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1
I Principi dell’etica personalista
RAFFAELE SINNO Docente di bioetica ISSR di Benevento- Facoltà Teologica Italia Meridionale Docente di bioetica Master in Bioetica Università degli Studi di Bari
2
3
La Nascita della bioetica
Van Rensselaer Potter
scrive un articolo nel 1970 dal titolo:
"Bioethics: the Since of Survival “.
4
5
Nel 1971 lo stesso autore scrive il testo che
dà avvio alla bioetica contemporanea dal titolo :
" Bioethics: the Bridge of future.”
6
7
I grandi passi della medicina (Rianimazione; Trapianti; Fecondazione artificiale; Diagnosi prenatale;Genetica) pongono l’uomo di fronte a nuove possibilità e nuovi dilemmi.
La scienza sperimentale amplia lo spettro di possibilità nell’ambito della cura e della manipolazione dell’uomo, divenendo sempre più “arte del possibile”.
Le nuove possibilità portano dei rischi, sollevano degli interrogativi, richiedono responsabilità
8
9
Non tutto ciò che è tecnicamente possibile
è di per sé moralmente accettabile.
10
11
Potter dichiara che la sua idea di
bioetica è stata influenzata da
C.H. Waddington autore del volume
“The Ethical Animal”.
12
Scrive Potter di Waddington:
“ Un bioeticista prima che la parola fosse inventata,
un uomo spinto dall’esigenza di sviluppare una teoria
etica alla luce del sapere biologico, puntando ad un
obiettivo simile al mio”.
13
Una Sapienza biologicamente fondata.
Biological wisdom
14
15
Che cosa è bene fare?
Cosa scegliere?
Quali principi etici?
16
17
Nel 1958 un altro autore pubblica un
articolo che influenzerà molto V.R. Potter.
L’autore e’ Th. Dobzhansky e l’articolo si
intitola Evolution at Work”.
18
Quest’autore elabora tre idee che verranno
riprese e elaborate da Potter.
19
Le tre idee sono :
1. Nessuna legge biologica può assicurarci
che le nostre specie continueranno ad esistere.
20
2. La specie umana è il solo prodotto
dell’evoluzione che sa come s’evoluta e
continuerà ad evolversi.
21
3. È compito della scienza trovare programmi
per individuare quegli “ sviluppi dell’evoluzione
che la natura non ha fornito”.
22
23
I capisaldi di questa nuova disciplina sono
L’interdisciplinarietà;
Scienza che guarda al futuro;
Globalità.
24
L’INTERDISCIPLINARIETÀ.
Si pone come un ponte che si getta
tra diversi campi del sapere.
25
SCIENZA CHE GUARDA AL FUTURO.
I temi che tratta riguardano i destini
delle future generazioni.
26
SCIENZA DELLA GLOBALITÀ.
Non s’interessa solo della salute o degli
aspetti biofisici umani, ma volge lo sguardo
sui destini della biosfera, sui rapporti tra uomo
e cosmo, tra ambiente e cultura.
27
I capisaldi della bioetica sono racchiusi
nel “Credo bioetico”, che Potter indica in
“ The bridge of future”.
28
1. Credo : Accetto il bisogno di una terapia
d’urto in un mondo affetto da crisi.
29
Impegno : Lavorerò con altri per migliorare
la formulazione delle mie convinzioni, per
sviluppare ulteriori credo, e per l’unione di
un movimento mondiale che renda possibile
la sopravvivenza ed un migliorato sviluppo
della specie umana in armonia
con l’ambiente naturale.
30
2. Credo : Accetto il fatto che la futura
sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità,
da un punto di vista sia culturale che biologico
siano fortemente condizionati dalle attuali
attività e progetti dell’uomo.
31
Impegno: Cercherò di vivere la mia propria
vita e d’influenzare la vita degli altri in modo
da promuovere l’evoluzione di un mondo
migliore per le future generazioni dell’umanità,
e cercherò di evitare azioni che metterebbero
a repentaglio il loro futuro .
32
3. Credo : Accetto l’unicità di ciascun individuo
ed il suo bisogno istintivo di contribuire al
miglioramento di una più larga parte della società
in un modo che sia compatibile con i bisogni a
lunga scadenza dell’umanità.
33
Impegno : Cercherò di dare ascolto al punto
di vista ragionato di altri, che facciano parte
di una maggioranza o di una minoranza ,
e cercherò di riconoscere il ruolo del
coinvolgimento emotivo nella produzione di
un’azione efficace.
34
4. Credo : Accetto l’inevitabilità’ di sofferenzeumane che debbano risultare dal disordine
naturale nelle creature biologiche e nel mondo fisico, ma non accetto passivamente
la sofferenza che derivi dall’inumanità dell’uomo verso altri uomini.
