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Catalogue of the art exhibition. Artworks by Francesco Arecco, Ettore Frani, Marco La Rosa, Elisa Leonini, Sergio Lovati, Daniela Novello, Daniele Salvalai, Alessandro Sanna. Care of Andrea Dall'Asta S.I., Ilaria Bignotti, Matteo Galbiati, Massimo Marchetti, Michele Tavola.
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Giovani artisti si confrontano col Sacro
Con gli occhi alle stelle
ARECCO, FRANI, LA ROSA, LEONINI, LOVATI, NOVELLO, SALVALAI, SANNA
Con gli occhi alle stelleGiovani artisti si confrontano col Sacro
PresidenteS. E. Mons. Ernesto Vecchi
Direttore artisticoAndrea Dall’Asta S.I.
Mostra a cura diAndrea Dall’Asta S.I.Ilaria BignottiMatteo GalbiatiMassimo MarchettiMichele Tavola
Segreteria culturale e coordinamento progettiFrancesca Passerini
5HVSRQVDELOH�WHFQLFR���$OOHVWLPHQWR�H�SURJHWWR�JUDÀFRClaudio Calari
Controllo conservativo delle opere esposteMariella Gnani, Bologna
(VHFXWLYL�JUDÀFD�PRVWUD7LSRJUDÀD�%�0�����6WHIDQR�0DUFKLJQROL��0RQWHYHJOLR
Gestione inaugurazioneAlessandra Bonzi
8IÀFLR�VWDPSDArcidiocesi di Bologna
Catalogo a cura della
Fondazione Cardinale Giacomo LercaroGalleria d’arte Moderna “Raccolta Lercaro”
Testi in catalogo
AQGUHD�'DOO¶$VWD�6�,���FRRUGLQDPHQWR�VFLHQWL¿FR�JHQHUDOH,ODULD�%LJQRWWLMatteo GalbiatiMassimo MarchettiFrancesca PasseriniMichele Tavola
3URJHWWR�JUD¿FR�H�LPSDJLQD]LRQHClaudio Calari
5HGD]LRQH�7HVWLFrancesca Passerini
)RWRJUD¿H�GHOOH�RSHUHAndrea RepettoStefano Calcaterra
)RWRJUD¿H�LQDXJXUD]LRQHAndrea Repetto
in copertina:
Daniela Novello, Conviviotufo siciliano, piombo, ferro2008
sul retro:
Vernice frescafoto di Andrea Repetto
Visite guidate a cura della Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro in collaborazione con il Settore Arte e Catechesi dell’Istituto Veritatis Splendor
Si ringrazia in particolare Maria Rapagnetta
Servizio di SorveglianzaAssociazione AUSER, Bologna
Si ringraziano
Gabriele Caccia DominioniGalleria L’Ariete artecontemporanea, Bologna0XVHR�GHOOD�)RWRJUDÀD�&RQWHPSRUDQHD��&LQLVHOOR�Balsamo
Adriano GuarnieriMons. Massimo MingardiMons. Valentino BulgarelliMaria Chiara CardiniGiuseppe Campus
Giovanni MascagniGiampietro PeghettiCSG dell’Arcidiocesi di Bologna, /H�UHGD]LRQL�GL�%RORJQD6HWWH�HG�q7Y����3RUWH��I volontari dell’Arcidiocesi di Bologna
Un ringraziamento a Fondazione Cariplo, Milano
Mostra promossa in collaborazione conGalleria San Fedele - Milano
Fondazione Cardinale Giacomo LercaroGalleria d’arte Moderna “Raccolta Lercaro”
Sommario Con gli occhi alle stelle. Giovani artisti si confrontano con il sacro 6
Andrea Dall’Asta S.I.
Opere in mostra 10
Schede delle opere in mostra 51
%LRJUD¿H�GHJOL�DUWLVWL�����������������������������������������������������������������������������������������������������������������������
Nella mostra Con gli occhi alle stelle. Giovani artisti si confrontano col Sacro, a cura di Andrea
Dall’Asta S.I., Ilaria Bignotti, Matteo Galbiati, Massimo Marchetti e Michele Tavola, otto giovani artisti
provenienti dall’esperienza del Premio San Fedele di Milano (Francesco Arecco, Ettore Frani, Marco La
5RVD��(OLVD�/HRQLQL��6HUJLR�/RYDWL��'DQLHOD�1RYHOOR��'DQLHOH�6DOYDODL��$OHVVDQGUR�6DQQD���ULÀHWWRQR�VX�
temi in relazione all’esperienza dell’uomo legata al sacro. La Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro-
5DFFROWD�/HUFDUR�YXROH�FRVu�ULYROJHUVL�DOOH�QXRYH�JHQHUD]LRQL�SHU�SURSRUUH�XQR�VSD]LR�GL�ULÀHVVLRQH�
su ciò che è alla base di una ricerca di verità, traducendola con i linguaggi della contemporaneità.
Da sempre, infatti, l’uomo ha avuto la percezione che la trascendenza si rivela nell’esperienza
sensibile della vita, facendosi presente in luoghi e in spazi precisi, manifestandosi sotto determinate
forme e abitando il tempo umano con tempi propri.
È l’esperienza costante, presente in tutte le tradizioni, del rendere tangibile e ripetibile la presenza
del divino attraverso il rito e le immagini, forme e volti.
A partire da questa ricerca di senso rivolta al riconoscimento del trascendente e dell’assoluto nella
storia dell’uomo, i giovani artisti presenti in mostra si sono cimentati nell’evocazione di temi che,
GDOO¶LPPDJLQDULR�ELEOLFR��UDJJLXQJRQR�LO�QRVWUR�SUHVHQWH�DI¿QFKp��GDYDQWL�DO�VHQVR�GL�IUDPPHQWD]LRQH�
e disorientamento che segna la nostra epoca, si possa sollevare lo sguardo alla ricerca del Dio della vita.
