ACAYA (frazione di Vernole) unico esempio di città fortificata ancora intatta di tutto il Sud...

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ACAYA (frazione di Vernole)

unico esempio di città fortificata ancora intatta

di tutto il Sud Italia.

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CASTELLO DI ACAYA

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Il castello di Acaya, si trova a pochi chilometri dalla costa

adriatica del Salento, non molto distante da Lecce e da Vernole,

di cui Acaya è una frazione. Il castello sorge nel luogo

dove sorgeva il piccolo insediamento medievale di Segine,

di proprietà dei dell'Acaya, centro che nel 1535 mutò nome in Acaya, proprio dal nome della famiglia baronale.

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Cenni storici: Il castello fu edificato per volere

del cavalier Alfonso d'Acaya intorno al 1506.

Negli anni successivi (1521) il figlio Gian Giacomo

ricostruì e consolidò l'intero complesso dandogli l'aspetto del borgo fortificato.

Un'epigrafe sul bastione, ricorda, la fine dei lavori nel 1536.

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Tanto fu l'amore di Gian Giacomo per la sua città

che la rinominò Acaya. Con la sua morte nel 1570,

e la vendita del feudo, il borgo di Acaya comincia un

lento ed irreversibile periodo di decadenza.

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Il castello, a pianta trapezoidale, è collegato alla terraferma

(fossato di 4 metri) da un unico ponte.

Le mura fortificate del castello sono delimitate a Sud ed a Nord da due torri di forma circolare;

nel lato Nord del castello, che è anche il limite estremo delle mura,

si trova la zona destinata ai servizi essenziali.

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La rocca cinquecentesca rientra nello schema

dell'architettura militare. L'edificio è un quadrilatero

ai cui vertici si innestano i bastioni,

di forma bassa e robusta, adatti alla difesa\attacco

contro armi da fuoco.

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Castello di ACAYA - SPERONE

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In particolare in direzione N-W e S-E si innestano

due speroni di forma triangolare,

che meglio si adattavano a deviare eventuali attacchi

provenienti da armi da fuoco, ai due lati opposti si

innestano invece possenti torrioni circolari.

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Castello di ACAYA - SPERONE

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Torrione circolaredel castello di Acaya

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Lato est con meridiana

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Lato est con meridiana

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Portale che fiancheggia il Castello

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Portale che fiancheggia il Castello

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Qui (lato Nord) venne costruita la cappella di culto ad uso del barone.

Una scala conduce al piano superiore dove erano le stanze dei signori; tra queste, la sala del bastione,

con al suo interno un dipinto raffigurante lo stemma dei re spagnoli

ed una sala con un fregio in pietra leccese ispirato alla classicità.

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Dormitio VirginisDurante i lavori di restauro del castello

è stato ritrovato un affresco

all'interno di una intercapedine.

Si tratta della Dormitio Virginis databile alla seconda metà del 1300,

estesa circa quattro metri per tre.

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Dormitio Virginis

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Apostoli che assistono alla morte della Vergine e Gesù che ne raccoglie

l'Anima e la presenta al Padre

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La raffigurazione, perfettamente conservata, rappresenta gli

Apostoli che assistono alla morte della Vergine e Gesù che ne raccoglie

l'Anima e la presenta al Padre, secondo la tradizione iconografica

che fa riferimento ai Vangeli apocrifi.

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I dell'Acaya si occuparono anche della difesa dell'intero abitato

utilizzando anche qui i concetti più aggiornati dell'architettura

militare, come le cortine

(mura tra due torri o bastioni)arretrate per una migliore difesa.

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Il maniero ebbe non solo funzione

contro le incursioni turche, ma tale castello poteva

avere un importante ruolo anche nel controllo

del territorio salentino, per il nascente regno di

Carlo V.

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Il castello tuttavia non ebbe solo funzione difensiva, un esempio su tutti è la sala ennagonale,

della torre N-E arricchita da pregevoli fregi.

L'intero impianto è arricchito da diversi stemmi della famiglia dei dell'Acaya.

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Tutti i bastioni posseggono cannoniere a tutti i livelli.

L'impianto è opera dell'architetto militare Gian Giacomo dell'Acaya,

figlio di Alfonso, per conto di Carlo V.

Tale fortezza risulta tra le più innovative e meglio curate

di tutto il "Vice Regno di Napoli“; il dell'Acaya era uno dei più noti

architetti militari del XVI secolo.

