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VICTOR HORTA (Gand 1861 – Bruxelles 1947) è il maggior esponente della corrente architettonica dell’Art Nouveau. Formatosi all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles, deve molta della sua formazione al maestro Alphonse Balat, presso lo studio del quale lavorerà per diversi anni, che gli conferì un’educazione accademica, riscontrabile in alcune sue opere di fisionomia molto classica (es: Temple des passion Humaines a Bruxelles del 1884).
Sicuramente ad influenzarlo nell’uso di ferro, vetro e muratura, è stata la conoscenza delle teorie di Viollet-‐le-‐Duc e dei suoi Entretiens, dalle quali prese spunto per introdurre ulteriori novità nel campo delle decorazioni. Il primo vero esempio maturo dell’art nouveau è indubbiamente Casa Tassel, realizzata tra il 1892 e il 1893 a Bruxelles.
Dal punto di vista planimetrico non presenta molte novità al di là della ricerca di dimensioni diverse degli ambienti del piano nobile, comunicanti tra loro. Per la progettazione della pianta Horta ha dei vincoli, dettati dal lotto molto lungo e stretto con muri ciechi ai lati, che lo obbligano a sviluppare l’edificio su più piani e creare dei corpi aggettanti in facciata per ricavare più luce. Questo vincolo però ha permesso ad Horta di sviluppare una scalinata monumentale, emblema di tutta l’art nouveau. Le vere novità presenti in questo edificio riguardano la struttura e le decorazioni: la scelta di lasciare in vista lo scheletro metallico e
le decorazioni sempre in metallo che arricchiscono l’atrio e la scalinata rappresentano uno dei migliori esempi di questo stile. Al piede della suddetta scala ci sono colonne metalliche che, richiamando elementi naturalistici, presentano fasce metalliche che si diramano come unapianta rampicante lungo il fusto per culminare in mensole; una altrettanto vivace decorazione , più snella, si ritrova anche nella ringhiera ma non ha scopi funzionali. Le stesse linee ondulate ed intrecciate che rievocano forme organiche sono presenti anche nella trama delle pareti e del mosaico a terra. La facciata dell’edificio è sicuramente meno interessante degli interni, gli elementi curvi dell’interno vengono trasferiti nei corpi aggettanti verso l’esterno in corrispondenza della vetrata centrale del piano nobile. Nei piani superiori al posto della vetrata ci sono delle colonnine metalliche. Nella facciata sono presenti anche particolari curvilinei in pietra scolpita che riprendono motivi Rococò. Nel 1895 progetta la Casa Solvay sempre a Bruxelles, per il chimico Ernest
Solvay. È l’unica opera di Horta che conserva ancora gli arredi originari. L’interno presenta anche in questo caso la struttura in metallo a vista e decorazioni astratte ispirate ala vita organica. La facciata presenta elementi più innovativi di Casa Tassel, le parti curve ed aggettanti sono presenti sia al primo
che al secondo piano, ed inquadrano delle finestre balcone suddivise da colonnine metalliche; ricche decorazioni sono presenti nei parapetti. Nel 1895 progetta anche la Casa Van Eetvelde. L’esterno è diverso dagli esempi
precedenti: le finestre balcone sono arcuate e presentano la struttura metallica interamente a vista, sono inoltre presenti aperture a forma di fungo, che testimoniano forme libere e nuove nelle aperture vetrate. L’interno risulta essere per l’art nouveau un esempio ancora più rappresentativo dell’atrio di Casa Tassel. Il salone è caratterizzato da un cerchio di otto colonnine metalliche che in alto curvano a creare cerchi ellittici, le colonne sorreggono una cupola vetrata ribassata che ricorda una ragnatela. Le decorazioni con andamento sinuoso che rievocano il mondo vegetale, sono presenti anche nei piccoli particolari come i lampadari che ricordano tulipani sfioriti. Due esempi molto importanti per le facciate esterne: il Museo Horta e lo Studio in
Rue Americaine 23-‐25 a Bruxelles. Le particolarità risiedono negli elementi metallici a vista, anche quelli semplicemente decorativi; nel balcone sporgente; nella finestra a nastro dell’ultimo piano.
