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Capitolo nono
LE OPERAZIONI SUL PATRIMONIO NETTO
9.1. Il patrimonio netto: aspetti introduttivi
Nel presente capitolo si tratteranno le operazioni di gestione che
hanno riflessi sulle parti ideali del patrimonio netto: la costituzione del-
la società, gli aumenti e le diminuzioni del capitale sociale, le modalità
di ripartizione dell’utile di esercizio e di copertura della perdita. Di se-
guito sono delineati i principali aspetti teorici sulla composizione del
patrimonio netto e sulle diverse tipologie delle operazioni di aumento e
riduzione del capitale sociale. Specifiche esemplificazioni pratiche sa-
ranno sviluppate nei paragrafi successivi per comprendere operativa-
mente i collegati riflessi contabili.
9.1.1. Le parti ideali del patrimonio netto
Come evidenziato nella parte iniziale di questo lavoro, il patrimonio
netto (o capitale netto), dato dalla differenza tra le attività e le passività
aziendali, costituisce la ricchezza netta a disposizione dell’impresa in
un dato momento. È importante sottolineare che il capitale netto rap-
presenta un valore residuale (attività – passività) e come tale non è og-
getto di autonoma valutazione. Pur essendo un valore residuale e unita-
rio, per esigenze giuridiche e pratiche il patrimonio netto è suddiviso in
diverse poste contabili, che rappresentano le cosiddette parti ideali.
Al momento della costituzione di una società di capitali, il legislato-
re civilistico impone ai soci di conferire almeno un importo minimo a
titolo di dotazione iniziale di capitale netto. Tale dotazione iniziale rap-
presenta il capitale sociale.
Oltre al capitale sociale, tra le parti ideali del patrimonio netto figu-
rano le riserve, che possono essere fondamentalmente classificate in tre
categorie: riserve di utili, riserve di capitale e riserve di rivalutazione.
Capitolo IX
286
Le riserve di utili derivano dal “risparmio” di utili netti, cioè utili
non distribuiti ai soci, che vanno ad incrementare la dotazione dei mez-
zi propri dell’impresa rappresentando una forma di autofinanziamento.
Tali riserve possono essere obbligatorie, quando sono previste dalla
legge (Riserva legale) o dallo statuto sociale (Riserve statutarie), o fa-
coltative, quando sono costituite volontariamente senza che vi siano
specifici obblighi di legge o statutari (Riserve libere o straordinarie).
Le riserve di capitale, invece, derivano prevalentemente da apporti
(conferimenti) dei soci che non vengono imputati al capitale sociale (ad
esempio Riserva sovrapprezzo azioni).
Infine, le riserve di rivalutazione sono collegate ad incrementi di va-
lore di determinati cespiti dovuti a rivalutazioni consentite da leggi
speciali.
Le parti ideali del patrimonio netto
Capitale sociale
Riserve Utile/perdita esercizi precedenti
Utile/perdita d’esercizio
La classificazione delle riserve secondo l’origine
Obbligato-
rie Riserva legale, Riserva statutaria
Le riserve di utile
(derivano da utili non distribuiti) Facoltative Riserva libera, Riserva straordinaria
Le riserve di capitale Riserva sovraprezzo azioni (derivano da apporti)
Le riserve di rivalutazione Riserva rivalutazione ex (derivano da incrementi di valore) Legge …
Le operazioni sul patrimonio netto
287
Le riserve hanno diverse funzioni, tra cui quella fondamentale rela-
tiva al fronteggiamento del rischio economico generale. Come si vedrà,
infatti, le riserve possono essere utilizzate per la copertura delle perdite
di esercizio, che vanno ad intaccare la consistenza del capitale netto.
Oltre che per la copertura delle perdite di esercizio, le riserve possono
essere utilizzate per altre finalità quali, ad esempio, l’aumento del capi-
tale sociale e la distribuzione ai soci.
Peraltro, esistono riserve liberamente disponibili per qualsiasi utiliz-
zo (ad esempio le riserve libere o straordinarie) e riserve che sono di-
sponibili solo per alcune finalità (ad esempio la riserva legale che può
essere utilizzata solo per la copertura di perdite).
Rientrano tra le parti ideali del patrimonio netto anche gli utili e le
perdite (di esercizio e di esercizi precedenti), cioè le poste relative al
reddito. Si ricorda, infatti, che il reddito è definito come la variazione
positiva (utile) o negativa (perdita) che il capitale netto subisce per ef-
fetto delle operazioni di gestione, con esclusione di quelle intercorse di-
rettamente con il titolare dell’impresa (imprenditore individuale o soci).
Gli utili di esercizi precedenti rappresentano utili realizzati in passa-
to che non sono stati distribuiti ai soci e neanche accantonati in modo
esplicito a specifiche riserve. Tra questi si può menzionare l’avanzo uti-
li, cioè l’utile che residua, per effetto degli arrotondamenti, dopo aver
eseguito gli accantonamenti alle riserve di utili e la distribuzione di di-
videndi ai soci. Le perdite di esercizi precedenti rappresentano, invece,
parti ideali negative del patrimonio netto in attesa di copertura attraver-
so l’utilizzo di riserve o, in casi particolari, attraverso la riduzione del
capitale sociale.
L’utile e la perdita di esercizio, infine, rappresentano, rispettivamen-
te, parti ideali positive e negative di patrimonio netto che sintetizzano
la misura del reddito riferito al periodo amministrativo in chiusura.
9.1.2. Gli aumenti del capitale sociale
Dopo la costituzione della società, il capitale sociale può essere au-
mentato per effetto di diverse operazioni. Con riferimento agli incre-
menti di capitale sociale, si possono avere aumenti reali (o a pagamen-
to), aumenti virtuali (o gratuiti) e aumenti in forma mista.
Si hanno aumenti reali di capitale sociale quando, a seguito
dell’operazione, si ha un incremento anche del capitale netto nel suo
Capitolo IX
288
complesso. Ciò si verifica quando i soci eseguono nuovi conferimenti
in denaro o in natura (beni) che incrementano la consistenza della dota-
zione patrimoniale a titolo di capitale proprio.
Se, ad esempio, un’impresa possiede un capitale sociale pari a 1.000,
riserve per 500, ed i soci provvedono ad eseguire dei nuovi conferimen-
ti (in denaro o in natura) per un valore di 200 a titolo di aumento dello
stesso capitale sociale, l’operazione è sintetizzabile nel modo seguente:
Capitale sociale 1.000 + 200 1.200
Riserve 500 500
Totale patrimonio netto 1.500 + 200 1.700
Come è facile verificare, per effetto dell’operazione di apporto da
parte dei soci aumenta per lo stesso importo (200) sia il capitale sociale
sia il capitale netto nel suo complesso.
Negli aumenti virtuali, invece, a fronte di un aumento del capitale
sociale non si riscontra alcun aumento nel capitale netto nel suo com-
plesso. Ciò si verifica quando il capitale sociale non viene aumentato
da nuovi apporti dei soci, ma dall’utilizzo di riserve precedentemente
costituite. È evidente che in questo caso si verifica una permutazione
economica tra parti ideali del patrimonio netto che modifica lo stesso
soltanto da un punto di vista qualitativo, ma non quantitativo. In prati-
ca, aumenta il capitale sociale, ma si riduce, per un identico importo, la
consistenza delle riserve: pertanto l’ammontare del patrimonio netto
rimane invariato.
Ipotizzando, come nel caso precedente, un capitale sociale di 1.000 e
riserve di 500, un aumento virtuale di capitale sociale di 200 potrà esse-
re rappresentato nel seguente modo:
Capitale sociale 1.000 + 200 1.200
Riserve 500 - 200 300
Totale patrimonio netto 1.500 1.500
Gli aumenti di capitale in forma mista, infine, rappresentano una
combinazione tra le due operazioni esaminate in precedenza. In pratica,
una parte dell’aumento del capitale sociale avviene a pagamento, men-
tre la restante parte avviene in forma gratuita. In questo caso si avrà un
incremento di patrimonio netto inferiore all’aumento del capitale socia-
le.