35
Impegno : Tenterò di far fronte ai miei problemicon dignità e coraggio, tenterò di dare assistenza
ai miei simili quando siano afflitti, e lavorerò con lo scopo di eliminare, nel loro complesso,
le sofferenze inutili del genere umano.
36
5. Credo : Accetto il carattere definitivo della
morte come necessaria parte della vita. Affermo
la mia venerazione per la vita, il mio credo nella
fratellanza dell’uomo ed il mio credo in un
obbligo verso le future generazioni dell’uomo.
37
Impegno : Tenterò di vivere in un modo che possa giovare alla vita dei miei simili, ora e
nel tempo a venire, e di essere ricordato con favore da coloro che verranno dopo di me.
38
39
IL SISTEMA DEI PRINCIPI.
Tra il 1974 e il 1978 la “National Commission for
the protection of Human Subjects of Biomedical
and Behavioral Research”, indicava quali
dovevano essere i principi etici regolatori
della sperimentazione medica”.
40
Agli inizi degli anni 80’ il “Belmont Report“,
integrava e sintetizzava altri documenti in merito
e indicava un’organica impostazione del modello
etico che fu definito “dei principi”.
41
I I principi etici applicati al contesto della sperimentazione clinica.
42
Principio del rispetto dell’Autonomia
per i soggetti coinvolti nella sperimentazione.
43
Principio della Beneficialità delle procedure.
44
Principio di Giustizia legato alla fase di
sperimentazione e di verifica a distanza
dei soggetti arruolati.
45
Nel 1979 due autori T. L. Beauchamp e
Childress, nel loro lavoro “Principles of
biomedical ethics”, oltre ad una definitiva
sistemazione dei principi introducono il dilemma
del rapporto tra doveri e conseguenze, tra la
decisione e la deduzione etica.
46
Il Sistema dei Principi prevede tre cardini
etici di riferimento.
47
PRINCIPIO DI AUTONOMIA.
Vale a dire l’esigenza di libertà delle persone
che sono in gioco nel rapporto etico.
48
PRINCIPIO DI AUTONOMIA Il cardine di questo principio è che il soggetto può decidere liberamente di accettare , o no, qualsivoglia azione in campo sanitario e in generale nel rapporto etico, in ragione della sua capacità di far fronte autonomamente ai problemi personali.
49
La teoria dell’autonomia considera diversi capisaldi : Autodecisione; Diritto di libertà; Diritto di riservatezza; Capacità razionale di una scelta.
50
Se il soggetto non è in grado di scegliere , chi decide?
La famiglia;Il Tutore legale;
La comunità etica- sociale;La norma etica vigente?
51
I LIMITI DEL MODELLO DELL’AUTONOMIA
52
ll modello contrattualistico si basa sull’esatta
convinzione che ogni relazione possa
esaurisrsi in una sorta di patto.
53
Il contrattualismo di H.T. Engelhardt
54
“Il pluralismo morale è una realtà di fatto e
e di principio”
55
Fondare la relazione sul rapporto costi
benefici determina tensioni e crisi,
non crescite conoscitive interpersonali.
56
Puntare esclusivamente sui diritti, senza
tenere conto dei doveri, comporta la rinuncia
al raggiungimento delle mete.
57
Il modello contrattuale è veramente legalista,
volendo risolvere con delle norme, questioni di
principio.
58
H.T. Engelhardt risponde a queste critiche con i seguenti punti:
1. con la forza etica e razionale;2. con la conversione di una parte alle posizioni dell’altra;3. con la verifica di una corretta concezione razionale
59
Un rapporto etico, oltre che umano, non può
essere risolto o condotto esclusivamente
su di un contratto di forza.
Ciò genera rassegnazione, pessimismo, e
annulla ogni libera decisione umana.
60
61
PRINCIPIO DI BENEFICIALITÀ.
Inteso come obbligo di “primun non nocere”,
in pratica ogni azione per promuovere il
bene.
62
Questa visione è, tuttavia, riduttiva del
concetto di beneficenza, poiché tiene conto
solo delle motivazioni e non degli obiettivi.
63
i Il principio del bene si fonda su quattro aspetti analitici che sono:
Prevenire il male ; Rimuovere il male;
Promuovere il bene; Operare un bilancio tra costi e benefici .
64
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA.
Trattare tutti senza discriminazione di sorta.
65
66
PRINCIPIO DI GIUSTIZIA
Nel mondo sanitario “Giustizia” significa
assicurare trattamenti che scientificamente siano
ritenuti validi e applicati nella loro interezza.
