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Tesi di laurea in Sociologia presso l'Università degli Studi di Trento (A. A. 1997/1998)
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRENTO
Facoltà di Sociologia
Tesi di Laurea
L’AZIONE SOCIALE AMBIENTALMENTE CORRETTA:
IL CASO DELLA SEPARAZIONE DEI RIFIUTI
A LIPSIA ED A TRENTO
Relatore:
Prof. Gabriele Pollini
Laureando:
Giacomo Gubert
Anno accademico 1997-1998
1
INDICE
Introduzione
CAPITOLO I
ASPETTI TEORICI GENERALI
1. Il concetto di azione
2. La spiegazione dell’azione
3. Il concetto di azione sociale
4. “L’ideologia dell’ambientalmente corretto”
4.1 Tracce di moralizzazione del discorso ambientale
4.2 Analisi luhmanniana de “l’ambientalmente corretto”
4.3 L’utilità di norme efficaci
CAPITOLO II
LO SCHEMA DI RIFERIMENTO DELL’INDAGINE EMPIRICA
1. Considerazioni introduttive
2. Lo stato della ricerca
3. Stili di vita ed azione proambientale
4. La teoria del comportamento pianificato
5. Habitus e razionalità
2
CAPITOLO III
LE INDAGINI EMPIRICHE
1. L’indagine postale a Lipsia ed a Trento
2. La definizione operativa
3. La fisionomia dei campioni
4. La variabile dipendente
5. Verifica empirica della teoria del comportamento pianificato
6. Conseguenze dell’azione
7. Opportunità della situazione
8. Alcune variabili esterne alla teoria del comportamento pianificato
9. Orientamenti di valore a Lipsia e a Trento
9.1 Risultati della misurazione
9.2 Organizzazione individuale dei valori
9.3 La struttura degli orientamenti di valore
10. Gli stili di vita a Lipsia e Trento
10.1 Componenti degli stili di vita e azione di separazione
10.2 La descrizione dei campioni secondo gli stili di vita
10.2.1 Il campione di Lipsia
10.2.2 Il campione di Trento
10.3 Conclusione
CONCLUSIONE
BIBLIOGRAFIA
APPENDICI
Indice Appendici
Appendice 1
Appendice 2
Appendice 3
3
Introduzione
Il fine della presente ricerca è la spiegazione razionale di una singola azione sociale
proambientale: la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. I dati provengono da due
indagini postali successive: la prima condotta nella città tedesca di Lipsia in Sassonia
nell’inverno del 1997, la seconda in quella italiana di Trento nella primavera del 1998.
Nel primo capitolo forniremo, su basi logiche serie ma non approfondite, una definizione di
azione ed uno schema di comprensione razionale dell’agire umano. Di seguito, avvalendoci
delle riflessioni di alcuni teorici individualisti, cercheremo di includere “il sociale” sia nel
concetto di azione sia nello schema di spiegazione, giungendo così ad una definizione del
termine “azione sociale” utilizzato in questo lavoro. La seconda parte del capitolo è dedicata
invece all’analisi di quella che abbiamo chiamato “ideologia dell’ambientalmente corretto”: una
comunicazione demodalizzata sul proprio ambiente che interessa persino la specifica azione
che è oggetto della presente tesi. Essendo inoltre frequente la richiesta di norme sociali che
regolino i comportamenti degli attori nei confronti del comune ambiente di vita, il capitolo si
conclude con una breve risposta alla questione se queste ipotetiche norme corrispondano o
meno agli interessi degli attori in gioco nell’azione di separazione dei rifiuti.
Nel secondo capitolo, dopo aver posto in evidenza, con una breve panoramica sullo stato
ricerca in campo ambientale, l’aspetto teorico di maggiore interesse, connesso con “l’ideologia
dell’ambientalmente corretto”, che è la relazione “disposizioni – comportamento”, oppure, in
senso più generale e con linguaggio sociologico, “valori e stili di vita – comportamento”,
presentiamo lo schema esplicativo di riferimento delle due indagini empiriche, che ben si
inserisce nel quadro teorico generale delineato nel primo capitolo. La teoria di riferimento
utilizzata è la Theory of Planned Behavior (TOPB) sviluppata, in varie riprese e con la
collaborazione di Martin Fishbein, da Ike Ajzen.1 Chiuderà il capitolo il tentativo di conciliare le
assunzioni della teoria della scelta razionale con la presenza, nelle azioni molto ripetitive come
la separazione dei rifiuti domestici, di habiti, cioè modalità di azione routinizzate.
Il terzo capitolo, piuttosto corposo, è dedicato alla presentazione delle due indagini postali,
della definizione operativa dei concetti implicati e dell’analisi dei dati raccolti. L’elaborazione
statistica dei dati può essere suddivisa in due parti: nella prima si sottopone a verifica empirica
la teoria del comportamento pianificato, (TOPB) in tre sue possibili varianti. Nella seconda
invece si prenderanno in considerazioni e valuteranno alcuni miglioramenti, integrazioni ed
ampliamenti di questa teoria alla luce di variabili utilitaristiche, psicologiche e sociologiche.
Concluderà il capitolo la breve descrizione dei due campioni secondo gli orientamenti valoriali e
gli stili di vita.
1 I. Ajzen, 1985, 1988, 1991.
4
Nelle tre appendici che seguono alla breve conclusione e alla bibliografia, sono riportati i
due questionari utilizzati, alcune statistiche descrittive delle variabili rilevate nonché maggiori
particolari sulle analisi dei dati presentate nel terzo capitolo.
In questa sede si desidera inoltre particolarmente ringraziare i 14 studenti che, insieme
all’Autore della presente tesi, hanno dato vita al progetto di ricerca “Leipziger Abfallstudie”
(LAS), i cui risultati, teorici ed empirici, sono alla base della presente tesi.
5
1. ASPETTI TEORICI GENERALI
1. Il concetto di azione
Il presente paragrafo intende chiarire il concetto di azione, quale è posto alla base della
nostra ricerca2. Un’azione è un sottoinsieme della classe dei comportamenti umani3. E’ azione,
attenendoci alle osservazioni di Franz von Kutschera4, un comportamento umano che può
essere tralasciato: “Diciamo che qualcuno è libero di fare qualcosa se egli la fa, ma può anche
tralasciarla; se il suo comportamento non viene determinato né da costrizione esterna né da
impulsi interni che si sottraggono al suo controllo”5 Nel caso di azioni l’agente si trova quindi
sempre davanti almeno due possibilità: compiere F6 o tralasciarla7, quindi si trova in una
situazione di decisione.
2 Il fatto che studiamo così specificatamente una azione non significa che consideriamo l’azione sociale l’unico fondamento della società o che ci interessiamo solo ad essa. Vogliamo solamente definire con chiarezza maggiore possibile l’oggetto dei nostri sforzi esplicativi allo stesso livello in cui sono stati raccolti i dati. 3 Definiamo con il massimo grado di genericità, non essendo utile ai nostri fini, comportamento umano la trasformazione di una situazione in un’altra per tramite di un individuo, senza ulteriori specificazioni. 4 Cfr. F. v. Kutschera, 1981 e 1982. Le citazioni tratte da F. v. Kutschera, 1973, 1981, 1993 sono tradotte in italiano dall’Autore della presente tesi; da questo momento mancheremo dal ricordarlo esplicitamente. F. v. Kutschera discute anche altri criteri, di uso comune, quali intenzionalità e coscienza, che tuttavia non riescono a separare i due insiemi di atti con la stessa chiarezza. “La consapevolezza, e di conseguenza l’intenzionalità, non è un criterio necessario delle azioni. Una grande parte dei verbi con i quali descriviamo le azioni sono verbi causativi. Del risultato di una azione l’agente non è però sempre consapevole. Così io posso offendere qualcuno con una osservazione senza saperlo. Se si affermasse che l’azione consiste solo nel fare l’osservazione e non nell’offesa, si intenderebbe la parola “azione” in un senso molto più circoscritto del linguaggio usuale. L’intenzionalità, e di conseguenza la consapevolezza, non è nemmeno criterio sufficiente, perché un movimento non controllabile può rientrare nelle mie intenzioni senza che si possa parlare di azione. Se per esempio non mi riesce di aprire la porta di un treno e mentre il treno percorre una curva vengo scaraventato contro la porta e in questo modo la apro, ciò rientra nelle mie intenzioni, ma non è una azione.” F. v. Kutschera 1991, p. 299. 5 F. v. Kutschera, 1991, p. 298. Un concetto di libertà di azione simile viene utilizzato da J. Coleman, 1995, p. 88-90 ispirato nell’occasione a Georg Simmel. Coleman definisce azioni libere tutte quelle che sono condotte in assenza di costrizione fisica o psichica (ipnosi) immediata. Se firmo un contratto sotto minaccia di una pistola, compio ancora un atto libero perché avrei potuto scegliere altrimenti, pur addossandomi rilevanti costi personali; mentre se qualcuno muove la mia mano facendomi apportare una firma ad un contratto, questo non è più libero atto. Pur trattandosi della stessa definizione Coleman amplia l’insieme delle azioni assumendo che in tutte le situazioni, esclusi gli estremi della pura coercizione, vi sia almeno un grado minimo di scelta libera. Una accezione così stretta di costrizione esterna o interna ben si inserisce in una teoria razionale dell’azione, o in senso più generale, dello scambio, in cui forte è la tendenza a quantificare ogni bene, persino la vita stessa, per cui anche l’atto meno libero viene interpretato come la scelta libera tra alternative con diverso valore. In linea di principio ciò appare operazione del tutto lecita, tanto che nella riflessione etica che non rinuncia ad una posizione teleologica, si sente l’esigenza di una gerarchizzazione dei beni, introducendo relazioni di incommensurabilità, per evitare conclusioni etiche assurde ed antiumane. Cfr. A. Corradini, 1989. 6 Più precisamente F è una modalità di azione e l’azione è il compimento, da parte di un soggetto determinato in un momento preciso della modalità di azione F. 7 Non è sufficiente che esistano altre possibili azioni, se di esse non può disporre l’agente. E’ sempre possibile non fare un incidente in auto ma non sempre questa alternativa è a disposizione dell’agente.
6
La questione principale che questa definizione solleva è quella se esistano azioni in tal
senso, ovvero se l’agente abbia libertà di azione.8 Questo problema può essere affrontato in
due modi diversi, tra loro compatibili: in via ipotetica, non potendosi teoricamente decidere
della validità del principio di causalità,9 si può affermare che questi comportamenti umani, detti
azioni, esistono. Oppure lo si può risolvere introducendo la libertà dell’io quale evidenza del
senso comune, di cui Antonio Livi scrive: “Anche l’io, pertanto, causa10; essendo per natura più
dotato di altri esseri inferiori (gli esseri non personali: i viventi non-razionali e i non-viventi),
egli causa di più e meglio. Subisce, come ogni altro essere, la causalità dell’universo; ma, allo
stesso tempo, si sottrae a un‘esistenza meramente passiva ed è capace di attività non-riflessa,
non-meccanica, non-obbligata, non-necessaria. Questa è l’esperienza della libertà: non è
un’esperienza secondaria o dubbia, bensì un’esperienza primaria ed indubitabile. L’io si
esperisce come causa di livello superiore, come causa che non è a sua volta del tutto causata,
ma ha qualcosa di creativo.”11 E di seguito, a sottolineare la portata esistenziale e morale di
questa esperienza: “L’io non avrebbe senso se non fosse inteso come soggetto autonomo, sia
pure in grado minimo, di azione libera e di personale responsabilità. Gli altri, il “tu” cui l’io si
rivolge in ogni momento, sono parimenti visti come soggetti liberi e responsabili: questo
spiega la dialettica di tutti i rapporti umani, dall’amicizia all’ostilità, dalla gratitudine al
risentimento, che costituiscono la fenomenologia della morale”12 Vi è quindi, o per ipotesi o
come evidenza, una libertà di azione del soggetto agente,13 ed essa è necessaria all’esistenza
stessa dell’agente in quanto tale.
Serve però precisare ulteriormente il concetto di libertà. “Con il termine libertà ci si può
riferire anche alla possibilità di decidersi a favore di fini e preferenze. Questa libertà viene
definita libertà del volere”14 Mentre da un lato sembra necessario assumere, oltre a libertà di
azione anche libertà di volere, riducendosi la prima altrimenti a scelta obbligata, senza alcuna
partecipazione delle nostre capacità razionali nel valutare le informazioni presenti e passate a
nostra disposizione, né della nostra volontà nel far propri determinati fini, dall’altro tuttavia
“l’assunzione di libertà di volere appare insostenibile: ogni decisione sensata richiede che noi
disponiamo di preferenze, in base alle quali noi scegliamo la migliore alternativa per noi. Senza
queste preferenze ogni alternativa sarebbe per noi indifferente e la decisione per una di queste
8 A questa segue il problema del qualificare una azione come libera o meno, che dipende da fattori esterni: nel caso specifico della separazione dei rifiuti domestici assumiamo che l’azione sia libera. 9 Tale principio può essere formulato come segue “Il mondo è un sistema causalmente determinato”. Cfr. F. v. Kutschera 1981, cap. 6.4. 10 Il termine “causare” sia qui inteso ampiamente ed in riferimento al linguaggio naturale escludendo cioè la stretta interpretazione che di esso danno le scienze fisico-naturali, come in seguito chiariremo. 11 A. Livi, 1990, p. 49. 12 A. Livi, 1990, p. 50. Come vedremo nei prossimi paragrafi proprio in questo riconoscimento dell’altro l’azione diventa sociale. 13 La prima conseguenza di ciò, come vedremo nel paragrafo dedicato alla spiegazione dell’azione e come emerge con evidenza dalle citazioni di A. Livi, è che tali azioni non possono essere spiegate causalmente (in senso stretto). Per questa ragione abbiamo ritenuto necessario sottolineare questa caratteristica dell’agire umano. 14 F. v. Kutschera, 1991, p. 305.
7
sarebbe frutto di puro arbitrio”15 Per cui “ogni decisione sensata presuppone delle preferenze
ma allo stesso modo anche ogni processo di apprendimento dall’esperienza presuppone ipotesi
ed aspettative antecedenti, senza che si possa affermare che le esperienze possano sempre e
solo confermare i nostri pre-giudizi e mai rappresentare uno stimolo a modificarli”16. Accade
con le nostre preferenze e fini ciò che accade per le teorie scientifiche: le esperienze,
particolarmente se anomale in base alle ipotesi comunemente accettate, possono essere
occasione per decidere di cambiare teoria come per decidere di mantenerla spiegando
l’anomalia con l’aggiunta di nuove proposizioni oppure addebitandola ad errori di misurazione o
osservazione. E’ pertanto abbastanza riduttivo pensare esistano esperimenti cruciali e, allo
stesso modo, esperienze assiologiche che obblighino l’agente razionale a scegliere una
determinata alternativa, annullando di fatto la sua libertà di volere. Vi è invece un continuo
confronto razionale tra ipotesi, sia scientifiche che assiologiche17, considerate valide, per
eredità biologica, culturale, sociale o per decisione, ed esperienze che hanno un significato di
per se stesse ed in relazione alle condizioni già date18. “Non c’è dunque una libertà del volere
illimitata, c’è però la possibilità, nel quadro di certe alternative pre-date, di scegliere propri fini
e di sviluppare proprie idee assiologiche. Le nostre preferenze non dipendono né solamente da
inclinazioni innate e da idee assiologiche apprese, né dalla nostra esperienza assiologica, bensì
sono anche prodotto di una serie di decisioni, ognuna delle quali presuppone già preferenze,
ma le può anche modificare.”19
Solitamente quando si parla di azioni si intendono azioni intenzionali, cioè quelle nelle quali
l’attore persegue un determinato fine. Azioni intenzionali sono tutte le azioni razionali, anche
se non sempre si può ad esse riferire un fine specifico se non quello di ottenere con la scelta
dell’alternativa ottimale il risultato migliore per se stessi. Ogni azione ha i presupposti minimi
per poter essere compresa razionalmente, nel senso soggettivo in cui definiamo questo
concetto, che comprende, con difficoltà crescenti per quanto riguarda i motivi tradizionale ed
15 L’arbitrarietà della decisione implica l’impossibilità si spiegare l’azione in termini razionali riducendo ogni comprensione alla ricerca di modelli stocastici di rappresentazione idonei o, come più di frequente accade, con discutibile guadagno, all’adattare il comportamento umano a modelli matematici tramite assunzioni al di fuori del reale e del plausibile. Uno sviluppo di questo genere si osserva in J. S. Coleman, 1964. Esso è certamente vaniloquio nella misura in cui vuole spiegare l’azione, molto utile invece fintanto si limita alla previsione di azioni possibili. Ciò non implica tuttavia arbitrarietà nelle decisioni come nel prossimo paragrafo spiegheremo meglio. 16 F. v. Kutschera, 1991, p. 302 ss.. 17 Assiologico perché riguardano le preferenze e le probabilità soggettive sulle quali basiamo le nostre scelte di azione. 18 Non vale quindi la distinzione tradizionale tra empirismo - razionalismo che si basa sull’alternativa a-priori e a-posteriori, estremamente imprecisa. Cfr. F. v. Kutschera, 1981 cap. 9 Lo stesso (pseudo) conflitto si ripropone parallelamente in ambito di teoria dell’azione e riflessione etica. 19 F. v. Kutschera 1991, p. 302-308 Questa interpretazione della nascita e mutamento delle preferenze ha, nonostante le imprecisioni che formulazioni del genere implicano, due vantaggi da non sottovalutare. Essa pone in pieno valore il ruolo delle libere decisioni degli agenti, senza le quali sarebbe giustificata l’accusa di sostenere una antropologia meccanicistica rivolta di sovente ai teorici dell’azione razionale, distinguendola al contempo da approcci di determinismo psicologico (cfr. G. Wiswede, 1987) e non indugia nel presupposto troppo rigido della stabilità delle preferenze (cfr. G. J. Stigler e G. S. Becker, 1977), mutato dall’economia neoclassica, senza cadere in spiegazioni ad hoc con l’introduzione arbitraria di mutamenti nelle preferenze dei soggetti studiati. In sede di operazionalizzazione si dovranno certamente specificare queste semplici affermazioni sul mutamento nelle preferenze.
8
affettivo20, tutti e quattro i tipi di azione di Max Weber.21 L’agente si trova infatti, per
definizione, in una situazione di decisione con almeno due modalità di azione alternative:
compiere F o tralasciarlo. Se conosciamo le sue struttura delle preferenze e le caratteristiche
della situazione, è possibile spiegare razionalmente la sua scelta. Questo concetto di razionalità
non è comunque identico a quello weberiano di senso: quest’ultimo invece comprende come
caso particolare il primo.22
Alcuni cenni di teoria delle decisioni serviranno ora a chiarire la struttura di una azione
razionale, differenziandola al contempo dalla generica azione dotata di senso. “Nella teoria
delle decisioni si considerano situazioni S, nelle quali una persona può scegliere tra molte
modalità di azione F1,...Fn, che si escludono a vicenda”23. (Per semplificare assumiamo che le
modalità di azione siano finite e che venga sempre scelta una modalità, sia anche quella di non
compiere l’azione. Trascuriamo la questione che riguarda quali e quante modalità di azione
vengano scelte.24) “Assumiamo in primo luogo, che ogni modalità di azione Fi porti ad un
determinato risultato pi (i=1, ...n).25 In un caso del genere si parla di una decisione in
situazione di certezza. I risultati pi hanno un determinato valore solo per A, colui che decide la
modalità di azione.”26 Ora assumiamo, che i valori di utilità dei risultati pi possano essere
espressi persino in numeri ua(pi).27 Una azione Fi è allora una azione razionale di A in S,
quando il risultato pi , confrontato con tutti i possibili risultati, è ottimale per A. “Per giudicare
la razionalità della azione di A non ha rilievo il fatto che le convinzioni dell’attore siano giuste o
20 Nel secondo capitolo studieremo il rapporto tra razionalità ed agire tradizionale. Per quanto riguarda la razionalità dell’agire affettivo cfr. H. Esser, 1991a, p.73. 21 Cfr. M. Weber, 1980a, pp. 12-13. 22 Un’azione razionale è dotata di senso ma non ogni azione concreta dotata di senso lo è in modo che possa essere compresa secondo lo schema di spiegazione razionale, benché teoricamente nulla osti. 23 F. v. Kutschera, 1981, p. 122 24 A proposito della percezione delle modalità di azione B. P. Priddat, 1995, pag. 127-146 solleva critiche molto radicali: per l’Autore non si può affermare che le alternative siano date. Egli propone, appoggiandosi ad una distinzione, che si trova nell’opera di Bruno Frey, in particolar modo in B. Frey, 1990, pag. 181, di distinguere tra spazio di possibilità “obiettivo” e “ipsativo” (Da ipse, cioè creato dallo stesso agente). L’economia, e le scienze sociali in genere, dovrebbe cercare nell’ermeneutica i mezzi necessari all’interpretazione della percezione ipsativa dello spazio di possibilità. Noi sosteniamo che le alternative sono date soggettivamente in virtù del riconoscimento, pur imperfetto, della loro esistenza oggettiva, in accordo con una epistemologia realista. Dubitiamo che l’ermeneutica possa fornire strumenti adeguati per la comprensione dell’azione sociale; per questa questione rimandiamo comunque a R. Boudon, 1980 p. 184. Se si dimostrasse l’esigenza, per comprendere ulteriori azioni, come quelle quotidiane ed abitudinarie, di complicare la nostra teoria della scelta e dei fini, sembra migliore la via proposta da H. Esser, 1991a, p. 61-75. A ciò si aggiunge che la posizione antirealista di Priddat sembra alquanto debole, come discute ampiamente B. Abel, 1983 In conclusione Priddat giunge ad una teoria sistemica dell’attore e afferma: “Questo modo di osservazione è in tal senso interessante, in quanto scarica il peso che gli assiomi di razionalità impongono agli attori. Gli individui possono essere lasciati nel loro comportamento empirico ed essere osservati senza dover soddisfare alle enormi aspettative normative che il concetto di razionalità carica su di essi” Qui la critica alla teoria della scelta razionale è da noi condivisa: proprio con la nostra teoria logica della spiegazione razionale crediamo di ridurre questo peso, pur conservando l’impianto principale di questo approccio. La richiesta di orientamento normativo delle azioni sociali, comune alle teorie sistemiche, non sembra del resto caricare meno peso sugli attori. 25 Il risultato può essere pure visto, nei casi più complessi, come la somma di più risultati parziali. 26 F. v. Kutschera, 1981, p. 122. 27 Questo presupposto: “su R è definito un concetto di valore u metrico” è formalmente discutibile. (Dove R è l’insieme di tutti i possibili risultati di una azione). Alcuni spunti di discussione si trovano in A. Corradini, 1989. In aggiunta ciò può creare alcuni problemi in fase di operazionalizzazione, di cui ci occuperemo quando presenteremo la nostra ricerca. Cfr. J. Friedrichs et al. 1993, pag. 2-15.
9
meno;28 cioè se veramente l’azione oggettivamente scelta porti oggettivamente al risultato
previsto (come richiede ad esempio Vilfredo Pareto29 perché le azioni possano essere definite
logiche) o se le preferenze di A sono, in un qualche senso o secondo una qualche gerarchia
extra individuale, corrette oppure se vi sia corrispondenza ai “veri interessi” a lungo termine
dell’attore. La razionalità si misura solamente in relazione alle preferenze e alle convinzioni
dell’agente nel momento della sua decisione30 rispetto alle modalità di azione.”31
Un secondo tipo di scelta, detta “sotto condizioni di rischio”, si ha quando i risultati delle
possibili alternative di azione Fi non sono determinabili con certezza dall’attore stesso. Per cui
per ogni alternativa Fi ci sono più possibili risultati p1m,...pim e tutti hanno per A una probabilità
non nulla. Per semplificare si assume che uno solo dei risultati si verifichi, per cui
necessariamente la somma delle probabilità dei singoli risultati è pari ad uno. Il valore atteso
di ogni alternativa è di conseguenza la somma del prodotto del valore del risultato e la sua
probabilità; il criterio di razionalità di una azione risulta immutato: è razionale la scelta che
massimizza il valore atteso di utilità dell’azione.
Come terza possibilità si considera spesso la decisione in condizione di incertezza, nella
quale A non è a conoscenza delle probabilità da assegnare ai possibili risultati di ogni modalità
di azione Fi. In una tale situazione si può agire secondo diverse massime, senza poter dire
quale sia in ogni caso la migliore, come avveniva invece nelle condizioni precedenti. Si può
tuttavia supporre, come “John C. Harsanyi ed altri hanno a ragione sottolineato, che i casi in
cui a non riesce ad attribuire ai possibili risultati nemmeno una probabilità imprecisa o
comparativa, siano ben rari. Una stima imprecisa delle possibilità di successo di un alternativa
dovrebbe essere sempre possibile.”32
28 In questo senso la teoria delle decisioni rimane un semplice modello astratto di agente e non si trasforma in teoria etica, benché di questa ne sia una buona base. Punto decisivo è il significato che si attribuisce all’esperienza assiologica soggettiva.. Essendo nostro fine spiegare l’azione razionalmente basterà di questa l’interpretazione minimale fornita. 29 Cfr. V. Pareto, 1964, p.65 cit. in J. Freund, 1976, pp. 68-74. 30 Questa è evidentemente una semplificazione ulteriore. Dopo aver deciso A può, per diversi motivi, agire diversamente. Questa possibilità è stata discussa da G. Ainslie, 1986 e R. H. Strotz, 1955, citati in J. Coleman, 1995, p. 548 attraverso la coppia di concetti forza di volontà-debolezza di volontà e poi ripresa, in modo molto interessante da J. Elster, 1990. Questo Autore propone il modello della razionalità imperfetta, sull’esempio di Odisseo, che al momento t decise di porre fuori uso la propria razionalità per il momento t+1 per non rischiare un inversione nelle sue preferenze. Questo discorso rappresenta un ampliamento necessario della teoria delle decisioni, che considera, almeno a livello elementare, solo serie di decisioni indipendenti e non strategicamente connesse. Secondo Elster il comportamento strategico è un fenomeno molto diffuso sia tra gli uomini, come individui e come attori sistemici, sia, in maniera meno netta, nel mondo animale. Una applicazione in teoria sociale di modelli di comportamento strategico si trova in J. S. Coleman, 1995 Un altro problema, per semplicità spesso dimenticato, sono i tentativi di razionalizzazione degli attori dopo una decisione, che portano a cambiamenti nelle preferenze, empiricamente dimostrati, detti il “sour grapes problem” in relazione ad una nota fiaba di Fedro. Entrambe le questioni verranno tralasciate, volendo noi spiegare una azione molto semplice. 31 F. v. Kutschera, 1981, p. 123. 32Ibidem, p. 125.
10
Ragione per la quale possiamo formuliamo un criterio di razionalità unitario per i primi due
casi, che dovrebbero rappresentare la stragrande maggioranza delle situazioni:33
R) Una azione è razionale quando il valore atteso del suo utile è
massimo.34
33 Nell’ambito delle teorie razionali dell’azione si parla, riferendosi a questi due casi, di teorie SEU (subjective expected utility). Queste sono quelle più frequentemente utilizzate all’interno dell’approccio di scelta razionale. 34 F. v. Kutschera, 1981, p. 125. C. G. Hempel, 1977 conclude, in base all’osservazione che nella situazione di decisione in condizioni di incertezza ci sono molti criteri di razionalità, che non esiste in assoluto alcun criterio di razionalità. Ammesso che così fosse, e così non è totalmente, come abbiamo osservato, ciò non comporta particolari conseguenze: si potrebbe allora parlare di spiegazioni razionali di diverso tipo, riferendosi a diversi tipi di situazioni di decisione. Questo principio R rappresenta l’assunto più generale ed importante dell’approccio di scelta razionale. Esso pone un criterio di razionalità della scelta, non un criterio di razionalità del sapere e solo secondariamente, e non necessariamente, un criterio di razionalità dell’agire. In questo senso è compatibile con altri approcci sociologici, come quello, che di Alfred Schütz, che utilizzeremo nello studio del rapporto tra habiti e razionalità.
11
2. La spiegazione dell’azione
Scrive James Coleman: “L’azione razionale degli individui ha una sola attrattiva come
fondamento per la teoria sociale. Se un’istituzione o un processo sociale possono essere
considerati in termini di azioni razionali degli individui, allora e solo allora, possiamo dire che
essi sono stati spiegati. Il vero significato dell’azione razionale è che quell’azione diventa
comprensibile, una azione su cui non dobbiamo più porci domande.”35 Questa pretesa della
teoria della azione razionale, che si può facilmente ritrovare anche in altri suoi
rappresentanti,36 deve essere sicuramente posta in discussione, soprattutto alla luce delle
osservazioni sul concetto di azione razionale riportate nel precedente paragrafo. A questo fine
giova fare chiarezza su concetti basilari come sapere, conoscere, comprendere, spiegare e
motivare: essi serviranno da base definitoria sicura per ulteriori riflessioni sul significato della
spiegazione razionale delle azioni umane.37
Il primo concetto da definire è quello di sapere. Dopo lunga discussione Kutschera giunge
al seguente enunciato: ”Solo il concetto di convinzione vera può essere accettato come
concetto generale di sapere.”38 “Sapere viene diviso in due componenti: in quella soggettiva
della convinzione ed in quella oggettiva della verità”39 Entrambe le componenti rappresentano
in sé il grado massimo: non si può essere più che convinti ed un enunciato non può essere più
che vero.40
Il secondo passo è la definizione di conoscenza: “conoscere è il passo dal non sapere al
sapere”.41 Esistono diverse forme di conoscenza: “accanto al conoscere che uno stato di cose
esiste42, si può conoscere il perché ed il fine per cui qualche cosa è quello che è oppure come
qualche cosa è sorto ed altro ancora.”43 Tutto ciò può essere detto un comprendere dei fatti.
35 J. Coleman, 1986, p. 1. 36 Per ricordarne solo due cfr. G. S. Becker, 1983 e L. V. Mises, 1949. 37 Essendo tale il nostro scopo non ci attarderemo eccessivamente sulle molteplici questioni che ogni nostra affermazione potrebbe legittimamente sollevare. Per la stessa ragione faremo riferimento quasi esclusivo per queste riflessioni alle opere di F. v. Kutschera. 38 F. v. Kutschera, 1981, pag. 76. 39 F. v. Kutschera, 1981 pag. 16 40 Nella definizione di sapere non compare il criterio di fondatezza e di conseguenza non si pone il problema della falsificazione o verificazione di ipotesi teoriche, solitamente troppo semplicisticamente affrontato. Per due principali ragioni. 1) Ogni motivazione è di per sé solo relativa, il fondamento epistemico assoluto non si dà. Ciò non implica però una analoga negazione della possibilità di un fondamento ultimo sul piano aletico. Cfr. S. Galvan, 1989, p. 13, 2) La scienza (sapere fondato) ha significato e significa sicuramente un grosso progresso nel sapere, ma non tutto il sapere, che in un certo momento viene giudicato come non scientifico, è non sapere. Le evidenze per esempio, sono ugualmente sapere, anche se non sono fondate scientificamente. Teorie radicalmente nuove vengono solitamente respinte come non scientifiche, pur rivelandosi molte volte sapere. Cfr. F. v. Kutschera, 1993. Questa definizione non esclude una posizione fallibilista, sicuramente però una relativista o radicalmente scettica. 41 F. v. Kutschera, 1981, p. 9 42 Semplificando parleremo a volte di stati di cose e fatti, a volte di enunciati ed enunciati veri, senza ogni volta ricordare la relazione che tra esse intercorre (Si spiegano enunciati che rappresentano stati di cose). 43 F. v. Kutschera, 1981, p. 79
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Il terzo passo è ora l’impegnativa definizione parallela di comprendere e spiegare e delle
loro diverse forme. “Compito di una analisi del comprendere è di distinguere le varie forme di
comprendere e di dare i criteri secondo i quali un comprendere è di un tipo o dell’altro.”44 In
questo contesto ci interessiamo solo al comprendere teorico, non pratico;45 il primo si
differenzia in diverse forme,46 delle quali ci limitiamo a trattare solo le cinque principali.
In sociologia (a partire da Wilhelm Dilthey, Wilhelm Windelband e poi Weber) si è
lungamente discusso sulla differenza tra spiegare e comprendere: tra i due concetti non vi è
però contrapposizione:47 il contrasto può essere infatti eliminato evidenziandone la reciproca e
necessaria dipendenza. “Il criterio generale perché qualcuno ha compreso qualche cosa, è che
lo sappia spiegare.”48 Per cui alle forme del comprendere corrispondo le rispettive forme di
spiegare: parliamo di spiegazione e comprendere causale, razionale, intenzionale, genetica,
funzionale.
Comprendere (spiegare) causale. “Noi comprendiamo perché un evento si è verificato,
quando riconosciamo le sue cause49”.
Comprendere (spiegare) razionale. “Noi comprendiamo poiché qualcuno fa qualche cosa,
quando riconosciamo che ciò è razionale nel senso delle sue convinzioni e preferenze oppure
quando veniamo a conoscenza dei motivi50 della sua azione”51.
Comprendere (spiegare) intenzionale. “Noi comprendiamo le intenzioni o i fini, che
qualcuno con una azione persegue, quando conosciamo, che cose egli con ciò vuole
raggiungere”52.
44 F. v. Kutschera, 1981, p. 86 45 Se io comprendo come funziona il mio apriscatole, allora ho raggiunto una comprensione pratica, di cui però qui non ci interessiamo. 46 Cfr. ad esempio Wolfgan Stegmueller, 1969, pp. 72-90. 47 Più precisamente non vi è contrapposizione tra lo spiegare ed il comprendere scientifico. Il comprendere empatico ed esperienziale, di cui parla Dilthey non si lascia tradurre in precise affermazioni scientifiche, né è dominio esclusivo delle scienze umane, non contribuendo con ciò a fondare una distinzione scienze della natura - dello spirito molto dubbia. 48 F. v. Kutschera, 1981, p. 86. Lo stesso concetto è espresso nella citazione di Coleman in inizio di capitolo. Cfr. anche H. Esser, 1991a. 49 F. v. Kutschera, 1981, p. 81. Il concetto di causa è molto controverso ed è probabilmente illusorio pensare di contenere tutte le possibili accezioni che ne diamo in un unica definizione. Sembra comunque corretto porlo in relazione a quello di leggi naturali. Queste sono enunciati veri sotto forma di leggi. Le scienze naturali hanno il compito autonomo di definire quali di queste leggi siano vere e quali false. La ricerca logica invece quella di definire che cosa siano enunciati in forma di leggi. Una proposizione della forma “Ogni F è G ha solo allora forma di legge, quando per oggetti a, che non sono F, vale la proposizione ipotetica irreale Fosse a un F, allora anche un G” [F. v. Kutschera, 1981, p. 98] Leggi causali sono un tipo particolare di leggi naturali. Per cui un evento p è causa di un evento q, e q è l’effetto di p, quando esiste una spiegazione causale di p grazie a q. Questa definizione di causa esclude cause modali, pur frequenti nel linguaggio naturale, e non è per niente probabilistica. Per una teoria modale della causalità cfr. F. v. Kutschera, 1993, p. 40 ss.. 50 Come motivi di una azione si indica di solito ciò che ha mosso l’agente, cioè ciò che nelle sue riflessioni ha dato il colpo decisivo. Preferenze e ipotesi di un attore si possono definire in modo generale solo possibili motivi di una azione. Esse sono motivi reali solo in quanto effettivamente sono state prese in considerazione dall’attore. Informazioni che conducono alla decisione dell’azione, possono essere allo stesso modo qualificate come motivi. 51 F. v. Kutschera, 1981, p. 81. 52 F. v. Kutschera, 1981, p. 81.
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Comprendere (spiegare) funzionale. “Noi comprendiamo a che cosa serve qualche cosa,
quando conosciamo (...) la sua funzione. E noi comprendiamo come funziona qualche cosa,
quando conosciamo l’insieme di effetti e controeffetti delle parti”53. Se si concepisce l’uomo, o
la società, come una macchina54, questa tipo di comprensione acquista una notevole rilevanza
anche nelle scienze sociali.55 Anche nelle spiegazione di effetti emergenti questa forma di
comprendere, assieme a quella genetica, può essere d’aiuto se si presuppone che solo sotto
certe condizioni, in una situazione data, possa mostrarsi un certo fenomeno. Si suppone cioè
che un meccanismo, deterministico o probabilistico,56 possa essere messo in moto solo da un
determinato input. La spiegazione del fatto che il socialismo negli Stati Uniti per lungo tempo
non abbia preso piede, come in Werner Sombart, o che il capitalismo non sia nato in Italia
settentrionale, come in Weber, sono spiegazioni di questo genere.
Comprendere (spiegare) genetico. “Noi comprendiamo come qualche cosa è sorto quando
conosciamo quali eventi e situazioni portarono ad esso”57. Si può dire che sia
nell’individualismo metodologico che nelle teorie dell’azione razionale è implicita una
spiegazione genetica: i fenomeni sociali nascono infatti come conseguenza voluta o inattesa
del comportamento umano e pochi sono in realtà interessati a negare questa ingenua
constatazione. I processi di emersione sono tuttavia spesso sì complessi da sembrare inutile
esercizio, soprattutto per la comprensione dei sistemi sociali, preoccuparsi di ricostruirli a
partire dalla loro naturale origine.58
Le brevi osservazioni sulle diverse forme di comprensione di cui sopra ci inducono ad
inserire una breve digressione. Esse vogliono infatti indicare una semplice, quanto dimenticata,
modalità di rapporto tra tradizione sistemica e tradizione individualista nelle scienze sociali.59
Ad ognuna di esse competono particolari forme di spiegazione (principalmente funzionale per
l’una, razionale per l’altra) e ognuna si basa su specifici presupposti, più o meno accettabili. La
proficuità dell’approccio nello spiegare il sistema sociale si può misurare solo tenendo conto
53 F. v. Kutschera, 1981, p. 82. 54 Al di là della sua rappresentazione e congegnatura fisica, la macchina si caratterizza per una piano macchina, nel quale sono riportati tutti i possibili inputs, outputs e stati della macchina e specificato, da quali stati (con quali inputs) essa (con quali probabilità) passa ad altri stati (con quali outputs). Cfr. F. v. Kutschera, 1981, p. 271-73. Considerando l’uomo una macchina si potranno quindi spiegare solo comportamenti. 55 La tradizione durkheimiana, poi sistemica-funzionale, parte da questa astrazione. Per questa ragione da essa ci si possono aspettare spiegazione funzionali. 56 Più esattamente, come vedremo, nel caso di una macchina a funzionamento probabilistico, non si spiega funzionalmente lo stato di cose ma una proposizione del tipo: “lo stato di cose a è probabile”. 57 F. v. Kutschera, 1981, p. 82. 58Coleman dedica due corposi capitoli dell’opera “Foundations of Social Theory” per dare una spiegazione genetica delle norme sociali, riuscendo a ricavarne un interessante abbozzo, comunque sicuramente non completo. Si comprende perciò come, se ci ponessimo il fine di spiegare il sistema sociale, sia molto più conveniente partire da norme sociali come date. 59 Pur consapevoli della rozzezza di tale classificazione la adottiamo per esigenze di brevità. La ricaviamo da V. Vanberg, 1975 e A. Bohnen, 1975; essa è poi ripresa in termini epistemologici da B. Abel 1983. G. Kirchgaessner, 1991, combinando la dimensione di “oggetto di ricerca economico e non economico” e di “metodo individualistico e non individualistico” raffina la stessa distinzione.
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dello spazio di possibilità che esso logicamente consente ed ha veramente poco a che fare con
scelte di tipo normativo,60 che piuttosto si configurano come derivazioni in senso paretiano.
Ultimo concetto da definire, prima di discutere le forme di spiegazione che
specificatamente riguardano questa ricerca, è quello di motivazione. “Una motivazione è la
risposta ad una domanda sul perché. Questa domanda può essere in primo luogo una
domanda sulle cause, cioè i motivi reali od ontici dell’evento che si spiega, per cui le
motivazioni che rispondono a tali domande sono dette motivazioni causali.”61 “La domanda sul
perché può vertere in secondo luogo su motivi in un senso più ampio, nel senso che tutti i fatti,
dai quali si dà che uno stato di cose p sussista, sono considerati motivi del sussistere di p.
Siccome da questi motivi si può conoscere che lo stato di cose p sussiste, si dicono motivi di
riconoscimento o di ragione.”62 Motivazioni che si basano su questo tipo di motivi verranno
dette epistemiche. Il cambiamento della pressione atmosferica è il motivo in senso stretto del
movimento della lancetta del barometro; da questo movimento si può riconoscere che la
pressione atmosferica è mutata. Dalle affermazioni di una persona si può riconoscere in quale
stato psicologico essa sia, queste affermazioni non sono però le cause dello stato psicologico.
Nelle scienze sociali si scoprono motivi epistemici probabilistici63 e talvolta anche sicuri, più
raramente motivi reali od ontici. “In una motivazione64 la proposizione che deve essere
motivata, detta E, viene presentata come la conseguenza di una o più proposizioni motivanti
A1 An”65.
Disponiamo ora di tutti le nozioni necessarie per discutere lo statuto epistemologico da
concedere alle spiegazioni razionali e per rispondere alle pretese dei teorici dell’azione
razionale, come quella implicata nella citazione di Coleman in apertura di capitolo.
60 Se per esempio l’uno sottenda una antropologia umanista, cfr. J. Coleman, 1995 p.15 o meno o se gli uni siano sostenitori di atteggiamenti individualisti ed altre amenità. 61 F. v. Kutschera, 1981, p. 91. 62 F. v. Kutschera, 1981, p. 91 63 Motivi epistemici probabilistici sono, più correttamente, motivi epistemici di enunciati del tipo: “La presenza di q rende probabile p, senza che q sia la causa di p”. 64 Si distinguono altri due tipi di motivazioni a seconda della modalità con cui l’explicandum E è derivato dall’explicans A. Se E è conseguenza analitica di A la motivazione sarà detta deduttiva, se invece vale la proposizione “E poiché sussiste A” la motivazione è detta modale. “Mi sono rotto le gambe perché sono caduto in bicicletta” contiene una motivazione modale non essendo il rompersi le gambe conseguenza analitica del cadere in bicicletta, pur potendo diventarlo aggiungendo altre proposizioni esplicative. 65 F. v. Kutschera, 1981, p. 87. Una motivazione (deduttiva o modale) di E con A1 AN è formalmente corretta quando: 1)le proposizioni A1 AN sono vere; 2)tra le proposizioni non si trovano espressioni sinonime di E; 3)E segue (in modo analitico o modale) da A1 AN. La prima condizione è molto criticata: economisti come M. Friedman, 1953, p. 15-19, argomentano che una motivazione, o una teoria che contiene motivazioni, deve essere giudicata non in base alla verità dei suoi presupposti ma dei suoi risultati. Ciò potrebbe anche essere accettato, se per esempio i presupposti fossero irreali nel terzo senso, (tipi ideali) secondo la tipologia di E. Nagel, 1963, p.211-219. Continua inoltre a valere la massima tomistica a noesse ad esse non valet illatio per cui se i presupposti sono falsi non diverse saranno le conclusioni. La seconda condizione si pone per evitare circoli logici: concludere da E ad E è formalmente corretto ma non molto significativo Correttezza formale non è però sufficiente perché una motivazione sia utilizzabile: la verità delle proposizioni A1 A si deve poter riconoscere senza appoggiarsi alla validità di E, che si vuole dimostrare. La struttura delle dimostrazioni logiche è un esempio di motivazione non circolare corretta che mostra l’utilità di una motivazione, solo quando si dichiara assieme a quali proposizioni vere ci si appoggia.
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In accordo con quanto detto precedentemente è utile ora specificare i presupposti di
questo approccio, o per seguire due termini abusati, di questo programma di ricerca66 ovvero
programmi di conoscenza67. Quale è quindi il nocciolo nomologico di questa tradizione di
ricerca?
Scrive Gary Stanley Becker: “I presupposti del comportamento volto alla massimizzazione
degli utili,68 dell’equilibrio di mercato69 e della stabilità delle preferenze,70 assunti in senso
stretto e senza alcuna limitazione, formano il nocciolo dell’approccio economico alle scienze
sociali, così come io lo vedo.”71
A titolo di riprova, Johnatan H. Turner72 afferma, con maggiore precisione: “Assunzioni
della teoria della scelta razionale: 1) Gli uomini sono orientati ad intenzioni e fini. 2) Gli uomini
possiedono insiemi di preferenze o utilità ordinate gerarchicamente. 3) Nella scelta della
modalità di comportamento, gli uomini compiono calcoli razionali73 in relazione a: 3a) l’utilità
della modalità di azione considerando la propria struttura gerarchica di preferenze; 3b) i costi
di ogni alternativa secondo l’utilità prevista; 3c) il miglior modo di massimizzare l’utilità totale.
4) Fenomeni sociali e strutture sociali emergenti, decisioni collettive e comportamento
collettivo sono in ultima analisi il risultato delle scelte razionali compiute da individui che
massimizzano l’utile. 5) Fenomeni sociali emergenti che derivano dalle scelte razionali
costituiscono un insieme di parametri per le scelte razionali successive degli individui nel senso
che determinano: 5a) la distribuzione delle risorse tra individui; 5b) la distribuzione delle
66 Imre Lakatos, 1974 67 Hans Albert, 1976, 1987, et al. (Erkenntnisprogramm) Preferiamo questa formulazione del concetto in quanto meno compromesso con la metodologia dei programmi della ricerca scientifica di Imre Lakatos, ed obiettivamente più generale. Questo non significa che condividiamo l’uso che ne fa Albert, che presenta preoccupanti sfumature di razionalismo non critico. 68 Noi ci siamo limitati, con il principio R del paragrafo precedente, a definire un criterio quasi unico di razionalità della scelta, rifiutando l’assunzione generale di comportamento massimizzante. Tra le azioni che possono essere spiegate razionalmente certamente vale questo principio, anche se non con necessità in modo consapevole. 69 Assunzione tipicamente economica; sociologicamente significa postulare l’esistenza di mercati, con relativa offerta e domanda e prezzi-ombra per ogni bene in qualche modo scarso, (oggettivamente o almeno soggettivamente) dai bambini alla domanda di servizi odontoiatrici. L’assunto di scarsità, di sapore sociobiologico, è severamente criticato da M. Tietzel, 1988. J. Coleman, 1995, p. 80-85, con l’intenzione di dare sostanza ai molti mercati di cui si postula l’esistenza, introduce quello sovraordinato dei “diritti di azione”. Gli attori regolano le loro interazioni scambiandosi non direttamente i beni ma il diritto ad agire sull’altro in determinati modi. 70 Come abbiamo mostrato nel capitolo precedente assumere stabilità di preferenze totale annulla la libertà di volere dell’attore oltre ad essere lontano dal vero. Becker utilizza del resto un concetto di preferenza molto generico, arrivando ad esempio ad affermare che ne esistono solo due: benessere psicofisico e riconoscimento sociale. Ad un livello tale di astrazione può anche valere che le preferenze non mutino ma buona parte della capacità esplicativa dell’approccio è persa, dovendosi costruire per ogni azione immaginarie teorie su quali modalità di azione massimizzino il benessere psicofisico e il riconoscimento sociale. 71 G. S. Becker, 1983, p. 4, traduzione propria. A motivo di questi presupposti, Becker è considerato il più radicale tra i sostenitori della teoria della scelta razionale. Per questo si guadagna, da parte di M. Tietzel, 1988, l’espressione: “Becker è come il barocco nella storia dell’arte”. I suoi maggiori e controversi risultati riguardano la sociologia della famiglia. Cfr. G. S. Becker, 1981, W. Meyer, 1987 e T. Klein, 1996. 72 J. H. Turner, 1991, (Tavola 17-1). Turner non è un sostenitore dell’approccio individualistico. Traduzione propria. 73 Non è in realtà necessario che gli attori compiano consapevolmente questi calcoli: si può agire razionalmente in modo intuitivo; questa condizione può quindi valere in via ipotetica, cioè “come se l’attore compia calcoli razionali.” Non per questo la motivazione perde la sua capacità di fornire motivi reali dell’azione: semplicemente la scienza, per soddisfare ai criteri di oggettività, presenta analiticamente ciò che in realtà può succedere diversamente, ad esempio intuitivamente, non essendo del resto suo fine riprodurre i ragionamenti dell’agente sotto esame.
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opportunità connesse con le varie modalità di azione 5c) la distribuzione e la natura delle
norme e obbligazioni in una determinata situazione."74 Consistendo una spiegazione razionale
di una azione in una motivazione si possono riportare questi assunti in uno schema sillogistico.
Possiamo scrivere, avvalendoci della terminologia della teoria delle decisioni:
La persona A ha queste e quelle preferenze e aspettative riguardo alle conseguenze delle
alternative di azione che, nella situazione S, secondo le proprie convinzioni, si trova di fronte
L’utile atteso di F per a è in S almeno così grande come quello di ogni altra alternativa
Nella situazione S per A è razionale agire F75
Come si può subito notare viene motivata una proposizione sulla azione F di A,
precisamente: “In S F è per A razionale”. “Una spiegazione razionale di una azione non
consiste infatti in una motivazione che conclude il verificarsi dell’azione, ma in una motivazione
del fatto che questa azione era razionale.”76 Se noi diciamo: “L’azione X è per A in S razionale”,
non affermiamo che A in S ha agito X, cosa che si potrebbe affermare al massimo in maniera
probabilistica, al contrario noi motiviamo l’enunciato “X è razionale”. Noi possiamo dire che
persona A vuole che lo stato p si verifichi, esattamente allora quando p per A in ogni caso è
almeno tanto buono quanto lo è non p. Dalle premesse non si evince che a compia
effettivamente p, come spesso è stato notato, ma ciò non è necessario perché vi sia
spiegazione razionale, e intenzionale, di p. Molti studiosi, specialmente scienziati sociali che
parlano con molta leggerezza della spiegazione causale, farebbero molta fatica a considerare
un tale comprendere valido e per di più utile. Di frequente si utilizzano perciò altri schemi di
motivazione sussumibili i due principali versioni; entrambe concludono che A in S agisce F
A si trovava in una situazione di decisione del tipo C77
A era un attore razionale
In una situazione del tipo C ogni attore razionale agisce F (Schema R)
Per cui A agì x
74 Le premesse sulla emergenza di fenomeni sociali e sull’influsso che esse esercitano sugli individui, non sono esplicitamente nominate in Becker; esse non sono tuttavia in contrasto con il suo approccio e la lettura delle sue analisi dimostra come invece vengano ampiamente utilizzate. I presupposti di una spiegazione razionale dell’azione sociale non sono quindi strettamente solo i tre nominati da Becker. 75 F. v. Kutschera, 1993, p. 63 76 F. v. Kutschera, 1981, p. 121. 77 Può essere una decisione in condizioni di certezza o rischio, per le quali abbiamo già definito un criterio di razionalità, oppure in condizioni di incertezza, se si definisce e motiva previamente un determinato criterio di tal genere.
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La persona A ha nella situazione S solo lo scopo di raggiungere M
A è convinto, che egli in S può raggiungere questo fine solo se agisce F
Ogni agente con caratteristiche i, come A effettivamente possiede, in S agisce sempre F
Persona A agisce F
Entrambi gli schemi di motivazione aggiungono una premessa per poter spiegare
razionalmente l’azione F piuttosto che una proposizione su di essa. Nel primo caso si aggiunge
ciò che si definisce lo schema R,78 nel secondo una legge psicologica o fisica. Altri, come
Charles Taylor,79 ritengono invece di fare a meno di tale premessa aggiuntiva restringendo la
validità dello schema di motivazione ad azioni per le quali tra il momento della decisione e
dell’esecuzione non si intromettono ostacoli esterni o ulteriori riflessioni. Come più avanti si
vedrà, Ajzen nella sua teoria del comportamento pianificato (TOPB) giunge inizialmente a
conclusioni simili.
Alla base di molte motivazioni razionali vi sono alcuni aspetti dubbi, che ora
evidenzieremo. In primo luogo mostriamo che lo schema R o altre leggi psicologiche o fisiche
sostitutive non sono esplicitamente menzionate tra i presupposti dell’approccio di scelta
razionale. L’affermazione che gli individui scelgano l’alternativa migliore, o che il loro
comportamento sia volto alla massimizzazione, non significa strettamente che gli attori
agiscano effettivamente secondo quanto hanno razionalmente scelto. Vi è quindi un difetto di
chiarezza per coloro che usano lo schema R senza dichiararlo esplicitamente ed un difetto
teorico per coloro che assumono leggi psicologiche80 o fisiche sostitutive senza specificare
chiaramente quali esse siano e come si motivino a loro volta. Ma la questione deve essere
posta in seconda battuta in modo più radicale: allo stato attuale delle conoscenze si possono
accettare premesse come lo schema R oppure le leggi psicologiche o fisiche sostitutive? Si può
presupporre che un attore sia sempre e necessariamente razionale nelle proprie azioni?
Evidentemente no: lo schema R può valere solo probabilisticamente. E’ plausibile che si possa
individuare la probabilità che degli attori con caratteristiche g in situazione S si comportino
razionalmente. Ma in questo caso noi non spieghiamo razionalmente l’azione ma solo la
proposizione “F è probabile”. Questa spiegazione ha senso solo prima che F accada giacché
ogni evento successo ha probabilità uguale a 1 e rende superflua ogni spiegazione di
proposizioni di tal genere.81
78Cfr. C. G. Hempel, 1977, pag. 201-203. 79 Cfr. C. Taylor, 1966. 80 Solitamente si fa uso di teorie comportamentiste che trovano un certo fondamento su animali come topi o piccioni. 81 Ciò implica che non vi è alcuna concorrenza tra spiegazioni causali e razionali e probabilistiche di una azione: le prime spiegano solo azioni avvenute, le seconde solo azioni previste o semplicemente possibili. Chi sostiene teorie probabilistiche della causalità e di conseguenza considera la conoscenza di informazioni che rendono maggiormente probabile un altra proposizione E una spiegazione di E, ignora questa fondamentale distinzione. Cfr. G. Hempel, 1977, p. 55-58.
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Di conseguenza si pone la domanda se anche le assunzioni sull’ordinamento delle
preferenze soggettive degli attori non debbano allo stesso modo essere lasciate cadere.82 La
risposta è negativa: in primo luogo poiché non è eccessivo ritenere che gli attori ordinino in
maniera coerente le proprie preferenze, pur agendo talvolta per varie ragioni in difformità da
esse; in secondo luogo perché tale presupposto non implica necessariamente la
consapevolezza completa dell’ordinamento: in via minimale basta poter spiegare razionalmente
l’azione in base alle preferenze ed alle aspettative dell’attore al di là del fatto che esse fossero
al momento della scelta chiaramente presenti.
Riguardo alle teorie psicologiche o fisiche sostitutive dello schema di razionalità serve una
ulteriore specificazione. Spiegare in termini fisici una azione è insensato, come notava
Platone83 con il seguente esempio: come si può comprendere in termini fisici che Socrate, pur
avendone la possibilità, non è fuggito di prigione? Perché le sue gambe sono fatte di ossa e
tendini ed i tendini erano così rilassati che le ossa all’altezza delle ginocchia rimanevano
piegate, impedendo a Socrate di compiere passo.
Si è pensato inoltre di poter spiegare l’azione in termini psicologici, prevedendo con
certezza che le persone aventi determinate disposizioni scegliessero una determinata modalità
di azione. Pur rimanendo una questione aperta non sembra che tali teorie psicologiche
esistano.
Esclusa la possibilità attuale di spiegare razionalmente le azioni stesse, vogliamo ora
discutere la tesi di compatibilità fra spiegazione razionale e spiegazione causale dell’azione.84
La tesi deve essere respinta: se una azione è determinata da specifiche cause non è più libera
e non può essere spiegata razionalmente. “I motivi sono ineffettivi quando un comportamento
è determinato causalmente”85 Se invece la nostra azione è libera e può essere spiegata
razionalmente ogni comprensione causale è esclusa. Essa dovrebbe fare leva sui motivi che
hanno spinto l’attore all’azione. Questi sono le sue preferenze e aspettative. Ma esse “sono
stati psicologici che esistono prima della azione e non conducono sempre ad essa, ma solo
quando si configura una determinata situazione S.”86 Non possono pertanto essere definiti la
causa dell’azione. Con relativa certezza affermiamo quindi che mentre “la conclusione di una
spiegazione causale è il verificarsi del comportamento, quella di una razionale è la sua
razionalità.”87
82 I concetti di valore e di preferenza possono essere classificatori, comparativi o metrici. Una struttura di valore o di preferenze comparativa, quella minimale per i nostri fini, risulta dai seguenti assiomi: K1 tutti gli stati di cose sono confrontabili per il loro valore soggettivo K2: Se A non è migliore di B e B non è migliore di C allora A non è migliore di C (transitività) Cfr. F. v. Kutschera, 1973 In particolare K2 è stato empiricamente smentito. Cfr. per esempio A. Tversky e D. Kahnemann, 1981, come altri lavori degli stessi due Autori, alcuni dei quali riportati in Bibliografia. 83 Platone, Fedone 99a, citato in F. v. Kutschera, 1993. 84 Cfr. R. Tuomela, 1978, pp. 30-58 e F. Stoutland, 1978, pp. 105-151 che sostengono, come noi, la tesi di incompatibilità. 85 F. v. Kutschera, 1993, p.68. 86 F. v. Kutschera, 1993, p. 67. 87 F. v. Kutschera, 1993, pag. 67.
