.

Gustavo Marzi* 1931 Vienna Sciabola sq.

Gustavo Marzi* 1933 Budapest Sciabola ind.

Gustavo Marzi* 1933 Budapest Sciabola sq.

Ugo Ughi* 1933 Budapest Sciabola sq.

Gustavo Marzi* 1934 Varsavia Fioretto ind.

Gustavo Marzi* 1934 Varsavia Sciabola sq.

Aldo Montano* 1934 Varsavia Sciabola sq.

Manlio Di Rosa* 1934 Varsavia Fioretto sq.

Giorgio Rastelli* 1934 Varsavia Spada sq.

Aldo Montano* 1935 Losanna Sciabola sq.

Gustavo Marzi* 1935 Losanna Sciabola sq.

Manlio Di Rosa* 1935 Losanna Fioretto sq.

Gustavo Marzi 1937 Parigi Sciabola sq.

Aldo Montano 1937 Parigi Sciabola sq.

Manlio Di Rosa 1947 Lisbona Fioretto ind.

Il medagliere del Circolo FidesCATEGORIA ASSOLUTI

59

Manlio Di Rosa 1947 Lisbona Fioretto sq.

Giorgio Pellini 1947 Lisbona Fioretto sq.

Giorgio Pellini 1949 Il Cairo Sciabola ind.

Giorgio Pellini 1950 Montecarlo Fioretto ind.

Giorgio Pellini 1951 Stoccolma Fioretto sq.

Alessandro Mirandoli 1951 Stoccolma Fioretto sq.

Manlio Di Rosa 1951 Stoccolma Fioretto sq.

Manlio Di Rosa 1953 Bruxelles Fioretto sq.

Pier Luigi Chicca 1966 Mosca Sciabola sq.

Rolando Rigoli 1974 Grenoble Sciabola sq.

Carlo Montano 1974 Grenoble Fioretto ind.

Mario Aldo Montano 1974 Grenoble Sciabola sq.

Carlo Montano 1977 Buenos Aires Fioretto sq.

Carlo Montano 1979 Melbourne Fioretto sq.

Mario Aldo Montano 1979 Melbourne Sciabola sq.

Angelo Scuri 1981 Clermont. F. Fioretto sq.

Carlo Montano 1981 Clermont. F. Fioretto sq.

Aldo Montano jr. 2002 Lisbona Sciabola sq.

Aldo Montano jr. 2005 Lipsia Sciabola sq.

Andrea Baldini 2005 Lipsia Fioretto sq.

Andrea Baldini 2006 Torino Fioretto ind.

Andrea Baldini 2007 San Pietroburgo Fioretto ind.

Aldo Montano jr. 2007 San Pietroburgo Sciabola ind.

Andrea Baldini 2010 Parigi Fioretto sq.

24 MEDAGLIE DI BRONZO

Bino Bini* 1926 Budapest Sciabola ind.

Giorgio Chiavacci* 1931 Vienna Fioretto ind.

Manlio Di Rosa 1953 Bruxelles Fioretto ind.

Manlio Di Rosa 1954 Lussemburgo Fioretto ind.

Mario Curletto 1958 Filadelfia Fioretto ind.

Mario Aldo Montano 1971 Vienna Sciabola sq.

Rolando Rigoli 1971 Vienna Sciabola sq.

60

Mario Aldo Montano 1973 Goteborg Sciabola sq.

Mario Tullio Montano 1973 Goteborg Sciabola sq.

Tommaso Montano 1973 Goteborg Sciabola sq.

Rolando Rigoli 1973 Goteborg Sciabola sq.

Mario Tullio Montano 1974 Grenoble Sciabola sq.

Carlo Montano 1975 Budapest Fioretto ind.

Carlo Montano 1977 Buenos Aires Fioretto ind.

Tommaso Montano 1977 Buenos Aires Sciabola ind.

Mario Aldo Montano 1978 Amburgo Sciabola sq.

Mario Tullio Montano 1978 Amburgo Sciabola sq.

Angelo Scuri 1981 Clermont. F. Fioretto ind.

Carlo Montano 1982 Roma Fioretto ind.

Angelo Scuri 1983 Vienna Fioretto ind.

Angelo Scuri 1983 Vienna Fioretto sq.

Aldo Montano jr. 2003 L’Havana Sciabola ind.

