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Corso di Sociologia delle Relazioni Internazionali 2018 -19
Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale
Giuseppe Anzera
Mail: giuseppe.anzera@uniroma1.it
Stanza: 272, II piano, Via Salaria 113
Ricevimento: Martedì 11-13
TESTI D’ESAME 2018-19
Frequentanti:1. Ken Booth: Relazioni Internazionali: Fondamenti e prospettive
sociopolitiche del sistema internazionale contemporaneo, 2015, MimesisEditore
2. 2. Giuseppe Anzera, 2011, Geopolitica dello stato e processi rivoluzionari, Bonanno editore
3. Luca Scuccimarra, 2016, Proteggere l'umanità. Sovranità e diritti umani nell'epoca globale, Il Mulino Editore
Non frequentanti:4. Un testo a scelta fra: a) M. Fedele, G. Anzera, F. Belotti, 2014, Idropolitica nel Mediterraneo, Aracneb) G. Anzera, 2010, Flussi di armamenti e politica internazionale, Guerini
L’analisi delle relazioni internazionali descrive e spiega le caratteristiche e le dinamiche dell’insieme dei rapporti che gli stati intrattengono tra di loro e con altri attori operanti a livello internazionale (organi intergovernativi, Ong, associazioni transnazionali, ecc.)
Il termine relazioni internazionali si riferisce alle forme di interazione, sostenute o meno dai governi, tra i membri di società separate
La sociologia delle relazioni internazionali
Gli approcci classici e le metodologie per l’analisi delle relazioni internazionali
• Approcci e dibattiti
1. La natura della politica internazionaleREALISMO vs. IDEALISMO
2. Oggetto di studio delle relazioni internazionaliSTATOCENTRISTI vs. GLOBALISTI
3. Metodologie di analisi delle relazioni internazionaliCOMPORTAMENTISTI vs. CLASSICI
Le Relazioni Internazionali dalla teoria alla realtà: i modelli di sicurezza applicati
Risoluzione del dilemma della sicurezza
Tecniche (anche) violente
Tecniche non violente
REALISMO Balance of power Deterrenza convenzionale e nucleare
IDEALISMO Sicurezza collettiva Trattati sul disarmo
MULTILATERALISMO E LA SFIDA DEL CAMBIAMENTO
L'etichetta “post-bipolare”
La retorica del disordine
“After Victory” - La ri-costruzione dell'ordine da parte del vincitore
La peculiare conclusione della Guerra fredda e l'unipolarismo
3 fasi di peacemaking: 1989-91 e l'espansione del liberalismo,1992-2001 e l'ascesa del multilateralismo, 2001-2008: l'era
dell'unilateralismo
Il ruolo delle armi nucleari e la fine delle 'guerre costituenti'
L'ascesa dei conflitti interni agli stati e la privatizzazione della sicurezza
Il problema della governance e del mutamento delle regole costitutive
Il mondo postbipolare: le grandi novità rispetto all'era della guerra fredda
1
La fine del sistemawestphaliano e la perdita di centralità dellostato-nazione
2
La diminuzione delle guerreinterstatali e l'aumentodella conflittualitàintrastatale
Il modello della turbolenza e la dottrina multicentrica (Rosenau)
Gli stati non sono più gli unici attori fondamentali del sistema internazionale: interazione continua tra attori sovereignty free vs.
attori sovereignty boundorgani sovrastatali
STATO
gruppi etnici
Attori economici
Movimentitransnazionali religiosi epolitici, terrorismointernazionale
Fattore
Mondo statocentrico
Mondo multicentrico
Numero di attori essenziali
Meno di 200 Migliaia
Principale scopo degli attori
Sicurezza e conservazione dell’integrità nazionale e della sicurezza fisica
Autonomia e aumento delle interconnessioni nei processi di globalizzazione
Risorse ultime per realizzare i propri scopi
Forza armata Stimolo alla governance
Modalità di collaborazione
Alleanze formali quando possibili
Coalizioni temporanee
Suscettibilità al cambiamento
Relativamente bassa Relativamente alta
Alcuni esempi di attori non statali di rilievo
L'imperfetta alleanza (Susan Strange): stato e attori non statali
Attori non statali in conflitto con lo statoorganizzazioni criminali con connessioni e interessi transnazionali
Attori non statali in relazione positiva con lo stato:grandi compagnie assicurative o di consulenza
Attori non statali in posizione ambigua rispetto allo statomultinazionali e cartelli transnazionali (Hertz – La conquista silenziosa).
Attori sovrastataliFondo Monetario Internazionale e la World Bank.
Le OngIl numero delle Ong e dei loro affiliati è cresciuto enormemente negli ultimi decenni.