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Dopo così lunga discussione potrebbe sembrare a molti deludente concludere in questo
modo e dichiarare che chi ritiene di poter spiegare causalmente azioni per mezzo dei postulati
di razionalità avanza pretese irragionevoli. Tale delusione è in parte determinata dalla
teoricamente infondata preminenza che, anche nelle scienze sociali, contrariamente alla natura
del loro oggetto, è stata conferita alle spiegazioni causali per ragioni pratiche e storiche. A ciò
connessa è la svalutazione di ogni altra modalità esplicativa, ritenuta al più accessoria o
incompleta. Così però non è: “Le spiegazioni razionali, al pari di quelle causali, sono risposte
ad una domanda sul perché, perché egli ha agito così, ed entrambe danno motivi reali od
ontici, e non semplicemente motivi epistemici.”88 “Decisivo per il fatto che li definiamo motivi
reali è soprattutto la constatazione che essi guidano l’azione.”89 Spiegando con preferenze e
aspettative dell’attore noi capiamo perché egli ha agito F e non altro. Raymond Boudon,90
convinto oppositore del pregiudizio nomologico,91 pur fraintendendo lo statuto epistemologico
del comprendere razionale, ha mostrato nei suoi scritti l’utilità di questa impostazione sulla
scorta di molteplici esempi di spiegazioni sociali correnti, ai quali si rimanda. La forza di
argomentazione dello schema astratto di spiegazione presentato in questo paragrafo
aumenterà con certezza.
88 F. v. Kutschera, 1993, p. 64 89 F. v. Kutschera, 1993, p. 64 90 R. Boudon, 1985 91Boudon denomina in questo modo la preminenza, talvolta assoluta, che si conferisce a spiegazioni causali su altre forme del comprendere.
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3. Il concetto di azione sociale
Dopo aver brevemente presentato una teoria della azione e della comprensione di essa, si
solleva la questione di quale significato abbia il sociale92 in questo contesto. Facilmente si può
notare che essenzialmente esso non trova alcuna collocazione essendo le due teorie illustrate,
quella dell’azione e quella del comprendere razionale, di carattere prevalentemente logico ed i
rimandi alle scienze sociali, esempi inclusi, del tutto accessori o solamente allusivi. Non
abbiamo infatti esposto una teoria dell’azione sociale. Un insieme di individui che agissero
secondo il modello presentato nei due paragrafi precedenti non produrrebbero che forme molto
elementari di società, anche se garantissimo loro le condizioni di una scelta razionale.93 Ciò
contrasta con la banale osservazione che una società, persino molto complicata, si dà.
La soluzione sistemica a questo dilemma è quella di postulare l’esistenza di una “struttura
normativa indipendente dalle intenzioni degli attori,”94 in quanto privi di costanza dei fini, che
“regoli il complesso delle azioni a prescindere dalla diversità dei loro fini immediati.”95 Essa
implica tuttavia un principio di azione diverso da quello precedentemente sostenuto, del tipo
“le persone si comportano secondo norme sociali”96, che non può quindi essere senz’altro
accettato. Il modo per accordare la necessità di ordinamenti normativi, condizione minima per
l’esistenza di una società e lo schema di azione razionale dei soggetti, è argomentare che gli
attori stessi, nelle loro scelte razionalmente comprensibili, sono costruttori delle norme che
regolano le loro azioni.
Questa tesi è sostenuta, sulla base di argomenti antropologici,97 in un breve contributo dal
92 Adoperiamo questo termine generico per indicare tutto ciò che emerge o si dà sensatamente da o per più di un soggetto agente. Corrisponde a ciò che Ralf Dahrendorf, 1958, p.181 chiama l’irritante dato di fatto della società. In quanto comprensibile grazie ad un insieme finito di proposizioni teoriche, esso è detto sistema sociale. 93 Non tutti gli utilitaristi “ortodossi”, qualora esistano, sarebbero d’accordo con questa affermazione. Basterà tuttavia considerare il ruolo che la fiducia svolge in molte relazioni economiche, rendendo possibili una molteplicità di transazioni, per convincersi del contrario. Cfr. J. Coleman, 1995, pp. 115-149. 94 F. Pardi, 1996, p. 21, (cfr. inoltre F. Pardi, 1989), con esplicito riferimento a T. Parsons, 1968. Francesco Pardi considera la soluzione individualista presentata da Popitz, oltre quella strettamente utilitarista di Opp, insufficiente. Egli ritiene che serva, perché le norme sociali funzionino, un ordine valoriale extra empirico, sul tipo di ciò che Parsons chiama il telic system o E. Durkheim la parte non contrattuale del contratto. Ciò non pregiudica tuttavia la spiegazione genetica delle norme offerta da Popitz ed Opp e diverrebbe rilevante per noi solo se si intendesse spiegare il sistema sociale e non solamente, come è il caso, azioni sociali che producono fenomeni sociali. Soluzioni analoghe si ottengono del resto introducendo concetti compatibili con un approccio individualista come quelli di meta-preferenze, per i quali si rimanda al premio Nobel A. K. Sen, 1979 ed a H. Margolis, 1982. 95 T. Parson, 1968, p. 498. Questa soluzione al dilemma utilitaristico di Parsons è chiaramente di origine durkheimiana. 96Cfr. J. Coleman, 1995, p.312. Le citazioni di quest’opera di J. Coleman sono tradotte, sulla base dell’edizione tedesca citata, dall’Autore della presente tesi. S. Lindenberg, 1985, pp. 101-102 parla in questo caso di SRSM (Socialized Role-playng Sanctioned Man). 97 Popitz sostiene che le caratteristiche della relativa istintualità, la lingua e l’autocoscienza, attribuibili all’uomo sono in stretta connessione con la necessità universale di una costruzione normativa della società. I contenuti normativi sono invece culturalmente dipendenti. Tale argomentazione antropologica include come caso particolare quella più propriamente utilitaristica, ragione per la quale la sua accettazione non crea problemi teorici.
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significativo titolo: La costruzione normativa della società da Heinrich Popitz,98 professore di
sociologia all’università di Friburgo in Brisgovia e allievo di Theodor Geiger.99 Presentiamo
brevemente la motivazione che Popitz fornisce di questa tesi. “Ciò che intendiamo o possiamo
intendere con il concetto di società non è delimitabile. In via minimale presupponiamo però che
più uomini sono tra loro relazionati (costituiscono una unita sociale100 N.d.T.) quando
orientano vicendevolmente il loro comportamento. [...] Io oriento il mio comportamento verso
un altro non significa che io faccio quello che l’altro vuole. Ma io prendo una decisione su che
cosa io faccio o non faccio avendo riguardo dell’esistenza, del comportamento passato e futuro
degli altri; e mi lascio più o meno determinare da queste considerazioni.”101 Questo
orientamento all’azione si può specificare, secondo Popitz in quattro aspetti.
In primo luogo è necessario alla produzione di sistemi di interazione non elementari che gli
attori indirizzino il loro comportamento non solo a quello presente o passato dell’altro ma
anche a quello futuro. Ciò richiede un grado minimo di fiducia nei confronti dell’altro, l’assenza
della quale eliminerebbe tutte le relazioni che non avvengono in perfetta contemporaneità, e la
possibilità di prevedere con una certa probabilità l’azione altrui in una data situazione.
Il secondo elemento concerne l’operazione di rendere prevedibile i propri comportamenti.
Scrive Popitz: gli attori sociali “rendono il loro comportamento prevedibile, sottomettendolo a
delle regolarità”102 collettivamente prodotte definendo dei criteri di equivalenza, astratti dalla
complessità di situazioni e possibili modalità di azione. Davanti ad un semaforo l’aspetto
rilevante è il rosso e l’arrestare l’auto, e non la pioggia od il sole e suonare il clacson.
“Costruire regolarità sociali di comportamento significa porre come uguali sequenze di atti in
situazioni poste come uguali.“103
Il terzo aspetto riguarda l’interesse che gli attori mostrano verso i comportamenti attesi
altrui. “Le aspettative, che determinano gli orientamenti del comportamento, sono qualcosa di
più di un semplice calcolo della probabilità. Noi vogliamo ciò che ci attendiamo, o lo temiamo.
Aspettative di comportamento sono per lo più ottative.104 Sono legate a valutazioni di valore,
desideri, richieste.”105
98 H. Popitz, 1980, p.1-19. Le citazioni da H. Popitz, 1980 sono tutte tradotte dall’Autore della presente tesi. Cfr. anche H. Popitz, 1967. Questo breve saggio, parimenti interessante, è dedicato al concetto di ruolo sociale. 99 Cfr. T. Geiger, 1987. 100 Scrive H. Popitz, 1996, p. 92: “Ovunque gli uomini si mettano insieme, ovunque orientino quotidianamente il loro comportamento sugli altri, nascono delle unità sociali.” Solo unità sociali con determinate caratteristiche (si riproducono, hanno un ordinamento normativo e assicurano la sua continuità) costituiscono una società. 101 H. Popitz, 1980, p. 1. 102 Ididem, p. 4. 103 Ididem, p. 5. 104 Traduciamo così il termine originale desiderativ per conformità alla traduzione italiana, soggettivamente apprezzata, di un altro scritto di Popitz. Cfr. Popitz, 1996, p. 93. 105 H. Popitz, 1980, p. 8.
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Connesso a questo aspetto, quarto elemento essenziale, e non solo eventuale,
dell’orientamento sociale dell’azione è la disponibilità, da parte degli attori, a sanzionare i
comportamenti che tradiscono le aspettative sociali in una data situazione.
Attraverso questi quattro aspetti, la cui presenza non è in ogni caso necessaria ma senza i
quali si ridurrebbe di molto la gamma di azioni sociali possibili, diventa chiaro il legame tra
orientamento dell’azione e costruzione di ordinamenti normativi. “Nel momento in cui
indirizziamo ciò che facciamo alle regolarità di comportamento attese di altri e questo
orientamento guadagna importanza ottativa e implica la disponibilità a sanzionare, noi
costruiamo norme106 sul comportamento di altri e reciprocamente sul nostro
comportamento”107 Si può aggiungere a ciò la considerazione che la stessa possibilità di
spiegare razionalmente le azioni in un contesto sociale è in stretta connessione con l’esistenza
di regolarità di comportamento: agire in modo razionale è un dei modi108 per rendere
prevedibile per gli altri, e per il ricercatore, ciò che si compie. Ciò è, a seconda delle situazioni,
più o meno negli interessi dell’attore e tollerato socialmente109. Al contempo se gli altri
soggetti rilevanti in una azione agissero senza alcuna regolarità, sarebbe molto difficile
scegliere razionalmente tra le modalità di azione.
I teorici utilitaristi, in particolare Karl Dietrich Opp,110 che definisce le norme “attese
dichiarate” come pure Coleman, specificano la teoria di Popitz postulando espressamente che
gli attori costruiscano o perpetuino norme per massimizzare intenzionalmente il proprio
interesse. Ciò permette una più facile formalizzazione e operazionalizzazione dei modelli di
produzione normativa.
Ma comprendere l’azione, pur sociale, non è il fine fondamentale della ricerca sociologica: è
solo uno dei passi di un modello esplicativo più ampio. Scrive infatti Coleman: “Il compito
principale delle scienze sociali consiste nella spiegazione di fenomeni sociali e non nella
spiegazione della modalità di azione di persone singole. Certamente alcuni fenomeni sociali
possono darsi talvolta direttamente dalla somma del comportamento di singoli individui, ma
spesso non è così. Di conseguenza deve stare al centro del nostro interesse il sistema sociale
del quale il comportamento deve essere spiegato. Questo sistema può essere composto da una
relazione a due, da una singola società, sino a tutta la società mondiale:111 in ogni caso il
106Popitz di seguito restringerà la definizione nominale di norma alle due sole caratteristiche di regolarità e sanzione. 107 H. Popitz, 1980, p. 11. 108 Agire secondo tradizione o abitudine sono altri modi possibili, senza poter escludere che producano comportamenti spiegabili razionalmente. 109Popitz porta l’esempio dei giochi d’azzardo, nei quali appartiene alle regole rendere imprevedibile il proprio comportamento. La misura di prevedibilità varia tra società è può essere osservata dal grado di astrazione con cui si pongono uguali dei comportamenti in situazioni poste come uguali. 110 K. D. Opp, 1983. Questo Autore insegna all’università di Lipsia ed è tra i maggiori teorici dell’azione razionale in ambito tedesco. 111 L’importanza di questa affermazione è di escludere gli attori individuali tra i componenti del sistema, rispondendo, in maniera quasi simmeliana, (cfr. G. Simmel, 1982, pp. 14-20) alla accusa di volatilizzare la società, sollevata contro i teorici dell’azione.
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presupposto fondamentale rimane lo stesso, cioè che la spiegazione si concentra sul sistema
come unità e non sugli individui o su altre componenti, dei quali esso è costituito.”112
Se ha quindi senso stabilire come può essere spiegata una azione, deve essere tuttavia
chiaro che ciò è solo uno degli elementi, e non il più importante, della comprensione
sociologica. Per cui è in buona parte esercizio ozioso dimostrare che l’individuo non è
esattamente così come lo immaginiamo teoricamente: dati i nostri scopi basterà infatti che
l’astrazione che utilizziamo non sia falsa113 e che lo schema di motivazione sotteso non sia
incompleto, come invece abbiamo dimostrato essere in molte spiegazioni razionali
comunemente accettate.114 Inoltre non è necessario discendere, nella spiegazione dei
fenomeni sociali, sino al livello individuale: per evitare il circolo vizioso della sociologia delle
variabili,115 che osserva covariazioni e le chiama spiegazioni;116 basterà invece portarsi, nella
analisi interna dei sistemi sociali, ad un livello inferiore a quello che è oggetto di
comprensione.117
Questo primo passo, detto passaggio macro-micro, è costituito da ipotesi su come il
contesto sociale dell’azione individuale, di cui sopra abbiamo mostrato le caratteristiche
essenziali, influenzi le scelte, le opportunità, il valore delle alternative e delle rispettive
probabilità, dell’attore. Hartmut Esser118 parla in questo caso di logica della situazione,
accentuando l’aspetto soggettivo di definizione dello spazio di possibilità per le proprie azioni,
in stretta relazione alle opere di Alfred Schütz.119 Ciò è solo in casi particolari una complicazione
112 J. Coleman, 1995, p. 3. 113 Il fatto che si mostri empiricamente che gli individui non rispettino nelle loro decisioni i principi di transitività delle preferenze, propendano al rischio a seconda si tratti di perdere o guadagnare o dell’entità della probabilità dell’evento, vengano influenzati dalla forma verbale in cui la decisione si presenta (cfr. A. Tversky e D. Kahnemann, 1981, 1988, e D. Kahnemann e A. Tversky ,1984), percepiscano solo un numero limitato di alternative, dispongano di informazioni parziali, si accontentino di risultati relativamente massimi (cfr. H. A. Simon, 1957, 1972), siano deboli di volontà (cfr. J. Elster, 1990) , ritengano ingiusta la legge della domanda e offerta (cfr. B. Frey, 1990), considerino solo l’utilità a breve medio termine e molto altro ancora contrasta certamente con lo schema R ma non rende falsi i postulati che la teoria delle decisioni e spiegazione razionale dell’azione sopra introdotta implicano. 114 Il modello esplicativo di Coleman può essere tuttavia conservato sostituendo lo schema di motivazione da lui utilizzato con quello da noi sopra presentato. Il fatto che non si concluda il verificarsi dell’azione è ininfluente spiegando esso azioni già avvenute. Essenziale è invece che fornisca i motivi dell’azione, cioè quegli elementi che la rendono razionalmente comprensibile. 115 Espressione introdotta nell’ambito tedesco da Esser (ad esempio H. Esser, 1991a) ad indicare una ricerca empirica volta a trovare variabili che correlino in modo significativo, e quindi portino a modelli statisticamente validi, al di là di ogni riflessione teorica approfondita. Ciò impedisce un progresso della disciplina, una forte instabilità nei risultati ed implica spesso scarsi guadagni in conoscenza sociologica. Spesso è un accusa rivolta a tutta la tradizione durkheimiana e successivamente sistemica, certamente però senza ragione. 116 Anche Coleman indirizza questa critica a tutta la tradizione sistemica. Come osservato nei precedenti paragrafi il vero problema consiste nel tipo di comprensione dei fatti sociali che ci si propone di raggiungere e in ciò che si assume; non se un approccio è in grado di fornire spiegazioni in assoluto. 117 Come si può notare ciò rappresenta una generalizzazione dell’assunto principale dell’individualismo metodologico e si motiva allo stesso modo. Ammettere attori non individuali richiede talvolta maggiore attenzione nell’uso di spiegazioni teleologiche, essendo essi persone solo per via d’astrazione. 118 Esser, 1991a. 119 Cfr. A. Schütz, 1971, 1972a, 1972b
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che si rivela utile,120 non contrasta tuttavia con una spiegazione razionale. La stessa
complicazione sarebbe del tutto ininfluente invece nel caso di una spiegazione dell’azione in
senso causale - psichico, ed a maggior ragione in senso causale - fisico.
L’azione in quanto prende in considerazione questo contesto diventa sociale. Il passaggio
dal micro al macro si attua a sua volta argomentando come il comportamento dei singoli attori
sociali si aggreghi e quali risultati a livello di sistema sociale produca, intenzionalmente o
meno. La logica dell’aggregazione può essere, a seconda del caso specifico, molto diversa: dal
semplice interazione tra attori (effetto e controeffetto) alla complessa produzione di beni
collettivi come fiducia, norme o capitale sociale.
Il passaggio micro-macro costituisce per Coleman, come per Boudon,121 il cuore della
spiegazione sociologica in quanto direttamente connessa alla comprensione del
comportamento dei sistemi sociali. Nei casi inoltre in cui gli attori abbiano coscienza di come il
loro comportamento si aggreghi a livello sociale, vi sarà una forte corrispondenza tra le regole
che governano il passaggio micro-macro e quelle che governano il passaggio macro-micro.122
La spiegazione del comportamento di ogni sistema sociale deve quindi comporsi di questi
tre elementi,123 pena incorrere in tautologie,124 pseudo comprensioni125 o relazioni empiriche
120 Tali complicazioni si rendono necessarie per coprire ambiti che la teoria non riesce a spiegare. S. Lindenberg, 1985, p. 108 parla di metodo dell’astrazione decrescente: per spiegare nuovi fatti si rende necessario aumentare la complessità e quindi la vicinanza alla realtà degli assunti. Questo intento muove J. Coleman, 1995, pp. 233-267 quando cerca di analizzare le strutture interne del sé. In questo contesto si inseriscono le già citate opere di H. A. Simon, (1957, 1972, 1982), come i modelli più recenti di razionalità limitata dello stesso S. Lindenberg (1989, 1990, 1993) ed H. Esser (1990, 1991a 1991b) con particolare riguardo ad A. Schütz. 121R. Boudon e F. Bourricaud, 1982, forniscono, nel loro vocabolario di sociologia, sotto la voce “Individualismo” una versione molto simile di modello esplicativo, confrontandolo con quello deteriore della sociologia delle variabili: “Si supponga di voler spiegare un fenomeno sociale P. Per esempio la mobilità sociale nel paese A è maggiore che nel paese B. Per spiegare P si può procedere in diversi modi. Si può ipotizzare che la mobilità cresce con lo sviluppo economico e tentare di vedere se il paese A ha un livello di sviluppo più avanzato di B. In questo caso si sarà “spiegato” P ponendolo in relazione con il fenomeno sociale P’. [...] Poiché queste variabili “indipendenti” sono pure esse ugualmente osservate a un livello aggregato, una tale spiegazione può essere definita come aggregata e non individuale; essa non prende in considerazione il comportamento degli individui, la cui logica genera le correlazioni osservate statisticamente. [...] Per contro una spiegazione è detta individualistica (in senso metodologico) allorché si fa esplicitamente di P la conseguenza del comportamento degli individui appartenenti al sistema sociale nel quale P è osservato”121 secondo lo schema M=M{m[S(M’)]}; cioè un fenomeno macro M deve essere spiegato in funzione delle azioni m, che vengono influenzate dalla situazione S e da altri macro fenomeni M’.” 122 Le ipotesi che guidano i due passaggi macro-micro e micro-macro, dette spesso ipotesi ponte, cfr. S. Lindenberg, 1996, variano nel loro livello di generalità da affermazioni singole a universali. Non sono leggi universalmente valide e quali ipotesi, vengono sottoposte a verifica ed eventuale correzione. 123 J. Coleman espone questo modello della spiegazione in J. Coleman, 1995, pp. 1-29 capitolo primo, intitolato significativamente Metateoria. Il modello era denominato per la sua forma grafica “la vasca da bagno di Coleman”; ora, invece, dopo la morte dell’Autore, è diventata “la tomba di Coleman”. In questo capitolo si trovano alcuni esempi tratti dalla tradizione sociologica e alcune ragioni motivate di queste assunzioni. Noi mutiamo solo, alla luce del paragrafo “Il concetto di azione” il significato della spiegazione razionale. In R. De Vita, 1993, pp. 290-294 si trova una breve presentazione dello stesso. 124 Non in senso strettamente logico: la teoria dei ruoli sociali nasconde questo rischio: dire che un individuo socializzato agisce secondo i ruoli a cui è stato socializzato è una quasi tautologia. 125 Tipicamente affermazioni circa la più o meno grande probabilità di un evento oppure insieme di proposizioni che per il loro vago significato non si lasciano formalizzare in alcun modo.
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puramente casuali.126 Questo ed il prossimo capitolo assolvono la funzione di riposizionare il
centro del nostro interesse esplicativo: dall’azione individuale, osservata tramite questionario
postale, al comportamento del sistema sociale rispetto alla separazione dei rifiuti. Se il nostro
obiettivo si limitasse a questo specifico sistema, in parte istituzionalizzato nella organizzazione
del servizio di raccolta rifiuti urbani, in parte del tutto informale, come a livello di interazione
all’interno delle unità domestiche127 o del cerchio di conoscenze,128 è evidente che ci
troveremmo in un caso dei più semplici: dalla somma delle azioni sociali individuali129 potremo
ottenere, con buona approssimazione, i risultati fisici prodotti dal sistema di raccolta dei rifiuti
nelle città di Lipsia e Trento. Una tale comprensione ha senso solo in prospettiva comparativa
ed eventualmente organizzativa, entrambi aspetti importanti che non mancheremo di
analizzare, anche per il significato eminentemente pratico che essi assumono. Tuttavia ci
proponiamo di ampliare il significato della nostra investigazione fornendo alcune indicazioni per
rispondere ad una delle questioni fondamentali dell’analisi sociologica del rapporto
contemporaneo uomo ambiente: la società moderna può rispondere alla sfida ecologica?130 A
livello sociale noi osserviamo, infatti, oltre che una organizzazione fisica delle opportunità
connesse all’azione in esame, anche una consistente produzione ideologica, spesso normativa,
sia generale, a riguardo di azioni considerate proambientali sia, in modo curioso,131
specificatamente rivolta alla separazione dei rifiuti domestici, che non può essere trascurata e
che soprattutto richiede di essere spiegata. Questa nuova normatività è in stretta relazione132
con una ben determinata risposta alla domanda fondamentale sopra esposta; cioè quella
concernente la formulazione di un rapporto, persino diretto, di causazione a livello macro tra
ideologie, norme, valori della società e comportamento ambientalmente sostenibile della
stessa. Esso rivela una forte somiglianza con un’altra relazione macro, tra le più note nella
126 La ricerca in ambito ambientale è ricolma di relazioni statistiche tra coscienza ambientale e ogni altro tipo di variabile (sesso, età, orientamento politico) che ad ogni inchiesta mutano dimensioni e talvolta persino direzioni. Non a questo aspira la spiegazione sociologica. 127 Utilizzo tale espressione per tradurre il termine di radice germanica Haushalt non presente in lingua italiana se non nel termine desueto di focolare. Il concetto di famiglia è infatti più specifico e esclude altre modalità di gestione materiale della convivenza nella stessa abitazione. Il riferimento alle unità famigliari è motivato dalla circostanza che, mentre la produzione di immondizie è in larga parte collettiva o come tale percepita, l’azione è stata da noi indagata individualmente. Servono perciò ipotesi esplicative per motivare i necessari passaggi di livello. 128 Nel modello TOPB una delle determinati dell’intenzione di azione è la norma sociale, operazionalizzata come l’influenza di amici o conoscenti sull’azione stessa. Un ruolo equiparabile può essere svolto anche dal vicinato. 129 Un modelli più complesso, che verrà brevemente sottoposto a prova empirica nei capitoli successivi, è quello che considera la diminuzione dei rifiuti un bene comune, di cui tutti godono in uguale misura, né da ciò possono esserne esclusi, ma ai cui costi di produzione è individualmente razionale sottrarsi quanto più possibile. A ciò si collegano particolari funzioni di utilità dell’azione a seconda della percentuale di attori che già la compiono. Un altro modello un poco più complicato ed al precedente connesso, è quello che postula l’esistenza di particolari soglie nella percezione dei costi e guadagni dell’azione, mentre per semplicità si assume l’esistenza di una relazione lineare continua tra comportamento e motivi. 130 Si riconoscerà in questa espressione la questione sollevata all’interno della sua teoria sistemica, da Niklas Luhmann, 1989. Pur collocandoci in un quadro teorico del tutto diverso cercheremo di inserire alcune sue intuizioni ed acquisizioni. Tralasciamo di discutere invece la sua teoria generale, esulando ciò dai nostri più modesti obiettivi. 131 E’ sicuramente curioso un tale interesse relativo ad una questione tutto sommato marginale. 132 Sarà compito del prossimo paragrafo cercare di specificare questa relazione.
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storia del pensiero sociologico, almeno nella sua più semplice interpretazione133 che allo stesso
modo stabiliva una relazione tra “nuovi” valori ed ideologie134 ed il fenomeno sociale per
eccellenza della società moderna, il capitalismo. La tesi fondamentale di Weber135 sulla nascita
e sullo sviluppo del capitalismo può essere presentata infatti, seguendo Coleman,
sinteticamente come segue.
ETICA ECONOMICA DELLA RELIGIONE PROTESTANTE SPIRITO DEL CAPITALISMO
Lo spirito, e quindi il fenomeno sociale, del capitalismo, collocato come momento moderno
del processo di razionalizzazione, viene spiegato nel suo sorgere ed esplicarsi da fattori
religiosi, il protestantesimo puritano-calvinista, che si manifestano in un luogo e tempo
determinato nella storia occidentale. Questa relazione può essere compresa, seguendo il
modello di spiegazione di Coleman, inserendo le opportune ipotesi ponte: come la nuova
dottrina protestante generi certi atteggiamenti nei suoi aderenti e come il comportamento
economico degli individui, secondo questi nuovi atteggiamenti, si aggreghi favorendo
l’emersione di una organizzazione economica capitalistica. Il discorso ambientale corrente
presenta molte similarità, pur nella difficoltà di trovare espressioni altrettanto significative per
rappresentare globalmente i fenomeni in atto. “L’ambientalmente corretto” indica
quell’insieme di ideologie, valori e norme che dovrebbero formare a livello individuale, nelle
società postmoderne, quel costrutto vago che è la coscienza ambientale.136 La società
sostenibile, concetto molto diffuso quanto ambiguo, viene presentata solitamente come il
momento successivo, persino necessario, del processo di razionalizzazione occidentale:137 una
sistema sociale capace di auto osservare i suoi effetti sull’ambiente, includendoli, o addirittura
includendolo, per modificarli al fine di garantire la sua sopravvivenza presente e futura ed
unitamente e necessariamente, quella del suo ambiente. La relazione macro è pertanto la
seguente.
133 Cfr. G. Pollini, 1995, p.16. La scelta, pressoché esclusiva, di questa interpretazione volgare della tesi weberiana come termine di comparazione ha un duplice significato. In tale unilaterale versione essa è penetrata nel pensiero comune, tanto da poterla sentire riecheggiare persino nei bar, quelli più incolti naturalmente esclusi. A questo livello si pone, in secondo luogo, anche la relazione macro da noi indagata. La rozzezza della similitudine è rappresentativa del carattere dell’ideologia ambientalmente corretta, postulata soluzione al problema ecologico. 134 Naturalmente il concetto di nuovo è in toto relativo: il protestantesimo nato da quel pessimista agostiniano che era Martino Lutero riproponeva un così vecchio problema che ci si era già dimenticati di averlo risolto. Cfr. G. K. Chesterton, 1998a, pp. 162-167. 135 M. Weber, 1904-5. 136 La relazione macro micro ipotizzata è implicita: la diffusione dell’ambientalmente corretto porta gli individui agenti a formarsi una determinata coscienza ambientale, così come in Weber, secondo l’interpretazione di J. Coleman, 1995, p. 10, valeva dottrina della religione protestante----valori individuali. 137 Dire occidentale nel contesto attuale può sembrare superfluo, essendo l’occidentalizzazione del mondo, secondo la felice espressione di S. Latouche, 1989, quasi completa. Esso serve però a ricordare il luogo culturale genetico di tale sviluppo.
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“IDEOLOGIA DELL’AMBIENTALMENTE CORRETTO” SOCIETÀ SOSTENIBILE
Ora, dopo aver indicato138 quale noi consideriamo la risposta prevalente che la società dà
alla domanda fondamentale, dobbiamo dichiarare che teoricamente consideriamo questa
equivoca,139 insufficiente140 e pericolosa.141 Essa conduce, a livello individuale, a risultati
largamente deficitari se non nulli, tanto da lasciare disperare della possibilità della società di
rispondere alla sfida ambientale.
Abbiamo di conseguenza concentrato i nostri sforzi esplicativi in altra direzione, anche se
non esclusivamente,142 cercando di mostrare una possibile risposta alternativa all’ideologia
dominante, che continua purtuttavia a valere a livello macro. E’ questo certamente un
procedimento contorto: pensiamo tuttavia di sostenerlo con le seguenti osservazioni:
1) Gli attori agiscono in un contesto ideologico pervaso dall’ideologia de “l’ambientalmente
corretto”, che pure hanno accettato ed in parte generato. Ogni spiegazione dell’azione che
ignori ciò al fine di mostrare come a livello macro valgano altre relazioni, sarebbe largamente
ipotetica.
2) Avendo osservato, per ragioni metodologiche,143 una sola azione, semplice,144 non
cooperativa145 e ripetitiva,146 ci siamo posti in una posizione molto difficile per rispondere in
maniera positiva ad una questione così generale. Questa azione riguarda infatti un sistema di
interazione sociale limitato e relativamente insignificante.147 Non possiamo rispondere nella
sua generalità alla questione se il sistema sociale sia in grado di rispondere alla sfida ecologica
ma almeno, nel caso più semplice, siamo in grado di mostrare quali sono le modalità di
soluzione che sembrano portare o promettere maggior successo e quelle che invece
preannunciano un fallimento o comunque serie difficoltà. Forniremo quindi la base di
successive motivazioni sostantive a fortiori.
138 Nel prossimo paragrafo cercheremo di dare consistenza teorica ed empirica a questa nostra indicazione. 139 Il discorso societario su questi nuovi valori e norme è molto impreciso, carico di sentimenti e passibile di differenti e contrastanti interpretazioni. 140 Quel poco di evidenza empirica che la sociologia ambientale ci fornisce mostra che dopo più di un ventennio di coscientizzazione i risultati sono molto insoddisfacenti. 141 Condividiamo l’opinione di Luhmann che il maggiore rischio connesso a questa comunicazione ecologica sia quello di provocare troppa risonanza all’interno dei sistemi sociali. 142 Sono stati rilevati anche due batterie di items per misurare l’atteggiamento valoriale degli intervistati e, in misura differente nelle due indagini, una batteria di items sul comportamento nel tempo libero. Insieme definiscono in modo approssimativo degli stili di vita. 143 Come motiveremo nel secondo capitolo la ricerca sociologica ambientale fallisce soprattutto per la scarsa specificità delle sue osservazioni e spiegazioni. 144 L’azione è detta semplice in quanto si compone, nella maggioranza dei casi, di un solo atto. Decidere di andare in centro città in autobus piuttosto che in automobile è invece una azione meno semplice, in quanto si realizza compiendo una serie di atti distinti, successivi e implicantisi. 145 Separare le immondizie, pur sovente collettivamente prodotte, non abbisogna della collaborazione di altri. 146 L’azione si ripete più volte nel corso di ogni giorno per cui può facilmente perdere i caratteri di decisione per diventare quasi un automatismo. 147 Basti ricordare che i rifiuti domestici rappresentano una parte molto piccola (meno del 10%) dei rifiuti prodotti, sia in Italia che in Germania, e che il problema stesso dei rifiuti non dovrebbe essere obiettivamente quello più preoccupante per il futuro del pianeta Terra.
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Proveremo nel prossimo paragrafo a chiarire la relazione macro qui postulata e a
mostrarne alcune implicazioni.
4. “L’ideologia dell’ambientalmente corretto”
In questo paragrafo analizziamo la relazione macrosociale presentata nel precedente,
mostrando le difficoltà e le ambiguità che comporta per il sistema sociale in generale e per la
azione particolarissima da noi analizzata. Da ciò deduciamo la necessità di ipotesi alternative di
risposta alla domanda fondamentale se la società è in grado di rispondere alla sfida ecologica,
che verranno solamente enunciate, esulando un loro approfondimento dagli scopi di questo
lavoro. Alle due analisi, sistemica e utilitarista dell’ideologia ambientalmente corretta,
premettiamo alcune osservazioni dell’Autore, geneticamente esplicative della ipotesi teorica di
seguito discussa.
4.1 Tracce di moralizzazione del discorso ambientale
“L’ambientalmente corretto,”148 come è concepito in questo lavoro, è una ideologia, che si
manifesta nei più svariati ambiti, volta ad asserire quali valori, norme, comportamenti sociali
siano da considerarsi giusti, e quali no,149 nei confronti dell’ambiente, vagamente inteso:
talvolta come condizione per la vita ed il maggior benessere presente e futuro dell’uomo,
talvolta come soggetto proprio di diritti,150 con le ambiguità che una tale posizione
comporta.151
La definiamo ideologia in quanto insieme di elementi ideali relativamente coerente e
sostanzialmente chiuso, autofondante la sua legittimità.152 Determinati atteggiamenti valoriali,
azioni ed espressioni sono pertanto definiti ambientalmente corretti solo secondariamente ed
episodicamente in virtù dei loro effetti sull’ambiente, spesso solo presunti, qualora fossero mai
148 L’espressione richiama quella analoga di politicamente corretto in riferimento ad una ideologia del convivere sociale che classifica le espressioni, verbali come di ogni altro tipo, come giuste o meno a seconda della loro corrispondenza all’ideologia liberal, comune a grande parti della élite occidentale, che si fonda su di una definizione formale di tolleranza. Per una possibile soluzione, e non mera abolizione, del problema della diversità cfr. Alasdair MacIntyre, 1995. 149 Una vasta corrente di pensiero, con una lunga tradizione in ambito tedesco, ha per esempio ha accusato le idee cristiane di aver contribuito alla distruzione dell’ambiente. Cfr. Anna Bramwell, 1988 e Valerio Merlo, 1997. 150 Dare un quadro delle variegate posizioni a proposito di ambiente e del suo significato esula dalle intenzioni perseguite con questo scritto. 151 Emblematica la posizione di Peter Singer, 1976, 1979, a proposito del diritti umani da conferire ad alcune specie di scimmie ma non ad alcune categorie di persone umane. 152 In un contesto di esteso pluralismo discriminare ideologia da scienza è arduo compito. Parliamo di ideologia nella misura in cui alcuni presupposti, dell’argomentare specifico come di tutto il sistema di pensiero, vengono sottratti in linea di principio a problematizzazione. Comunemente questi nemmeno si presentano come tali, o perché occulti o in quanto considerati ovvii.
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calcolabili, ma primariamente a ragione della loro conformità al sistema ideologico che li
supporta. Utilizziamo quindi, almeno in questa prima fase di tipo descrittivo, il termine di
ideologia in modo abbastanza neutro e generale, lontano dalla caratterizzazione di Karl Marx o
Karl Mannheim, conforme alla definizione di questo concetto di Raymond Aron. “Le ideologie
sono tutte le idee od organizzazioni di idee accettate dagli individui o gruppi come vere o
valide senza tenere conto della loro origine e della loro qualità.”153 Quanto più “l’ideologia
dell’ambientalmente corretto” diviene giudizio comune, tanto maggiore consenso sociale si
crea attorno ai suoi elementi, fino a sottrarsi ad ogni problematizzazione, a meno di non volere
caricare su di sé forti espressioni di disistima sociale.154
Lo definiamo corretto proprio per il suo legame equivoco con il concetto di giustizia, che
pure evoca ed a sé avoca.155 Esso trova nel concetto di ambiente l’ambito più generale a cui
richiamarsi;156 avendo del resto il termine ecologico, a dispetto della sua specificità molto
diffuso, è del resto, sia nelle scienze naturali157, che in sociologia158 già occupato da altri
significati. L’aspetto più evidente dell’esistenza di questa “ideologia dell’ambientalmente
corretto” è la normatività, derivata e fondata da questo pseudo sapere, che essa produce.
Quest’ultima si traduce in innumerevoli giudizi, che gravano su di un numero crescente di
azioni, individuali o collettive, espressi in maniera diretta o attraverso termini verbali e
locuzioni valutative.
Due esempi serviranno da chiarimento: negli anni settanta, come riporta Riccardo Cascioli,
la decisione di mettere al mondo un figlio in U.S. A. poteva essere negativamente valutata ed
anche violentemente contestata a ragione del fatto che “l’ambientalmente corretto”
profetizzava, facendo di nuovo proprie le idee del reverendo T. R. Malthus, l’imminente
pericolo di una esplosione demografica del pianeta Terra.159 La stessa base ideologica legittima
le politiche della popolazione dell’O. N. U., così punitive verso i Paesi considerati non virtuosi
da far parlare di “imperialismo contraccettivo”. Si tenta di sanzionare socialmente una scelta,
153 R. Aron, cit. in Bernardo Cattarinussi, 1987, p. 975. 154 Ciò può essere spiegato razionalmente, senza introdurre istinti gregari o simili difficilmente motivabili autonomamente. Cfr. J. Coleman, 1995, pp. 254-310. 155 L’espressione corrispondente tedesca è umweltgerecht che l’ideale di giustizia direttamente richiama. Il rapporto con il concetto di giustizia è essenzialmente equivoco per il carattere ideologico dell’ambientalmente corretto in grazia del quale ogni giustificazione è pleonastica. 156 In termini semplici tutto ciò che non è sistema è ambiente del sistema. Oppure come scrive Pardi,: “L’ambiente interviene nella formazione dei sistemi individuali e sociali nella forma della rappresentazione di un confine capace di delimitare l’identità dei sistemi stessi”.(F. Pardi, 1991, p. 104) 157 Risale infatti al 1866, coniato da Ernst Haeckel, 1866. Ecologia è “la scienza generale delle relazioni dell’organismo con il mondo esterno che lo circonda, nelle quali in un senso più ampio possiamo includere tutte le condizioni di esistenza”. Tratto e tradotto da G. Zirnstein, 1994. L’ambientalmente corretto solleva talvolta questa pretesa, senza avere però la minima possibilità di soddisfarla. 158 In particolare l’espressione “ecologia umana” utilizzata da Robert Park, 1936 et al. 159 Per l’esempio cfr. R. Cascioli, 1997. Per la critica all’ideologia malthusiana cfr. A. Sen, 1995, B. Commoner, 1990, pp. 179-206. Essa rappresenta un caso tipico di ideologia ambientalmente corretta, razionalmente prodotta ad opera di numerose organizzazione non governative quasi autonome (QUANGOS), e dei suoi effetti
30
quella procreativa, che proprio il pensiero moderno definisce sempre più radicalmente
personale, se non individuale.160
Il commercio che si autodefinisce equo e solidale cerca di reintrodurre criteri morali di
scelta in ambiti, come quello del consumo di determinati prodotti, ma la gamma tende
continuamente ad ampliarsi per coinvolgere ogni atto di acquisto, già da tempo regolato
dall’equivalente universale del denaro, cioè il valore delle cose senza le cose stesse,
l’indifferente per antonomasia.161 Si chiede in definitiva ai soldi di acquisire odori. Fenomeno
analogo si nota a proposito della raccolta differenziata dei rifiuti domestici: questa si è
trasformata da azione facoltativa e quindi sostanzialmente indifferente a comportamento con
un forte significato morale, pur non coinvolgendo che molto indirettamente beni fondamentali,
per quanto si possa fantasticare sul pericolo di un “mondo futuro sommerso dai rifiuti”162 o di
una estinzione del genere umano da essi causata.
L’osservazione non sistematica di alcuni articoli apparsi in maggioranza sulla stampa
locale163 sostiene questa nostra impressione. Il termine coscienza, come suoi derivati, è tra i
più usati, si dà per scontato che separare o meno le immondizie sia un problema di coscienza,
o al più, in maniera più attenuata, di mentalità (consumismo, usa e getta) e sensibilità. Le
scarse percentuali di separazione vengono valutate negativamente, in un caso attribuite alla
pigrizia di una parte degli abitanti, spesso al ritardo operativo degli enti pubblici preposti alla
materia. Di frequente si utilizzano verbi che trasmettono una idea di dovere morale implicito
nella azione, pur sottolineando sempre i vantaggi in termini economici per tutti come per
ciascuno ed i costi che la scelta del bidone unico comporta. Sui cassonetti compaiono spesso
norme negative, sino ai divieti assoluti.164 Altre fonti mostrano la stessa tendenza: dalla
ricerca sui valori degli italiani del 1990 emergeva che l’azione di gettare rifiuti in luogo pubblico
è tra quelle giudicate più negativamente, anche nei confronti di altri comportamenti che
coinvolgono beni come la vita stessa (aborto, suicidio) o l’ordinata convivenza civile (evadere
le imposte dovute, corruzione).165 La nostra più ristretta indagine postale conferma il dato:
160 Il contrasto è solo apparente essendo finalità ultima di tale politiche la riduzione del sociale all’asse Stato/Individuo. Alla statalizzazione di elementi della decisione procreativa fa seguito una individualizzazione della stessa. 161 Espressioni tratte da G. Simmel, 1994. In virtù di questa assenza di qualità il denaro assolve funzioni comunicative importanti. Cfr. anche N. Luhmann, 1988. 162 Barbara Fedel, in “La Cooperazione Trentina”, agosto 1997, p.15. 163 Nel corso del A. A. 1997- 1998 sono stati analizzati 33 articoli apparsi su “L’Adige” (10) e “Alto Adige” (9), “La Cooperazione Trentina” (2), “U. C. T” (1), “Terra Trentina” (1), “Cronache del Consiglio provinciale” (1), “Avvenire” (2), “Il Sole 24 Ore” (1), “Il Messaggero di S. Antonio” (1), “Consumi e Società” (5) nonché opuscoli del Comune di Trento, (2) della Provincia Autonoma Trentino (1) e dell’Azienda Consorziale Servizi Municipalizzati del comprensorio del Primiero (TN) (1). Le osservazioni sono state raccolte casualmente e non hanno pretese di scientificità: sono state di conseguenza utilizzate dall’Autore solo come spunti per la formazione di ipotesi teoriche e di ricerca. 164 Ad esempio, i cassonetti di Robegano (TV). Certamente ciò corrisponde in buona parte ad una ridondanza nell’uso della lingua piuttosto che alla statuizione di un assoluto morale o norma morale inderogabile. E’ però sintomatico di un certo disordine nella riflessione etica che si utilizzino espressioni che corrispondono a posizioni morali per lo più non condivise per azioni di così limitata rilevanza. Per una presentazione delle norme inderogabili cfr. J. Finnis, 1993. Sull’esistenza di tali norme cfr. N. Luhmann, 1992. 165 Cfr. S. Abbruzzese et al., 1995, p.99.
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scaricare abusivamente le proprie immondizie è considerato moralmente molto grave da quasi
i due terzi degli intervistati e grave dalla quasi totalità.166 Talvolta questa moralizzazione
diviene ancora più evidente nel contrasto con ampie sfere di comportamento sociale ritenute
indifferenti: nei messaggi utilizzati nella campagna a favore dell’uso del preservativo del
Ministero della famiglia della Sassonia, l’unica prescrizione contenuta è quella di depositare il
preservativo usato nel bidone dei rifiuti biologici.167
Questa moralizzazione ritrova riscontri in tutto il discorso ambientale, di cui adduciamo
pertanto altri fugaci esempi. Per il loro immediato riferimento al bene o al male, immagini
religiose vengono variamente associate alla questione ambientale: i prodotti definiti ecologici
per la pulizia del water in Germania hanno il marchio dell’angelo blu,168 si parla dell’auto come
realtà demoniaca,169 in alcune parrocchie cattoliche altoatesine si insegna a separare i
rifiuti,170 quasi fosse parte integrante del catechismo; nelle prediche moralistiche in occasione
delle feste natalizie non manca la raccomandazione di consegnare il proprio albero o il tappo di
spumante alla raccolta differenziata;171 Konrad Lorenz usa la categoria di peccato mortale172
per condannare i comportamenti umani che minano l’equilibrio naturale e la sopravvivenza
dell’uomo. Oppure si sente il bisogno di ringraziare per l’acquisto di una marca di carta
igienica, che rappresenterebbe un piccolo contributo ad un ambiente pulito, quasi che i
produttori vendessero tale bene come opera filantropica.173
In alcuni autori il tema dei rifiuti acquista significati inauditi: Guido Viale, partecipe non
pentito dell’ubriacatura ideologica sessantottina,174 eleva ad esempio il rifiuto a misura
ontologica dell’uomo. Scrive infatti: "Oggi, senza essere materialisti ma con una buona dose di
spiritualismo, io posso dire: l’uomo è soprattutto ciò che rifiuta, l’essenza della sua vita
quotidiana la si può vedere nel suo sacco delle immondizie.”175 Uomo e rifiuto sono equiparati:
"La condizione dell’essere gettato,176 che accomuna l’uomo al rifiuto, viene privilegiata come
166 Indagine postale sulla separazione dei rifiuti domestici a Trento, Maggio 1998. Alla domanda n.27 ha risposto con un valore di 10, corrispondente a molto grave, il 65,6% dei rispondenti (N=186), con un valore minore di 7 il 7,5%. 167 Osservazione dell’Autore in occasione della fiera del gioco di Lipsia. La campagna consisteva in un fumetto nel quale la stessa raccomandazione dell'uso del preservativo era rappresentata come questione cognitiva e non morale. 168 Si deve comunque ricordare che l’uso di metafore e di un linguaggio religiosamente connotato è frequente in ambito pubblicitario al di là del tema trattato. 169 Cfr. “Alto Adige”, domenica 7 settembre 1997, p. 13. 170 Il fatto non è estraneo alla evoluzione verde che ha avuto la teologia della liberazione, in particolare Leonardo Boff che trattiene buoni rapporti con la chiesa altoatesina, ed in generale tutta la teologia detta progressista. 171 Ultimo caso intervento di p. Alex Zanotelli al palacongressi di Riva del Garda, venerdì 11 dicembre 1998. 172 K. Lorenz, 1974 173 Carta igienica Danke. Sulla confezione una famiglia cammina con grande serenità verso l’orizzonte rappresentato da una striscia verde. In colori tenui è dipinto sopra di essa un arco di circonferenza che richiama una stella cometa, la forma del globo terrestre, un messaggio celeste. Molto grande, nel mezzo, la scritta Grazie e sopra il chiarimento verbale: Il piccolo contributo. Non manca il marchio di certificazione ecologica. 174 Cfr. R. Beretta, 1997, pp. 205-206. 175 Cfr. “Alto Adige”, domenica 7 settembre 1997, p. 13. 176 Il riferimento è alla espressione di Martin Heidegger Geworfenheit largamente interpretata da Guido Viale. Werfen corrisponde a lanciare e non al buttare, che si dice piuttosto wegwerfen. Sarebbe, se tali relazioni avessero qualche valore, più appropriato dire che la condizione dell’uomo è come quella del martello nella rispettiva specialità olimpica.
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esperienza autentica dell’Esserci, cioè dell’esistenza umana, rispetto alla modalità dell’impiego,
che accomuna l’uomo alla risorsa.”177
Oppure Luigi Serravalli,178 critico d’arte, che scrive commentando la mostra “Trash,
quando il rifiuto diventa arte” ospitata a Trento e Rovereto:179 “Quando Heidegger passa
dall’Essere all’Esserci,180 l’operazione trash è già definita.” Nell’angolo delle nostre cucine, nel
bidone delle immondizie si troverebbe, cioè, la prova della inaugurazione dell’epoca post
umana. Mostrare immondizie come pezzi d’arte ha “effetti catartici”181 e significa “l’affermarsi
di un mondo nuovo”.182
Ulteriore voce che si alza a conferma della nostra tesi è quella della critica del design
Cristina Morozzi,183 che ci informa a mezzo stampa di come l’estetica del riciclo, per ragioni
economiche, di impegno sociale, di origini culturale, si stia diffondendo sempre di più.
Vi è quindi un intenso lavoro, sia in termini di produzione normativa che strettamente
ideologica, sul tema dei rifiuti e del rapporto uomo natura, riassumibile sotto l’etichetta di
“ambientalmente corretto”. Ciò è un segno evidente di un notevole inquinamento intellettuale
e spirituale e merita, in linea con il carattere per niente formalizzato di queste considerazioni,
una citazione di Gilbert Keith Chesterton: “Io ricordo un saggio di quel valente e convinto
laicista, il signor G. W. Foote, in cui compariva una frase che simboleggiava e divideva questi
due metodi.184 Il saggio si intitolava Beer and Bible , quelle due nobilissime cose, tanto più
nobili per un connubio che il signor Foote, nel suo antico e severo atteggiamento puritano,
sembrava ritenere sarcastico, ma che io confesso di trovare appropriato e seducente. Non ho
quell’opera a portata di mano, ma ricordo che il signor Foote liquidava con grande spregio
qualunque tentativo di affrontare il problema dell’alcolismo per mezzo di uffici e intercessioni
religiose, dicendo che l’immagine del fegato di un bevitore sarebbe stata più efficace, dal punto
di vista della temperanza, di qualunque lauda o preghiera. In quella pittoresca proposizione, mi
sembra, si incarna perfettamente l’incurabile morbosità dell’etica moderna. In quel tempio le
luci sono basse, le folle si inginocchiano e si levano gli inni solenni. Ma quella sull’altare davanti
a cui tutti gli uomini si inginocchiano, non è più la carne perfetta, il corpo e la sostanza
dell’uomo perfetto; è pur sempre carne, ma una carne malata. E’ il fegato del bevitore del
Nuovo Testamento, deteriorato per noi, che noi assumiamo in sua memoria.”185
177 G. Viale, 1994, p.104. 178 L. Serravalli in “U. C. T”, 1998. 179 Mostra ospitata al MART, a cavallo tra il 1997 e 1998, curata da Lea Vergine. 180 Per una più estesa spiegazione di tale passaggio cfr. Cornelio Fabro, 1997 181 L. Serravalli, in “U. C. T.”, 1998. 182 Ibid. 183 “Avvenire”, mercoledì 14 novembre 1998, p. 24. 184 L’Autore si riferisce alla questione, precedentemente introdotta, se sia più ragionevole per guarire pensare continuamente alla malattia di cui si soffre o alla Vergine Maria. 185 G. K. Chesterton, 1998b, pp. 16-17.
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Il discorso “ambientalmente corretto” converge, infatti, alla elaborazione di una nuova
etica, supposta panacea di tutti i mali ecologici, contraddistinta proprio da questa inguaribile
morbosità. Avendo il moderno eliminato ogni riferimento ad un ideale di vita buona186, non
rimane che il rifiuto, nobilitato da analogie filosofiche, estetiche e morali ma pur sempre rifiuto.
4.2 Analisi luhmanniana de “l’ambientalmente corretto”
Trattandosi di descrivere e scoprire che cosa stia dietro187 a questo inasprimento morale,
in particolare in tema ambientale, mutiamo decisamente teoria di riferimento. Da una schema
di spiegazione razionale dell’azione passiamo alla teoria dei sistemi sociali di Niklas Luhmann,
che lo stesso schema aspramente critica.
Questa è “una teoria sociologica molto complessa che risente di molteplici influenze
intellettuali,”188 sviluppa un lessico proprio, non rinuncia alla pretesa universalistica di essere
una super teoria della società e soprattutto si avvale di numerose riduzioni, che non mancano
di portare frutto e di suscitare in compenso critiche e perplessità. Definire il sistema sociale un
insieme di comunicazioni è certamente la maggiore tra queste;189 riduzione peraltro che bene
si inserisce, radicalizzandola, nella linea di pensiero sociale che parte da Georg Simmel, come
osserva Davide La Valle.190
Utilizziamo di seguito alcune riflessioni di Luhmann, definendo solo una parte dei concetti
rilevanti del suo sistema di pensiero, sapendo “di avere a che fare con un autore [...] che vuol
sì vedere ciò che la società non vede ma che sa anche bene di non poter vedere ciò che non
può vedere,”191 proprio per il punto di partenza scelto.192
Nel nostro caso di studio la riduzione è subito evidente: Luhmann definisce minaccia
ecologica “ogni comunicazione sull’ambiente che tenti di produrre un cambiamento delle
strutture del sistema di comunicazione della società.”193 Considerando il tipo di azione di quelli
186 Cfr. A. MacIntyre, 1988, 1995. Nella seconda opera questo Autore rivaluta la riformulazione tomista della tradizione aristotelica, assegnandole una sorta di primato anche rispetto alla altre tradizioni. 187 Espressione frequente in Niklas Luhmann Ad esempio Luhmann, 1995. 188 Alberto Izzo, 1991, p. 441. 189 Cfr. Sergio Belardinelli, 1993. In particolare la critica di Pierpaolo Donati, 1991, pp. 55-58. 190 D. La Valle, 1991, p. 7. 191 S. Belardinelli, 1993, p. 12. L’espressione nella forma originale (il sistema può vedere solo ciò che può vedere) risale a Ludwig Wittgenstein, citato in N. Luhmann, 1989. Certamente la critica più pungente e spiritosa a questa proposizione sarebbe quella che riportasse l’episodio di quell’uomo che, perse di notte le chiavi di casa, le va a cercare sotto il lampione e non nel luogo buio dove presumibilmente le ha smarrite. Non resta che affidarsi ad un criterio empiricista, come in M. Friedman, 1953, non sembrando utile criticare la teoria sistemica luhmanniana in base a punti di vista realisti per nulla condivisi. Infatti “l’analisi funzionale in sociologia viene concepita come un modo di produrre conoscenze già predisposte” [Donati, 1991, p. 492] Non possiamo chiedere a N. Luhmann di ritrovare le chiavi di casa, dobbiamo piuttosto considerare le conoscenze che produce pur non vedendo ciò che non può vedere. 192 Appunto primariamente il sistema sociale come insieme di comunicazioni. 193 N. Luhmann, 1989, p. 54.