Le operazioni sul patrimonio netto
289
Considerando un capitale sociale pari a 1.000, riserve per 500 e un
aumento di capitale di 300, di cui 200 a pagamento e 100 a titolo gra-
tuito, l’operazione può essere schematizzata come segue:
Capitale sociale 1.000 + 300 1.300
Riserve 500 - 100 400
Totale patrimonio netto 1.500 + 200 1.700
9.1.3. Le riduzioni del capitale sociale
Anche le riduzioni di capitale sociale possono essere reali o virtuali.
Si hanno riduzioni reali quando a fronte di una diminuzione del capi-
tale sociale si verifica una corrispondente diminuzione nella consisten-
za del patrimonio netto nel suo complesso.
Ciò avviene quando si procede al rimborso parziale ai soci di quote
del capitale sociale sottoscritte in precedenza (rimborso proporzionale a
tutti i soci, rimborso di azioni estratte a sorte), all’acquisto e al succes-
sivo annullamento di azioni, alla liberazione dei soci dall’obbligo di e-
seguire versamenti ancora dovuti o, ancora, al rimborso di capitale per
recesso di soci.
Ipotizzando un capitale sociale di 1.000, riserve per 500 e un rim-
borso di capitale per 100, l’operazione può essere rappresentata nel se-
guente modo:
Capitale sociale 1.000 - 100 900
Riserve 500 500
Totale patrimonio netto 1.500 - 100 1.400
Per quanto riguarda le riduzioni virtuali del capitale sociale, in tali
operazioni non si riscontra una corrispondente diminuzione del capitale
netto nel suo complesso.
Ciò può verificarsi, ad esempio, quando una perdita viene coperta at-
traverso la riduzione (abbattimento) del capitale. In questo caso, infatti,
si verifica una permutazione economica tra parti ideali del patrimonio
netto che porta a modificare la sua composizione, ma non la sua consi-
stenza: la perdita, che ha ridotto il patrimonio netto, viene eliminata
(coperta) attraverso una corrispondente riduzione del capitale.
Capitolo IX
290
Supponendo che una società abbia un capitale sociale di 1.000, per-
dite per 400 e che non vi siano riserve, la copertura della perdita con la
riduzione del capitale darebbe luogo alle seguente situazione:
Capitale sociale 1.000 - 400 600
Perdite - 400 + 400
Totale patrimonio netto 600 600
È facile verificare come dopo l’operazione di copertura delle perdite
il capitale netto non abbia subito alcuna variazione quantitativa (è rima-
sto pari a 600), mentre risulta modificata la sua composizione. Si è pas-
sati, infatti, da una situazione iniziale che presentava tra le poste del pa-
trimonio netto un capitale sociale di 1.000 e perdite per 400 ad una si-
tuazione finale che non evidenzia più la perdita, ma presenta soltanto la
posta contabile relativa al capitale sociale.
9.2. La costituzione di una S.p.A. con conferimenti in denaro
La costituzione di una S.p.A. con conferimenti in denaro verrà esa-
minata sviluppando la seguente esemplificazione.
Il 16/02, con atto del notaio Grassi, si è costituita la Jolly S.p.A., il
cui capitale sociale di € 500.000,00 è diviso in azioni del valore nomi-nale di € 5,00 ciascuna. Il capitale risulta interamente sottoscritto in denaro.
Lo stesso 16/02 si versa, tramite il notaio, il 25% dei conferimenti come prescritto dalla legge in un c/c vincolato presso la Banca Intesa.
Il 7/03 si provvede a svincolare il 25% dei conferimenti versando la somma corrispondente più gli interessi maturati al tasso annuo del 1,25% (ritenuta IRES 20%), su un c/c di corrispondenza presso la stessa Banca Intesa.
Il 29/03 si riceve e si paga tramite assegno bancario, effettuando la ritenuta d’acconto del 20%, la parcella del notaio Grassi comprensiva di onorari per € 2.400,00 + IVA 22% e di rimborsi spese (imposta di registro ed altre spese anticipate) per € 9.800,00.
In data 11/04 gli amministratori provvedono a richiamare la restante parte dei conferimenti sottoscritti da versare entro il 30/04. Successi-vamente si rileva il versamento dei conferimenti richiamati sul c/c Ban-ca Intesa.
Le operazioni sul patrimonio netto
291
Sottoscrizione del capitale sociale
Il capitale sociale deve essere interamente sottoscritto dai soci che si
impegnano a conferire nella costituenda società gli importi indicati
nell’atto costitutivo. Si evidenzia pertanto un credito della società nei
confronti dei soci, che misura l’entità del capitale sociale sottoscritto. Il
capitale così apportato costituisce la dotazione iniziale dei mezzi propri
dell’azienda1.
La scrittura in P.D. sarà:
16/02
Azionisti c/sottoscrizione 500.000,00 Capitale sociale 500.000,00 Sottoscritto capitale sociale
Versamento del 25% dei conferimenti
La normativa civilistica prevede che successivamente alla sottoscri-
zione dell’intero capitale sociale, il 25% di questo sia versato presso
una banca in un c/c vincolato (cioè non utilizzabile) fino a quando la
procedura di costituzione non si sarà formalmente conclusa con la na-
scita di un nuovo soggetto di diritto rappresentato dalla società.
La rilevazione contabile sarà:
16/02
Banca Intesa c/c vincolato 125.000,00 Azionisti c/sottoscrizione 125.000,00 Versato il 25% dei conferimenti
––––––––
1 Si ricorda che, in via generale, il capitale minimo per la costituzione di una so-
cietà di capitale ammonta:
– per le S.p.A. e le S.a.p.A.: € 50.000,00;
– per le S.r.l.: € 10.000,00 (salvo eccezioni).
Capitolo IX
292
Svincolo del 25% dei conferimenti
Espletate tutte le formalità richieste dalla legge, l’atto costitutivo de-
ve essere depositato per l’iscrizione della società all’Ufficio del registro
delle imprese presso la Camera di commercio competente. A seguito di
tale iscrizione, la società acquisisce la personalità giuridica e viene a
concludersi l’iter costitutivo.
A questo punto, il 25% dei conferimenti versati in precedenza può
essere svincolato ed utilizzato liberamente per le necessità aziendali. Al
momento dello svincolo la banca dovrà corrispondere alla società anche
gli interessi maturati sulla somma rimasta vincolata, al netto della rite-
nuta IRES a titolo d’acconto pari al 26%.
Gli interessi saranno calcolati dal 16/02 (giorno del versamento) al
06/03 (giorno precedente al prelevamento dal c/c vincolato) per un tota-
le di 19 giorni:
Interessi lordi maturati: 125.000,00 × 1,25 × 19
= 81,34 36.500
Ritenuta IRES: 81,34 × 26% = 21,15
La scrittura in P.D. sarà:
07/03
Banca Intesa c/c 125.060,19 Erario c/ritenute IRES 21,15 Banca Intesa c/c vincolato 125.000,00 Interessi attivi 81,34 Svincolato 25% dei conferimenti
Liquidazione e pagamento della parcella notarile
Il notaio che ha curato la costituzione della società richiede un com-
penso per l’attività professionale prestata, oltre al rimborso delle spese
anticipate per conto della stessa (ad esempio imposta di registro, tasse
Le operazioni sul patrimonio netto
293
di concessione, ecc.). Tali importi costituiscono per la società costi che,
se giudicati di utilità pluriennale, andranno iscritti nell’attivo dello stato
patrimoniale ed ammortizzati in un periodo massimo di 5 esercizi2.
All’atto del pagamento della parcella, la società dovrà effettuare la
ritenuta IRPEF, nella misura del 20%, calcolata sul compenso spettante
al notaio (escluse quindi le somme spettanti a titolo di rimborso spese).
