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Il notiziario del Green Pod è un approfondimento sulle conoscenze naturali. Rivolto a tutti coloro che seguono l'impresa agricola Green Pod.
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Cassette miste da 5 e
da 3 kg:
Broccoletti
Indivia riccia
Finocchi
Cicoria bionda da taglio
Cavolo verza
Rafano nero
Cicoria Catalogna (Puntarelle)
Rucola
Green Pod — Via Migliara 49 sx, 1124 Pontinia (LT)
Una piccola impresa agricola sita nel territorio di Pontinia in Via
Migliara 49 sx 1124. Il lavoro agricolo nasce dall’esigenza di nu-
trirsi con cura lasciandosi trainare dal ritmo delle stagioni. Il fondo
coltivato a disposizione, è di tre ettari.
La coltivazione di ortaggi di stagione a campo aperto copre un
sesto della superficie (5 mila mq), le tecniche usate sono del bio-
logico, eliminando l’uso di concimi chimici. La nostra è un’agricol-
tura al naturale, con piccole influenze di orto sinergico e biodina-
mico.
Il Green Pod si rivolge a tutti coloro abbiano desiderio di avvici-
narsi ai prodotti naturali senza far ricorso ad intermediari.
Il sistema di acquisto è molto semplice, basta inviare la richiesta
d’iscrizione a : gianpaolo.danieli@gmail.com per essere inseriti
nella nostra mailing-list così da ricevere ogni inizio settimana un
aggiornamento sui prodotti di stagione disponibili di volta in volta.
Rispondendo alla mail o contattandoci al 347.8619224 potrete
prenotare i nostri prodotti.
Notiziario del Green Pod 19 Dicembre 2015
Ho vissuto molto, e ora credo di
aver trovato cosa occorra per es-
sere felici: una vita tranquilla, ap-
partata, in campagna. Con la pos-
sibilità di essere utile con le per-
sone che si lasciano aiutare, e che
non sono abituate a ricevere. E un
lavoro che si spera possa essere
di una qualche utilità; e poi riposo,
natura, libri, musica, amore per il
prossimo. Questa è la mia idea di
felicità.
Lev Tolstoj
G.Caillebotte - Giorno di pioggia -
Il Rafano nero nella Storia e nella Tradizione
In passato era conosciuto anche come "rafano o senape dei monaci" perché spesso è stato sostituito ai
semi della Sinapsis alba, o senape bianca, ingrediente base della senape e della mostarda.
È ora lecito chiedersi come mai questa radice, dal sapore non gradevole e dall'odore acre abbia conser-
vato nei secoli tanta popolarità presso i buongustai di mezza Europa. La ragione di questo successo ga-
stronomico dipende dalle sue proprietà e dai principi attivi contenuti nella radice che, pare, fossero già
cono-sciuti dai Greci intorno al 1000 a.C. e, in Gran Bretagna, assai prima che i Romani giungessero in
quelle isole.
Nel Medioevo, la barbaforte era un ingrediente comune nel-le farmacie dei conventi, dove frati erboristi
preparavano con essa medicamenti di ogni tipo forse anche perché il suo sapore e l'aroma piccante da-
vano a qualsiasi pozione preparata dai monaci una forza che poteva sottintendere qualcosa di magico,
se non addirittura di diabolico (Magrini, 1988) [...].
Nella consuetudine popolare, questa radice, oltre ad essere usata nella medicina erboristica a scopo cu-
rativo, è entrata nella tradizione gastronomica della cosiddetta cucina povera, ossia quella cucina rappre-
sentata dai piatti tipici regionali, e costituisce una delle basi della salutare dieta mediterranea. Nel lessico
popolare toscano, si usava anche dire "e son ne' rafani!" a significare di trovarsi nei guai; come dire sono
tra le fiamme con riferimento al sapore piccante ed al potere irritante degli oli essenziali contenuti nella
radice del rafano.
La pianta appartiene botanicamente all'ordine delle Rhoeadales, famiglia delle crucifere, ma ha caratteri-
stiche botaniche ben definite ed assai diverse da altre Cruciferae, per questo essa è stata classificata nel
tempo, da diversi Autori (Pignatti,1982, Tutin et al. 1993) con differenti nomi latini:
Armoracia rusticana P. Gaertner, B. Meyer et Scherb., Armoracia lapathifolia Gilib., Cochlearia armora-
cia L., Nasturtium armoracia (L.) Fries, Radicala armoracia (L.) B.L. Robinson, Rorippa armoracia (L.)