67
La giustizia deve riguardare, in bioetica,
non la semplice “ pari opportunità”,
ma il rispetto della diversità costitutiva
del corpo altrui.
68
Il fulcro di tale principio è quello che si deve
passare dalla semplice azione virtuosa ad
obbligo morale, ciò comporta un rapporto
sincrono tra i soggetti in gioco.
69
Quale giustizia? Una giustizia che si deve trasformare in Solidarietà. “ Non si può essere giusti se non solidali e non solidali se non motivati dalla giustizia “ ( F. Bellino).
70
71
Che cosa significa Principio ?
72
In un primo caso significa il fondamento di
una teoria etica o di un percorso razionale.
73
Un secondo significato, al plurale I Principi,
una serie di norme in base alle quali si esprime
un giudizio morale in relazione a ciò che è
giusto oppure sbagliato.
74
Due sono i versanti d’applicazione etica,
e i modi di intendere i principi.
Un modello decisionista;
Un modello deduzionista.
75
MODELLO DECISIONISTA.
“ Che cosa significa decidere? E in conformità
a che cosa”, si domanda Engelhardt.
76
La domanda è, aristotelicamente parlando,
un’appetizione deliberata che concerne
cose che dipendono da noi.
77
Per la visione esistenzialista decidere è :
“Il tacito e angoscioso autoprogettarsi
sul proprio essere consapevole”. (Sein un Zeit).
78
Decidere in etica significa applicare al contesto
il proprio sistema, un progetto già fondato.
Costruire una metaetica.
79
MODELLO DEDUZIONISTA.
La deduzione è un rapporto per il quale una conclusione deriva da più premesse.
In filosofia la deduzione è stato il terreno di confronto di diverse teorie dal sillogismo classico
(aristotelico), alla logica contemporanea.In altri termini, se la derivazione doveva essere
realizzata da un ragionamento che andava dall’universale al particolare o viceversa.
80
Ogni deduzione ha:
Una derivazione;
Una conseguenza.
81
La derivazione è una serie infinita di enunciati, in
cui ogni passo è definito da una successione
logica ma non derivabile dall’intera catena di
derivazioni . (Carnap).
82
La conseguenza è anche detta implicazione. In
altri termini, significa un enunciato che ne implica
un altro, secondo leggi di necessità.
83
Sia la decisione che la deduzione, non considerano che
ogni esperienza umana ha in sé delle funzioni integrate e
complesse.*
*R. Sinno, Confronti fondativi in bioetica. La vita tra sacralità e qualità, Levante, Bari 2002.
84
Nasce nell’azione etica, indagata dalla bioetica, la
questione se utilizzare un sistema già fondato
nelle sue premesse, oppure effettuare una
valutazione che dipenda dal singolo caso.
85
Bisogna ancorarsi ad un sistema di principi
statici o rimanere nella situazione
particolare, senza essere in grado di
costruire un sistema di riferimento?
86
Nel contesto umano, e nelle situazioni pratiche, è
noto che i principi sono insufficienti a rispondere
alle domande “complesse”, e spesso sono in
conflittualità tra loro.
87
Autonomia, giustizia e beneficialità trovano terreno di scontro in moltissime situazioni:
nelle problematiche d’inizio e fine vita;
nella gestione delle politiche sanitarie;
nell’applicabilità dell’allocazione delle risorse.
88
89
LE CRITICHE AL MODELLO PRINCIPIALISTA
90
Questi principi hanno una logica fine a se
stessi,
non risolvono i conflitti
né da un punto di vista pratico, né teorico.
91
Creano una collezione di casi concreti,
un’antologia casistica senza riuscire
ad integrare decisionismo e deduzionismo
che sono entrambi presenti nel gioco etico.
92
Emerge un dato essenziale in questo modello:
il relativismo etico.
93
E’ assente la reciprocità tra principi ,
la tensione per un confronto etico consapevole
nei diversi contesti umani e sociali.
94
E’ necessario, invece, che nel dinamico incontro
tra principi, l’aspetto deontologico, quello etico-
morale, e gli aspetti più squisitamente scientifici,
necessitino di un’organica collaborazione, una
relazione costante alle esigenze umane.
95
96
Se i principi fondamentali da rispettare sono quelli
ineludibili, insostituibili, fondamentali, quando essi
entrano in conflitto, quale riteniamo meno
importante: la libertà del soggetto, il bene
presunto, o il rapporto di giustizia con gli altri
esseri o con la società ?
97
La risposta del principialismo è nell’applicare il sistema del DOVERE PRIMA FACIE.
98
Per ovviare alle critiche mosse da più parti lo stesso
Beauchamp suddivise i principi Prima Facie in due classi :
Prima Facie duties;
Actual duties.