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Il castello è stato oggetto di restauro negli ultimi anni

e nel 2008 è stato scelto come sede del Forum

Mediterraneo per la Pace.

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Campanile con orologio

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Castello con il Portale adiacente

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Castello - SPERONE sud-est -

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STEMMA DEI DELL’ACAYA

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STEMMA dei dell’ACAYA

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ROCA (Melendugno)

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La storia di Melendugno ha inizio in tempi assai remoti, come dimostrano i reperti preistorici e i due dolmen risalenti all'eneolitico.

L'angolo del territorio più ricco di storia è senz'altro Rocavecchia.

ROCA VECCHIA - Dolmen

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ROCA VECCHIA

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Statua della Madonna

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Il sito, frequentato dall'uomo sin dalla preistoria, può vantare

tre città fortificate, costruite l'una sulle macerie dell'altra, come la Troia

omerica.La più antica risale al XVII-XVI sec. a.C. E' l'unica in tutta Europa ad avere le

mura di conci e bolo (impasto fluido di argilla essiccata

ridotta in polvere con colla). La recente scoperta è del prof. Cosimo

Pagliara dell'Università di Lecce.

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Roca Gruppo di archeologi a lavoro sullo scavo

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La città fu distrutta da un incendio. Qualche secolo dopo, sorse la

Roca dei Messapi.I Messapi, secondo alcune fonti, erano di

origine cretese, secondo altre, di origine illirica.

L'Illiria corrisponde, approssimativamente,

all'attuale Albania, le cui coste sono a sole 37 miglia da Roca.

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Sui Messapi importanti scoperte e rinvenimenti sono stati operati

dal prof. Pagliara. Nella grotta marina detta

Poesia Piccola, antico tempio del dio Thaotor Andiras,

Divinità che dona la salvezza (il Tutor Adraius dei Romani)

sono state scoperte numerosissime iscrizioni rupestri in lingua messapica, greca e latina.

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Si narra che una bellissima principessa amasse fare il bagno nelle acque salutifere della grotta;

la sua bellezza era così folgorante che ben presto la notizia si diffuse in tutta la Puglia. Fu  così  che

 schiere di  poeti , provenienti  da  tutto  il  Sud dell'Italia, 

si riunivano in quel luogo per comporre  versi ispirati  alla  sua  bellezza: 

chi  scrisse delle ninfe, chi delle principesse orientali,

chi delle regine del nord, e la fama durò tanto a lungo che

ancora oggi questo luogo è conosciuto

come la Grotta della Poesia.

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Attraverso gli studi congiunti di archeologi e filologi,

si sta cercando di aprire uno spiraglio per conoscere

l'antico popolo del Salento che attualmente appare ben

più misterioso di quello Etrusco.

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Per un certo periodo Roca fu sede di seguaci di

Basilio di Cesarea(in Palestina tra Tel Aviv e Haifa)

Giunti sulle coste meridionali in più ondate (forse anche per sfuggire alle

persecuzioni iconoclaste), conducevano vita

eremitica o più spesso cenobitica, abitando in sistemi di grotte ipogee

di cui la zona di Roca è ricca.

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A Melendugno i basiliani fondarono l'Abbazia di San Niceta

di cui rimane solo la chiesetta con pregevoli affreschi databili

dal XIV al XVI sec. Nel trittico absidale, si può vedere

la più antica raffigurazione della Madonna di Loreto che si conosca in Italia

(R. Carrozzini) del cui culto, però, attualmente non v'è traccia a

Melendugno.

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Dopo la caduta di Roca, a pochi chilometri dall'antica città,

fu costruito un nuovo insediamento fortificato detto Rocanuova.

La zona era malsana e gli abitanti non ebbero vita facile.

Con un decreto del 25.11.1808, sotto il regno di Giuseppe Napoleone,

re di Napoli, veniva istituito il

Comune di Melendugno, con le frazioni di Roca e di Borgagne.

La città fu abbandonata del tutto nel XIX sec.

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L'Amministrazione Comunale nel 2008

ha concluso un importante progetto di recupero,

che ha restituito alla fortificazione di Roca l`antico splendore.

Tutto il borgo che sorgeva intorno alla fortezza inoltre e` stato

restaurato.

(Roca Nuova)

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La torre cinquecentesca di Roca Vecchia

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Roca – Torre cinquecentesca

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Roca Resti del castello

aragonese-

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Roca Mura esterne di difesa

della zona fortificata

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Roca Particolare di scavo delle

unità abitative

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