Le Compagnie private di sicurezza e il loro ruolo di crescente importanza nei conflitti e nelle aree di crisi
Rapporto con gli stati mutevole:In certi casi dei preziosi alleati per gli stati, ma in altre situazioni irritante fonte di imbarazzoEsempio: Amnesty International.
Il multicentrismo e la prospettiva sociologica
Caratteristiche e criticità:– Eterogeneità degli attori
– Problemi di predicibilità degli eventi
– Incapacità di identificare i centri di potere
– Il rapporto tra stati e attori non statali
– Lo stato tra fine e resurrezione: lo stato è ancora la più importante forma di organizzazione collettiva planetaria
Crollo del bipolarismo e spiegazioni del nuovo ordine mondiale: il crescente appeal delle spiegazioni sociologiche
Collins: le ragioni del crollo dell’Urss- Svantaggio demografico e delle risorse - Svantaggio posizionale- Iperestensione - Guerra egemonica sfiancante- Crisi della legittimazione: mobilitazione popolare e conflitto intra-elite
Fukuyama: “La fine della storia”Huntington: “Lo scontro di civiltà”Benjamin Barber: “Guerra santa vs. Mcmondo”Sagan: i nuovi modelli di nuclearizzazione militare connessi
con la percezione sociale
“Nell’analisi delle relazioni internazionali si fanno sempre piùcentrali variabili di tipo socioculturale a scapito delletradizionali variabili politico-istituzionali”
(Statera – Gritti, il nuovo disordine mondiale 1994)
Elementi di rafforzamento della prospettiva sociologica nell’analisi dellasicurezza internazionale
1- aumento dei conflitti intrastatali e diminuzione di quelliinterstatali
2- aumento del numero di attori coinvolti
Le nuove guerre e i tratti identitariMary Kaldor
- Gli scopi: la politica dell’identità (rivendicazione del potere sulla base di una identità particolare sia essa nazionale, linguistica, religiosa ecc.) e il controllo della popolazione
- Le tecniche di combattimento: paramilitari e vittime civili
- L’economia di guerra: saccheggio e assistenza esterna da parte delle comunità diasporiche
- Soluzioni: peace – enforcing non peacekeeping, ricerca di soluzione negoziata e non calata dall’alto, possibilità di ‘partitioning territoriale’
Il Peacekeeping come interazione tra gruppiDavid R. Segal
Oltre la visione idealista e realista del peacekeeping di prima generazione
Il peacekeeping moderno è diretto a interventi prevalentemente interni ad una nazione.
Le condizioni per una operazione di peacekeeping positiva:a - un chiaro mandato per i pacificatorib - il consenso delle parti implicatec - forte finanziamento logistico e finanziariod - accettazione dei rischi per le truppe da parte dei paesi pacificatorie - volontà dell’esercizio della deterrenza e dell’uso della forza per far rispettare i trattati
Le Private Military Companies e la violazione dell’ultimo baluardo dello stato - nazione
Peter W. Singer
- riduzione degli organici degli eserciti occidentali dopo la fine della guerra fredda
- declino delle forze armate di alcuni paesi nella capacità di assicurare la sovranità e l’integrità territoriale
- diffusione di conflitti interni nel periodo successivo alla Guerra Fredda e alle difficoltà nell’attuazione di appropriate operazioni di peacekeeping in tali contesti
- lacune della legislazione internazionale nella definizione del mercenariato
- punti critici del dibattito: l’affidabilità delle PMC; i pericoli per la sovranità; lo sfruttamento economico; il prolungamento dei conflitti; la questione dei diritti umani;
Le analisi sociologiche per la riduzione dell’idrodeficit
Postel e Soffer
Le soluzioni di tipo “politologico”- Accordi internazionali - Trasferimento risorse idriche
Le soluzioni mirate ai contesti sociali- Riciclo acque di riflusso - Desalinizzazione- Impiego di tecnologie avanzate in agricoltura o
destrutturazione tecniche tradizionali
04/05/10
IMPORTANTI RISULTATI RECENTI DI STUDIA CARATTERE SOCIOLOGICO
Giles Kepel: dagli studi approfonditi della mobilitazione politica su base religiosa all’ascesa e declino della jihad (passaggio dalla jihad interna a quella globale)
Gli studi di Sageman sul terrorismo internazionale:anticipazione del passaggio da Al Qaeda prime alla leaderless jihad E al terrorismo in franchising (AQIM – AQAB)
Walden Bello: analisi dei rischi di crisi alimentare e anticipazione dei disordiniinterni legati al cibo
Le nuove sfide per lo statoLe sfide del XXI secolo e la dimensione “intermestica”
- Integrazione politico- economica tra aree avanzate e Cina, India, Asia meridionale e Mercosur (riforma del CdS dell'Onu)
- La governance della globalizzazione economico-finanziaria (WB e FMI)