99
I Prima Facie duties corrispondono ai principi generali,
mentre gli Actual duties a quelli del contesto particolare.
In realtà questa risposta non ha eliminato le critiche al
modello principialista.
100
Una critica che si muove a questa soluzione
è la seguente :
“Nel confronto tra principi ognuno di essi
applica un concetto di bene per l’uomo, e la
sintesi non può essere data dalla semplice
sommazione o sottrazione d’effetti“.
101
Che cosa è bene fare?
Cosa scegliere?
Quali principi etici?
102
Per ovviare a queste difficoltà in bioetica è
stato proposto il modello etico
del Personalismo.
103
BENEOBIETTIVO
UMANO
POLITEISMO ETICO NON
CONDUCE DI FATTO AL RELATIVISMO ETICO
TOLLERANZA ETICA NON SIGNIFICA INDIFFERENZA ETICA
104
IL PLURALISMO ETICO:
Antropologia di riferimento;
Chi è la persona umana?
Che cosa significa la dignità di essa?
105
LA FONDAZIONE DEL GIUDIZIO ETICO:
La giustificazione di una scelta;
La Gerarchia di valori da attribuire nella scelta.
106
A quali valori occorre riferirsi per fondare
il giudizio etico su ciò che è lecito e ciò
che lecito non è?
107
Nel corso dei secoli si sono confrontati
due sistemi di riferimenti etici :
IL Cognitivismo etico;
IL non Cognitivismo etico.
108
Il Cognitivismo considera la possibilità di
fondare razionalmente e oggettivamente
le norme morali.
109
Il Non Cognitivismo afferma che i valori
non possono essere oggetti di conoscenza.
110
I CARDINI DEL NON COGNITIVISMO.
111
La “legge di Hume” e la fallacia naturalistica:
Non è legittimo ricavare una norma (e quindi un
imperativo, un dover essere) da un fatto.
112
Empirismo e neo-empirismo:
Soltanto gli enunciati descrittivi (e non quelli
prescrittivi) possono essere veri o falsi.
113
I fatti sono conoscibili, descrivibili con il verbo
all’indicativo (is),
e sono dimostrabili scientificamente
(verificazione – falsificazione).
114
I valori e le norme morali sono semplicemente
presupposti e danno luogo a giudizi prescrittivi
(ought) indimostrabili. Non è possibile dedurre
direttamente dalla descrizione dei fatti empirici
delle norme morali. E’ indebito il passaggio dal
“IS” al “OUGHT”, dal ”essere” al “dover essere”.
115
Questo percorso nega la Metafisica ,
che dobbiamo invece rileggere come
percorso di riconciliazione
tra essere e dovere essere.
116
117
Il Personalismo tenta di superare questa
apparente inconciliabilità e propone il
passaggio dall’ essere al dovere essere.
118
Propone un finalismo non gerarchicamente
imposto, al contrario un livello di passaggio
e ricerca dalla quantità alla qualità dell’essere,
che si evidenzia nella manifestazione nel
suo esistere.
119
120
Che cosa è la Persona ?
Chi è la Persona ?
121
La persona è Identificazione di un identità,
un’ attribuzione di identificazione.
122
Tre sono i piani d’indagine del concetto
di persona, in relazione alla riflessione della
bioetica contemporanea.
123
1.IL Superamento del livello biologico e
la considerazione dei suoi limiti.
124
2.Lo Studio inferenziale della persona.
125
3. La Costitutività ontologica della persona.
126
127
L’aspetto biologico non può prescindere dalla
idea che il “ sensismo”, e il suo corrispettivo
giuridico che è l’utilitarismo, negano il concetto
di persona ritenendolo susseguente,
non necessario.
128
Il Biologismo nella ricerca di una radice
comune a tutti gli esseri viventi azzera
(riduzionismo) le gradualità ontologiche,
che sono un’ evidenza (un fatto e un valore)
di per sé scientifica, oltre che etica.
129
Nella riaffermazione delle differenze non è
implicita la dichiarazione di una sopraffazione
ontologica, al contrario si evidenzia un
percorso comune naturale, in cui la titolarità
non è solo dipendente da un maggiore o
minore grading di razionalità referenziale .
130
All’interno del panorama bioetico esistono
due punti di analisi e di prospettive per quello
che concerne la Persona.
131
La prima si definisce Ontologica ossia
contestuale al suo stesso Essere – persona.
132
Il suo obiettivo è una ricerca sostanziale prima
che attualistica del suo essere persona.