Il simbolo biblico dell’Arca - Arca del Diluvio universale, Arca dell’Alleanza, arca come sepolcro -
QHOOD� ULÀHVVLRQH� GL� )UDQFHVFR� $UHFFR� q� FRVu� HYRFDWR� GD� XQ� YDVFHOOR� IDQWDVWLFR�� XQD� QDYH�JUHPER�
DSSHVD� DO� VRI¿WWR� FKH�GLYLHQH� FRQWHQLWRUH� GL� VHQVR� LQ� DWWHVD� GL� DFFRJOLHUH� WXWWL� JOL� HVVHUL� YLYHQWL�
,O�WHPD�GHO�³VRI¿R´�GL�YLWD�q�DIIURQWDWR�GD�(WWRUH�)UDQL�QHO�WULWWLFR�Respiri, dove, attraverso una pittura
fatta di silenzi e sospensioni, siamo posti davanti alla fragilità e, insieme, alla preziosità e al profondo
mistero contenuto in ogni respiro.
,�JHVWL�GHOO¶8OWLPD�&HQD��JLj�HODERUDWD�GD�/HRQDUGR��QHOOD�ULÀHVVLRQH�GL�0DUFR�/D�5RVD�VL�WUDGXFRQR�
nell’opera L’argomento del terzo uomo, presentandosi a noi come una serie di mani sospese all’interno
di uno spazio tessuto di relazioni.
/D�ULFHUFD�GHO�VLJQL¿FDWR�GHOOD�*HUXVDOHPPH�&HOHVWH�q�UDSSUHVHQWDWD�GD�(OLVD�/HRQLQL�QHOO¶RSHUD�Quest:
un cubo luminoso e un labirinto posto sulla sua sommità suggeriscono l’enigma della vita, la cui ricerca
di soluzione conduce alla meravigliosa città celeste dove lo spazio sacro diventa luogo di condivisione
e fraternità. Lo spazio sacro allora non sarà più separato ma coinciderà con quello della vita stessa.
6HUJLR�/RYDWL��DWWUDYHUVR�XQD�VHULH�GL�ODYRUL�IRWRJUD¿FL��RSHUD�XQD�PHGLWD]LRQH�VXO�UDSSRUWR�OXFH�RPEUD�
WHPSR�FKH�FRQGXFH�DOOD�WUDV¿JXUD]LRQH�GHL�OXRJKL��WHUUHQL�H�VSLULWXDOL��DWWUDYHUVR�LO�VXR�RELHWWLYR�IRWRJUD¿FR�
l’artista si propone di cogliere quella presenza divina che abita tutte le cose e su cui si fonda il mistero della vita.
'DOOD�ULÀHVVLRQH�VXL�OXRJKL�GHO�VDFUR�QDVFH�O¶RSHUD�Alla Fonte di Daniela Novello, dove lo spazio nel
quale Dio si rivela è recintato, separato dall’ordinarietà del quotidiano, per concentrarsi attorno a
un pozzo, potente simbolo biblico della rinascita dalla morte alla vita.
La torre Babel, simbolo di un’umanità stoltamente audace che crede di poter raggiungere Dio, viene
concepita da Daniele Salvalai come un contenitore vuoto, un altissimo scheletro di metallo sul quale è
LPSRVVLELOH�VDOLUH�SRLFKp�L�VXRL�JUDGLQL�VRQR�UHDOL]]DWL�LQ�FHUD�
,Q¿QH��OD�SRWHQ]D�H�OD�PHUDYLJOLD�GHOO¶RSHUD�FUHDWULFH�GL�'LR�HVSUHVVD�LQ�Genesi è tradotta e interpretata
da Alessandro Sanna in una serie di brillanti acquerelli che illustrano l’inizio della Storia di tutte le storie.
Con gli occhi alle stelleGiovani artisti si confrontano col Sacro
Andrea Dall’Asta S.I.
Direttore Raccolta Lercaro
Francesco Arecco
Sidereus munus
ebano, abete rosso di risonanza
2011
(a destra)
Nascondimento (Ester)
13 sculture d’ebano, abete rosso di risonanza
2012
(piccole opere a sinistra)
Marco La Rosa
L’argomento del terzo uomo
25 calchi in resina, inchiostro nero, basamenti in ferro dipinti di bianco
2012
Sergio Lovati
All we ever wanted was everything all we ever got was cold
The sky’s gone out 02
stampa ai carboni su carta cotone, montaggio su alluminio
2010
Sergio Lovati
All we ever wanted was everything all we ever got was cold
In burning light white light 02
stampa ai carboni su carta cotone, montaggio su alluminio
2010-2011
Sergio Lovati
All we ever wanted was everything all we ever got was cold
I dare you to be real 02
stampa ai carboni su carta cotone, montaggio su alluminio
2010
Schede delle opere in mostra
Il titolo dell’opera è paradossalmente uno
VYHODPHQWR� GHO� VXR� VLJQL¿FDWR�� ,QIDWWL� ID�
riferimento al Libro di Esther, il testo della
Bibbia nel quale Dio sembra nascondere il
suo nome e il suo volto celandosi dietro le
apparenti casualità che ritmano il racconto
e rivelandosi solo a coloro che, sostando in
ascolto, sanno riconoscerne i segni all’interno
della storia umana.
Così, a partire dal nascondimento della
SUHVHQ]D� VLJQL¿FDQWH�� O¶DUWLVWD� FUHD� GRGLFL�
³QLGL´� ULSURGXFHQGR� O¶RSHUDWR� GL� TXHJOL�
insetti che costruiscono strutture difensive,
di stazionamento o di letargo (ancor prima
che abitative) con materiali che paiono
accatastati in maniera casuale, ma che
in realtà - ad un’osservazione attenta -
costituiscono sempre architetture analoghe.
/D� SUHVHQ]D� VLJQL¿FDQWH� ±� FKL� DELWD� LO� QLGR�
±� F¶q�� PD� JOL� RFFKL� ¿VLFL� QRQ� OD� YHGRQR��
Ciò che appare a uno sguardo veloce è il
guscio esterno di chiusura. Solo il sostare
VHQ]D�IUHWWD��DQGDQGR�ROWUH�OD�YLVLRQH�¿VLFD��
permetterà lo svelamento dell’essenza,
la comprensione di ciò che è nascosto. Il
dischiudersi di rivelazioni inattese... come
il riconoscere in se stessi il tredicesimo
misterioso bozzolo.