34
che sono stati detti i nuovi movimenti sociali,194 iniziali propagatori dell’ideologia
ambientalmente corretta, che Antony Giddens caratterizza collegandoli alla “preoccupazione
persistente [...] riguardo alla perdita di significato morale connessa alla predominanza
dell'ambiente creato,”195 in breve alla rivendicazione di “imperativi morali,”196 si comprende
l’irritazione non sistemica che Luhmann nei loro confronti nutre. Dopo aver definito la loro “una
protesta contro la differenziazione funzionale e di suoi effetti”197 scrive: “Ai nuovi movimenti
sociali manca la teoria. Manca loro di conseguenza anche la possibilità di controllare la
discriminazione in cui essi tracciano la propria osservazione. Prevalentemente si trova quindi
una fissazione molto semplice e concreta di obiettivi e postulati, una corrispondente
discriminazione di seguaci ed avversari ed una corrispondente valutazione morale198. Ciò che
sembra che sgusci fuori è l’idea che si debba poter vivere come si vuole, pur anche in rapporti
ristretti e rinunciando a beni di lusso”199
Tuttavia il carattere oggettivo, da tutti i cinque sensi percepito, della minaccia ecologica
cozza con una tale riduzione e ci spinge a considerare favorevolmente “le ricette di vita
ecologica” proposte da questi nuovi movimenti sociali: se veramente la temperatura terrestre
aumenta, per citare un esempio, come si può affermare che questa minaccia ecologica sia solo
comunicazione, pur in senso luhmanniano?200 Si tratta, risponde il Nostro, “di analizzare
approfonditamente come la società reagisca ai problemi ambientali e non come essa dovrebbe
o potrebbe reagire se volesse migliorare i propri rapporti ambientali. Ricette di questo tipo si
ottengono con relativa facilità: si dovrebbe solo esigere che si usassero meno risorse,
venissero scaricati nell’aria meno gas di scarico, venissero messi al mondo meno bambini. Solo
che chi si pone il problema in questi termini fa i conti senza la società; oppure considera la
società come un attore che ha bisogno di essere ammaestrato ed esortato.”201 Affidarsi a
risposte che negano le caratteristiche fondamentali del sistema sociale potrebbe condurre
proprio alla realizzazione della profezia alla quale si cerca di sfuggire, alla maniera di Edipo o
della profezia che si autoadempie.202
194 Cfr. N. Luhmann, 1996, pp. 143-164 195 A. Giddens, 1987, p.29 196 Ibid, p. 29 197 N. Luhmann, 1989, p.220 198 La disponibilità di due perfetti sinonimi, quali Etica e Morale, in italiano come nelle principali lingue europee, ha dato l’opportunità di differenziarne l’uso per meglio descrivere la complessità della riflessione in questo campo. Definiamo quindi valori in modo classico, gli stati di cose reputati socialmente desiderabili da individui o particolarità sociali: essi sono quindi concepibili, in un determinato contesto di decisione, direttamente e per loro specificazione come preferenze. La Morale è comunicazione che esprime stima o disistima umana. L’Etica è l’osservazione scientifica della Morale: essa ha il compito di riflettere sui paradossi, cortocircuiti, crisi di fondamento della Morale. Cfr. F. Pardi, 1996 pp. 11-14, S. Belardinelli, 1993 31-51 e N. Luhmann, 1989, p.239-243, autore di queste riflessioni. 199 Ibid., p.220. 200 Comunicazione “è una operazione autopoietica propria che connette in un’unità emergente tre diverse selezioni, cioè informazione, notificazione e comprensione, per poter includere ulteriori comunicazioni.” [N. Luhmann, 1989, p. 246] 201 Ibid, p. 231. 202 Cfr. Robert K. Merton, 1959, p. 765.
35
Luhmann, che rifiuta l’idea di una società postmoderna, non trovando in alcun sociologo
una sua caratterizzazione strutturale convincente, enuncia due peculiarità, per noi rilevanti, del
sistema sociale: “Si può dire tutt’al più che queste conquiste dell’evoluzione, che distinguono la
società moderna da tutte le società che l’hanno preceduta, vale a dire il pieno sviluppo dei
media di comunicazione203 e la differenziazione funzionale204, partendo da modesti inizi hanno
raggiunto dimensioni che pongono la società moderna su un piano di irreversibilità. Essa oggi
dipende, quasi senza via di uscita, da se stessa.”205 A queste due aggiunge “la contingenza
come valore proprio della società moderna,”206 già implicita nelle prime due: il sistema sociale
ed i sottosistemi funzionali, non sono né necessari né impossibili; sono solo risposte altamente
improbabili al bisogno di riduzione della complessità e alle specifiche funzioni sociali.
Queste caratteristiche della società moderna non possono essere eluse: pensare di imporre
prezzi giusti al sistema economico, condizionarne il suo funzionamento con criteri religiosi o
morali, insistere con un etica della responsabilità sono altrettanti tra i molti modi per fare i
conti senza il sistema sociale funzionalmente differenziato. “La formazione dei prezzi non può
essere giusta, poiché ogni parametro esterno impedirebbe l’osservazione dell’osservazione di
altri o la spingerebbe verso sentieri tortuosi e meno efficaci”.207 Anche gli appelli religiosi, che
sopra abbiamo visto essere frequenti, persino dominanti in alcune direzioni della riflessione
teologica contemporanea, non rappresentano una soluzione. Scrive infatti Luhmann: “La
religione [...] non determina quali prezzi siano politicamente opportuni o giusti e
contribuiscano alla felicità familiare o quali teorie possano essere usate militarmente o
industrialmente o siano adatte a rendere interessante la didattica educativa.”208
In definitiva secondo Luhmann, “possiamo affrontare efficacemente i problemi ecologici
soltanto a condizione di riuscire a tradurli nella logica dei sistemi parziali, della politica, della
scienza, del diritto, dell’economia, senza pensare a sovraccaricali troppo moralisticamente.”209
E’ questo il problema della risonanza: “i sistemi possono reagire agli eventi dell’ambiente in
misura della propria struttura”210 costituendosi essi proprio come differenza dall’ambiente,
definito “ciò che sta al di là dei propri limiti”211 e caratterizzato da una complessità tale da
rendere impossibile una corrispondenza punto per punto con il sistema. Dalla analisi dei vari
sottosistemi della società, secondo lo schema codice/programma,212 Luhmann ricava la
203 Tema già trattato da T. Parsons, 1975. 204 N. Luhmann accentua il carattere propriamente funzionale della differenziazione sociale. 205 N. Luhmann, 1995, 27 206 Ibid., p. 59. 207 Ibid. p. 27 208 Ibid. p. 80 209 S. Belardinelli, 1993, p.50. 210 N. Luhmann, 1989, p. 248. 211 N. Luhmann, 1989, p. 52. 212 “I codici consistono in un valore positivo e di un valore negativo e rendono possibile la conversione dell’uno nell’altro. Si realizzando attraverso una duplicazione della realtà trovata e offrono uno schema per l’osservazione, nell’ambito del quale tutto ciò che viene osservato sembra contingente, cioè possibile altrimenti” [N. Luhmann, 1989, p.
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conclusione che la comunicazione ecologica “suscita alternativamente o troppa o troppo poca
risonanza.”213
La conclusione che la società impieghi troppo poca risonanza “coincide con ciò che
l’opinione pubblica oggi sospetta.”214 Da qui nasce il senso di allarme diffuso e gli appelli ad
agire di conseguenza ed è la situazione che noi abbiamo osservato e che si presenta agli attori
individuali nella loro azione di separare o meno i rifiuti. “Questa è però solo la metà del
problema. L’altra metà è difficile da conoscere ed oggi viene per lo più ignorata. Può esserci
cioè contemporaneamente anche troppa risonanza, ed il sistema può, senza essere disturbato
dall’esterno, scoppiare in eccessive pretese interne.”215 Per l’interdipendenza comunicativa tra
sottosistemi societari, la quale comporta che “l’universalità e la specificazione vadano di pari
passo; universalità della competenza per la funzione propria di ciascuno e specificazione del
riferimento del sistema e delle condizioni che nel proprio sistema si ritengono adeguate ad una
comunicazione accettabile,”216 “internamente alla società ci si deve aspettare una quantità di
risonanza molto più elevata che nel rapporto con l’ambiente esterno:”217 ogni minima
variazione in un sottosistema può avere effetti enormemente moltiplicati negli altri, che in
tutto dipendono dal resto del sistemo sociale, con l’unica eccezione della propria specifica
funzione. Questo è invece un aspetto che, pur non presentandosi nella situazione di decisione
degli attori individuali, ha una tale importanza da mettere in dubbio la soluzione morale al
problema ecologico e, secondo il sociologo di Bielefeld, solo parzialmente può essere compreso
con la distinzione, comune a molte teorie sociali, specialmente utilitaristiche, tra conseguenze
attese e conseguenze non attese dell’azione. Esse rimangono infatti allo stesso livello di
osservazione dell’agente.
Vi è inoltre un seconda, e solo successivamente considerata, articolazione del problema
ecologico in Luhmann che verte su quei tentativi di elaborare un etica per la società complessa
riassumibili sotto il titolo di principio di responsabilità. La formulazione migliore, al di là della
retorica politica (“chi rompe paga”) e della precettistica morale,218 si deve al filosofo morale
ebreo, già studioso della gnosi antica, Hans Jonas, che prefigura appunto una etica della
responsabilità.219 Osserva tuttavia Luhmann: “Nei contesti ecologici ci troviamo oggi di fronte
246] “Il concetto di programma si riferisce a quello di codice ed indica il successore di un antico uso concettuale (canone, criterio, regola) di quelle condizioni nelle quali il valore positivo o negativo di un determinato codice può essere giustamente assegnato a fatti o eventi. Nei sistemi sociali questa viene trattata come una questione di decisione (perciò anche programmi decisionali) tra vero e non vero, diritto e torto ecc.” [N. Luhmann, 1989, p. 247] 213 Andrea M. Maccarini, 1997, p. 55. 214 N. Luhmann, 1989, p. 210 215 Ibid. p. 210. 216 N. Luhmann, 1995, p. 107. 217 N. Luhmann, 1989, p. 212. 218 Il W. W. F. si è reso famoso per alcuni suoi opuscoli pieni zeppi di raccomandazioni per ridurre al minimo il danno ambientale delle proprie azioni quotidiane, che ricordano molto la morale vittoriana per le ragazze da marito. 219 Cfr. H. Jonas, 1990. L’espressione risale almeno a M. Weber, 1958 e 1980b in contrapposizione a etica dell’intenzione, benché L’Autore consideri la possibilità di un loro uso congiunto ben temperato. Cfr. F. Pardi, 1996, pp. 86-88.
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ad una complessità che si sottrae ad imputazioni di decisioni. Noi certo sappiamo, o possiamo
supporre, che aspetti biologicamente importanti dell’ecologia possono venire mutati
dall’impiego della tecnica e dei suoi prodotti, con la possibilità di provocare danni ingenti. Ma
non possiamo pensare di risolvere questo problema con le decisioni singole, perché le
complicatissime concatenazioni causali di numerosi fattori e la lunga durata dei processi
biologici non consentono attribuzioni precise. Il fascino della sindrome tecnica/decisione/rischio
è tale, che noi tentiamo di comprendere questa situazione ancora con questa semantica. Noi
ricerchiamo imperterriti decisioni, anche politiche, per far fronte a questo problema, oppure
per aggirarlo, o ridurlo o rinviarne la soluzione. Definiamo rischio il non fare qualcosa che
potrebbe migliorare la situazione. Sarebbe infatti incomprensibile, irresponsabile, non tentare il
possibile, anche se questo può solo consistere in una diversa ripartizione del rischio. Nulla lo
vieta e tutto lo raccomanda. E tuttavia siamo consapevoli dalla inadeguatezza di tutti i tentativi
di risolvere questi problemi modificando le preferenze all’atto della decisione.”220 Il problema
che queste formulazioni etiche sollevano è quello che presuppongono una conoscenza del
futuro che difficilmente può darsi, se non per una dogmatizzazione capace “sia di identificare il
soggetto responsabile sia il meccanismo causale di imputazione”221 come accade, in modo
amorale, nel diritto positivo. Ma una tale operazione è arbitraria e può garantirsi efficacia solo
occultando questo sua fondamentale caratteristica.
Un’etica fondata su responsabilità non conoscibili è molto carente. “Se si parte dal fatto
che coloro che pretendono non sono essi stessi in condizione di fornire aiuto, viene a mancare
un momento essenziale di ogni ordine etico, vale a dire l’applicazione della norma a se stessi o
il divieto di esentare se stessi dall’obbedire ad essa. L’etica della responsabilità è pensata solo
per gli altri. Ci si può sottomettere ad essa in senso formale, ma l’autoapplicazione, per
mancanza di un’efficace competenza dell’azione, non viene comunque presa in
considerazione.”222 Che cosa si deve moralmente fare se non solo non si conoscono le
conseguenze del proprio agire ma esse sono in buona parte inconoscibili? A questo quesito
l’etica di Jonas non sembra poter rispondere. L’alternativa di un etica dell’intenzione, fondata
religiosamente, non sembra appetibile, già solo per le note riserve weberiane, pur
corrispondendo alla funzione sociale della religione. “Anche la religione”, scrive il sociologo di
Bielefeld, [...] “possiede la sua funzione non integrabile. […] Solo religiosamente si può
comunicare l’essere convinti, e dunque condurre al di fuori della ostinazione meramente
individuale Nessun altro sistema funzionale della società può trasmettere e rendere
220 Niklas Luhmann, 1996, p. 61. 221 F. Pardi, 1996, p. 132. 222 N. Luhmann, 1995, p. 96. Nella stessa comunicazione sociale è facile rintracciare una tale carenza. L’accusa di incoerenza verso coloro che sostengono questo inasprimento morale è il mezzo più frequente per screditare le loro pretese e assicurarsi
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comunicabile la convinzione che ciò che si fa è in definitiva bene [...] di qualsiasi cosa si
tratti”223.
Questa seconda articolazione del problema corrisponde al tema della opacità e della
intrasparenza delle società moderne. “La retorica dell’allarme da una parte e la resistenza nei
confronti delle esigenze dall’altra, si fondano ambedue su di un supposto sapere. Ma lo stile
risoluto, spesso chiuso alla comprensione, delle controversie, rivela che questo sapere si fonda
su presupposti non sicuri. E’ relativamente facile rendersene conto. Così però si mostra assai
plausibile l’ipotesi che la comunicazione ecologica debba la propria intensità al non sapere224.
Che non si possa conoscere il futuro è cosa che nel presente viene espressa sotto forma di
comunicazione. La società si mostra irritata. Per reagire all’irritazione essa dispone però solo
della propria modalità operativa, cioè appunto della comunicazione.”225 Questa non è
chiaramente una prospettiva che possa soddisfare; se non sappiamo, allora c’è da chiedersi
“quale merito vi sia stato nell’aver scoperto e tematizzato i problemi ecologici. Forse il merito è
soprattutto nell’aver reso la società insicura, e di averla costretta di conseguenza in qualche
modo all’azione.”226 Rivolgendosi alla terza caratteristica enunciata della società moderna si
può ripetere la domanda di Luhmann: “A che giova la tanta contingenza, se non la si può
organizzare, non si può servirsene, per condurre su altri binari l’evoluzione della società?”227
In sintesi dall’ampia riflessione luhmanniana possiamo ritenere valide le seguenti
affermazioni che contribuiscono in modo decisivo a rendere dubbia la relazione macro posta in
discussione all’inizio di questa analisi:
Una soluzione morale alla sfida ecologica rischia di produrre troppa risonanza e quindi di
aumentare i problemi invece che risolverli.
Nessuna riflessione etica post illuminista sembra in grado di risolvere i problemi che la
morale, nella società differenziata funzionalmente, crea, come Francesco Pardi nel suo studio
di sociologia della morale mostra228.
In particolare l’etica della responsabilità si dimostra carente: essa si risolve in una
dogmatizzazione amorale di conseguenze d’azione e di imputazioni.229
La teoria sistemica luhmanniana non sembra in grado di indicare una qualche soluzione.
Osserva Pardi: “Non vi è accordo, né vi è alcuna rappresentazione collettiva che indichi il
criterio per includere la natura nelle nostre osservazioni.”230 Per cui “l’osservazione della
223 Ibid. p. 80. Per una analisi più estesa della funzione della religione (cioè “rappresentare l’appresentato”) cfr. N. Luhmann, 1991 e S. Belardinelli, 1993. 224 Cfr. H. Popitz, 1968 sulla rilevanza del non sapere per l’agire individuale nel caso del diritto penale. 225 N. Luhmann, 1995, p.96. 226 Ibid. p. 118 227 Ibid. p. 60 228 Cfr. F. Pardi, 1996. I tentativi di risolvere i dilemmi prodotti dalla morale si basano in maggioranza su di una gerarchizzazione dei beni o valori più o meno esplicita. (T. Parsons, K. O. Apel. J. Habermas, J. Rawls, M. Scheler) 229 Cfr. F. Pardi, 1996.: la formulazione di un Etica senza Morale è il secondo tentativo di governare le distinzioni sfuggite al controllo di quest’ultima. 230 F. Pardi, 1991, p. 112
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distinzione (ambiente-società N.d.R.) rischia di svilupparsi in forma trascolorate in cui il
vantaggio evolutivo insito nella binarietà si trasformi nello svantaggio osservativo di una
rappresentazione confusa. Come se alla coppia natura - società si aggiungesse nelle nostre
rappresentazioni la coppia rilevante - non rilevante, basata su interessi insorti nei singoli
sottosistemi.”231
E’ interessante notare che Pierpaolo Donati motivi la sua elaborazione di un teoria
relazionale della società proprio con l’insoddisfazione che deriva dal constatare l’incapacità
delle odierne società complesse di auto-rappresentarsi,232 incapacità alla quale Luhmann
ammette esplicitamente di non saper rispondere. Scrive per esempio: “Uno schema
tradizionale di autosservazione, finora difficilmente uguagliato ed ancor meno quindi superato,
era considerato il dogma del peccato originale. Esso aveva, se non a livello psicologico,
perlomeno a livello comunicativo, costretto ad una autocondanna e quindi ad una moderazione
della critica morale. [...] Solo nella misura in cui lo schema fu sabotato in modo crescente
dall’attribuzione di colpa individuale e dall’inconoscibilità degli stati di grazia, poté estendersi
un moralismo religioso, le cui singolari conseguenze si sentono ancor oggi. Finora non si è
ancora visto un moderno equivalente funzionale del peccato originale”233 Con la svolta
relazionale Donati, si propone, includendo come caso particolare la teoria sistemica, “di fornire
una rappresentazione sociologica della società adeguata al carattere di fenomeno emergente
che essa è venuta assumendo.”234
Che cosa essa significhi nell’ambito della ricerca ambientale e più generalmente per il
rapporto uomo natura non è ancora chiaro. In questa direzione, nel caso specifico dello studio
delle linee evolutive dell’associazionismo ambientale, ha indagato nella prospettiva indicata da
Donati, Andrea M. Maccarini. Afferma questo Autore: “Pare, insomma, ripetersi anche per il
rapporto società-natura la stessa esperienza di esaurimento delle alternative teoriche, in
particolare, l’insufficienza del compromesso social-democratico235, già a suo tempo emersa
nell’analisi sociologica dei sistemi di welfare occidentali europei e della loro crisi. Si palesa [...]
anche qui la pregnanza delle problematiche e insieme l’insufficienza delle categorie concettuali
moderne a cogliere sia le sfide poste sia le emergenze sociali empiriche attuali.”236 E precisa di
seguito: “La nostra tesi è che la possibilità [...] che le società avanzate possano ancora
autodescriversi come civili in qualche senso non meramente ideologico; che quegli stili di vita
non si risolvano in ri-tribalizzazioni delle cerchie sociali oppure in enclaves chiuse ed
231 Ibid. p. 112. Le etiche applicate e le valutazioni di impatto ambientali risentono spesso di queste ambiguità osservative. Cfr. F. Pardi, 1996 e B. Commoner, 1990. 232 Cfr. P. Donati, 1991, p. 11. 233 N. Luhmann, 1989, p. 218. Una delle prime definizioni del concetto di ideologia, del filosofo Franz von Baader, si ricollega proprio alla negazione del peccato originale. Citato in Peter Koslowski, 1997, p.55. Koslowski non coglie tuttavia il legame tra il deficit etico che caratterizza il moderno in quanto negatore del dogma del peccato originale ed il moralismo che questa stessa negazione, privando l’epoca moderna di una propria autorappresentazione, ingenera. 234 Cfr. P. Donati, 1991, p. 12. 235 Più propriamente direi con P. Donati, 1993, compromesso lib lab (liberal laburist). 236 A. M. Maccarini, 1997, p. 62.
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individualistiche, dipende tra gli altri da due fattori cruciali: (a) che il nuovo senso e pratica del
civile implichi un rirelazionamento237 con il naturale; (b) che il nuovo senso e pratica del civile
implichi una certa configurazione relazionale, che fuoriesca da una tradizione individualizzante
pura.”238 Ovvero con maggiore chiarezza “la società potrà ancora definirsi civile, se saprà
introdurre una discontinuità forte rispetto alla sua versione moderna, la quale si è
essenzialmente sviluppata (I) in rapporto inverso con la natura, interna ed esterna, e (II)
come spinta all’individuazione”239.
Donati riassume questo radicale mutamento richiesto nell’espressione “uscire dalla gnosi
moderna,”240 uscire cioè da alcuni dogmi fondativi (o malattie, come afferma Taylor241) della
modernità, primo tra tutti quello individualistico.242 E conclude: “Il problema non può essere
ormai più posto nei termini di troppa o troppo poca normatività: diventa una questione di
capacità di distinguere l’umano dal non umano243, e quindi, di conseguenza, il bene per l’uomo
dal male per l’uomo.”244
4.3 L’utilità di norme efficaci
“La teoria dell’azione [...] riproduce in toto la prospettiva di un osservatore di primo
ordine, cioè proprio dell’agente.”245 Questa, che dal punto di vista di Luhmann è una deficienza
teorica di grande rilievo, rappresenta invece per ogni teorico dell’azione una conferma della
validità del proprio approccio; quando Coleman scrive di analisi interna dei sistemi sociali
intende proprio questo porsi nella prospettiva degli attori, non necessariamente individuali, che
originano i fenomeni sociali oggetto di studio. Vogliamo quindi ora chiederci se gli agenti, nella
decisione di separare o meno i rifiuti domestici, hanno bisogno di norme efficaci, oppure se
quelle che si cerca di imporre corrispondono ad interessi estranei agli attori stessi.
Già nel terzo paragrafo, riferendoci a Popitz, avevamo fornito una definizione di norma
come regolarità di comportamento sanzionata. Il concetto di norma di Coleman aggiunge,
conformemente all’approccio di scelta razionale, l’assunzione della loro produzione
237 Una idea di che cosa significhi un possibile rirelazionamento con il naturale la fornisce Belardinelli. [1996, p. 142] “Con una terminologia un po’ sofisticata potremmo dire che la natura è un fine per noi che dobbiamo sempre padroneggiare per sopravvivere ma è anche un fine in sé (sia come natura esterna sia come natura umana) che dobbiamo rispettare se vogliamo vivere bene.” Cioè completare la ragione strumentale (uno degli errori della modernità secondo C. Taylor, 1991) senza negarla. 238 Ibid. p. 74 239 Ibid. p. 74. 240 P. Donati, 1997, p.329. Per il significato di gnosi cfr. E. Voegelin, 1968, 1978, 1979. Certamente è connessa con il rifiuto del dogma del peccato originale con la seguente credenza tragica nell’autoredenzione. 241 C. Taylor, 1991 242 In A. M. Maccarini, 1997, pp. 153-198 vengono analizzate “le trasformazioni ed i problemi dell’individualismo contemporaneo.” [Ibid. p. 153] 243 Cfr. P. Donati, 1993 per la distinzione guida umano/non umano. 244 P. Donati, 1997, p. 330. 245 N. Luhmann, 1996, p.115.
41
consapevolmente guidata dalla massimizzazione dei profitti e condiziona l’atto di sanzionare ad
un calcolo razionale di costi e benefici. “Norme sociali si introducono in questo modo nella
teoria qui sviluppata: esse specificano quali azioni da un insieme di persone sono considerate
appropriate o corrette e quali invece sono viste come inappropriate e non corrette. Esse sono
prodotte consapevolmente, in quanto quelle persone che chiamano in vita una norma o la
sostengono si ripromettono un guadagno, sintantoché la norma viene seguita e si sentono
danneggiate, quando essa viene lesa.”246 Il Nostro cerca poi di specificare questa definizione,
che rischierebbe altrimenti di rimanere vaga, introducendo il concetto di diritto di controllo. “Io
voglio dire che in relazione ad una specifica azione esiste una norma quando il diritto
socialmente definito di controllo della azione viene affermato non dall’attore stesso ma da
altri.”247 Se all’interno di una famiglia c’è consenso sul fatto che il padre indichi al figlio la
professione che deve intraprendere, si può dire che su questa azione vi è una norma, cioè che
il diritto di controllo è nelle mani di una persona che non è l’agente stesso, ovvero che il padre
ha questo potere, in senso weberiano, sul figlio.
Nella terminologia colemaniana e nel caso della separazione delle immondizie, assumendo
per semplicità come attori di riferimento le unità domestiche, una eventuale norma dovrebbe
essere detta congiunta. L’insieme dei soggetti ad essa sottoposti e quello di coloro che dalla
norma trarrebbero profitto coinciderebbero quasi perfettamente: soggetti esterni come
l’amministrazione comunale o i nuovi movimenti sociali pur traendone profitto non sarebbero
direttamente colpiti da una eventuale norma, anche se, per le pressioni esterne, potrebbero
ritenere vantaggioso sottomettervisi. Il guadagno per ogni attore consisterebbe nella riduzione
degli effetti esterni248 che le azioni altrui su di lui provocano. Se a Trento l’unità domestica A è
interessata a controllare la risorsa “quantità dei rifiuti in discarica” e “entità delle tasse per il
servizio di raccolta immondizie per A” per ricavarne un utile (un ambiente più pulito, un
esborso minore) si rende ben presto conto che non basta avere il controllo sulle propria
separazione dei rifiuti per ottenere i risultati sperati. Le azioni di tutte le altre unità domestiche
hanno effetti esterni su A. Allo stesso modo tutti sono esposti, come A, agli effetti esterni
(positivi o negativi, a seconda e nella misura delle preferenze soggettive) delle azioni altrui.
Nessuno può tuttavia essere escluso dal godimento degli effetti prodotti da una eventuale
norma efficace, che induca tutti a separare i rifiuti, diminuendo i costi del servizio raccolta
246 J. Coleman, 1995, p. 313. 247 Ibid. p. 313 248 Adottiamo, con J. Coleman, 1995, pp. 33-55, un concetto di effetto esterno simile a quello economico. Essi si originano dalla circostanza che gli attori non controllano completamente le risorse a cui sono interessati. Altri attori hanno questo diritto di controllo e lo possono utilizzare sia a loro sfavore che favore, provocando effetti esterni di segno corrispondente.
42
rifiuti249 e migliorando la qualità dell’ambiente urbano. Quest’ultimo bene in particolare è
indivisibile e universalmente fruibile: è quindi un bene pubblico.
Vi sarebbero pertanto le condizioni perché si senta il bisogno di una norma efficace senza
che si possa immaginare, per la quotidianità e privatezza dell’azione, di risolvere il problema
con uno scambio di diritti di controllo sulla propria azione, con l’istituzione astratta di una
banca dei diritti di controllo,250 come in un certo senso avviene nei sistemi elettorali. E’
tuttavia decisiva in questo caso la esiguità degli effetti esterni e quindi del profitto per ogni
singolo attore sia in assoluto (le discariche vengono dislocate in luoghi periferici poco abitati, la
tassa dei rifiuti non rivela gli effetti esterni che pur contiene) che, secondariamente, in relativo
(la differenza tra i guadagni derivanti dal bene pubblico senza il mio contributo e con il mio
contributo è ragionevolmente minima), a fronte di costi per ogni singolo attore
presumibilmente abbastanza elevati, per quanto si possa avere una gerarchia di preferenze
favorevole ad azioni proambientali.251
C’è quindi un certo interesse ad una norma che dia a qualcuno il diritto di controllare
l’azione di tutti gli attori ma esso è sicuramente minore di quello relativo ad una situazione in
cui nessuno detenga questo controllo ed in cui il bene pubblico venga parzialmente o punto
prodotto. Possiamo concludere quindi che non c’è negli agenti un bisogno di una norma
efficace. Esso potrebbe nascere in contesti più piccoli (condomini, casa a schiera) in presenza
di un sistema di tassazione rigido252 e molto severo,253 in quanto coloro che separano i propri
rifiuti avrebbero un interesse rilevante a controllare le azioni altrui. Il fatto di stabilire l’entità
del contributo monetario dovuto alla amministrazione comunale in modo del tutto indipendente
dalla produzione effettiva di immondizie, come succede nella città di Trento, annulla questa
stessa possibilità.
Il discorso normativo non dovrebbe essere riconducibile ai bisogni di attori razionali,
quanto piuttosto ad interessi di soggetti esterni. In primo luogo l’organizzazione che gestisce la
raccolta dei rifiuti ha un interesse molto forte a controllare il comportamento dei singoli
produttori di immondizia. Tra i mezzi a disposizione per ridurre le quantità indifferenziate di
rifiuti certamente quella della internalizzazione degli effetti esterni, con un sistema di
tassazione più equo, è il più promettente. Essa non comporta alcuna moralizzazione, per le
note proprietà del medium di comunicazione denaro.
249 E’ anche questa una finzione: i costi reali probabilmente aumentano con la raccolta differenziata. Artificialmente è stato predisposta legislativamente la situazione opposta, per incentivare i comuni. A Lipsia accade il contrario: se agisse razionalmente l’amministrazione cittadina dovrebbe cercare di aumentare la quantità di rifiuti residui raccolti. 250 Cfr. J. Coleman, 1995, p. 345-348. 251 Sarebbe possibile esprimere in modo formalizzato questi ragionamento, conferendogli maggiore forza di convincimento. Vi rinunciamo per la semplicità del caso. 252 Nella città di Lipsia vengono contati i bidoni svuotati mensilmente dal servizio comunale. Un bidone è considerato pieno già da quando le immondizie occupano metà del volume disponibile. Ciò significa che la tassa da pagare rimane uguale anche a fronte di una diminuzione delle immondizie comuni del 40%. Definiamo questo sistema rigido in quanto servono grandi variazioni di produzione di immondizie per provocare piccole variazioni nelle tasse richieste. 253 Severo per l’entità dei contributi richiesti ai cittadini.
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Ciò non elimina il problema di produzione del bene pubblico “ambiente pulito”, in quanto
molti attori potrebbero preferire il pagamento di tasse salate pur di non avere in cucina quattro
maleodoranti bidoni, ma soddisfa gli interessi propri della organizzazione preposta alla
raccolta.
Gli unici attori rilevanti che possono avere interesse ad una diffusione di norme sociali
ambientali sono i nuovi movimenti sociali, sia per soddisfare le proprie finalità costitutive che
per aumentare la propria influenza sociale. La base prevalentemente volontaria della loro
frequente collaborazione con enti pubblici, per azioni di sensibilizzazione,254 favorisce da parte
di queste associazioni l’uso di un discorso moralizzato. Come notava Simmel,255 l’artista non
può accontentarsi del ricompenso monetario per il suo concerto ma esige anche gli applausi.
Così i nuovi movimenti sociali non si accontentano solo di qualche rimborso spese per la loro
collaborazione ma devono avere conferma, nella opinione pubblica, il pubblico delle loro
esibizioni, della loro esemplarità.
Diametralmente opposta è invece la posizione di altre organizzazioni che collaborano con
gli enti pubblici, come gli studi professionali che ricevono ricche consulenze per la
progettazione tecnica dei sistemi di raccolta.256 La quantità di denaro comunicato è tale da
rendere oggettivo, come il denaro stesso è, il rapporto sia con il committente che con l’utenza
e superfluo ogni riconoscimento morale. Da costoro non proviene alcuna produzione
normativa.
In sintesi: da un punto di vista luhmanniano si conclude che l’inasprimento morale della
comunicazione ecologica è dannosa mentre da quello di Coleman si può derivare che non vi
sono le condizioni perché gli attori stessi producano intenzionalmente norme che regolino la
separazione dei rifiuti domestici. L’emersione di eventuali nuove norme dirette a regolare
questi comportamenti sarebbe pertanto da addebitare ad attori esterni alle unità domestiche
stesse.
Una altra interessante questione è quella, che non verrà tuttavia discussa, se queste
eventuali norme ambientali, esternamente imposte, siano efficienti e risolutive. Ernst Mohr,257
al cui breve intervento su questo tema si rimanda, pronostica che queste norme avranno
scarsa efficienza ed un ruolo secondario nella soluzione del problema ambientale. Ciò non
significa tuttavia che debbano essere trascurate dalla ricerca economica e sociale, anche solo
per il fatto che diversi attori sociali, il cui potere non è affatto nullo, sono fortemente
interessati ad imporle alle società contemporanee.
254 La contraddizione implicita in questi tentativi è che gli attori corporati sono incapaci di considerare il soggetto educando nella sua interezza, a differenza della famiglia. Cfr. J. Coleman, 1995, pp. 335-373 che illustra questo conflitto e le conseguenze (diminuzione del capitale sociale) che comporta. 255 G. Simmel, 1994. 256 Gli esempi più recenti sono le consulenze affidate a ditte austriache del Comprensorio Bassa Valsugana e Comprensorio Val di Non. 257 E. Mohr, 1994.
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2. LO SCHEMA DI RIFERIMENTO DELL’INDAGINE
EMPIRICA
1. Considerazioni iniziali
Nel vasto ambito degli studi sul rapporto uomo – natura prendiamo ora in considerazione,
avvalendoci di alcune meta analisi, solo quelli che, motivati dalla preoccupazione di salvare i
più di cinque miliardi di decisori che compongono l’umanità dalle conseguenze delle loro azioni,
si propongono di spiegare i variegati comportamenti pro ambientali, dal separare le
immondizie al risparmio energetico o all’uso di mezzi pubblici di trasporto, per poterli più
facilmente indirizzare verso quelle modalità d’azione ritenute ecologicamente sostenibili.
Questo insieme eterogeneo di studi rappresenta una diretta traduzione della macro relazione
analizzata nel capitolo precedente: avremo così l’occasione di mostrare come le ambiguità
teoriche di questa si ripercuotano nelle metodologia di ricerca.
Nelle ricerche ad indirizzo psicologico sociale il postulato di dipendenza tra ambientalmente
corretto e società sostenibile si concretizza principalmente nella comunissima relazione pseudo
causale disposizioni - comportamento (nella letteratura di lingua inglese: attitudes - behavior;
in quella di lingua tedesca: Einstellung - Verhalten); analogamente in quelle di ispirazione
sociologica, accanto alle consuete caratteristiche demografico strutturali, essa è stata
concettualizzata come relazione tra valori258 (post qualcosa259), oppure in modo più ampio ma
sempre molto vago, stili di vita, da un lato ed azione dall’altro. I due approcci del resto sono
frequentemente utilizzati congiuntamente, pur sottintendendo teorie dell’azione e della
comprensione di essa non del tutto compatibili.
Avendo limitato il nostro interesse empirico all’azione di separazione dei rifiuti domestici,
sarà sufficiente un’analisi esterna dei risultati di queste ricerche che evidenzi quali
conseguenze metodologiche e teoriche essi implicano, piuttosto che una discussione dei singoli
risultati da esse raggiunti, con enorme varietà di mezzi ed espedienti. Scrivono a questo
proposito Gerhard de Haan ed Udo Kuckartz, autori della più recente meta analisi di ricerche
empiriche di questo tipo in ambito tedesco: “Le ipotesi con le quali lavora la ricerca sulla
258 Cfr. lo studio empirico di D. G. Karp, 1996. 259 Reputando necessari valori contrapposti a quelli della civiltà industriale, che si dice distrugga la natura, è molto frequente la descrizione (e l’auspicio) del mutamento negli orientamenti valoriali con il codice binario “id - post id”. Tra i molteplici è celebre la formulazione di Ronald Inglehart, (1971, 1977, 1997) tra valori materialisti e post materialisti, o quella successiva e più articolata di Helmut Klages, (1981, 1985) che distingue l’epoca dei valori basati sul dovere e sull’accettare ciò che di per sé vale (sostanzialmente la tradizione ed il potere) e quelli successivi fondati sull’impegno personale e sulla espressione della propria personalità. Meno recente l’intervento critico di Elisabeth Noelle-Neumann, 1978 che rilevava i rischi di una epoca in cui perdessero importanza le prestazioni individuali tipiche della faticosa ricostruzione del secondo dopoguerra. Interventi meno organici connessi specificatamente alla crisi ambientale quelli di G. Warsewa, 1997, che auspica l’affermazione di valori e stili di vita post tayloristi e di H. Jonas, 1990, alla ricerca di una etica post cristiana.
45
coscienza ambientale, concordano con i luoghi comuni sull’argomento e con ciò che ci si
immagina solitamente sia l’educazione e la politica ambientale. Esse possono essere
rappresentate come segue:
Sapere ambientale,
cioè la conoscenza dello stato dell’ambiente e dei problemi ambientali,
ecosistemi, animali e piante.
↓
Provoca disposizioni positive verso l’ambiente,
cioè i problemi ecologici vengono criticamente analizzati e gli
orientamenti individuali si orientano ad un miglioramento della tutela
ambientale.
↓
Ciò guida il comportamento pro ambientale.
(risparmio di energia, uso di mezzi pubblici, ecc.)
Una catena di effetti che rispecchia una semplice idea illuministica: dal sapere provengono
disposizioni positive dalle quali deriva un comportamento corretto. In breve: la ragione
vince.”260
Le ipotesi ponte tra relazione a livello macro e relazione micro si basano proprio su questa
semplice idea illuministica, pur variata a seconda della comunità scientifica a cui ci si rivolge,
tanto semplice da poter essere accusata, come accade in Christian Luedemann261, di produrre
mera sociologia delle variabili, ossia indagini empiriche guidate non da una coerente teoria
dell’azione da cui derivare specifiche ipotesi, ma dalla ricerca, talvolta disperata, di valori
accettabili di alcuni indicatori statistici standard in ragione della quale sempre nuove ipotesi ad
hoc vengono introdotte. Da teorie così vaghe e flessibili, come quelle sulla connessione
disposizioni – comportamento o stili di vita - azione si possono derivare le più fantasiose
ipotesi.262 Il caso dei tentativi di spiegazione degli effetti del genere sessuale o dell’età
dell’intervistato sul comportamento è il più semplice: introdurre particolari disposizioni
260 G. de Haan e U. Kuckartz, 1997, pp. 102-103. Nostra traduzione. Il grafico proposto è una rielaborazione di quello presentato da questi due Autori. 261 C. Luedemann, 1997
262 T. Schröder, 1996 studia l’effetto in un modello Lisrel dello stile di vita “New Age” e
“Calvinismo” sulla separazione dei rifiuti.
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prodotte dalla socializzazione,263 di ricerca in ricerca differenti e contraddittorie, su l’uno o
l’altro genere, per la giovane come per la vecchia età, senza considerare più semplici
circostanze, come la diversa struttura delle opportunità, non è raro, anche se teoricamente
poco interessante.264 Seguendo questa critica principale, che dovrà essere ulteriormente
articolata, presenteremo una breve descrizione dello stato della ricerca in questo specifico
settore. A ciò seguirà un excursus dedicato agli stili di vita, nell’ottica della spiegazione
dell’azione pro ambientale, che terminerà la pars destruens del capitolo. La pars construens si
compone di uno schema teorico di spiegazione, compatibile con la teoria dell’azione del
capitolo precedente, che completa la connessione disposizioni – comportamento e l’indicazione
di una possibile via teorica di specificazione della stessa in modo da considerare le particolarità
della azione di separazione dei rifiuti studiata.
263 Per l’effetto delle diverse esperienze di socializzazione sul comportamento pro ambientale cfr. R. Langenheine e J. Lehmann, 1986. Le lezioni scolastiche su temi ambientali hanno effetti persino negativi sull’azione ecologica. 264Cfr. K. D. Van Liere e R. E. Dunlap, 1980 che offrono una panoramica ampia sugli studi che coinvolgono il rapporto tra variabili strutturali e disposizioni pro ambientali. La contraddittorietà nei risultati è connessa al modo sempre differente con il quale si misura la coscienza ecologica o concetti simili. Cfr. K. D. Van Liere e R. E. Dunlap, 1981, i quali mostrano appunto le differenze connesse ad alcune diverse misure di interesse ambientale, anche in relazione a variabili sociodemografiche.
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2.Lo stato della ricerca
La prima constatazione che una analisi dello stato della ricerca suscita è
quella che non vi è alcuna interdipendenza rilevante e stabile tra le variabili
considerate. Nichts hängt zusammen scrivono infatti Gerhard de Haan e Udo
Kuckartz al termine della loro meta analisi, che considera 350 ricerche
empiriche in lingua tedesca volte alla spiegazione di comportamenti
ambientalmente sostenibili. Dieci anni prima J. M. Hines, H. R. Hungerford, A.
N. Tomera265 giungevano alle medesime conclusioni dopo la rilettura di 128
studi americani. Il numero dei contributi considerati indica l’interesse che tali
temi hanno suscitato nella comunità scientifica, pur essendo esso da ritenere,
relativamente ad altri ambiti di maggiore tradizione, non eccezionale266.
Tabella 2.1 Determinanti del comportamento pro ambientale
Variabile indipendente
ρ medio Varianza spiegata
σ N
Disponibilità all’azione .49 24% .13 6 Attribuzioni del controllo .36 13% .12 14
Disposizioni .34 12% .22 51 Responsabilità personale .32 10% .12 6
Sapere ambientale .29 8% .19 17 Scolarità .18 3% .12 11 Reddito .16 2,6% .08 10
Orientamento economico .16 2,6% .11 6 Età -.15 2,2% .20 10
Genere (F) .08 0,06% .08 4
Note: ρ è il coefficiente di correlazione lineare di K. Pearson. La varianza spiegata è il
quadrato di ρ medio. N è il numero delle ricerche analizzate includente la specifica variabile
indipendente. Le medie e le conseguenze deviazioni standard (σ) sono calcolate su questa
base. La somma degli N è maggiore del numero di studi analizzati poiché diversi di questi
consideravano più variabili esplicative. Fonte: G. de Haan e U. Kuckartz, 1997, p. 105.
265 J. M. Hines et al.,1987. 266Cfr. G. de Haan e U. Kuckartz, 1997, pp. 40-46.
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I coefficienti di correlazione lineare, e di conseguenza le percentuali di varianza spiegata,
tra il comportamento ambientale verbalmente espresso e alcune variabili di tipo sociologico e
psicologico sociale, come si può ricavare dalla Tabella 2.1, sono esigue e per di più non molto
stabili, se si considerano le deviazioni standard delle medie. La relazione più forte si nota con
la variabile disponibilità all’azione, cioè la dichiarazione di volersi impegnare nei propri
comportamenti per la tutela dell’ambiente; in relazione a come è stata rilevata essa appare
tuttavia persino debole e poco interessante. L’attribuzione del controllo267, cioè la credenza di
poter controllare o meno lo svolgersi degli eventi, le disposizioni pro ambientali, il sentimento
di avere una responsabilità personale per i problemi ecologici ed il sapere ambientale correlano
mediamente intorno al valore .30.
Le variabili sociostrutturali hanno tutte relazioni deboli ed instabili su cui non è quindi
possibile fare alcun tipo di affidamento. Pur potendo contribuire ad una spiegazione del
comportamento queste variabili indipendenti non sono di per se stesse molto utili: ognuna
rimanda a teorie eterogenee non inserite in un quadro unitario, che quindi non possono
nemmeno sostenere in modo convincente delle correlazioni empiriche che in quanto tali non
provano nulla, al di là della loro effettiva consistenza e stabilità. Accade qualcosa di
paradossale: nel momento in cui ci si limita ai requisiti minimali della spiegazione statistica (la
covariazione e l’indicazione della direzione del rapporto) proprio questi vengono a cadere o si
riducono a poca cosa. A meno che non ci si ritenga soddisfatti delle spiegazioni fornite da
modelli di equazioni strutturali contenenti molteplici e tra loro diversissime variabili, dai quali
l’unica conclusione legittima che si può ricavare è quella che tutto dipende da tutto, il che non
differisce molto dalla precedente affermazione che nulla dipende da qualcosa. Ingo
Balderjahn268 sviluppa con grande accuratezza un modello Lisrel con 51 variabili manifeste e
17 latenti per spiegare il comportamento di consumo ambientalmente corretto, giungendo a
risultati non superiori al 20% di varianza spiegata: la complessità statistica non può in
definitiva sostituire una coerente teoria dell’azione.
Un’ulteriore meta analisi, specificatamente rivolta al rapporto tra disposizioni e
comportamento ma estesa a numerosi ambiti di azione, di Bernd Six e Thomas Eckes,269
giunge a risultati analogamente insufficienti. Nei 501 studi considerati, in buona parte (80%)
statunitensi, i contributi in campo ecologico si contraddistinguono per correlazioni tra le più
basse.
Questi risultati, integrati da riscontri obiettivi del comportamento dei soggetti,270 come le
quantità di rifiuti domestici prodotti, l’uso dei mezzi pubblici in alternativa all’auto privata, il
consumo energetico, che pur non interessandoci direttamente possono servire da ulteriore
267 Per le dimensione dell’attribuzione del controllo sul azioni ed eventi cfr. W. Herkner, 1991, p. 292. 268 I. Balderjahn, 1986 269 Cfr. B. Six, 1992 e T. Eckes, B. Six, 1994. In T. Eckes, B. Six, 1996 gli stessi due autori smentiscono la debolezza della relazione disposizioni – comportamento proprio alla luce della Theory of Reasoned Action (TORA) e della Theory of Planned Behavior (TOPB) di I. Ajzen e M. Fishbein., come si vedrà più avanti. 270 Per la Germania cfr. G. de Haan e U. Kuckartz, 1997, p. 100.
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riprova, mostrano che, a fronte di una comunicazione ecologica costante ed a livelli di
coscienza ambientale, di informazione, di percezione del rischio, di sacralizzazione della natura
relativamente elevati,271 si hanno comportamenti verbalizzati ed effettivi piuttosto scadenti.
Tutto ciò che l’ambientalmente corretto prescrive non sembra avere avuto effetti positivi.
Questo dato di fatto, che non pare possibile, allo stato attuale delle conoscenze, confutare, è
tuttavia passibile di diverse interpretazioni, anche nella prospettiva di critica dell’ideologia
dell’ambientalmente corretto.
In primo luogo si può affermare che esso mostra empiricamente la considerazione
luhmanniana che la comunicazione ecologica generi troppo poca risonanza all’interno dei
sistemi sociali ed, indirettamente dato lo scarso effetto del sapere ambientale, la tesi della
intrasparenza della società altamente differenziata. Tra disposizioni e comportamento non c’è
grande relazione per cui è inutile, se non dannoso, continuare a comunicare sull’ambiente al
fine di produrre quei valori, o quei complessivi stili di vita, o specifiche disposizioni, che si
considerano corrette.
Ciò è vero ma non è una critica radicale del programma di ricerca disposizioni –
comportamento: accettare questa conclusione implica infatti considerare veri i (non) risultati
che esso produce. Le ricerche basate su questa relazione non specifica non sono in gradi di
dimostrare che effettivamente nulla dipende da qualcosa o tutto sia in relazione con tutto. Vi
sono probabilmente motivi ragionevoli per cui si agisce in un determinato modo, che sono in
qualche misura indipendenti dalle concezioni valoriali generali. La critica principale deve essere
quindi metodologica, anche solo per coerenza con il contesto empirico di discussione in cui ci
collochiamo, al quale si limita la validità dei dati raccolti. Essa si concentra su due questioni:
rilevanza teorica delle variabili e specificazione. Non ha senso introdurre concetti esplicativi
senza una riflessione teorica precedente come non si può immaginare che costrutti molto
generali possano spiegare adeguatamente decisioni particolari. Entrambe le questioni hanno,
pur secondariamente, essendo di per sé metodologiche, conseguenze nella critica dell’ideologia
ambientalmente corretta. Molte delle relazioni che essa postula, ad esempio tra la fine di un
sistema valoriale antropocentrico e la salvezza del pianeta,272 godono proprio in forza di questa
genericità, di una legittimazione che in realtà nulla di empiricamente valido ancora supporta.
Lasciare il discorso ambientale ad un livello così astratto, oltre ad essere un’offesa alla ricerca
empirica, è un aspetto di quel fare i conti senza le caratteristiche della società contemporanea,
stigmatizzato da Luhmann.
Del resto il modo con cui l’insuccesso di questo programma di ricerca viene valutato
conferma questa impressione. Il grosso divario tra discorso e comportamenti pro ambientali
può essere infatti percepito come conferma dell’utilità di questa opera di demodalizzazione: la
271 Cfr. G. de Haan e U. Kuckartz, p. 63-85. Un’ampia panoramica, con particolare riguardo all’Italia, si trova in G. Guidorossi, 1998. Alcuni aspetti particolari in L. Struffi, 1992; specificatamente per la provincia di Trento cfr. L. Struffi, 1997. 272Cfr. S. Summerer, 1990.
50
coscienza ambientale, si argomenta, non ha avuto modo, dopo alcune decine di anni, di
affermarsi compiutamente per varie ragioni, ma essa già opera con fantastici effetti nella vita
di alcuni sublimi maestri perfetti,273 gli attori ecologicamente corretti. Diffondendo i valori e gli
stili di vita di costoro raggiungeremo l’agognato traguardo di una società sostenibile. Così
scrive ad esempio Guenther Warsewa274 nel suo contributo sul rapporto tra stili di vita ed
ecologia, ricalcando un noto schema gnostico (illuminati vs. ignoranti) fonte di ogni moralismo.
Tutto ciò rende impraticabile, anche solo per ragioni puramente dialettiche, accettare questa
incongruenza come reale: significherebbe confermare il bisogno di ulteriori azioni di
coscientizzazione ecologica, come, con espressione terribile, talvolta si dice.
Cercheremo quindi, dopo l’excursus sui stili di vita, rispondendo alla critica principale che
lo stato della ricerca ha suscitato, di mostrare l’utilità, all’interno della teoria dell’azione già
definita ed a condizione di alcune specificazioni e limitazioni, della relazione disposizioni –
comportamento, integrata di alcune altre variabili esplicative. In questa direzione, di critica di
quella semplice idea illuministica, e di produzione di migliori spiegazioni tramite indagini
orientate teoricamente, possono essere citati alcuni contributi, a titolo introduttivo. Linda
Derksen e John Gartrell,275 per esempio, hanno mostrato empiricamente l’importanza del
contesto per la scelta di raccolta differenziata, accanto a quella delle disposizioni pro
ambientali; Rosemarie Mielke276, sulla base di un campione di studenti universitari, ha
mostrato l’importanza, per la spiegazione dello stesso comportamento, della norma sociale
(familiare o del gruppo dei pari) moderata dal grado in cui la disposizione specifica è
accessibile al soggetto agente,277 mentre René L. Frey278 analizza dettagliatamente le strategie
e gli strumenti per la protezione dell’ambiente, (quelli di tipo volontaristico, giuridico-
polizieschi, di pianificazione pubblica, di mercato) concludendo, in modo che potrà apparire
persino banale, che è necessario un mix di interventi, senza escludere quelli di mercato, come
spesso con sufficienza accade. Sia dal punto di vista metodologico che applicativo l’insistenza
su di una nuova coscienza ecologica, sulle relative disposizioni pro ambientali, su nuovi valori e
nuovi stili di vita risponde più all’ideologia dell’ambientalmente corretto che ad un
miglioramento del rapporto uomo – natura e della spiegazione di esso.
273 Gli attivisti di Greenpeace, l’organizzazione ambientalista più ricca di successi del mondo, come si autodefinisce, sono tipici esempi di attori ecologicamente corretti. I loro frequenti macroscopici errori di valutazione non scalfiscono minimamente la legittimità sociale di cui le loro azioni di disturbo godono, come il caso Brent Spar ha insegnato. Cfr. M. Tarchi, Quando Greenpeace sbaglia i conti, in “La Repubblica”, 7.9.1995 e M. Blondet, Greenpeace, il gioco e la candela, in “Avvenire” 28.6.1995 p. 21.. Quello che conta è infatti solo l’azione. Per il significato filosofico di questo atteggiamento attivistico, vero solipsismo applicato, cfr. A. Del Noce, 1990. 274 Cfr. G. Warsewa, 1997. Questo Autore utilizza l’espressione correttezza ecologica in modo molto similare al nostro ambientalmente corretto, pur dando ad essa una valenza positiva. 275 L. Derksen e J. Gartrell, 1993. 276 R. Mielke, 1985. 277 Per il concetto di accessibilità della disposizione cfr. R. H. Fazio et al., 1982. 278 R. L. Frey, 1992
51
La nostra indagine si basa di conseguenza su di uno schema di spiegazione, proposto da
Ajzen, che inserisce la relazione disposizioni – comportamento in una cornice teorica coerente,
separandola al contempo dal discorso ambientale moralizzato, che pure la pervade.
3. Stili di vita ed azione proambientale
In questo excursus ci occuperemo di stili di vita quali presunti determinanti del
comportamento ambientale, escludendo dal nostro interesse l’ampia discussione teorica,
metodologica e statistica che questo ambito della ricerca continua a suscitare. La discussione
verterà su di una ambiguità connessa con l’uso di stili di vita nella spiegazione del
comportamento pro ambientale più che sulla meta - analisi di specifiche ricerche, che su
questo argomento sono quanto mai rare.279
Il concetto di stile di vita, od altri similari come stato di vita, milieu, modo di vita, utilizzati
solitamente con scarsa coerenza semantica,280 si afferma nel dibattito sociologico in
sostituzione a quello di classe e ceto nel tentativo di descrivere la struttura sociale delle società
altamente differenziate dove tutto “appare essere diventato sdrucciolevole tanto che non si
può più individuare una chiara struttura,” come nel lontano 1949 scriveva T. Geiger,281
estendendosi poi ad altri ambiti di studio, in particolare alla sociologia dei consumi, ed anche
alla questione ambientale. Più recentemente, riaprendo un dibattito mai del tutto sopito, Ulrich
Beck ha descritto questo processo di dissoluzione con il concetto di individualizzazione. In
conseguenza del vasto mutamento, intervenuto a partire dal secondo dopoguerra, in ogni
ambito della società, “le identità ed i legami di classe vengono sciolti. Contemporaneamente si
innesca un processo di individualizzazione e differenziazione di stati e stili di vita, che mette in
discussione il modello gerarchico delle classi sociali e dei ceti.”282 Gli stili di vita si
distinguerebbero infatti da quest’ultimi per il fatto di essere, almeno in parte, costruiti dagli
individui stessi, di essere conseguentemente abbastanza numerosi, non gerarchicamente
ordinati, più instabili, meno basati su condizioni oggettive o materiali e più su aspetti ideali,
valoriali, sentimentali, estetici. Sarebbero perciò concetti adeguati all’alto grado di contingenza
che caratterizza le società altamente differenziate.
279E. M. Tacchi, 1996 forma 6 gruppi sociali omogenei che mostrano differenti comportamenti ambientali. Essi non possono essere considerati stili di vita, per come si intende solitamente il concetto. Basti ricordare che lo status socio economico degli intervistati è la variabile che nello studio spiega maggiore varianza. Uno studio interessante nell’ambito del comportamento di risparmio energetico è quello di F. Prose e K. Wortmann, 1991. 280 Ne è dimostrazione la mutazione semantica che ha subito il concetto di milieu: esso viene oggi usato (cfr. Stefan Hradil, 1987) in senso diametralmente opposto a quello conferito ad esso da alcuni classici della sociologia come Auguste Comte, Hypolite Taine, Emile Durkheim. Come scrive Peter A. Berger, 1995, p. 65: “una manifestazione della modernizzazione è proprio la liberazione di uomini e donne dal loro milieu di provenienza.“ 281 T. Geiger, 1949, p.147. Traduzione propria. 282 U. Beck 1986, pp. 121 ss. Traduzione propria. Per una sintetica e chiara descrizione di questo passaggio cfr. M. Diewald, 1990.
52
Vi è tuttavia una ambiguità di fondo in questo settore di ricerca, rilevante ai nostri fini, che
supera e si ripercuote sulla controversia stessa su come essi vadano teoricamente definiti,
concettualizzati e operazionalizzati, pur importante se si considera il fatto che quasi ogni
indagine sugli stili di vita definisce a propria misura questo costrutto, più per ragioni di
ottimizzazione tecnica dei risultati empirici che per riflessioni teoriche precedenti.283 I metodi
statistici utilizzati, principalmente analisi fattoriale e cluster analysis, lasciano del resto ampi
spazi di discrezionalità al ricercatore sociale che facilmente sconfinano nel puro arbitrio.