133
La scuola ontologica ricerca un percorso in cui
l’atto empirico del divenire persona è solo un
punto di partenza contestuale, e offre spunti di
argomentazione razionali che suggeriscono
gradi di adesione all’ essere - Persona .
134
La scuola Ontologica si oppone alla posizione
Funzionalistica – Attualistica.
135
La corrente di pensiero attualistica-funzionalista
ritiene che la persona sussiste nella
manifestazione dei suoi atti, nella valutazione di
essi, e studia “ l’essere persona” con un
metodo empirico, valutando la persona dai
caratteri e dalle qualificazioni che possiede.
136
I caratteri presi in considerazione sono:
Razionalità; Relazionalità; Autocoscienza; Autonomia.
137
Il capostitipe di questa linea di pensiero è
H.T . Engelhardt che ritiene essenziale la
presenza dell’autocoscienza e della
relazionalità
come elementi di distinzione tra il semplice
essere senziente e quello dotato di giudizio
morale a cui si attribuisce per questo
il titolo di Persona.
138
Si tratta di un estensione del biologismo
Trascendentale nel senso che “ l’ Io
Kantiano”
è considerato tale solo perché organizzato
secondo un ordine gerarchico di strutture
biologiche, rivolte al funzionamento
di facoltà superiori.
139
Le scelte morali sono conseguenze della
presenza di queste facoltà, senza le quali non
esiterebbe non solo il giudizio,
ma la stessa Etica, a cui non si riconosce
nessuna valenza Universale.
140
Gli individui che non sono in grado di dare il
proprio consenso diventerebbero “oggetti” della
beneficenza degli “agenti morali”, che potrebbero
decidere di proteggerli, ma potrebbero anche
decidere di sacrificarli in vista della realizzazione
di altri beni.
141
142
Una fondamentale distinzione dalla posizione
Funzionalistica-attualistica della persona è
quella di Derek Parfit, capostipite di una corrente
di pensiero che oggi si indica con il termine di
approccio psicologico-empirista.
143
La dignità di una persona dipende,
secondo
D. Parfit, dalle sottodeterminazioni dei suoi
stati mentali-coscienti.
144
“ La coscienza di sé – self determination –
rappresenta un aspetto generale di un
livello
di semplice organizzazione strutturale, la
nuova frontiera da indagare è l’essenzialità
della mente come locus di differenze” ** D. Parfit, Ragioni e persone, University Oxford Press, 1984.
145
Queste posizioni conducono a limitare
la mente a coscienza, con le relative mappe
neuronali.
146
Il riduzionismo etico – giuridico deriva,
come conseguenza applicativa, da tale
visione socio-biologista.
147
“ L’ovulo fecondato non è un essere umano e una persona fin dall’inizio, ma lo diventa lentamente,la distruzione di questo organismo all’inizio non è moralmente sbagliata,ma a poco a poco lo diventa. Mentre all’inizio non è per nulla moralmente sbagliata, in seguito diventa una mancanza non grave che sarebbe giustificata solo se, tenuto conto di tutto, la futura nascita del bambino fosse un’eventualità peggiore per i suoi genitori o per altri. Solo quando un essere Umano diventa persona diventa un atto moralmente sbagliato.
148
Un ulteriore problema sollevato dall’attualismo
Psicologico è come si inserisce l’identità
personale all’interno della coscienza
( self-determination).
149
Questa posizione ha condotto alla costituzione
di un ‘etica che rifiuta una costruzione Universale
per attenersi agli aspetti socio-psicologici individuali.
150
“Nell’etica non c’è verità (…): la stessa varietà storica dei principi
morali convince che essi son frutto di processi culturali, sociali e personali,
e non sono riconducibili ad un’astratta e metastorica zona della verità
immediatamente intuibile da ogni intelletto”
U. SCARPELLI, L’etica senza verità, Il Mulino, Bologna 1982.
151
“Un’etica è dunque sempre e radicalmente individuale (…). Non c’è ragione definitiva per cui la mia risposta
debba valere per altri: posso soltanto presentare argomentando la mia risposta perché ciascuno giudichi
se e fino a che punto possa diventare risposta sua. Ognuno segue nell’etica la sua strada, ognuno può offrire
persuasione, ognuno deve infine decidere per sé stesso”
152
Nel proporre un’ etica della tolleranza questo
sistema si contraddice, perché poi accetta
le conclusioni del contrattualismo che non
attribuisce dignità di persona a quei soggetti non
in grado di esprimere le proprie volontà.
E’ una tolleranza di parte!!!
153
personeesseri umani
esseri nonumani
154
155
Sul versante diametralmente opposto si
pone il Personalismo, che ritiene la persona
una dinamica espressione dell’essere.
Per questo la persona è sostanziale, relazionale,
libera, capace di tendere alla trascendenza.
