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«La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa,
la cedevole scambievolezza delle tinte,
l'unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra...
chi li ha visti una sola volta,
li possederà per tutta la vita»
«L'Italia senza la Sicilia,
non lascia nello spirito immagine alcuna.
È in Sicilia che si trova la chiave di tutto» [...]
Goethe, "Viaggio in Italia", 1817
Mineo
Luigi Capuana
“Ora egli conosceva tutti i fondi della masseria palmo per palmo, e menava i tacchini fin sul
ciglione dell'Arcura, d'onde si godeva la vista della Piana di Catania e dell'Etna da un lato, delle
colline di Catalfaro e della Nicchiara dall'altro; e si vedeva Mineo arrampicato sul monte, con le
torri del vecchio castello e i campanili delle chiese ritagliati sul cielo; e dall'altra parte, laggiù,
quasi rannicchiato sotto la roccia rossastra, Palagonía, dov'egli distingueva la casa del notaio; e,
lontano, come un sassolino bianco buttato tra l'erba verde, la casa di campagna dov'egli era stato
a guardare i tacchini e dove avea patito tante volte la fame e il freddo, perchè spesso si
scordavano
di lui e non gli mandavano il pane dal paese;
e doveva dormire su la nuda paglia, con uno
straccio di vecchia bisaccia per
coperta, allo scuro.”
Da “Scurpiddu”
Monumento a Luigi Capuana
Al centro della piazza, è un opera di Vincenzo Torre da
Nicolosi, fu realizzato a Roma nel 1934 e fu inaugurato nel
1936. II basamento è in travertino, mentre la statua e i
pannelli sono in bronzo. Nei pannelli sotto la statua si
possono ammirare
dei bassorilievi con scene che ricordano alcune opere dello
scrittore menenino: guardando di fronte “Giacinta", a destra
un'allegoria di fiabe, a sinistra “bona genti" "dietro il
“marchese di Roccaverdina".
Circolo di cultura Capuana
Inizialmente sede del palazzo di
città, divenne poi casa del
magistrato. Fù trasformato in
seguito in carcere mandamentale e
in parte concesso ad una
associazione di nobili. Fu "casa del
fascio" e dopo gli eventi bellici circolo
di cultura dedicato a Luigi Capuana.
Internamente presenta delle belle
colonne con capitelli doricì che
abbelliscono un caratteristico sa1one
ottocentesco stile liberty.
"CASA MUSEO LUIGI CAPUANA
E BIBLIOTECA COMUNALE LUIGI
CAPUANA“
Alla Biblioteca, per ovvie ragioni, è stato
attribuito il nome del grande scrittore
concittadino ed è stata aperta al
pubblico nell’ottobre del 1977, assieme
al Museo L. Capuana, con lo scopo di
valorizzare il Museo e l’opera
capuaniana, diffondere la cultura e
l’educazione civica fra tutti i cittadini.
Chiesa parrocchiale
dedicata a S.
Agrippina, patrona della
citta‟. Essa vanta origini
antichissime, fu consacrata il
19 giugno del 312 e sorge sui
ruderi del privato oratorio che
S. Eupresia fece costruire nel
263 sul luogo attiguo alla
casa dove ricevette i resti
mortali della Vergine e Martire
Agrippina, trasportata
miracolosamente da Roma a
Mineo.
Chiesa di San Pietro
La chiesa è menzionata per la prima
volta in epoca medievale assieme a
quelle di Sant'Agrippina e di Santa
Maria Maggiore. Nel 1670 fu eretta a
Collegiata. Anche questo edificio
sacro, come gli altri di Mineo, ha subito
nel corso dei secoli rimaneggiamenti e
restauri. Fu danneggiata dai terremoti
del 1542 e del 1693. La facciata è stata
completata solo nella seconda metà
del XIX secolo.
Chiesa di S. Maria Maggiore.
Essa sorge vicino ai ruderi del
vecchio castello Ducezio e vanta
di essere la prima chiesa Cristiana
di Mineo. Le sue origini
risalirebbero agli albori del
cristianesimo in Sicilia verso la
meta’ del III sec. d. C.
Dedicata prima al dio Sole,
quando i menenini divennero
cristiani la trasformarono da
tempio pagano in tempio cristiano
dedicandolo alla vergine SS.
Chiesa di S. Francesco D'Assisi e dell'Immacolata
Risale al 1400. Il portale in pietra, corroso dal tempo, murato nella
parete lungo la Via Roma è del’400. Fa parte del convento del PP.