Nel 1900 reliazza la Casa Aubecq, sempre a Bruxelles, demolita solo cinquanta
anni dopo. Questo edificio rappresenta la più alta testimonianza delle soluzioni per quanto riguarda la pianta, chq quasi si potrebbe accumunare alle prime case di Wright, grazie alla continuità spaziale che la hall ottagonale conferiva atutti gli ambienti intorno, strettamente legati tra loro. L’edificio che assume più importanza in assoluto tra le opere di Horta, però è sicuramente la Maison du Peuple, realizzata tra il 1896 e il 1899. L’area a
disposizione presenta una situazione piuttosto difficoltosa, essa confina con il perimetro di una piazza circolare, e su due strade laterali disposte radialmente. Horta allora decide di realizzare una facciata con una serie di curve soprattutto concave, e l’ingresso disposto su una delle parti convesse. Nella facciata viene
messo in luce il tentativo di coniugare il metallo con la muratura piena: le parti metalliche scandiscono la struttura e le parti in muratura evidenziano le estremità e il portale. I montanti però non sono incurvati, lo sono solo alcuni elementi orizzontali. L’unione tra gli elementi in pietra scolpita, i riquadri in cotto e le parti metalliche non è particolarmente riuscita, soprattutto nell’arco d’ingresso. Per quanto riguarda l’interno, la parte più importante è sicuramente l’auditorium dell’ultimo piano in cui la struttura portante è totalmente scoperta e realizzata con travi curve in metallo che reggono la copertura, ma presentano anche una notevole decoratività. I parapetti della galleria, che corre tutt’intorno all’auditorium, presentano intrecci di decorazioni vegetali in metallo. L’involucro esterno è realizzato solo tramite lastre di vetro e pannelli sottili inseriti in un telaio metallico, una scelta che accumuna questo edificio permanente ai padiglioni provvisori delle esposizioni. La Maison du Peuple rappresenta l’opera più originale di Horta in cui ha potuto esprimere a pieno i principi di Violeet-‐le-‐Duc riguardo il connubio tra muratura e metallo, in questo edificio infatti la muratura è modulata per unirsi alla pietra e la pietra per accogliere la strttura in ferro e vetro. Horta realizza anche diversi edifici commerciali dei quali il più rappresentativo è senza dubbio il Grande Magazzino L’Innovation a Bruxelles, realizzato nel 1901.
Il prospetto in questo caso è quasi interamente in ferro e vetro, degli elementi in granito sono presenti solo alle estremità. Le parti metalliche sia strutturali che decorative rappresentano un felice esempio di facciata in pieno stile Art Nouveau, assieme alle parti curve, anche quelle in granito del coronamento superiore. L’importanza architettonica che ha assunto quest’opera ha oscurato l’altro nuovo esempio di grande magazzino, “l’Old England”, di Paul Saintenoy, sicuramente meno riuscito de l’Innovation. Le opere dell’ultimo periodo di attività, per lo più opere ufficiali, si distaccano fortemente dall’Art Nouveau, ed appaiono fredde e regolari, ma sono proprio quelle che hanno garantito fama e considerazione pubblica ad Horta nell’epoca a lui contemporanea, e
paradossalmente non le opere giovanili che hanno fatto di lui il maggior esponente del nuovo stile architettonico dell’Art Nouveau. HENRY VAN DE VELDE (1863-‐1957) è un altro rappresentante dell’Art Nouveau in Belgio. La sua carriera inizia dopo quella di Horta, la sua prima opera risale al 1895, la Casa Bloemenwerf a Uccle costruita per la sua famiglia.
Dall’esterno appare piuttosto tradizionale e molto semplice, ma l’interno (soprattutto l’arredo) è molto più funzionale di Casa Tassel, anche se meno fantasioso, molti sono I richiami alla Red House di Morris. Nella sua carriera Van De Velde mette in luce la sua interpretazione dell’atteggiamento sociologico di Ruskin e Morris verso le arti, operando acnhe e soprattutto fuori dal Belgio. L’Art Nouveau si sviluppa parallelamente anche I nFrancia dove il maggior esponente è sicuramente HECTOR GUIMARD (1867-‐1942). Le sue influenze derivano dal suo maestro: Anatole de Baudot, allievo di Viollet-‐le-‐Duc e di Labrouste. Nelle sue prime opere il razionaismo strutturale di de Baudot e di Violeet-‐le-‐Duc è molto evidente: nell’Ecole du Sacre Coeur a Parigi (1895), I
supporti a V al piano superiore sono molto simili all’illustrazione degli Entretiens, similitudini ci sono anche per il connubio tra metallo e muratura, e per le fini decorazioni metalliche; la Maison Carpeux a Parigi (1895)
un’abitazione borghese privata, testimonia invece una forte influenza del classicismo, così come accadeva nelle opere di Horta. Lo stesso Guimard esplicita il debito nei confronti di Viollet-‐le-‐Duc, in partcolare la teoria della creazioe di uno stile nazionale che racchiude gli usi, lo spirito e il progresso culturale e tecnologico di un paese. Nello stile di Guimard possiamo ritrovare tre tendenza diverse: la prima rustica e caratterizzata da materiali diversi, tipica degli chalets che realizzò tra il 1899 e il 1908; la seconda più rigorosa con mattoni attentamente disposti e parti in pietra scolpita, tipica del contesto più urbano; la terza basata sulla commistione ferro e vetro molto sottile, che sperimentò dopo il
1899 nelle stazioni della metropolitana di Parigi. gli ingressi sono realizzati con elementi modulari in ferro intercambiabili, che richiamano motivi naturalistici, montati su parti in acciaio smaltato e vetro; Gumard si occupa anche di progettare le scritte e l’illuminazione. Nel giro di quattro anni le stazioni sono state impiantate in tutta Parigi dando origine allo “Style Metro”.
Guimard acquistò così tanta fama dalle stazioni della metropolitana che in pochi ricordano il suo vero capolavoro: la Sala da Concerto Humbert de Romains realizzata a Parigi tra il 1901 al 1905. Molto vicina al Razionalismo strutturale, la sala è definita da ott nervature principali, che reggono una cupola alta in metallo e vetro giallo. La struttura è in acciaio, ma l’acciaio è ricoperto in mogano, accorgimenti che garantiscono un’acustica perfetta.
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