L’opera è anche un omaggio alla zia
dell’artista, una signora agé con un segreto.
Francesco Arecco, Francesca Passerini
«Il lavoro di Francesco Arecco non si limita,
come molta arte degli ultimi decenni, a
UL¿XWDUH�O¶LPPDJLQH��HVVD�UL¿XWD�O¶DWWR�VWHVVR�
GHO�³PRVWUDUH �́�D�IDYRUH�GL�XQ�QDVFRQGHUH��OD�
dimostrazione, a favore di una ricerca [...].
Non incornicia ma racchiude, così che quelle
FKH�D�XQR�VJXDUGR�VXSHU¿FLDOH�GH¿QLUHPPR�
³VFXOWXUH´� LQ� VHQVR� PLQLPDOLVWD�� R� DQFKH� ±�
per usare un termine caro a Donald Judd
±� ³RJJHWWL� VSHFL¿FL´� VRQR� LQ� UHDOWj� SLFFROH�
DUFKLWHWWXUH�� 3HUFKp� q� GDOO¶DUFKLWHWWXUD� FKH�
traggono il loro particolare, poetico rapporto
con lo spazio e con il fruitore [...]»
Kevin McManus, Catalogo Premioartivisive San
Fedele, Milano 2011
«Desiderata è la gemmazione di una piccola
cassa armonica d’ebano che ne fa nascere
un’altra. È il segno della volontà, che può far
generare anche dal legno più inerte».
Francesco Arecco
Tre legni. Tre casse armoniche, come tre
individui, stanno.
In una di esse è presente un’apertura:
unico elemento che la differenzia dalle altre.
L’equilibrio del tutto è dato dall’attesa di cosa
verrà rilevato dalla terza cassa armonica: il
suo aprire l’interno, infatti, può svelare un
segreto. Cosa nasconderà quella piccola
apertura?
Nel processo creativo dell’artista essa
rappresenta la tana del ragno. In natura,
infatti, alcuni ragni cacciano, altri tessono
una tela, altri si nascondono in un cunicolo
e attendono che la curiosità vi spinga un
insetto. Nella bellezza della creazione ogni
elemento ha il suo posto e la sua funzione: in
questo caso, sfruttando lo spazio del legno, il
piccolo ospite costruisce la sua casa.
Luogo di protezione.
Luogo di difesa.
Luogo di attesa.
Luogo di vita e per questo adattato dal ragno
e trasformato in spazio di senso per la sua
esistenza. Sede di intimità e, insieme, cassa
armonica che risuona rivelando il mondo
esterno.
Così le nostre case, dove lo spazio non è mai
neutro ma tracciato di segni e simboli che
parlano dell’interiorità di chi le abita.
Così ciascuno di noi, sensibilissima cassa
armonica in grado di far vibrare, tra i tanti
suoni dell’esistenza, il Suono più alto.
Francesco Arecco, Francesca Passerini
Francesco Arecco
Nascondimento (Ester)
13 sculture d’ebano,
abete rosso di risonanza
2012Francesco Arecco
Desiderata
ebano, abete rosso di
risonanza
2010
Francesco Arecco
1, 2, 3
lignum vitae, abete
rosso di risonanza
2009
«Arca, uno dei vocaboli più profondamente
suggestivi della nostra lingua, deriva la
sua etimologia da una radice alla base di
DOFXQL� YHUEL� FKH� VLJQL¿FDQR� ³SURWHJJHUH �́�
³UDFFKLXGHUH �́� ³FRQVHUYDUH �́� ³WHQHUH� DO�
ULSDUR �́� PD� DQFKH� ³VHSDUDUH �́� ³WHQHUH�
GLYLVR �́� 8Q¶DUFD� QRQ� q� XQ� FRQWHQLWRUH�
TXDOVLDVL�� XQ� SDVVLYR� OXRJR� GL� JLDFHQ]D�� q�
un contenitore attivo, che si prende cura del
suo contenuto in quanto fonte di senso, di
VSHUDQ]D�R�GL�PHPRULD��0HULWDQR�OD�TXDOL¿FD�
GL�³DUFD �́�GXQTXH��WDQWR�O¶$UFD�GL�1Rq�TXDQWR�
l’Arca dell’Alleanza e ancora la tomba,
FKLDPDWD� ³DUFD´� QHO� OLQJXDJJLR� SRHWLFR� ¿QR�
all’Ottocento.
[...] L’Arca di Arecco ammicca, senza
costringersi a scegliere un riferimento
piuttosto che un altro, a tutta la schiera
di suggestioni letterarie e mitologiche che
questo termine evoca. Quest’arca è lo
scrigno dell’Alleanza, o forse è la nave che
custodisce le specie salvandole dal diluvio
universale. [...] Arecco ci mostra l’arca
nella sua franca, disarmante materialità:
non un oggetto di design [...] ma una sorta
di rifugio minimo, un’operazione istintiva e
protettiva di chiusura e delimitazione dello
spazio. [...] Un lavoro tutto umano che tratta
il suo contenuto come un dono da custodire.
Ed è proprio la sua materialità, nella quale
ci imbattiamo improvvisamente, ad invitarci
alla ricerca del senso, non guardando come
apatici spettatori, ma addomesticando
lo spazio, quasi nuotando sotto questo
LQJRPEUDQWH�³VFDIR �́�SUHQGHQGRQH�OH�JLXVWH�
distanze, trattandolo come involucro ma
anche come punto di accesso [...]»
Kevin McManus, Custodire il senso. L’Arca di
Francesco Arecco, in Luoghi del sacro, catalogo
della mostra-Galleria San Fedele, Milano 2012
/HWWHUDOPHQWH� ³GRQR� GHO� FLHOR �́� TXHVW¶RSHUD�
è una cassa armonica di pregiato ebano
che invita a interagire con essa, svelando a
FROXL� FKH�¿VVD� LO� SURSULR� VJXDUGR�DOO¶LQWHUQR�
SUH]LRVH� WUDPH� GL� OXFH� FKH� ¿OWUDQR� GD�
aperture laterali.
Una mappa celeste.