Tale ritenuta costituisce un debito della società nei confronti dell’Erario
e dovrà essere versata allo stesso entro il giorno 16 del mese successivo
all’effettuazione (nel nostro caso, quindi, entro il 16 aprile).
Sinteticamente la parcella del notaio si presenta come segue:
Onorario € 2.400,00 IVA 22% (su € 2.400,00) € 528,00 Rimborsi spese € 9.800,00
TOTALE A VS. DEBITO € 12.728,00 (–) Ritenuta d’acconto 20% (su € 2.400,00) € (480,00)
NETTO DA PAGARE € 12.248,00
Le scritture relative alla liquidazione e al pagamento della parcella
saranno pertanto le seguenti:
29/03
Costi di impianto 12.200,00 IVA a credito 528,00 Fornitori 12.728,00 Ricevuta fattura del notaio Grassi 29/03
Fornitori 12.728,00 Erario c/ritenute IRPEF 480,00 Banca Intesa c/c 12.248,00 Pagata fattura del notaio Grassi
––––––––
2 «La rilevazione iniziale dei costi di impianto e di ampliamento nell’attivo dello stato
patrimoniale è consentita solo se si dimostra la congruenza ed il rapporto causa-
effetto tra i costi in questione ed il beneficio (futura utilità) che dagli stessi la società
si attende […] ». ORGANISMO ITALIANO DI CONTABILITÀ, Principi contabili, OIC 24,
Le immobilizzazioni immateriali, 2015, par. 37. Si ricorda che ai sensi dell’art. 2426,
n. 5, tali costi possono essere capitalizzati soltanto con il consenso del collegio sinda-
cale, ove esistente, ed inoltre fino a che l’ammortamento non è completato possono
essere distribuiti dividendi solo se residuano riserve disponibili a coprire l’ammontare
dei costi non ammortizzati.
Capitolo IX
294
Richiamo e versamento dei restanti conferimenti
Versato il 25% del capitale previsto dalla legge, la restante parte del
capitale sociale può essere versata successivamente, a seconda delle e-
sigenze finanziarie della società.
Spetta agli amministratori richiedere agli azionisti il versamento di
ulteriori quote del capitale sociale (gli amministratori possono richiede-
re il versamento di tutto il residuo oppure solo di una parte), assegnan-
do agli stessi un termine entro il quale effettuare il versamento.
La scrittura del richiamo dei versamenti sarà:
11/04
Azionisti c/versamenti richiamati 375.000,00 Azionisti c/sottoscrizione 375.000,00 Richiamato per intero il residuo del capitale sociale
Questa permutazione finanziaria ha lo scopo di evidenziare che un
credito a scadenza indeterminata (Azionisti c/sottoscrizione) è divenuto
un credito con scadenza certa e a breve termine3.
All’atto del versamento da parte dei soci si avrà:
../..
Banca Intesa c/c 375.000,00 Azionisti c/versamenti richiamati 375.000,00 Versato il capitale richiamato
––––––––
3 Si noti che lo schema di Stato Patrimoniale disciplinato dall’art. 2424 cod. civ. pre-
vede l’indicazione, tra le attività, dei crediti verso soci per versamenti ancora dovuti,
con indicazione separata della parte già richiamata. Pertanto, la permutazione finan-
ziaria evidenziata nel testo facilita tale indicazione, in quanto permette di rilevare in
contabilità generale la parte dei versamenti già richiamati che dovrà essere evidenzia-
ta separatamente nello Stato Patrimoniale.
Le operazioni sul patrimonio netto
295
9.3. I conferimenti di beni e di crediti
Oltre al denaro, i soci possono conferire in società anche beni (es.
fabbricati) e crediti. In tali casi, però, il codice civile, per evitare una
possibile sopravvalutazione dei conferimenti con un conseguente an-
nacquamento del capitale, prevede una perizia sui beni conferiti da par-
te di un esperto.
Per le S.r.l. l’esperto che deve eseguire la perizia (relazione giurata)
deve essere un soggetto iscritto nel registro dei revisori contabili o una
società di revisione iscritta nell’albo speciale (art. 2465 cod. civ.), men-
tre per le S.p.A. l’esperto viene nominato dal tribunale (art. 2343 cod.
civ.).
In ogni caso, la parte di capitale corrispondente ai conferimenti di
beni e crediti deve essere integralmente liberata al momento della sot-
toscrizione.
Si consideri il seguente esempio.
Il 22/10, con atto del notaio Magni, si è costituita la Fante S.p.A., il
cui capitale sociale di € 600.000,00 è diviso in azioni del valore nomi-nale di € 10,00 ciascuna.
Il capitale risulta sottoscritto in denaro per € 330.000,00, e mediante apporti di un fabbricato valutato € 250.000,00 e di crediti valutati € 20.000,00.
Lo stesso 22/10 si versa, tramite il notaio, come prescritto dalla leg-ge, il 25% dei conferimenti in denaro in un c/c vincolato presso la Ban-ca Intesa e si liberano interamente i conferimenti relativi al fabbricato e ai crediti.
Sottoscrizione del capitale sociale
Alla sottoscrizione del capitale sociale la rilevazione in P.D. sarà:
22/10
Azionisti c/sottoscrizione 600.000,00 Capitale sociale 600.000,00 Sottoscritto capitale sociale
Capitolo IX
296
Versamento del 25% dei conferimenti in denaro e liberazione dei
conferimenti relativi al fabbricato e ai crediti
Le rilevazioni contabili saranno:
22/10
Banca Intesa c/c vincolato 82.500,00 Azionisti c/sottoscrizione 82.500,00 Versato il 25% dei conferimenti in denaro
22/10
Fabbricati 250.000,00 Crediti 20.000,00 Azionisti c/sottoscrizione 270.000,00 Liberati integralmente conferimenti in beni e crediti
Seguiranno le rilevazioni relative allo svincolo del 25% dei conferi-
menti in denaro, della fattura del notaio, del richiamo e versamento di
ulteriori quote del capitale secondo le modalità già evidenziate nel pre-
cedente esempio.
9.4. L’aumento a pagamento del capitale sociale
L’aumento del capitale sociale verrà trattato attraverso la seguente
esemplificazione.
La Jolly S.p.A. (capitale sociale € 500.000,00 diviso in n. 100.000
azioni da € 5,00 ciascuna) ha deliberato di aumentare il capitale socia-le, elevandolo a € 750.000,00. Si emettono n. 50.000 nuove azioni, da offrire in opzione ai soci, ad un prezzo di € 6,10, di cui € 0,10 a titolo di rimborso spese (spese di emissione certificati azionari, spese notarili, ecc.) da portare in riduzione dai costi di ampliamento sostenuti dalla società.
Si provveda a rilevare in P.D. la sottoscrizione dell’aumento del ca-pitale sociale.
Gli aumenti di capitale sociale costituiscono modificazioni dell’atto
costitutivo e devono pertanto essere deliberati dall’assemblea straordi-
naria. Peraltro l’atto costitutivo può attribuire agli amministratori la fa-
coltà di aumentare il capitale sociale, in una o più volte, entro un limite
massimo di cinque anni. Come si è visto, gli aumenti di capitale a pa-
Le operazioni sul patrimonio netto
297
gamento (o reali) implicano un aumento effettivo del capitale netto nel
suo complesso attraverso l’apporto di denaro o beni (conferimenti in
natura) da parte dei soci. Tali aumenti sono possibili solo se le azioni
già in circolazione sono state interamente liberate.
Negli aumenti di capitale sociale a pagamento, ai vecchi soci è rico-
nosciuto il diritto di opzione, cioè il diritto di sottoscrivere con prefe-
renza rispetto a terzi l’incremento del capitale4. Questo consente, al so-
cio che lo desidera, di mantenere inalterato il suo rapporto di partecipa-
zione nella società.
