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Il Melograno Associazione socio- culturale Boscoreale Progetto Scuole Aperte 2007/2008 “E… Imparo a volare” 2° Circolo Didattico Boscoreale

Gli Scavi Di Pompei

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Il Melograno Associazione socio-culturale

Boscoreale

Progetto Scuole Aperte 2007/2008

“E… Imparo a volare”

2° Circolo Didattico Boscoreale

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Gli scavi di Pompei

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La storia di Pompei inizia verso la fine del II millennio a. C., quando gli Opici occuparono l'estremità di un'antichissima colata lavica che, dalle pendici meridionali del Vesuvio, si protendeva verso il mare. Questo territorio, circondato su due lati dal fiume Sarno e situato vicino alla costa, si presentava ai suoi primi abitanti come un luogo ottimale per l'insediamento: •poteva essere facilmente difeso;•l'acqua non mancava;•l'attività preistorica del vulcano aveva reso fertili le terre circostanti. Inoltre da Pompei si dominava quasi tutta la costa del Golfo di Napoli e si poteva controllare la foce del fiume, punto di arrivo al mare delle vie e dei traffici provenienti dalla pianura interna.

Storia di pompei

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Molto tempo dopo, nel VI secolo a. C., avvenne la prima grande trasformazione e furono costruiti per la prima volta i templi più antichi della città: il tempio di Apollo e il tempio dorico.

Nonostante sia stata accertata già in questa epoca la presenza di imponenti edifici pubblici, ampie porzioni dello spazio racchiuso dalle mura non furono edificate e probabilmente utilizzate per l'agricoltura o per l'allevamento.

L'approdo presso la foce del fiume aveva intanto favorito la nascita di un mercato, dove si concentrarono le attività commerciali tra le genti italiche e le popolazioni greche ed etrusche della regione.

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L'ultima fase della storia della città inizia nel II secolo a. C., quando Roma ha felicemente concluso la seconda guerra contro Cartagine e ha ormai consolidato il suo potere sulle città campane.

Pompei si abbellisce con edifici, sia pubblici sia privati, simili a quelli che si trovavano nelle città latine e a Roma stessa.

Nell'80 a. C. il dittatore romano Silla conquista militarmente Pompei dopo un lungo assedio e vi fonda una colonia.

Da questo momento in poi i magistrati sannitici vengono soppressi e la città è retta•da un senato di circa 100 membri (ordo); •da due magistrati addetti alla manutenzione dei monumenti e delle strade della città;•da due sommi magistrati a cui era affidato il potere esecutivo (duoviri).

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Nel 62 d. C. un disastroso terremoto si abbatte sulle città del Golfo di Napoli e danneggia gravemente anche Pompei. Nerone, allora imperatore, si impegna

personalmente nella ricostruzione delle città colpite dal sisma. Si tratta però dell'inizio della fine. Alla prima grande scossa ne seguono altre di

minore entità, ma con frequenza sempre più intensa. Molte case ed edifici pubblici sono ancora in riparazione la fatidica notte del 24 Agosto 79.

Durante la notte, a causa delle mutate condizioni atmosferiche, la pioggia di lapilli incandescenti cominciò a colpire Pompei. Nonostante i tentativi di fuga e le

operazioni di soccorso organizzate dalla flotta militare romana stanziata nel vicino porto di Miseno, gran parte degli abitanti persero la vita a causa dell'eruzione. La mattina dopo Pompei e gran parte del suo territorio erano state cancellate.

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L’anfiteatroL'anfiteatro di Pompei è il più antico

anfiteatro romano del mondo. Fu costruito dai due magistrati che reggevano il governo della città subito dopo la fondazione della colonia sillana e poteva ospitare fino a 20.000 spettatori.

Spesso, nelle città conquistate dai romani, accadeva che i grandi edifici da spettacolo venissero costruiti in zone periferiche •sia per il costo minore dei terreni;•sia per evitare i disagi dovuti all'affollamento degli spettatori nel centro della città.

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Le gradinate (cavea) erano divise in ordini di diversa qualità, che avevano anche ingressi separati.

A ridosso dell'arena, si trovavano i posti migliori, riservati ai magistrati, ai membri del senato locale (decurioni), agli organizzatori e finanziatori dei giochi.