«La maggior parte delle opere scultoree di
$UHFFR� ULHQWUD� QHOOD� GH¿QL]LRQH� GL� ³DUFD´��
QRQ�LPPDJLQL��Qp�SXUL�RJJHWWL�FROORFDWL�QHOOR�
spazio, ma contenitori di senso che pur
nascondendo, proteggendo il loro contenuto,
ne dichiarano sottilmente la presenza,
invitandoci a scrutare, a cercare, o anche
Testimonio è un’opera d’arte passiva: è lui
che osserva noi.
Immersi nella frenesia di questo tempo, noi
viviamo sempre più soli: soli anche quando
VLDPR�FRQ�DOWUD�JHQWH�SHUFKp�SUHVL�GD�WURSSL�
pensieri.
Il Testimonio ha funzione di indagatore
silenzioso del nostro agire. Se qualcuno ci
osserva, se sappiamo di essere osservati,
infatti, siamo portati ad agire per il meglio.
In quest’ottica, dunque, l’opera ha un
VLJQL¿FDWR� FULVWRORJLFR�� q� O¶RFFKLR� SUHVHQWH�
ma discreto di Colui che ci è accanto.
Reggendo lo spazio grande della parete, dal
muro ci osserva.
Alle nostre spalle, la Croce di Ettore Spalletti
ci ha già posto davanti a una scelta: tra il
Bene e il Male, tra la Vita - restituita dal
VDFUL¿FLR�DVVROXWR�GL�&ULVWR���H�OD�PRUWH�
Francesco Arecco, Francesca Passerini
Francesco Arecco
Arca
populus alba
2011
Francesco Arecco
Sidereus munus
ebano, abete rosso di
risonanza
2011
solo a farci prendere dal silenzio che fanno
risuonare. Contenitori che svolgono la loro
funzione dichiarandoci la bellezza e la poesia
del contenere»
Kevin McManus, Custodire il senso. L’Arca di
Francesco Arecco, in Luoghi del sacro, catalogo
della mostra-Galleria San Fedele, Milano 2012
Francesco Arecco
Testimonio
palissandro
2010
Francesco Arecco
Casse di vento
pioppo, acero,
palissandro, abete
rosso di risonanza
2010
«La cassa di vento è suono e movimento
d’aria in potenza. E con ciò, molto più
VLJQL¿FDWLYD� GL� YHUR� VXRQR� H� YHUR� YHQWR��
Accostando l’orecchio a una conchiglia
inerte sentiamo il mare, che in realtà è un
effetto del rombo del nostro cuore sui nostri
timpani. Allo stesso modo, la visività di una
cassa armonica inerte - ma pronta, croccante
- stimola il volo di mente».
Francesco Arecco
Ettore Frani
Ascensione o
attrazione celeste
(trittico)
olio su tavola
2011
È l’elemento determinante e indispensabile
alla vita dell’uomo e al ciclo naturale. Frani
pone l’accento proprio sulla sua dimensione
di sospensione ciclica che la pone tra ascesa
e discesa, in moto dal cielo alla terra e
YLFHYHUVD��,Q�TXHVWR�YLDJJLR�LQ¿QLWR�H�DWDYLFR�
O¶DUWLVWD� ULFRQRVFH� H� LGHQWL¿FD� O¶DFTXD� FRPH�
VSHFFKLR� WUDV¿JXUDQWH� O¶DQLPD� H� LO� YLYHUH�
dell’uomo, nel cammino e nella tensione della
sua esistenza, in equilibrio tra le contingenze
terrene e il mistero dell’incommensurabile.
Tutto si risolve in un’atmosfera di leggerezza
H� DQQXOODPHQWR� GHOOD� ¿VLFLWj�� TXDVL� O¶DUWLVWD�
avesse revocato e sottratto l’incombenza
concreta della gravità. Negli scomparti
ODWHUDOL� VL� SUH¿JXUD� O¶LQYLVLELOH� DWWHVD� GHO�
nostro essere pellegrini e viandanti.
Matteo Galbiati
Ettore Frani lega la sua pittura alle
composizioni canoniche di dittici, trittici e
polittici che nei secoli hanno caratterizzato
la grande tradizione espressiva religiosa.
Partendo da quest’impostazione risolve le
sue immagini secondo una concentrazione
più marcata sul valore simbolico di una
pittura, avvolgente ed intensa pur ridotta ai
termini minimi, mezzo unico per accedere al
lato invisibile e nascosto della sua poetica. In
quest’opera l’acqua ha il ruolo di protagonista.
Ettore Frani
Respiri (trittico)
olio su tavola
2011
Un accento intenso viene posto su
quest’opera: il bianco quasi assoluto diventa
cassa di risonanza per lo sguardo e la
composizione si spoglia da ogni immagine
tangibile per presentarsi come muta
annunciazione. Ogni senso viene indirizzato
ad una consapevolezza più forte e salda, in
cui il desiderio di scoperta porta a vedere
ROWUH� OD� SHOOH� GHOOD� VXSHU¿FLH� GHO� GLSLQWR��
Oltre le consuete immagini estatiche che
assorbono e disorientano con la bellezza
delle loro forme. Qui la bellezza che mostra
Frani è quella occulta e invisibile, quella
da cercare altrove, dietro il segreto dello
sguardo. Chi osserva si riserva allora un
tempo maggiore per comprendere, per
svelare il lato misterioso ed oscuro presagio
della forma. La ricerca dell’indecifrabile e
dell’inafferrabile è lo scopo di questa attesa.
Un’attesa che diventa epifania, nel tempo in
cui quel bianco si manifesta nella sua intima
verità. Un bianco che non è cancellazione
o privazione, ma rivelazione e scoperta. La
silenziosa esibizione del tutto.