Questa stessa ambiguità si può intravedere nella teoria sociale di Giddens, uno dei tentativi
più seri di ricostruzione del rapporto dell’uomo con il proprio ambiente, che si avvale del
concetto di stili di vita. Scrive Maccarini: “La teoria di Giddens284 è però come in equilibrio
instabile: da un lato sembra che appunto dal livello degli stili di vita e interazione emerga una
nuova normatività sociale, con valenza non soltanto locale e subculturale, bensì come
possibilità di istituzionalizzazione nella società di nuovi valori, norme, codici simbolici. Questo è
il senso profondo del concetto di life politics,285 la quale emergerebbe “dopo” l’epoca delle
politiche emancipatorie (emancipation politics). Ma dall’altro questa tendenza pare anche
pregiudicata già a priori dalla diagnosi sulla “fine della natura”.286 La “base sociale” dei nuovi
movimenti rimane, per Giddens, la spinta individualizzante. Su questa base lo stile di vita non
solo non potrà restituire la natura com’era, ciò che sarebbe assurdo, ma non saprà farsi
“progetto sociale” che indichi un “bene comune” a una collettività di persone. Quindi si può dire
che l’idea di “fine della natura” come analisi della situazione conduce poi a una semantica
privatistica della naturalità. Cioè, vivere secondo la natura non può più in alcun modo
esprimere un progetto sociale, ma semmai solo uno stile di vita individuale.”287 “In breve: chi
pone la questione della ricostruzione di un rapporto infranto con la natura in termini di stili di
vita individuali deve spiegare da dove verrà l’innovazione degli stili di vita stessa; deve, inoltre
affrontare il problema che se le semantiche individualistiche sembrano essere, da un lato, le
più diffuse onde spiegare l’emergere di forme associative di “consapevolezza” e “militanza”
ecologica, esse, al tempo stesso, appaiono tuttavia funzionali al modello di società dal quale si
vuole uscire, e non a uno “ecologico.288””
A questi due problemi la ricerca sul rapporto “stili di vita e comportamento ambientale”
non risponde; ci si limita ad individuare alcuni gruppi ambientalmente corretti ed indicare i loro
283Cfr. il tentativo monografico di sistematizzazione di Stefania Vergati, 1996, come il dibattito metodologico in G. Colasanti, (a cura di) 1992 ed in E. Amaturo e M. Palumbo, 1990. In ambito tedesco D. Konietzka, 1995, offre una ampia panoramica di come vengano concettualizzati gli stili di vita. 284 Ci riferiamo in modo particolare a A. Giddens, 1990. 285 Essa si caratterizza per la ricerca di “libertà per” e non solo “libertà da.” Quest’ultime caratterizzano invece le politiche emancipatorie della modernità, che hanno prodotto l‘enorme contingenza in cui si inserisce il discorso sugli stili di vita individuali. Cfr. A. M. Maccarini, 1997. 286 La natura finisce in quanto diventa sempre più creata dall‘umano e sempre meno riferimento esterno del suo agire. Cfr. A. Giddens, 1994. 287 A. M. Maccarini, 1997, pp. 58-59 288 A. M. Maccarini, 1997, p. 62.
53
valori, disposizioni, comportamenti, come quelli risolutivi della crisi ecologica.289 L’innovazione
negli stili di vita dovrebbe venire in ultima analisi dalla buona volontà, dalla coscienza
ecologica, dalla sensibilità per i problemi ambientali, secondo schemi che ricalcano quelli già
visti, criticati e ritenuti insufficienti nel paragrafo precedente. Oppure si propongono calcoli
altamente complessi per far corrispondere ad ogni stile di vita la sua orma ecologica in termini
di consumo di energia e quantità di emissioni, in modo da far pagare ad ognuno ciò che
provoca,290 secondo lo schema dell’etica della responsabilità. Solo l’ideologia, tuttavia,
potrebbe rendere possibile un tale calcolo come ha già chiarito in più occasioni Luhmann.291
L’approccio degli stili di vita che, al di là della sua capacità descrittiva la quale può essere
utilmente impiegata al fine di indirizzare politiche selettive a gruppi sociali omogenei,292 non ha
apportato granché alla spiegazione delle azioni pro ambientali, risente in breve, pur includendo
una molteplicità di altri aspetti, dai consumi culturali al modo in cui si arreda la casa,293 delle
stesse aporie della relazione “disposizione – comportamento”. Un insieme mal riuscito di
volontà, tecniche ed ideologia che può andar bene per ammonire ma non per indicare una
soluzione praticabile alla crisi ambientale. Un modo per racchiudere in un bel contenitore
quell’insieme di precetti che servono principalmente a gratificare gli specialisti dell’ambiente.
Ma “se si tratta di dare a certa gente un senso di, diremmo, virtuosità ecologica, allora basta
una qualsiasi percentuale”294 di rifiuti separati, o di comportamenti ritenuti ecologicamente
corretti.
La moralizzazione del discorso ambientale per mezzo del concetto stili di vita non sembra
promettere grandi successi: come richiede Roland Bogun serve una teorizzazione più precisa e
complessa. Quest’Autore nota: “In contrasto con l’utilizzazione crescente del concetto di stile di
vita anche nella sempre più affermantesi sociologia ambientale non si può non notare che la
sua connessione con il tema ecologico sino ad ora è stata meno oggetto di concettualizzazioni
teoriche e analisi empiriche che di appelli morali e politici secondo lo slogan: Noi tutti
dobbiamo cambiare il nostro stile di vita.”295 Un’affermazione quest’ultima che si deve ancora
dimostrare essere vera nella sua esiziale urgenza ed, essa ammessa, richiede tuttavia di
essere specificata, chiarendo quali stili di vita in che cosa dovrebbero cambiare, non solo sulla
base di cluster analysis alle quali difficilmente si potrà conferire un qualche valore prescrittivo.
289 Cfr. il già citato G. Warsewa, 1997, K. Gillwald, 1995. Salvo poi accorgersi che lo stile di vita più virtuoso non è quello degli ideologi della natura ma probabilmente quello della anziana vedova che vive con la pensione sociale minima in modo forse ancora premoderno, come osservano G. de Haan e U. Kuckartz, 1997, p. 232. 290 Cfr. Fritz Reusswig, 1994. 291 Cfr. N. Luhmann, 1989, 1995, 1996. La manipolazione del concetto di rischio, fondamentale per qualunque fantomatica etica della responsabilità, è ben illustrata in F. Mayninger, 1994. 292 Cfr. E. M. Tacchi, 1996 e Konrad Goetz, in “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, 22 Mai 1997, p. 12, Welche Kluft?. 293 Per una analisi degli aspetti inclusi negli stili di vita cfr. A. Spellerberg, 1993, p. 6. 294 B. Commoner, 1990, p.176. 295 Cfr. R. Bogun, 1997, pp. 211-212.
54
Intanto, per citare un esempio contrario, Barry Commoner, non è di questo parere. Egli
osserva infatti: “In realtà, molti se non tutti questi cambiamenti, che hanno ingigantito il flusso
dei rifiuti, anche se spesso concepiti per soddisfare una richiesta del consumatore, reale, o
immaginata, o guidata dalla pubblicità, sono come l’inquinamento in generale, frutto di
decisioni dei produttori.”296 Pertanto “la soluzione radicale della crisi ambientale, ben distinta
dalla semplice limitazione dei suoi effetti, è sostanzialmente un problema politico perché
richiede l’instaurazione di un controllo e di una partecipazione pubblica a decisioni che oggi
sono prese esclusivamente da privati.”297 Nonostante la mentalità comune la sostenga, come
anche i nostri dati mostrano, la semplice connessione tra mutamento di stili di vita e soluzione
dei problemi ambientali è molto discutibile.298
Nelle due indagini empiriche effettuate a Lipsia e Trento sono stati rilevati, in forma
ridotta, alcuni stili di vita, privilegiando tre dimensioni, riprese dalla operazionalizzazione di
Annette Spellerberg.299 Questa Autrice distingue tre componenti del costrutto stili di vita:
quella valutativa, quella espressiva e quella interattiva, ad ognuna delle quali corrispondevano
alcune batterie di domande. Nel questionario di Lipsia è stata inserita, lievemente modificata,
la lista di items a proposito degli obiettivi di vita e degli orientamenti di valore,300 che
rappresentano la prima dimensione ed una batteria di domande sulle attività del tempo
libero,301 rappresentante solo in parte la componente interattiva degli stili di vita. Quest’ultima
batteria, per ragioni di eccessiva lunghezza, compare più che dimezzata nel questionario di
Trento, che per il resto si presenta uguale, salvo lievi modifiche lessicali dovute alla traduzione
in italiano.302 Queste domande, oltre a soddisfare un interesse per la descrizione non
meramente sociostrutturale del campione, con speciale riguardo ai suoi orientamenti di valore,
sono state inserite allo scopo di provare la relazione esistente tra stili di vita e comportamento
pro ambientale che, per quanto detto, dovrebbe essere molto debole. Ciò costituisce
unicamente un giudizio su questa relazione, a nostro parere ideologica, e non sugli stili di vita,
ed in particolare sui valori osservati, come vorrebbe invece implicitamente sostenere l’ideologia
ambientalmente corretta.
296 B. Commoner, 1990, p. 190 297 B. Commoner, 1990, p. 211. 298 Per una proposta soluzione globale al problema ambientale che combina innovazioni tecniche ad appelli etici, rivolti in prevalenza al sistema produttivo e politico, cfr. Gunter Pauli, 1997. L’aspetto più interessante di questa analisi è il fatto che Pauli esige una riflessione etica adeguata per valutare le nuove proposte di produzione ecologica, alcune delle quali da lui stesso elaborate, e non per motivare genericamente una qualche azione ambientalmente corretta. 299 A. Spellerberg, 1993. Gli strumenti di misurazione sono stati utilizzati nella sesta rilevazione (1993), su tutto il territorio della Germania, della Wohlfahrtssurvey, un grande progetto di ricerca sulle condizioni di vita dei cittadini tedeschi. 300 Nel questionario di Lipsia rispettivamente v39 v40, a Trento v30 v32. Lo strumento multidimensionale di misurazione dei valori, al quale dedicheremo più avanti alcune considerazioni è tratto da G. Maag, 1989. 301 Nel questionario di Lipsia v42, in quello di Trento v31. 302 Entrambi i questionari sono riportati in Appendice 1.
55
4. La teoria del comportamento pianificato
La teoria del comportamento pianificato (Theory of Planned Behavior, in breve TOPB)
nasce come sviluppo ed integrazione, ad opera di Ajzen303 della teoria dell’azione ragionata
(Theory of Reasoned Action in breve TORA) sviluppata dallo stesso Autore in collaborazione
con Fishbein.304 Essa scaturisce all’interno di un lungo dibattito tra psicologi sociali, con forti
ripercussioni anche all’interno della sociologia, come abbiamo visto nel caso ambientale,
sull’utilità delle disposizioni nella spiegazione dei comportamenti.
E’ questa la stessa questione che nel primo capitolo avevamo introdotto interrogandoci
sulla possibilità di esistenza dello schema R o di valide ipotesi sostitutive. Oggetto del
contendere era la domanda se una spiegazione razionale potesse motivare, in base ad un
assunto generale di razionalità dei soggetti o a leggi psicologiche universali, il verificarsi stesso
dell’azione e non semplicemente una proposizione su di essa. La risposta fu negativa,
ritenendo infatti che nessuna scienza umana fosse allo stato attuale in grado di indicare delle
caratteristiche o disposizioni di un attore A che consentano di spiegare causalmente una sua
azione F in una data situazione S. A ciò si aggiungono problemi logici sulla spiegazione causale
di azioni umane. Per la scarsa importanza che si attribuisce a queste questioni, il postulato di
impossibilità è solitamente ignorato: lo schema esplicativo costituito dalla TOPB è stato ideato
ed è normalmente considerato quale valida spiegazione causale.
Coerentemente con quanto già affermato noi consideriamo invece la TOPB una
concettualizzazione dell’explanans di una spiegazione razionale (i motivi) piuttosto che un
insieme abbastanza completo di ipotesi capaci di sostituire lo schema R. Il nostro obiettivo è
infatti primariamente quello di fornire una spiegazione razionale delle azioni considerate e solo
su questa base altre spiegazioni di tipo probabilistico su comportamenti futuri. Questo
differenza ci pone in una situazione scomoda di fronte a tutta la letteratura sull’argomento che
utilizza una terminologia causale nel denominare le componenti della TOPB. Per semplicità
anche noi useremo talvolta, per qualificare i componenti della TOPB, lo stesso linguaggio, pur
non accettandone affatto i presupposti. Per questa ragione abbiamo inserito questo breve
excursus che ora chiudiamo.
La discussione sul rapporto “disposizioni – comportamento” ha attraversato, secondo la
schematizzazione di Luedemann,305 quattro fasi. La prima di queste, denominata, con Six,306 il
periodo dei raccoglitori e cacciatori di correlazioni, si conclude con un bilancio negativo, in
termini simili a quelli sopra descritti per la ricerca in campo ambientale: niente sembra
dipendere da qualcosa. La seconda fase si caratterizza per la ricerca di variabili moderanti di
vario tipo (sociodemografiche, tratti di personalità, caratteristiche della situazione) che si
303 Cfr. I. Ajzen, 1988, 1991. 304 Cfr. M. Fishbein e I. Ajzen, 1975, I. Ajzen e M. Fishbein, 1977, 1980. 305 Cfr. Luedemann, 1997, pp. 35-41. 306 Cfr. B. Six, 1992.
56
suppone intervengano nella relazione, sino a quel momento rivelatasi debole, tra disposizioni e
comportamento. Tale ampliamento di paradigma307 ha portato a risultati relativamente
migliori, come ammette lo stesso Ajzen,308 ma non può rappresentare una via risolutiva:
manca infatti ancora un quadro di riferimento globale in qui inserire le molteplici variabili
intervenienti che di volta in volta dimostrino di sortire effetti significativi. Il già citato modello
causale di Balderjahn, come del resto quelli sviluppati da Andreas Grob309 o Dieter Urban,310
sono esempi molto chiari di questa tendenza nell’ambito ambientale. Non si tratta solamente di
una questione di parsimonia nella spiegazione, ma piuttosto, primariamente, di coerenza
teorica. Queste due fasi si contraddistinguono per il fatto di concepire il costrutto disposizione
in modo multidimensionale (prevalentemente si individuano tre componenti: quella cognitiva,
quella affettiva e quella conativa311) e generico. La multidimensionalità del costrutto crea in
primo luogo difficoltà di rilevazione, in quanto quasi inevitabilmente le diverse definizioni
operative privilegiano una dimensione (soprattutto quella affettiva) rispetto alle altre, in
secondo luogo non ha trovato conferme empiriche. Come illustra Ajzen,312 nelle ricerche in cui
tutte e tre le dimensioni sono state rilevate congiuntamente, esse si sono rilevate tra loro
ampiamente indipendenti negando sostegno empirico alla tesi della tridimensionalità del
costrutto.313 La genericità dell’oggetto a cui le disposizioni si riferiscono crea, inoltre, evidenti
incongruenze, in particolar modo in sede esplicativa delle azioni a riguardo dello stesso. Da
una atteggiamento genericamente positivo verso l’ambiente si pretende di spiegare l’azione
specifica di separazione dei rifiuti, con i risultati deludenti già visti.
Nella terza e quarta fase di questo paradigma di ricerca, sulla base del consistente
materiale empirico raccolto nel corso di alcuni decenni, si procede ad una riformulazione
teoricamente guidata della relazione “disposizioni – comportamento”: il contributo più
interessante ai nostri fini è rappresentato dalla già citata TORA, e successivamente dalla TOPB.
Entrambe queste due teorie si contraddistinguono per l’assunzione del principio di
compatibilità.314 Quanto più l’explanans e l’explanandum, nel nostro caso la disposizione ed il
comportamento, sono tra loro compatibili, cioè corrispondono nel grado di specificazione
temporale, del contesto, dell’oggetto e delle eventuali persone a cui si rivolgono, tanto più il
primo sarà in grado di prevedere il secondo, o, questo verificatosi, spiegarlo. Quanto più
l’explanandum è delimitato ad un contesto, tanto più le disposizioni esplicative dovranno
essere specifiche.
307 C. Luedemann utilizza il termine paradigma di ricerca per indicare tutto quell’insieme di ricerche basate sul rapporto disposizioni – comportamento. 308 Cfr. I. Ajzen, 1988, pp. 63-91. 309 A. Grob, 1991. 310 D. Urban, 1986. 311 Cfr. D. Katz e E. Stotland, 1959, citato in I. Ajzen, 1988. 312 I. Ajzen, 1988, pp. 19-24. 313 R. P. Bagozzi, 1992, sostiene l’opposta tesi basandosi sui risultati ottenuti in R. P. Bagozzi e P. R. Warshaw, 1990. Accettiamo comunque le conclusioni di I. Ajzen, 1988. 314 I. Ajzen, 1988, pp. 92-111.
57
Nella TOPB lo stato di cose da spiegare è un comportamento sotto controllo della volontà,
completo o parziale:315 le azioni, per come le abbiamo definite nel primo capitolo, sono un
sottoinsieme di questo tipo di comportamenti. Noi abbiamo considerato nelle due indagini
empiriche effettuate una specifica modalità di azione, che deve essere innanzitutto distinta sia
da categorie di comportamento che da risultati del comportamento. L’agire pro ambientale,
oggetto di molti studi in modo indifferenziato, è in realtà una categoria che comprende una
molteplicità, nemmeno sempre ben definibile, di azioni: Balderjahn316 distingue cinque
categorie e 55 sottocategorie, senza che si possa considerare il suo un elenco completo.
Alla stessa richiesta di maggiore differenziazione317 erano del resto giunti in modo analogo
sia Kent Van Liere e Riley Dunlap,318 che de Haan e Kuckhartz319 al termine delle rispettive
meta - analisi di ricerche ambientali, che Andreas Dieckmann,320 professore di sociologia
all’università di Berna, che ha diretto nel 1994 un vasto progetto di ricerca ambientale nella
Confederazione Elvetica.
La TOPB non intende nemmeno spiegare direttamente i risultati dell’azione, che possono
dipendere da fattori sia interni che esterni che essa non prende in considerazione e spesso non
sono a disposizione di chi indaga sul comportamento in questione. La modalità di azione da noi
studiata è pertanto la scelta di buttare i propri rifiuti nel bidone comune dell’immondizia o nei
contenitori predisposti per la raccolta differenziata, per come è stata verbalizzata dagli
intervistati.321 Anche se essa non è una modalità di azione totalmente specifica, in quanto
comprende come oggetto un insieme di rifiuti, distinti tra normali (carta, vetro, plastica,
scatolame, alluminio, resti biologici322) e speciali (batterie scariche, medicine, prodotti tessili),
sembra tuttavia collocarsi ad un livello di generalità sufficientemente basso.
“Secondo Ajzen il migliore predittore del comportamento è l’intenzione. Se si vuole sapere,
che cosa qualcuno farà, la cosa migliore è chiedere a lui che cosa ha intenzione di fare"323.
Anche per le intenzioni vale il criterio di compatibilità: più esse saranno compatibili con il
comportamento inteso, maggiore sarà la loro capacità esplicativa. Ajzen considera il rapporto
tra comportamento ed intenzione diretto e totalmente determinato: solo il verificarsi di eventi
fuori del controllo del soggetto agente potrà provocare la circostanza che una intenzione non
conduca al comportamento inteso. La discussione su questo presupposto di controllo
315 La questione se una azione possa essere controllata dalla volontà solo parzialmente è dibattuta nella filosofia dell’azione. Cfr. R. P. Bagozzi, 1992. La distinzione tra azione e risultati dell’azione risolve in gran parte questo problema. 316 Cfr. I. Balderjahn, 1986. 317 M. A. Reams et al, 1996, mostrano che non vi è una grande relazione nemmeno tra la raccolta differenziata dei rifiuti e la quantità di immondizie abbandonate sulle strade (litter). La differenziazione è necessaria anche a livelli così specifici. 318 K. D. Van Liere e R. E. Dunlap, 1980, pp. 193-194. 319 Cfr. G. de Haan e U. Kuckartz, 1997. 320 Cfr. A. Diekmann, 1994 321 Non abbiamo infatti osservato le azioni degli intervistati, ma ci siamo accontentati delle affermazioni su di esse dei soggetti stessi. E’ questa una aporia non eliminabile con i metodi di rilevazione usati. 322 I rifiuti organici, come vedremo sotto, sono classificati come normali a Lipsia e speciali a Trento. 323 W. Herkner, 1991, S. 216.
58
“volizionale” completo indurrà l’Autore a rivedere la sua Theory of Reasoned Action, inserendo
una nuova variabile esogena, il controllo soggettivamente percepito del comportamento, in
quella che sarà poi denominata Theory of Planned Behavior, che non susciterà tuttavia meno
dubbi, rivelando l’ambiguità insita in questo assunto di effetto totale tra intenzione ed azione.
“Le intenzioni dipendono da due cause immediate: dalla disposizione e dalla norma
soggettiva sul comportamento. La norma soggettiva è la pressione sociale percepita
dall’attore.”324 Essa è costituita da due componenti: le aspettative di altri significativi sul
comportamento dell’io agente e la motivazione, o più specificatamente l’interesse, dell’attore a
soddisfare queste attese. E’ questo l’aspetto sociale della azione, come già era stato analizzato
nel capitolo precedente con l’aiuto di Popitz. La specifica disposizione sul comportamento è
concepita come la somma dei prodotti del valore delle conseguenze percepite dell’azione per la
probabilità soggettiva del loro verificarsi. Questa determinante rappresenta l’aspetto di
valutazione razionale: con l’azione si provocano delle conseguenze in base alle quali l’attore
forma su di essa un giudizio.
A queste si aggiunge successivamente una terza componente, il controllo del
comportamento,325 che può essere allo stesso modo concepita come la somma dei prodotti del
valore dei fattori impedenti o facilitanti per la probabilità del loro verificarsi.
Ajzen introduce questa nuova determinante in risposta alle critiche sollevate da Allen E.
Liska ed altri,326 ed a quelle più generali rivolte alla spiegazione intenzionale da Raimo
Tuomela.327 Il soggetto che ha intenzione di mettere in atto un comportamento può trovarsi
nella condizione di non poterlo fare in quanto fattori interni soggettivi (informazioni e capacità
richieste per il comportamento, debolezza di volontà, sentimenti, attribuzione del controllo
sfavorevole) come fattori esterni oggettivi (tempo, mezzi, occasioni, dipendenza da altre
persone) glielo rendono impossibile. Inserendo questi fattori nello schema di spiegazione si
otterrebbero risultati migliori, come di fatto è avvenuto.328 Questa variabile, tuttavia, non ha
mancato di sollevare discussioni, pur non rappresentando nulla di nuovo nell’ambito della
psicologia sociale. Il concetto del controllo del comportamento, o equivalenti funzionali come la
richiesta di condizioni normali del mondo di Tuomela329, è infatti molto simile a quello
dell’aspettativa di efficienza di Albert Bandura330 o a quello delle risorse dello stesso Liska o del
controllo dell’azione di Julius Kuhl.331 Ajzen prevede infatti, dimostrando ancora una volta di
confondere spiegazioni causali con intenzionali e razionali, che il controllo del comportamento
324 W. Herkner, 1991, S. 217. 325 Useremo per brevità questa espressione anziché quella più corretta ma “lunga” controllo del comportamento soggettivamente percepito. 326A. E. Liska, 1984 , A. E. Liska et al., 1984 come il già citato R. P. Bagozzi, 1999, 1992. Cfr. per una panoramica generale W. Herkner, 1991, pp. 211-223 e C. Luedemann, 1997 che utilizzeremo direttamente. 327 R. Tuomela, 1978. 328 Cfr. I. Ajzen, 1987. 329 R. Tuomela 1978 ed anche il già citato C. Taylor, 1966. 330 A. Bandura, 1977, citato in W. Herkner, 1991. 331 J. Kuhl, 1983, citato in W. Herkner, 1991.
59
Utile netto
Norma sociale
Restrizioni
Disposizione
Norma soggettiva
Controllo
Intenzione Azione
abbia sia un effetto sull’intenzione che sull’azione. Due esempi chiariranno queste due
relazioni postulate. Il soggetto che vuole depositare le batterie scariche negli appositi
contenitori può non trovarli o può essere investito da un’automobile. Il fatto di sapere dove
sono collocati i bidoni per la raccolta differenziata delle pile scariche può facilitare la
formazione dell’intenzione all’azione specifica. In questo secondo caso si parla, con linguaggio
economico, di restrizioni od opportunità: esse definiscono lo spazio di possibilità dell’azione.
Questi due effetti, entrambi considerati nella TOPB, sono però di natura ben diversa. Il primo,
provocato da elementi che si assume siano esterni all’intenzione, è causale: il fatto che io
venga investito da un’automobile spiega, anche se non analiticamente, che i miei rifiuti siano
sparsi sulla strada e non nel rispettivo bidone. La scomparsa del cestino per la raccolta delle
pile scariche ha la stessa capacità esplicativa limitata però ad una sola azione: all’occasione
successiva questo fatto rientrerà tra le restrizioni (è difficile trovare il luogo dove depositare i
rifiuti) o tra le conseguenze (la scelta di separare implica una lunga e faticosa ricerca). Tutti
questi elementi, pur potendo aiutarci a comprendere in modo causale alcuni singoli eventi, per
il loro carattere di accidentalità non possono essere considerati nella nostra spiegazione di
azioni. Il secondo effetto è invece una parte, al pari delle disposizioni e della norma soggettiva,
della spiegazione razionale della separazione dei rifiuti. Devono tuttavia essere esclusi dalla
variabile controllo del comportamento componenti come la debolezza di volontà o l’attribuzione
del controllo che influiscono sulla traduzione dell’intenzione in azione che non è oggetto di una
spiegazione razionale dell’azione. Queste possono invece essere utilizzate per migliorare la
previsione di azioni future in quelle spiegazioni che sono dette probabilistiche.
In figura 1.1 è riportato lo schema grafico della TOPB. La relazione appena discussa è stata
per il momento inclusa, nel prossimo capitolo sarà sottoposta a verifica empirica.
Figura 2.1 Grafico della teoria del comportamento pianificato
Fonte: nostra elaborazione.
60
Il modello TOPB corrisponde inoltre alla seguente equazione:
R≅I+(CS)γ’’’’=
=[(D)γ’+(NS)γ’’+(CS)γ’’’]+(CS)γ’’’’=[a(∑bidi)γ’+b(∑pini)γ’’+c(∑qici)γ’’’]+(∑ qici)γ’’’’332
Applicazioni di questa teoria in diversi ambiti di comportamento hanno dato risultati
confortanti333 come pure hanno fatto emergere ulteriori controversie, delle quali riportiamo
quelle rilevanti per il nostro studio, secondo la classificazione di Luedemann334. In primo luogo
la misura dell’intenzione è problematica: alcuni utilizzano una scala di intensità chiedendo agli
intervistati con quale forza essi intendano l’azione in esame, altri invece rilevano la probabilità
soggettiva del verificarsi del comportamento. Questa seconda misura è ragionevole solo nel
caso di azioni controllate volitivamente, per le quali si può affermare che probabilità soggettiva
e intenzione corrispondano logicamente, pur rimanendo questo un modo contorto per rilevare
quest’ultime. Per la separazione dei rifiuti questa condizione può essere accettata.
Altra questione discussa è l’indipendenza delle variabili norma sociale e utile netto. Le
manifestazioni di approvazione e disapprovazione attese dalle persone rilevanti sono
conseguenze della scelta di una modalità di azione: rilevando entrambe le variabili si rischia di
contare due volte la stessa circostanza. Di conseguenza norma sociale e utile netto non
sarebbero indipendenti e creerebbero problemi di multicollinearità335 alla spiegazione
dell’azione. Il problema può essere facilmente risolto escludendo dal novero delle conseguenze
quelle in stretta relazione con l’approvazione o la disapprovazione di “altri significativi”.
La misura della norma sociale solleva altri problemi: Ajzen e Fishbein336 sostengono,
contraddicendo il loro stesso principio di compatibilità, che la motivazione ad agire in
conformità alle aspettative di altri rilevanti deve essere rilevata a livello generale,
indipendentemente dal contesto dell’azione. Questa motivazione è per loro un tratto di
personalità relativamente costante; noi, al contrario, ne diamo un’interpretazione utilitaristica,
postulando quindi una dipendenza con il tipo di azione in questione: il soggetto è motivato a
soddisfare le attese altrui nella misura in cui ciò corrisponde, in quello specifico contesto, ai
suoi interessi, ampiamente intesi. Se le attese altrui esprimono norme sociali condivise
converrà nella maggior parte dei casi attenervisi, senza che si possa dire che i soggetti siano
caratterialmente dei conformisti.
332 Dove, R è la modalità d’azione mostrata, I l’intenzione, D la disposizione sul comportamento, NS la norma sociale, i quattro γ sono i coefficienti strutturali, di il valore della conseguenza i, bi la probabilità soggettiva della conseguenza i, ni l’aspettativa della persona rilevante i e pi la motivazione a soddisfare questa aspettativa; ci il valore del fattore impedente o facilitante e qi la probabilità del suo verificarsi. I coefficienti a, b, c sono inseriti per coerenza con la rappresentazione grafica pseudo causale. Non è tuttavia, come più avanti argomenteremo, un modello causale, per questo mancano gli errori sulle variabili endogene e le correlazioni tra variabili esogene. 333 Cfr. I. Ajzen 1991 e le meta analisi di B. Sheppard et al., 1988 e B. Van der Putte, 1993. 334 Cfr. C. Luedemann, 1997, pp. 47-57. 335 Per la definizione di multicollinearità e problemi connessi cfr. K. Backhaus, 1994, p. 33 ss.. 336 I. Ajzen e M. Fishbein, 1980.
61
Un problema di maggiore rilevanza è quello invece del livello di misurazione delle variabili
rilevate.337 L’operazione, consueta nei modelli di spiegazione razionale, di moltiplicare tra loro i
valori delle variabili (ad esempio probabilità e valore delle conseguenze) richiede, come ha
mostrato B. Orth,338 un livello di misurazione cardinale per i fattori del prodotto, che le nostre
definizioni operative non garantiscono, oltre ad altre caratteristiche. Le variabili utilizzate sono
infatti almeno ordinali ed al più ad intervalli. Lo stesso Orth ha proposto di sommare ai due
termini del prodotto due diverse costanti empiricamente determinate con una analisi di
regressione. Queste costanti corrispondono, con buona approssimazione, all’opposto del valore
medio della scala di risposta utilizzata.339 Lo svantaggio di questa semplice procedura è quello
di rendere i valori difficilmente interpretabili, a differenza di quelli prodotti con i dati grezzi.
Questo è un prezzo eccessivo rispetto al modesto vantaggio conseguito.340 L’operazione
permette infatti di calcolare somme di prodotti con valori scalati ad intervalli, anziché cardinali:
ma alle variabili come le nostre, misurate con uno strumento derivato dal differenziale
semantico,341 si assegna tale livello di misurazione più per convenzione che per
soddisfacimento delle condizioni che la teoria di misurazione pone.342 Pagheremo un costo che
consideriamo elevato - perché connesso alla comprensione teorica dei risultati - per diminuire
in misura non decisiva l’imprecisione nella misurazione.343 Una altra via per superare questa
carenza è quella di utilizzare, per sottoporre a test empirico la TOPB, un modello causale Lisrel,
che permetterebbe l’uso di variabili osservate ad intervalli ed anche ordinali,344 per misurare
variabili latenti continue. Lo svantaggio di questa soluzione è che richiede la rilevazione di
indicatori multipli per ogni variabile latente: la spiegazione secondo lo schema SEU (Subjective
Expected Utility) di una comportamento che prevede tre alternative d’azione con ognuna dieci
conseguenze ne richiederebbe, dati due indicatori per ogni variabile, ben 120, come
esemplifica C. Luedemann.345 Anche per questa ragione, in letteratura, i test effettuati con
modelli Lisrel con variabili latenti della TORA o della TOPB hanno rinunciato alla rilevazione
delle probabilità soggettive e al valore delle conseguenze in modo da ridurre il numero di
indicatori da osservare.346
In mancanza di valide soluzioni al problema del livello di misurazione delle variabili si è
cercato, nella definizione operativa, di minimizzare il più possibile le imprecisioni, aggiungendo
337 Usiamo per semplicità la terminologia standard, come per esempio riportata in P. Corbetta, 1992. 338 B. Orth, 1987 339 Cfr. P. Dohmen et al., 1986. 340 La rilevanza della differenza tra variabili ad intervalli e cardinali è oggetto di discussione. Cfr. la disputa tra A. Marradi e L. Ricolfi in M. Cardano R. Miceli, 1991. 341 Cfr. W. Herkner, 1991, p. 186. 342 In particolare l’assioma di rappresentazione e di univocità. Cfr. R. Schnell et al., 1995, pp. 128-135. 343 Il passaggio dal piano dei concetti comparativi (variabili ordinali) a quello dei concetti metrici (variabili ad intervalli e cardinali) è molto problematico. Per una trattazione logica di questo cfr. A. Corradini, 1989, pp. 48-58. 344 Cfr. P. Corbetta, 1992, pp. 148-151. 345 C. Luedemann, 1997, p. 53. 346 Cfr. P. M. Bentler e G. Speckart., 1979, 1981
62
valori alla scala di risposta e facendo riferimento, quando la domanda lo permetteva, a concetti
quantitativi.
5. Habitus e razionalità
Nel caso particolare dell’azione presa in esame è opportuno porsi la domanda sulla
necessità di diminuire l’astrazione del nostro modello di spiegazione razionale, come
suggeriscono Siegwart Lindenberg347 ed Esser348 e come l’approccio individualista alle scienze
sociali ampiamente permette. E’ questo uno degli aspetti più pregevoli di quest’ultimo, che in
questa occasione vale la pena ancora una volta di sottolineare. Al suo interno infatti il
“barocco”349 Becker, che assumendo l’esistenza di due sole preferenze350 e ammettendo tre soli
presupposti, fornisce una spiegazione almeno interessante di molti comportamenti umani351 e
costruisce una teoria della famiglia352 non banale, può convivere, in modo egregio, come
argomenta lo stesso Esser,353 con un autore, classificato tra i sociologi fenomenologi, quale
Schütz,354 che impone alle spiegazioni sociologiche tramite tipi ideali355 una serie di postulati
(di coerenza logica, di compatibilità, di adeguatezza di senso, di interpretazione soggettiva,
ecc.356) che lasciano disperare nella possibilità di comprendere alcunché. Le differenze
sostanziali possono essere cioè addebitate al diverso grado di astrazione a cui si pongono le
rispettive teorie, raggiungendo così un integrazione di approcci che si distinguono tra loro per
linguaggio, oggetto specifico di indagine e soprattutto sostenitori ma “esibiscono una
concezione della metodologia e della teoria sociale chiaramente parallele.”357
Specificando il nostro schema di spiegazione ci ripromettiamo di raggiungere una migliore
comprensione dell’azione quotidiana di separazione dei rifiuti ed al contempo esemplificare
questa affermazione di compatibilità: la concezione schütziana dell’agire quotidiano può essere
inserita in una teoria della scelta razionale. I presupposti che vogliamo sottoporre a questa
operazione di riavvicinamento alla realtà sono quelli che concernono la scelta dei mezzi e dei
fini dell’azione. Se sino a questo momento abbiamo cercato di comprendere l’azione di
separazione dei rifiuti immaginando che l’attore avesse scelto tra le alternative possibili
valutando le conseguenze, e rispettive probabilità di ognuna, a rigore persino per i singoli atti
che una azione comportava, al fine di massimizzare l’utile, secondo la sua struttura delle
347 Cfr. S. Lindenberg, 1991. 348 Cfr. H. Esser, 1990, 1991a, 1991b. 349 Secondo l’espressione di M. Tietzel, 1988. 350 Precisamente benessere fisico e riconoscimento sociale. 351 G. S. Becker, 1983. 352 G. S. Becker, 1981 e una breve critica in W. Meyer, 1987 353 H. Esser, 1991a, 1991b. 354 Naturalmente si potrebbero citare numerosi passi che smentiscono superficialmente questa tesi. Per esempio in A. Schütz, 1972b, p. 49 questo Autore dichiara che l’agire quotidiano non ha niente a che fare con la razionalità né può essere razionalmente spiegato. 355 Cfr. A. Schütz, 1972a, p. 19 ss.. 356 Cfr. C. Cipolla, 1990. 357 H. Esser, 1991a, p.75.
63
preferenze, ora introduciamo l’esistenza di schemi di semplificazione del processo di
valutazione e selezione detti habitus e frames.358 Habiti sono, secondo un tipo di definizione
molto comune359 che privilegia il loro aspetto negativo “reazioni non riflettute, automatiche,
senza un proprio calcolo mezzi-fini”360 che intervengono in specifici contesti. In positivo invece,
come scrive Charles Camic, “il termine di habitus generalmente denomina una tendenza o
disposizione, in varia misura auto adempientesi, ad impegnarsi in una modalità di azione
previamente acquisita od adottata.”361 Il concetto di habitus, presente nelle riflessioni teoriche
di classici della sociologia come Weber (agire tradizionale) e Durkheim, venne poi
progressivamente abbandonato e screditato, a partire dal secondo decennio del secolo, nel
contesto dell’affermazione istituzionale della sociologia come disciplina autonoma, in
particolare contrapposizione con il comportamentismo, come documenta ed argomenta lo
stesso Camic.
“I frames sono invece modalità spontanee di interpretazione che indicano quali siano i fini
dominanti da perseguire per il soggetto in una data situazione.”362 Due esempi chiariranno che
cosa si intende con questi concetti: al momento della scelta di buttare la bottiglia di vino vuota
nell’immondizia comune o di portarla alla campana del vetro si presenta al soggetto un solo
fine dominante, detto appunto frame, per esempio tenere in ordine la casa, e non tanti altri fini
che sarebbe parimenti nel suo interesse perseguire con quella azione (una città più pulita, una
minore tassa sui rifiuti). Solo nella cornice di questo fine egli compirà scelte spiegabili
razionalmente. Oppure svuotato il barattolo di conserva di pomodoro l’attore compie una serie
di atti (togliere le etichette cartacee, ripulirlo, riporlo in un sacchetto apposito, portarlo sino
alla campana predisposta, inserirlo in essa), che insieme formano un habitus, senza alcuna
espressa deliberazione ma semplicemente come risposta consuetudinaria alla situazione in cui
si era trovato. “Secondo una prima impressione questa strutturazione della situazione di
decisione potrebbe sembrare mettere fuori uso tutte le regole della scelta razionale.”363 Ma così
non é: l’agire secondo habitus o l’accettare determinati frames implica una previa scelta che
può essere razionalmente compresa. Finché ci sono buono motivi per agire in modo
consuetudinario in una data situazione lo si farà ripetutamente senza impiegare le proprie
facoltà cognitive364 nella valutazione del compiuto; quando tuttavia queste ragioni verranno
meno l’attore dovrà decidere se perseverare nell’habitus o cercare nuove modalità di azione.
358 Traduciamo habit con l’originale latino habitus, usato talvolta in Weber, 1980a, invece dell’italiano abitudine, troppo generico. Manteniamo l’espressione inglese frame ritenendo la traduzione italiana “contesto” o “cornice” molto più generale della definizione da noi adottata di frame. 359 Cfr. C. Camic, 1986, p. 1044. 360 H. Esser, 1991a, p. 65 361 C. Camic, 1986, p. 1044. 362 Vi è un evidente somiglianza tra il concetto di frame e quello di astrazioni sociali, precedentemente citato, di H. Popitz. Come davanti al semaforo è chiaro quali siano gli elementi rilevanti così in alcune situazioni d’azione quotidiane è chiaro per il soggetto quale sia il fine dominate. 363 Ibid. , p. 65 364 C. Luedemann, 1997, p. 73 individua nella frequente ripetizione e nella assenza di uno sforzo cognitivo le due caratteristiche definitorie dell’Habitus.
64
La seguente disequazione esprime in modo semi formale la condizione di mantenimento di un
habitus, dove Ua(i) è l’utile atteso dall’agire secondo routine, per il quale la probabilità
soggettiva è praticamente uguale ad uno, Ua(n+1) è invece l’utile dell’alternativa migliore che
si valuta soggettivamente potersi trovare con probabilità p; C è infine il costo che la ricerca di
una alternativa comporta:
Ua(n+1)-Ua(i)<C/p.365
La variabile di maggiore interesse è p: quanto più forte sarà la convinzione che l’agire
consueto sia il migliore per sé, tanto minore sarà la probabilità soggettiva di trovare una
migliore alternativa e di conseguenza tanto più difficile il mutamento di habitus, anche in
presenza di costi ben al di sotto dell’utile netto.
Questa disequazione fornisce anche alcuni spunti per una spiegazione genetica degli habiti.
La ripetizione frequente di una azione, e la produzione delle relative conseguenze, rende
superflua ogni altra considerazione sulle sue eventuali alternative producendo una routine
tanto più stabile quanto più valutata positivamente per il valore dei suoi effetti sul soggetto
agente. Questo giudizio sull’azione, inversamente proporzionale a p è di fatto cristallizzato
nella disposizione specifica, secondo la definizione di questo costrutto di Ajzen. Nell’atto di
rilevarla, domandando al soggetto di elencare le caratteristiche dell’oggetto della disposizione
che immediatamente gli sovvengono, non si farebbe altro che attualizzare un calcolo divenuto
implicito e non più operante. Se l’azione analizzata è quindi routinizzata l’effetto delle variabili
esplicative della TOPB, disposizione, norma sociale e controllo del comportamento, dovrà
essere esiguo, rappresentando esse proprio quelle valutazioni che non sono più attuali nella
scelta. Il ruolo di una eventuale variabile habitus, come della sua definizione operativa,
all’interno della teoria di Ajzen è ancora oggetto di discussioni,366 sulle quali non ci
dilunghiamo oltre. L’analisi dei dati fornirà alcune indicazioni utili sull’utilità di questo concetto.
Anche per quanto riguarda i frames si può ipotizzare un simile processo di scelta ed una
corrispondente condizione di mantenimento del fine dominante di cui però non ci
occupiamo.367 Nelle due indagini empiriche effettuate a Lipsia e Trento non abbiamo infatti
considerato tale specificazione dello schema di spiegazione razionale, se non marginalmente ed
in modo generico.368
365 Cfr. W. H. Riker e P. C. Ordeshook, 1973 citato in H. Esser, 1991a, pp. 66-67. 366 Cfr. C. Luedemann, 1997, pp. 72-76. 367 Cfr. S. Lindenberg, 1989. Questo Autore ha sviluppato un schema esplicativo, detto modello di discriminazione, includendo la scelta del mantenimento del frame, in alternativa allo schema SEU. 368 Le domande 35 del questionario di Lipsia e 29 di Trento misurano genericamente il fine dominante nelle azioni quotidiane. Questa variabile non è stata teoricamente inserita in un modello esplicativo complessivo.
65
L’esistenza di frames è rilevante ai fini della soluzione della crisi ecologica: in molte azioni
ambientalmente corrette il fine di protezione della natura non è dominante, per le sue
caratteristiche intrinseche (bene comune, effetti a lungo termine) rendendo inefficaci molte
misure incentivanti. Se la scelta di utilizzare un mezzo pubblico di trasporto ha come fine
dominante quello di evitare il brutto tempo369 evidentemente si dovrà considerare questa
cornice se si vuole incrementare questa opzione, a meno da non indurre un mutamento di
frame.
E’ pertanto possibile avvicinare i presupposti della teoria dell’agire razionale, e degli schemi
esplicativi derivati come la TOPB, alle condizioni reali di scelta senza entrare in contraddizione
con le caratteristiche fondamentali dell’approccio. L’analisi dei dati empirici fornirà gli elementi
per giudicare questa un’utile oppure una ridondante complicazione, se cioè la teoria della
scelta razionale può servire anche alla spiegazione dell’agire quotidiano.
369 Cfr. C. Luedemann, 1997, p. 141. Il 22% di un campione dei cittadini di Brema mostra effettivamente questo frame.
67
3. LE INDAGINI EMPIRICHE
Questo terzo capitolo è dedicato all’analisi dei i dati raccolti a Lipsia ed a Trento. Dopo la
descrizione dello svolgimento delle due rilevazioni, col fine principale di chiarire la questione
circa la rappresentatività dei dati e la motivazione di alcune scelte effettuate nella costruzione
del questionario e nella definizione operativa dei concetti centrali della nostra teoria
dell’azione, illustreremo i risultati empirici in relazione alle ipotesi di ricerca emerse nei
precedenti capitoli che previamente, nella misura del possibile, verranno specificate in modo
semi formale. Si faranno pure alcune annotazioni sui risultati anche in prospettiva
comparativa, sia a proposito delle implicazioni pratiche di queste ricerche (l’organizzazione del
servizio raccolta dei rifiuti) che di quelle ideologiche (valori, stili di vita). Le due città fanno
parte di un contesto sociale molto diverso, anche se in via di assimilazione,370 che suscita
interesse sociologico al di là della specifica questione dei rifiuti e della sua spiegazione.
1. L’indagine postale a Lipsia e a Trento
Il progetto di ricerca Leipziger Abfallstudie (da ora in breve LAS) nasce all’interno di un
gruppo di 15 studenti di sociologia, tra cui l’Autore della presente tesi,371 coordinati dal
professore Johannes Huinink e dal dottore Torsten Schroeder. L’ordinamento degli studi
dell’Istituto di sociologia della Università lipsiense prevede infatti la partecipazione obbligatoria
ad un corso annuale nel quale si svolga, in tutte le sua fasi, un’indagine empirica.
L’oggetto di studio fu specificato nei termini della raccolta differenziata dei rifiuti,
escludendo altri comportamenti pro ambientali, correlati ma più complessi, come il consumo
orientato ad una minore produzione di immondizie, la riutilizzazione di oggetti usati o il
risparmio in fonti energetiche, che pure suscitano altrettanto interesse teorico. La scelta cadde
inoltre sull’uso di un questionario postale per l’economicità, in termini di tempo e denaro, di
questo strumento.372 Il questionario si compone, oltre che della operazionalizzazione della
TOPB, di altri tre parti, corrispondenti a rispettivi approfondimenti di tre sottogruppi di ricerca:
il primo sugli aspetti economici (soglie di costo, produzione di beni pubblici, disponibilità ad
ulteriori contributi), il secondo su quelli sociologici (variabili sociodemografiche, valori, stili di
vita), il terzo, infine, sugli aspetti psicologici (attribuzioni di controllo, ansie, disposizioni non
specifiche, sentimenti di preoccupazione) dell’azione di separazione dei rifiuti. Le domande
370 L’evoluzione demografica della città di Lipsia, come di tutte le regioni già facenti parte della Repubblica
democratica tedesca, rappresenta in modo egregio questa assimilazione. Cfr. S. Mau, 1994, B. Nauck, 1995, B. Störtzbach, 1993 e H. Wendt, 1991.
371 L’Autore della presente tesi ha frequentato il terzo anno del corso di Sociologia presso l’Università di Lipsia in qualità di studente Erasmus nell’anno accademico 1996-97.
68
sono in totale 66, stampate su 18 pagine in formato A5, per un tempo di risposta non inferiore
ai 30 minuti. Il questionario è stato sottoposto a pretest (60 intervistati, campione per quote)
prima di essere spedito ad un campione casuale dei cittadini iscritti all’anagrafe comunale373
con età maggiore di 16 anni, unitamente ad una lettera di presentazione.
Il metodo di ricerca di riferimento per LAS è stato il Total Design Method (TDM) elaborato
da Don Dillman.374 Esso, oltre ad una serie di consigli sulla impaginazione del questionario, la
formulazione dei quesiti e su molti altre aspetti, sino al tipo di carta da utilizzare per la
stampa, prevede l’invio di tre successivi, ben cadenzati solleciti: per ragioni economiche si è
proceduto alla spedizione di una sola lettera, di ringraziamento per chi aveva già risposto e di
esortazione, per coloro che non avevano ancora inviato il loro questionario. Su esplicita
richiesta degli interessati sono stati inviati successivamente 13 questionari in sostituzione di
quelli smarriti o gettati. Da un campione di 2000 soggetti375 si sono ottenute 699 risposte, che
corrispondono ad una quota del 34,95%. L’invio ha avuto luogo nei giorni tra il primo ed il
sette marzo 1997. Le ultime risposte si ebbero agli inizi di giugno. I dati, inseriti
nell’elaboratore da tre soli componenti del gruppo di ricerca, furono ricontrollati singolarmente
dagli altri studenti sulla base delle risposte originali. Accertata la corrispondenza tra
questionari e matrice dei dati si procedette, in un secondo momento, alla ripulitura della stessa
dai valori logicamente impossibili tramite analisi descrittiva.
L’indagine postale sulla separazione dei rifiuti domestici a Trento (da ora, in breve, RAT) è
stata progettata e condotta dall’Autore della presente tesi, in tutte le sue fasi. Sulla base dei
risultati della LAS, come della discussione con il già dirigente del servizio nettezza urbana del
comune di Trento ing. Realis Luc, alcune domande vennero riformulate ed altre eliminate. Si
ritiene infatti che una delle cause dell’alta quota di non risposte nell’indagine postale effettuata
nella città di Lipsia sia stata l’eccessiva lunghezza del questionario. Non potendo disporre dei
dati anagrafici ci si è dovuti rivolgere, per l’estrazione del campione casuale, all’elenco
telefonico. In esso sono inclusi soggetti che non appartengono all’universo della nostra
indagine, cioè tutte le unità domestiche del comune di Trento, come imprese, associazioni,
liberi professionisti, (overcoverage) ed al contempo esclusi altri che ne farebbero parte, come
coloro che non sono abbonati al telefono (undercoverage). Inoltre l’elenco telefonico fornisce
un campione di unità domestiche nel quale i maschi sono sovrarappresentati ed i giovani,
soprattutto in considerazione della lunga permanenza media nella famiglia di origine,
372 Per una valutazione degli effetti sulle modalità di rispondere dell’uso del questionario postale rispetto al telefono e all’intervista standardizzata cfr. K.H. Reuband e J. Blasius, 1996.
373 La disponibilità della amministrazione comunale di Lipsia ha reso possibile, a differenza di quella di Trento questo campionamento. La stessa ha cofinanziato, con un contributo di 2000 DM, l’indagine empirica.
374 D. Dillman, 1978 375 Tale campione avrebbe garantito risultati rappresentativi e abbastanza precisi. Per la stima della frequenza di
separazione dei rifiuti, ad esempio, comporterebbe un errore pari a 0,05.
69
sottorappresentati.376 Il questionario, e di conseguenze le domande, pur riguardando le
immondizie collettivamente prodotte, era indirizzato al singolo abbonato del telefono. Non
potendosi controllare chi avrebbe effettivamente risposto, e tantomeno selezionarlo in modo da
ottenere un campione rappresentativo della popolazione residente, ci si è limitati ad inserire
nelle istruzioni iniziali la raccomandazione che una sola persona compilasse il questionario,
rispondendo in base a ciò che pensava e faceva. Per potersi formarsi una vaga idea dei
rapporti interni all’unità domestica in considerazione alla separazione dei rifiuti vi è nel
questionario una domanda sull’eventuale esistenza di membri del nucleo incaricati od esperti in
queste questioni. Nei due terzi dei casi non vi era alcun specialista di rifiuti in casa; dove
questa figura era presente, nei due terzi dei casi era il rispondente stesso. La numerosità del
campione estratto, determinata in considerazione delle possibilità economiche dell’Autore della
presente tesi, è di 332 unità domestiche. L’invio è avvenuto il giorno 4 giugno 1998, a cui
seguirono altri tre avvisi, secondo il TDM. Le risposte, le ultime delle quali sono giunte nella
terza settimana di settembre, sono state complessivamente 192, che rappresentano il 61% del
campione netto,377 poco al di sotto del tasso medio esibito da Dillman per questionari di
lunghezza superiore alle 14 pagine rivolti ad un campione generico.378 Ulteriori informazioni
sulle fasi dell’indagine empirica sono riportati in Appendice 1
Il metodo di rilevazione scelto in entrambe le indagini (il questionario postale) presente
alcuni svantaggi dal punto di vista della rappresentatività del campione ottenuto. In primo
luogo non è possibile controllare il comportamento di risposta dell’intervistato: anche in LAS,
dove il campione iniziale era casuale, nulla ci garantisce che abbia veramente risposto il
prescelto, o solo lui. Nel caso di Trento, in aggiunta a ciò, già al momento dell’invio dei
questionari avevamo un campione distorto per l’insieme di scelta utilizzato, che non
corrisponde esattamente all’universo di riferimento. E’ inoltre doveroso ricordare che, anche lo
fossero, le due indagini sono rappresentative in modo diverso: la prima della popolazione
residente, la seconda delle unità domestiche. Pur essendo tecnicamente possibile trasformare
l’una nell’altra, tramite opportune ponderazioni, queste operazioni ex post non sanerebbero il
vizio iniziale nel procedimento di selezione. Ma tutto ciò perde valore in considerazione della
elevata percentuale di non risposte. E’ intervenuta nel campione un’autoselezione che annulla
la sua, già precaria, stocasticità.
Questo problema presenta invero due aspetti, che vanno considerati in modo distinto.
L’autoselezione intervenuta nel campione distorce con certezza le distribuzioni marginali delle
variabili: non è pertanto possibile utilizzare queste distribuzioni per inferire la ripartizione dei
rispettivi fenomeni nell’universo.
376 Delle due distorsioni solo la seconda preoccupa. I maschi sono un gruppo ad alto rischio di non risposta, che è quindi ragionevole sovrarappresentare nel campione.
377 Il calcolo del tasso di risposte è riportato in Appendice 1 378 Cfr. D. Dillman, 1978, p. 56.
70
Grazie alla disponibilità di alcuni criteri esterni sarebbe possibile ipotizzare almeno la loro
direzione, sulla cui base ponderare opportunamente i casi al fine di ottenere una descrizione di
alcune caratteristiche dell’universo almeno accettabile. Con queste operazioni, tuttavia, non
migliora in alcun modo la rappresentatività, come spiegano Rainer Schnell, Paul B. Hill ed Elke
Esser.379 Per quanto riguarda il secondo aspetto, cioè l’analisi delle dipendenze tra variabili, il
discorso è in parte diverso per due considerazioni. Come scrive Diekmann “per esperienza le
analisi di interdipendenze tra variabili sono più robuste di fronte a distorsioni nel campione
delle distribuzioni marginali.”380 In secondo luogo, al di là di queste impressioni fondate ma
soggettive, si deve considerare il fine proprio di LAS e RAT: spiegare un’azione pro ambientale.
In relazione ad un tale obiettivo, scrive Luedemann: “Siccome nel caso di teoria generali si
tratta di affermazione non limitate spazio - temporalmente, che pretendono di valere per tutte
le persone, in tutti i luoghi, per tutti i momenti, sono impossibili campioni casuali di tali
popolazioni aperte, e conseguenti inferenze statistiche.”381 Certamente non falsificare una
teoria con dati rappresentativi di una città è meglio che ottenere lo stesso risultato con dati
distorti. Tuttavia la distorsione riguarda più il valore della prova fornita che la teoria stessa.382
Essa è da accettare se, in base a dati che rappresentano bene383 i concetti che implica, spiega
le azioni che interessano al ricercatore. Più della rappresentatività del campione, è importante,
in questi casi, avere buoni dati con una certa variabilità negli ambiti teoricamente rilevanti. Un
esempio chiarirà ulteriormente questa considerazione: per la TOPB è in ultima analisi
indifferente se il valore delle disposizioni medio nel campione è più alto di quello effettivo di
tutti gli abitanti di Lipsia o del mondo intero; ammesso che rappresenti bene le disposizioni dei
699 rispondenti, l’unica cosa veramente essenziale è che questi soggetti non siano sotto
questo profilo tutti identici. In un caso del genere non si potrebbe verificare le ipotesi che la
teoria formula: se è vero per esempio che ad un basso livello di utilità soggettiva corrisponde
una bassa frequenza di intenzione di separare i rifiuti.
379 R. Schnell, P. B. Hill et E. Esser, 1995, pp. 286-288. Per le operazioni di ponderazione ibid., pp. 290-294. 380 A, Dieckmann e A. Franzen, 1995. 381 C. Luedemann, 1997, p. 62. Cfr. K. D. Opp e P. Schmidt, 1976. 382 Questa interpretazione descrittiva dei modelli causali è piuttosto infrequente, prevale invece l’interpretazione
inferenziale. Cfr. P. Corbetta, 1992 ed K. Backhaus et al, 1994. 383 Usiamo questa espressione sintetica, ben rappresentare, per i dati ottenuti da misurazioni affidabili e valide.
Non approfondiamo la questione su come si verifichino queste qualità. Cfr. R. Gubert, 1976.
71
2. La definizione operativa
Di seguito illustreremo le definizioni operative dei concetti implicati dalla TOPB, motivando
le scelte compiute a riguardo delle variabili più importanti: per le restanti si potranno
consultare i due questionari riportati in Appendice 1. Non ci soffermeremo in questa sede sulle
differenze tra i due strumenti di rilevazione né sulle particolarità della traduzione dal tedesco, a
cui accenneremo qualora fossero rilevanti nella spiegazione dei risultati ottenuti. Introduciamo
invece un breve excursus sulle diverse scale di risposta utilizzate. In LAS, per una scelta di
omogeneità, tutte si compongono di soli cinque valori, equidistanti, collegati da segmenti e
contrassegnati da valori numerici secondo le votazioni scolastiche in uso. Solo le categorie
estreme sono denominate, non essendo possibile esprimere a parole distanze uguali tra i valori
di risposta. Si assume, convenzionalmente, che una tale scala di risposta garantisca alle
variabili un livello di misurazione ad intervalli. Per migliorare la precisione dello strumento384
in RAT si è optato per due tipi diversi di scale di risposta: talvolta ad 11 valori, talvolta a 7,
comunque sempre ordinati in modo crescente. Nel caso della domanda 3, per necessità di
spazio, i valori estremi sono stati disegnati più vicini, violando la condizione di equidistanza.