In occasione degli spettacoli, intorno all'anfiteatro si svolgeva un mercato e i venditori, con il permesso dei magistrati competenti (edili) potevano addirittura utilizzare gli archi della struttura esterna come botteghe.

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Gli spettacoli prevedevano combattimenti tra uomini e animali, oppure tra uomini e uomini, ed erano seguiti da arbitri e giudici di gara.

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In caso di eccessiva calura, gli spettatori potevano essere riparati da enormi teli (vela) che venivano issati sopra la cavea e l'arena.

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Il Foro era la piazza principale della città, un luogo dove le persone si incontravano per discutere dei loro affari e per partecipare a processioni sacre. Era chiuso al traffico e vi si poteva accedere soltanto a piedi.

Di sera la piazza veniva chiusa per essere ripulita e preparata per il giorno dopo.

Qui erano concentrati tutti i monumenti necessari all'amministrazione politica, giudiziaria e alla vita religiosa ed economica della città, ma una vera e propria piazza monumentale fu costruita soltanto nel II secolo a. C. Si dovette comunque abbattere una parte del muro perimetrale del vicino santuario di Apollo, che avrebbe altrimenti invaso lo spazio riservato alla nuova area aperta.

Il foro

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La vecchia pavimentazione in tufo venne sostituita da una nuova in travertino su cui venne scritto in grandi lettere di bronzo il nome, purtroppo ormai illeggibile, del donatore. Infine una particolarità: il Foro di Pompei è uno dei pochi del mondo romano in cui le statue onorarie non sono concentrate al centro della piazza, ma disposte sui lati o addirittura sotto il porticato: sono di tipo equestre, raffiguranti personaggi illustri dell’epoca come i decurioni.

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Basilica è una parola greca che vuol dire "sala del re". I Romani invece utilizzavano questo termine per indicare gli edifici pubblici in cui si svolgevano gli affari più importanti dei cittadini: le basiliche, infatti, funzionavano come borsa valori, luogo di vendita all'asta e al minuto, tribunale. Nei periodi estivi la basilica assolveva le stesse funzioni del Foro, poiché l’eccessivo caldo lo rendeva impraticabile.A Pompei in particolare, la basilica si trova vicinissima a uno degli ingressi alla città, lungo la strada che metteva in comunicazione l'area del Foro con l'area del porto.La sua costruzione, insieme a quella dei monumenti civili nella parte meridionale del Foro, si può datare verso la fine del II secolo a. C.

La basilica

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Veduta della navata sinistra.

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Veduta della navata centrale.

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Il santuario dedicato ad Apollo è il più antico luogo di culto di Pompei, risalente al VII secolo a.C.

In quest'epoca così antica, non era stato costruito un tempio vero e proprio, ma il culto doveva svolgersi in un'area aperta, forse attrezzata con uno o più altari.

Il tempio di Apollo

Il tempio che vediamo oggi fu costruito in età sannitica dal questore Oppio Campano, come ricorda l'iscrizione posta sulla soglia della cella. Poco tempo dopo, per permettere la realizzazione del Foro, l'area del santuario venne ristretta, creando solo il portico inferiore.

Sul lato destro è possibile osservare la statua di Apollo.

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Il senato della colonia sillana fece porre presso il tempio un altare in onore di Apollo, un’ara fatta in travertino con blocchi di lava, su cui si compivano i sacrifici. In età augustea, fu sistemato nel santuario un orologio solare e venne elevato il muro occidentale per togliere la vista alle case vicine. Dopo il terremoto del 62 d.C. tutta l'area sacra venne restaurata con grande cura.

Davanti è dotato di un’ampia terrazza, dalla quale si poteva osservare il volo degli uccelli indirizzato dal volere degli dei.

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Apollo e il suo tempio sono stati costantemente oggetto delle cure dei magistrati della città e ciò ne sottolinea l'importanza.

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Il tempio di Apollo:sopra com’è e a lato com’ era.