156
Il concetto di persona presuppone un
convincimento: che l’uomo “sporge”
(emerge) dalla natura-ambiente, si
percepisce come soggetto autonomo, e
trova in se stesso (nel suo essere) la fonte
della propria dignità.
157
Il Personalismo ontologico si può racchiudere
nel seguente programma etico:
“ Es individum quod est in se in distinctum, ab
aliis vero distinctum”.
158
L’individuo conferma nella singolarità
l’appartenenza alla Totalità della sostanzialità.
159
La singolarità della persona si connota in una caratteristica che
solo essa possiede: la quasi compresenza di una Incomunicabilità
ontologica e di una comunicabilità Intenzionale.
Incomunicabilità nell’ordine dell’esistere, perché essa possiede ed
esercita il proprio atto di esistere che è solo suo e non
compartecipabile ad altri; comunicabilità intenzionale nell’ordine
dell’agire, cioè nel conoscere, amare, del dialogare, del “vivere
con”, un apertura all’interno e contemporaneamente all’esterno
E. Cassier, Dibattito sulla sostanza e persona, Davos 1929.
160
LE POSIZIONI ETICHE E FILOSOFICHE
DEL PERSONALISMO.
161
1. Personalismo Relazionale – Comunicativo.
Questa corrente di pensiero si ricollega al
pensiero di Habermas e del filosofo Apel.
162
E’ un pensiero che inserisce il concetto di persona in una matrice dialogica del processo di comunicazione, sia a livello intrapersonale che a livello interpersonale, e si articola nel costante confronto fra il sentimento che ognuno ha di se
stesso (costruito in modo prettamente autoreferenziale) e l'identità ascrittaci
dall'esterno, nel contatto con i nostri altri significativi e con la struttura sociale.
163
Habermas definisce l’'identità, come “la visione
che una persona ha di quello che è, delle proprie
caratteristiche fondamentali, che la definiscono
come essere umano”.
164
2. Personalismo Ermeneutico .
165
Il rappresentante di questo pensiero è
H.G. Gadamer, in cui la persona svolge un
ruolo interpretativo della realtà esterna.
166
“In un mondo governato dalla tecnica la
persona rappresenta la fusione dei diversi
orizzonti che lo compongono”.
H. G. Gadamer, Wahreit un Methode, Tubingen 1965, 2, p. 10
167
3. Personalismo Comunitario.
168
Il rappresentante del Personalismo
relazionale - comunitario
è il filosofo E. Mounier.
169
Il carattere espressivo- dialogico
del personalismo è fondato su di
un’estensione
della presenza del singolo, come tramite della
relazione comunitaria dell’essere.R, Sinno, Bioetica e persona, Elleti, Benevento 2001, p. 36.
170
“ La persona è un focolare di libertà , e perciò
resta oscuro come il centro della fiamma.
Solo rifiutandosi a me come sistema di nozioni
chiare, si rivela e si afferma come fonte di
imprevedibilità e di creazione”
( E. Mounier).
171
172
4. Personalismo Ontologico
173
Persona significat id quod est perfectissimusin tota natura scilicet sub-sistens in rationalinatura.*
S. Tommaso , Summa Theologica, I, q.29 a. 23.
174
Il Personalismo ontologico, nell’ Individuare una
sostanza razionale, alla quale attribuisce dignità e
ragionevolezza,deduce delle conseguenze etiche
e bioetiche.
175
L’uomo è persona perché è l’unico essere in cui:
la vita diviene capace di auto-riflessione (= ragione);
di autodeterminazione (= libertà);
di cogliere il senso delle cose (= coscienza).
176
Ragione, libertà, e coscienza non sono riducibili
alle “leggi dell’evoluzione”, ma derivano
dall’anima razionale (spirituale) che informa e
dà vita al corpo.
177
Differenza sostanziale uomo/animale.
Irriducibilità dell’uomo a “parte della società”,
poiché egli ne è origine e fine.
178
La persona è una unitotatiltà corporeo e
spirituale il cui valore è dato da ciò che è, non
solo dalla possibilità delle le scelte che fa.
179
In ogni scelta la persona impegna ciò che è, la
sua esistenza e la sua essenza, il suo corpo e il
suo spirito .
180
Consapevolezza razionale che ogni essere
umano possiede un eguale e intrinseco valore,
che chiamiamo dignità.
181
182
I PRINCIPI DELLA BIOETICA PERSONALISTA
183
1. Il principio di difesa della vita fisica
2. Il principio terapeutico
3. Il principio di libertà e responsabilità
4. Il principio di socialità e sussidiarietà
184
185
1.IL PRINCIPIO DI DIFESA DELLA VITA FISICA
186
La vita corporea è il valore fondamentale
della persona, è co-essenziale alla sua natura.