A.S. Hitchc.
Ancora più complessa appare la galassia dei nomi volgari con cui si designa, particolarmente in Italia,
questa specie la cui polinomia è dovuta anche alla differenziazione dialettale sul territorio italiano. Nell'I-
talia centrale viene assai spesso denominata Barbaforte, Radicofica, Pizzicalingua, Armoraccia, in Ligu-
ria Armuassa, Ravanasso, in Piemonte Mostarda dei Capussin o Ravanet, in Lombardia Creen, Cren o
Kren denominazione usata anche in Trentino-Alto Adige, in Sicilia la pianta è denominata Rafanu rustica-
nu od orientali, mentre nell'Italia meridionale è di solito indicata semplicemente come Rafano.
Fonte: sorgentenatura.it
RAFANO NERO
Proprietà:
La radice del rafano, grattugiata e ridotta in salsa, possiede alcune proprietà salutari e curative:
Stimolante gastrico (l’olio essenziale, fortemente aromatico, favorisce la produzione di succhi gastrici,
aiutando la digestione e stimolando l’appetito); ottimo integratore di vitamina C (visto che il rafano ne
contiene buone quantità).
Il rizoma e la radice del rafano conservano le proprietà terapeutiche finché sono carnosi e hanno odore
forte e pungente. Il rafano è quindi da usare fresco.
Il rafano stimolando la secrezione delle mucose gastriche, facilita la digestione, aiutando lo stomaco a
produrre gli acidi necessari. Consente poi all’intestino di liberarsi dal ristagno di gas; ha effetto diuretico
ed è un buon antisettico a livello urinario e polmonare.
La radice del rafano si rivela preziosa nelle malattie delle vie biliari, risulta efficace anche nell’affrontare il
raffreddore accompagnato da catarri bronchiali e le sindromi influenzali.
Quanto all’uso esterno, risulta di grande efficacia per alleviare i dolori procurati dalla sciatica.
Fonte: www.cure-naturali.it
Cicoria Zuccherina di Trieste
La zuccherina di Trieste è una varietà di cicoria ottima per la preparazione di minestre, per
accompagnare secondi piatti ma anche per portare a tavola ottime torte rustiche. Ricca di
sali minerali, ha proprietà rinfrescanti, depurative, diuretiche ed è consigliata come stimolan-
te dello stomaco e dell’intestino e nei disturbi epatici.
Le virtù per la salute
Le qualità per cui è nota sono soprattutto quelle depurative e disintossicanti. Svolge infatti
un’azione benefica sul funzionamento dell’intestino e del fegato e favorisce la digestione.
Una tisana alla cicoria è un rimedio naturale per combattere la stitichezza, agisce infatti da
purgante e lassativo e apporta anche miglioramenti notevoli alla diuresi. La cicoria stimola
l’appetito e agisce inoltre sulla regolazione del battito cardiaco. Incoraggia la produzione dei
succhi biliari e della flora batterica intestinale. La sua assunzione è consigliata per chi soffre
di diabete in quanto aiuta a normalizzare i livelli di colesterolo e glucosio nel sangue.
Le radici di cicoria sono fonti di vitamine e minerali ed hanno preziose proprietà antinfiam-
matorie; le foglie invece, sono particolarmente apprezzate per le loro virtù idratanti, addol-
centi e purificanti sulla pelle e per i benefici effetti che apportano agli occhi.
Indivia Riccia
Cosi come la zuccherina di Trieste, anche l’indivia fa parte della famiglia delle cicorie in-
sieme a radicchi, scarola, puntarelle e tante altre varietà. L’indivia riccia presenta molte
foglie verdi che hanno un sapore leggermente amaro. Questa verdura è molto più di una
semplice insalata a foglia verde: è ricchissima di numerosi nutrienti essenziali per il nostro
organismo.
Proprietà dell’indivia riccia
L’Indivia riccia grazie alle sue caratteristiche nutrizionali trova la sua utilità: Nelle diete a
ridotto regime calorico, in caso di sovrappeso, obesità, diabete. Per l’effetto sazian-
te e blandamente lassativo, dovuto al contenuto di fibra alimentare. Per l’azione diureti-
ca e depurativa, in quanto stimola la funzionalità del fegato e del rene. Nella digestione, in
quanto favorisce la produzione di succo gastrico. Come rimineralizzante e antiane-
mico, per la presenza di sali minerali.