Francescani conventuali che lo aprirono nel 1450. Distrutto dal
terremoto dell’11 Gennaio 1693, venne ricostruito nel’ 700 e rimase
aperto fino al 1867, data nella quale venne soppresso dalla legge civile
e i suoi beni vennero confiscati dallo Stato, il quale lo concesse in uso
al Comune per finalità educative e culturali.
Chiesa di S. Tommaso
Erroneamente chiamata chiesa del collegio, fu
dedicata a S. Tommaso apostolo.
Presenta sul fianco sinistro una bella torre
campanaria restaurata nel 1934.
Contiene opere di valore come la balaustra in ferro
battuto dell'antica chiesa di S. Benedetto, il
sarcofago del De Guerriero, gli altari in marmo del
'600, il pulpito in legno scolpito del 700.
Sita nella parte ovest
della citta’ troviamo la
chiesa di S. Maria
d‟Odigitria.Qui nel
medioevo sorgeva una
delle antiche porte della
citta’ chiamata Porta di S.
Maria degli Angeli per la
raffigurazione di S. Anna
seduta con la figliola
Maria SS. degli Angeli,
scolpite entrambe da
mano maestra.
Vizzini
I luoghi della Cavalleria Rusticana
Di ritorno dal servizio di leva, Turiddu trovò la sua fidanzata
Lola sposata con Alfio.
In lui matura il desiderio di vendetta e per questo seduce Santuzza.
La gelosia cresce in Lola che tradisce il marito per andare con il giovane.
Santuzza si accorge della relazione dei due e racconta tutto a Lucia, madre di Turiddu. Improvvisamente Alfio rientra con il
sospetto di aver visto il ragazzo appostato sotto casa.
La domenica di Pasqua, Santuzza cerca di dissuadere Turiddu dall‟amare Lola
ma tra i due scoppia una lite.
Per mettere a tacere Santuzza, Turiddu entra in chiesa.
Quando Alfio arriva in chiesa trova Santuzza in lacrime.
Lei confessa di piangere per via dell‟infedeltà di Turiddu e gli racconta la verità.
Fu così che Alfio lo sfida a duello.
Alla fine del 1800 Pietro Mascagni trasforma questo splendido racconto in un melodramma con il quale otterrà un
immediato successo.
Tra i monumenti è possibile ammirare:
il settecentesco Palazzo Trao teatro di Mastro Don Gesualdo divenuto Casa della
Memoria e delle Arti dove si conservano i dagherrotipi originali scattati dal Verga;
il quartiere di Santa Teresa, nelle cui vie si sviluppa il dramma della Cavalleria;
Palazzo Sganci ricordato nel romanzo Mastro Don Gesualdo;
Palazzo La Gurna, il luogo in cui si tenne il banchetto nuziale di Mastro Don Gesualdo e
Donna Bianca Trao;
le case di Santuzza e Lola in via Volta, l’una di fronte all’altra;
la casa di Turiddu in via Tetrarca;
‘A Cunziria dove Alfio e Turiddu si sfidarono a duello.
"Dal palazzo dei Trao, al di
sopra del cornicione sdentato,
si vedevano salire infatti,
nell'alba che cominciava a
schiarire, globi di fumo denso,
a ondate, sparsi di faville".
"Una vera bicocca quella
casa i muri rotti, scalcinati,
corrosi, delle fenditure che
scendevano dal cornicione
fino a terra; le finestre
sgangherate e senza vetri; lo
stemma logoro,scantonato,
appeso ad un uncino
arrugginito,
al di sopra della porta“.
Palazzo La Gurna
In questa casa, si tenne il banchetto
nuziale di Mastro Don Gesualdo e
Donna Bianca Trao. Il prospetto
presenta ai lati dell'ingresso
principale due colonne su alte basi
in pietra vulcanica, secondo una
tipologia costruttiva tipica degli
edifici privati di Vizzini. Il nome della
famiglia La Gurna, una fra le più
antiche famiglie nobili della città fu
scelto dal Verga e non è quello del
casato a cui apparteneva il
Palazzo.
"Nella casa antica dei La
Gurna, presa in affitto da Don
Gesualdo Motta, si aspettavano gli
sposi".
da Mastro Don Gesualdo
Palazzo Sganci
Si affaccia su Piazza Umberto.
Viene ricordato nel
romanzo "Mastro Don
Gesualdo", in quanto il Verga
Immaginò lì combinarsi il
fidanzamento tra Bianca e
Gesualdo.
"Giù in piazza, davanti al
portone di casa Sganci,
vedevasi un tafferuglio".