L’unità di conto era stata chiaramente specificata nella domanda, ed espressa nei numeri
affiancati ai quadratini di risposta, ragioni per la quali non si considera tale vizio importante. In
entrambi i questionari si è fatto ampio uso di batterie di domande multiple, favorendo la
tendenza a risposte ripetitive, pur controllabile, però, solo ex post, grazie alla polarità invertita
di alcune di queste. In RAT è stato preferito in tre particolari batterie (n. 12, 15 e 18),
domandare la frequenza dei comportamenti che determinate opinioni implicano, piuttosto che
il grado di accordo con opinioni che implicano azioni, come accaduto nelle corrispondenti
domande (n. 9, 21, 23) in LAS. La prima soluzione fornisce risultati interpretabili
quantitativamente con maggior precisione. Questi ed altri accorgimenti, in considerazione
anche dell’assenza di controllo sulle risposte, hanno forse migliorato la qualità dei dati senza
però risolvere i problemi che le misurazioni con queste scale di risposta sollevano.
Le prime tre domande in LAS e le prime due in RAT servono ad introdurre il tema
dell’indagine. L’incipit385 di un questionario dovrebbero chiarire l’oggetto dell’indagine ed al
contempo invogliare alla partecipazione, sottolineando l’utilità della ricerca da una parte
(massimizzare gli utili soggettivi) riducendo lo sforzo richiesto al minimo dall’altra. Per questa
ragione le domande sono di carattere generale (importanza del miglioramento della tutela
ambientale e del sistema di raccolta dei rifiuti) e non implicano una grande riflessione da parte
dell’intervistato. Nel questionario della LAS vi è inoltre una batteria di quattro generiche
affermazioni sulla percezione del rischio ambientale, sull’attribuzione della responsabilità e del
controllo del problema ecologico, tratta dall’inchiesta svizzera di Dieckmann e Peter
384 Cfr. A. Marradi, 1991, p. 99. 385 D. Dillman, 1978 pp. 127-133.
72
Preisendörfer,386 che la ritengono un buon strumento per la misurazione della coscienza
ambientale.
Il secondo blocco di quattro domande riguarda la misurazione della variabile dipendente,
cioè il comportamento di separazione dei rifiuti. Una domanda riguarda la quantità fisica,
misurata in litri per settimana, di rifiuti prodotti: benché la misura statistica standard siano i
chili, non si è ritenuto che gli intervistati potessero esprimere una buona stima delle
immondizie prodotte in questi termini. Nel comune di Lipsia inoltre la tassa sui rifiuti solidi
urbani viene calcolata a litro. Una batteria di dieci domande riguarda la frequenza di
separazione di dieci diversi tipi di rifiuti. In RAT, con il fine di ottenere un livello di misurazione
metrico del comportamento, la scala è stata ampliata rispetto a LAS (da 5 ad 11 valori) e nella
domanda è stato fatto esplicito riferimento al numero di volte in cui si separa. In RAT è stata
misurata anche la frequenza di separazione del tetra pack, benché il comune di Trento non
preveda questa possibilità. Trattandosi di una batteria di 10 domande si voleva verificare
l’esistenza di un response set. Altre due domande concernono le modalità di azione generali tra
cui i soggetti scelgono. Per limitare gli effetti di desiderabilità sociale, che si ipotizza portino a
sopravvalutare la frequenza dell’azione considerata, la seconda domanda, sulla opzione per
non differenziare le immondizie, è lievemente suggestiva, nel senso che nelle istruzioni
introduttive si giustifica un’eventuale incoerenza nel comportamento di separazione.
La rilevazione dell’intenzione, come già precedentemente accennato, rappresenta un punto
critico della TOPB. In LAS essa è stata misurata come una opinione, in RAT come frequenza. In
tutti due i casi in riferimento ad entrambe le modalità di scelta. Abbiamo cioè rilevato nel
primo caso il grado con cui i soggetti concordano con l’affermazione separerò i miei rifiuti, nel
secondo la frequenza della volontà di separare i propri rifiuti, al momento in cui si compie
l’azione. Fondamentalmente questa differenza si spiega con la diversa prospettiva temporale
che la nostra interpretazione della TOPB implica. Volendo spiegare razionalmente azioni già
accadute non era possibile definire operativamente l’intenzione come valutazione probabilistica
soggettiva dell’azione, secondo il consiglio di Luedemann, oppure allo stesso modo del
questionario di Lipsia. Entrambe le definizioni implicano che l’azione specifica studiata deve
ancora succedere, pur ripetendo essa azioni più o meno frequentemente successe. In LAS, pur
adottando l’interpretazione predittiva della TOPB, non si è seguito il suggerimento di
Luedemann considerando la formulazione della domanda in termini di probabilità soggettiva
troppo difficile per gli intervistati. I risultati del pretest confermavano questa impressione,
come le risposte delle due indagini.387
La norma soggettiva, il controllo del comportamento e la disposizione specifica sono state
definite operativamente allo stesso modo dell’intenzione. Esse compaiono pertanto nella stessa
batteria di domande. In LAS, per rimarcare la precedenza temporale di questi costrutti rispetto
386 A. Diekmann e P. Preisendörfer, 1992 ed A. Diekmann, 1995. 387 Dall’analisi dei questionari di RAT l’Autore ha ricavato l’impressione che la differenza tra valore e probabilità, a proposito delle conseguenze dell’azione, non fosse da tutti percepita con chiarezza.
73
all’intenzione, si è usato il tempo presente, mentre in RAT ciò accade solo per la norma sociale,
espressa al passato. Per le altre variabili è stata mantenuta la contemporaneità di azione,
intenzione, controllo e disposizione. Quest’ultima corrisponde ad un giudizio positivo o negativo
sull’azione; la norma sociale alle espressioni di sostegno o indifferenza, da parte degli altri in
senso generale, al comportamento di separazione; il controllo alla percezione soggettiva della
differenziazione delle immondizie come atto facile o difficile.
Sia le conseguenze dell’azione che la norma sociale e le circostanze sono state definite
secondo lo stresso schema, derivato dalla versione Subjective Expected Utility (SEU) della
teoria della scelta razionale. Ad ogni conseguenza, fattore impedente e altro rilevante
corrispondono un giudizio sul valore ed una valutazione di probabilità soggettiva. Una
conseguenza può essere infatti importante ma improbabile. In LAS sono state elencate nove
conseguenze che, in base alla letteratura388 ed a valutazioni personali, coprivano in modo
sintetico lo spettro del possibile. Una di queste conseguenze, la ripulitura dei rifiuti, non
compare in RAT in quanto il servizio nettezza urbana non richiede ai cittadini quest’onere
aggiuntivo.389 Sono inoltre elencate sei circostanze in RAT e cinque in LAS, definite allo stesso
modo delle conseguenze. La norma sociale, misurata solo in LAS, è stata definita come il
prodotto del valore della aspettativa per quello della motivazione a soddisfarla di due persone
rilevanti per l’azione specifica, che le istruzioni invitavano a pensare ma non ad indicare
esplicitamente.
Una altra batteria di domande cerca di misurare, oltre ad altri aspetti particolari non
problematici, come la disponibilità ad un maggiore impegno pro ambientale, il grado di
routinizzazione dell’azione, concentrandosi sui caratteri di immediatezza e non riflessione per i
quali una azione abituale si distingue. La seconda componente dell’habitus, la ripetizione del
comportamento da lungo tempo, è stata definita in modo generale: gli intervistati dovevano
dichiarare da quanti anni separavano i propri rifiuti. Mancando in letteratura proposte
convalidate per la misurazione di questo costrutto è stato operato questo tentativo da
sottoporre a verifica empirica.
388 Per questo ed altri aspetti della operazionalizzazione dello schema SEU cfr. J. Friedrichs et al., 1993. C. Luedemann in particolare, nelle fase di elaborazione del questionario, ha raccolto con domande aperte rivolta ad un campione della popolazione di Brema, un elenco delle possibili conseguenze connesse all’azione. Delle dodici conseguenze ricavate, tre sono state eliminate perché troppo legate al contesto di ricerca di quest’indagine. Cfr. Luedemann, 1997, pp. 57-60. Sarebbe stato metodologicamente corretto ripetere la stessa operazione anche per le indagini di Lipsia e Trento, senza ipotizzare una costanza nella percezione delle conseguenze rilevanti dell’azione, che avrebbe potuto non esserci. Da colloqui personali con alcuni separatori è emerso, per esempio, un aspetto da noi trascurato, quello educativo. Si separano le immondizie per essere un esempio positivo per i propri figli piccoli. 389 Comunicazione personale dell’ing. C. Realis Luc.
74
3. La fisionomia dei campioni
Al fine di una caratterizzazione dei soggetti studiati, oltre che di controllo delle distorsione
intervenute nel campione,390 sono state rilevate in entrambe le indagini alcuni aspetti
strutturali, di seguito riportati. La distribuzione per genere sessuale degli intervistati mostra
che, in entrambi i campioni, i maschi sono sovrarappresentati. Nel caso di Lipsia, forse in
ragione della stocasticità di questo, in misura minore. In RAT il campione iniziale contiene una
percentuale ancora maggiore di maschi: ciò conferma la minore propensione alla risposta dei
soggetti di questo sesso, accentuata probabilmente dall’argomento della ricerca che potrebbe
avere indotto, in assenza di controllo sugli intervistati, alcuni capifamiglia a caricare sulla
moglie, o altro componente femminile dell’unità domestica, l’onere della risposta.
Tabella 3.1 Ripartizioni per genere sessuale (%)
LAS Universo LAS Campione RAT RAT Universo RAT Femminile 51,6 53,4 34,9 45,2 52,1 Maschile 48,4 46,6 65,1 54,8 47,9
N 694 393.790 330 192 103.668 Note: L’universo di LAS è la popolazione residente maggiorenne nel comune di Lipsia al
31.12. 1995, di RAT quella residente al 31.12.1997 nel comune di Trento. Il campione di RAT
(o campione teorico) è quello estratto tra gli abbonati al telefono del comune di Trento. Per
LAS manca questo dato. Sotto le sigle LAS e RAT si intendono i rispondenti alle rispettive
indagini empiriche, cioè il campione effettivo.
Tabella 3.2 Ripartizione per classi di età (%)
LAS Universo LAS RAT Universo RAT 18-29 anni 13,5 15,5 5,7 16,4 30-44 anni 25,7 23,1 23,1 24,1 45-59 anni 29,7 21,3 27,3 20,1
60 anni o più 31,1 21,8 43,9 22,4 Totale 100,0 81,7 100,0 83,0
N 688 393.790 187 85860 Età media 50 39 55 40
Note: In LAS è compreso un soggetto di 16 anni. Le classi d’età per l’universo di LAS sono
calcolate in base alla popolazione residente al 31.12.1995. Per l’universo di RAT sono stime in
base alla popolazione del comprensorio C5 al 31.12.1997. La media dell’universo di LAS è
stimata in base alle classi di età. Su sfondo grigio la ripartizione nei campioni effettivi.
75
La ripartizione in classi di età mostra altre distorsioni del campione: più aumenta l'età,
maggiore è la differenza tra campione ed universo. Questo fatto è da ricondurre alla maggiore
partecipazione all’indagine delle persone più vecchie, in particolar modo i pensionati,
probabilmente per il maggior tempo a disposizione.391 Nel caso di Trento la bassa percentuale
di intervistati nella prima classe di età è dovuta all’insieme di selezione utilizzato. I nostri due
campioni sono pertanto formati da soggetti di età media di più di 10 anni superiore a quella
dell’universo.
Per rappresentare la distribuzione dei campioni per titolo di studio dobbiamo ricorrere a
due differenti tabelle, data le diversità nel sistema scolastico:392 quello tedesco, tra l’altro,
prevede in modo più netto percorsi formativi differenziati, che si riconoscono nelle alte
percentuali di intervistati nelle classi “laureati”, “decima classe” e “scuola dell’obbligo”.
Tabella 3.3 Ripartizione per titolo di studio del campione (%)
LAS Nessuno 0,7 Scuola dell’obbligo (8-9 anni) 27,3 Diplomi professionali 1,3 Decima classe 35,1 Diploma tecnico 8,3 Maturità 9,5 Laurea 17,8 Totale 100,0 N 673
Tabella 3.4 Ripartizione per titolo di studio del campione (%)
RAT Elementari non terminate 2,1 Licenza elementare 15,0 Licenza media 23,5 Qualifica professionale 13,4 Diploma scuola media superiore 31,6 Specializzazione post diploma 3,7 Laurea 10,7 Totale 100,0 N 187
390 Per i dati dei rispettivi universi le fonti sono: Statistisches Jahrbuch der Stadt Leipzig, Amt fuer Statistik und Wahlen, 1997 e La popolazione trentina nell’anno 1997, PAT, Servizio Statistica.
391 I dati non consentono in realtà di fare una tale affermazione. Considerato tuttavia che nel caso di Lipsia si trattava di un campione numeroso è molto improbabile che un tale scarto sia dovuto all’errore campionario.
392 Per la ripartizione del campione di LAS secondo titoli di studio si sono dovuti incrociare i risultati delle domande 48 e 49, data la differenziazione esistente in Germania tra titolo scolastico e titolo professionale.
76
p p ( )
61.4 66.31.8 1.68.4 11.89.3 3.2
19.1 17.1100.0 100.0
678 187
ConiugatoSeparatoVedovoDivorziatoCelibe/NubileTotaleN
LAS RAT
Il livello di istruzione dei due campioni, in quello di Trento in misura maggiore, può essere
considerato superiore a quello del relativo universo,393 soprattutto in considerazione dell’alta
percentuale di laureati. Anche il grado di istruzione, pur non potendolo affermare con certezza
in base ai dati a disposizione, potrebbe essere stato un fattore di autoselezione del campione
estratto.
Tabella 3.5 Ripartizione dei campioni secondo lo stato civile (%)
La maggioranza assoluta dei rispondenti è coniugata; nel campione di Trento, vi è inoltre
una percentuale rilevante di vedovi, comprensibile alla luce della elevata età media; in quello
di Lipsia, in perfetta corrispondenza con la situazione sociale delle regioni della Germania
orientale, quasi un decimo degli intervistati è divorziato.394 La percentuale di celibi e nubile è
nei due campioni abbastanza simile: in RAT tuttavia la metà dei celibi o nubili ha età superiore
ai 60 anni contro una percentuale del 6% del campione tedesco.
Più interessante rispetto al fine dell’indagine è il numero di componenti per unità
domestica. La presenza di bambini in casa, soprattutto se in età scolare, è di frequente posta
in relazione con la frequenza di comportamenti pro ambientali,395 come pro sociali in generale.
Le due distribuzioni non sono molto differenti, eccettuata la maggior quota di persone sole nel
campione di Trento,396 corrispondente in buona parte alla somma di vedovi e celibi o nubili
anziani. Più della metà dei componenti i due campioni vive in unità domestiche con al più la
393 A Trento (anno 1996, elaborazione dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne) la percentuale media dei laureati è del 7%; nel nord-est, (anno 1993, ISTAT, Indagine sui consumi della famiglia italiane) la percentuale di coloro che hanno solo licenza elementare o nessun titolo è del 37,1.
394 Il tasso complessivo di separazione nel 1994 è infatti di 19 divorzi ogni 100 matrimoni. Non è un dato, per come esso viene calcolato, perfettamente confrontabile con il nostro, ma fornisce una idea della tendenza in atto. Cfr. R. Geissler, 1996 e R. Hettlage, 1990.
395 Cfr. ad esempio I. Balderjahn, 1986. In questa ottica si capiscono le molteplici attività educative (alimentazione corretta, fumo, ambiente) rivolte ai bambini nella speranza di influenzare anche il comportamento dei genitori.
396 La distribuzione per numerosità dell’unità domestica è stata ottenuta in RAT incrociando tre variabili (età, stato civile, numero figli, domanda 9) in modo approssimato. Cfr. Appendice 3
77
( )
14,8 22,543,8 34,221,8 20,912,9 17,13,4 5,3
100,0 100,0675 185
12345 o piùTotaleN
LAS RAT
compagnia di un’altra persona, percentuali residuali in famiglie numerose, circa un terzo con
uno o due figli. In entrambi i campioni non vi è relazione tra numero di componenti e
frequenza di separazione dei rifiuti.
Tabella 3.6 Ripartizione dei campioni per numerosità dell’unità domestica (%)
Un’altra variabile di carattere strutturale che si ipotizza possa avere un qualche effetto sul
comportamento di separazione dei rifiuti è la numerosità delle abitazioni nell’edificio in cui si
risiede. La ripartizione in classi di questa variabile presenta delle difficoltà dovute alla
circostanza che è difficile stabilire oggettivamente, e senza ulteriori informazioni, quale
numerosità di abitazioni discrimina tra situazioni sociali differenti. Abbiamo scelto tre classi: la
prima è costituita da coloro che abitano da soli: costoro infatti controllano pienamente la
produzione di immondizie dell’unità di calcolo delle imposte. Le altre due classi, del tutto
arbitrarie, sono state formate ritenendo che oltre un numero di 8 abitazioni questo tipo di
sorveglianza reciproca diventi più problematica e dispendiosa, soprattutto in termini di tempo.
La porzione di piccoli edifici nel campione di Trento è maggiore rispetto a quello di Lipsia di più
di dieci punti percentuali; lo stesso rapporto si ripete a parti invertite per la terza classe. Le
ipotesi da verificare in relazione a questa ripartizione sono quindi due: se, in presenza di molti
condòmini, diminuisce il controllo sociale sulla produzione individuale di rifiuti, particolarmente
motivato nel caso di una tassa commisurata alla quantità di immondizie prodotte, e se, allo
stesso modo, scende l’importanza del fattore finanziario nella decisione di separazione dei
rifiuti.
Tabella 3.7 Ripartizione dei campioni per numerosità di abitazioni nell’edificio
di residenza (%)
8,2 6,239,0 50,652,8 43,2
100,0 100,0669 162
12 - 89 o piùTotaleCasi validi
LAS RAT
78
48,3 44,511,6 2,16,8 ,52,2 9,5
31,1 43,4100,0 100,0
690 189
OccupatoDisoccupatoIn formazioneCasalingaPensionatoTotaleN
LAS RAT
In presenza di 40 abitazioni nel medesimo edificio la stessa decisione estrema,
corrispondente al caso limite, cioè quella di cessare di produrre rifiuti, comporta per l’attore un
guadagno non eccezionale e persino minimo, una volta diviso tra tutti i condòmini. Questa
ipotesi viene confermata dai dati di entrambe le ricerche: il valore delle conseguenze
dell’azione è molto maggiore (a Lipsia il doppio, a Trento poco meno) tra coloro che abitano in
una abitazione unifamiliare e chi risiede in edifici più grandi (In LAS non vi è differenza tra le
ultime due classi, al contrario di RAT). Lo stesso invece non accade per gli indicatori di norma
sociale, piuttosto costanti in tutte e tre le classi. Essendo, come vedremo, l’effetto delle valore
delle conseguenze sull’azione modesto, queste differenze di valutazione non si riscontrano nel
comportamento effettivo, che non varia significativamente a seconda della dimensione
dell’edificio di residenza. Analogo tentativo, compiuto da Balderjahn ed Ursula Altenburg,397 di
spiegare, in base alle differenze sociostrutturali, (reddito, età, istruzione, oltre che appunto
grandezza degli edifici e numerosità dell’unità domestica) esistenti tra tre diversi quartieri di
Lipsia e di Hannover, il comportamento di separazione dei rifiuti hanno fornito risultati
ugualmente negativi.
Ulteriore caratteristica strutturale di rilevo per la descrizione dei campioni è la condizione
professionale.398 Come ci si poteva già immaginare sulla base dei dati precedentemente
presentati la percentuale di pensionati è alta, soprattutto nel campione di Trento.
Tabella 3.8 Ripartizione dei campioni per situazione occupazionale (%)
Le differenze nella percentuale di casalinghe e di disoccupati si riscontrano anche
nell’universo, pur se in diversa misura.399
397 U. Altenburg e I. Balderjahn, 1993. 398 In entrambi i questionari è stata inoltre rilevata la posizione professionale ed il tipo di lavoro svolto. In RAT ha avuto tuttavia un alta quota di non risposte. 399 Nel Comune di Trento (anno 1996, elaborazione dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne) la percentuale di casalinghe risultava essere del 17%. Probabilmente però nell’insieme di estrazione adottato erano molte di meno. La percentuale di ritirati è invece del 16%.
79
Concludiamo questa descrizione del campione con l’indicazione del luogo in cui gli
intervistati sono cresciuti.400 Ciò fornisce l’occasione di ricordare la diversità di grandezza delle
due città nelle quali si sono svolte le nostre indagini: Lipsia conta quasi mezzo milione di
abitanti contro i centomila di Trento: la prima città si colloca quindi nella prima categoria,
come lascia intuire l’alta percentuale di intervistati lipsiensi in essa compresa, la seconda a
cavallo delle due categorie successive. Degna di nota, inoltre, l’alta percentuale di intervistati
trentini cresciuti in un paese o piccola città che non hanno probabilmente esperito, nei primi
anni della loro vita, uno stile di vita urbano. La variabile in questione è tuttavia talmente
generica da non potersi ipotizzare che abbia un effetto sul comportamento preso in esame:
questa impressione è confermata dai dati.
Tabella 3.9 Ripartizione dei campioni per luogo dove sono cresciuti i
rispondenti (%)
400 Nel questionario in Appendice 1 sono indicati gli intervalli di popolazione in base ai quali sono state costruite le categorie.
62,8 6,74,5 17,87,7 36,1
12,5 10,512,5 28,9
100,0 100,0687 180
In una grande cittàIn una cittàIn una città di media grandezzaIn una piccola cittàIn un paese o case sparseTotaleN
LAS RAT
80
4. La variabile dipendente
Con questo lavoro si vuole spiegare è il comportamento di raccolta differenziata dei rifiuti.
Nella misurazione della frequenza di quest’azione si pongono due problemi, comuni a molte
altre situazioni: non è possibile constatare, se non su campioni molto ridotti, il comportamento
oggettivo401 degli intervistati, per cui ci si dovrà limitare alle loro dichiarazioni le quali,
tuttavia, e questo è il secondo problema, potrebbero essere distorte, oltre che da risposte
meccaniche, da effetti di desiderabilità sociale, specialmente in considerazione della
moralizzazione di cui è oggetto il discorso ambientale. Per questa ragione abbiamo adottato tre
diverse misure della variabile dipendente, precedentemente descritte.
Tabella 3.10 Frequenza di separazione specifica: statistiche descrittive
Analizziamone ora i risultati, ricordando che in RAT i valori possono essere interpretati,
moltiplicati per 10, come percentuali; in LAS invece, contenendo la domanda solo un
401 L. Bickman ha condotto un esperimento in cui effettivamente si osserva il comportamento di separazione dei rifiuti in seguito alla risposta ad un breve questionario. Cfr. L. Bickman, 1972.
9.4 1.7 6929.0 2.2 6898,3 2,8 1868,1 3,3 1868,1 3,3 1907.9 3.1 6497.9 3.1 6817.8 3.5 6377,7 3,8 1847.4 3.7 5587.3 3.7 6686,9 4,1 1736.9 3.8 5726.5 3.9 6676.5 4.0 4886,4 4,0 1814,4 4,2 1784,3 4,4 1633,8 4,3 167
3,0 3,9 156
Carta LASVetro LASCarta RATPile RATVetro RATVestiti LASPlastica LASTetra Pack LASMedicinali RATMedicinali LASScatolame LASVestiti RATPile LASOrganico LASAlluminio LASPlastica RATScatolame RATOrganico RATAlluminio RATTetra Pack RAT
MediaDeviazione
standard N
81
riferimento generico alla frequenza, ciò è possibile solo con un grado maggiore di
approssimazione. Nel campione di Lipsia le medie sono molto alte ed indicano che la
separazione dei rifiuti domestici è alquanto diffusa: solo la raccolta differenziata dell’alluminio
presenta, per una parte degli intervistati, notevoli difficoltà.402 Più di un centinaio tra essi non
ha risposto nemmeno alla domanda. Tra gli intervistati trentini la separazione dei rifiuti è meno
frequente, con le eccezioni delle batterie usate e dei medicinali, che vengono separati con
maggiore coerenza che nel campione di Lipsia. In questa città, infatti, le pile e le medicine si
raccolgono nelle farmacie, o in altri luoghi pubblici, rendendo perciò più costosa la loro
separazione. Il tetra pack, inserito nel questionario di RAT come variabile di controllo, non
avendo predisposto il servizio nettezza urbana di Trento la raccolta differenziata di questo
comune materiale, difficilmente riciclabile, viene “separato” con frequenza media pari a tre. Ciò
significa che alcuni intervistati hanno risposto in modo insensato, pur non potendo del tutto
escludere che essi effettivamente separino per ignoranza i cartoni del latte ed affini. Rispetto
alla domanda immediatamente precedente, che concerneva la separazione dei medicinali,
hanno risposto 28 persone in meno (che diventano 34 se si considera la domanda sul vetro,
quella che ha ottenuto più risposte nell’intera batteria); delle 156 rimanenti il 57% ha risposto
in modo corretto, segnando le caselle mai o non mi capita, il 30% invece con valori superiori al
5. Lo 11% degli intervistati ha tracciato in questa domanda lo stesso valore che alle due
precedenti, di cui 12 casi barrando il quadratino 10. Gli altri si distribuiscono quasi
uniformemente tra le possibilità di scelta. Si può quindi affermare che una porzione minoritaria
ma consistente del campione ha risposto, almeno in questo caso, in maniera automatica.
Escludendo coloro che hanno optato per valori che consideriamo insensati, i valori medi delle
altre variabili della batteria diminuiscono in diversa misura: di circa un punto quelli dei rifiuti
classificabili come normali, in misura maggiore, sino a sei punti, quelli speciali come i resti
organici, lo scatolame e l’alluminio. Anche in considerazione del numero di casi persi (un
centinaio) questa penalizzazione appare eccessiva. Ci limiteremo quindi ad escludere la
variabile dalla nostra analisi, che pure è servita nella identificazione e grossolana stima di una
probabile fonte di errore.
Le deviazioni standard variano seguendo una andamento quasi perfettamente inverso a
quelle delle medie: la relativa bassa frequenza di separazione di alcuni materiali è dovuta ad
una maggiore differenziazione nel comportamento del campione nei confronti di queste
tipologie di immondizie. Sarà pertanto possibile raggruppare gli intervistati in base alla
coerenza nella selezione di tutti i rifiuti.
Un tentativo di porre rimedio al problema, precedentemente citato, posto dalle risposte
secondo la desiderabilità sociale è stato quello di misurare globalmente la frequenza di
separazione, sia in positivo che in negativo (cioè la frequenza di non separazione). La somma
402 Probabilmente per la sua relativa novità o per l’incapacità di distinguerlo tra il resto dello scatolame: i dati raccolti non ci permettono comunque di approfondire la questione.
82
delle occasioni in cui si differenzia e di quelle in cui si sceglie il bidone unico dovrebbe risultare
pari all’unità di riferimento specificata, cioè dieci.
Tabella 3.11 Frequenza di separazione globale: statistiche descrittive
Come si può notare in tabella ciò accade in maniera imperfetta: mediamente si separa 7,3
volte su dieci, pur ammettendo di optare per il bidone unico 4,1 volte su dieci. Lo scarto tra
somma teorica ed empirica, sorprendentemente uguale in entrambi i campioni, non è tuttavia
troppo elevato (1,4), pur distinguendosi ancora una volta i lipsiensi (dati su sfondo grigio) per
medie rispettivamente più alte e più basse relative alla separazione ed al bidone unico. Solo la
seconda delle due domande ha raggiunto il risultato di medie di raccolta differenziata un poco
più basse di quelle ricavate dalla precedente batteria, ritenute eccessivamente alte nei
confronti di riscontri oggettivi. Per la città di Trento si stima infatti una quota di recupero
intorno al 10% contro un 25% nella città di Lipsia:403 pur potendosi ipotizzare che nei nostri
campioni siano sovrarappresentati i cittadini più ligi, lo scarto tra le misure oggettive e
soggettive è comunque molto elevato.
Per questa ragione ricorriamo alla terza misura della variabile dipendente di questo studio,
cioè alla quantità di litri di rifiuti prodotti per settimana dall’unità domestica. Si tratta di una
domanda difficile, perché richiede la stima di una grandezza che con buona probabilità non è
oggetto delle considerazioni quotidiane degli intervistati. Ad essi si richiede un calcolo apposito,
inusuale e non banale: per non complicare oltre al dovuto questa operazione si è preferita
come unità di misura il litro al chilo e come unità di tempo la settimana, presupponendo che in
questo intervallo avvenga almeno uno svuotamento del bidone delle immondizie, anche solo
per ragioni igieniche ed estetiche. Il 19% del campione di Lipsia e l’11% di quello di Trento
hanno risposto non so a questa domanda, percentuali minori l’hanno ignorata. Un 5% di
entrambe le inchieste ha dichiarato valori superiori ai 100 litri settimanali, sino a 400 litri, in un
403 I dati comprendono tuttavia anche le grandi utenze che, almeno a Trento, separano in misura minore dei singoli cittadini, facendo scendere, anche in considerazione della massa della loro produzione di rifiuti, le percentuali di recupero.
7.3 2.9 184
4,1 3,1 185
3,8 2,9 693
7.6 2.5 692
Coerenza nellaseparazione (RAT)Coerenza nella nonseparazione (RAT)Coerenza nella nonseparazione (LAS)Coerenza nellaseparazione (LAS)
MediaDeviazione
standard N
83
singolo caso estremo, entità notevole anche in considerazione della dimensione famigliare di
questo soggetto. La media della variabile, come riportato in tabella, non differisce di molto nei
due campioni, notevole è invece la deviazione standard. In un caso essa è pari, nell’altro
persino superiore alla media, segno di una variabilità molto elevata, determinata in parte dalla
differente capacità di stima degli intervistati, oltre che dal fenomeno osservato stesso.
Dividendo il dato, rilevato in riferimento all’unità domestica, per il numero dei suoi componenti
si ottiene la media, espressa in litri, della produzione pro capite di immondizia: nel campione di
Trento essa è di tre litri maggiore che in quello di Lipsia.
Tabella 3.12 Quantità di rifiuti prodotta: statistiche descrittive
Il servizio nettezza urbana della città tedesca e quello del capoluogo trentino stimano, con
curiosa corrispondenza, in circa 10 kg la produzione pro capite settimanale di rifiuti. La stima
della quantità di immondizie ottenuta non dovrebbe quindi essere molto lontana dal vero: essa
corrisponderebbe ad un peso specifico dei rifiuti tra 0,5 e 0, 6 chili/litro, che non appare
inverosimile come limite inferiore. La distorsione nel dato è in questo caso di uguale segno ma
di opposto significato rispetto alla precedente. Possiamo quindi affermare di aver ridotto con
questa misura lo scarto notevole esistente tra le dichiarazioni soggettive ed i dati oggettivi in
materia di separazione che, pur spiegabile con l’autoselezione intervenuta nel campione, per le
due precedenti misure basate sulla frequenza appariva eccessivo. La quantità di immondizie
prodotte non è tuttavia una variabile in relazione ai nostri fini esplicativi teoricamente
rilevante: essa concerne infatti i risultati dell’azione, che sono in buona misura indipendenti
dalla intenzioni del soggetto, e non la scelta di una delle sue modalità.
Nel caso di RAT disponiamo di un altro criterio oggettivo di controllo, cioè il numero di
famiglie che hanno un bidone per la produzione di compost nell’universo e nel campione. Sono
3000 (circa 10%) nel Comune di Trento e 41 (12% del campione iniziale, 21% dei rispondenti)
tra le unità domestiche che hanno risposto all’indagine. Come facilmente ci si poteva
immaginare, vi è stata probabilmente una autoselezione abbastanza consistente anche
secondo questo caratteristica delle unità d’indagine. Ponderando le nostre stime di separazione
secondo questa proporzione ci avvicineremo alle quote di recupero oggettivamente rilevate.
Questa operazione non riveste per noi tuttavia alcun interesse.
Abbiamo quindi a nostra disposizione 13 variabili che in modo specifico o globale,
misurano il comportamento di separazione dei rifiuti. Una di queste, quella appena analizzata,
deve essere esclusa in quanto riguarda i risultati dell’azione; in RAT viene estromessa, per
ragioni già illustrate, anche la variabile sulla frequenza di separazione del Tetra Pack. Si pone
37.0 37.0 15.5 14.7 54342,6 50,1 18,6 28,1 107
Litri alla settimana a LipsiaLitri alla settimana a Trento
MediaDeviazionestandard
Media procapite
Deviazionestandard N
84
quindi il problema della loro utilizzazione. La teoria dell’azione adottata consiglierebbe una
prima soluzione: spiegare solo azioni singole e specifiche, anche per tipo di materiale.
Luedemann, ad esempio, dedica la sua ricerca esclusivamente alla raccolta differenziata del
vetro. Oppure, disponendo di un indicatore complessivo della frequenza di separazione,
utilizzare solo questo, che tuttavia potrebbe risultare troppo generico. Una terza alternativa è
quella di “ritenere che si possa comprendere il fenomeno in esame, anche nei suoi rapporti con
altri fenomeni, in base ad un numero di variabili più parsimonioso di quello che a prima vista,
sembrerebbe necessario considerare,”404 Questa è l’idea fondamentale della analisi fattoriale.
Un’ultima alternativa, che si colloca ad un livello intermedio di generalità, è quella di formare
indici additivi secondo un mix di criteri: esterni ai dati, come ad esempio le condizioni di
azione, ed interni, come la struttura fattoriale emersa, con il fine di rappresentare in un’unica
misura il comportamento di separazione. Le prime due alternative devono essere scartate per
opposti motivi: pur disponendo di una variabile dipendente specifica per ogni materiale, gli altri
costrutti sono stati misurati genericamente rispetto al tipo di rifiuto. Le variabili di
comportamento globale comportano invece una perdita di informazioni eccessiva. Le due
alternative rimanenti verranno perseguite per diversi fini: la prima per formare una tipologia di
separatori, la seconda per fornire una misura sintetica del comportamento in esame.
Attraverso analisi fattoriale405 sono state individuate, in entrambi i campioni, due diverse
dimensioni del fenomeno: la prima, sulla quale saturano i rifiuti che possono essere detti
normali come le frequenze complessive di separazione, è denominata pertanto rifiuti normali;
la seconda, che comprende materiali atipici o di difficile smaltimento, è detta
conseguentemente rifiuti speciali.
Tabella 3.13 Analisi fattoriale: autovalori e varianza spiegata
In tabella 3.13 sono riportate le percentuali di varianza delle variabili
coinvolte spiegate dai due fattori, dalle quali si osserva l’importanza maggiore,
dovuta anche al metodo di rotazione scelto (quartimax) che la dimensione
“rifiuti normali” ha rispetto a quella “rifiuti speciali”, che si configura come un
404 R. Gubert, 1987, p.125 405 In Appendice 3.1 sono riportati maggiori particolari sull’analisi fattoriale condotta ed i suoi risultati.
4,595 38,293 38,293 4,565 41,497 41,4971,426 11,882 50,176 1,220 11,092 52,589
Fattore
12
Totale% di
varianza %
cumulata Totale% di
varianza %
cumulata
LAS RaT
Metodo di estrazione: componente principale.
85
.678 .462 .762 .582
.789 .623 .711 .308 .600
.827 .689 .425 .646 .598
.806 .663 .315 .813 .760
.465 .353 .341 .365 .740 .681
.259 .699 .556 .759 .576
.471 .154 .246 .195 .568 .361
.179 .579 .368 .519 .272
.131 .799 .656 .663 .153 .462
.649 .442 n.d. n.d. n.d.
.847 .718 .747 .235 .613
-.507 .258 -.526 .279
CartaVetroPlasticaScatolameAlluminioPileOrganicoVestitiMedicinaliTetra PackCoerenza nellaseparazioneCoerenza nella nonseparazione
F1(LAS)
F2(LAS) Comunalità
F1(RAT)
F2(RAT) Comunalità
fattore secondario. Il risultato dell’analisi è soddisfacente anche se non
eccezionale se si considera che poco meno di metà della varianza non viene
spiegata.406
Tabella 3.14 Analisi fattoriale: saturazioni e comunalità delle variabili
Note: Metodo di rotazione quartimax.
La struttura fattoriale è in LAS abbastanza riconoscibile: solo la variabile alluminio satura in
maniera non trascurabile in entrambe le componenti.
In RAT vi è invece maggiore confusione ad opera soprattutto di alluminio, plastica e
scatolame. Alcune variabili mostrano comunalità piuttosto basse, rivelando quindi di essere
poco rappresentate dai due fattori estratti: in entrambi i campioni è questo il caso delle
variabili “coerenza nella non separazione”, “vestiti” ed “organico”, ai quali si aggiunge in LAS la
variabile alluminio. La raccolta degli indumenti ha, quasi in modo esclusivo, carattere benefico:
per questa ragione non si differenzia dagli altri rifiuti. La separazione dei resti organici
comporta costi e opportunità straordinarie che aiutano a comprendere questa bassa
comunalità. Con eccezione di carta e vetro tutti gli altri rifiuti cambiano fattore di riferimento
nelle due indagini, in modo tuttavia abbastanza comprensibile. Come già notato, le modalità di
consegna delle pile e dei medicinali sono diverse a Lipsia da quelle degli altri materiali; a
Trento saturano sul secondo fattore materiali come la plastica, lo scatolame e l’alluminio che
solo recentemente il servizio nettezza urbana ha richiesto di separare. Essendo tuttavia le
modalità di consegna identiche a quelle del vetro e della carta, si comprendono anche le
406Per il significato sostanziale del metodo di estrazione e rotazione scelto cfr. R. Gubert, 1972, pp. 111-116.
86
saturazioni significative in entrambe le dimensioni. I resti organici a Trento possono essere
usati esclusivamente per la produzione di compost, a differenza di Lipsia dove già potevano
essere depositati in appositi bidoni, per cui si comprende la loro saturazione maggiore nel
secondo fattore. Le misure globali di comportamento si correlano in entrambi i campioni con il
primo fattore: ciò è comprensibile alla luce della considerazione che i materiali che più
frequentemente vengono separati saturano nella stessa dimensione: il fattore rifiuti speciali è
al contempo fattore rifiuti rari.
Raggruppando le unità in base a questi due fattori è possibile ottenere una tipologia degli
intervistati in relazione al loro comportamento di separazione. Attraverso una cluster
analysis407 abbiamo formato tre gruppi di intervistati, detti “separatori assidui”, “separatori
medi”, “bidone unico”.
Tabella 3.15 Ripartizione dei campioni per gruppi di separazione (%)
Le differenze nell’azione di raccolta differenziata, e nei suoi risultati, tra questi tre insiemi
sono riportate nelle due tabelle seguenti. I due gruppi di separatori si differenziano soprattutto
per la media del secondo fattore, come è ben spiegabile: tra coloro che hanno già raggiunto
elevate percentuali di separazione le distinzioni si basano solo sull’impegno profuso nella
raccolta differenziata di materiali, quali medicine, pile e vestiti, che comportano maggiori costi.
Tabella 3.16 Frequenza di separazione nei tre gruppi (LAS)
407 In Appendice 3.1 sono riportate le caratteristiche tecniche di questa analisi.
6,5 7,0 14,6336 336 2555,6 2,0 14,6266 266 2061,2 1,8 30,536 36 32
6,0 4,7 15,6638 638 493
MediaNMediaNMediaNMediaN
a
Separatoriassidui
Separatori medi
Bidone unico
Totale
F1 F2Litri/settimana
pro capite
Non sono riportate le medie dei fattori ma delle variabili che essi riassumono.a.
52,7 37,5
41,7 43,15,6 19,4
100,0 100,0638 144
Separatori assiduiSeparatori mediBidone unicoTotaleCasi validi
LAS RAT
87
La produzione pro capite di immondizie, come ben comprensibile, è uguale in questi due
gruppi: ciò che li distingue sono infatti i rifiuti speciali che come già affermato, oltre ad essere
poco voluminosi sono anche piuttosto rari. Il terzo insieme comprende una sparuta minoranza
di sostenitori del “bidone unico”. Costoro, pur non raccogliendo separatamente le immondizie
che in modo sporadico, hanno avuto il coraggio di rispondere al questionario. Essi producono
una quantità di immondizie più che doppia rispetto agli altri due gruppi e si distinguono
soprattutto per una bassissima frequenza nella differenziazione dei materiali comuni. Per tutto
il territorio tedesco e per la città di Lipsia in particolare disponiamo di dati abbastanza recenti e
confrontabili sulla ripartizione dei cittadini per intensità di separazione. L’istituto di demoscopia
di Allensbach,408 sulla base di 2147 interviste standardizzate condotte nell’estate del 1996,
stima che i separatori assidui siano il 22% della popolazione, il 51% quelli medi (differenziati
tra imprecisi e disorientati), il 10% i sostenitori senza timore del bidone unico e il 17% gli
indifferenti. La nostra tipologia, che non comprende indifferenti già per la modalità d’indagine
stesse, sovrastima in particolare la prima categoria e sottostima la terza, come prevedibile. Un
confronto più ravvicinato spazialmente e più lontano temporalmente lo offrono i risultati della
ricerca di Altenburg e Balderjahn409 sulla separazione dei rifiuti nelle città di Lipsia ed
Hannover, condotta nelle due città nell’autunno del 1991. Anche questi due Autori dividono i
337 intervistati in tre classi: 39% di separatori assidui, 25% medi e 36% di incerti. Pur
ammettendo che in sei anni vi sia stato un miglioramento della situazione, questi dati
testimoniano la distorsione intervenuta nel nostro campione.
La situazione a Trento, per quanto riguarda la ripartizione tra queste tre categorie, è un
poco più bilanciata: benché numericamente ridotta, la pattuglia dei sostenitori del “bidone
unico” è percentualmente meglio nutrita, forse per il minor grado di autoselezione del
campione iniziale. Per il resto, con l’unica eccezione dell’anomalia rappresentata dal gruppo dei
“separatori medi”410 che dividono con maggiore frequenza del gruppo dei “separatori assidui”
le immondizie comuni (F1), si ripete la stessa situazione vista nel campione di Lipsia. Vi sono
differenze rilevanti tra i primi due gruppi solo per quando riguarda il secondo fattore (rifiuti
speciali) mentre i sostenitori del “bidone unico” si distinguono in tutte e due le dimensioni dagli
altri due gruppi.
408 Institut für Demoskopie Allensbache, Umfrage 6032, 1996.
409 U. Altenburg e I. Balderjahn, 1993. 410 Ciò è dovuto alla tecnica statistica scelta, la cluster analysis, che crea gruppi internamente omogenei ma non necessariamente ordinabili coerentemente per tutte le variabili implicate. Si è preferito tuttavia interpretare questa partizione in senso ordinale, come ci interessava, accettando questo lieve errore piuttosto che suddividere i campioni in intervalli arbitrari, evitando questa anomalia.
88
Tabella 3.17 Frequenza di separazione nei tre gruppi (RAT)
Seguendo la quarta possibilità prospettata precedentemente, costruiamo un indice con
alcune variabili misuranti la frequenza di separazione, scelte in base ad un mix di criteri:
interni ed esterni. Tra quest’ultimi il più ragionevole potrebbe essere quello delle modalità di
separazione: a Lipsia le campane per la raccolta della carta, dei tre tipi di vetro, della plastica,
dello scatolame come del tetra pack sono dislocate nello stesso posto. Tutti questi rifiuti si
correlano prevalentemente con il primo fattore, garantendo così l’unidimensionalità del
costrutto. A Trento godono di uguali modalità di consegna carta, vetro, plastica, alluminio e
scatolame, che devono essere depositate in due soli bidoni, sempre affiancati. Da questi
eliminiamo lo scatolame che si correla maggiormente con il secondo fattore e in misura minore
con il primo, ed aggiungiamo la variabile pile. Questo materiale è interessante per il fatto che
viene raccolto da molto tempo e si correla molto con il primo fattore. Abbiamo quindi calcolato
un indice di frequenza di separazione facendo la media delle variabili relative a questi materiali
insieme alla variabile coerenza nella separazione per il loro significato complessivo. In
entrambi i campioni la coerenza interna di queste nuove variabili, (RATazione e LASazione)
misurata con l’alfa di Cronbach (α=.83), è da ritenersi abbastanza soddisfacente.
Sottoponendo ad analisi fattoriale gli items coinvolti non emergono seconde dimensioni
significative. Useremo questi indici411 nella verifica empirica della teoria dell’azione proposta,
di cui tratterà il prossimo paragrafo.
411 In Appendice 3 si riportano maggiori particolari sulla formazione di questi indici.
7,9 7,9 16,954 54 30
8,4 3,4 17,462 62 36
3,6 ,8 36,428 28 17
7,2 4,6 21,1144 144 83
MediaNMediaNMediaNMediaN
Separatoriassidui
Separatori medi
Bidone unico
Total
F1 F2Litri/settimana
pro capite
Non sono riportate le medie dei fattori ma delle variabili che essi riassumono.a.
89
5. Verifica empirica della teoria del comportamento pianificato
Costruita la variabile dipendente possiamo ora, attraverso semplici regressioni multiple,
sottoporre a prova alcune ipotesi derivate dalla teoria dell’azione precedentemente presentata.
Non sarà inutile ricordare brevemente i passaggi che collegano tra loro lo schema di
spiegazione razionale del primo capitolo, la nostra interpretazione della TOPB e le analisi
statistiche che seguiranno, al fine di chiarire qualche punto critico.
Il sillogismo iniziale si riferiva in primo luogo ad un solo soggetto ed in secondo luogo ad
un’unica scelta di comportamento. Per sottoporre a verifica lo schema di spiegazione razionale
si sarebbe dovuto quindi osservare nel tempo questa specifica azione di questo specifico
agente, insieme a quelle grandezze (preferenze ed aspettative) che sono considerati gli
esplicatori della sua decisione. Noi invece, non avendo le risorse per condurre ricerche
longitudinali, abbiamo supplito a questa mancanza intervistando nello stesso momento un
certo numero di soggetti nel tentativo di rappresentare le diverse modalità di azione possibili
del singolo agente. Ciò è accettabile nella misura in cui il nostro schema di spiegazione ha
valore intersoggettivo, come crediamo abbia, in virtù di una certa costanza nell’agire umano.
Comporta comunque una maggiore imprecisione nella spiegazione. Inoltre i prescelti sono stati
interrogati in modo longitudinale a proposito di molteplici azioni simili, poi aggregate in un
unico indice d’azione: è stata infatti chiesta loro una valutazione sulla frequenza media del loro
comportamento anziché l’esito di una singola decisione di azione. Questa operazione in
particolare non è scevra da errori, che si sommano alle imprecisioni precedentemente rilevate.
Il secondo passo è stato quello di riformulare gli esplicatori (i motivi) dell’azione razionale.
A questo fine ci siamo serviti della TOPB. La teoria di Ajzen, individuando tre determinanti
dell’intenzione ad agire, concettualizza questi motivi, traducendo il sillogismo in uno schema di
facile definizione operativa. Create queste variabili quantitative, esse sono state rilevate per
sottoporre lo schema di spiegazione a prova empirica indiretta. Si indagano infatti le
covariazioni tra queste variabili, che sono solo la precondizione della spiegazione delle scelte
dei soggetti intervistati. Sulla base di queste relazioni si stima poi un legame funzionale tra
explanans ed explanandum in un primo tempo di tipo lineare. Se essi variano in modo
indipendente, se quindi la retta di regressione avrà coefficienti vicini a zero o si adatterà male
ai dati, vorrà dire che anche a livello delle singole azioni, in un situazione determinata, non è
possibile comprendere le differenti scelte degli attori in base alle loro preferenze e aspettative,
né tantomeno quelle del singolo soggetto in diverse situazioni, come postula il sillogismo
iniziale. Nel caso contrario invece avremo fornito una prova che una tale spiegazione è
possibile. In questo senso sottoponiamo pertanto a verifica la teoria dell’azione proposta.
Siamo per altro consapevoli delle limitazioni che la modalità di indagine trasversale comporta
le quali si riflettono inevitabilmente sul valore della prova addotta.
90
Per le altre componenti della TOPB sono stati costruiti degli indici additivi molto semplici.
Le alternative di scelta nel caso preso in esame sono infatti solo due: separare o non separare
le proprie immondizie. Sommando algebricamente gli indicatori di intenzione, norma
soggettiva, controllo e disposizione, relative a queste due alternative, si sono ottenuti i
rispettivi indici, detti differenziali. Il vantaggio di questa procedura è quello di permettere la
spiegazione dell’azione con un unico modello al posto di due separati per ogni sua modalità.
Dal punto di vista della misurazione la corrispondenza tra variabile e concetto è tale che non ci
dilunghiamo in ulteriori considerazioni.
La teoria di Ajzen postula delle precise relazioni tra queste variabili, che possono essere
formulate nelle seguenti ipotesi:
H1: Differenziale d’azione (DA)= +β * Differenziale d’intenzione (DI)
H2: DI= +β * Differenziale di disposizione (DD) +β * Differenziale di norma soggettiva
(DNS)+β * Differenziale di controllo del comportamento (DCC)
H3: DD= +β * Utilità netta (UN)
H4: DNS= +β * Norma sociale (NORM)
H5: DCC= +β * Opportunità situazione (OS)
Controverso, come già discusso, è un possibile effetto diretto di DCC su DA che
corrisponderebbe all’ipotesi:
H6: DA= +β * DI+β * DCC
Altra possibile alternativa è quella che l’interazione tra DCC e DI abbia effetto significativo
su DA, come l’ipotesi 7 simbolizza.
H7: DA= +β * (DI*DCC)
I risultati di cinque separate analisi di regressione che sottopongono a test queste ipotesi
sono riportati nei due seguenti grafici. Risultati analoghi sono stati ottenuti anche stimando dei
modelli di equazioni strutturali, che, nel nostro caso, presentano l’unico vantaggio di unificare il
processo di calcolo dei coefficienti. Le condizioni per testare la significatività del modello, in
base alla discrepanza tra correlazioni osservate e implicate, non sono infatti garantite: viene
così a mancare una delle principali attrattive di questo metodo di analisi rispetto alla
regressione canonica. Né ci interessa, come già sottolineato, questa interpretazione
probabilistica della spiegazione razionale (o pseudocausale): se vi sono delle leggi generali
91
sostantive412 che governano le decisioni di azione umana esse si manifestano in qualunque
campione della popolazione che non sia uniforme nei caratteri teoricamente rilevanti.
Per ogni analisi di regressione413 sono state controllate, per completezza, eventuali
violazioni delle sue premesse, anche se esse riguardano appunto prevalentemente
l’interpretazione inferenziale d questa elaborazione statistica. In particolare la distribuzione dei
residui, correlazioni eccessive tra variabili indipendenti (multicollinaerità), correlazioni tra
residui (autocorrelazione) e tra questi e le variabili indipendenti (eteroschedasticità).
Figura 3.1 TOPB (LAS)
Legenda
DA Differenziale d’azione DCC Differenziale di controllo del comportamento DI Differenziale d’intenzione UN Utile netto DD Differenziale di disposizione NORM Norma sociale DNS Differenziale di norma soggettiva OS Opportunità della situazione
Non sono emersi da queste verifiche414 particolari problemi, ad eccezione della
correlazione rilevante esistente in LAS tra DD e DCC (circa .60) ed una distribuzione dei
residui non normale, che tuttavia non preoccupa non intendendo operare con i risultati
inferenze statistiche. I coefficienti di regressione indicati sono naturalmente standardizzati.
412 Siamo consci della provocazione che il termine sostanza, a cui si riferisce l’espressione teorie sostantive rappresenta per le scienze sociali. Non pare tuttavia ragionevole assumere che il mondo sia governato dal caso nelle situazioni in cui, con una certa evidenza, si può postulare una costanza nell’umano, che riduce drasticamente l’incertezza che la visione probabilistica implica. In questo senso i risultati della nostra indagine trasversale possono avere un qualche valore anche longitudinale. La stessa questione viene affrontata in maniera diversa ma non incompatibile da R. Collins, 1992, pp. 619-636 che contrappone conoscenza sociologica sostantiva (cioè strutturale e storica) a teoria del mondo basata sul caso. 413 Le analisi di regressione sono state condotte con Spss, metodo Enter. 414 La normalità dei residui è stata verificata graficamente e successivamente nei casi dubbi con il Test di Kolmogorov Smirnov. Per diagnosticare eventuale multicollinearità ci si è serviti degli indicatori forniti da Spss (tolerance, conditional index), per problemi di autocorrelazione si sono verificate su tabella apposita i valori dell’apposito Durbin-Watson Test. L’assenza di eteroschedasticità è stata verificata visualmente. Cfr. K. Backhaus et al., 1994, pp. 1-56.
DD (R2=.15)
DNS (R2=.19)
DCC (R2=.25)
DI (R2=.57) DA (R2=.46)
.426
.106
.350
.345
UN
NORM
OS
.384
.433
.499
.397
92
Tutte le prime sei ipotesi sono sostenute dai dati, pur con diversa forza. La settima ipotesi
deve essere invece respinta415. In particolare la percentuale di varianza spiegata, che indica il
grado di adattamento del nostro modello ai dati, è piuttosto bassa per le tre variabili
intermedie (DD, DNS, DCC) mentre è soddisfacente sia per l’intenzione che per l’azione
stessa. La norma soggettiva ha, tra i tre determinanti, il peso minore: il comportamento di
separazione è poco spiegato dalle raccomandazioni della maggioranza degli “altri significativi”.
Molto importante invece la disposizione, che però il calcolo dell’utile netto derivante dall’azione
condiziona poco. Tra i due determinanti dell’azione il controllo del comportamento ha il peso
maggiore. Ciò è dovuto, a nostro avviso, all’incongruenza temporale con la quale in LAS sono
stati misurati azione (al passato) e intenzione (al futuro), come già osservato. La relazione
teoricamente discussa tra DCC e DA non può quindi essere per ora respinta in base ai nostri
dati.
La stessa operazione statistica è stata compiuta sui dati del campione di Trento, con
risultati riportati nel grafico sottostante. Anche in RAT le variabili UN e OS, che includono il
calcolo delle conseguenza e circostanze favorevoli e sfavorevoli, hanno un peso minimo. Tra i
tre determinati dell’intenzione si ripete lo stesso ordine di gerarchia, pur essendo in questo
caso maggiore il contributo di DD e di DNS. L’intenzione riacquista il ruolo che Ajzen le affida;
cala parallelamente l’effetto del controllo del comportamento sull’azione, anche se rimane non
nullo.
Figura 3.2 TOPB (RAT)
Legenda
DA Differenziale d’azione DCC Differenziale di controllo del comportamento DI Differenziale d’intenzione UN Utile netto DD Differenziale di disposizione OS Opportunità della situazione DNS Differenziale di norma soggettiva
415 L’effetto di interazione delle due variabili DI e DCC su DA è in entrambi i campioni molto vicino a zero.
DD(R 2=.11)
DNS
DCC(R 2=.13)
DI(R 2=.48)
D A(R 2=.63)
.542
.145
219
.691
UN
O S
.344
.362
.187
93
Anche in questo caso tutte le ipotesi sono sostenute dai dati, eccettuata la settima, che
viene respinta. Ulteriori verifiche hanno portato a respingere, in entrambi i campioni, l’ipotesi
di un effetto diretto tra disposizione e comportamento, che nel capitolo precedente abbiamo
visto essere molto consueta. Allo stesso modo non è rilevante l’effetto della variabile norma
sociale soggettiva sull’azione di separazione.
Un’altra ipotesi che deve essere verificata riguarda l’effetto della routinizzazione dell’azione
sul comportamento. Nel capitolo precedente abbiamo introdotto il concetto di habitus che, in
assenza di definizioni operative convalidate, è stato misurato allo stesso modo delle altre
variabili, cioè come differenza tra il grado d’esecuzione consuetudinaria della separazione dei
rifiuti ed il grado d’esecuzione consuetudianria della non separazione. Disponiamo quindi di un
indice, detto differenziale di habitus (DH), che si ipotizza abbia un effetto diretto
sull’intenzione: lo avevamo infatti definito uno schema semplificato del calcolo mezzi – fini.
D’altra parte esso richiama a comportamenti non riflettuti, automatici in senso ampio, ragione
per la quale si potrebbe supporre che abbia un effetto diretto sulla frequenza di azione. Le due
ipotesi sono quindi:
H8: DI= +β * DD +β * DNS +β * DCC +β *DH
H9: DA=+β * DI +β * DH +β * DCC
Figura 3.3 I modello con habitus (LAS)
Legenda
DA Differenziale d’azione DCC Differenziale di controllo del comportamento DI Differenziale d’intenzione DH Differenziale di habitus DD Differenziale di disposizione DNS Differenziale di norma soggettiva
D H
D D
D S N
D C C
D I(R 2= 5 9 )
D A(R 2= 5 5 )
.2 8 5
.3 2 7
.0 5 9
.2 3 2 .1 9 8
.1 3 0
.4 8 9
94
I risultati della verifica di queste due ipotesi nei campioni di Trento e di Lipsia, ottenuti con
le stesse tecniche di analisi statistica, sono riportati di seguito. In LAS la spiegazione
dell’azione migliora con l’introduzione di DH e lo stesso accade, in lieve misura anche per
l’intenzione. Scendono gli effetti delle altre variabili sull’intenzione in quanto DH correla anche
con le altre variabili indipendenti in modo significativo. La multicollinearità non è comunque
preoccupante. In particolare il coefficiente di regressione di DNS su DI in LAS e DCC su DI in
RAT diventano insignificanti. Già prima della introduzione della variabile DH non erano del
resto granché forti. Entrambe le ipotesi si possono accettare, sia in RAT che LAS.