- Le prospettive di crescita degli stati poveri:il Bottom Billion tra forme di cooperazione, questione del debito e sviluppo democratico
- La capacità di affrontare concretamente il “caos climatico”
Il revival etnonazionalistico
- Il braccio di ferro tra sovranità e autodeterminazione:Autodeterminazioni: la prima ondata (seconda metà dell'Ottocento),la seconda ondata dopo la prima guerra mondiale (Europa orientale, Balcani), la terza ondata con la fine del colonialismo in Africa e in Asia
La sovranità durante la guerra freddaTipologie di conflitto nell'era bipolare: conflitti tra stati divisi (Corea e Vietnam), intervento delle superpotenze contro stati 'riottosi' (Nicaragua, Grenada, Ungheria, Cecoslovacchia), intervento delle superpotenze per sostenere governi 'amici' (Salvador, Afghanistan), conflitti avulsi dalla guerra fredda (India e Pakistan, Medio Oriente, Falkland)
La politica dell’identità nelle RI• L’ascesa di nuovi attori substatali dopo il bipolarismo: mobilitazione politica
etnie, nazionalismi e appartenenza religiosa• Oltre l’immutabilità dello stato: le comunità immaginate (Anderson), processi di
morte e resurrezione degli stati• Conseguenze: creazione dei failed states, aumento delle diaspore, diffusione
delle reti transnazionali di tipo etnico, ma anche terroristico o criminale (la società ‘incivile’ globale)
• I rischi (Kaldor): pol. delle identità vs. pol. delle idee, creazione di entità sovrane monoetniche e non democratiche, effetto domino dell’epidemia separatista, il rischio di un mondo di micro-stati.
• Le spiegazioni di tipo geopoliticoParker: sovraestensione etnicaHorowitz: squilibri socio-economici interni, clima del sistema internazionale
(autodeter o sovranità), aiuti esterni Hechter: presenza di organizzazione politica regionale, bassa dipendenza
economica, percezione della debolezza dello stato
I problemi connessi al'etnonazionalismo
Fonte di disgregazione per gli stati e instabilità del sistema internazionalea) crisi di confini rispettati e stabiliti da tempob) problemi di riconoscimento politico dei neo-stati (es. Kosovo, Abkhazia, Ossezia del sud)c) rifugiati e IDPd) destabilizzazione regionale mediante un conflitto etnico (es. area dei Grandi Laghi in Africa)e) crisi della non ingerenzaf) gestione delle crisi e difficoltà per la comunità internazionale; la costruzione del consenso, le condizioni per un intervento efficace di peacekeeping.
La previsione dei conflitti etnici
- Eterogeneità situazionali- Difficile identificazione delle parti in causa
Problematiche nella prevenzione da parte della comunità internazionale
- Difficoltà di intervento in questioni interne agli stati - Paura della destabilizzazione.- Scarsa sensibilità delle opinioni pubbliche- Necessità di assenso da parte dei governi in crisi - Riluttanza dei governi a cedere il controllo delle proprie forze armate - Costi elevati delle operazioni di peacekeeping
L'intervento della comunità internazionale- Il tasso di violenza dei conflitti etnici: l'ascesa del numero delle vittime tra i civili
Peacekeeping inefficace quando:- i negoziati sono falliti o hanno una scarsa probabilità di successo - è imminente un’azione violenta da una delle parti- dopo crescenti ostilità ed un aumento delle capacità di offesa le parti avviano una spirale violenta
Peacekeeping efficace quando: - le parti in conflitto hanno già sperimentato le conseguenze della violenza - i belligeranti hanno una potenziale possibilità di scegliere opzioni non violente- le parti in conflitto hanno qualcosa da guadagnare dal successo della pacificazione.
Le variabili cruciali:Legittimazione nei confronti dell'intervento di peacekeeping, livello di forza applicata, organizzazioni militari coinvolte (militari, guerriglia, paramilitari).
Partitioning o macchie di leopardo?
Ripartizione territoriale o coesistenza?Le due soluzioni: modus vivendi senza secessioni o ripartizione territoriale?
Ripartizione territoriale diviene molto complessa quando si scende da un piano teorico ad uno pratico
Gli argomenti filo – partizionisti: a) è sbagliato cercare la pace a tutti i costi;talvolta la separazione è preferibile alla disomogeneità
b) La coesistenza non soddisfa il dilemma della sicurezza
Gli argomenti anti – partizionisti:a) Le divisioni territoriali su basi etniche non incoraggiano analoghe (e pacifiche) divisioni in altre aree di scontro.
b) Gli stati derivati dalla spartizione territoriale possono essere nuove fonti di conflitti etnici.
c) La cooperazione etnica è possibile senza che sia necessaria una netta divisione.
Le ipotesi di partitioning
1- Iraq
2 – Afghanistan
3 – Libia
4 - Siria
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