Palazzo Verga
L'origine del palazzo Verga si
può fare risalire, per analogia
con altri palazzi, ai secoli XVIII
e XIX
Dall'epigrafe posta sull'edificio:
"In questa casa visse con le
creature dell'alta sua fantasia
Giovanni Verga, che dalle
passioni, dalle cadute, dai
risorgimenti degli umili trasse il
mondo dei vinti " .
Chiesa di S.
Teresa, ove le
comari vanno a
pregare (nell'opera)
e l'osteria della
“ „gna Nunzia” ove
Turiddo e Alfio si
sfidano a duello.
La "Cunziria" ha un interesse
letterario ed è inserita nei
percorsi Verghiani, collegata al
duello fra compare Turiddu e
compare Alfio, svoltosi lì, fra i
fichidindia.
"Turiddu annaspò un pezzo di
qua e là tra i fichidindia e poi
cadde come un masso“
da Cavalleria Rusticana
Casa Mastro Don Gesualdo
Situata in via Santa Maria dei Greci,
riveste un interesse letterario in
quanto è inserita nei percorsi
Verghiani.
"Brucia il palazzo, capite? Se ne va
in fiamme tutto il quartiere! Ci ho
accanto la mia casa, perdio! - Si
mise a vociare mastro – don
Gesualdo Motta" .
Da Mastro Don Gesualdo.
La casa della baronessa era
vastissima, messa insieme a pezzi e
bocconi, a misura che i genitori di lei
andavano stanando ad uno ad uno i
diversi proprietari, sino a cacciarsi poi
colla figliuola nel palazzetto dei
Rubiera
Il fabbricato occupava quasi tutta la
lunghezza del vialetto".
"Fin dall'androne immenso e
buio, fiancheggiato da porticine
basse, ferrate a uso di prigione, si
sentiva di essere in una casa ricca".
Da "Mastro Don Gesualdo"
Modica
Salvatore Quasimodo
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
Casa natale di Salvatore Quasimodo
La casa è visitabile. Contiene, oltre ad un letto in
ferro battuto, gli altri mobili ed arredi di primo
Novecento; inoltre sono presenti i mobili dello
studio di Milano e una vecchia macchina da
scrivere Olivetti, che il figlio Alessandro ha
donato alla casa - museo nel 1996. Da un
vecchio nastro, ai visitatori viene fatta ascoltare
la voce del Poeta registrata durante la cerimonia
di conferimento del Nobel a Stoccolma.
A Modica opera il Parco Letterario Salvatore Quasimodo, che
ha sedi pure a Roccalumera, paese d'origine della famiglia, ed a
Messina, dove il Poeta trascorse buona parte dell'adolescenza, e
dove intraprese gli studi superiori. Il Parco cura varie
manifestazioni culturali della città di Modica, soprattutto nel mese
di agosto, quando ricorre l'anniversario della nascita.
Duomo di San Giorgio
Spesso indicato e segnalato come monumento
simbolo del Barocco siciliano tipico di questo
estremo lembo d'Italia. Inserito nella Lista
Mondiale dei Beni dell'Umanità dell'UNESCO, è il
risultato finale della ricostruzione
sei/settecentesca, avvenuta in seguito ai disastrosi
terremoti che colpirono Modica nel 1542,
nel 1613 e nel 1693.
La chiesa di S. Maria del Gesù (1478-
1481) e l'annesso convento (1478-1520
appartennero ai Frati Francescani Minori
Osservanti. Conserva uno splendido
chiostro a due ordini in stile tardo-gotico; si
tratta di un unicum in tutta l'Italia
meridionale, con paragoni stilistici
sopravviventi solo in Catalogna. La chiesa
fu costruita restaurando un edificio
francescano già presente almeno
dal 1343. Purtroppo la chiesa e il convento
attualmente non sono visitabili, in quanto
l'ex-convento è sede carceraria sin
dal 1865. È visibile però il prospetto
quattrocentesco della chiesa.
Castello dei Conti
Ha rappresentato per tanti secoli la sede del
potere politico e amministrativo della Contea di
Modica. Era infatti presidio fortificato militare e
carcerario. Con l'Unità d'Italia, furono cacciati dai
loro conventi e monasteri gli Ordini religiosi, ed il
Castello fu definitivamente abbandonato. Oggi è
possibile visitarne le carceri medievali, civili e
"criminali”, presenti nel cortile interno, la chiesa
della Madonna del Medagliere e ciò che resta
della chiesetta di San Cataldo.
Agrigento
Luigi
Pirandello
"Io dunque son figlio del Caos;
e non allegoricamente, ma in giusta realtà,
perché son nato in una nostra campagna,
che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in
forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti. Colà la
mia famiglia si era rifugiata dal terribile colera del
1867, che infierí fortemente nella Sicilia”
Agrigento (Girgenti) è la "città di Pirandello".