Figura 3.4 I modello con habitus (RAT)
Tuttavia i due modelli sopra rappresentati non soddisfano in quanto non mettono in
evidenza il ruolo che hanno gli habiti nel processo di decisione, così come lo avevamo
concepito con l’aiuto di Esser nel capitolo precedente. In quanto generato nella ripetizione
frequente di un comportamento, l’habitus si distingue poco dall’explanandum stesso,
apportando un contributo banale alla comprensione, esprimibile nella sentenza: “Quanto più in
passato è stato separato, tanto maggiormente lo si è fatto le ultime dieci volte”. La relazione
tra DH e DA non è quindi un grande contributo alla spiegazione dell’azione. Più interessante è
invece l’effetto sulla intenzione, per le considerazioni di Esser già presentate nel capitolo
precedente: la presenza di un habitus semplifica drasticamente il processo di scelta dell’azione.
Si sceglie di separare in modo quasi automatico, senza ulteriori riflessioni. Solo un mutamento
drastico di condizioni può indurre l’attore alla ricerca di nuove alternative di comportamento. Al
D H
D D
D S N
D C C
D I(R 2= .5 9 ) D A
(R 2= .5 9 )
.3 9 5
.4 3 7
.1 1 5
n .s . .1 0 9
.4 9 3
.3 4 9
95
1,4 275 -3,5 571,1 269 -1,9 541,0 275 -2,3 572,5 273 -,8 571,8 273 -4,0 572,7 261 -5,1 561,3 260 -2,1 57
DCCDNSDDDIOSUNNORMA
d N d N
Campane Bidone unico
Habitus
fine di indagare queste ipotesi non è sufficiente tradurre funzionalmente il legame tra
intenzione e habitus, come fatto precedentemente. La presenza di una consuetudine modifica
l’intero processo di scelta che stiamo cercando di rappresentare, quindi tutte le relazioni tra le
variabili indipendenti e l’intenzione.
Abbiamo quindi formato due gruppi di intervistati: il primo composto da coloro che
separano in modo consuetudinario (“campana”), il secondo invece da chi per abitudine butta
tutto in un unico bidone (“bidone”). Un primo passo esplorativo è quello di osservare se vi sono
differenze teoricamente rilevanti tra questi due insiemi di intervistati.
Tabella 3.18 Gruppi estremi per grado di routine nei due campioni (%)
In tabella 3.19 e 3.20 sono riportate le differenze delle medie delle variabili considerate
dalla TOPB tra questi gruppi e l’intero campione. Non essendo le medie facilmente
interpretabili nei loro valori abbiamo preferito questo dato. I due gruppi si distinguono
maggiormente per la valutazione delle conseguenze dell’azione e delle opportunità della
situazione.
Tabella 3.19 Differenze nei valori medi delle variabili della TOPB in due
gruppi di intervistati (LAS)
Note: con “d” si indicano le differenze tra la media del gruppo e quella del campione.
41,2 17,78,6 21,5
100,0 100,0678 158,00
CampanaBidoneTotaleN
LAS RAT
96
1,3 26 -1,5 31,6 27 -1,2 31,5 27 -,9 30,6 25 -,6 30
3,8 17 -3,6 272,9 21 -2,4 33
DIDCCDDDNSUNOS
d N d N
Campane Bidone unico
Habitus
Tabella 3.20 Differenze nei valori medi delle variabili della TOPB in due
gruppi di intervistati (RAT)
Note: con “d” si indicano le differenze tra la media del gruppo e quella del campione.
Chi agisce abitualmente tende a percepire costi, opportunità e utili in modo estremo:
negativamente se abituato alla modalità di azione opposta, in senso positivo invece nel caso
contrario. Questa osservazione è confermata dai dati di Lipsia, dove per l’alto numero di coloro
che possono essere considerati separatori routinizzati le differenze maggiori rispetto al
campione si riscontrano nel secondo gruppo, nettamente minoritario. Interessante è pure lo
scarto di DCC: coloro che poco praticano la separazione dei rifiuti la percepiscono mediamente
come più difficile.
Anche la dubbia relazione tra questa variabile e l’azione potrebbe quindi essere mediata
dalla presenza di habiti. Anche nella disposizione sull’azione le differenze tra gruppi non sono
del tutto trascurabili, al contrario del caso di Trento. Abbiamo quindi calcolato, con i dati di
LAS, una regressione separata per i due gruppi di intervistati. Tra coloro che dichiarano una
forte abitudine nell’azione di separazione le tre variabili DD, DCC e DNS non spiegano che in
misura ridottissima l’intenzione (5%): in particolare il coefficiente di regressione maggiore,
quello di della disposizione sull’intenzione, si riduce ad un misero .172 Tra coloro che non
compiono abitualmente l’azione di raccolta differenziata dei rifiuti accade il contrario. Le tre
variabili indipendenti spiegano il 43% di DI, con contributo particolarmente significativo di DD
(β= .478) e di DCC (β=.339). La norma soggettiva non ha invece effetto significativo, come
comprensibile per chi probabilmente si trova in un contesto sociale indifferente alla questione
dei rifiuti. Oltre ad avere un effetto proprio il costrutto habitus ha dunque anche un più
interessante effetto di interazione con la variabile DD e DCC in particolare. Meno l’azione è
routinizzata più le variabili disposizione e controllo del comportamento sortiscono effetti. Ciò
corrisponde ad una delle ipotesi formulate dallo psicologo sociale Harry Triandis, che Richard
97
Bagozzi aveva già sottoposto a test empirico, nel tentativo di spiegare l’azione di donazione
volontaria del sangue.416
Questi risultati hanno condotto alla formulazione di un modello causale a variabili
osservate, che ora sinteticamente presentiamo, ricordando che l’autoselezione intervenuta nei
nostri dati ci impedisce di dare ad esso un qualsiasi significato inferenziale. Il modello ha quindi
carattere riassuntivo dei risultati già ottenuti e ottenibili attraverso separate analisi di
regressione. La percentuale di varianza spiegata è riportata nell’angolo in alto a destra delle
variabili endogene.
Figura 3.5 II modello con habitus (LAS)
Legenda
DA Differenziale d’azione DCC Differenziale di controllo del comportamento
DI Differenziale d’intenzione DH Differenziale di habitus
DD Differenziale di disposizione DNS Differenziale di norma soggettiva
416 H. Triandis, 1977, 1979. Citato in R. P. Bagozzi, 1981.
DA
,55
DNS
DCC
DD
DH
,67
DI
,79
,44
,47
,16
,82,74
e1 e2
e3
,61
,37
,45
98
Figura 3.6 II modello con habitus (RAT)
L’effetto di DD su DI e quindi su DA viene moderato, come le analisi precedenti avevano
già mostrato, dalla variabile DH; quest’ultima ha un forte effetto sull’intenzione che precede
l’azione. L’introduzione degli habiti rafforza il legame tra DI e DA, che si avvicina al controllo
volizionale completo che postulava Ajzen. Ciò è dovuto alla forte relazione diretta esistente tra
DH e DA, che però escludiamo in quanto la consideriamo non interessante, come già
argomentato. L’introduzione di DH ha anche reso meno significativa la relazione diretta, molto
discussa, tra DCC e DA: una azione di routine non ha bisogno di essere controllata da altro
che dalla volontà.
In entrambi i modelli contenenti la variabile habitus non viene rappresentata la
componente più propriamente utilitarista della spiegazione, misurata dalle variabili “utile
netto”, “opportunità della situazione” e “norma sociale”. Esse non aggiungono granché al
modello, come in figura 3.1 e 3.2 si può osservare. Il prossimo paragrafo è dedicato all’analisi
delle ragioni di questi scarsi effetti, oltre che alla descrizione dei risultati delle variabili
connesse alle conseguenze e alle restrizioni dell’azione, di per sé interessanti.
DD
DCC DI
,73
DA
,75
E4
E5
DH
,47
e2
DNS
,57
,23 ,80
,86
,15
,37
,41
,28
99
4,4 2,1 1632,8 1,3 6832,6 1,5 6843,4 2,4 1561,6 1,7 6741,4 1,4 6721,3 1,5 6811,9 2,1 1521,9 2,3 1601,6 2,1 1531,5 1,9 1541,0 1,2 679,9 1,2 676,8 ,9 668,6 1,1 670,9 1,6 158,5 1,3 153
Meno rifiuti in discaricaUn contributo alla tutela dell'ambiente
Avrò la coscienza a postoAvrò la coscienza a postoDiminuirà la tassa sui rifiutiSarò un esempio per altriIl deposito dei rifiuti occuperà spazioIl deposito dei rifiuti occuperà spazioDiminuirà la tassa sui rifiutiI bidoni sporcherannoDovrò trasportare le immondiziePerderò tempoDovrò trasportare con fatica le immondizieDovrò ripulire i rifiutiSarò lodato da altriPerderò tempoSarò lodato da altri
MediaDeviazione
standard N
6. Conseguenze dell’azione
Nelle analisi del precedente paragrafo le variabili UN ed OS, che rappresentano l’aspetto
utilitaristico della TOPB (Theory of Planned Behavior), non hanno dato gran prova di sé. Esse si
correlano positivamente rispettivamente con la disposizione specifica ed il controllo del
comportamento, come postula la teoria di Ajzen, tuttavia in modo debole. Non si può, in base
al legame funzionale accertato, affermare che la disposizione specifica si formi in base alla
valutazione delle conseguenze dell’azione, secondo lo schema SEU (Subjektive Expected
Utility), né che il controllo del comportamento faccia altrettanto in base alla percezione dei
fattori impedenti e facilitanti del contesto. Per spiegare questo relativo insuccesso prendiamo
in esame più da vicino le risposte degli intervistati. In tabella 3.21 sono riportate le medie del
valore delle conseguenze nei due campioni di Lipsia (sfondo grigio) e di Trento.
Tabella 3.21 Conseguenze dell’azione: statistiche descrittive
Esse sono disposte in ordine discendente, in modo da evidenziare la gerarchia di
importanza che gli intervistati con le loro risposte hanno costruito.417 Ricordiamo che in LAS il
massimo punteggio era 4, in RAT, a ragione della scala di risposta più lunga, 6. I primi 8 posti
100
della gerarchia sono occupati in maggioranza (ben 5) da conseguenze di LAS, segno che i
lipsiensi hanno conferito maggior valore alle conseguenze proposte. Tra esse la prima
conseguenza negativa si trova in settima posizione, la penultima positiva in sesta. Al primo
posto l’effetto più banale dell’azione, quello di diminuire i rifiuti, seguito dal corrispondente, ma
genericamente espresso, contributo alla tutela dell’ambiente. In entrambi i casi è interessante
notare che queste conseguenze si riferiscono a beni che non sono producibili singolarmente se
non in misura minima ed i cui vantaggi non sono direttamente esperibili dal soggetto, almeno
a breve termine.
Per ragioni teoriche si prevedeva quindi che queste conseguenze, benché importanti, per la
scarsa entità e probabilità degli effetti, avrebbero ricevuto poca considerazione da parte degli
attori razionali. Così invece non è successo. Questo fatto è tuttavia comprensibile in base ad
altri risultati dell’indagine. Il 76% degli intervistati di Trento ed il 42% del campione di Lipsia
non considera importante il comportamento altrui nella scelta della modalità di azione. Non si
attende in maggioranza ciò che fanno gli altri prima di agire. Il terzo e quarto posto sono
occupati, con punteggio medio oltre la metà del campo di variazione, dalla stessa
conseguenza, quella di avere la coscienza a posto, classificabile anch’essa tra quelle di
carattere intrinseco. Questo aspetto di motivazione interna del comportamento di separazione
dei rifiuti è stato studiato in particolare da Raymond De Young.418 Quest’Autore sostiene che i
motivi di tipo intrinseco producono risultati più stabili di quelli indotti con incentivi esterni:419
in prima analisi i nostri dati supportano la tesi di questo Autore.
A Lipsia è inoltre ben collocata la possibilità di risparmiare economicamente, come anche a
Trento, pur essendo questa molto limitatamente attuabile. (Solo la separazione dei rifiuti
organici dà diritto ad uno sconto della tassa del 30%). Allo stato attuale comunque, in parziale
contraddizione con l’importanza attribuita a questa conseguenza, il 74% degli intervistati
trentini dichiara di non essere interessata al risparmio della tassa sui rifiuti solidi urbani ed
effettivamente non tutti coloro che hanno diritto a questa riduzione ne fanno richiesta.
La prima conseguenza negativa in entrambi i campioni riguarda lo spazio occupato dal
deposito temporaneo dei rifiuti, aspetto abbastanza rilevante a Lipsia in considerazione del
numero maggiore di bidoni necessario (minimo 4) alla raccolta differenziata. Ultima
conseguenza positiva, come nel caso di RAT anche in assoluto, la lode di altri, un bene
immateriale in questo caso poco valutato.
Le deviazioni standard (s) generalmente elevate lasciano intuire che vi è una certa
variabilità nel giudizio che ora si cercherà di spiegare, controllando il valore delle conseguenze
per altre variabili.
417Le medie dividono il campo di variazione della scala di risposta in due parti. In base all’ampiezza standardizzata della parte superiore alla media è stato calcolato l’ordine gerarchico. 418 R. De Young, 1986a, 1986b. 419 Opposta opinione manifesta A. Diekmann e P. Preisendoerfer, 1991, 1992.
101
3,0 2,6 ,8 1,1327 328 328 3292,7 2,6 ,8 1,3263 262 259 2602,1 1,5 2,4 3,236 36 35 35
2,8 2,5 ,9 1,3626 626 622 624
mNmNmNmN
Separatoriassidui
Separatori medi
Bidone unico
Totale
Contributoalla tutela
dell'ambienteCoscienza
a postoTrasporto
faticosoPosto
in casa
4,5 ,751 48
4,7 ,957 59
3,4 1,926 24
4,4 1,0134 131
mNmNmNmN
Separatoriassidui
Separatori medi
Bidone unico
Totale
Ci sarannomeno rifiuti
Perderòtempo
Riprendendo in considerazione i tre gruppi di intervistati formati in base alla rispettiva
frequenza di separazione, si nota che tra essi vi sono differenze significative nella valutazione
delle conseguenze.
Tabella 3.22 Valore medio di due conseguenze per gruppi di separazione
(RAT)
In particolare il gruppo del “bidone unico” valuta meno positivamente le conseguenze
positive e più negativamente quelle negative. In RAT in soli due casi tuttavia le differenze
sarebbero statisticamente significative, nel caso disponessimo di un campione causale, come si
osserva in tabella 3.22. I sostenitori del bidone unico valutano meno la diminuzione dei rifiuti
in discarica per effetto delle loro azioni e considerano invece più prezioso il tempo perso in
queste attività. In LAS le differenze significative sono in maggior numero, di cui quattro sono
riportate in tabella 3.23.
Tabella 3.23 Valori medi di quattro conseguenze per gruppi di separazione
(LAS)
102
Interessante il fatto che chi separa poco valuti di meno le questioni di coscienza e di tutela
ambientale e di più costi, come quelli legati al trasporto ed al posto in casa. Quanto meno si
pratica la raccolta differenziata, tanto più i suoi costi crescono, anche per un semplice fatto
organizzativo.
In entrambe le indagini sono stati misurati altri costi nella forma di valori soglia, ossia,
seguendo l’ipotesi che nella valutazione dei costi, come pure degli utili, vi siano particolari
quantità massime al di là delle quali il costo viene valutato eccessivo o il guadagno troppo
ridotto per giustificare un eventuale impegno nell’azione. L’ipotesi corrisponde quindi
all’assunzione di non linearità nella relazione tra costi, opportunità ed intenzione, azione.
Percentuali superiori al 50% di entrambi i campioni hanno nei fatti respinto già nei suoi
presupposti generali questa congettura, dichiarando che la distanza fisica non ha importanza
per la decisione di separazione (56% in LAS, 51% in RAT) o, come già citato, di non essere
interessati al risparmio (74% in RAT) o di non sapere quanto sia possibile diminuire l’esborso
dovuto alla tassa sui rifiuti (71% in LAS). Tra i rimanenti, che hanno indicato una soglia di
costo o utile, non sono state individuate differenze teoricamente interessanti tra gli intervistati
che inducano ad affermare l’esistenza di relazioni non lineari con una certa stabilità.
Un’altra ipotesi che è stata sottoposta a verifica è quella che gli attori, nella loro decisione
d’azione, considerino la percentuale di persone che già svolgono le diverse modalità di
comportamento tra cui si trovano a scegliere. In base a queste porzioni valuteranno quindi
l’utilità soggettiva delle diverse alternative. I costi ed i guadagni di un’azione conformista
possono essere infatti molto diversi da quelli dello stesso comportamento in una situazione di
minoranza. Individualmente ogni attore potrà avere inoltre propri valori soglia: alcuni
ritengono razionale agire anche contro tutti, altri aspettano invece che la stragrande
maggioranza attui un comportamento per decidersi a compierlo in prima persona. Questa
ipotesi è stata originariamente formulata da Marc Granovetter420 ed applicata, con un certo
successo, nella spiegazione del comportamento collettivo.421 Nel nostro caso si teorizza che tra
i sostenitori del bidone unico ed i separatori assidui vi sia una differenza rilevante nell’entità
percentuale della soglia di attivazione. Una prima osservazione, che richiama dati già
presentati, è che alte percentuali di intervistati in entrambi i campioni si sono sottratti a questa
questione dichiarando di non essere interessati al comportamento altrui (76% RAT, 42% LAS)
o di non sapere cosa rispondere (19% LAS, 6,5% RAT). Tra costoro che di fatto indicano una
soglia pari a zero, i separatori assidui sono solo leggermente sovrarappresentati. I meno
disinteressati alle azioni altrui sono, nel campione di Lipsia, i sostenitori del bidone unico, che
richiedono mediamente la partecipazione di circa un terzo dei concittadini alla separazione dei
rifiuti come condizione del loro coinvolgimento, poco al di sopra della percentuale considerata
necessaria dagli altri due gruppi di intervistati.
420 M. Granovetter, 1978. Cit. in C. Luedemann, 1995. 421 Particolarmente interessante la spiegazione dei movimenti di protesta a Lipsia che, con il loro grande successo, contribuirono alla fine della Repubblica democratica tedesca. Cfr. B. Prosch e M. Abraham, 1991.
103
Tra coloro che considerano il comportamento altrui, questa percentuale si raddoppia in
tutti e tre gli insiemi di rispondenti (separatori assidui, medi e bidone unico) e si invertono, in
modo controintuitivo, i rapporti gerarchici: chi già separa esige soglie più alte per continuare a
farlo di chi lo fa punto. Sono tuttavia differenze molto lievi, per cui l’ipotesi di esistenza di
specifiche soglie per gruppi di separazione deve essere respinta.
105
7. Opportunità della situazione
Le opportunità della situazione, che nella teoria di Ajzen determinano la percezione di
controllo che il soggetto ha sul comportamento in questione, necessitano, al pari dell’utilità
netta, di una analisi descrittiva. Le medie delle circostanze facilitanti o impedenti prospettate
agli intervistati sono riportate in tabella 3.7.1, nella quale gli items di LAS sono evidenziati con
sfondo grigio.
Tabella 3.24 Opportunità della situazione: statistiche descrittive
A motivo della scala di risposta bipolare utilizzata in LAS (fattori facilitanti sul polo positivo,
fattori impedenti sul polo negativo), il punteggio massimo per ogni circostanza è di più o meno
due, contro quello di sei delle opportunità di RAT. In quest’ultima indagine, infatti, il segno
dell’effetto è stato stabilito a priori, senza dare possibilità all’intervistato di deciderlo.422 La
conoscenza dei luoghi di raccolta è in RAT, per citare un esempio, un fattore facilitante, senza
la possibilità che sia altrimenti, mentre potrebbe ricevere valore negativo in LAS. La bipolarità
della scala, tuttavia, richiede un numero doppio di valori di risposta per la stessa ampiezza: ciò
significa un maggiore dispendio di spazio e, con buona probabilità, costi soggettivi più elevati
per il rispondente.
Le opportunità sono ordinate in senso decrescente con lo stesso criterio usato
precedentemente per le conseguenze dell’azione. La conoscenza delle modalità e del luogo di
raccolta occupa il primo posto nella gerarchia, sia in LAS che RAT, mentre l’importanza del
1,4 ,8 6821,3 ,8 6843,6 2,2 1571,1 1,0 6813,3 2,1 155,9 1,0 682,7 ,9 681
2,0 2,0 1531,7 1,7 1541,7 2,0 1511,1 1,6 157
So dove sono i punti di raccoltaSo come si separaSo dove sono i punti di raccolta Il mio fisico mi permette di separareSo come si separaPosso trasportare i rifiutiHo tempo a disposizionePosso trasportare i rifiutiTrovo la campana pienaNon ho posto in casaNon ho tempo
MediaDeviazione
standard N
106
648 731 199 5000541 862 50 4000
531 894 448 8000
403 827 109 7000
317 558 166 4000190 282 530 4000
TessiliTessiliLuogo di consegnarifiuti pericolosiLuogo di consegnarifiuti pericolosiCarta e vetroCarta, vetro, plastica
MediaDeviazione
standard N Massimo
tempo è in entrambi campioni relativamente bassa. Il punteggio medio delle prime due
conseguenze è abbastanza elevato, molto vicino, ad esempio, a quello che ha ottenuto la
conseguenza “avere la coscienza a posto” in RAT. Informare in modo specifico ha quindi una
certa importanza. La possibilità di trasportare i propri rifiuti è in RAT al terzo posto con un
punteggio medio comunque basso. Anche per queste variabili la deviazione standard è elevata:
nel paragrafo precedente avevamo infatti già osservato la grossa differenza esistente tra
separatori e non separatori abituali per quanto riguarda la valutazione delle opportunità
dell’azione.
Le restrizioni poste all’azione sono state definite operativamente anche in modo alternativo
a quello proposto dallo schema SEU (probabilità per valore). Abbiamo infatti rilevato
direttamente la distanza in metri tra l’abitazione e il luogo di consegna dei rifiuti, il tempo
libero a disposizione, la conoscenza delle modalità di separazione come dei servizi predisposti
dagli uffici competenti (numeri telefonici, materiale informativo), il sistema di tassazione
utilizzato, la possibilità di trasportare in auto i propri rifiuti, la superficie del proprio
appartamento. Tutte queste variabili aiutano a descrivere la situazione in cui le scelte di azione
si compiono.
Per quanto riguarda le distanze si tratta naturalmente di stime soggettive, alle quali molti
(percentuali maggiori del 25%) si sono sottratti rispondendo non so. Particolarmente elevata la
quota di non risposte, in entrambi i campioni, per la distanza del luogo di consegna dei vestiti
usati, a conferma dell’atipicità e della rarità della separazione di questo materiale. Data la
difficoltà della domanda abbiamo ritenuto conveniente, anche per non irritare l’intervistato,
offrire questa facile possibilità di risposta. Come si legge in tabella 3.25, dove i dati di LAS
sono su sfondo grigio, a Lipsia i luoghi di consegna dei tessili e dei rifiuti pericolosi sono
considerati mediamente più lontani che a Trento, mentre l’inverso accade per le campane di
raccolta più comuni.
Tabella 3.25 Stime delle distanza: statistiche descrittive
422 Ciò può aver provocato disorientamento nei rispondenti in quanto le stesse caselle di risposta avevano una descrizione verbale opposta (facilitante/impedente). Non ci è possibile controllare questa fonte di possibile errore.
107
La deviazione standard è eccezionalmente alta, anche per effetto di valori estremi, nei
primi due casi (raccolta tessili e raccolta rifiuti pericolosi) notevolmente maggiori in LAS che in
RAT, di cui è difficilmente valutabile l’attendibilità o comunque la rilevanza, potendosi trattare
di cittadini che effettivamente abitano in zone isolate del territorio comunale. Queste stime non
correlano con la frequenza di separazione né con le misure specifiche di opportunità e
conseguenze riferite al trasporto, esclusivamente soggettive. Ciò non sorprende: le distanze in
metri sono fatti esterni che condizionano il comportamento solo nella misura in cui vengono
percepiti come rilevanti dall’attore. Nondimeno questo dato ci informa che, almeno per i rifiuti
comuni, i cittadini non ritengono mediamente che le campane di raccolta siano molto lontane.
Le grosse differenze in distanza, soprattutto a Lipsia, con gli altri due tipi di rifiuti, deve
pertanto far riflettere sulla opportunità di cambiare il sistema di raccolta attuale, che provoca
negli intervistati la sensazione di lontananza.
L’aspetto “tempo”, rilevato in modo abbastanza preciso in LAS, (minuti/settimana
impiegati nella separazione, minuti/settimana disponibili allo scopo, ore lavorate, tempo libero)
è stato quasi del tutto tralasciato in RAT in quanto non è generalmente annoverato tra le
restrizioni e le conseguenze più importanti nel contesto della separazione dei rifiuti, come si
può indurre dai risultati precedentemente presentati.
L’unica variabile rilevata in entrambe le indagini (la quantità di tempo libero) riveste un
certo interesse in quanto conferma le ragioni dello scarso effetto della restrizione tempo nel
nostro modello esplicativo. Vi è tra gli intervistati una certa variabilità rispetto a questa risorsa
(i sostenitori del bidone unico, in entrambi i campioni, ritengono di avere in media poco tempo
libero a disposizione, tra i separatori assidui e medi i pensionati, che hanno notevolmente più
tempo a disposizione, sono sovrarappresentati) che non si traduce tuttavia in effetto sul
comportamento in quanto l’azione studiata è ritenuta poco dispendiosa di tempo. La risorsa in
questione è importante, è distribuita in modo ineguale tra gli intervistati, ma non è che
marginalmente consumata dalla separazione dei rifiuti. Nel campione di Lipsia la differenza
media tra minuti che si è disponibili a dedicare alla raccolta differenziata e minuti che si
effettivamente si impiega è persino positiva (circa 10 minuti alla settimana), pur essendo la
quantità di tempo libero medio del campione meno che sufficiente.423
Il caso della risorsa tempo fornisce quindi alcune ragioni dello scarso peso che nel nostro
modello ha l’aspetto più propriamente utilitaristico (dato da UN ed OS): l’azione comporta
probabilmente costi troppo esigui perché convenga ridurli. Diekmann424 a questo proposito
distingue tra azioni pro ambientali low cost, per le quali gli aspetti economici hanno importanza
relativa, insieme ad aspetti più ideologici (disposizioni) e comportamenti high cost, dove non è
invece ragionevole pretendere che gli attori agiscano in base ad una ipotetica coscienza
ecologica, al di là dei loro interessi coinvolti in queste azioni. Questa ipotesi sembra migliore, in
423 La variabile tempo libero, misurata da 1 (tempo sufficiente) a 5 (tempo insufficiente), ha infatti media pari a 2,6. 424 A. Diekmann, 1994.
108
18,6 57,4
65,8 42,0
15,6 ,6
100,0 100,0698 162
SìNo, ma miinteressaNo e non miinteressaTotaleCasi validi
LAS RAT
quanto più differenziata, di quella, precedentemente citata, di De Young, sulla preminenza e
sulla maggiore efficacia delle motivazioni intrinseche nelle azioni proambientali.
Come abbiamo visto, tra le circostanze con maggior peso vi è la conoscenza del luogo e
delle modalità di consegna dei rifiuti. Allo scopo di misurare la conoscenza specifica degli attori
è stato ideato un breve test. Si richiedeva di classificare otto oggetti, che talvolta succede di
gettare nelle immondizie, nelle due categorie alternative raccolta differenziata e immondizie
comuni. La somma delle risposte esatte costituisce il nostro indice di conoscenza specifica. Le
medie nei due campioni sono abbastanza simili, pur con un lieve maggior successo nel test
degli intervistati di Trento, tra i quali tuttavia vi è maggiore variabilità nei risultati.
Tabella 3.26 Indice di conoscenza specifica: statistiche descrittive
Oltre la conoscenza delle modalità di separazione, un altro tipo di sapere rilevante nella
situazione in oggetto è l’informazione sui servizi messi a disposizione dei cittadini dalle
amministrazioni comunali (numero telefonico speciale, materiale informativo) e sulle particolari
condizioni di consegna di alcuni rifiuti (ingombranti, pericolosi). In questo caso si è scelto di
domandare direttamente agli intervistati se fossero a conoscenza di queste opportunità,
mitigando l’effetto di desiderabilità sociale con l’inserimento di una categoria intermedia (non
lo conosco, ma mi interessa).
Tabella 3.27 Conosce l’opuscolo sulla raccolta differenziata dei rifiuti? (%)
Benché (o forse proprio per questa ragione) il materiale informativo del comune di Lipsia
sia in circolazione già da tre anni, contro i sei mesi di quello di Trento, quest’ultimo è più
conosciuto, come si evince dalla tabella 3.27. In LAS vi è inoltre una percentuale notevole di
intervistati (ed essi non sono solo sostenitori del bidone unico), a cui l’opuscolo nemmeno
5,5 1,9 1694,9 1,2 649
Test RATTest LAS
MediaDeviazione
standard N
109
31,5 45,9
54,8 53,5
13,7 ,6
100,0 100,0686 157
SìNo, ma miinteressaNo e non miinteressaTotaleCasi validi
LAS RAT
79,3 52,1
18,3 47,3
2,4 ,6
100,0 100,0694 169
SìNo, ma miinteressaNo e non miinteressaTotaleCasi validi
LAS RAT
interessa, contro una percentuale praticamente nulla in RAT. Le stesse differenza si ripetono in
modo abbastanza uguale per la conoscenza del termine di consegna dei rifiuti pericolosi.
Tabella 3.28 Conosce il prossimo termine di consegna dei rifiuti pericolosi?
(%)
Interessante invece l’alta percentuale di persone in LAS che conoscono le modalità per
disfarsi di rifiuti ingombranti, che rappresentano il caso più evidente di deturpamento
ambientale ad opera dei rifiuti.
Tabella 3.29 Conosce le modalità di consegna dei rifiuti ingombranti? (%)
Questa alta percentuale è dovuta probabilmente al quasi generale rinnovamento abitativo
(ristrutturazioni, nuove costruzioni, nuovo arredamento) nella città di Lipsia, per cui a molti
sarà capitato di dover gettare via un qualche rifiuto di rilevanti dimensioni. Nel biennio 1994-
95 sono stati raccolti, per citare un esempio, circa 25.000 elettrodomestici usati. In
conseguenza a questo fenomeno anche il servizio nettezza urbana della città tedesca si è
particolarmente organizzato, prevedendo sia la dislocazione di numerosi contenitori (nel 1994
erano 324) che luoghi di raccolta appositi (30 nello stesso anno ad orario continuato). I
risultati di questo sforzo si notano anche dal fatto che la percentuale di coloro a cui non
interessa la questione scende notevolmente: anche i più restii in presenza di costi elevati,
110
,04 ,10 ,11634 632 636,25 ,24 ,33648 650 652,43 ,37 ,45673 673 674
rb
Nrb
Nrb
N
Conoscenzaspecifica
a
Conoscenzacondizione
Giudiziosoggettivo
DA DI DH
DA=Differenziale d'azione; DI=Differenziale d'intenzione; DH= Differenziale di habitus.a.
r è il coefficiente di correlazione lineare di Pearson.b.
mostrano un certo sapere ecologico. Nella costruzione dell’indice sintetico di questa
conoscenza delle condizioni, entrambe le risposte negative sono state valutate ugualmente pari
a zero in quanto il fatto di essere interessati non elimina l’assenza dell’informazione.
Tabella 3.30 Conoscenza condizioni: statistiche descrittive
La media del campione trentino si colloca esattamente a metà del campo di variazione
mentre in LAS essa è più bassa, come le frequenze di tre degli items che costituiscono l’indice
già lasciava supporre.
Tabella 3.31 Giudizio soggettivo d’informazione: statistiche descrittive
Un’ulteriore variabile misura la percezione soggettiva di informazione degli intervistati a
proposito dell’azione di raccolta differenziata dei rifiuti. L’indice varia da 10, che corrisponde ad
una conoscenza molto buona, a zero, cioè la situazione di ignoranza. In entrambi i campioni vi
è un grado più che sufficiente di informazione, comunque non eccezionale. Il giudizio
soggettivo porta a voti di circa mezzo punto più bassi del test predisposto sulla conoscenza
delle modalità di raccolta differenziata: questo è un indizio che la prova predisposta era
probabilmente troppo facile.
Se si osservano le correlazioni di questi tre indici con le tre variabili endogene dell’ultimo
modello causale, cioè azione, intenzione ed habitus, si osserva che, con un’unica eccezione, si
ripetono nei tre campioni gli stessi rapporti di gerarchia.
,50 ,32 127,38 ,21 665
RAT LAS
MediaDeviazione
standard N
111
,09 ,09613 619,28 ,16628 634,45 ,17650 656
rNrNrN
Conoscenzaspecifica
Conoscenzacondizione
Giudiziosoggettivo
Rifiuti normali Rifiuti speciali
Tabella 3.32 Correlazioni tra indici di conoscenza e variabili endogene
(LAS)
La conoscenza specifica si correla debolmente, di più la conoscenza delle condizioni ed al
massimo il giudizio soggettivo. Maggiore è la componente oggettiva dell’indice minore è la
correlazione. Questo fatto non è teoricamente senza conseguenze, se si assume di aver
misurato correttamente i concetti implicati.
Tabella 3.33 Correlazioni tra indici di conoscenza e variabili endogene
(RAT)
Significa infatti che al fine di favorire l’azione di separazione dei rifiuti è più importante il
sentimento di sentirsi informati che la conoscenza oggettiva delle modalità di raccolta
differenziata. La direzione dell’effetto del giudizio soggettivo potrebbe anche essere
interpretata inversamente: più si separa, più ci si sente informati. Se valesse questa ipotesi si
spiegherebbe anche il motivo di una tale differenza tra conoscenza soggettiva e oggettiva. La
seconda correla poco perché non può essere prodotta dalla frequente ripetersi dell’azione, ma
può al massimo favorirla. Si ha una parziale conferma di questa ipotesi osservando le
differenze per tipo di materiale nelle correlazioni di questi indici e l’azione.
6,5 2,8 1796,4 2,6 690
RATLAS
MediaDeviazione
standard N
112
,18 ,13 ,1666 68 63
,40 ,35 ,36114 117 116,41 ,39 ,35151 158 151
rb
Nrb
Nrb
N
Conoscenzaspecifica
a
Conoscenzacondizione
Giudiziosoggettivo
DA DI DH
DA=Differenziale d'azione; DI=Differenziale d'intenzione; DH= Differenziale di habitus.a.
r è il coefficiente di correlazione lineare di Pearson.b.
,21 ,2166 61
,41 ,41117 116,38 ,29155 148
rNrNrN
Conoscenzaspecifica
Conoscenzacondizione
Giudiziosoggettivo
Rifiuti normali Rifiuti speciali
Tabella 3.34 Correlazioni tra indici di conoscenza e fattori variabile
dipendente (LAS)
Tabella 3.35 Correlazioni tra indici di conoscenza e fattori variabile
dipendente (RAT)
Anche per i rifiuti speciali, per i quali il sapere dovrebbe essere più importante, si conferma
la scarsa relazione tra conoscenza specifica e comportamento. Anzi, essa è ovunque più debole
ed in modo particolare proprio nel caso del giudizio soggettivo di informazione. Questo dato è
più compatibile con la relazione inversa tra sapere e azione: più si raccolgono con maggiore
frequenza in modo differenziato più ci sente informati su quest’azione. In RAT la differenza è
più sfumata, ma comunque non trascurabile. Le altre due correlazioni sono perfettamente
uguali tra i due tipi di rifiuti, anche se nel caso della variabile conoscenza specifica l’alto
numero di item missing pregiudica ulteriormente qualsiasi affermazione. Un ruolo intermedio
assume il secondo indice di conoscenza, che più direttamente si riferisce alle condizioni
dell’azione, già incluse nel modello di spiegazione nel costrutto OS.
Ricordiamo inoltre che tra i fattori facilitanti ed impedenti della situazione la conoscenza
(del dove e del come separare) aveva una importanza preminente, che non si traduceva
tuttavia in un effetto particolarmente rilevante, per ragioni molto simili a quelle già illustrate a
proposito della risorsa tempo. Con questa discussione pensiamo di aver prodotto delle prove a
favore della tesi che la relazione tra sapere ecologico e comportamento non è così semplice e
113
univoca come le campagne di informazione ecologica solitamente suppongono. La riflessione
luhmanniana sulla necessità di una ecologia del non sapere riceve un qualche sostegno
empirico in quanto la conoscenza non ha quegli effetti sul comportamento che
illuministicamente si ritiene debba sortire.
L’analisi sugli effetti del sistema di tassazione riguarda quasi esclusivamente l’indagine
di Lipsia, dove vi è a questo proposito una certa varietà di soluzioni adottate. Si distinguono
precisamente quattro modalità: calcolo in base ai metri quadrati dell’abitazione, calcolo in base
al numero di persone per unità domestica, che abbiamo entrambi classificato tra i sistemi
iniqui, o calcolo individuale con prepagamento in forma di tessera a punti o a posteriori in base
al numero di bidoni svuotati al mese, che abbiamo classificato tra le imposte eque. L’ipotesi è
che tra coloro che godono di un sistema di tassazione commisurato alla produzione, l’incentivo
a diminuire la quantità di rifiuti residui sia maggiore. I rifiuti speciali, che oltre ad essere rari
sono anche di dimensioni ridotte, sono stati esclusi da questo calcolo: il vantaggio in termini di
imposte prodotto dalla raccolta differenziata di un medicinale o di una batteria scarica è molto
vicino a zero. Una percentuale ragguardevole di intervistati non sa a quale sistema di
tassazione è sottoposto: tra questi si ipotizza che non vi siano effetti significativi sulla
frequenza di separazione. Come mostra l’incrocio delle due variabili vi è una differenza
significativa, nella direzione ipotizzata, anche se non elevata, come l’indice di dipendenza
testimonia.425 Eliminando la terza categoria, coloro che non sanno, la relazione diventa un
poco più evidente (τc=0,1) pur rimanendo estremamente debole.
Tabella 3.36 Gruppi di separazione per sistema d’imposta (LAS) (%)
Rifiuti normali Imposta inique Imposta eque Non sanno TotaleUnico bidone 16,5 9,8 18,4 15,7Separatori medi 27,1 17,6 24,1 25,3Separatori assidui 56,4 72,5 57,5 59,1N (468) (102) (87) (657)Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Somer’s D=0,07
Se si considera una terza variabile, come per esempio il numero di abitazioni nell’edificio di
residenza, si scoprono altre differenze tra gli intervistati compatibili con la teoria (maggiore il
numero di abitazioni in un edificio, minore l’effetto di un sistema di imposte equo) ma molto
ridotte. Esse non sarebbero significative.
Una ulteriore variabile, presente in entrambe le inchieste, sul sistema di tassazione,
consiste in un giudizio soggettivo. E’ stato chiesto quanto ci si riteneva soddisfatti della attuale
organizzazione delle imposte.
425 Assumiamo che le tre categorie siano ordinabili nella loro forza motivante. La relazione è del resto comunque debole, quale sia l’indice di dipendenza usato.
114
Tabella 3.37 Giudizio sul sistema d’imposta: statistiche descrittive
La variabile varia da 10 (molto soddisfatto) a 0 (per niente soddisfatto): in entrambi i
campioni il grado di soddisfazione è insufficiente, pur essendo in RAT decisamente maggiore.
L’impressione che si ricava, anche riprendendo quanto già analizzato a proposito dell’entità
della tassa sui rifiuti e di eventuali soglie di risparmio, è da una lato di uno scarso interesse,
dato il livello ancora contenuto di costi, verso la riduzione delle imposte,426 dall’altro che i
rispettivi servizi di nettezza urbana perseguano questa via, che non è scevra da ambiguità, con
poca convinzione, meritando per questo bassi punteggi da parte dei loro utenti. Il giudizio sulla
soddisfazione è da ritenersi di carattere più teorico (valutazione del carattere iniquo del
sistema) che pratico. Non comporta nei fatti differenze di comportamento. Da parte della
società che cura la raccolta dei rifiuti questa prudenza nell’uso di incentivi monetari è più che
giustificata: l’esperienza dimostra infatti che un legame troppo stretto tra tasse ed immondizie
prodotte fa aumentare la quantità di rifiuti bruciata, interrata ed abbandonata, dati i bassi costi
di queste alternative. Né il controllo poliziesco è una contromisura proponibile.
Altri aspetti legati alle condizioni dell’azione, rilevati nelle due indagini, non verranno
analizzati in quanto poco interessanti. In Appendice 2 sono riportate, per le variabili escluse,
alcune statistiche descrittive.
426 E’ facile prevedere che la situazione cambierà presto: già da ora il comune di Trento ha annunciato rincari delle imposte nell’ordine del 10%.
1,6 2,8 5994,4 2,5 176
LASRAT
MediaDeviazione
standard N
115
8. Alcune variabili esterne alla teoria del comportamento pianificato
La Theory of Planned Behavior (TOPB) solleva la pretesa di essere una teoria di
spiegazione dell’azione completa. Pur avendo dato buona prova di sé nei tests empirici
effettuati, questa sua supposta caratteristica è stata messa in discussione dall’introduzione
della variabile habitus, che solleva dubbi su vari aspetti della teoria di Ajzen, come abbiamo
sporadicamente sottolineato. In particolare sono oggetto di controversia l’assunzione di
controllo volizionale completo, che l’habitus per le sue caratteristiche di quasi automatismo
mette in forse, e l’effetto delle variabili antecedenti l’intenzione. All’interno della nostra
interpretazione della teoria di Ajzen, del resto, questi problemi possono essere adeguatamente
trattati, come la spiegazione alla luce della teoria della scelta razionale degli habiti ha
mostrato. In questo paragrafo indagheremo l’effetto di alcune variabili esterne alla TOPB, a cui
tuttavia in letteratura si assegna una certa importanza esplicativa. Per brevità esse sono dette
“variabili altre”. Esse sono state rilevate in maggior numero nel questionario di Lipsia, al quale
si riferiranno quasi esclusivamente le analisi che seguiranno. In particolare si tratta della
coscienza ambientale generale, dell’attribuzione delle cause della questione ecologica e di
atteggiamenti e sentimenti associati al problema dei rifiuti. Trattandosi di ben 26 diverse
variabili si è proceduto a 4 separate analisi fattoriali, di qui riferiamo in Appendice 3, che
hanno portato all’individuazione di 8 diversi fattori,427 denominati in modo da riassumere le
variabili che su di essi saturavano in modo prevalente. Tutti i costrutti si caratterizzano per il
fatto di collocarsi ad un livello di generalità medio, in quanto si riferiscono allo specifico
problema dei rifiuti con l’unica eccezione di coscienza ecologica, molto generico.
L’attribuzione delle cause e della soluzione del problema dei rifiuti alla scienza, tecnica,
industria, politica e commercio non è in relazione con la frequenza di separazione, né con
l’intenzione o con l’habitus. Credere o meno che il progresso risolverà i nostri problemi non
comporta alcuna differenza significativa nelle variabili indagate.
427 Per brevità sono stati presi in considerazione i punteggi fattoriali dei fattori estratti. La procedura è piuttosto sbrigativa e generalmente non preferibile al calcolo di indici additivi. Nondimeno volendo solamente indagare la relazione tra queste variabili e l’intenzione e l’azione, l’imprecisione che essa provoca ci è parsa sopportabile.
116
,57,32,32,13
-,13-,10-,01,05,65,44,36,18
-,15-,22-,05-,03,74,42,42,20
-,11-,14-,05,01
Separare è un dovere personaleAttribuzione interna delle cause della crisi ambientaleEmozioni associate ai rifiutiCoscienza ecologicaScetticismo verso il discorso ecologicoRassegnazione al problema dei rifiutiAttribuzione alla politica e industriaAttribuzione alla tecnicaSeparare è un dovere personaleAttribuzione interna delle cause della crisi ambientaleEmozioni associate ai rifiutiCoscienza ecologicaScetticismo verso il discorso ecologicoRassegnazione al problema dei rifiutiAttribuzione alla politica e industriaAttribuzione alla tecnicaSeparare è un dovere personaleAttribuzione interna delle cause della crisi ambientaleEmozioni associate ai rifiutiCoscienza ecologicaScetticismo verso il discorso ecologicoRassegnazione al problema dei rifiutiAttribuzione alla politica e industriaAttribuzione alla tecnica
DA
DI
DH
Tabella 3.38 Correlazioni tra “ variabili altre ” e variabili endogene (LAS) r
Note: N=616; r è il coefficiente di correlazione lineare di Pearson
Ciò smentisce l’ipotesi di Grob,428 del quale abbiamo preso a prestito gli strumenti di
misurazione del costrutto “attribuzione del controllo dell’azione”. Lo stesso risultato si ottiene
in RAT, pur con una batteria di variabili ridotta, che non ha misurato bene i due costrutti.429 Il
secondo aspetto dell’ipotesi di Grob, che riguarda l’effetto dell’attribuzione interna sul
comportamento, è sostenuto dai dati con correlazioni rilevanti.
Abbastanza simile il fattore “separare è un dovere personale” che rappresenta le variabili
che esprimono approvazione incondizionata alla separazione dei rifiuti. Saturano su questa
dimensione affermazioni del tipo “sento la separazione dei rifiuti come un impegno personale”,
428 A. Grob, 1991, p. 58. Il riferimento è alla teoria dell’apprendimento di J. B. Rotter, 1954, 1966. Per il significato della variabile “locus of control” in questo settore di ricerca si rimanda a. I. Balderjahn, 1986, pp. 53-58. 429 In particolare esso non discrimina validamente i due costrutti “attribuzione interna”- “attribuzione esterna”.
117
o “non mi importa che cosa facciano gli altri, io separerò in ogni caso i miei rifiuti” o “ognuno
deve contribuire alla riduzione dei rifiuti”, che indicano appunto una modalità di azione ritenuta
di per se stessa meritevole di scelta, al di là di altre considerazioni di carattere sociale o
teleologico. Non stupisce quindi la forte correlazione di questo fattore con DH, DI e DA, in
ordine discendente di grandezza, che non è traducibile funzionalmente in modo univoco.
Terzo effetto per entità è quello del fattore “emozioni associate ai rifiuti”, che si riferisce
alla paura, alla vergogna e alla rabbia che il problema delle immondizie ed il comportamento
altrui suscitano. Nella definizione operativa è stato sottolineato l’aspetto emotivo con
l’intenzione di verificare l’ipotesi se questi sentimenti hanno effetto motivazionale (mobilitano
risorse interne) sul comportamento di raccolta differenziata.430 Essa può essere respinta,
nonostante le correlazioni tra questo fattore e DA, DI e DH, giacché le rispettive relazioni, una
volta controllate con terze variabili,431 si sono rivelate tutte molto deboli.
Il fattore “emozioni associate ai rifiuti” si configura, all’interno della TOPB, come una
determinate debole della disposizione generale sull’azione o, cambiando termine di
comparazione, come una misura specifica di coscienza ecologica: con essa si correla con
coefficiente pari a circa .50 e si associa nella stessa gerarchia di grandezza con le variabili della
teoria di Ajzen.
L’effetto della coscienza ecologica, misurata sinteticamente secondo i suggerimenti di
Diekman,432 è più ridotto come ci si poteva attendere visto il basso grado di specificazione del
costrutto. Esso rappresenta quattro items ambientalmente corretti: la convinzione che ci
stiamo avvicinando ad una catastrofe ecologica, l’attribuzione al sottosistema politico della
salvaguardia dell’ambiente, la richiesta di una nuova sobrietà nel modo di vita, il lamento per
la scarsa coscienza ecologica della massa. Considerando che buona parte degli investimenti
pubblici si concentra nella produzione di questa fantomatica consapevolezza ambientale, le
correlazioni trovate possono fare intravedere, anche se non dimostrare, la disastrosa scelta di
investimento compiuta. Ridurre il tempo richiesto dall’azione, pur essendo questa una delle
risorse meno consumate dalla separazione dei rifiuti, dovrebbe avere un effetto maggiore: la
correlazione lineare tra DA e la conseguenza dispendio di tempo è infatti -.34 nel campione di
Lipsia.
Gli altri due fattori, abbastanza simili in quanto rappresentano atteggiamenti di rifiuto
passivo (rassegnazione) ed attivo (scetticismo) del problema in questione, si correlano
negativamente in misura marginale. Non verranno quindi presi in considerazione:
430 In base a questa ipotesi J. Vining, 1992 studia il ruolo delle emozioni nei processi di decisione di tre gruppi differenti di attori. 431 Abbiamo controllato la relazione emozioni - azione per l’intenzione e la correlazione intenzione emozione con disposizione. In entrambi i casi il coefficiente è sceso notevolmente. Calcolando una analisi di varianza, prendendo come variabile dipendente DI dicotomizzata, il contributo di emozioni non è mai significativo, né lo è in interazione con altre covariate. 432 Diekman era a Lipsia per un seminario nei giorni della stesura definitiva del questionario. I suoi suggerimenti corrispondono del resto ad alcuni items della domanda F13 della Schweizer Umweltsurvey 1994. Cfr. A. Diekman e A. Franzen, 1995.
118
,61,44,39,27,58,38,44,44,53,35,37,29
Separare è un dovere personaleAttribuzione internaSeparare è un dovere personaleAttribuzione internaSeparare è un dovere personaleAttribuzione internaSeparare è un dovere personaleAttribuzione internaSeparare è un dovere personaleAttribuzione internaSeparare è un dovere personaleAttribuzione interna
DD
DNS
DCC
UN
OS
NORM
r
l’autoselezione intervenuta nel campione non permette di indagare adeguatamente le opinioni
di chi si dimostra scettico o rassegnato verso il problema ambientale.
Escludendo per varie ragioni gli ultimi sei fattori, ne rimangono due dei quali osserviamo le
correlazioni con le variabili esplicative del nostro modello, con lo scopo di provare ad
individuare il significato che esse hanno al suo interno. Le relazioni tra le variabili considerate
sono tutte di media entità e positive. Il fattore “separare è un impegno personale”, che si
correla in modo significativo con tutte le variabili della TOPB, non ha tuttavia grande forza
esplicativa: è una opinione sulla separazione dei rifiuti in questione che si associa in modo
particolare ad habitus, intenzione ed azione. Le correlazioni relativamente più basse si notano
con l’aspetto sociale (NORM e DNS) del modello: il fattore infatti esprime l’atteggiamento di
coloro che valutano molto positivamente l’azione che già compiono e non ritengono che essa
sia determinata da eventi esterni come la pressione sociale percepita. Controllando la relazione
tra DNS e IP (impegno personale) per DI la relazione scende notevolmente (sino a .18), in
misura maggiore di altre relazioni di IP con le altre variabili della TOPB.
Tabella 3.39 Correlazioni tra due “altre variabili” e variabili endogene (LAS)
Note: N=554; r è il coefficiente di correlazione lineare di Pearson.
Un modo simultaneo per controllare le numerose relazioni, dirette, indirette, spurie, che si
celano dietro queste correlazioni è quello di calcolare un modello causale non inferenziale.
Rispetto all’ultimo modello presentato sono state introdotte due modifiche che contribuiscono
ad una migliore spiegazione di DI mentre peggiora la percentuale di varianza spiegata di DA e
di DH, anche se non in modo eccessivo. In complessivo si tratta quindi di un modello meno
parsimonioso e solo lievemente più esplicativo. Il suo interesse risiede nel fatto che fornisce
una idea su dove si possano collocare due delle variabili esterne alla TOPB. Il fattore
119
DD
DCC
DNS
DI
,86
DA
,51
DH
,62
IP
,53
AI
,17
,71
,79
,41
e5
e1
e2
e3
e4,61
,31
,42
,73
,42
,47
,14
,19
attribuzione interna (AI) conformemente alle ipotesi, anche se in entità ridotta, interviene
nell’effetto della disposizione sull’intenzione. DD, a differenza della versione originale della
teoria di Ajzen, agisce quindi solo indirettamente ed in due modi su DI: attraverso il grado di
routinizzazione dell’azione ed attraverso quello di internalità dell’attribuzione. Inoltre AI non
ha un effetto diretto sul comportamento, come invece ipotizzava Grob. Il fattore IP viene
spiegato abbastanza bene da DI ma non apporta alcun contributo proprio alla comprensione.
Esso è semplicemente una opinione associata alla volontà di separare i propri rifiuti, senza
altro valore che quello di descrivere ciò che si pensa su quello che si sta facendo. La
componente di motivazione interiore era del resto già inclusa nel modello tra le conseguenze
dell’azione, in maniera molto più coerente.
Figura 3.7 Modello TOPB con due “altre variabili” (LAS)
Legenda
DA Differenziale d’azione DCC Differenziale di controllo del comportamento DI Differenziale d’intenzione DH Differenziale di habitus DNS Differenziale di norma soggettiva AI Attribuzione interna DD Differenziale di disposizione IP Impegno personale
Le modifiche che l’introduzione di queste variabili comportano non sono quindi tali da
stravolgere il significato teorico del modello di comprensione dell’azione utilizzato. A ciò si
120
aggiunge l’osservazione, tratta dallo stesso Ajzen,433 che il numero e l’effetto di queste
variabili moderanti non è né delimitabile né costante. Si potrebbero trovare, infatti, moltissime
caratteristiche personali di questo tipo che aiutano a chiarire i processi psicologici che
intercorrono tra disposizione ed azione. Nulla garantisce però che queste peculiarità degli
intervistati siano un numero finito, così che possano essere considerate in un quadro teorico
semplice ed unitario. Parimenti niente assicura che queste caratteristiche personali abbiano
effetti costanti e pertanto estendibili al di fuori del ristretto campione d’indagine. Non sembra
quindi conveniente scambiare la parsimonia della TOPB con tali modesti ed instabili guadagni
nelle comprensione del comportamento indagato.
Da un impegno nell’affinamento della definizione operativa di questo modello, in special
modo per quanto riguarda l’aspetto utilitaristico, ci si può aspettare maggiori successi che dalla
ricerca di altre più o meno esotiche variabili, che riferendosi a caratteristiche non universali dei
soggetti agenti, come lo stile attributivo, mettono in dubbio il carattere di teoria generale
dell’azione umana della TOPB.
433 Cfr. I. Ajzen, 1988, pp. 89-91.
121
9. Orientamenti valoriali a Lipsia ed a Trento
Concludiamo l’analisi dei dati con una descrizione del campione in termini di stili di vita, in
base a tre batterie di domande (valori, attività nel tempo libero, orientamenti di vita) rilevate
in modo completo in LAS e sol parzialmente in RAT. Questa definizione del costrutto stili di vita
corrisponde a quella tendenza alla soggettivizzazione delle strutture di distinzione sociale che
abbiamo brevemente criticato nel capitolo precedente. L’analisi ci permetterà inoltre di
formulare una critica metodologica nei confronti degli strumenti di misurazione utilizzati.
Consideriamo i valori, ed in misura minore, per la loro caratterizzazione meno
fondamentale, gli stili di vita, del tutto indipendenti dall’azione assai specifica oggetto di questa
ricerca. Ciò accade non tanto perché si intenda smentire uno delle poche caratteristiche
definitorie di questo costrutto abbastanza universalmente accettate434 (cioè la direzione
dell’azione umana), ma per impedire alla radice la perversa semplificazione moralistica del
discorso ambientale, più volte evidenziata. Costituendo secondo questo diffuso giudizio, in
analisi intermedia, gli atteggiamenti e gli stili di vita ed, in ultima analisi, i valori o le visioni
generali del mondo435 i criteri guida dell’azione umana, la via maestra nella risoluzione del
problema ambientale sarebbe quella di produrre nuovi valori e nuovi stili di vita, quasi che la
frequenza nella separazione dei rifiuti domestici, o nell’uso dei mezzi pubblici, o di qualunque
altro comportamento si consideri, fosse legittimata ad esprimere un giudizio esiziale sui valori
di una persona o, come di frequente accade, di un intero gruppo sociale.436 Affermare questa
indipendenza significa in primo luogo garantire agli orientamenti valoriali uno spazio
impregiudicato di esistenza ed al tempo stesso spostare l’attenzione sui determinanti meno
fondamentali dell’azione, come l’utilità e le opportunità, sui quali l’investimento sociale, ed in
particolar modo pubblico, non è altrettanto forte, pur potendosi aspettare in questa direzione
maggiori rese. Si comprende sotto questa luce il significato applicativo, oltre che metodologico,
della specificazione dei costrutti, secondo il principio di compatibilità di Ajzen, che è alla base
della buona prova della TOPB. Se rientra nell’interesse sociale che porzioni sempre maggiori di
cittadini scelgano una modalità di azione, per esempio separare le immondizie, e non invece
che la popolazione comunichi in modo moralizzato sul proprio ambiente, allora anche le misure
da adottarsi dovranno conformarsi a questo interesse. Ciò non accade quando, ad esempio, si
finanziano campagne di sensibilizzazione, rivolte generalmente agli strati psicologicamente più
indifesi della popolazione, allo scopo di mutare gli atteggiamenti, se non i valori, dei
destinatari, quasi fosse questo uno dei compiti propri dello Stato o degli enti pubblici
434 Cfr. e. g. I. Vaccarini, 1987 e L. Halman, 1995, pp. 64-66. 435Cfr. G. de Haan e U. Kuckartz, 1997, pp. 264-270. Questi Autori citano il lavoro di M. Thompson et al., 1990, che individuano quattro diverse visioni fondamentali della natura che fonderebbero lo stile di vita nei confronti dell’ambiente degli attori. 436Il dibattito sul rapporto tra cristianesimo e ambiente naturale è stato di sovente ridotto stoltamente ad un giudizio sui valori dei cristiani, genericamente osservati, e le condizioni ecologiche dei Paesi dove il cristianesimo è religione prevalente.