Contenuto nutrizionale:
L’indivia contiene molta fibra, carotenoidi ad azione antiossidante, vitamine A, C, K e del
gruppo B (acido folico, acido pantotenico, piridossina, tiamina, niacina). Inulina, ad alto
contenuto di fibre presente nell’indivia riccia, contribuisce a ridurre i livelli di glucosio e di
colesterolo. Sali minerali, come manganese, rame, ferro, potassio, calcio.
Zafferano di Cori
Lo zafferano (crocus sativus) è coltivato, nel contesto dell'Agro Pontino, in località
Tirinzanola (Cori – LT) a 690 metri sul livello del mare in un terreno che da oltre 90
anni è utilizzato solamente per il pascolo di bovini ed equini. I cormi di primo im-
pianto provengono dalla Cooperativa Altopiano di Navelli.
In questo territorio, che possiamo definire incontaminato, viene coltivato lo Zaffe-
rano di Cori in modo completamente naturale e manuale escludendo qualunque
uso di prodotti chimici nelle fasi di coltivazione, essiccazione e conservazione.
Il nostro zafferano è essiccato a 45°C lo stesso giorno della raccolta affinché
rimangano intatte tutte le sue proprietà. Non è contaminato da resine e/o affumica-
ture; ideale per l'alta gastronomia.
Per garantire la loro purezza e per conservare tutte le proprietà, gli stimmi di zaffe-
rano vengono confezionati interi in vasetti di vetro sigillato.
CROCCHETTE DI VERZA E RISO ALLO ZAFFERANO
Preparazione
Pulite e sfogliate otto grandi foglie di verza, scottate in una pentola le foglie di
verza per qualche minuto, scolatele, lasciatele raffreddare e stendetele su un pia-
no.
Preparate un tradizionale risotto allo zafferano, versatelo sulle foglie, formate degli
involtini "a palla" chiudendoli. In una terrina sbattete le uova per impanare le croc-
chette. Passate gli involtini nell'uovo, poi nel pangrattato, infine friggeteli in abbon-
dante olio bollente, una volta cotte asciugate l'olio in eccesso. Spezzate la lattuga,
saltatela in padella con olio extra vergine, usate questo contorno come accompa-
gnamento per le crocchette.
www.zafferanodicori.it
Monodose da 0,100 g di zafferano in stimmi
Bottiglietta vetro da 0,300 g di zafferano
Confezione vetro da 0,500 g di zafferano
Tuteliamo le persone che vivono nelle zone agricole da Pesticidi e Diserbanti
Firma la petizione: http://www.greenme.it/informarsi/agricoltura/17753-pesticidi-popolazioni-agricole
Iscriviti al gruppo facebook: NO PESTICIDI
E’ ormai chiaro e scientificamente provato che l’esposizione ad alcuni pesticidi è associata a diverse forme di tumore, malat-
tie neuro-generative e malattie neonatali. Numerosi dati suggeriscono inoltre che alcune di queste sostanze potrebbero dan-
neggiare il sistema ormonale, il sistema immunitario e quello nervoso. Il principale mezzo di esposizione è l’alimentazione
ma gli agricoltori, le loro famiglie e le persone che vivono in aree rurali dove si pratica l’agricoltura intensiva, sono i più colpiti
dall’uso di pesticidi. Attualmente dalle normative vigenti, sono esplicitamente vietati solo i trattamenti in prossimità dei pozzi,
mentre vi è un vuoto normativo per quanto riguarda i trattamenti in prossimità di abitazioni e giardini, eccetto sporadici rego-
lamenti comunali che ovviamente valgono solo sul territorio del Comune che li ha emanati. E’ necessario che si introduca
invece urgentemente una specifica normativa in caso di utilizzo di prodotti fitosanitari al fine di tutelare la salute di tutti e
principalmente:
rispetto di distanze di sicurezza non inferiori a m 50 dalle abitazioni e dai campi coltivati a produzione biologica;
obbligo di avvisare i confinanti almeno 72 ore prima di ogni trattamento (per evitare che i prodotti fitosanitari possano
depositarsi sugli abiti stesi, intossicare chi mangia in giardino o addirittura i bambini che giocano all’aperto) ed esposi-
zione di cartelli che avvisino del pericolo in seguito ai trattamenti.
regolamentazione per le strade di accesso ai fondi interclusi di almeno 5 metri di sicurezza (anche per quanto riguarda
la costruzione di serre agricole) per ogni lato di strada interpoderale, ove tale strada fosse l’unica possibilità per accede-
re al fondo.
introduzione di sanzioni severe per fare in modo che queste leggi vengano rispettate (ad esempio il ritiro del patentino e
una pesante multa).