––––––––
4 Il diritto di opzione può essere esercitato direttamente dal socio o essere ceduto a
terzi (soci o non soci) dietro un corrispettivo. Tale corrispettivo trova giustificazione
nel fatto che normalmente, per agevolare l’operazione di aumento del capitale, il valo-
re (prezzo) di emissione delle nuove azioni è inferiore al valore (prezzo) corrente del-
le vecchie azioni.
Per le società quotate in borsa, durante il periodo in cui si attua un aumento del
capitale sociale, il diritto di opzione è oggetto di quotazione giornaliera.
È peraltro possibile determinare il valore teorico del diritto di opzione, dato dalla
differenza tra il valore corrente delle vecchie azioni ed il valore teorico attribuibile
alle azioni in seguito all’aumento del capitale sociale.
In simboli si avrà:
VDO = Vc – Vt
dove:
VDO = valore teorico del diritto di opzione; Vc = valore corrente delle vecchie azioni; Vt = valore teorico delle azioni dopo l’aumento del capitale.
Il valore teorico delle azioni dopo l’aumento del capitale è dato dalla media pon-
derata tra il valore corrente delle vecchie azioni e il valore di emissione delle nuove
azioni.
Il calcolo sarà dato dalla seguente espressione:
Vt = (Vc × Nav) + (Ve × Nan)
Nav + Nan
dove, in aggiunta ai simboli noti:
Nav = numero delle azioni vecchie; Ve = valore di emissione nuove azioni; Nan = numero delle azioni nuove.
Nel nostro caso, supponendo un valore corrente delle vecchie azioni pari a € 7,00,
il valore teorico del diritto di opzione verrebbe così calcolato:
Vt = (7,00 × 100.000) + (6,10 × 50.000)
= 6,70 100.000 + 50.000
VDO = 7,00 – 6,70 = 0,30
Capitolo IX
298
L’aumento del capitale sociale a pagamento può essere deliberato al-
la pari, quando ai sottoscrittori viene richiesta una somma pari al-
l’aumento del capitale sociale (e al più una somma a titolo di rimborso
spese e di conguaglio per gli utili in corso di formazione), oppure sopra
la pari, quando in aggiunta al valore nominale del capitale (e ad even-
tuali somme a titolo di rimborso e conguaglio utili) viene richiesta
un’ulteriore somma a titolo di sovrapprezzo.
Tale sovrapprezzo, che costituisce una riserva di capitale, trova di
solito giustificazione con il fatto che un nuovo socio, entrando in socie-
tà, partecipa pro-quota anche alle riserve accumulate prima del suo in-
gresso. Il sovrapprezzo, in sostanza, serve ad evitare che il nuovo socio
abbia una sorta di rendita gratuita a danno dei vecchi soci.
Venendo al caso concreto della Jolly S.p.A., si può riscontrare un
aumento del capitale sociale deliberato sopra la pari: si ha infatti un
prezzo di emissione di € 6,10 (comprensivo di € 0,10 di rimborso spe-
se) a fronte di un valore nominale di € 5,00.
In pratica, è possibile scindere il prezzo di emissione unitario in tre
quote distinte, come segue: € 5,00 valore nominale unitario € 1,00 sovrapprezzo di emissione unitario € 0,10 rimborso spese unitario
€ 6,10
Moltiplicando gli importi unitari così determinati per il numero
complessivo delle azioni emesse, si ottengono gli importi relativi
all’operazione di aumento del capitale sociale.
Si avrà perciò:
€ 5,00 × 50.000 = € 250.000,00 aumento capitale € 1,00 × 50.000 = € 50.000,00 riserva sovrapprezzo € 0,10 × 50.000 = € 5.000,00 rimborso spese
Le operazioni sul patrimonio netto
299
La scrittura in P.D. relativa all’aumento del capitale sociale sarà per-
tanto:
../..
Azionisti c/sottoscrizione 305.000,00 Capitale sociale 250.000,00 Riserva sovrapprezzo azioni 50.000,00 Costi di ampliamento 5.000,00 Sottoscritto aumento del capitale sociale
Mentre i conti Capitale sociale e Riserva sovrapprezzo azioni sono
conti economici di capitale, il conto Costi di ampliamento è un conto
economico acceso ai costi pluriennali, che ha lo scopo di stornare (to-
talmente o parzialmente) i costi sostenuti in seguito all’aumento del ca-
pitale sociale da rilevare in Dare dello stesso conto5.
In base alle disposizioni di legge, all’atto della sottoscrizione
dell’aumento del capitale sociale è necessario versare presso le casse
sociali o una banca incaricata (e non in un c/c vincolato come avviene
all’atto della costituzione) almeno il 25% del capitale sottoscritto in de-
naro e l’intero sovrapprezzo azioni.
Pertanto, supponendo di versare il minimo richiesto dalla legge e la
quota di rimborso spese, si avrà:
../..
Banca Intesa c/c 117.500,00 Azionisti c/sottoscrizione 117.500,00 Versato il 25% del capitale, il sovrapprezzo e il rimbor-so spese
È chiaro che se si versasse l’intero ammontare dell’operazione si a-
vrebbe lo storno completo del credito nei confronti degli azionisti con-
tro accreditamento del c/c bancario.
––––––––
5 Nel caso in cui le spese relative all'aumento del capitale sociale siano contabiliz-
zate in conti accesi ai costi d'esercizio, in luogo dello storno del conto Costi di am-
pliamento si rileverebbe l'accreditamento del conto Rimborsi spese, conto di reddito
acceso ai ricavi di esercizio. Tale conto ha lo scopo di stornare indirettamente le spese
sostenute in seguito all'aumento del capitale sociale.
Capitolo IX
300
9.5. L’aumento gratuito del capitale sociale
Come si è avuto modo di vedere in precedenza, gli aumenti gratuiti
(o virtuali) del capitale sociale non implicano alcuna variazione del ca-
pitale netto nel suo insieme, ma costituiscono soltanto una sua rialloca-
zione tra le diverse parti ideali che lo compongono (ad esempio aumen-
to del capitale sociale attraverso l’utilizzo di riserve precostituite).
Si consideri la seguente esemplificazione.
La Jolly S.p.A. (capitale sociale € 500.000,00 diviso in n. 100.000
azioni da € 5,00 ciascuna) ha emesso n. 20.000 azioni del valore no-minale unitario di € 5,00 per aumento gratuito del capitale sociale. Allo scopo si utilizza la riserva statutaria per € 75.000,00 e la riserva stra-ordinaria per € 25.000,00.
L’aumento del capitale sociale sarà pari a:
€ 5,00 × 20.000 = € 100.000,00
Tale aumento è gratuito (o virtuale) in quanto ad un incremento del
capitale sociale corrisponde una diminuzione di pari importo nelle ri-
serve disponibili della società (nel nostro caso riserva statutaria e riser-
va straordinaria), con la conseguenza che il patrimonio netto nel suo
complesso non subisce alcuna variazione.
È da notare che la riserva statutaria può essere utilizzata dalla società
per gli scopi che sono indicati nello statuto. Nel nostro caso si suppone
che lo statuto preveda la possibilità di utilizzare la riserva statutaria per
aumentare in modo gratuito il capitale sociale della società.
La rilevazione contabile sarà:
../..
Riserva statutaria 75.000,00 Riserva straordinaria 25.000,00 Capitale sociale 100.000,00 Aumento gratuito del capitale sociale
Occorre rilevare che lo stesso risultato si può ottenere, anziché con
l’emissione di nuove azioni, mediante aumento del valore nominale
Le operazioni sul patrimonio netto
301
delle vecchie azioni. Nel nostro caso, per aumentare il capitale di
€ 100.000,00, portandolo da € 500.000,00 a € 600.000,00, si potrebbe
incrementare il valore nominale delle azioni da € 5,00 a € 6,00, lascian-
do inalterato il loro numero.