Matteo Galbiati
Ettore Frani
Terra Latte Luce II,
Predella
olio su tavola
2012
Estrapolata da una composizione a polittico
molto più elaborata e complessa, quest’opera
ripropone la capacità della pittura di Ettore
Frani di articolare immagini che giocano con
il valore e il ruolo dei simboli. Il titolo enuncia
WUH�SDUROH�FRQ�WUH�VLJQL¿FDWL�GLIIHUHQWL��IRUVH�
lontani e disgiunti tra loro, ma tanto evocativi
di immagini intricate nella loro immediata
semplicità. Sono simboli appunto. Simboli
che non devono necessariamente essere
VFRSHUWL� PD� LQWHUSUHWDWL�� PRGL¿FDWL�� IDWWL�
propri. Ancora non ci sono risoluzioni esatte
cui giungere, l’artista non ci impartisce una
lezione aulicamente preconfezionata, ma
In Between è la soglia tra le tecniche creative
VXOOH� TXDOL� q� DQGDWD� DI¿QDQGRVL� OD� ULFHUFD�
del giovane artista bresciano: il dipingere
³ELDQFR�VX�ELDQFR �́�QHJDQGR�DQDOLWLFDPHQWH�
OD�SLWWXUD��q�XQD�SRUWD�FKH�VL�DSUH�H�LQYLWD�DG�
un percorso spirituale dove il raziocinio cede
LO�SDVVR�DOOD�PHWD¿VLFD��q�OD�YLVXDOL]]D]LRQH��
complice la luce, del momentaneo apparire,
del (temporaneo) dichiararsi dell’artista
al mondo. In Between è, innanzitutto,
I gesti delle mani leonardesche si materializ-
zano nello spazio scultoreo di Marco La Rosa
FKH�ULÀHWWH�VXO�FRQFHWWR�GL�VRJOLD�WUD�XPDQR�
e divino, tra ciò che appartiene alla terra e
ciò che si eleva nello spirito. Nello spazio del
sacro, luogo protetto dove avviene la rivela-
zione, dove il linguaggio si fa luce e prende
forma, frammento dopo frammento, nell’at-
tesa della Verità, il giovane artista percorre
e plasma la gestualità pittorica di Leonardo,
scegliendo le proprie mani per quelle di Cri-
sto e di Giuda, chiedendoci: l’artista-uomo
è traditore o salvatore della sua opera? Si
mente o si dichiara attraverso l’arte?
Ilaria Bignotti
ci pone davanti ad un mistero. La pittura
diventa nuovamente l’involucro del nostro
sentire, lo scrigno dove albergano quei
misteri da conservare e preservare. Da
allargare a nuove interpretazioni. L’opera
è pronta ad accogliere la voce e la volontà
dell’altro. Solo in questo modo si penetra al
suo interno e si lascia dis-velare. Frani mette
l’opera nella condizione di essere un varco,
una soglia che si apre e, dopo essere stata
contemplata ed aver inter-agito con l’altro,
subito si chiude per ritornare allo stato
iniziale, alla sua naturale bellezza pura e
LQFRQWDPLQDWD��8Q�PLVWHUR�SUHVHUYDWR�¿QR�DO�
prossimo e successivo sguardo, al nuovo e
irripetibile incontro.
Matteo Galbiati
Marco La Rosa
In between
tavola di legno incisa, tela
pittorica dipinta di bianco,
neon
2011
la dichiarazione di un’attesa: dell’atto di
nascita di un nuovo percorso, dell’ignoto che
all’artista già appartiene, attraversandone
l’anima-l’opera ad ogni istante.
Ilaria Bignotti
Marco La Rosa
L’argomento del terzo uomo
25 calchi in resina, inchiostro
nero, basamenti in ferro
dipinti di bianco
2012
Elisa Leonini
L’Escalier du Diable
video
2012
Il video documenta un’installazione ambien-
tale realizzata dall’artista nello scalone del-
la sede dell’Università Cattolica di Brescia.
Sfruttando le regole dell’anamorfosi, la vi-
sione dall’alto trasforma la gradinata in un
esteso pentagramma su cui si disegnano al-
cune note musicali. Si tratta di un passaggio
dal tredicesimo Studio per pianoforte solo
di György Ligeti, intitolato L’escalier du Dia-
ble, un brano costruito su febbrili sequenze
di note ascendenti che ogni volta ripartono
dal basso. L’osservatore prende coscienza
dell’opera solo a posteriori dando un senso
al proprio percorso.
Massimo Marchetti
Il senso del percorso che si è compiuto lo si
FRPSUHQGH� DOOD� ¿QH�� &RVu� q� OD� QRVWUD� YLWD��al termine possiamo guardare indietro e
leggere i segni nella loro unità.
Andrea Dall’Asta S.I.
$OOD�¿QH�GHO�SHUFRUVR�GHOOD�PRVWUD�LO�YLVLWDWRUH�stesso diviene parte dell’opera: alcuni segni
collocati a terra anticipano il suo incontro con
uno specchio rotondo, occhio retrospettivo
che lo colloca nella giusta prospettiva per
leggere i segni e ciò che in quel preciso
momento sta compiendo.
Ê�DQFKH�O¶LQYLWR�DG�XQ¶LURQLFD�³ULFRGL¿FD]LRQH�GHO� PHVVDJJLR´� GD� SDUWH� GHO� ULFHYHQWH��teorizzata da Roman Jackobson per
individuare la funzione poetica del linguaggio.
Massimo Marchetti
Elisa Leonini
Exit
carta adesiva, specchio
2011
La scultura è un’interpretazione
della Gerusalemme Celeste descritta
nell’Apocalisse di Giovanni. La forma cubica
rimanda infatti all’unità di misura alla base
delle mura della città, la luce che ne promana
è la luce di Dio. Nella faccia superiore
possiamo vedere una riproduzione del
celebre labrinto della cattedrale di Chartres,
percorso simbolico per il raggiungimento
della città di Dio. Avvicinandoci a questo
simbolo, l’immagine che ne scaturisce non è
altro che il nostro stesso volto.