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Iside era una divinità egiziana. Il suo culto fu creato appositamente nel III secolo a. C. da Tolomeo I, il generale di Alessandro Magno divenuto faraone dell'Egitto conquistato dai Greci, per favorire l'unione tra due popoli così diversi tra loro. Furono infatti uniti nella stessa divinità elementi di culto egiziani ed ellenici. Il culto ebbe comunque grande fortuna anche fuori dall'Egitto e giunse ben presto in Campania grazie ai commercianti orientali che frequentavano lo scalo di Pozzuoli.Per venerare una divinità straniera fu costruito così un tempio che utilizzava tutti gli elementi ricorrenti nell'architettura sacra del momento, pur essendo diverso da tutti gli altri santuari della città.

Il tempio di Iside

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Dopo il terremoto, il santuario fu completamente ricostruito. Del tempio originario resta soltanto una parte del podio.

Con il restauro si operò addirittura un'estensione dell'area sacra a danno della vicina palestra sannitica.

Due ambienti che appartenevano originariamente alla palestra furono infatti utilizzati per creare una grande sala per le cerimonie e un nuovo ingresso monumentale.

Illustrazione dei primi scavidel tempio di Iside

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Veduta del tempio dal porticato

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La casa del Fauno è la più grande casa di Pompei e deve il suo nome alla statua bronzea di Fauno che decora l'impluvio dell'atrio tuscanico. Si estende su una superficie di circa 3000 mq. e si trova nel quartiere della città in cui è concentrato il maggior numero di case "ad atrio" con peristilio.In questa abitazione troviamo tutti gli elementi caratteristici dell'architettura privata romana, ma duplicati e dilatati fino a creare una vera e propria residenza che non trova confronto con nessun monumento conosciuto di Pompei e dell'Italia romana. Basta considerare quante poche stanze per i bisogni reali degli abitanti sono presenti nella casa in confronto alla superficie degli atri e dei due peristili, per rendersi conto dell'intento eminentemente celebrativo di questa architettura.

Casa del Fauno

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La casa fu costruita nel II secolo a.C. Il suo proprietario doveva essere certamente un personaggio molto in vista nella comunità di Pompei in età sannitica e di alto livello economico come dimostra il gran numero di oggetti d'oro e d'argento rinvenuti durante lo scavo e la lussuosa decorazione delle stanze di uso sia pubblico sia privato. Non conosciamo purtroppo il suo nome.

Sappiamo soltanto che fece scrivere sul marciapiede, di fronte all'ingresso principale, il saluto in latino HAVE per ostentare la sua cultura in un periodo in cui, a Pompei, si parlava la lingua osca.

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Particolare del peristilio

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OdeionAl momento della fondazione della colonia sillana Pompei aveva già il suo teatro. Due magistrati, Quinto Valgo e Marco Porcio, gli stessi che costruirono l'Anfiteatro, vollero però realizzare, probabilmente a proprie spese, un secondo edificio per spettacoli, più piccolo e coperto (theatrum tectum). La pianta dell'edifico ricorda la pianta delle sale per le assemblee delle città greche, i bouleutéria, tanto da spingere qualcuno a ritenere che il teatro coperto avesse svolto la funzione di luogo di riunione per i nuovi coloni.

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Come il Teatro Grande, questo fu restaurato in età augustea dal duoviro Marco Oculazio Vero, che fece incidere il suo nome a lettere bronzee nell'orchestra, lo spazio riservato al coro, per ricordare il suo impegno. Anche in questo caso gran parte del restauro consistette nell'abbellire con materiali marmorei lo spazio riservato agli spettatori (cavea), la scena e il pavimento dell'orchestra.

Non esistono tuttavia prove che sostengano questa ipotesi. La nuova costruzione fu realizzata probabilmente per ospitare spettacoli di carattere diverso da quelli che potevano essere rappresentati nel Teatro Grande.

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Teatro grandeIl primo teatro di Pompei fu costruito nel corso del II secolo a. C. Doveva essere un teatro simile a quelli della Magna Grecia, cioè con la scena separata dalla cavea (il luogo in cui sedevano gli spettatori).

Di questa costruzione purtroppo resta oggi ben poco e il monumento che noi vediamo è il risultato dell'ammodernamento realizzato in età augustea, tra il II e il III d.C. Grazie a questi lavori potevano essere ospitati

nel teatro fino a 5000 spettatori. Autori del restauro furono due membri di una delle più illustri famiglie pompeiane: a queste famiglie erano riservati i posti migliori nel teatro, sul gradino più basso della cavea di fronte alla scena.