122
intermedi. Il successo della specificazione dello schema di comprensione dovrebbe quindi far
riflettere sulla necessità di compiere la stessa operazione anche per quanto concerne gli
interventi sociali e statali in particolare. In questo senso affermiamo l’indipendenza tra gli
orientamenti di valore e la raccolta differenziata dei rifiuti domestici.
9.1 Risultati della misurazione
Per la misurazione degli orientamenti di valore ci siamo avvalsi di uno strumento
sintetico multidimensionale, sviluppato inizialmente da Gisela Maag, nell’ambito di un progetto
di ricerca tedesco denominato A-7.437 Esso consiste in una batteria di 9 coppie di items riferite
ad altrettanti ambiti di discussione teorica sul mutamento dei valori: tra questi solo alcuni sono
nettamente contrapposti come materialismo (MAT) e postmaterialismo (POS), edonismo (HED)
e prestazione (LEI), realizzazione di sé (SEL) e sentimento del dovere (P-A), al contrario di
altri, come tolleranza (TOL), giustizia (GERL) ed uguaglianza (GLE), generalmente più
condivisi.
Tabella 3.40 MTOMM (RAT)
r Tol1 Tol2 Mat1 Mat2 Sel1 Sel2 Lei1 Lei2 P/A1 P/A2 Gle1 Gle2 Pos1 Pos2 Hed1 Hed2Tol2 ,34 1,00 Mat1 ,36 ,20 1,00 Mat2 ,21 ,04 ,38 1,00
Sel1 ,31 ,30 ,44 ,25 1,00
Sel2 ,08 ,22 ,25 ,39 ,29 1,00
Lei1 ,08 ,04 ,44 ,44 ,10 ,32 1,00
Lei2 ,33 ,24 ,28 ,12 ,14 ,22 ,12 1,00
P/A1 ,35 ,30 ,19 ,04 ,19 ,15 ,04 ,17 1,00 P/A2 ,29 ,51 ,22 ,07 ,32 ,20 ,06 ,25 ,47 1,00
Gle1 ,33 ,38 ,03 ,06 ,14 ,11 -,03 ,23 ,21 ,30 1,00 Gle2 ,17 ,35 -,03 ,00 ,14 ,13 ,01 ,11 ,24 ,29 ,50 1,00
Pos1 ,34 ,37 ,17 ,06 ,33 ,18 ,08 ,05 ,41 ,52 ,29 ,30 1,00
Pos2 ,21 ,06 ,13 ,05 ,27 ,09 -,05 ,07 ,05 ,16 ,04 ,10 ,20 1,00
Hed1 ,02 -,03 ,18 ,42 ,27 ,26 ,38 -,19 ,12 ,10 -,06 ,04 ,30 ,13 1,00
Hed2 ,00 -,03 ,18 ,23 ,02 ,34 ,41 ,06 ,02 ,12 ,05 ,01 ,08 ,08 ,30 1,00
HedL ,12 ,07 ,23 ,53 ,31 ,24 ,35 -,01 ,20 ,17 ,10 ,10 ,29 ,00 ,60 ,26
Legenda
TOL1 In caso di liti scendere a patti HEDL Quello che si è guadagnato goderselo MAT1 Preoccuparsi della propria posizione P-A2 Essere consci dei propri doveri SEL1 Realizzare se stessi nella vita GLE2 Eliminare le differenze sociali TOL1 Essere tollerante GLE 1 Trattare ognuno allo stesso modo MAT2 Al primo posto il proprio benessere P-A1 Essere puntuali SEL2 Essere indipendente dagli altri LEI2 Fare, lavorare, faticare LEI1 Affermarsi sugli altri HED2 Lasciar fare e fare quello che si vuole HED1 Godersi la vita GERL Per il bene di tutti rinunciare a qualcosa POS1 Ridare valore ai sentimenti POS2 Aumentare la partecipazione alle decisioni politiche
437 Indagine rappresentativa della popolazione votante della Germania federale, condotta tra il novembre 1995 ed il febbraio 1996.
123
Tabella 3.41 MTOMM (LAS)
r Tol1 Tol2 Mat1 Mat2 Sel1 Sel2 Lei1 Lei2 P/A1 P/A2 Gle1 Gle2 Pos1 Pos2 Hed2 Hed1Tol2 0,24 1
Mat1 0,3 0,1 1
Mat2 0,1 0,1 0,23 1 Sel1 0,2 0,2 0,2 0,2 1
Sel2 0,1 0,4 0,2 0,2 0,27 1
Lei1 0,2 0,2 0,3 0,3 0,5 0,2 1
Lei2 0,3 0,2 0,2 0,2 0,3 0,2 0,46 1 P/A1 0,2 0,1 0,4 0,3 0,1 0,2 0,3 0,4 1 P/A2 0,3 0,3 0,5 0,2 0,2 0,2 0,4 0,6 0,58 1
Gle1 0,2 0,4 0,2 0 0,1 0,2 0,2 0,2 0,3 0,3 1
Gle2 0,2 0,3 0,3 0 0,1 0,2 0,1 0,3 0,2 0,3 0,39 1
Pos1 0,2 0,4 0,2 0,1 0,3 0,2 0,2 0,3 0,1 0,2 0,2 0,2 1
Pos2 0,2 0,2 0,1 0,2 0,2 0,2 0,2 0,3 0,1 0,3 0,1 0,3 0,26 1
Hed2 0,1 0 0 -0,2 -0,1 -0,2 0 0 -0,1 0 0,1 0 -0,1 0 1
Hed1 0,1 0,2 0,1 0,4 0,3 0,3 0,2 0,1 0 0 0 0 0,3 0,2 -0,3 1
HedL 0,1 0,1 0,2 0,4 0,1 0,3 0,2 0,2 0,2 0,2 0,1 0,1 0,2 0,1 -0,2 0,41
Legenda: le due matrici contengono le correlazioni lineari (r di Pearson) tra le diverse
misurazioni (in realtà indicatori) degli otto tratti (valori) misurati. In grassetto sono riportate le
correlazioni tra le due misure dello stesso tratto (validità convergente), le correlazioni esterne
superiore a quelle interne sono bordate in blu, (validità discriminante lesa) nei lati (orizzontali
o verticali) che indicano le variabili colpevoli della lesione. I blocchi di caselle bordati di rosso,
secondo lo stesso criterio, ledono l’assunzione della intercambiabilità tra indicatori che è
assicurata dalla compresenza di validità discriminante e convergente. Cfr. R. Schnell et al.,
1995, pp. 147-152.
Utilizzando la matrice MTMM ideata da D. T. Campbell e D. W. Fiske abbiamo controllato la
validità di questa misurazione. Per maggiore precisione, tuttavia, le due matrici sono state
denominate MTOM (Multi Trait One Method) in quanto l’uso di indicatori multipli non è
propriamente assimilabile a quello di diversi metodi per rilevare lo stesso tratto. Le modalità di
verifica della validità (convergente e discriminante), sono tuttavia le stesse. E’ sufficiente un
primo colpo d’occhi per notare che la misurazione non può considerarsi valida: le correlazioni
tra indicatori non sono in nessun caso sufficientemente elevate e di conseguenza non mancano
relazioni più forti con indicatori esterni, anche con quelli che dovrebbero misurare valori
opposti.
La situazione per i dati di LAS è migliore di quella in RAT, senza però che si possa
affermare che la misurazione sia valida. Questo risultato negativo non è metodologicamente
inatteso, pur se non auspicato, in quanto è molto difficile misurare con esattezza in un’unica
batteria ben otto orientamenti valoriali diversi. Il metodo usato non è del resto dei più precisi:
invece di domandare, come spesso accade, l’opinione dell’intervistato rispetto a specifiche
azioni o questioni di pubblica rilevanza (aborto, droga, immigrazione, occupazione) e da queste
124
5,5 1,0 1675,5 ,9 1705,4 1,0 1625,2 1,1 1725,1 1,3 1645,1 1,5 1695,0 1,6 1684,8 1,5 1594,8 1,4 1644,7 1,6 1694,0 1,7 1643,9 1,6 1593,9 1,9 1573,8 1,7 1603,7 2,0 1593,1 1,8 1602,7 2,1 1612,1 1,8 157
P-A1P-A2POS1TOL2SEL1GLE1SEL2GLE2TOL1GERLHEDLLEI2HED1MAT1POS2MAT2HED2LEI1
MediaDeviazione
standard N5.4 1.0 6755.4 1.1 6815.4 1.0 6825.3 1.1 6815.2 1.2 6785.1 1.1 6755.1 1.2 6815.1 1.2 6795.0 1.3 6795.0 1.1 6755.0 1.2 6794.7 1.4 6744.7 1.3 6724.6 1.3 6734.3 1.4 6763.8 1.5 6723.6 1.5 6742.5 1.9 677
TOL2P-A1P-A2GLE1GLE2LEI2MAT1SEL2TOL1LEI1HEDLPOS2SEL1POS1HED1GERLMAT2HED2
MediaDeviazione
standard N
dedurre l’orientamento valoriale, gli autori dello strumento hanno ritenuto di aver individuato
degli items difficili438 con funzione caratteristica monotonamente crescente, capaci quindi di
misurare validamente il rispettivo costrutto latente. Riteniamo quindi che l’errore risieda non
nel metodo utilizzato, di per sé migliore di quello consueto (la mia posizione riguardo alla
illiceità dell’uso di droghe non è determinata unicamente dai miei valori) ma nell’assumere,
senza debite verifiche, certe proprietà della funzione caratteristica degli items. Non a caso la
traduzione in italiano ha ulteriormente peggiorato la qualità della misurazione. Dal punto di
vista sostanziale questo successo non pregiudica del tutto l’utilizzazione dello stesso strumento
per misurare i valori: è infatti ben comprensibile che alcuni orientamenti valoriali considerati
siano in forte relazione tra loro. Nell’analisi fattoriale di carattere esplorativo che seguirà
verificheremo quindi se sia possibile individuare un numero minore di dimensioni forti, che
raggruppino in modo tra loro coerente i diversi valori considerati.
Tabelle 3.42-43 Valori a Lipsia ed a Trento: statistiche descrittive
438 Per il concetto di difficoltà di un item cfr. R. Schnell et al., 1995, pp. 171-176.
125
La domanda che introduce l’intera batteria richiama la definizione classica di valore fornita
da Clyde Kluckhohn,439 quale concezioni del desiderabile. In tabella 3.42 e 3.43 sono riportate
le medie di risposta ai singoli items, denominati con una sigla sintetica, spiegata nella legenda
posta accanto; le variabili di LAS sono evidenziate dallo sfondo grigio. Il valore massimo di
risposta, corrispondente a molto desiderabile è di sei punti, quello minimo di zero (per nulla
desiderabile). Assumiamo un livello di misurazione ad intervalli, pur essendo il riferimento ad
una unità di misura costante puramente grafico. In ragione di ciò privilegeremo dove possibile,
un’interpretazione ordinale dei dati, anche là dove la statistica usata sarebbe appropriata per
dati metrici. Accanto alla tabella riportiamo l’espressione verbale italiana degli items,
traduzione non sempre fedele di quella tedesca, che comunque si potrà consultare nel
questionario in Appendice 1. Nel passaggio dalle due lingue si è cercato, oltre che espressioni
coincise, per esigenze di brevità, anche di aumentare la difficoltà di alcuni items, senza
tuttavia riuscire a migliorare la qualità della misurazione, anzi peggiorandola, come l’analisi
mostra.
Le medie sono generalmente alte: per più della metà degli items esse sono superiori ed
uguali a cinque, solo tre hanno ricevuto punteggi inferiori alla metà della scala di risposta. Il
punteggio medio della batteria di risposta in LAS è lievemente superiore a quello di RAT, che
tuttavia piazza ai primi tre posti tre delle sue variabili. La correlazione tra i ranghi di LAS e RAT
è di .57 (ρ di Spearman), segno di una non perfetta corrispondenza nella gerarchia dei valori
nei due campioni. La stessa statistica è di .91, a titolo di confronto, tra l’ordinamento degli
items in LAS ed in A-7, quindi tra la scala dei valori in un campione della Germania occidentale
e di quella orientale, ad un decennio dall’unificazione tedesca.440 Due soli items hanno, in
entrambi i campioni, lo stesso rango, cioè TOL1 e HEDL, mentre in tre casi le differenze sono
rilevanti: POS1 è in RAT undici gradini più avanti che il LAS come SEL1 ma in misura minore
(otto posti). La differenza, sempre di otto posizioni, tra LEI1 in LAS e RAT è invece dovuta alla
formulazione alquanto diversa dei due items: in LAS ci si riferisce neutralmente al valore di
fornire prestazioni, che nel contesto tedesco veniva associato facilmente all’immagine della
Leistungsgesellschaft (società delle prestazioni contrapposta alla società opulenta) al contrario
di RAT dove, mancando l’espressione corrispondente italiana di un chiaro significato, si è
escogitato di caricare l’items di una valenza negativa, (prestazione personale come
affermazione di sé sugli altri) che rappresenta però un altro aspetto del concetto
rappresentato. In LAS si collocano alcune posizioni più elevato nella gerarchia, gli items
emancipatori (GLE1, GLE2 ed POS2): quasi cinquanta anni di retorica comunista possono avere
una qualche responsabilità a proposito.441
439 C. Kluckhohn, 1951. 440 Cfr. l’analisi corposa di H. Meulemann, 1996, in particolare il capitolo quinto e sesto che trattano la differenza valoriale tra est ed ovest. 441 Cfr. H. Meulemann, 1996, pp. 187-89. L’uguaglianza era nella RDT il valore fondativo dello Stato comunista. Tanto doveva essere condiviso, tanto non poteva essere oggetto di discussione.
126
54,3 42,9 2,1 ,759,3 39,3 1,4 ,042,9 57,1 ,0 ,020,0 72,1 7,9 ,016,4 70,1 12,1 1,418,6 62,2 17,1 2,18,6 32,8 40,0 18,6
-- -- -- --
0 (per nulla desiderabile)123456 (molto desiderabile)(N=140)
mai 1 -5 6 - 10 11 - 18
Le medie evidenziano che nella risposta a queste domande ha prevalso una organizzazione
orizzontale dei valori su di una strettamente verticale, di per sé più interessante, soprattutto in
relazione ai risvolti pratici di queste scelte valoriali. Lo strumento di misurazione del resto
permetteva entrambe senza alcuna limitazione: chiedere agli intervistati di stabilire una
gerarchia o compiere una selezione è parsa, in una indagine postale, una soluzione
impraticabile.442 Proviamo ora ad indagare più da vicino, aggregando i dati in modo diverso,
questa diversità nell’ordinamento individuale dei valori.
9.2 Organizzazione individuale dei valori.
La distribuzione percentuale, aggregata in quattro classi, della frequenza con cui i 5 diversi
punteggi della scala di risposta in LAS ed i 7 di quella in RAT sono stati utilizzati, fornisce
un’idea del tipo di gerarchia che individualmente è stata stabilita fra gli items e di conseguenza
fra i valori proposti. In LAS almeno quattro quinti degli intervistati ha utilizzato una gerarchia a
soli quattro posti mentre in RAT la percentuale scende ad almeno il 54% circa.
Tabella 3.44 Distribuzione in classi di frequenza dei punteggi –LAS-(%)
442 In circa quaranta casi gli intervistati, rispondendo solo ad alcuni items, hanno forse compiuto una selezione di tal genere. Purtroppo non abbiamo elementi per interpretare in questo senso gli item missing. Forse inserire una modalità di risposta esterna alla scala (non lo so, non mi importa) avrebbe permesso di recuperare questi rispondenti selettivi.
127
,2 1,411,6 3,651,0 9,330,9 20,76,3 34,3
\ 25,7\ 5,0
100,0 100,0648 140
1234567TotaleN
LAS RAT
54,3 42,9 2,1 ,759,3 39,3 1,4 ,042,9 57,1 ,0 ,020,0 72,1 7,9 ,016,4 70,1 12,1 1,418,6 62,2 17,1 2,18,6 32,8 40,0 18,6
-- -- -- --
0 (per nulla desiderabile)123456 (molto desiderabile)(N=140)
mai 1 -5 6 - 10 11 - 18
Tabella 3.45 Distribuzione in classi di frequenza dei punteggi –RAT- (%)
Negli ultimi posti della scala dei valori si trovano al massimo 5 items per meno di un quinto
dei rispondenti di LAS contro il 43% in RAT. Nell’indagine di Lipsia più di un terzo degli
intervistati valuta la maggior parte degli items molto desiderabile, contro una percentuale di
quasi la metà in RAT. Porzioni abbastanza elevate (ma maggiori in RAT) utilizzano, in
entrambe le inchieste, il punteggio centrale ed i due adiacenti al massimo cinque volte.
Nonostante le medie alte si intravede pertanto una organizzazione individuale in senso
verticale dei valori, oltre che orizzontale, in misura maggiore in RAT che in LAS, anche a
ragione della scala di risposta più lunga, che appare anche per questa ragione preferibile.
La tabella 3.46 illustra l’ampiezza delle scale di valori degli intervistati: in entrambi i
campioni la gerarchizzazione massima e minima è un fatto di minoranza (o, per il secondo
caso, di response set) mentre le classifiche a 3 e 5 posti, rispettivamente il LAS e RAT, sono le
più frequenti.
Tabella 3.46 Distribuzione dell’ampiezza della gerarchia dei valori (%)
128
4,2 8,933,2 3,449,3 23,112,4 21,8
,9 25,9\ 15,0\ 2,0
100,0 100,0659 147
1234567TotaleN
LAS RAT
Ciò fornisce anche una prima idea sul numero di fattori significativi presenti. Si conferma,
dal punto di vista comparativo, la maggior lunghezza della struttura dei valori nel campione di
Trento. La presenza di 18 indicatori, riferiti a nove diversi costrutti, non permette
strutturalmente una gerarchia perfetta: per questa ragione lo stesso calcolo è stato rifatto
prendendo in considerazione solo l’indicatore considerato migliore per ogni ambito valoriale,443
in modo da avvicinarci alla situazione in cui è possibile un ordinamento completo. Il 2% dei
rispondenti trentini, ossia coloro che hanno utilizzato tutta la scala di variazione offerta,
rappresenta anche l’esigua porzione di intervistati che hanno percepito le differenze tra i valori
implicati dagli items e risposto di conseguenza. In LAS si conferma il dato già osservato: per
quasi metà degli intervistati vi è una gerarchia a soli tre posti tra gli ambiti valoriali
considerati, per un altro terzo invece sono state considerate solo due posizioni. In RAT la
situazione è meno omogenea: la scala più frequente ha cinque scalini, seguita da quella a tre e
quella a quattro con percentuali oscillanti tra un quarto ed un quinto degli intervistati.
Tabella 3.47 Distribuzione dell’ampiezza della gerarchia dei valori su nove
indicatori (%)
Nella tabelle 3.48 e 3.49 sono riportate le distribuzioni delle differenze di punteggio tra gli
indicatori dello stesso costrutto nei due campioni. Questa elaborazione serve a due scopi:
fornisce un’ulteriore verifica, conforme al livello ordinale di misurazione, che sicuramente i dati
possiedono, della qualità della rilevazione dei valori e dà un’idea su quali costrutti occupano le
posizioni della struttura gerarchica che con le precedenti analisi abbiamo dimostrato esservi
nelle risposte degli intervistati. Considerando che in LAS una differenza di due punti
corrisponde a metà dell’ampiezza della scala di risposta, si nota che solo per i costrutti
tolleranza, prestazione, dovere ed uguaglianza vi è una certa coerenza nelle risposte degli
443 Esattamente P-A1, MAT1, LEI2, TOL2, HED1, SEL2, GERL, POS1 e GLEI1.
129
47,9 27,6 21,4 3,128,3 28,9 32,7 10,152,5 23,5 16,6 7,416,1 25,2 36,8 21,967,9 21,2 10,3 ,661,0 19,5 15,1 4,423,9 22,6 34,2 19,340,1 29,9 25,5 4,5-----a ---- ---- ------
TolleranzaMaterialismoAuotrealizzazionePrestazioneDovereUguaglianzaPostmaterialismoEdonismo(N=155)
0 1 2 - 3 4 - 6
RAT
Per il costrutto "edonismo" si sono considerati solo gli indicatori HED1 e HEDL.a.
59,9 27,9 9,5 2,728,3 39,3 24,1 8,246,6 39,5 12,1 1,862,7 31,9 4,6 ,771,7 24,4 3,5 ,366,3 24,3 8,0 1,549,8 36,1 11,2 3,024,3 32,6 26,1 17,0----- ---- ---- ------
TolleranzaMaterialismoAuotrealizzazionePrestazioneDovereUguaglianzaPostmaterialismoEdonismo(N=659)
0 1 2 3 - 4
LAS
Per il costrutto "edonismo" si sono considerati solo gli indicatori HED2 ed HED2.a.
intervistati. I due costrutti materialismo ed edonismo sono quelli più eterogenei tra loro. In
RAT la situazione non è migliore: accettabile sono le differenze nel punteggio solo per il
costrutto dovere, tolleranza e autorealizzazione. Nella struttura gerarchica dei valori in
entrambi i campioni posizioni diverse sono pertanto non infrequentemente occupate da
indicatori dello stesso costrutto. Ciò si rifletterà anche nell’individuazione dei fattori, sui quali
satureranno probabilmente in modo diverso items che si riferiscono allo stesso orientamento
valoriale. Procediamo quindi ora in questo tipo di analisi con l’obiettivo di individuare alcune
dimensioni valoriali esplicative della presenza contemporanea di struttura verticale ed
orizzontale nei valori misurati.
Tabella 3.48 Distribuzione delle differenze nel punteggio degli indicatori
dello stesso costrutto (%)
Tabella 3.49 Distribuzione delle differenze nel punteggio degli indicatori
dello stesso costrutto (%)
130
3,0 16,8 16,82,5 14,0 30,82,4 13,4 44,2
Fattori valori
Valori tradizionaliValori moderniValori liberali
Autovalori% di
varianza %
cumulata
LAS
Metodo di estrazione: componenti principali.
9.3 La struttura degli orientamenti di valore
Attraverso analisi fattoriale esplorativa abbiamo cercato di individuare delle eventuali
dimensioni fattoriali sottostanti ai 18 items che compongono il nostro strumento di misurazione
dei valori. Mentre in LAS possono essere individuate tre fattori abbastanza distinti e soprattutto
molto simili a quelli che Maag calcola sui dati di A-7, in RAT la situazione è più confusa: le
dimensioni sono quattro, su una delle quali satura solo la variabile LEI2 che, per la sua forte
caratterizzazione (fare, lavorare, faticare), mal si combina con gli altri items. Dei rimanenti tre
fattori ve ne è uno che si correla sia con valori tradizionali che liberali, un secondo di valori
moderni molto simile a quello di LAS ed un terzo che può essere interpretato in senso
postmaterialista. I tre fattori individuati in LAS corrispondono a quelli che Maag denomina
valori liberali, valori moderni e valori tradizionali. I risultati dell’analisi fattoriale non sono
comunque particolarmente soddisfacenti.
Tabella 3.50 Analisi fattoriale: autovalori e varianza spiegata
Le comunalità delle variabili sono al pari piuttosto basse, come già dall’osservazione della
matrice di correlazione si poteva prevedere. I tre fattori estratti sono abbastanza facilmente
interpretabili. Il primo fattore, detto appunto valori tradizionali, si correla particolarmente con
le variabili dovere, prestazione, un indicatore di materialismo (riferito alla preoccupazione per
la propria posizione sociale) ed uno di tolleranza (intesa come disponibilità al compromesso). I
primi due ambiti valoriali fanno riferimento alle teorie del mutamento dei valori di Klages e
Noelle-Neumann all’interno dei quali rappresentavano i valori del passato: per questa ragione
Maag li qualifica come tradizionali. Sul secondo fattore, detto dei valori moderni, saturano tutti
e tre gli items edonisti, le due variabili che misurano l’autorealizzazione ed un indicatore di
materialismo, inteso come preoccupazione preminente per il proprio benessere. Questa
dimensione rappresenterebbe teoricamente il polo opposto della precedente, sia secondo la
teoria di Noelle-Neumann che secondo quella di Klages.
131
Tabella 3.51 Analisi fattoriale: saturazioni e comunalità (LAS)
Essa è tuttavia indipendente444 dal primo fattore, segnalando che i due orientamenti
valoriali non possono essere posti ai due estremi di un unico continuum. Il terzo fattore, detto
valori liberali, si correla con entrambi gli items postmaterialisti, come tutti e due quelli riferiti al
valore dell’uguaglianza. A ciò si aggiunge la variabile essere tolleranti, tra gli items più facili
della batteria. Questo fattore si contrappone quindi ad entrambi quelli precedenti per la sua
connotazione non materialista ed emancipatoria. Le saturazioni esterne riportate evidenziano
le mancanze, nella misurazione, degli ambiti valoriali: un item postmaterialista come
gefuehlsbetont sein si correla in modo significativo con il secondo fattore, proprio quello che
dovrebbe rappresentare l’orientamento maggiormente in contrapposizione alla terza
dimensione.
L’analisi fattoriale sui dati del campione di Trento non è del resto approdata a risultati
migliori. La varianza complessiva spiegata è maggiore, ma comunque non elevata: un item
(LEI2) forma un fattore a sé, sul quale saturano in modo negativo due variabili edoniste.
,780 ,609,778 ,688,643 ,430,599 ,323 ,476,588 ,449,407 ,229
,799 ,645,314 ,573 ,433,417 ,564 ,536
,547 ,394,535 ,309,476 ,328
,698 ,565,633 ,463
,621 ,428 ,513 ,295
,409 ,498 ,418,383 ,254
P-A1P-A2MAT1LEI2LEI1TOL1HED1HEDLMAT2SEL2HED2SEL1TOL2GLE1GLE2GERLPOS1POS2
Valoritradizionali
Valorimoderni
Valoriliberali Comunalità
Fattori valori
Metodo di estrazione: componenti principali; rotazione quartimax. I valori disaturazione inferiori a .3 non sono riportati.
132
Rispetto a LAS vi è una scissione nella dimensione dei valori liberali: quelli emancipatori si
sono uniti a quelli tradizionali mentre la componente postmaterialista forma un fattore
indipendente. Abbastanza invariato resta invece il raggruppamento dei valori moderni. Per
alcune variabili le comunalità sono piuttosto basse: è il caso di SEL2, HED2 ed P-A1, che i
fattori individuati rappresentano in maniera marginale.
Tabella 3.52 Analisi fattoriale: autovalori e varianza spiegata
Solo alcune saturazioni sono considerevoli, ragione per la quale nella formazione dei
rispettivi indici di orientamento valoriale includeremo solo quelle variabili che si correlano
maggiormente con il proprio fattore. Esso è del resto interpretato in base agli items più
importanti e non a quelli che saturano in modo equivoco o non vengono rappresentati dalla
struttura fattoriale.
In LAS l’indice dei valori tradizionali è stato calcolato facendo la media aritmetica delle
variabili P-A1, P-A2, MAT1 e LEI1, quello dei valori moderni di HED1, HED2, HEDL e SEL2,
quello dei valori liberali di GLE1, GLE2, GERL e TOL2. L’unidimensionalità di questi costrutti,
come la struttura fattoriale delle variabili implicate, è stata verificata in modo non approfondito
con apposite analisi fattoriali.445
444 Permettendo successivamente fattori dipendenti, attraverso rotazione obliqua, l’adattamento ai dati migliora, come naturale. Ciò non toglie la constatazione della bidimensionalità dei due orientamenti valoriali. 445 Per la verifica veloce dell’unidimensionalità sono state condotte tre separate analisi fattoriali per ciascun indice. Per verificare se le tre dimensioni identificate rappresentassero le variabili implicate negli indici è stata condotta una quarta analisi fattoriale dei 12 items utilizzati. I risultati sono in tutti i casi soddisfacenti, sia in LAS che in RAT. Il metodo più appropriato, ma costosa sarebbe stato quello di calcolare, per tutte le modalità di formazione degli indici plausibili, una matrice MTOM.
3,3 18,1 18,13,1 17,2 35,31,8 10,2 45,51,6 8,8 54,4
Fattore valori
Valori moderniValori tradizionali - liberaliValori postmaterialistiValore del lavoro
Autovalori%di
varianza % cumulata
RAT
Metodo di estrazione: componenti principali.
133
,760 ,578,751 ,594,662 -,390 ,647,627 -,596 ,769,604 ,320 ,375 ,608,578 ,392,503 ,259
,689 ,480 ,680 ,552 ,677 ,545 ,675 ,497 ,645 ,325 ,622 ,612 ,396 ,832 ,700 ,614 ,559
,389 ,471 ,439 ,382 ,452 ,371 ,518 ,737 ,629
MAT2LEI1HEDLHED1MAT1SEL2HED2GLE2P-A2TOL2GLE1POS1P-A1POS2GERLSEL1TOL1LEI2
Valorimoderni
Valoritradizionali-liberali
Valori post materialisti
Valore del lavoro Comunalità
Fattori valori
Metodo di estrazione: componenti principali; rotazione quartimax. I valori di saturazione inferiori a.3 non sono riportati.
-.
Tabella 3.53 Analisi fattoriale: saturazioni e comunalità (RAT)
In RAT l’indice dei valori moderni è stato calcolato allo stesso modo con le variabili MAT2,
LEI1, HEDL e HED1; quello dei valori tradizionali - liberali (in breve trad-lib) con GLE1, GLE2,
P-A1, P-A2 e TOL2, quello dei valori postmaterialisti (in breve postmat) con GERL e POS2. La
variabile LEI2 forma da sola l’indice valore del lavoro (in breve stakanov).
Utilizzeremo questi indici, insieme a quelli ricavati con analoga procedura dalla batteria di
domande sugli orientamenti di vita (o autodescrizione del proprio modo di vivere), per formare
dei gruppi omogenei di intervistati. Questi saranno, secondo la nostra misurazione, gli stili di
vita presenti nei nostri due campioni e, in proporzioni non conoscibili sulla base di questi,
anche nei rispettivi universi.
Dal punto di vista metodologico i risultati comunque smentiscono ampiamente la bontà
della misurazione effettuata. Ciò dovrebbe far riflettere sulla possibilità stessa di trovare
affermazioni generali e dirette, come gli items dello strumento considerato, capaci da sole di
misurare validamente i valori. Tali strumenti si rivelano troppo sbrigativi: se da un lato
presentano quindi il vantaggio dell’estrema economicità, dall’altro la scarsa resa induce a
134
concordare con il proverbio tedesco, di origine ebraica, che afferma: “Non posso permettermi
di comprare cose a così buon prezzo!”446 Anche nell’indagine empirica può essere quindi fatto
valere il principio regolativo della riduzione dei rifiuti: acquistare rottami di fabbrica447 lo viola
pienamente.
446In lingua originale: Ich kann es mir nicht leisten, so billig zu kaufen. 447 L’espressione tedesca Fabrikschrott si riferisce all’acquisto di merci nuove a buon prezzo che si rivelano in breve tempo rottami.
135
sobria
ecologica
familiare
religiosa
piena di attività
altruista
piena di lavoro
godereccia
lussuosa
autocentrata
Per il lavoro
ordinata
autonoma
N.b.: a valori bassi corrisponde accordo maggiore.
5,04,54,03,53,02,52,01,51,0
3,3
2,1
2,8
2,5
3,7
3,5
2,9
3,5
2,8
4,4
2,0
2,4
2,3
10. Gli stili di vita a Lipsia ed a Trento
Gli stessi problemi che abbiamo mostrato affliggere lo strumento di misurazione dei valori,
si ripresentano per la batteria di domande sull’orientamento di vita e, in misura minore, su
quella sulle attività del tempo libero. I risultati della prima di queste due, che doveva misurare
il giudizio che gli intervistati davano complessivamente sul loro modo di vivere, sono riportati
nel grafico sottostante. Il punteggio varia da 1 (totale accordo) a 5 (totale disaccordo).
Figura 3.8 La mia vita è... (LAS)
Pochissimi nel campione di Lipsia si orientano nella propria vita a principi religiosi; molti
invece trascorrono la propria esistenza in maniera ordinata, sobria, all’interno della famiglia,
comportandosi in modo ambientalmente coscienzioso. Pochi valutano di avere un livello di vita
elevato (vita lussuosa) e di godersi la vita pienamente come anche di essere disponibili
all’aiuto verso i bisognosi. Questi risultati sono probabilmente effetto dell’autoselezione del
campione: chi non considera di vivere abbastanza ecologicamente difficilmente risponde ad un
questionario postale come quello di LAS. Benché vi sia una certa variabilità nelle medie degli
items, a ciò non corrisponde, come vedremo quando cercheremo di formare dei gruppi
internamente omogenei ed esternamente differenziati, una divisione chiara tra modi diversi di
vita.
In RAT, dove la scala di risposta varia da 0 (per niente d’accordo) a 6 (totalmente
d’accordo) la situazione non è molto diversa: le definizioni del proprio modo di vivere sui quali
vi è maggiore accordo sono sobria, familiare, ecologica e ordinata, le stesse di LAS, pur
essendo l’ordine gerarchico parzialmente diverso.
136
sobria
ecologica
familiare
religiosa
piena di attività
altruista
piena di lavoro
godereccia
lussuosa
autocentrata
per il lavoro
ordinata
autonoma
N.b.: ad alti valori corrisponde maggiore accordo.
6,05,55,04,54,03,53,02,52,01,51,0,50,0
2,6
4,4
2,8
2,1
1,9
2,7
4,0
3,6
4,0
3,6
4,7
4,5
4,7
Figura 3.9 La mia vita è... (RAT)
Peggio piazzata è la descrizione della propria esistenza come lussuosa, autocentrata (cioè
orientata solo ai propri bisogni e desideri) ed autonoma. La visione religiosa della propria
esistenza riscuote maggior accordo in RAT che in LAS, al pari dell’altruismo: entrambi questi
due items sono infatti teoricamente opposti a quello di vita autocentrata: nel confronto tra i
due campioni sembra che questa contraddittorietà sia stata recepita.
La batteria di domande sulle attività del tempo libero ha dato risultati un poco più
differenziati. La scala di risposta, anche per questa variabile, prevede un massimo di 1
(spesso) e un minimo di 5 (mai). Andare a trovare amici e parenti è, non inaspettatamente,
l’attività più frequente, insieme a quella di guardare la televisione o videocassette, giocare al
computer e passeggiare. Dipingere, suonare, ed altre espressioni artistiche, andare al bar
come i consumi culturali e le attività formative non sono invece modi di occupare il proprio
tempo libero molto frequenti.
Le risposte ai quattro items a cui è stata ridotta la batteria sul tempo libero in RAT
forniscono risultati non comparabili, essendo molto diversa la scelta, tra le possibili attività,
sottoposta all’intervistato. Non inattesa l’alta media dello stare in famiglia mentre le altre tre
alternative sono in generale poco praticate.
137
Stare con amiciConcerti-teatro
A. di formazioneShopping
Stare con bambiniTV, PC, VHSLeggere libri
A. manuali in casaNon far niente
Fare sportPasseggiareAl ristoranteGiardinaggioA. artistiche
Lavorare al PCAndare al barA. lavorative
N.b.: valori bassi corrispondono ad alta frequenza.
5,04,54,03,53,02,52,01,51,0
3,74,3
3,94,3
3,03,4
2,53,7
3,63,2
2,72,5
2,82,6
3,93,8
2,2
Shopping
Stare in famiglia
Oziare
A. lavorative
N.b.:valori alti corrispondono ad alta frequenza.
6,05,55,04,54,03,53,02,52,01,51,0
1,8
2,0
4,8
2,2
Figura 3.10 Frequenza attività del tempo libero (LAS)
Figura 3.11 Frequenza attività del tempo libero (RAT)
E’ evidente che queste risposte rivelano poco sull’organizzazione del tempo libero del
campione trentino ma le esigenze di ridurre la lunghezza del questionario erano prioritarie: una
maggiore quota di risposte è da preferire ad un maggiore numero di informazioni.
In entrambi i campioni le due batterie sulla autodescrizione del proprio modo di vita sono
state sottoposta ad analisi fattoriale esplorativa. Lo scopo di questa operazione, i cui dettagli
sono riportati in Appendice 3, è di individuare alcune dimensioni riassuntive, sulla base delle
quali formare degli indici additivi di orientamento di vita. La struttura fattoriale in LAS è
risultata abbastanza semplice: si individuano cinque fattori ben interpretabili, di autovalore
molto simile e compreso tra 1,3 ed 1,8 che spiegano il 62% della varianza. Sul primo,
138
denominato vita ordinata, saturano appunto gli items ordinata e familiare; sul secondo, vita
lussuosa, l’omonimo item positivamente e sobria negativamente; sul terzo, detto vita di
lavoro, la variabile piena di lavoro e per il lavoro; sul quarto, detto vita prosociale, gli items
piena di attività, altruista e religiosa; sul quinto, infine, detto vita autocentrata l’omonima
variabile ed autonoma. In RAT i fattori sono ugualmente cinque, con autovalori simili a quelli
dei rispettivi lipsiensi: essi spiegano il 67% della varianza. La struttura fattoriale è abbastanza
semplice, con l’eccezione delle variabili sobria e piena di attività che si correlano con quasi
tutte le dimensioni e non concorrono quindi alla formazione dei relativi indici. Tre fattori in RAT
sono perfettamente uguali a quelli in LAS (vita ordinata, vita di lavoro, vita autocentrata), i
restanti due si distinguono solo marginalmente: nel fattore vita prosociale in RAT satura anche
l’item vita ecologica; in quello vita lussuosa al posto della variabile sobria si inserisce la
variabile godereccia. Sulla base di questi cinque fattori sono stati calcolati, come media
aritmetica degli items coinvolti, altrettanti indici sia in LAS che in RAT.
Mentre in RAT non si è ritenuto necessario, vista l’esiguità della stessa, di riassumere in
alcuni fattori la batteria di domande sulle attività del tempo libero, in LAS è stata compiuta
questa operazione. Sono stati ottenuti 5 fattori, ben interpretabili, che spiegano il 51% della
varianza. Essi sono: attività lavorative (lavoro al PC, lavoro a casa), attività culturali (leggere
libri, andare a concerti e teatro, attività artistiche), attività familiari (stare con bambini, hobby,
giardinaggio), “uscire” (shopping, ristorante e passeggiare) ed oziare, (non fare niente,
guardare TV, stare assieme a parenti ed amici), denominato in breve pigri. I rispettivi indici
sono stati calcolati con la stesa procedura precedentemente adottata.
10.1 Componenti degli stili di vita e azione di separazione
Come già premesso non intendiamo studiare la relazione tra valori, modi di vita, attività
del tempo libero e comportamento perché vogliamo, per quanto ci compete, indirizzare
l’interesse sui determinanti meno fondamentali dell’azione studiata. Ciò nonostante vogliamo
smentire, con la forza limitata che i nostri dati possiedono, almeno la relazione più semplice
che si postula tra questi costrutti. Se infatti valori, modi di vita, attività del tempo libero e
comportamento non covariano, si può affermare che tra essi non vi è alcuna relazione di tipo
diretto ed incondizionato. Le correlazioni lineari modeste escludono quindi solo la modalità più
banale, tra le tante possibili, con cui questi costrutti orientano l’azione. Covariazioni molto
basse sono compatibili con effetti mediati notevoli, che con buona probabilità esistono ma che
non intendiamo ulteriormente indagare, consci della scarsa precisione con cui abbiamo
misurato le grandezze in questione. Del resto nel discorso ambientale moralizzato si postula
stoltamente proprio questo tipo di relazione: si predica infatti che devono essere mutati i valori
dei cittadini e non di alcuni sottogruppi che presentano altre caratteristiche rilevanti o sotto
condizione di altre circostanze. Queste specificazioni toglierebbero, in misura crescente con il
139
loro numero, fondamento al convincimento comune e pubblicamente comunicato che la
soluzione della questione ecologica sia una urgenza morale.
L’istituto di demoscopia di Allensbach,448 nell’indagine già citata, ipotizzava e sosteneva
con i dati raccolti, che i seguenti orientamenti valoriali ed esistenziali, avessero un effetto
positivo sulla frequenza di separazione: conservatori dei valori,449 carrieristi,450 tolleranti.
Influirebbero invece negativamente sull’azione di raccolta differenziata gli orientamenti di
valore edonisti e, riprendendo la nostra definizione, quelli autocentrati.451
David G. Karp,452 sulla base della teoria bidimensionale dei valori (autotrascendenza-
autorealizzazione; apertura verso il mutamento-conservatorismo453) di Shalom H. Schwartz,454
già testata, non senza successo, da Joseph R. Hopper e Joyce M. Nielsen455 ed Joanne Vining e
Angelo Ebreo456 proprio sullo specifico comportamento di separazione dei rifiuti, indaga il
rapporto tra valori e azione proambientale. L’aspetto interessante di questo contributo, al di là
dei risultati empirici solo parzialmente positivi, è rappresentato dalla specificazione degli
effetti: mentre l’altruismo innovatore ed il conservatorismo egoista influiscono rispettivamente
positivamente e negativamente sul comportamento in questione, i tipi intermedi, cioè il
conservatorismo altruista ed il progressismo egoista, hanno effetti mediati. Nel primo caso
dall’esistenza di norme sociali, nel secondo dall’utilità personale. E’ quindi un approccio che
inserisce in un quadro valoriale anche i determinanti meno fondamentali dell’azione
proambientale.
I dati dei due campioni esaminati mostrano un legame scarso se non nullo tra azione,
intenzione e valori, modi di vita, attività. La direzione delle relazioni è quella teoricamente
prevista: nell’ambito valoriale si correlano negativamente solo i valori moderni (edonistici), in
quello dei modi di vita il lavoro, l’egocentrismo ed il lusso, tra le attività del tempo libero
ancora le attività lavorative. L’ipotesi della relazione diretta e non condizionata può essere
quindi respinta.
448 Institut fuer Demoskopie Allensbach, 1996, pp. 14-15. 449 Il concetto di wert-konservativ ha una lunga tradizione in ambiente tedesco: esso non è in ultima analisi disgiunto dall’elaborazione teorica e filosofica dei rivoluzionari conservatori, studiata in modo splendido da A. Mohler, 1990. Nel dibattito politico odierno, in modo più superficiale, si associa il concetto di wert-konservativ alle ipotesi di alleanza, ideale ed operativa, dei partiti cristiano democratici, una volta distanziati dalla componete liberale e liberista, con quelli verdi, separatisi a loro volta dal progressismo socialdemocratico e moderno in generale. 450 Con questo termine ci si riferisce ad orientamenti valoriali in cui la prestazione personale ed il successo hanno particolare importanza. 451 Nell’indagine citata il costrutto edonismo e vita autocentrata sono stati misurati in modo molto simile a quello utilizzato in LAS e RAT. 452 D. G. Karp, 1996. 453 Per la caratterizzazione di questi due fattori cfr. D. G. Karp, 1996, pp. 122-126. La traduzione è solo indicativa. La prima dimensione corrisponde alla coppia altruismo-egoismo. 454 Cfr. S. H. Schwartz, 1977, 1992. Questo Autore sostiene una interessante teoria dei valori di carattere psicologico. L’aspetto motivazionale ha in essa un particolare importanza. 455 J. R. Hopper e J. M. Nielsen, 1991. 456 J. Vining e A. Ebreo, 1990, 1992. Cfr. anche J. Vining et al., 1992.
140
Tabella 3.54 Correlazioni tra componenti degli stili di vita ed intenzione –
azione (Pearson r)
,27 ,13,23 ,15-,23 -,27,22 ,15-,21 -,27-,14 -,15-,11 -,19,10 ,14,08 ,11-,03 -,11,02 ,06,01 -,02-,01 ,00,18 ,20,16 ,15,15 ,14,14 ,16-,12 -,11-,12 -,11,12 ,13,11 ,12,08 ,07-,06 -,04,03 ,01-,03 ,01-,02 -,06
Val. lib-tradVita prosocialeVita autocentrataVal. postmatVal. moderniVita lussuosaLavoroFamigliaVita ordinataVita di lavoroShoppingOzioStakanov
RAT
Val. liberaliVita ordinataA. casalingheVita prosocialeA. lavorativeVita di lavoroVal. tradizionaliUscireA. culturaliVita lussuosaVal. moderniPigriVita autocentrata
LAS
DA (r) DI (r)
RAT/LAS
141
10.2 La descrizione dei campioni secondo gli stili di vita
Utilizzando le risposte alla batteria di domande sui valori e sui modi di vita abbiamo
cercato di formare alcuni gruppi omogenei di intervistati che si distinguessero tra loro per
diverso stile di vita. Gli indici sulle attività del tempo libero serviranno invece alla descrizione
dei gruppi. Consideriamo infatti l’uso di questa risorsa più una conseguenza che una
componente dell’ambigua autocostruzione del proprio modo di vivere che questo approccio allo
studio della struttura sociale postula, come sopra brevemente discusso. I valori rappresentano
tra i tre il lato più fondamentale; a livello intermedio si colloca l’orientamento di vita, che
dovrebbe essere una traduzione della propria visione valoriale nella concretezza dell’esistenza
ed infine, in ultima posizione, si situa l’aspetto più specifico, quello dell’uso del proprio tempo
libero. Non ostante che questa parte della ricerca abbia occupato quasi un quinto dello spazio
del questionario di Lipsia, ridotto ad un settimo a Trento, gli strumenti utilizzati sono da
ritenersi del tutto insufficienti per la misurazione degli stili di vita: Spellerberg inserisce nel suo
progetto di ricerca ben nove batterie di domande, a cui se ne aggiungono diverse altre sulla
struttura sociale in senso classico. Anche questo aspetto è stato trascurato sia in LAS che
particolarmente in RAT, dove è stato rilevato solo il minimo necessario per la descrizione del
campione. La scarsa rappresentatività dell’indagine, inoltre, sortisce in questo ambito di ricerca
effetti decisamente negativi: se infatti esistono e sono attivi negli universi delle nostre due
indagini degli stili di vita è molto probabile che essi determinino anche un comportamento
differenziato di risposta ai questionari postali sulla differenziazione dei rifiuti. Non è possibile
quindi stimare sulla base dei nostri dati né il numero né la consistenza reale dei gruppi di stili
di vita presenti nelle due città.
Consci di queste limitazioni, dell’ampio spazio di arbitrio che questa analisi permette e
soprattutto della scarsa validità della misurazione dei valori, abbiamo proceduto ad una analisi
di cluster gerarchica, non senza alcuni previ accorgimenti al fine di assicurare il rispetto di
alcune condizioni di questa procedura e di migliorare i risultati finali. In primo luogo le 48
variabili implicate (35 in RAT), sono state raggruppate attraverso analisi fattoriale457 in 13
indici, internamente coerenti. Questa operazione ha il vantaggio di fornire un numero minore
di variabili tra loro debolmente correlate, (ρ è maggiore di .4 in soli due casi per campione)
sulla cui base aggregare con minore difficoltà di calcolo gli intervistati. Caratteristiche tra loro
in relazione stretta implicano una ponderazione delle variabili non controllata né teoricamente
giustificata. L’uso dei punteggi fattoriali, che avrebbero il vantaggio di essere perfettamente
incorrelati, è sconsigliabile per almeno tre ragioni. Queste variabili sono standardizzate, quindi
hanno media uguale a zero e varianza unitaria: di conseguenza i valori dei punteggi fattoriali
non sono interpretabili e la quantità di informazioni che la variabilità del fenomeno
457 Cfr. K. Backhaus, 1994, pp. 312-313. L. Ricolfi, 1992 e 1995, pp. 35-47 qualifica invece questa riduzione di dimensionalità come un espediente un poco furbo per migliorare i risultati di una cluster analysis. I nostri risultati sono comunque poco soddisfacenti.
142
Vita ord inata
Vita luss uosa
Vita di la voro
Vita proso ciale
Vita autocen trata
Att. lavorative
Att. cul turali
Att. casalinghe
Uscire
Pigri
Val. tradizionali
Val. mo derni
Val. liberal
N=599
5,04,03,02,01,0
1,7
2,2
1,6
2,8
2,7
3,1
3,6
3,9
2,9
3,6
3,1
3,8
2,1
rappresentato comunica va in buona parte perduta. Inoltre i punteggi fattoriali rappresentano
tutte le variabili della batteria, anche quelle che saturano debolmente od in modo equivoco
mentre gli indici solo quegli items che permettono di interpretare in modo chiaro il fattore.
In secondo luogo è stata condotta una prima analisi di cluster con il metodo di
aggregazione single linkage che, per le sue caratteristiche, è adatto all’individuazione di casi
estremi. Venti di questi (in RAT 14) sono stati identificati ed esclusi dalla successiva analisi:
intervistati con valori delle variabili molto diversi condizionano in maniera eccessiva il processo
di formazione dei gruppi. L’algoritmo di aggregazione scelto è il Ward: questo metodo unisce i
casi secondo il criterio della minima varianza interna: tende in ragione di ciò a formare gruppi
di grandezza tra loro abbastanza simile. Sono stati formati sette gruppi (5 in RAT), di cui di
seguito illustreremo le caratteristiche in termini di differenza tra le medie del gruppo e quelle
del campione. L’omogeneità all’interno dei gruppi non è sempre ottimale in LAS (il rapporto tra
varianza interna e complessiva dei fattori considerati non è mai inferiore a .3 e non di rado
superiore ad 1), mentre è migliore in RAT, anche per l’esiguità numerica dei componenti dei
clusters. Le differenze tra gruppi sono generalmente esigue, anche se non del tutto
insoddisfacenti. Nemmeno per i due universi sembra del resto che sia possibile affermare
l’esistenza di gruppi sociali nettamente distinti, se si escludono piccole minoranze.
10.2.1 Il campione di Lipsia
Nei due grafici seguenti sono riportate le medie, nel campione di Lipsia, degli indici e delle
variabili esterne considerate nella descrizione dei gruppi.
Figura 3.12 Medie degli indici nel campione (LAS)
143
Wegener
Mq. abitaz ione
N. abita zioni
Ore/s ettimana la voro
Anno di na scita
100,080,060,040,020,00,0
47,8
42,0
17,6
69,1
67,4
Come già più volte ricordato la scala di risposta in LAS è per ragioni culturali inversa: 1
significa, per i valori: “totale desiderabilità”, per i modi di vita: “totale accordo”, per le attività:
“massima frequenza” mentre 5 rispettivamente per niente desiderabile, per niente d’accordo e
mai. L’aspetto più evidente è il consenso maggiore su tutti gli indici di valore rispetto alle altre
variabili. Sono riportate inoltre le medie nel campione di quattro caratteristiche strutturali del
campione: esse sono state prescelte perché mostravano una certa varianza tra gli stili di vita
individuati. Si tratta della scala di prestigio sociale di Bernd Wegener,458 della superficie in
metri quadri dell’abitazione, del numero di appartamenti nell’edificio di residenza, delle ore di
lavoro settimanali e dell’anno di nascita. Esse si riferiscono, esclusa l’età anagrafica, al livello
di risorse (sociali, economiche, di tempo) che caratterizza gli intervistati del gruppo. Vedremo
se è possibile, sulla base di questi criteri esterni, ordinare gerarchicamente i sette stili di vita
individuati.
Figura 3.13 Alcune caratteristiche strutturali del campione (LAS)
Primo gruppo
Il primo gruppo, composto da 52 intervistati, si caratterizza per l’elevato accordo con
l’indice vita ordinata e con i valori tradizionali e liberali. Le attività lavorative, come il
corrispondente modo di vita, nonché l’altruismo e l’edonismo, sono sotto la media del
campione. Si tratta di un gruppo di intervistati piuttosto anziani, che probabilmente cominciano
a non avere più le risorse fisiche per particolari attività nel tempo libero, con basso prestigio
sociale, meno spazio in casa rispetto alla media ed anche in assoluto, se si considera che
l’unità domestica è composta mediamente da due persone, molte abitazioni per edificio e
poche ore di lavoro. Queste caratteristiche strutturali spiegano l’esigua importanza del lavoro,
458 cfr. B. Wegenere, 1985, 1988.
144
Wegener
Mq. abitazione
N. abitazioni
Ore/settimana lavoro
Anno di nascita
100,080,060,040,020,00,0
35,5
34,0
20,3
65,0
63,6
Vita ordinata
Vita lussuosa
Vita di lavoro
Vita prosociale
Vita autocentrata
Att. lavorative
Att. culturali
Att. casalinghe
Uscire
Pigri
Val. tradizionali
Val. moderni
Val. liberal
N=52
5,04,03,02,01,0
1,5
2,2
1,4
2,8
2,7
3,2
3,9
4,7
2,7
4,3
4,7
4,3
1,3
del lusso, di attività culturali. La maggior presenza di valori emancipatori e tradizionali in
intervistati che hanno vissuto sulle loro spalle tutta la fase di costruzione della Repubblica
democratica tedesca conferma, anche se solo come tendenza essendo le differenze valoriali
ovunque ridotte, le ipotesi sul mutamento dei valori di Klages e Noelle-Neumann. Dal punto di
vista della separazione dei rifiuti, sia per quanto riguarda la produzione fisica di rifiuti (13 litri)
che l’indice di intensità di separazione (DA), questo gruppo è il più ecologicamente corretto.
Ciò conferma l’impressione già comunicata che se si riponesse la soluzione del problema
ambientale nel mutamento degli stili di vita, l’ideale regolativo dovrebbero essere gli anziani,
con pensione minima e basso consumo di risorse.
Figura 3.14 Medie degli indici nel primo gruppo
Figura 3.15 Alcune caratteristiche strutturali del primo gruppo
145
Vita ordinata
Vita lussuosa
Vita di lavoro
Vita prosociale
Vita autocentrata
Att. lavorative
Att. culturali
Att. casalinghe
Uscire
Pigri
Val. tradizionali
Val. moderni
Val. liberal
N=142
5,04,03,02,01,0
1,5
2,2
2,8
2,4
2,5
3,5
3,6
3,0
3,1
2,0
4,0
1,5
Wegener
Mq. abitazione
N. abitazioni
Ore/settimana lavoro
Anno di nascita
100,080,060,040,020,00,0
47,3
46,1
19,1
69,7
71,0
Secondo gruppo
Il secondo gruppo è il più numeroso con ben 142 intervistati in esso inclusi. Da un punto di
vista valoriale presenta la più alta desiderabilità di valori tradizionali (media 1,2) mentre quelli
moderni sono nella media del campione. Conseguentemente il modo di vita ordinato e di lavoro
riscuotono molto consenso. Tra le attività quelle casalinghe, lavorative e culturali sono sotto la
media del campione ed abbastanza frequenti.
Figura 3.16 Medie degli indici nel secondo gruppo
Figura 3.17 Alcune caratteristiche strutturali del secondo gruppo
146
Vita ordinata
Vita lussuosa
Vita di lavoro
Vita prosociale
Vita autocentrata
Att. lavorative
Att. culturali
Att. casalinghe
Uscire
Pigri
Val. tradizionali
Val. moderni
Val. liberal
N=54
5,04,03,02,01,0
1,7
2,4
1,9
2,8
2,9
3,4
3,4
4,3
2,8
3,4
4,4
3,9
3,0
L’età del gruppo è nella media del campione, cioè sui cinquanta anni, mentre invece sopra
il livello degli altri intervistati sono le ore di lavoro settimanali. Questo dato, che comprende
anche eventuali straordinari, è da considerare con cautela per la presenza di circa un quinto
degli intervistati (in maggioranza artigiani) che lavorano sino a 70 ore alla settimana. Il
prestigio sociale, secondo Wegener, è elevato mentre la superficie dell’abitazione ed il numero
di appartamenti per edificio, non si discostano molto dalla media. Dal punto di vista degli
indicatori ambientali questo gruppo è solo leggermente peggiore di quello precedente.
Terzo gruppo
Il terzo gruppo, mediamente numeroso, mostra accordo comunque alto, ma sopra o uguale
alla media, in tutti e tre gli ambiti valoriali. Il consenso maggiore è comunque per i valori
liberali: a ciò corrisponde un modo di vita autocentrato.