Massimo Marchetti
Elisa Leonini
Quest
plexiglass, luce,
specchio e ferro
2011
Sergio Lovati
All we ever wanted was everything all we ever got
was cold - In burning light white light 01 – 02 – 03
stampe ai carboni su carta cotone,
montaggio su alluminio
2010-2011
Contemplazione delle nuvole
Sergio Lovati
All we ever wanted was everything all we ever got
was cold - In burning light white light 01 – 02 – 03
stampe ai carboni su carta cotone, montaggio su
alluminio
2010-2011
Contemplazione del cielo
Sergio Lovati
All we ever wanted was everything all we ever got
was cold - I dare you to be real 01 – 02
stampe ai carboni su carta cotone,
montaggio su alluminio,
2010
Contemplazione di una cascata d’acqua
Le opere di Sergio Lovati, fotografo
PLODQHVH�� ¿Q� GDO� WLWROR� VL� LQWHUURJDQR� VXO�
senso di un percorso che nasce dallo spirito
e si traduce in forma mutevole e ammaliante
come l’energia delle cose se viste con gli
occhi dell’anima: All we ever wanted was
everything all we ever got was cold.
Se è ancora valida l’idea che il medium sia il
messaggio, Sergio Lovati porta alle estreme
FRQVHJXHQ]H�OH�SRWHQ]LDOLWj�GHOOD�IRWRJUD¿D��la sua opera pare infatti costantemente
HVSHULUH� L� OLPLWL� GHO� OLQJXDJJLR� FRGL¿FDWR��sciogliendosi nell’incanto della pittura,
dissolvendosi nelle potenzialità del suono e
del silenzio.
Un fascino enigmatico pervade e si diffonde
dai suoi lavori che richiedono uno sguardo
lento e contemplativo: inutile avere fretta,
o qualsivoglia ansia di cogliere, in pochi
VHFRQGL�� XQ� SRVVLELOH� VLJQL¿FDWR�� 4XHVWR�� q�racchiuso nel tempo della visone che diventa
esperienza dell’occhio-mente.
E ciò accade con l’intensità del sussurro che
VHJXH� LO� JULGR�� FRQ� OD� YLROHQ]D� GHOO¶D]LRQH�FKH� VFDWXULVFH� GDOOD� ULÀHVVLRQH� VRIIHUWD��Sia laddove il soggetto si raggrumi in una
oscurità onnivora, sia che vibri di rischiarate
possibilità, Sergio Lovati riesce, nel tempo
del fare e del percepire, a sciogliere il suo
percorso etico in visione estetica.
Ilaria Bignotti
Sergio Lovati
All we ever wanted was everything all we ever got
was cold - Burning from the inside 01 – 02 – 03 – 04
stampe ai carboni su carta cotone, montaggio
su alluminio
2010
Contemplazione delle stelle
Sergio Lovati
All we ever wanted was everything all we ever
got was cold - In burning light white light 04
stampa ai carboni su carta cotone,
montaggio su alluminio
2010-2011
Contemplazione delle nuvole
«Costruzione è una struttura architettonica
aperta, realizzata con il tufo, una sorta
di fonte battesimale reso essenziale dalla
semplicità della linea costruttiva. Ma su di
esso sono posti degli abitini da bambino di
piombo. Sono stati ricavati da cartamodelli
d’antan: una camicina con il colletto rotondo
e un paio di calzoncini alla zuava. L’abito
entra nello spazio, va a completarlo, diviene
SUHVHQ]D� XPDQD�� Ê� XQ� DELWR� JRQ¿R�� LQ� FXL�
potrebbe essere un corpo»
Angela Madesani, Volti del sacro, catalogo della
mostra-Galleria San Fedele, Milano 2009.
Daniela Novello
Costruzione
tufo, piombo
2009
Daniela Novello
Convivio
tufo siciliano, piombo,
ferro
2008
FRVu�VLPEROR�GHO�VDFUL¿FLR�GL�&ULVWR��q�LO�VXR�
FRUSR�FRQVHJQDWR�DOOD�PRUWH��VSH]]DWR�¿QR�
all’estrema donazione della vita come atto
d’amore per l’intera umanità.
Su un’unica mensa ricoperta da una tovaglia
plasmata in piombo Daniela Novello scolpisce
il simbolo della nuova alleanza tra Dio e
gli uomini portata a compimento da Gesù.
Sederci al suo convivio, riconoscere la sua
presenza ogni volta nel ripetersi rituale dello
spezzare il pane e gustarlo come invitati al
banchetto di festa, ci rende un solo corpo in
comunione al solo Pane di vita.
Francesca Passerini
Il pane, immagine immediatamente
IDPLOLDUH� SRLFKp� DOLPHQWR� EDVH� GL� RJQL�
mensa, riceve da Gesù stesso il simbolismo
più trascendente: Io sono il pane della vita
�*Y���������Io sono il pane: chi viene a me
non avrà più fame �*Y���������Io sono il pane
disceso dal cielo (Gv. 6,41). Il pane spezzato,
realizzato dall’artista con tufo di Sicilia - una
roccia magmatica, porosa e leggera - diviene
Questa «grande installazione composita è
ispirata alla Prima Lettera di San Paolo ai
Corinzi.
E infatti il corpo non è formato da un
membro solo, ma da molte membra. [...]
Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe
l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe
l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le
membra del corpo in modo distinto, come
egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro
solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte
sono le membra, ma uno solo è il corpo.
[...] Quindi se un membro soffre, tutte le
membra soffrono insieme; e se un membro
è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Sugli stendardi di piombo, come piccoli
arazzi posti a croce in simmetria sfalsata
sulla parete, sono incisi, cuciti, dei dettagli
del corpo di Cristo. Novello si è ispirata in
WDO� VHQVR� DOOD� ¿RUHQWLQD� &URFL¿VVLRQH di
Cimabue. È una costruzione a podio. Sotto
ogni stendardo è posta in maniera speculare
allo stendardo steso, del quale ricalca
esattamente le misure, una vasca colma di
zolle di terra. Il colore marrone della terra
è reso lucente da piccole gocce rosse, sono
semi di magnolia. Il riferimento è chiaro. È il
sangue di Cristo. Vita, morte, passione. Dalla
morte, dal sangue germoglia il seme della
vita. Novello qui ha lavorato per metafore di
chiara leggibilità»
Angela Madesani, Volti del sacro, catalogo della
mostra-Galleria San Fedele, Milano 2009.