La città in cui Luigi Pirandello è nato e si è formato, dalla quale non si è mai staccato se non fisicamente e alla
quale non può non far ritorno. Ma anche la città "teatro" dei personaggi in cerca di autore e delle situazioni
"pirandelliane" senza tempo.
Luogo emblematico che diventa "la fascia climatica nella quale molte creature
pirandelliane amano respirare, soffrire, scontrarsi, vivere!"
(Enzo Lauretta)
La Casa natale di Luigi Pirandello è
una costruzione rurale della prima
metà del XVIII secolo sita in una
contrada tra Agrigento e Porto
Empedocle, denominata Caos.
«Sono caduto, non so di dove né come
ne perché, caduto un giorno, caduto in
un’arida campagna di secolari olivi
saraceni, di mandorli e di viti affacciata
sotto l’ondata azzurra del cielo, sul nero
mare africano… »
La Biblioteca è un centro multimediale di
documentazione sul drammaturgo siciliano, che
conserva e offre una notevole varietà di
documenti distinti in monografie, materiali rari e
di pregio, periodici. Di estremo interesse sono i
documenti autografi, in gran parte provenienti
dagli eredi di Pirandello: circa 5000 documenti,
molti dei quali ancora inediti, tra lettere, copioni
teatrali manoscritti e dattiloscritti, frammenti,
ritagli di giornali e diversi cimeli personali, in
particolare la tessera del partito fascista del
1936, la tessera della Reale Accademia d'Italia,
il libretto universitario di Bonn del 1889.Urna cineraria di Pirandello
… sia l'urna cineraria portata in
Sicilia e murata in qualche rozza
pietra nella campagna di Girgenti
dove nacqui.
Parco archeologico e
paesaggistico della
Valle dei Templi
Uno dei siti archeologici più
rappresentativi della civiltà greca
classica.
Comprende i templi dorici della collina
sacra, inserita dall'Unesco nella lista del
patrimonio culturale dell’umanità.
Tempio di Era Lacinia (Giunone)
Tempio della Concordia
Tempio di Eracle (Ercole) Tempio di Zeus (Giove) Olimpico
Tempio dei Dioscuri
Tempio di Efesto (Vulcano)
Termpio di Asclepio (Esculapio)
Santuario rupestre di DemetraTomba di Terone (Hereon)
Oratorio di Falaride
I primi lavori per la realizzazione della Cattedrale di Agrigento
cominciarono prima dell'anno 1100 per volontà del vescovo
Gerlando. Ma soltanto 200 anni dopo la chiesa realizzata venne
intitolata a San Gerlando, patrono della Città dei Templi.
Già nel 1600 la cattedrale di Agrigento aveva perduto lo stile e la
struttura primitivi. Una paurosa frana nel 1966, ha provocato ingenti
danni al Duomo che è rimasto chiuso, in fase di restauro, per una
decina d'anni.
ll centro storico di Agrigento è formato da tante viuzze e
cortili che somigliano molto a quelli che si possono
ammirare nelle città del nord Africa. Lungo il percorso si
possono visitare le numerose e caratteristiche edicole sacre
e decine di chiese.
Quest’ultime, frutto di stili di costruzione a volte totalmente
diversi, contengono all’interno dei veri e propri tesori di arte
sacra molto spesso sconosciuti al grande pubblico.
Patrono di Agrigento è San Gerlando ma i festeggiamenti che
sono tributati a San Calogero non hanno eguali probabilmente in
nessun altro angolo del mondo.
Durante gli otto giorni (dalla prima alla seconda domenica di luglio)
di festa, si intersecano misticismo, antiche tradizioni, leggende e
profonda fede cristiana che si uniscono e sprigionano un'energia
difficilmente traducibile in semplici parole.
L' abbazia di Santo Spirito venne fondata dalla nobildonna agrigentina Marchisia
Prefolio.
Costei aveva sposato il cavaliere Federico I, appartenente ad uno dei più illustri
casati nobiliari del XIII sec., i Chiaramonte. Quando Federico morì, la Prefolio
trasformò il suo palazzo in monastero, incorporandolo nel complesso
dell'abbazia di Santo Spirito.
Non è possibile stabilire con certezza la data di fondazione: da un atto notarile
riguardante una donazione al Monastero, rogato nel gennaio 1295, si ricava che
già a quell'epoca il monastero esisteva ed era in piena efficienza.
Associazione culturale Euro.In.Form.Ma.Caltagirone
I corsisti:Bennici Tiziana
Palumbo DanielaPlacenti Marzia