Andrea Baldini 2006 Torino Fioretto sq.

Aldo Montano jr. 2007 San Pietroburgo Sciabola sq.

* I Campionati Europei fino al 1936 sono considerati come Campionati del Mondo.

Coppe del MondoMario Aldo Montano 1974 Sciabola maschile

Carlo Montano 1977 Fioretto maschile

Salvatore Sanzo 2004 Fioretto maschile

Andrea Baldini 2007 Fioretto maschile

Andrea Baldini 2009 Fioretto maschile

Il medagliere del Circolo FidesCATEGORIA ASSOLUTI

61

Campionati Europei8 MEDAGLIE D’ORO

Andrea Baldini 2005 Zalaegerszeg Fioretto sq.

Aldo Montano jr. 2005 Zalaegerszeg Sciabola ind.

Andrea Baldini 2007 Gand Fioretto ind.

Andrea Baldini 2008 Kiev Fioretto sq.

Andrea Baldini 2009 Plovdiv Fioretto ind.

Andrea Baldini 2009 Plovdiv Fioretto sq.

Andrea Baldini 2010 Lipsia Fioretto ind.

Andrea Baldini 2010 Lipsia Fioretto sq.

3 MEDAGLIE D’ARGENTO

Aldo Montano jr. 2002 Mosca Sciabola sq.

Aldo Montano jr. 2003 Bourges Sciabola sq.

Frida Scarpa 2003 Bourges Fioretto sq.

9 MEDAGLIE DI BRONZO

Andrea Baldini 2004 Copenhagen Fioretto sq.

Andrea Baldini 2005 Zalaegerszeg Fioretto ind.

Andrea Baldini 2007 Gand Fioretto ind.

Irene Vecchi 2009 Plovdiv Sciabola sq.

Ilaria Bianco 2009 Plovdiv Sciabola sq.

Irene Vecchi 2010 Lipsia Sciabola sq.

Ilaria Bianco 2010 Lipsia Sciabola sq.

Ilaria Bianco 2010 Lipsia Sciabola ind.

62

Campionati italiani individuali18 VITTORIE NEL FIORETTO MASCHILE

Aldo Nadi 1920

Oreste Puliti 1921

Oreste Puliti 1923

Manlio di Rosa 1941

Gustavo Marzi 1943

Gustavo Marzi 1946

Giorgio Pellini 1950

Mario Curletto 1960

Giorgio Vaselli 1961

Mario Curletto 1962

Giorgio Vaselli 1963

Carlo Montano 1971

Carlo Montano 1977

Carlo Montano 1978

Angelo Scuri 1980

Giuseppe Pierucci 2001

Salvatore Sanzo 2003

Andrea Baldini 2007

20 VITTORIE NELLA SCIABOLA MASCHILE

Oreste Puliti 1921

Oreste Puliti 1922

Oreste Puliti 1923

Gustavo Marzi 1933

Gustavo Marzi 1934

Aldo Montano 1935

Aldo Montano 1942

Pier Luigi Chicca 1958

Pier Luigi Chicca 1965

Il medagliere del Circolo FidesCATEGORIA ASSOLUTI

63

Rolando Rigoli 1968

Mario Tullio Montano 1972

Mario Aldo Montano 1973 Mario Aldo Montano 1974 Mario Aldo Montano 1975 Tommaso Montano 1977 Mario Aldo Montano 1979 Aldo Montano jr. 2001 Aldo Montano jr. 2003 Aldo Montano jr. 2005 Aldo Montano jr. 2007

Campionati Italiani a squadreFioretto maschile 1954

Fioretto maschile 1959

Fioretto maschile 1960

Sciabola maschile 1960

Fioretto maschile 1961

Fioretto maschile 1964

Fioretto maschile 1965

Sciabola maschile 1967

Universiadi18 MEDAGLIE D’ORO

Giorgio Chiavacci 1927 Roma Fioretto ind.

Giorgio Chiavacci 1927 Roma Fioretto sq.

Giorgio Rastelli 1927 Roma Fioretto sq.

Giorgio Chiavacci 1927 Roma Sciabola ind.

Giorgio Chiavacci 1927 Roma Sciabola sq.

64

Giorgio Rastelli 1927 Roma Sciabola sq.