Daniela Novello
1 Cor 12,26
piombo, legno, tufo,semi
di magnolia
2009
Daniela Novello
Alla fonte
tufo, granito nero
assoluto
2008
/¶RSHUD� QDVFH� GDOOD� ULÀHVVLRQH� VXL� OXRJKL�
abitati da Dio. Se l’esperienza del sacro
designa l’aprirsi alla trascendenza, a
qualcosa al di sopra di noi, lo spazio nel quale
Dio si rivela è in genere recintato, separato
dall’ordinarietà del quotidiano.
Il pozzo nella tradizione biblica è simbolo
dell’acqua viva, segno della presenza di
Dio (Ger. 2,13) e della sua sapienza (Sir.
24,23-29). Dai Patriarchi era considerato il
OXRJR� SULYLOHJLDWR� GHOO¶LQFRQWUR� WUD� ¿GDQ]DWL�
�*Q�� ������� ������ (V�� ������� KD� TXLQGL� XQ�
simbolismo sponsale che trova corrispondenza
nell’immagine della Chiesa-sposa di cui parla
San Paolo. In quest’ottica il pozzo diviene
allora il luogo dell’amore, dell’intimità, della
FRQ¿GHQ]D�SL��SLHQD��(¶�LO�OXRJR�GRYH�O¶DVFROWR�
reciproco diventa attesa dell’Acqua viva.
Il pozzo di Giacobbe, in Samaria, è il
luogo appartato nel quale Gesù incontra la
Samaritana e dove si svolge uno dei dialoghi
SL�� VLJQL¿FDWLYL� H� VFRQYROJHQWL� GHO� 9DQJHOR��
Gesù entra nel cuore e nella vita di questa
donna determinandone un cambiamento
radicale che le aprirà un nuovo percorso
esistenziale, completamente inaspettato.
Il pozzo diviene quindi, per tutti gli uomini,
simbolicamente luogo di incontro con la
Parola viva di Dio.
Francesca Passerini
Daniele Salvalai
Osservatorio
ferro saldato
2011
'RYH� VRQR� ¿QLWH� RJJL� OH� VWHOOH"� 'DQLHOH�
Salvalai parte da questo interrogativo e
presenta una scultura che, in scala ridotta,
anticipa una realizzazione che vorrebbe
farsi su scala ambientale. Oggi le stelle
sono scomparse, soppresse dall’accecante
annullamento del cielo notturno imposto dal
vivere metropolitano. Non le vediamo più e,
dopo millenni in cui hanno concesso all’uomo
la loro presenza come punto di riferimento,
guida per i suoi viaggi, indicazione per
le sue scoperte, simbolo e presenza del
credo delle sue religioni, gli astri sono stati
eclissati alla nostra vista. L’Osservatorio di
Salvalai diventa una stanza dentro alla quale
raccogliere lo sguardo che viene rimandato
in alto, a scivolare verso le immensità del
FRVPR��&RPH�LO�SUR¿OR�GL�XQD�PRQWDJQD��XQD�cortina avvolgente, dalle forme semplici e
dai colori mimetici, è l’ambiente silenzioso,
protettivo che annulla ogni contingente
presenza contemporanea e ci permette di
ritornare a guardare le stelle, conquistando
un gesto di pura felicità per lo sguardo.
Matteo Galbiati
Daniele Salvalai
Babel
ferro saldato, cera
2011
La scultura riprende la forma della torre
di Babele, palesazione del desiderio
d’onnipotenza della bramosia umana che
DYHYD�SRUWDWR�O¶XRPR�D�V¿GDUH�'LR�FRQ�TXHVWD�imponente costruzione ascendente con la
quale voleva, per avvicinarsi a lui, arrivare
all’altezza dei cieli. Quella che propone
Salvalai è l’idea vana e vanagloriosa del
tentativo di rincorsa al cielo: l’artista svuota
la forma, riducendola ad uno scheletro che,
instabilmente poggia solo su pochi elementi
±� XQ� DQFRUDJJLR� D� JUDSSROR� FKH� QRQ� VDOGD�
WXWWH�OH�IRUPH�D�WHUUD�±��H�YDQL¿FD�in incipit la
sua impressione di solidità. Questo ci riporta
alla sua inevitabile distruzione e caduta, e
con essa, alla rovina di tutte le brame di un
XRPR�FKH�DYHYD�RVDWR�V¿GDUH�'LR�Matteo Galbiati
Le dieci illustrazioni della Genesi,
FRVWUXLWH� FRQ� XQD� UDI¿QDWD� TXDOLWj� GHOOD�stesura dell’acquerello, compongono una
narrazione in cui le forme sembrano crearsi
spontaneamente come onde generate
da un semplice impulso. La trasparenza
liquida del colore, modulata per produrre
profondità diverse, struttura l’immagine
su piani paralleli che offrono una visione
assimilabile a quella di una lanterna
magica. A partire dalla Creazione della
OXFH�� VYROWD� LQ� XQD� GLPHQVLRQH� ¿JXUDWLYD�ancora astratta, le componenti del Creato si
sommano progressivamente senza tuttavia
compenetrarsi e confondersi, offrendo quasi
un dissezione geologica della ricchezza del
mondo dove ogni elemento conserva una
voce riconoscibile all’interno del coro.
Massimo Marchetti
Alessandro Sanna
Storie di Genesi
acquerelli su carta
2012
%LRJUD¿H�GHJOL�DUWLVWL
Francesco Arecco
Nato a Gavi, in provincia di Alessandria,
nel 1977, predilige il legno per il calore,
l’elasticità, la fragranza olfattiva e la struttura
organica e viva di questo materiale. Le sue
composizioni, ancora prima che opere d’arte,
sono casse armoniche capaci di emettere un
suono, ora soave ora aspro. Le creazioni di
$UHFFR�DQ]LFKp�VYHODUH�QDVFRQGRQR�OH�IRUPH��
celano il senso del suo percorso artistico
che va scoperto lentamente, penetrando
idealmente all’interno delle opere stesse.