Come si evince anche dall’ultimo rapporto di Greenpeace, “Tossico come un pesticida”, i danni arrecati e arrecabili alla po-
polazione a causa di queste pericolose sostanze chimiche, sono gravissimi. Basterebbe comunque anche solo considerare
il noto Principio di precauzione, vigente nell’ordinamento in forza dell’articolo 174 del Trattato UE, secondo il quale, al fine di
garantire la protezione di beni fondamentali, come la salute o l’ambiente, è necessaria l’adozione o l’imposizione di determi-
nate misure di cautela anche in situazioni di incertezza scientifica, nelle quali è ipotizzabile soltanto una situazione di rischio,
e non è invece dimostrata, allo stato delle attuali conoscenze scientifiche, la sicura o anche solo probabile evoluzione del
rischio in pericolo.
Lo scontro tra Iarc ed Efsa sulla cancerogenicità del glifo-
sato arriva al Parlamento europeo. Alcuni studi finanziati
dall’industria e dalla Monsanto
La Commissione ambiente del Parlamento europeo ha discusso
sul problema della cancerogenicità del glifosato, l’erbicida più uti-
lizzato nel mondo. Nell’incontro sono state presentati i motivi che
hanno portato a valutazioni contrapposte tra l’Agenzia internazio-
nale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale
della sanità (Oms) e l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa). In marzo, lo Iarc ha classificato il glifo-
sato come “probabilmente” cancerogeno per l’uomo, mentre in novembre l’Efsa ha dichiarato “improbabili” questi
sospetti. Entro giugno 2016, la Commissione europea dovrà decidere, sulla base del parere scientifico dell’Efsa,
se rinnovare l’autorizzazione per il glifosato o se classificarlo come possibile cancerogeno.
L’Efsa ha fornito due motivazioni, per spiegare le differenti valutazioni. La prima è che lo Iarc ha esaminato il gli-
fosato sia come principio attivo sia come “ingrediente” di diversi prodotti in commercio, mentre l’Efsa ha esami-
nato il glifosato solo come principio attivo, lasciando ai singoli Stati il compito di valutare la sicurezza dei prodotti
che lo contengono. In secondo luogo, l’Autorità di Parma ha spiegato di aver valutato anche alcuni studi non con-
siderati dallo Iarc. In particolare si tratta di sei studi su roditori, che i ricercatori dello Iarc non avevano voluto
prendere in considerazione, pur avendoli a disposizione. Come ha spiegato il quotidiano britannico The Guar-
dian, si tratta di studi finanziati dall’industria, non pubblicati interamente e presentati da Monsanto a nome di
un’alleanza tra industrie, denominata Glyphosate Task Force, in cui la multinazionale ha svolto un “ruolo specia-
le” come punto di contatto con le autorità di regolamentazione.
Sul tavolo dei parlamentari e delle autorità europee c’è anche un documento firmato da 96 scienziati di tutto il
mondo, tra cui venti italiani, che chiedono di ignorare il parere dell’Efsa, perché è il risultato di una procedura non
aperta e trasparente, a differenza di quella seguita dallo Iarc. Il direttore dell’unità pesticidi dell’Efsa ha liquidato il
documento dei 96 scienziati, paragonandolo a un post su Facebook al quale si chiede di rispondere “mi piace”.
Dopo aver ascoltato i rappresentati dello Iarc e dell’Efsa, la Commissione ambientedel Parlamento europeo
ha approvato con 40 voti favorevoli, 26 contrari e 3 astensioni, una risoluzione in cui si afferma che l’attuale
procedura di autorizzazione per alimenti e mangimi Ogm non è efficace e che tutte le autorizzazioni di nuo-
vi prodotti devono essere sospese finché non sarà migliorata. In particolare, viene chiesto di bloccare l’au-
torizzazione all’uso nell’Ue del mais Ogm resistente al glifosato (NK603 x T25). La risoluzione passerà ora
all’esame della prossima sessione plenaria del Parlamento europeo, prevista dal 18 al 21 gennaio.
Fonte: www.ilfattoalimentare.it
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