Risulta imperativo la sua difesa,
oltre qualsiasi ragione.
187
Il primo imperativo etico: il rispetto della vita.
188
Un intervento sulla vita fisica è un intervento
sulla persona,un danno è un danno alla persona.
189
La vita umana fisica non esaurisce tutto il
valore della persona,essa rinvia al bene
supremo, rinvia al trascendente.
190
Il diritto alla vita precede quello della salute.
191
Si riconosce il diritto all’integrità psico-fisica e
spirituale, ma si attribuisce alla morte
il suo limite naturale.
192
Ne consegue il rifiuto sia dell’abbandono
terapeutico che dell’accanimento in tutte
le diverse forme, proponendo,
in linea con il principio personalista,
un accompagnamento della persona umana
nelle sue fasi finali della vita.
193
2. IL PRINCIPIO TERAPEUTICO
194
Un intervento sul corpo umano è giustificato
quando è il suo scopo è quello di salvaguardare il
tutto o la vita del soggetto.
195
Un intervento sul corpo umano è consentito alle seguenti condizioni:
Intervento sulla parte malata o causa attiva di malattia;
Assenza di alternative;
Ragionevole possibilità di successo;
Il consenso dell’interessato o dell’avente diritto
196
A questo principio si ricollega la norma della
proporzionalità delle terapie, che consente di
valutare la proporzione dei costi e dei benefici,
non adoperando una metodologia utilitaristica.
197
La norma della proporzionalità “esige che nel praticare una terapia la si valuti all’interno
della Totalità della persona, e pertanto si esigauna certa proporzione tra rischi e benefici cheessa procura. Praticare cure sproporzionate,
senza prevedibili risultati, può rappresentare dimostrazione
di aggressività e di accanimento terapeutico”.
E. Sgreccia, Manuale di Bioetica, Vita e Pensiero, Milano 1996,p106
198
3. IL PRINCIPIO DI LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ
199
La libertà del soggetto non può essere
sottoposta al suo soggettivismo, ma è
coessenziale alla responsabilità che si
ha verso se stessi, verso gli altri e in
generale nei riguardi
della dignità e della difesa della vita .
200
Libertà da e libertà per Rem ponderare sulle situazioni e sui giudizi etici.
Responsabilità nei confronti della vita
201
Libertà per res-pondere:
Responsabilità individuale (verso se stessi);
Responsabilità sociale (verso gli altri);
Responsabilità professionale (verso
particolari categorie di persone in modo
particolare i deboli e gli indifesi).
202
Responsabilità nei confronti della vita,
che deve assumere l’obiettivo e il fine
di qualsiasi progresso tecnico-scientifico,
e rappresentare il Golden-goal etico.
203
4: Il PRINCIPIO DI
SOCIALITÀ E SUSSIDIARIETÀ
204
Questo principio impegna ogni persona, in
virtù della relazionalità che la costituisce
ontologicamente, a vivere compartecipando
alla realizzazione degli altri uomini.
205
La vita propria, e altrui, è un bene non soltanto
personale, ma anche sociale, e impegna la
società a promuovere la Vita e la salute di
ciascuno.
206
Per la sussidiarietà, la comunità deve da un lato aiutare di più dove più grave è la necessità
(curare di più chi è più bisognoso di cure e spendere di più per chi è più malato),
dall'altro non deve soppiantare o sostituire
le iniziative libere dei singoli e dei gruppi,
ma garantirne il funzionamento.
207
Secondo F. Bellino questi principi non sono antitetici a quelli del principialismo ,e ne rappresenterebbero un approfondimento del livello esperenziale, garantendo una
matriceassiologica, valutativa, relazionale
F. Bellino, Bioetica e principi del personalismo, in G. Russo, Bioeticafondamentale, p. 101.
208
La Bioetica Personalista riafferma il Valore
del Principio della difesa della vita
di ogni persona, di quella debole ed indifesa.
R. Sinno, Discussioni in Bioetica, Vita Ospedaliera, Roma, nov.2010,p7.
209
“ Se la tecnoscienza consente alla possibilità di scelta di prendere il posto del caso o della necessità naturale,si apre la strada di una cultura dell’autodeterminazione, che ha sempre piùbisogno di regole per determinare un ordine di priorità, per la sicurezza nell’uso della tecnologia. Se la cultura che sottende la bioetica è la cultura dell’autodeterminazione, è nel cuore dell’uomo, nell’abisso della sua libertà, nella scelta di essere dipiù o di annientarsi, nella dialettica tra assurdo e mistero, tra il dominio e il servizio, tra l’essere e l’avere, come ci accredita il Personalismo comunitario, che bisogna cercare le risposte più profonde ai problemi della civiltà contemporanea e anche della bioetica”
F. Bellino, Bioetica e principi del personalismo, op. cit., p. 102.
210
Molti autori hanno interpretato nel Magistero
di Giovanni Paolo II il tentativo di ampliare le
classiche tesi del personalismo ontologico
con la fenomenologia dell’actus Humanus,
quale irriducibile fondamento di Metafisica
della persona.