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Le iscrizioni poste sugli ingressi ricordano che i due personaggi costruirono il corridoio che sosteneva la parte più alta della cavea, i palchi per i magistrati sugli ingressi all'orchestra e tutte le strutture necessarie per creare nuovi posti a sedere e rivestire tutto il teatro di marmo.

Si trattò di modifiche importanti. Costruendo i tribunalia, si collegava la cavea con la scena e il teatro diventava così di tipo romano.La ricostruzione della cavea inoltre stabiliva i diversi ordini di posti: in basso i magistrati e i maggiorenti della città, nella fascia mediana i cittadini liberi e nella parte più alta tutti gli altri.

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MacellumMacellum è forse una parola fenicia che vuol dire "recinto" e i Romani e i Greci ricevettero probabilmente dai Fenici il modello per questo tipo di monumento. Il Macellum era il mercato delle carni e del pesce. Nel portico erano rappresentate scene della mitologia greca mentre nell'ambiente di vendita più grande troviamo personificazioni del fiume Sarno e paesaggi marittimi. Sono i luoghi da cui proveniva la merce.

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Terme del foro Le terme del Foro sono l'impianto termale voluto dai magistrati della colonia sillana. Si trattava di una delle sette terme pubbliche di Pompei, quattro delle quali costruite tra il II e il I secolo a.C. Esistevano anche bagni privati: se ne conoscono fino a oggi ventidue.Come spesso accadeva in questo tipo di edifici, c'erano settori separati per uomini e donne.

Quando queste terme furono costruite non era stato ancora realizzato a Pompei un acquedotto. L'approvvigionamento idrico necessario al funzionamento dell'impianto era assicurato in origine da un pozzo e da una cisterna seminterrata dalla capacità di 430000 litri.

Ricostruzione delle terme

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Nella parte dedicata agli uomini, più grande di quella delle donne, due corridoi introducono nello spogliatoio (apodyterium), luogo in cui ci si poteva spogliare prima di accedere agli altri ambienti,

attraverso il quale si passa nel frigidarium

che ha nel mezzo una vasca circolare per i bagni freddi, e nel tepidarium, ornata da splendidi stucchi della seconda metà del I secolo d.C.; in questo ambiente è conservato un grande braciere, donato da Marcus Nigidius Vaccula, che serviva a riscaldare la stanza.

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Dal tepidarium

si accede direttamente nel calidarium

ambiente per i bagni caldi, riscaldato dall'aria calda che passava all'interno delle doppie pareti. Nella stanza vi sono due vasche, l'alveus per i bagni caldi ed il labrum per i bagni freddi.

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L'ingresso della sezione femminile conduce direttamente nell'apodyterium, privo delle nicchie per deporvi gli abiti.

Vi è invece la vasca per l'acqua fredda del frigidarium.

Passando per il tepidarium entriamo nel calidarium, con la vasca nella nicchia della parete est, accanto al praefornium, e il labrum, la conca per umidificare l'ambiente, posto nella nicchia di fondo.

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Casa dei VettiI Vetti erano una famiglia pompeiana molto ricca, ma di origini non nobili, che, verso la metà del I secolo a. C., acquistò e ristrutturò questa antica casa nel quartiere a settentrione del Foro. Si trattava infatti di liberti, cioè di schiavi liberati dai propri padroni che generalmente guadagnavano ingenti fortune dedicandosi ad attività commerciali.Due sigilli scoperti nella casa ricordano un Aulo Vettio Restituto e un Aulo Vettio Conviva.

Come molte delle case di Pompei, anche questa aveva due atri, uno ben visibile dalla strada e uno più piccolo nel quartiere riservato alla schiavitù. La particolarità sta invece nel fatto che sul fondo dell'atrio maggiore non c'era il tablino, ma una ampia porta che metteva l'atrio direttamente in comunicazione con il peristilio. Si tratta di una soluzione originale che si ritrova a Pompei solo altre quattro volte.Tutta la casa era arricchita da una serie di affreschi di vario genere, il cui soggetto era stato adattato alla funzione degli ambienti in cui erano collocati: scene mitologiche nelle stanze attorno all'atrio principale e nelle grandi sale aperte sul peristilio, quadretti erotici e simboli di buon augurio nel quartiere servile.