Con tale operazione si otterrebbe un capitale sociale pari a
€ 600.000,00, con un incremento di € 100.000,00 rispetto all’importo
originario.
Infatti:
€ 6,00 × 100.000 = € 600.000,00
Le rilevazioni contabili sarebbero del tutto analoghe a quelle già vi-
ste per il caso dell’aumento mediante emissione gratuita di nuove azio-
ni.
9.6. L’aumento in forma mista del capitale sociale
Un’altra forma di aumento che combina le due modalità viste in pre-
cedenza (aumento a pagamento e aumento gratuito) è rappresentata
dall’aumento in forma mista. Con tale modalità, il capitale sociale vie-
ne in parte aumentato a pagamento, mediante conferimenti in denaro o
in natura, ed in parte a titolo gratuito, attraverso l’utilizzo di riserve di-
sponibili.
Si consideri il seguente caso.
La Jolly S.p.A. (capitale sociale € 500.000,00 diviso in n. 100.000
azioni da € 5,00 ciascuna) ha deciso di aumentare il capitale sociale in forma mista emettendo n. 100.000 azioni del valore nominale unitario di € 5,00. L'aumento avviene per l’80% in denaro (aumento a paga-mento) e per il restante 20% mediante utilizzo della riserva di rivaluta-zione monetaria (aumento gratuito).
Se si considera il valore nominale unitario (€ 5,00) delle nuove azio-
ni, lo stesso sarà così composto:
€ 5,00 × 80% = € 4,00 (parte a pagamento) € 5,00 × 20% = € 1,00 (parte gratuita)
Capitolo IX
302
Di conseguenza, l’aumento complessivo del capitale sociale sarà co-
sì determinato:
€ 4,00 × 100.000 = € 400.000,00 (aumento reale) € 1,00 × 100.000 = € 100.000,00 (aumento gratuito)
La rilevazione contabile sarà:
../..
Azionisti c/sottoscrizione 400.000,00 Riserva di rivalutazione 100.000,00 Capitale sociale 500.000,00 Aumento in forma mista del capitale sociale
Eseguito l’aumento, occorrerà effettuare il versamento di almeno il
25% dei conferimenti in denaro con la seguente scrittura contabile:
../..
Banca Intesa c/c 100.000,00 Azionisti c/sottoscrizione 100.000,00 Versato il 25% del capitale sottoscritto in denaro
9.7. La riduzione del capitale sociale con rimborso ai soci
Le diminuzioni del capitale sociale, al pari degli aumenti, costitui-
scono modificazioni dell’atto costitutivo da deliberarsi con le maggio-
ranze richieste per le assemblee straordinarie. Si è visto che anche le
diminuzioni possono essere reali, se comportano una effettiva diminu-
zione del capitale netto della società, ovvero virtuali, se si verificano
soltanto permutazioni tra le parti ideali del patrimonio netto che lascia-
no inalterata la misura dello stesso.
Un esempio di diminuzione reale del capitale sociale si verifica
quando quest’ultimo viene parzialmente rimborsato ai soci, dando luo-
go ad un deflusso di risorse finanziarie dall’azienda. In tali casi la di-
minuzione può avvenire secondo differenti modalità.
La riduzione del capitale sociale con rimborso ai soci verrà trattata
considerando la seguente esemplificazione.
Le operazioni sul patrimonio netto
303
La Jolly S.p.A. ha deliberato la riduzione di € 100.000,00 del proprio capitale sociale (€ 500.000,00 divisi in n. 100.000 azioni da € 5,00 cia-scuna).
Si proceda a contabilizzare la riduzione del capitale sociale consi-derando i seguenti casi:
a) la riduzione di capitale avviene tramite il rimborso al valore no-minale di n. 20.000 azioni estratte a sorte;
b) la riduzione di capitale avviene rimborsando € 1,00 a ciascuna azione posseduta dai soci;
c) la riduzione di capitale avviene liberando i soci dall’obbligo di ef-fettuare il versamento del capitale residuo (nell’ipotesi che resi-dui il 20% del capitale non ancora richiamato e versato, pari a € 100.000,00).
a) La riduzione di capitale avviene tramite il rimborso al valore
nominale di n. 20.000 azioni estratte a sorte
Si tratta di rimborsare i soci possessori delle azioni estratte a sorte
sulla base del valore nominale delle stesse. Il rimborso al valore nomi-
nale delle azioni può comportare una penalizzazione sul piano patrimo-
niale per i soci possessori dei titoli estratti a sorte.
Infatti, se vi sono riserve nel patrimonio netto della società il valore
patrimoniale delle azioni può essere anche di gran lunga superiore al
valore nominale. Ai possessori delle azioni estratte a sorte vengono as-
segnate azioni di godimento (speciale categoria di azioni) che possono
partecipare alla distribuzione dell’utile solo se viene attribuito alle a-
zioni ordinarie un dividendo pari alla misura dell’interesse legale. Inol-
tre, allo scioglimento della società, le azioni di godimento partecipano,
insieme a tutte le altre categorie di azioni, alla ripartizione
dell’eventuale eccedenza risultante dopo aver rimborsato al valore no-
minale tutte le azioni sociali.
Nel caso della Jolly S.p.A., le scritture in P.D. relative all’estrazione
a sorte e al rimborso delle azioni saranno:
Capitolo IX
304
../..
Capitale sociale 100.000,00 Azionisti c/azioni da rimborsare 100.000,00 Estratte a sorte n. 20.000 azioni da € 5,00 l’una da rimborsare al valore nominale
../..
Azionisti c/azioni da rimborsare 100.000,00 Banca Intesa c/c 100.000,00 Rimborsate azioni estratte a sorte
Si noti che l’emissione delle azioni di godimento non comporta al-
cuna rilevazione contabile in quanto non ha alcuna rilevanza patrimo-
niale per la società.
b) La riduzione di capitale avviene rimborsando € 1,00 a ciascuna
azione posseduta dai soci
In questa ipotesi, nessun socio subisce alcuna penalizzazione, in
quanto il rimborso riguarda indistintamente tutti gli azionisti che si ve-
dono rimborsata un’uguale parte del valore nominale di ogni azione.
Le rilevazioni contabili saranno:
../..
Capitale sociale 100.000,00 Azionisti c/rimborsi 100.000,00 Liquidata quota da rimborsare ai soci
../..
Azionisti c/rimborsi 100.000,00 Banca Intesa c/c 100.000,00 Pagata quota rimborso ai soci
c) La riduzione di capitale avviene liberando i soci dall’obbligo di
effettuare il versamento del capitale residuo (nell’ipotesi che residui
il 20% del capitale non ancora richiamato e versato, pari a
€ 100.000,00)
In questo caso, la società vanta un credito nei confronti dei soci per
le quote di capitale sottoscritte ma non ancora richiamate e versate. In
simili circostanze, la riduzione del capitale potrà avvenire attraverso la
liberazione dei soci dall’obbligo di effettuare ulteriori versamenti (o
una parte di essi). Perciò la riduzione del capitale sociale avrà come
Le operazioni sul patrimonio netto
305
contropartita contabile lo storno del credito verso gli azionisti per i ver-
samenti ancora dovuti.
La rilevazione contabile sarà:
../..
Capitale sociale 100.000,00 Azionisti c/sottoscrizione 100.000,00 Riduzione del capitale sociale
Si noti che in quest’ultimo caso, a differenza dei precedenti, non si
ha un vero e proprio rimborso ai soci con una corrispondente uscita
monetaria, ma si ha lo storno di un credito vantato dalla società nei
confronti dei soci.
Ciò comporta, ad evidenza, un risparmio monetario per i soci ed una
minore entrata monetaria futura per la società.
9.8. La riduzione del capitale sociale per perdite
Le diminuzioni di capitale sociale per copertura di perdite
d’esercizio costituiscono variazioni virtuali dello stesso, in quanto con
tali operazioni non si ha alcuna modificazione della consistenza del pa-
trimonio netto, ma solamente una permutazione tra parti ideali di segno
contrario.