211
Il valore incomparabile della persona umana.
L'uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio.L'altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale. La vita nel tempo, infatti, è condizione basilare, momento iniziale e parte integrante dell'intero e unitario processo dell'esistenza umana. Un processo che, inaspettatamente e immeritatamente, viene illuminato dalla promessa e rinnovato dal dono della vita divina, che raggiungerà il suo pieno compimento nell'eternità (cf. 1 Gv 3, 1-2). Nello stesso tempo, proprio questa chiamata soprannaturale sottolinea la relatività della vita terrena dell'uomo e della donna. Essa, in verità, non è realtà «ultima», ma «penultima»; è comunque realtà sacra che ci viene affidata perché la custodiamo con senso di responsabilità e la portiamo a perfezione nell'amore e nel dono di noi stessi a Dio e ai fratelli.
212
Urgono una generale mobilitazione delle
coscienze e un comune sforzo etico, per mettere
in atto una grande strategia a favore della vita.
Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova
cultura della vita." (EV 95).
213
“E’ urgente una grande preghiera per la vita, che attraversi il mondo intero. Con iniziative
straordinarie e nella preghiera abituale, da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o
associazione, da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente, si elevi una supplica appassionata a
Dio, creatore e amante della vita" (EV 100).
214
Il pensiero di G. Paolo II introduce , a mio
avviso, nell’ambito della filosofia ontologica
della persona , un terzo paradigma, quello della
Metafisica della Persona .
G. Reale, Fondamenti e concetti base di Persona e Atto di K. Wojtyla,1999,p.17
215
Questa posizione coniuga il fondamento
ontologico classico con l’idea che l’uomo
rimane una meraviglia a se stesso e alla
sua incomparabile ricerca.
216
“ Si ha l’impressione che i molteplici sforzi conoscitivi incentrati sull’ambiente
esterno all’uomo siano di gran lunga superiori agli sforzi e ai conseguimenti
attinenti all’uomo stesso. Ma forse non è una questione di sforzi e di effetti
conoscitivi, e questo lo sappiamo. Forse è semplicemente che l’uomo che
aspetta semplicemente una nuova e penetrante analisi di sé, una sintesi
sempre più aggiornata che non è facile compiere. L’uomo, scopritore di tanti
segreti della natura, deve essere incessantemente scoperto. Rimanendo
sempre in qualche modo un essere sconosciuto, egli esige continuamente
una nuova e sempre più matura espressione della sua natura. Inoltre,
essendo il primo, il più frequente e diretto oggetto dell’esperienza, l’uomo è
esposto proprio per questo all’assuefazione, rischia di diventare per se
stesso troppo comune.
217
Bisogna evitare questo pericolo. Il nostro studio nasce quindi
Dall’esigenza di vincere questa tentazione ……
Nasce dalla meraviglia di fronte all’essere umano, che genera
Come è noto il primo impulso conoscitivo ……..
La meraviglia come funzione dell’intelletto si manifesta in una
serie di quesiti, in seguito, in una serie di risposte e di soluzioni.
In tal modo non solo viene sviluppato il processo di pensare
sull’uomo
ma soddisfa anche una certa esigenza dell’esistenza umana.
L’uomo non può perdere il posto che gli è proprio
in quel mondo che egli ha configuratoK. Wojtyla, Persona ed Atto, Rusconi, 1999, p.77.
218
La Trascendenza orizzontale dell’incontrodella persona con sé stessa e con le persone del mondo, si coniuga con la Trascendenza verticale ontologica dell’Amore, e riesce, in questa sintesi, a cogliere la libertà della verità dell’essere umano.
G. Reale, Fondamenti e concetti base di Persona e Atto di K. Wojtyla,1999,p.40
219
220
La Persona rimane voce ed ascolto del Mistero
della Vita , della sua unicità,e irripetibilità.
221
222
Grazie ai miei amici Paolo e Orietta alle foto di Makunudu che testimoniano ancora una volta la bellezza e l’armoniosità del Creato, e l’Amore delNostro Creatore.
Raffaele Sinno, Bari 2010,“I Principi etici del Personalismo
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