Michele Tavola
Ettore Frani
Nato a Termoli (Campobasso) nel 1978, di-
pinge seguendo una pratica meditativa e
visionaria: esplora silenziosamente i territo-
ri dell’invisibile e cerca di inseguire la raf-
¿JXUD]LRQH�GHOO¶LQHQDUUDELOH��/D�FRQFUHWH]]D�
composta del suo gesto, la cura concentra-
ta dell’esecuzione - degne di un miniatore
d’altri tempi - assorbono lo sguardo, proiet-
tandolo in una dimensione nuova. Solo allo-
ra passa oltre e perfora la cortina sottile di
luce e materia che diventa impalpabile agli
occhi. Questa vibrazione sposta immediata-
mente l’immagine al suo doppio mentale. La
¿JXUD�VL�DVWUDH�VRWWUDHQGRVL�DOOD�YLVLRQH�SHU�
provare a decifrare i contenuti più segreti e
imperscrutabili, cui la sua pittura poetica può
tendere. La fragilità rarefatta rimanda a quel
WHUULWRULR�FKH�VL�SRQH�DO�FRQ¿QH�HVWUHPR�GHO�
visibile. In bilico sull’orlo della trascendenza,
dove il tempo minuto vive e assapora l’eter-
no.
Matteo Galbiati
Marco La Rosa
Nato a Brescia nel 1978, affronta una ricerca
WHVD�D�PHWWHUH�LQ�FRQÀLWWXDOH�UHOD]LRQH�O¶LQWLPD�
visione dell’artista con problemi di carattere
universale e virati in chiave concettuale: la
UHOD]LRQH�RSHUD�VSD]LR�LQWHVD�FRPH�UDSSRUWR�
teorico e progettuale tra rappresentazione
e interpretazione, l’alternarsi nell’oggetto
artistico della regola e della variazione. Così
è nelle opere esposte in mostra: sia che
indaghi il gesto leonardesco, sia che agisca
sulla parete con un varco luminoso, Marco
/D�5RVD�YHUL¿FD��QHOOR�VSD]LR��OD�VXD�YLVLRQH�
estetica che diventa dramma etico.
Ilaria Bignotti
Elisa Leonini
La ricerca di Elisa Leonini, nata a Ferrara
nel 1980, si focalizza sulle implicazioni
percettive dell’attraversamento degli spazi
e, in particolare, su come la vista, vedendo
innanzitutto ciò che si crede di sapere,
GLPRVWUL� LO� QRVWUR� VHQVR� SL�� ³FXOWXUDOH´� QHO�
GH¿QLUH�OD�QRVWUD�HVSHULHQ]D�GHO�PRQGR��1HL�
WUH�ODYRUL�LQ�PRVWUD�TXHVWR�WLSR�GL�ULÀHVVLRQH�
si declina sviluppando uno spazio esclusivo
dell’occhio in Quest, raccontando un
Sergio Lovati
Nato a Milano nel 1972, lavora con la
IRWRJUD¿D�SRUWDQGR�DOOH�HVWUHPH�FRQVHJXHQ]H�
le potenzialità del medium: la sua opera pare
infatti costantemente esperire i limiti del
OLQJXDJJLR�FRGL¿FDWR��(¶� FLz�FKH�DFFDGH�FRQ�
O¶LQWHQVLWj�GHO�VXVVXUUR�FKH�VHJXH�LO�JULGR��FRQ�
la violenza dell’azione che scaturisce dalla
ULÀHVVLRQH� VRIIHUWD�� &RVu� q� QHOOD� HQLJPDWLFD�
selezione di opere esposte in mostra: sia
che addensi nell’oscurità il soggetto o lo
illumini di rischiarate possibilità Sergio Lovati
riesce, nel tempo del fare e del percepire,
a sciogliere il suo percorso etico in visione
estetica.
Ilaria Bignotti
Daniela Novello
Nata a Milano nel 1978, pratica la scultura
con ineccepibile perizia tecnica, servendosi di
materiali che appartengono a una tradizione
antica, degna di un artista rinascimentale
o barocco. Il suo linguaggio espressivo è
però straordinariamente attuale e moderno,
sempre alla ricerca di frammenti di
quotidianità che interpretano la realtà senza
riprodurla pedissequamente. Il suo approccio
DOO¶RJJHWWR� q� VWDWR� HYRFDWLYDPHQWH� GH¿QLWR�
³DUFKHRORJLD�GHO�FRQWHPSRUDQHR �́
Michele Tavola
LQYHVWLPHQWR�¿VLFR�LQ�/¶Escalier du Diable, e
proponendo l’esperienza stessa in Exit.
Massimo Marchetti
Daniele Salvalai
La scultura di Daniele Salvalai, nato a
Iseo (Brescia) nel 1979, si presenta come
decifrazione di elementi, forme e segni
in equilibrio tra due opposti differenti ma
corrispondenti: l’uomo e la natura. Salvalai
li inscrive nella materia che si compone
attraverso strutture derivate dalla Natura
(alveari, carapaci, alberi…) ma che ricorrono
anche nelle realtà umane, nei suoi sistemi
FRJQLWLYL�H�VFLHQWL¿FL��/H�VXH�RSHUH�GLDORJDQR�
strettamente con l’ambiente circostante e
obbligano il visitatore a parteciparle entrando
in uno scambio e in un confronto effettivi.
Le sculture vengono vissute non solo con
lo sguardo come esperienza estetica, ma
DJLWH� FRQ� LO� FRUSR�� SUDWLFDWH� FRPH� ¿VLFD� H�
reale concretizzazione dei fenomeni di cui
l’uomo, imprescindibilmente immerso nella
natura, rimane sempre l’epicentro davvero
VLJQL¿FDQWH�
Matteo Galbiati
Alessandro Sanna
Nato a Nogara (VR) nel 1975, illustra le
storie di Genesi� DI¿GDQGRVL� D� YHODWXUH�
di colore che quasi costruiscono l’effetto
di un diorama continuo. Partendo dalla
Creazione della luce nello spazio vuoto, che
coincide col confronto dell’artista, ogni volta
rinnovato, con il foglio bianco, la trasparenza
dell’acquerello si rivela simbolica sia della
luce divina che genera il racconto stesso,
che dello sguardo indagatore dell’uomo che
riesce a conservare il proprio stupore di
fronte alla sostanza della natura.
Massimo Marchetti
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