Le diminuzioni del capitale sociale per perdite possono essere obbli-
gatorie o facoltative.
La riduzione è obbligatoria, ai sensi dell’art. 2446 cod. civ., quando
per effetto di perdite la misura del capitale si sia ridotta di oltre un ter-
zo. In tal caso, gli amministratori hanno l’obbligo di convocare senza
indugio l’assemblea per gli opportuni provvedimenti, presentando alla
stessa una relazione sulla situazione patrimoniale della società correda-
ta dalle osservazioni del collegio sindacale6.
––––––––
6 Si fa presente che se per effetto di perdite di oltre un terzo del capitale lo stesso
scende al di sotto del minimo legale, gli amministratori (o il consiglio di gestione)
hanno l’obbligo di convocare l’assemblea per la riduzione ed il contestuale aumento
del capitale ad un valore pari almeno al minimo legale. In alternativa l’assemblea può
Capitolo IX
306
Se entro l’esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a me-
no di un terzo, l’assemblea che approva il bilancio deve disporre la ri-
duzione del capitale in proporzione alle perdite accertate.
In mancanza di tale delibera, gli amministratori e i sindaci della so-
cietà o il consiglio di sorveglianza devono attivarsi chiedendo al tribu-
nale che sia disposta la riduzione del capitale per un importo pari a
quello delle perdite risultanti dal bilancio.
Le diminuzioni facoltative, invece, si verificano quando l’assemblea,
su proposta degli amministratori, delibera di coprire le perdite (inferiori
al terzo del capitale) abbattendo la misura del capitale sociale7.
Le rilevazioni contabili della riduzione facoltativa per perdite ver-
ranno proposte prendendo in esame il seguente caso.
La Jolly S.p.A. (capitale sociale € 500.000,00, diviso in n. 100.000
azioni, riserva legale € 26.000,00) presenta perdite d’esercizio per complessive € 158.000,00. Si delibera di coprire le perdite utilizzando preventivamente la riserva legale per il suo intero importo (€ 26.000,00) e riducendo il capitale sociale per l’ammontare residuo del-le perdite (€ 132.000,00)
Si rilevi l’operazione in P.D.
../..
Capitale sociale 132.000,00 Riserva legale 26.000,00 Perdite di esercizi precedenti 158.000,00 Copertura perdite esercizi precedenti
––––––––
deliberare la trasformazione della 6società in altra forma giuridica compatibile con
l’entità residua del capitale (art. 2447 cod. civ.). 7 Come confermato da una pronuncia della Suprema Corte di Cassazione (Sezione
I civile, 6/11/1999, n. 12347) la riduzione del capitale sociale per la copertura di per-
dite subite può avvenire solo dopo aver preventivamente utilizzato e quindi estinto le
eventuali riserve iscritte in bilancio.
Le operazioni sul patrimonio netto
307
9.9. Le operazioni di acquisto di azioni proprie
Una particolare tipologia di operazioni relative al capitale delle
S.p.A. è rappresentata dall’acquisto di azioni proprie.
In generale, l’acquisto di azioni proprie da parte di una società è
soggetto a particolari limitazioni disciplinate dall’art. 2357 cod. civ.
Tale articolo prevede, infatti, l’acquisto di azioni sociali nei limiti degli
utili distribuibili e delle riserve disponibili e per le società che fanno ri-
corso al mercato del capitale di rischio il valore nominale delle azioni
acquistate non può eccedere la quinta parte del capitale sociale. Inoltre
l’assemblea che autorizza l’acquisto di azioni proprie deve anche fissa-
re le modalità dell’operazione, indicando la durata del periodo per il
quale è valida l’autorizzazione (non superiore comunque a diciotto me-
si), il prezzo minimo e quello massimo. L’art. 2357 bis cod. civ. stabili-
sce che tali limitazioni non si applicano in alcuni casi, tra cui gli acqui-
sti effettuati appositamente in esecuzione di una delibera di riduzione
del capitale sociale da attuarsi tramite annullamento di azioni. Pertanto,
le disposizioni restrittive previste dall’art. 2357 cod. civ. si riferiscono
ad acquisti di azioni proprie effettuati con lo scopo di mantenere le
stesse in portafoglio per un periodo più o meno lungo. Tali azioni, in
seguito, potranno essere rivendute o, previa delibera assembleare, an-
nullate, determinando in quest’ultimo caso una riduzione di capitale
decisa in epoca successiva al loro acquisto.
L’art. 2357 ter cod. civ., come modificato dall’art. 6, comma 1, del
D.Lgs. 18 agosto 2015, n. 139, stabilisce che «l’acquisto di azioni pro-
prie comporta una riduzione del patrimonio netto di eguale importo,
tramite l’iscrizione nel passivo del bilancio di una specifica voce, con
segno negativo».
Questa impostazione risulta coerente con la sostanza dell’operazione
(in pratica si ha un deflusso di risorse finanziarie per rimborsare i soci
attraverso il riacquisto delle azioni possedute dagli stessi) e con le indi-
cazioni previste dai principi contabili internazionali. L’impostazione
menzionata comporta che se le azioni proprie sono possedute dalla so-
cietà alla data di chiusura dell’esercizio (in quanto non rivendute o non
annullate), il valore delle stesse azioni (pari al costo sostenuto per il lo-
ro acquisto) deve essere portato in riduzione del patrimonio netto. Più
specificamente, lo schema di Stato Patrimoniale disciplinato dall’art.
2424, come modificato dall’art. 6, comma 4, del D.Lgs. 18 agosto
2015, n. 139 prevede, all’interno della macroclasse A del passivo, Pa-
Capitolo IX
308
trimonio netto, la voce X, denominata “Riserva negativa per azioni
proprie in portafoglio”.
L’iscrizione della riserva negativa ha lo scopo di evitare che per ef-
fetto di acquisti di azioni proprie, operazioni che, come visto, si sostan-
ziano di fatto in riduzioni di capitale, il patrimonio netto effettivo della
società possa scendere al di sotto del valore nominale del capitale so-
ciale.
Per comprendere meglio il concetto, si consideri il seguente esem-
pio.
Una società per azioni presenta la seguente situazione patrimoniale:
STATO PATRIMONIALE
Banca 100 Capitale sociale 100
Totale 100 Totale 100
In pratica risulta che i soci hanno sottoscritto e versato un capitale
pari a 100.
Si supponga, ora, che la società provveda ad acquistare azioni pro-
prie per un valore pari a 10, senza tener conto dei vincoli previsti dalla
legge (acquisto con utili distribuibili o riserve disponibili e relativa i-
scrizione della riserva negativa). La situazione della società sarà allora
la seguente:
STATO PATRIMONIALE
Banca 90 Capitale sociale 100 Azioni proprie 10
Totale 100 Totale 100
Appare evidente che l’operazione dà luogo ad un vero e proprio
rimborso di capitale ai soci che hanno ceduto le azioni alla stessa socie-
tà emittente. Il valore nominale del capitale sociale risulta, infatti, pari a
100, ma il valore effettivo del patrimonio netto è pari a 90 (100 – 10):
le azioni proprie costituiscono di fatto una rettifica del capitale netto
della società.
Se, invece, l’acquisto delle azioni proprie è consentito soltanto in
presenza di utili e di riserve distribuibili, e si pone l’obbligo di indicare
tra le poste del patrimonio netto una riserva negativa di importo pari a
quello delle azioni proprie detenute, si evita la possibilità di avere un
patrimonio netto effettivo inferiore rispetto al valore nominale del capi-
tale sociale.
Le operazioni sul patrimonio netto
309
Si consideri la seguente situazione patrimoniale:
STATO PATRIMONIALE
Banca 110 Capitale sociale 100 Riserve disponibili 10
Totale 110 Totale 110
Si supponga ora che la società proceda all’acquisto di azioni proprie
per 10 e, nel rispetto dell’art. 2357 ter, provveda ad iscrivere le stesse
tra le poste del patrimonio netto con segno negativo (Riserva negativa
per azioni proprie in portafoglio).