Giorgio Rastelli 1928 Parigi Fioretto sq.

Giorgio Rastelli 1930 Darmstad Fioretto ind.

Giorgio Rastelli 1930 Darmstad Fioretto sq.

Giorgio Rastelli 1933 Torino Fioretto sq.

Giorgio Rastelli 1933 Torino Spada ind.

Aldo Montano 1933 Torino Sciabola sq.

Giorgio Pellini 1947 Parigi Fioretto sq.

Mario Tullio Montano 1967 Tokio Sciabola sq.

Angelo Scuri 1981 Bucarest Fioretto sq.

Angelo Scuri 1983 Edmonton Fioretto sq.

Frida Scarpa 2001 Pechino Fioretto sq.

Andrea Baldini 2005 Izmir Fioretto ind.

8 MEDAGLIE D’ARGENTO

Giorgio Rastelli 1927 Roma Fioretto ind.

Giorgio Rastelli 1928 Parigi Sciabola sq.

Giorgio Rastelli 1933 Torino Spada sq.

Carlo Montano 1979 C.d.Messico Fioretto sq.

Angelo Scuri 1979 C.d.Messico Fioretto sq.

Salvatore Sanzo 2001 Pechino Fioretto sq.

Andrea Baldini 2005 Izmir Fioretto sq.

Marco Ciari 2009 Belgrado Sciabola sq.

7 MEDAGLIE DI BRONZO

Giorgio Rastelli 1928 Parigi Fioretto ind.

Mario Tullio Montano 1967 Tokio Sciabola ind.

Mario Tullio Montano 1970 Torino Sciabola sq.

Mario Aldo Montano 1970 Torino Sciabola sq.

Carlo Montano 1977 Sofia Fioretto sq.

Angelo Scuri 1987 Zagabria Fioretto sq.

Marco Ciari 2005 Izmir Sciabola sq.

Il medagliere del Circolo FidesCATEGORIA ASSOLUTI

65

Giochi del Mediterraneo5 MEDAGLIE D’ORO

Carlo Montano 1971 Smirne Fioretto ind.

Rolando Rigoli 1971 Smirne Sciabola ind.

Salvatore Sanzo 2001 Tunisi Fioretto ind.

Marco Vannini 2005 Almeira Fioretto ind.

Aldo Montano jr. 2005 Almeira Sciabola ind.

4 MEDAGLIE D’ARGENTO

Giorgio Pellini 1955 Barcellona Fioretto sq.

Carlo Montano 1975 Algeri Fioretto ind.

Mario Aldo Montano 1975 Algeri Sciabola ind.

Mario Aldo Montano 1979 Spalato Sciabola ind.

1 MEDAGLIA DI BRONZO

Mario Aldo Montano 1971 Smirne Sciabola ind.

66

Tommaso Montano, Michele Maffei, Rolando Rigoli e Mario Tullio Montano in una simpatica combinazione di esibizionismo romano-livornese

I cugini Montano. Mario Tullio, Carlo, Tommaso e Mario Aldo.

67

Indice

Premessa pag. 3

Il carattere dei livornesi e le affinità con la scherma pag. 5

Le origini della scherma a Livorno, da Angelo Tremamondo a Giuseppe Pini pag. 7

Da Eugenio Pini a Beppe Nadi pag. 15

Anno 1892. Nasce il Circolo Scherma Fides Livorno pag. 21

L’epopea del Circolo Fides pag. 25

Il Circolo Scherma Fides nel dopoguerra pag. 31

Athos Perone, i Montano e la rinascita del Circolo Scherma Fides pag. 33

L’ultima medaglia olimpica del ventesimo secolo pag. 37

I giovani leoni del Fides tornano a ruggire pag. 39

Genealogia della scuola schermistica livornese pag. 46

La Hall of Fame del Circolo Fides pag. 49

Il medagliere del Circolo Fides pag. 55

68

Finito di stampare dalla Pixartprinting di Quarto d’Altino (VE)

nel Maggio del 2011

Nel futuro della scherma

dal 1892

Spadaccini amarantoIl Circolo Fides e la storia del movimento schermistico livornese

Nel futuro della schermadal 1892

Pubblicazione realizzata con il contributo REGIONE TOSCANAin occasione dei Campionati Italiani Assoluti di Scherma Livorno 2011

www.fideslivorno.it