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Villa dei MisteriLa Villa dei misteri non era una vera e propria villa, ma una residenza signorile, una domus, fuori dalle mura della città. Solo nel I secolo d. C., prima del terremoto del 62, alla residenza fu aggiunto un quartiere rustico con due torchi per la spremitura dell'uva.Fu costruita nel II secolo a. C. in posizione panoramica con sale dipinte e giardini pensili. Non conosciamo il proprietario di questa residenza. Sappiamo soltanto che, in età augustea, la villa era custodita da un guardiano (procurator).Come gran parte delle residenze di campagna, anche la Villa dei misteri presentava la caratteristica inversione del peristilio costruito prima dell'atrio. Dopo il peristilio, sui tre lati dell'atrio si trovano le stanze padronali, riccamente decorate e affacciate sulla costa.

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La villa deve il suo nome al famoso fregio dipinto nel triclinio a sinistra dell'atrio. Qui sono rappresentate dieci scene in cui si è voluta riconoscere la rappresentazione di riti misterici. L'interpretazione di queste scene è in realtà piuttosto problematica. Si è pensato anche alla rappresentazione di uno spettacolo di mimi o al ricordo dei preparativi per il matrimonio di una donna, da identificare con la giovane seduta raffigurata sulla parete di destra. Non si è raggiunta una soluzione definitiva, ma sono comunque sicuramente raffigurati nell'affresco Dioniso ubriaco con Arianna o Venere sulla parete di fondo, Pan e Aura (il vento) sulla parete sinistra con le quattro Stagioni.

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TermopolioTermopolio è una parola greca che vuol dire "luogo in cui si vendono bevande calde" e indica ciò che noi chiameremmo un'osteria. In genere erano locali composti da una sola stanza, posta a uno degli angoli dell'isolato in cui si trovavano, e con un solaio in legno che sosteneva il piano superiore. Qui gli avventori potevano riposare oppure incontrare prostitute messe a disposizione dai gestori del locale.Questo termopolio, aperto su una delle vie principali della città, è il più grande di quelli fino a oggi conosciuti. Occupa una superficie pari a quella di una casa, aveva un piccolo atrio, un larario dedicato al dio Mercurio e un giardino porticato con triclinio estivo decorato con pitture.

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La vendita avveniva nella prima stanza aperta sulla strada. In un bancone in muratura erano inserite otto giare che contenevano il vino. Una di queste giare era anche utilizzata come cassa. Al momento dello scavo furono ritrovati un gran numero di spiccioli per un valore complessivo di 683 sesterzi, ovvero 3 chili di bronzo. Dietro il bancone era stato costruito un piccolo santuario dedicato a Mercurio e naturalmente a Bacco, il dio del vino.Il vino, prima di essere venduto, era conservato in anfore sistemate in giardino. Una di queste conteneva un particolare tipo di vino, il truginon, caratteristico per il suo colore nero.

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PistrinumIl Pistrinum era il laboratorio del panettiere. Qui si macinava la farina, si impastava e si cuoceva il pane. Probabilmente il padrone di questo pistrino era N. Popidio Prisco, il personaggio che abitava nella casa retrostante il laboratorio e in diretta comunicazione con esso. Con le sue quattro macine e il grande forno centrale, il pistrino non si discosta molto dagli altri noti fino a oggi a Pompei. Manca nella bottega il banco di vendita. Forse il prodotto si vendeva all'ingrosso.

Le macine erano scolpite in lava di un tipo particolare, proveniente dalla zona di Roccamonfina nel Nord della Campania. Era importante, infatti, che la pietra usata per le macine non si usurasse troppo velocemente e, soprattutto, che non si rompesse in piccole scaglie che avrebbero rovinato la farina. Le macine potevano essere spinte da uomini, ma generalmente venivano impiegati degli animali da tiro. Per facilitare i movimenti delle bestie, il pavimento del pistrino era infatti pavimentato con lastre di basalto come una strada.

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I supporti presso l'imboccatura del forno servivano a sostenere un recipiente per l'acqua. Questa veniva spruzzata sul pane quasi cotto per ottenere una crosta migliore o per raffreddare gli utensili utilizzati durante la cottura.

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