La situazione patrimoniale dopo l’acquisto sarà:
STATO PATRIMONIALE
Banca 100 Capitale sociale 100
Riserve disponibili 10 (-) Riserva negativa azioni
proprie
(-) 10
Totale 100 Totale 100
È facile constatare che in questo caso il patrimonio netto effettivo,
pari a 100 (100 di capitale sociale + 10 di riserve disponibili – 10 di Ri-
serva negativa per azioni proprie in portafoglio), non è sceso al di sotto
del valore nominale del capitale sociale (100).
Se, in seguito, le azioni proprie vengono rivendute, la differenza tra
prezzo di vendita e prezzo di acquisto darà luogo ad un utile o ad una
perdita su azioni proprie da epilogare nel Conto Economico..
Ad esempio, supponendo l’acquisto di azioni proprie per un valore
di 100, e il successivo storno alla Riserva negativa per azioni proprie in
portafoglio, le rilevazioni contabili saranno:
../..
Azioni proprie 100 Banca c/c 100 Acquistate azioni proprie
../..
Riserve negativa per azioni proprie in portafoglio 100 Azioni proprie 100 Stornate azioni proprie alla riserva negativa
Capitolo IX
310
Se successivamente le azioni vengono rivendute ad un prezzo di
110, ottenendo un utile di 10 (110 – 100), le rilevazioni contabili saran-
no le seguenti:
../..
Azioni proprie 100
Riserva negativa azioni proprie in portafoglio 100 Stornata riserva negativa azioni proprie
../..
Banca c/c 110 Azioni proprie 100 Utile su azioni proprie 10 Rivendute azioni proprie
Secondo i principi contabili nazionali, il conto Utile su azioni pro-
prie troverà indicazione nella macroclasse C) del Conto Economico,
Proventi e oneri finanziari8, si ritiene nella voce 16 d), Proventi diversi
dai precedenti.
Se, invece, le azioni proprie fossero rivendute ad un prezzo di 95,
evidenziando una perdita di 5 (100 – 95), le rilevazioni contabili sareb-
bero le seguenti:
../..
Azioni proprie 100
Riserva negativa azioni proprie in portafoglio 100 Stornata riserva negativa azioni proprie
../..
Banca c/c 95 Perdita su azioni proprie 5 Azioni proprie 100 Rivendute azioni proprie
––––––––
8 Cfr. ORGANISMO ITALIANO DI CONTABILITÀ, Principi contabili, OIC 21, Parte-
cipazioni e azioni proprie, 2014, par. 65.
Le operazioni sul patrimonio netto
311
Il conto Perdita su azioni proprie troverà indicazione nella macro-
classe C) del Conto Economico, Proventi e oneri finanziari, voce 17,
Interessi e altri oneri finanziari9.
L’acquisto di azioni proprie finalizzato al loro successivo annulla-
mento in esecuzione di una specifica delibera dell’assemblea straordi-
naria di riduzione del capitale è disciplinato dall’art. 2357 bis cod. civ.
Per tale tipologia di operazione non figurerà tra le poste del patrimonio
netto l’apposita riserva negativa, in quanto le azioni vengono annullate
e pertanto non risultano in portafoglio.
L’operazione di acquisto e annullamento di azioni proprie verrà e-
saminata considerando il seguente esempio.
La Jolly S.p.A. ha deliberato la riduzione del proprio capitale sociale
(€ 500.000,00 divisi in n. 100.000 azioni da € 5,00 ciascuna) attraverso l’acquisto, tramite c/c Banca Intesa, di n. 20.000 azioni proprie e suc-cessivo loro annullamento.
Nel patrimonio netto della società è presente, tra le altre poste, una riserva straordinaria di € 30.000,00.
Si proceda a contabilizzare l’acquisto (pagamento tramite c/c Banca Intesa) e il successivo annullamento delle azioni proprie nelle due ipo-tesi seguenti:
a) il prezzo unitario di acquisto è di € 4,70; b) il prezzo unitario di acquisto è di € 5,20.
Ipotesi a) acquisto a € 4,70
In questo caso si è effettuato un acquisto sotto la pari, poiché il valo-
re nominale di un’azione è di € 5,00.
Riduzione del capitale: 20.000 × € 5,00 = 100.000,00 Esborso per le azioni: 20.000 × € 4,70 = 94.000,00
Differenza 6.000,00
Tale differenza rappresenta una parte di patrimonio netto che viene
“trattenuto” in azienda in seguito all’annullamento delle azioni: il suo
––––––––
9 Cfr. Ibidem.
Capitolo IX
312
importo non deve incidere sul reddito di esercizio, ma deve essere ac-
creditato ad un’apposita riserva10
.
Le scritture in P.D. saranno:
../..
Azioni proprie da annullare 94.000,00 Banca Intesa c/c 94.000,00 Acquistate azioni proprie per annullamento
../..
Capitale sociale 100.000,00 Azioni proprie da annullare 94.000,00 Riserva da riduzione capitale sociale 6.000,00 Annullate azioni proprie e ridotto il capitale sociale
Ipotesi b) acquisto a € 5,20
In questa seconda ipotesi si è effettuato un acquisto sopra la pari.
Esborso per le azioni: 20.000 × € 5,20 = 104.000,00 Riduzione del capitale: 20.000 × € 5,00 = 100.000,00
Differenza 4.000,00
Anche in questo caso, come nel precedente, la somma pagata in più
rispetto alla diminuzione del capitale sociale non dovrebbe interessare
l’aspetto reddituale, ma dovrebbe rappresentare una diminuzione del
patrimonio netto della società. Pertanto, se questa possiede riserve libe-
ramente disponibili, la differenza andrà a ridurre la loro consistenza. In
caso contrario, la differenza (o la parte non coperta di questa) dovrebbe
incidere sulla formazione del risultato economico come componente
negativo di reddito11
.
––––––––
10 Tale modalità di contabilizzazione viene prevista anche dai principi contabili
nazionali. Si veda in proposito: ORGANISMO ITALIANO DI CONTABILITÀ, Principi con-
tabili, OIC 21, Partecipazioni e azioni proprie, 2014, par. 64. 11
La prima versione dei principi contabili nazionali in tema di titoli (Documento
n. 8) reputava più corretta la contabilizzazione della differenza come riduzione di una
riserva (se esistente della riserva sovrapprezzo azioni o, in mancanza o insufficienza
di questa, di un’altra riserva disponibile) pur ammettendo, anche se ritenuta meno or-
todossa, la contabilizzazione come componente negativo di reddito di natura straordi-
Le operazioni sul patrimonio netto
313
Nel nostro caso la scrittura in P.D. è la seguente:
../..
Azioni proprie da annullare 104.000,00 Banca c/c 104.000,00 Acquistate azioni proprie per annullamento
../..
Capitale sociale 100.000,00 Riserva straordinaria 4.000,00 Azioni proprie da annullare 104.000,00 Annullate azioni proprie e ridotto il capitale sociale
9.10. La ripartizione dell’utile d’esercizio
La normativa civilistica relativa alle società per azioni (art. 2364)
prevede che entro centoventi giorni dalla chiusura dell’esercizio (entro
centottanta in caso di particolari esigenze relative alla struttura e
all’oggetto della società, se previsto dallo statuto), l’assemblea ordina-
ria deve essere convocata per deliberare in materia di approvazione del
bilancio d’esercizio. In questa stessa sede, l’assemblea delibera anche
sulla ripartizione dell’utile d’esercizio (o sulle modalità di copertura di
eventuali perdite).
Almeno il 5% dell’utile netto deve essere accantonato alla Riserva
legale, finché la stessa non abbia raggiunto una misura minima pari al
20% del capitale sociale.
La riserva legale, pertanto, è una riserva obbligatoria (esiste una di-
sposizione di legge specifica).
Accanto alla riserva legale, lo statuto della società può prevedere che
una certa quota degli utili sia accantonata ad una Riserva statutaria.
––––––––
naria. Stesso trattamento era ammesso nel caso di annullamento di azioni proprie ac-
quistate ad un prezzo inferiore al valore nominale, da cui poteva emergere, in alterna-
tiva all’accreditamento di una riserva disponibile, un provento di natura straordinaria.
Si veda: CONSIGLIO NAZIONALE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E CONSIGLIO
NAZIONALE DEI RAGIONIERI, Principi contabili, Documento n. 8, Titoli, partecipazio-
ni e bilancio consolidato, Milano, Giuffrè, 1983, pagg. 68 e 69.
Nelle successive versioni del principio contabile (Documento n. 20 del 2005 e
OIC 21 del 2014) tali modalità di contabilizzazione non sono più contemplate.
Capitolo IX
314
Anche tale riserva, al pari di quella legale, è obbligatoria (esiste una di-
sposizione statutaria che vincola l’assemblea).
Sia la riserva legale, sia la riserva statutaria sono riserve non libera-
mente disponibili: la prima (entro il limite del 20% del capitale sociale)
può essere utilizzata solo per la copertura di perdite d’esercizio, mentre
la seconda può essere utilizzata soltanto secondo le modalità previste
dallo statuto.
L’atto costitutivo può prevedere che gli amministratori della società
siano remunerati mediante partecipazione agli utili conseguiti, indican-
do la percentuale attribuita agli stessi.
La misura degli emolumenti spettanti agli amministratori va deter-
minata sull’utile al netto dell’accantonamento alla riserva legale12
.
Eseguite queste destinazioni vincolate, l’assemblea è libera di ripar-
tire l’utile residuo come ritiene più opportuno.
In particolare, l’assemblea può decidere di destinare l’utile residuo
(o soltanto una parte di questo) ad una Riserva straordinaria che, suc-
cessivamente, potrà essere liberamente utilizzata (per coprire perdite,
per la distribuzione ai soci, ecc.).
Tale riserva, a differenza delle due viste in precedenza, è facoltativa,
in quanto non esiste alcun obbligo giuridico alla sua costituzione13
.
Ancora, l’assemblea può deliberare la distribuzione di una parte
dell’utile agli azionisti, quale remunerazione dell’investimento da que-
sti effettuato a titolo di capitale proprio.
In presenza di azioni di diverse categorie, la distribuzione degli utili
dovrà essere eseguita tenendo conto dei diritti spettanti a ciascuna cate-
goria.
Inoltre, se vi sono azioni non interamente liberate il dividendo da at-
tribuire alle stesse è calcolato in proporzione al capitale versato.
Le problematiche e le rilevazioni contabili relative alla ripartizione
dell’utile di esercizio verranno esaminate considerando il seguente ca-
so.
––––––––
12 Lo statuto della società può prevedere che tale compenso sia determinato
sull’utile al netto, oltre che dell’accantonamento a riserva legale, anche dell’accanto-
namento a riserva statutaria. 13
Per un analisi approfondita delle funzioni e scopi delle varie riserve si veda G.
ROBERTO, Le riserve nel bilancio di esercizio, Torino, Giappichelli, 2000.
Le operazioni sul patrimonio netto
315
Alla fine dell’esercizio n la Jolly S.p.A. (capitale sociale suddiviso in
n. 100.000 azioni da € 5,00 ciascuna, di cui 40.000 privilegiate) ha conseguito un utile d’esercizio di € 85.625,32.
Il 30/04 l’assemblea degli azionisti delibera il seguente riparto: 5% a riserva legale; 15% a riserva statutaria; 25% ad una riserva straordina-ria (liberamente disponibile); il resto agli azionisti con arrotondamento del dividendo lordo al centesimo di euro. Il vantaggio spettante alle a-zioni privilegiate consiste nell’assegnazione di un dividendo maggiora-to del 2% del valore nominale rispetto a quello assegnato alle azioni ordinarie.
Il 5/05 si pagano i dividendi, tramite il c/c Banca Intesa.
Gli accantonamenti alle diverse riserve sono determinati sulla base
dei seguenti calcoli:
Utile da ripartire: € 85.625,32 (–) 5% a Riserva legale: € (4.281,27) (–) 15% a Riserva statutaria: € (12.843,80) (–) 25% a Riserva straordinaria: € (21.406,33)
Residuo da ripartire ai soci: € 47.093,92
Per calcolare il dividendo lordo (con arrotondamento al centesimo di
euro), da assegnare alle diverse categorie di azioni, bisogna innanzitutto
determinare la parte di utile da attribuire soltanto alle azioni privilegia-
te, per garantire alle stesse una maggiorazione del 2% del valore nomi-
nale, cioè € 0,10 (2% di € 5,00) per ogni titolo.
Per ciò, considerando che il numero delle azioni privilegiate am-
monta a 40.000, si avrà:
Utile da assegnare solo alle azioni privilegiate: € 0,10 × 40.000 = € 4.000,00
Ne consegue che l’utile da ripartire tra tutte le categorie di azioni sa-
rà pari a:
Utile totale da distribuire: € 47.093,92 (–) Utile solo ad azioni privilegiate: € (4.000,00)
Residuo da ripartire: € 43.093,92
Il dividendo unitario da assegnare alle azioni ordinarie sarà pertanto
ottenuto dividendo l’importo residuo da ripartire per il numero com-
plessivo delle azioni. Quindi si avrà:
Capitolo IX
316
Dividendo unitario alle azioni ordinarie: 43.093,92
= 0,4309392 100.000
Tale dividendo deve essere arrotondato a € 0,43 (arrotondamento al
centesimo di euro inferiore14
).
Il dividendo unitario spettante alle azioni privilegiate dovrà essere
maggiorato di € 0,10 rispetto a quello spettante alle azioni ordinarie.
Complessivamente si avrà:
Dividendi da assegnare:
alle azioni ordinarie: € 0,43 × 60.000 = € 25.800,00 alle azioni privilegiate: € 0,53 × 40.000 = € 21.200,00
Totale dividendi lordi: € 47.000,00
Riepilogando, l’utile residuo distribuibile ai soci, pari a € 47.093,92,
viene così suddiviso:
Dividendi lordi: € 47.000,00 Avanzo utili: € 93,92
Totale € 43.093,92
L’avanzo utili rappresenta la parte del risultato d’esercizio non di-
stribuita ai soci per effetto degli arrotondamenti e verrà utilizzato nella
ripartizione dell’utile dell’esercizio successivo.
La scrittura in P.D. relativa alla distribuzione dell’utile sarà:
30/04
Utile di esercizio 85.625,32
Riserva legale 4.281,27
Riserva statutaria 12.843,80 Riserva straordinaria 21.406,33 Azionisti c/dividendi 47.000,00 Avanzo utili 93,92 Ripartizione utile di esercizio
––––––––
14 L’arrotondamento del dividendo deve essere in ogni caso effettuato per difetto,
in quanto un arrotondamento per eccesso porterebbe ad un importo distribuibile ai so-
ci superiore all’utile disponibile.
Le operazioni sul patrimonio netto
317
Pagamento dei dividendi
Supponendo per semplicità che i percettori dei dividendi siano tutti
persone fisiche residenti e detengano partecipazioni non qualificate,
(non superiori a determinate soglie stabilite dalla legge) occorrerà cal-
colare e contabilizzare la ritenuta a titolo d’imposta del 26%.
La scrittura in P.D. sarà:
05/05
Azionisti c/dividendi 47.000,00 Erario c/ritenute da versare 12.220,00 Banca Intesa c/c 34.780,00 Pagati dividendi
La ritenuta dovrà essere successivamente versata all’Erario entro il
16 del mese successivo al trimestre solare di pagamento.
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