Figura 3.18 Medie degli indici nel terzo gruppo
Tra le attività del tempo libero le più frequenti in assoluto sono quelle che richiedono
poco sforzo, mentre, relativamente ai valori del campione, quelle culturali occupano più
frequentemente il tempo dei membri del gruppo. Il modo di vita lavorativo, come le
conseguenti attività, riceve in questo gruppo rispettivamente scarso consenso e rara pratica. Il
prestigio sociale di questo gruppo è intermedio, come l’età. Le ore di lavoro settimanali non
sono molte (poco più di 35 ore), mentre gli edifici di residenza sono mediamente più grandi
con superfici degli appartamenti più ridotte. La produzione di immondizie pro capite di questo
gruppo è più elevata, raggiungendo i 16 litri abbondanti alla settimana.
147
Wegener
Mq. abitazione
N. abitazioni
Ore/settimana lavoro
Anno di nascita
100,080,060,040,020,00,0
47,4
36,5
21,0
65,2
60,0
Vita ord inata
Vita luss uosa
Vita di la voro
Vita proso ciale
Vita autocen trata
Att. lavorative
Att. cul turali
Att. casalinghe
Uscire
Pigri
Val. tradizionali
Val. mo derni
Val. liberal
N=61
5,04,03,02,01,0
1,6
2,3
1,3
2,8
2,3
2,6
3,6
4,4
3,4
3,0
3,7
4,1
1,5
Figura 3.19 Alcune caratteristiche strutturali del terzo gruppo
Quarto gruppo
Questo gruppo, molto simile dal punto di vista valoriale al secondo, con grande consenso
sui valori tradizionali, liberali e su un modo di vita ordinato, si distingue da questo per la
diversa posizione a riguardo del lavoro, come vita ed attività, combinato ad una maggiore
propensione ad impiegare il proprio tempo libero in attività esterne alle mura domestiche. I
membri sono abbastanza vecchi, ma dichiarano di lavorare ancora ben 40 ore settimanali: il
prestigio è intermedio come le risorse di spazio. La quantità di rifiuti prodotti cresce
ulteriormente sfiorando i 17 litri settimanali.
Figura 3.20 Medie degli indici nel quarto gruppo
148
Wegener
Mq. abitaz ione
N. abita zioni
Ore/s ettimana la voro
Anno di na scita
100,080,060,040,020,00,0
39,7
40,6
19,1
67,6
60,5
Vita ord inata
Vita luss uosa
Vita di la voro
Vita proso ciale
Vita autocen trata
Att. lavorative
Att. cul turali
Att. casalinghe
Uscire
Pigri
Val. tradizionali
Val. mo derni
Val. liberal
N=74
5,04,03,02,01,0
1,8
2,2
1,6
2,9
2,8
3,3
3,7
3,8
2,8
3,9
2,6
4,6
2,5
Figura 3.21 Alcune caratteristiche strutturali del quarto gruppo
Quinto gruppo
Questo gruppo, un poco più giovane, dal punto di vista valoriale molto vicino alla media del
campione, si distingue invece per una vita di lavoro, ordinata, non lussuosa ed autocentrata. Il
prestigio è nella media del campione, mentre le ore di lavoro sono leggermente superiori. I
metri quadri a disposizione sono intermedi mentre gli edifici di residenza più piccoli. E’ questo il
gruppo ecologicamente più scorretto, sia per quantità di rifiuti prodotti (17,3 litri) che per
intensità di separazione.
Figura 3.22 Medie degli indici nel quinto gruppo
149
Wegener
Mq abitaz ione
N. abita zioni
Ore/s ettimana la voro
Anno di na scita
100,080,060,040,020,00,0
54,7
43,2
15,7
64,7
67,4
Vita ord inata
Vita luss uosa
Vita di la voro
Vita proso ciale
Vita autocen trata
Att. lavorative
Att. cul turali
Att. casalinghe
Uscire
Pigri
Val. tradizionali
Val. mo derni
Val. liberal
N=80
5,04,03,02,01,0
2,0
2,1
1,7
2,9
3,1
3,5
3,6
2,8
2,5
3,9
1,7
2,6
2,8
Figura 3.23 Alcune caratteristica strutturali del quinto gruppo
Sesto gruppo
Il sesto gruppo è il più giovane, quello con più alto prestigio sociale, maggiore spazio a
disposizione e più tempo dedicato alla propria professione. Ambientalmente esso è tra i più
scorretti. Dal punto di vista valoriale, accanto al solito consenso per i valori liberali e
tradizionali, aumenta leggermente quello per i valori moderni: l’aspetto più caratterizzante
dell’esistenza di costoro è comunque il lavoro, seguito da vita autocentrata. L’altruismo è
conseguentemente poco praticato. Non è questo uno stile di vita che gli ideologi
dell’ambientalmente corretto consiglierebbero.
Figura 3.24 Medie degli indici nel sesto gruppo
150
Wegener
Mq. abitaz ione
N. abita zioni
Ore/s ettimana la voro
Anno di na scita
100,080,060,040,020,00,0
57,9
52,5
15,9
76,0
85,0
Vita ord inata
Vita luss uosa
Vita di la voro
Vita proso ciale
Vi ta autocen trata
Att. lavorative
Att. cul turali
Att. casalinghe
Uscire
Pigri
Val. tradizionali
Val. mo derni
Val. liberal
N=136
5,04,03,02,01,0
1,9
2,3
1,7
2,7
2,6
2,9
3,5
3,7
2,8
3,7
3,0
3,2
2,2
Figura 3.25 Alcune caratteristiche strutturali del sesto gruppo
Settimo gruppo
L’ultimo gruppo, secondo per numerosità, disponibilità di spazio e produzione di rifiuti,
terzo per età media, non si distingue molto nella media degli indici dal campione. Il consenso
in tutti e tre gli ambiti valoriali è alto, anche se di poco inferiore alla media. La vita è ordinata,
autocentrata e di lavoro, come le 41 ore settimanali indicano. Le abitazioni sono le più piccole
del campione, senza che per questa ragione via sia maggiore intensità di separazione. Il
prestigio sociale medio dei membri è inferiore a quello del campione.
Figura 3.26 Medie degli indici nel settimo gruppo
151
Wegener
Mq. abitaz ione
N. abita zioni
Ore/s ettimana la voro
Anno di na scita
100,080,060,040,020,00,0
51,8
41,4
11,7
75,7
64,2
Val. mod
Val. lib -trad
Stak anov
Val.postmat.
Vita proso ciale
Vita di la voro
Vita luss uosa
Vita fam iliare
Vita egocen trata
Shop ping
Stare in fam iglia
Ozio
Att. lavorative
N=127
6,05,04,03,02,01,00,0
1,7
2,0
4,8
2,2
2,1
4,6
2,2
3,3
4,0
4,2
3,5
5,1
4,1
Figura 3.27 Alcune caratteristiche strutturali del settimo gruppo
10.2.2 Il campione di Trento
Nella descrizione del campione di Trento prescindiamo dalle altre caratteristiche strutturali,
non essendovene di significative tra le poche rilevate nel questionario di RAT.
Figura 3.28 Medie degli indici nel campione (RAT)
Le medie degli indici, da interpretare inversamente che in LAS, corrispondendo 0 a: non
desiderabile, nessun accordo e mai; 6 invece rispettivamente a: molto desiderabile, totale
152
Val. mod
Val. lib-trad
Stakanov
Val.postmat.
Vita prosociale
Vita di lavoro
Vita lussuosa
Vita familiare
Vita egocentrata
Shopping
Stare in famiglia
Ozio
Att. lavorative
N=21
6,05,04,03,02,01,00,0
1,9
1,1
5,4
2,5
,9
5,8
1,5
3,3
4,9
4,5
3,7
5,3
3,3
accordo e spesso, sono piuttosto alte per i valori tradizionali-liberali, postmoderni e moderni
come per la vita familiare e alla corrispondente occupazione del tempo libero. Esigui invece
quelli di tutte e tre le altre attività indagate, come anche della vita lussuosa ed autocentrata.
Sotto quest’ultimo aspetto la differenza con il campione di Lipsia non è del tutto trascurabile.
Proviamo ora a caratterizzare i cinque diversi gruppi individuati nel campione.
Primo gruppo
Il primo gruppo si caratterizza per un alto accordo con tutti e quattro gli ambiti valoriali, in
particolare per i valori lib-trad in assoluto, per quelli moderni relativamente alla media del
campione. In tutti gli indici le medie sono più elevate; in particolare risalta la differenza del
gruppo riguardo alla vita autocentrata e lussuosa. Questo è il gruppo più giovane (circa 50
anni di età media) e quello che produce in assoluto più rifiuti (29 litri) e separa di meno. Si
conferma la debole relazione negativa tra età, livello di vita materiale e comportamento
studiato.
Figura 3.29 Medie degli indici nel primo gruppo
Secondo gruppo
Dal punto di vista del comportamento di separazione questo secondo gruppo, poco
numeroso e anziano (più di 58 anni di età media) è invece quello che si definirebbe il più
virtuoso se si considerasse questa azione segno di una qualche virtù. I valori moderni trovano
infatti meno consenso contro il maggiore di quelli lib-trad, postmat e “stakanov”.
153
Val. mod
Val. lib -trad
Stak anov
Val.postmat.
Vita proso ciale
Vita di la voro
Vita luss uosa
Vita fam iliare
Vita egocen trata
Shop ping
Stare in fam iglia
Ozio
Att. lavorative
N=33
6,05,04,03,02,01,00,0
2,2
2,2
4,7
2,6
2,8
4,7
3,7
3,9
4,1
4,3
4,0
5,0
4,6
Molto esigua è anche la media di modi di vita lussuosa e autocentrata, in accordo con le
ipotesi di mutamento dei valori di Noelle-Neumann e Klages. Le attività familiari, come la
corrispondente descrizione della propria esistenza, sono molto frequenti. I membri del gruppo
si distinguono infine per una vita prosociale e per il poco tempo libero dedicato all’ozio.
Figura 3.30 Medie degli indici nel secondo gruppo
154
Val. mod
Val. lib -trad
Stak anov
Val.postmat.
Vita proso ciale
Vita di la voro
Vita luss uosa
Vita fam iliare
Vita egocen trata
Shop ping
Stare in fam iglia
Ozio
Att. lavorative
N=31
6,05,04,03,02,01,00,0
1,5
1,7
4,2
2,1
2,2
3,6
2,1
2,5
2,5
4,1
3,8
4,9
4,3
Terzo gruppo
Questo gruppo, un poco più numeroso, mediamente di 50 anni, è secondo per produzione
di rifiuti (23 litri). Dal punto di vista valoriale si distingue poco all’interno del campione: i valori
moderni hanno media lievemente più elevata come pure “stakanov”. Le autodescrizioni della
vita sono considerate tutte poco appropriate, tranne quella della propria esistenza come
familiare. Analogamente accade tra le quattro attività considerate.
Figura 3.31 Medie degli indici nel terzo gruppo
155
Val. mod
Val. lib -trad
Stak anov
Val.postmat.
Vita proso ciale
Vita di la voro
Vita luss uosa
Vita fam iliare
Vita egocen trata
Shop ping
Stare in fam iglia
Ozio
Att. lavorative
N=30
6,05,04,03,02,01,00,0
2,0
2,1
5,2
1,8
3,1
5,5
1,8
4,4
4,3
3,8
5,1
5,2
4,5
Quarto gruppo
Tra i valori le medie più alte nel quarto gruppo sono quelle per “stakanov” e lib-trad, a cui
corrisponde un elevato valore per vita di lavoro e prosociale. Oltre al lavoro anche la famiglia
ha grande importanza, mentre il lusso e lo shopping non hanno grande rilevanza. L’età media
è la stessa del gruppo precedente mentre scende di ben 10 litri alla settimana la quantità di
rifiuti prodotta.
Figura 3.32 Medie degli indici nel quarto gruppo
156
Val. mod
Val. lib -trad
Stak anov
Val.postmat.
Vita proso ciale
Vita di la voro
Vita luss uosa
Vita fam iliare
Vita egocen trata
Shop ping
Stare in fam iglia
Ozio
Att. lavorative
N=12
6,05,04,03,02,01,00,0
1,2
2,8
4,3
1,9
1,5
3,3
1,9
2,2
4,2
4,2
,8
5,1
3,8
Quinto gruppo
Quest’ultimo gruppo, di 52 anni di età media, ecologicamente corretto (alta intensità di
separazione e bassa produzione di rifiuti), si caratterizza per la media molto bassa dell’indice
“stakanov” ed intermedia dei valori moderni.
La vita è descritta come prosociale, poco egocentrata, lussuosa e di lavoro. Coerentemente
il tempo libero è occupato non del tutto infrequentemente dall’ozio e abbastanza di sovente
dallo stare in famiglia.
Figura 3.33 Medie degli indici nel quinto gruppo
157
10.3 Conclusione
L’analisi dei dati derivanti dal nostro tentativo di costruire dei stili di vita tra gli intervistati
del campione di Lipsia e di Trento, mostra, al di là dell’aspetto grafico, l’insuccesso della
rilevazione. Non si riescono ad individuare nel campione dei gruppi omogenei al loro interno ed
differenziati tra loro. Ciò corrisponde con buona probabilità sia ad un dato di fatto che ad un
artificio statistico: tra coloro che hanno deciso di rispondere al questionario l’omogeneità è
sicuramente maggiore che nell’universo di riferimento; l’uso di strumenti di misurazione poco
validi, in particolari contenenti items troppo facili e quindi non discriminanti, ha accentuato
questa uniformità presente nel campione. Le nostre critiche all’approccio degli stili di vita,
sollevate nel capitolo precedente, non ricevono alcun sostegno dai dati raccolti. La loro forza o
debolezza dipende solo dai cenni di argomentazione teorica addotti nel capitolo precedente. Le
differenze strutturali tra i gruppi di LAS forniscono tuttavia un’idea del peso che possono avere
anche differenze più oggettive, contro la soggettivizzazione del costrutto stili di vita.
Ciò nonostante riteniamo utile questa presentazione in quanto contribuisce alla critica degli
strumenti di misurazione e di analisi dei dati, utilizzati nei due questionari, al fine di una
problematizzazione delle modalità di rilevazione consuete dell’universo ideologico - culturale
degli individui.
159
CONCLUSIONE
Dal tentativo di spiegazione di un’azione ambientalmente corretta intrapreso nella presente
tesi emergono alcune impressioni, senza che tuttavia si possa conferire ad alcuna di esse
valore dimostrativo. Si può affermare che sono state raccolte alcune prove indiziali a proposito
due questioni principali sollevate nel primo capitolo.
I due problemi centrali di questa tesi sono, in ordine decrescente di generalità ed
importanza, la domanda fondamentale se le società altamente differenziate siano in grado di
rispondere alla minaccia ecologica e l’interrogativo se sia possibile fornire una spiegazione in
termini di scelta razionale di un’azione proambientale tra le più semplici, come la separazione
dei rifiuti domestici.
La relazione tra questi due problemi centrali si chiarisce considerando come il moderno
affronti questa domanda fondamentale. La risposta prevalente, non solo a questo ma
pressoché ad ogni problema, è di tipo moralistico – normativo: la società sostenibile si
costruisce sulla base di nuovi valori, stili di vita, disposizioni e norme sociali inventati e
legittimati da considerazioni, di sovente ideologiche, sugli effetti ambientali che tali nuovi
elementi ideali, più o meno fondamentali, producono, in prima od ultima analisi. Se è invece
possibile spiegare un caso semplice di azione proambientale escludendo, del tutto od in parte,
questi elementi o, più modestamente, se è possibile mostrare che si ottengono migliori
risultati, in relazione alla risposta alla domanda fondamentale, investendo in determinanti
meno fondamentali dell’azione, come sono le circostanze e le utilità, allora si ottiene un indizio
contro il modo moralistico – normativo con cui il moderno risponde alla minaccia ecologica.
La verifica empirica della Theory of Planned Behavior di Ajzen, interpretata come uno
schema di spiegazione razionale dell’azione, ha fornito indizi in entrambe le direzioni. La
relazione “disposizioni – comportamento” è stata integrata da altri costrutti (norma sociale,
controllo del comportamento ed habitus), ottenendo un miglioramento nella comprensione
dell’azione presa in considerazione. In particolare si è dimostrato fecondo il principio
metodologico di compatibilità: servono disposizioni ( o in generale costrutti) molto particolari
per spiegare comportamenti specifici. Da questo buon principio pare inoltre sia possibile
derivare altre affermazioni che valgano anche al di fuori dell’ambito strettamente
metodologico: una comunicazione ambientale più “compatibile” potrebbe essere un buon
consiglio per uscire dalle secche dell’ideologia de “l’ambientalmente corretto” in cui si è
arenato il discorso ecologico. Sarebbe questa una via per rispondere con maggiore complessità
alla sfida ambientale.
Particolarmente interessante è il ruolo delle abitudini ed il ruolo della possibilità di
controllare l’azione; quest’ultimo in particolare non potrà che crescere nel caso di
comportamenti più complessi. Entrambi gli aspetti (“controllo” ed “habitus”) giocano al
momento a favore del mantenimento di modalità indifferenziate nello smaltimento dei rifiuti
domestici, essendo la scelta del “bidone unico” di frequente l’alternativa d’azione più facile e
160
consueta. Non pare tuttavia impossibile un’inversione di tendenza se i costi della scelta di
separare verranno ridotti e saranno migliorate le condizioni esterne dell'azione.
A ciò si aggiungono indizi in negativo sullo scarsa rilevanza che rivestono costrutti,
piuttosto vaghi, come “coscienza ambientale”, “nuovi stili di vita” e “nuovi valori”, sui quali non
di meno si comunica con intensità. Non pare quindi infondata l’ipotesi che questi investimenti
sociali servano ad altri scopi che a quello di incrementare la separazione dei rifiuti domestici o,
più generalmente, di migliorare il rapporto dell’uomo con il proprio ambiente di vita.
I dati supportano quindi l’affermazione, espressa nel primo capitolo, che la risposta
moralistica alla crisi ecologica è insufficiente. La stessa è inoltre pericolosa in ragione di alcune
considerazioni derivate: se nemmeno a livello della separazione dei rifiuti domestici è
sufficiente invocare la morale degli agenti, è facile immaginare cosa possa succedere a
proposito di altri comportamenti più costosi per l’attore, qualora non si provvedesse almeno
con identico investimento al miglioramento delle condizioni generali d’azione. Difficilmente
l’efficacia di questi appelli alla buona volontà potrà aumentare. Per questo motivo consideriamo
questo tipo di risposta pericoloso, in quanto indirizza gli sforzi sociali in una direzione molto
probabilmente fallimentare.
Naturalmente ciò che i dati raccolti non possono comunicarci in alcun modo una risposta
alternativa alla domanda fondamentale; pretendere diversamente sarebbe del resto un modo
per non fare i conti seriamente con le caratteristiche delle società altamente differenziate.
Anche in ragione di ciò si ritiene che gli indizi “in negativo” raccolti siano un risultato
apprezzabile. Non sarà pertanto un esercizio inutile mostrare, con ulteriori indagini ed
approfondimenti, gli scarsi risultati che concretamente la moralizzazione del discorso
ambientale raggiunge. Prendere sul serio la complessità significa anche questo: non credere
che si possa dare risposte ai problemi per il solo fatto che essi si presentano o che si reputino
urgenti. Significa inoltre valutare i risultati non solo per quello che affermano ma anche e
soprattutto per ciò che riescono, pur in negativo, ad escludere.
L’ultima osservazione è di tipo teorico e metodologico. Si ritiene che questo lavoro mostri
con una certa chiarezza la necessità di un’integrazione tra approcci teorici diversi, basata sul
principio di parsimonia, come pure la possibilità, esplorata invero solo marginalmente, di
riconciliare la teoria logica dell'azione con la spiegazione statistica della stessa secondo i
metodi quantitativi correnti. Il principio di parsimonia, in particolare, può essere fatto valere
come criterio di giudizio sia all’interno dei singoli approcci, come nel paragrafo “Habitus e
razionalità” si è mostrato, che nei rapporti tra approcci diversi. Spiegare il funzionamento delle
società altamente differenziate secondo i presupposti di una teoria individualista è sovente
inutilmente meno parsimonioso che spiegare lo stesso stato di cose con un approccio
sistemico. Converrà quindi giudicare un approccio secondo ciò che contingentemente si intende
spiegare piuttosto che sulla capacità, presupposta o già mostrata, del programma di
conoscenza in questione di spiegare molteplici e spesso generici fenomeni sociali. In questo
senso il presente lavoro contribuisce ad evidenziare l’utilità dell’approccio individualistico nelle
161
scienze sociali. Esso ha il merito di aver riportato all’attenzione degli scienziati sociali il
problema della semplicità delle spiegazioni e dell’integrazione di approcci teorici diversi.
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173
APPENDICI
Indice
Appendice 1460
1. Traduzione italiana del questionario dell’indagine postale di Lipsia
2. Questionario dell’indagine postale di Trento (RAT)
3. Risultati dell’indagine postale effettuata a Trento
Appendice 2461
1. Statistiche descrittive dei risultati dell’indagine di Lipsia
2. Statistiche descrittive dei risultati dell’indagine di Trento
Appendice 3
1. La variabile dipendente
2. Le verifiche empiriche della teoria del comportamento pianificato
3. Alcune altre variabili
4. Gli stili di vita
460 I questionari riportati sono identici a quelli inviati ai rispettivi campioni di intervistati: in particolare non si è inteso né migliorare la qualità della stampa, né eliminare gli errori ortografici. I numeri di pagina indicati sono quelli del questionario, pur continuando implicitamente la numerazione normale. 461 Si riportano per ogni variabile metrica, la media (m), la deviazione standard (s), il numero di casi validi (N), lo curtosi e la scistosi. Per le variabili non metriche e non considerate nell’analisi dati del terzo capitolo si riportano le tabelle di frequenza.
175
Prof. Dr. Johannes Huinink
Istituto di Sociologia
Università di Lipsia
Dipl. soz. Torsten Schroeder
Istituto di Sociologia
Università di Lipsia
Indagine postale:
Studio dei rifiuti a Lipsia
Febbraio 1997
176
Informazioni per la compilazione del questionario
Per favore compilate il questionario voi stessi
Rispondete alla domande nell'ordine in cui sono proposte ed in modo
completo
Leggete tutte le domande preventivamente, in particolare i consigli
scritti in corsivo
Le domande si riferiscono alle vostre azioni e alle vostre personali
opinioni.
Per rispondere alle domande non ha alcuna importanza se voi
separate o meno i vostri rifiuti
In molte domande si deve segnare un valore su di una scala, che va
da 1 a 5 Per esempio
molto bene molto male
1------------2---------- 3-----------4 ------------5
Per favore per ogni scala segnate solo un valore!
Una freccia (→) dietro una categoria di risposta significa che devono
essere saltate alcune delle seguenti domande, se la risposta alla
domanda è quella. Il numero che segue la freccia indica quale sia la
domanda alla quale dovete andare.
Rispediteci per favore il questionario compilato nella busta allegata; le
spese di spedizione le paghiamo naturalmente noi
Mille grazie!
177
Al momento ci sono molti importanti problemi all’ordine del giorno in Germania,
come per esempio la disoccupazione, il mantenimento dello stato sociale, il
miglioramento della lotta alla criminalità o la competitività del “Sistema Germania”.
1 Quanto ritenete importante il miglioramento della tutela dell’ambiente in
confronto a questi problemi?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
In confronto In confronto
importante non importante
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Ci sono diverse misure che possono essere intraprese per il miglioramento
dell’ambiente, come per esempio la protezione dello strato atmosferico di
ozono, la lotta all’inquinamento delle acque e dell’aria.
2 Quanto ritenete importante il miglioramento del sistema di raccolta differenziata
dei rifiuti in confronto ad altre misure di tutela ambientale?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
In confronto In confronto
importante non importante
1——— 2——— 3 ———4——— 5
3 Che cosa pensate di queste affermazioni? Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Totalmente d’accordo Per niente d’accordo
Se andiamo aventi così, ci destiniamo ad
una catastrofe naturale
1——— 2——— 3 ———4——— 5
I politici fanno troppo poco per l’ambiente 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Dovremmo essere tutti disponibili a vivere
più modestamente per tutelare l’ambiente
1——— 2——— 3 ———4——— 5
La maggior parte della popolazione si
comporta in modo ecologicamente poco
consapevole
1——— 2——— 3 ———4——— 5
178
4 Per favore, provate a stimare, quante immondizie produce la vostra famiglia ogni
settimana.
Circa____ Litri alla settimana | non lo so 8
5 Di seguito vi è una lista di diverse cose, che in una casa diventano rifiuti. Dichiarate per favore, quanto spesso li separate dalla immondizie normali.
Per rispondere segnate un valore (quadratino)! Sempre Mai non li ho
a)Carta e giornali 1——— 2——— 3 ———4——— 5 7 b)Vetro 1——— 2——— 3 ———4——— 5 7 c)Plastica 1——— 2——— 3 ———4——— 5 7 d)Scatolame 1——— 2——— 3 ———4——— 5 7 e)Alluminio 1——— 2——— 3 ———4——— 5 7 f)Batterie 1——— 2——— 3 ———4——— 5 7 g)Rifiuti organici 1——— 2——— 3 ———4——— 5 7 h)Stoffe 1——— 2——— 3 ———4——— 5 7 i)Medicinali 1——— 2——— 3 ———4——— 5 7 j)Tetra-Pack 1——— 2——— 3 ———4——— 5 7
6 Indipendentemente dal tipo di immondizia: con quanta coerenza dividete i
rifiuti?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
molto coerentemente molto incoerentemente
1——— 2——— 3 ———4——— 5
7 La separazione dei rifiuti è spesso faticosa, per esempio quando le scatolette sono molo sporche o quando i bidoni sono molto lontani.
Con quale frequenza succede che buttiate nell’immondizia comune cose che potreste separare?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)! sempre mai
1——— 2——— 3 ———4——— 5
8 Spesso si dice che un comportamento ecologicamente consapevole ha solo allora un effetto, quando molti lo praticano.
Quale percentuale degli abitanti di Lipsia dovrebbero separare i propri rifiuti, perché voi lo facciate ( o continuiate a farlo)?
Circa _________%
In questo caso non mi interesse il comportamento degli altri 7
Non lo so 8
179
9 Indipendentemente dal fatto, che lei divida le proprie immondizie: quale
parere avete a riguardo dei seguenti enunciati?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Totalmente d’accordo Per niente d’accordo
Io dividerò nel futuro le mie immondizie 1——— 2——— 3 ———4——— 5
La maggioranza di coloro che per me sono
importanti, non hanno niente in contrario, se
io butto tutto senza differenze nell’immondizia
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Per me è molto facile, dividere le mie
immondizie
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Per me è bene dividere le proprie immondizie 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Raccogliere in modo differenziato le mie
immondizie è per me molto difficile
1——— 2——— 3 ———4——— 5
La maggior parte delle persone, che sono
importanti per me, mi incoraggia a dividere le
immondizie
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Non c’è niente di male nel buttare tutto nelle
immondizie.
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Non ho nessuna intenzione di raccogliere
separatamente le mie immondizie nel futuro.
1——— 2——— 3 ———4——— 5
10 Scrivete per favore quanto distano dalla vostra abitazione i rispettivi punti di
raccolta
In casa Non c’è Non so
Carta e giornali Circa ___metri 1 2 8
Vetro Circa ___metri 1 2 8
Rifiuti organici Circa ___metri 1 2 8
Plastica Circa ___metri 1 2 8
Stoffe Circa ___metri 1 2 8
Luogo di raccolta rifiuti pericolosi Circa ___metri 1 2 8
11 Al massimo quanto possono essere distanti i punti di raccolta, perché voi
separiate i vostri rifiuti?
Massimo______ metri
Non ha alcuna importanza per la mia decisione 7
180
12 Quanto è probabile che succedano queste cose se voi separate i vostri rifiuti
( o se li separereste)?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Molto probabile Molto improbabile
Io contribuirei alla protezione dell’ambiente
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Io avrò la coscienza pulita 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Io sarò riconosciuto e lodato da altri 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Io sarò un esempio per altri 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Io diminuirò le tasse sulle immondizie 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Io perderò altro tempo 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Io dovrò lavare altre immondizie 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Io dovrò trasportare con fatica le mie immondizie
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Io avrò problemi a trovare un posto in casa per il deposito momentaneo di immondizie
1——— 2——— 3 ———4——— 5
13 Quanto ritenete vantaggiosi e svantaggiosi rispettivamente le seguenti cose Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Molto(s)vantaggioso Indifferente
Contribuire alla protezione dell’ambiente 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Avere la coscienza pulita 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Essere riconosciuto e lodato da altri 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Essere un esempio per altri 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Diminuire le tasse sulle immondizie 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Perdere altro tempo 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Dover lavare altre immondizie 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Dover trasportare con fatica le mie immondizie
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Trovare un posto in casa per il deposito momentaneo di immondizie
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Anche a proposito della separazione dei rifiuti ci sono Persone, alla cui opinione si
dà molto valore. Pensate per favore a due persone, che per le sono importanti
15 Che ne pensano queste persone, se voi dividete i vostri rifiuti?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
molto bene molto male non so
Persona 1 1——— 2——— 3 ———4——— 5 |8
Persona2 1——— 2——— 3 ———4——— 5 |8
181
16 Quanto è forte l’aspettativa di queste persone che lei separi i propri
rifiuti?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
molto forte non c’è non so
Persona 1 1——— 2——— 3 ———4——— 5 |8
Persona2 1——— 2——— 3 ———4——— 5 |8
17 Quanto è probabile, che lei separi i propri rifiuti come gli altri da lei si
aspettano?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
molto probabile molto improbabile non so
Persona 1 1——— 2——— 3 ———4——— 5 |8
Persona2 1——— 2——— 3 ———4——— 5 |8
18 Nel passato avete raccolto i vostri rifiuti separatamente (Pensate alla SERO) [il servizio raccolta rifiuti
della Repubblica democratica tedesca N.d.T]
Sino ad adesso no 1
Sì, ma adesso non più 2
Si, sino ad oggi 3
E precisamente da _____anni
19 Con quale coerenza avete separato i vostri rifiuti nel passato?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
molto coerentemente molto incoerentemente
1——— 2——— 3 ———4——— 5
20 Ripensate un momento alla SERO. Vi sentivate allora od adesso più motivati a dividere i vostri
rifiuti?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)! Allora più motivato oggi più motivato non lo so
1——— 2——— 3 ———4——— 5 | 8
182
La decisione di separare o meno le proprie immondizie dipende spesso da diverse
circostanze: a questo proposito le seguenti domande.
21 Indipendentemente dal fatto, che lei divida o meno i propri rifiuti; in che
misura i seguenti aspetti la riguardano?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Mi riguardano Non mi riguardano
completamente
aSo con precisione, dove sono i punti di
raccolta
1——— 2——— 3 ———4——— 5
bSo con precisione come devono essere
separate le immondizie
1——— 2——— 3 ———4——— 5
cHo tempo sufficiente a mia disposizione 1——— 2——— 3 ———4——— 5
dPosso trasportare i miei rifiuti senza
problemi
1——— 2——— 3 ———4——— 5
eLa mia costituzione fisica non mi impedisce
di dividere e trasportare i rifiuti
1——— 2——— 3 ———4——— 5
22 Indipendentemente dal fatto, che lei divida o meno i propri rifiuti; in che
misura i seguenti aspetti facilitano o rendono difficile la separazione dei rifiuti?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Molto facilitante Molto impedente
Il mio sapere sui punti di raccolta 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Il mio sapere sulla separazione 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Il tempo a disposizione 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Il trasporto dei rifiuti 1——— 2——— 3 ———4——— 5
La mia costituzione fisica 1——— 2——— 3 ———4——— 5
23 Che cosa ne pensate?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Totalmente d’accordo Per niente d’accordo
Separare in modo corretto i miei rifiuti
appartiene al mio quotidiano
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Se non separo correttamente i miei rifiuti,
rischio di avere problemi con il competente
ufficio comunale
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Ai miei vicini non importa, se io separo o
no i miei rifiuti
1——— 2——— 3 ———4——— 5
183
d Non sono abituato a separare i miei rifiuti 1——— 2——— 3 ———4——— 5
e Sarei pronto a raccogliere separatamente
anche altri tipi di rifiuti
1——— 2——— 3 ———4——— 5
f Se non separo i miei rifiuti il mio vicino fa
problemi
1——— 2——— 3 ———4——— 5
g Separare i miei rifiuti mi è entrato nel
sangue
1——— 2——— 3 ———4——— 5
h Sino ad ora, non mi è entrato in testa di
separare i miei rifiuti
1——— 2——— 3 ———4——— 5
i Sarei pronto a pagare maggiori tasse se
servisse a smaltire i rifiuti in modo
ecologico
1——— 2——— 3 ———4——— 5
24 Quanti minuti dovete o dovreste impiegare alla settimana per separare, pulire e
portare a destinazione i vostri rifiuti?
circa_______ Minuti in più alla settimana
25 Quanti minuti sarebbe disposto ad impiegare al massimo a questo scopo?
al massimo circa ______ Minuti alla settimana
26 Avete…
un bidone per il compost? 1sì——— 2no
una cucina economica? 1sì——— 2no
Se avete una cucina economica: con quale frequenza bruciate i vostri
rifiuti?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
sempre1——— 2——— 3 ———4——— 5Mai
184
27 Che cosa ne pensate?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Totalmente d’accordo Per niente d’accordo
Tutte queste storie sulla separazione dei rifiuti non sono poi tanto ecologiche
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Penso che alla fine anche le immondizie separate inquinano
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Tutto finisce in un unico bidone e questo basta
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Io mi senso personalmente obbligato a separare i miei rifiuti
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Indipendentemente da che cosa fanno gli altri, io separerò sempre i miei rifiuti
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Ognuno deve contribuire a miglioramento dell’ambiente, anche fosse in misura minima
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Io penso che ci dovremo abituare ad avere problemi con la massa di rifiuti
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Io penso che il problema dei rifiuti viene esagerato
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Io penso che dobbiamo imparare a convivere con i danni provocati dalla massa di rifiuti
1——— 2——— 3 ———4——— 5
28 Se prendete in considerazione tutti i vari tipi di impegni che avete, quanto
tempo libero vi rimane ancora?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
A sufficienza1——— 2——— 3 ———4——— 5Non a sufficienza
29 Dei seguenti tipi di immondizie, quali sono da separare e quali no?
Classificate correttamente gli oggetti
Separ
abile
Insepar
abile
No
n so
Borse della spesa
Spazzolini da denti
Capelli e piume
Piatti di porcellana
Cartoni delle bibite
Giornali
Olio di frittura
Pannolini
185
30 Conoscete?
ì
No, però mi
interessa
No e nemmeno mi
interessa
Il sistema duale
Il prossimo termine di consegna dei
rifiuti tossici
Il numero verde sui rifiuti
Il libretto informativo del servizio
rifiuti del comune
La possibilità di consegnare rifiuti
ingombranti
L’Hans-Ambiente
31 Che cosa ne pensate?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Totalmente d’accordo Per niente d’accordo
Attraverso il progresso tecnico possono essere
risolti i problemi dei rifiuti 1——— 2——— 3 ———4——— 5
La scienza e la tecnica svilupperanno nei
prossimi anni soluzioni per i nostri problemi con
i rifiuti
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Con il mio comportamento personale posso
contribuire alla soluzione di questi problemi 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Il comune deve trovare dei modi per far sì che
la gente separi i propri rifiuti 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Per la soluzione di questo problema il mio
comportamento non ha importanza 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Io penso che separare i propri rifiuti sia uno dei
doveri di ogni cittadino 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Io penso che alle industrie ed al commercio
spetti la separazione dei rifiuti 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Io penso che sia dovere della politica quello di
pensare alla separazione dei rifiuti 1——— 2——— 3 ———4——— 5
32 Quanti lipsiensi crede separino i propri rifiuti?
circa ____ % | non lo so 8
186
33 Che cosa ne pensate?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Totalmente d’accordo Per niente d’accordo
Divento furente, quando vedo che altre
persone buttano tutto in un unico bidone
della spazzatura
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Se penso alle crescenti discariche, temo
per me e per il futuro dei miei bambini
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Temo che presto soffocheremo tra le
immondizie da noi stessi prodotte
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Non mi importa niente se gli altri buttano
via senza alcun riguardo le proprie
immondizie
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Vedere sporcizie in strada e sui cigli mi fa
arrabbiare
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Mi vergogno a pensare quali montagne di
rifiuti lasceremo a chi verrà dopo di noi
1——— 2——— 3 ———4——— 5
34 Come vi sentite informati a proposito delle possibilità di
separazione dei rifiuti?
molto bene molto male
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Nelle situazioni di ogni giorno accade spesso di dover scegliere tra
azioni con diverse conseguenze.
35 Quanto sono per lei importanti nella vita di ogni giorno i seguenti aspetti?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Molto importante Totalmente non importante
Evitare perdite finanziarie 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Guadagnare qualcosa 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Essere riconosciuto e stimato dagli altri 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Avere molto tempo libero 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Agire secondo i propri valori e opinioni 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Evitare possibilmente ogni rischio 1——— 2——— 3 ———4——— 5
187
36 Come vengono calcolate le tasse sui rifiuti?
Tra i costi di condominio: per metro quadrato 1
per numero di persone 2
Con abbonamento (carte pre pagate) 3
In modo individuale, per numero di bidoni svuotati 4
Non lo so 8
37 Quanto pagate all'anno per le immondizie?
circa _________ DM all'anno | non lo so 8
38 Quanto pensate potreste risparmiare all'anno dividendo correttamente
i vostri rifiuti?
circa _________ DM all'anno | non lo so 8
39 Quanto ben descrivono la vostra vita le seguenti affermazioni?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Totalmente Per niente
Conduco una vita semplice e modesta 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Mi comporto considerando particolarmente la tutela dell'ambiente
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Vivo tutto per la mia famiglia 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Vivo secondo principi religiosi 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Nel mio tempo libero sono particolarmente attivo
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Mi impegno personalmente nell'aiutare chi ha bisogno
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Lavoro moltissimo 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Mi godo la vita a pieni polmoni 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Curo un livello di vita elevato 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Organizzo la mia vita secondo i mie desideri e bisogni
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Sono tutto dedicato al mio lavoro 1——— 2——— 3 ———4——— 5 Conduco una vita che procede su di una strada regolare e ordinata
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Non mi preoccupo di norme sociali e costrizioni
1——— 2——— 3 ———4——— 5
188
40 Ognuno ha delle idea su quali siano in una società i comportamenti
desiderabili e quali invece no. Segnate per favore per ognuna di queste idee, quanto
la ritenete desiderabile?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Molto desiderabile Per niente desiderabile
Cercare compromessi in caso di litigi 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Preoccuparsi della propria sicurezza 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Realizzare se stessi 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Affermarsi con grandi prestazioni 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Dare valore al proprio benessere 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Essere indipendente 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Essere tollerante 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Godersi la vita 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Badare ai sentimenti propri ed altrui 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Aumentare la partecipazione alle decisioni
politiche
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Essere consci dei propri doveri 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Essere puntuali 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Trattare ogni uomo allo stesso modo 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Eliminare le differenze sociali 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Fare fatica 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Lasciare fare e fare quello che si vuole 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Rinunciare a qualcosa per il bene di tutti 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Godersi quello che si è guadagnato 1——— 2——— 3 ———4——— 5
41 Molte persone adoperano i termini "sinistra" e "destra", quando sono
da classificare le idee politiche. Se pensate alle vostre opinioni politiche,
dove vi mettereste?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
sinistra destra
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
189
42 Di seguito sono elencate alcune attività che possono essere svolte nel proprio
tempo libero. Per ogni attività dite quanto spesso la praticate attualmente.
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Enunciato Molto desiderabile Per niente desiderabile
Trovarsi privatamente con amici e parenti 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Andare a teatro e a concerti 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Frequentare corsi, specializzarsi 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Fare compere 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Occuparsi dei bambini 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Guardare la televisione, giocare al
computer
1——— 2——— 3 ———4——— 5
Leggere libri 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Dedicarsi al proprio hobby 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Riposare semplicemente 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Praticare sport 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Passeggiare, fare gite 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Andare a mangiare al ristorante 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Lavorare in giardino 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Attività artistiche (dipingere, suonare..) 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Lavorare al computer 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Andare al bar 1——— 2——— 3 ———4——— 5
Portarsi a casa lavoro da fare 1——— 2——— 3 ———4——— 5
43 Quanto siete soddisfatti dell'attuale sistema di tassazione delle
immondizie?
molto soddisfatti molto insoddisfatti
1——— 2——— 3 ———4——— 5
44 Avete la possibilità di trasportare i vostri rifiuti con la macchina?
sì 1
no 2
190
Per finire
45 Quando siete nato? _______ 19_____ (anno, mese)
46 Siete? maschio 1
femmina 2
47 Dove abitavate nel 1989? A Lipsia 1
Nella RDT 2
Nella RFT 3
Non in Germania 4
48 Quale è il vostro titolo di studio generale più elevato?
nessuno (per ora) 1
POS, 8 o 9 Classe 2
POS, 10 Classe; Maturità intermedia 3
Diploma di scuola tecnica 4
Maturità 5
altro 6
(specificare)________________
48 Quale è il vostro titolo di studio professionale più elevato?
nessuno (per ora) 1
praticantato 2
Diploma intermedio di lavoratore specializzato 3
Diploma di lavoratore specializzato 4
Diploma di scuola professionale 5
Maestro d'arte 6
Diploma di scuola professionale superiore 7
Diploma di laurea o equiparato 8
altro 9
191
50 Al momento siete… occupato
1
disoccupato \ in cerca di lavoro 2
in formazione 3
casalingo\a 4
pensionato\a 5
altro 6
(specificare)_____________
ATTENZIONE
Tutti gli intervistati che non sono occupati, vadano direttamente a domanda 54!
51 Che professione praticate? (specificare)
_____________________
Professione \Attività
52 In che posizione professionale siete?
Lavoratori Impiegati
Lavoratore non formato
Lavoratore con poca formazione
Lavoratore diplomato
Conduttore di colonna
Maestro d'arte
01
02
03
04
05
Impiegato in attività semplice
( per esempio: commessa)
Impiegato ad attività qualificata
Impiegato ad attività altamente
qualificata
Impiegato con compiti direttivi
10
11
12
13
Liberi professionisti Pubblico impiego
Agricoltore indipendente
Libero professionista, accademico
indipendente
(con o senza collaboratori)
Altri liberi professionisti
(con o senza collaboratori)
Collaboratore in azienda familiare
06
07
08
09
Servizio semplice
Servizio intermedio
Servizio elevato
Supremo servizio
14
15
16
17
(segnare con una crocetta sola!)
192
53 Quante ore, compresi straordinari, lavorate in media alla settimana?
________ ore alla settimana
54 Quale è il vostro stato di famiglia
Siete. sposato e convivente 1
→ 56
sposato ma separato 2
vedovo 3
divorziato 4
celibe\nubile 5
55 Avete un compagno di vita fisso, con il quale condividete l'abitazione
sì 1
no 2
56 Avete bambini, se sì, quanti?
sì 1 → _______ Bambini
no 2
57 Abitate… con i vostri genitori 1
in casa propria 2
in una WG 3
in altra casa 4
58 Quante persone vivono con voi (compreso)?
_________ Persone
59 Quante di queste hanno meno di 14 anni?
________ Persone
193
60 A quanto ammonta il reddito annuale annuo della vostra famiglia?
meno di 500 DM 1 da 4500 a 4499 DM 10
da 500 a 999 DM 2 da 4500 a 4999 DM 11
da 1000 a 1499 DM 3 da 5000 a 5499 DM 12
da 1500 a 1999 DM 4 da 5500 a 5999 DM 13
da 2000 a 2499 DM 5 da 6000 a 6999 DM 14
da 2500 a 2999 DM 6 da 7000 a 7999 DM 15
da 3000 a 3499 DM 7 da 8000 a 8999 DM 16
da 3500 a 3999 DM 8 da 9000 a 9999 DM 17
da 4000 a 4499 DM 9 più di 10000 DM 18
61 Siete cresciuti in una…
grande città (> 300.000 ab.) 1
in una città (tra 100.000 e 300.000 ab.) 2
in una città di media grandezza (tra 20.000 e 100.000 ab.) 3
in una piccola città (tra 5.000 e 20.000 ab.) 4
in un paese, in case sparse (<5.000 ab.) 5
62 In quale quartiere di Lipsia abitate
___________ (Quartiere)
63 Abitate… in casa subaffittata 1
in affitto 2
in appartamento proprio 3
in casa affittata 4
in casa propria 5
in una casa-alloggio 6
altro 7
194
64 Quale è la superficie utile del vostro appartamento?
_________ metri quadrati
65Quante abitazioni vi sono nella casa in cui abitate, la vostra inclusa
_________ abitazioni
66 Che tipo di edificio è la casa in cui vivete? Vecchio
1
Rinnovato 2
Nuovo 3
Vogliamo chiedervi ancora
67 Sareste disposti a partecipare ad un'altra inchiesta?
(potete revocare in ogni momento la vostra disponibilità)
Sì, sarei disponibile 1
No, non sarei disponibile 2
Mille grazie per la collaborazione
195
Giacomo Gubert
Laureando in Sociologia
Università degli Studi di Trento.
Con la collaborazione del
Comune di Trento
Assessorato all’Ambiente
DOVE METTIAMO LE IMMONDIZIE?
Indagine postale sulla separazione dei rifiuti domestici
a Trento
Maggio 1998
196
Egregio intervistato/a,
Le chiediamo di collaborare gentilmente a questa indagine a carattere scientifico: i dati
rilevati serviranno per migliorare il servizio di raccolta dei rifiuti a Trento. E’ quindi molto
importante che Lei risponda, dedicandoci parte del suo tempo.
Le garantiamo che i dati raccolti rimarranno anonimi e verranno utilizzati solo in forma
aggregata. Il questionario è identificato da un numero solo allo scopo di evitare l’invio di
solleciti a coloro che già hanno risposto.
E’ importante che il questionario sia compilato da
una sola persona.
Risponda alla domande nell'ordine in cui sono proposte ed in modo completo.
Legga tutte le domande preventivamente, in particolare i consigli scritti in corsivo
Le domande si riferiscono alle sue azioni e alle sue personali opinioni.
Per rispondere alle domande non ha importanza se Lei separi o meno i rifiuti.
In molte domande si risponde segnando un valore su di una scala. Per esempio:
molto bene (bene) (abbastanza bene) (poco bene) per niente bene
6—— 5—— 4—— 3—— 2—— 1—— 0
Scelga la casella che più si avvicina alla sua risposta.
Per favore per ogni scala segnate solo un valore!
Rispedisca per favore il questionario compilato nella busta allegata pre-affrancata.
Mille grazie per la collaborazione!
Giacomo Gubert
Direttore della ricerca
Per eventuali chiarimenti telefoni al 0461/911189
197
Tra le molte questioni aperte di cui si sente parlare c’è la tutela
dell’ambiente.
1 Che importanza ha per Lei il miglioramento della tutela
dell’ambiente?
Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Molto Non importante
importante
10—— 9—— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2—— 1—— 0
Molto può essere fatto per migliorare la tutela dell’ambiente: ad esempio
la protezione dello strato atmosferico di ozono, la lotta all’inquinamento delle
acque e dell’aria, la riduzione dei consumi energetici.
2 Che importanza ha per Lei il miglioramento del sistema di raccolta
differenziata dei rifiuti?
Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Molto Non importante importante
10—— 9—— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2—— 1—— 0
198
Di seguito vi è una lista di diverse tipi di possibili rifiuti.
3 Su dieci volte che le capitano tra le mani per buttarli via, quante volte li separa dal resto delle immondizie? Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Sempre Mai non mi capita
Carta, giornali 10— 9— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2— 1— 0 13
Vetro 10— 9— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2— 1— 0 13
Plastica 10— 9— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2— 1— 0 13
Scatolame 10— 9— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2— 1— 0 13
Alluminio 10— 9— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2— 1— 0 13
Pile scariche 10— 9— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2— 1— 0 13
Rifiuti organici 10— 9— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2— 1— 0 13
Vestiti vecchi 10— 9— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2— 1— 0 13
Medicinali 10— 9— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2— 1— 0 13
Tetra-Pack 10— 9— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2— 1— 0 13
Indipendentemente dal tipo di rifiuto.
4 Per favore provi a stimare quante immondizie produce la sua
famiglia ogni settimana.
Pensi a quanti litri contiene il suo bidone dei rifiuti!
Circa |__|__|__| Litri alla settimana | 8 non lo so
5 Con quanta coerenza nel tempo raccoglie separatamente i rifiuti domestici?
Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Molto coerentemente Incoerentemente
10—— 9—— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2—— 1—— 0
199
La separazione dei rifiuti può essere fastidiosa, per esempio quando le
scatolette puzzano o i bidoni sono lontani.
6 Con quale frequenza succede che butti nell’immondizia comune cose che potrebbe raccogliere in modo differenziato? Per rispondere segni un valore (quadratino)! Sempre Mai
10—— 9—— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2—— 1—— 0
7 Quanto metri è disposta al massimo a trasportare le immondizie per poterle raccogliere in modo differenziato?
Massimo|__|__|__|__| metri
7 Non ha alcuna importanza per la mia decisione
8 Scriva per favore quanto distano all'incirca dalla sua abitazione i seguenti punti di raccolta.
In casa Non c’è Non so
Carta e giornali Circa _____metri 8
Vetro e plastica Circa _____metri 8
Sfalci e potature Circa _____metri 2 8
Scarti di cucina Circa _____metri 1 2 8
Vestiti vecchi Circa _____metri 2 8
Luogo di raccolta rifiuti pericolosi Circa _____metri 8
9 Nella sua famiglia c'è un "esperto" della raccolta dei rifiuti
domestici?
1 sì, chi è? (io, relazione di parentela, altro)______________________
2 no
200
L'azione di raccogliere separatamente i rifiuti ha per Lei varie conseguenze.
10 Quale è la probabilità che dà alle seguenti possibili conseguenze? Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Molto probabile
Non probabile
Avrò la coscienza a posto. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
I bidoni ingombreranno e sporcheranno. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Sarò riconosciuto e lodato da altri. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Diminuirà la tassa sui rifiuti solidi urbani. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Il deposito dei vari rifiuti occuperà spazio 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Perderò tempo. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Dovrò trasportare le mie immondizie. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Vi saranno meno rifiuti in discarica. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
11 Quanto peso hanno per Lei le seguenti possibili
conseguenze?
Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Molto Nessuno
Avere la coscienza pulita. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Posto e pulizia in cucina. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Essere riconosciuto e lodato da altri. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Diminuire la tassa per i rifiuti solidi urbani. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Trovare posto per i vari bidoni dei rifiuti. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Perdere altro tempo. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Dover trasportare le mie immondizie. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Evitare nuove discariche. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
201
Pensi a quando prende e butta nel bidone i rifiuti.
12 Quanto di frequente Le succede di…? Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Sempre Mai
Voler separare i suoi rifiuti. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Trovare facile separare le immondizie. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Pensare che va bene anche non separare. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Avere difficoltà a separare i rifiuti. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Voler buttare tutto nell’unico bidone. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Essere consigliato di non separare i rifiuti. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Ritenere giusto separare i rifiuti. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Essere incoraggiato a separare i rifiuti. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
13 Se raccoglie separatamente i rifiuti, da quanti anni lo fa?
Da |__|__|anni
E' chiaro che un determinato comportamento ecologicamente consapevole
aiuta a risolvere i problemi di tutti solo quando molti lo praticano.
14 Quale percentuale degli abitanti di Trento dovrebbero separare i rifiuti,
perché anche Lei lo faccia (o continui a farlo)?
Circa |__|__|__|%
7 In questo caso non bado affatto al comportamento degli altri
8 Non lo so
202
La decisione di separare o meno le proprie immondizie dipende spesso da
diverse circostanze: a questo proposito Le poniamo le seguenti domande.
15 Quanto di frequente Le accade di…
Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Sempre Mai
Sapere dove sono i punti di raccolta. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Sapere come si separano i rifiuti. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Non avere posto in casa per le immondizie. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Trovare la campana dei rifiuti piena. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Non avere tempo a disposizione. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Potere trasportare i rifiuti senza problemi. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Indipendentemente dal fatto, che lei divida o meno i propri rifiuti.
16 In che misura i seguenti aspetti Le facilitano, o Le
rendono difficile, la separazione dei rifiuti?
Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Molto facilitante Per (impedente) niente
La conoscenza dei punti di raccolta. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
La conoscenza di come si separa. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Il posto in casa per i bidoni. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
La campana dei rifiuti piena. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Il tempo a disposizione. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Il trasporto dei rifiuti. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
203
17 Ritiene di essere informato a proposito di raccolta differenziata dei rifiuti domestici...
Molto bene Per niente bene
10—— 9—— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2—— 1—— 0
18 Quanto di frequente Le accade di…
Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Spesso Mai
Mettere tutto in un bidone per abitudine. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Evitare prodotti con troppi imballaggi. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Separare i rifiuti quasi senza pensarci. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Pensare di separare altri tipi di rifiuti. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Dover pensarci su per di separare i
rifiuti.
6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Riutilizzare oggetti che tutti buttano via. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
19 Quanto paga all'anno di tassa rifiuti solidi urbani?
circa |__|__|__|__|__|__| Lire all'anno | 8 non lo so
204
20 Quanto dovrebbe risparmiare all'anno per separare correttamente i suoi rifiuti? (o continuare a farlo)
circa |__|__|__|__|__|__| Lire all'anno | 8 il risparmio non mi importa
21 Dei seguenti tipi di immondizie, quali sono da separare e
quali no? Classifichi correttamente gli oggetti
Raccolta differenziata
Immondizie
comuni
Non
so Cartoni del latte 1 2 9
Spazzolini da denti 1 2 9 Cassette di plastica 1 2 9 Piatti di porcellana 1 2 9 Plastica "PE" 1 2 9 Riviste patinate 1 2 9 Olio di frittura 1 2 9 Barattolo dello
yogurt 1 2 9
22 Conosce?
Sì, lo conosco
No, però mi interessa
No e nemmeno mi
interessa I tipi di plastica riciclabili 1 2 9
Il prossimo termine di consegna dei rifiuti tossici
1 2 9
Che cosa si può compostare 1 2 9
L'opuscolo informativo sui rifiuti del Comune di Trento
1 2 9
Le modalità di consegna dei rifiuti ingombranti
1 2 9
23 Ha la possibilità di trasportare i rifiuti con la macchina?
1 sì 2 no
205
24 Se prende in considerazione tutti i vari tipi di impegni che ha, quanto tempo libero le rimane ancora? Per rispondere segni un valore (quadratino)!
A sufficienza Nessuno
6—— 5—— 4—— 3—— 2—— 1—— 0
La grande massa di rifiuti prodotti è un problema della nostra società.
25 Quanto può contribuire a risolvere il problema dei
rifiuti...?
Per rispondere segni un valore (quadratino)! Molto In niente
Il progresso tecnologico. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Il comportamento di ognuno. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
L’ente pubblico. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
L'industria ed il commercio. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
26 Quanto è soddisfatto dell'attuale sistema di tassazione delle immondizie?
Molto soddisfatto Per niente soddisfatto
10—— 9—— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2—— 1—— 0
206
Vi sono persone che scaricano abusivamente i propri rifiuti (inerti, mobili,
elettrodomestici)
27 Considera questa azione moralmente…
molto grave lecita 10—— 9—— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2—— 1—— 0
28 Ha… un bidone per il compost? 1sì——— 2no una cucina economica? 1sì——— 2no
Se ha una cucina economica: con quale frequenza brucia i rifiuti?
Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Sempre Mai 10—— 9—— 8—— 7—— 6—— 5—— 4—— 3—— 2—— 1—— 0
Nelle situazioni di ogni giorno accade spesso di dover scegliere tra azioni con diverse conseguenze.
29 Quanto sono importanti per Lei nella vita di ogni giorno i
seguenti aspetti? Per rispondere segnate un valore (quadratino)!
Molto importante Per nulla
Evitare perdite finanziarie. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Guadagnare qualcosa. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Essere riconosciuto e stimato dagli altri. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Avere molto tempo libero. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Agire secondo i propri valori e opinioni. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Evitare possibilmente ogni rischio. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
207
Ora alcune domande in generale sulla vostra vita
30 Se descrivessero con le seguenti frasi la sua vita,
direbbero il vero?
Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Totalmente Per niente
Conduco una vita semplice e sobria. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Mi preoccupo della tutela dell'ambiente. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Vivo tutto per la mia famiglia. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Vivo secondo principi religiosi. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Nel mio tempo libero sono molto attivo. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Mi impegno nell'aiutare chi è nel bisogno. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Lavoro moltissimo. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Mi godo la vita. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Curo un livello di vita elevato. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Seguo solo i miei desideri e bisogni. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Il mio lavoro è la cosa più importante. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
La mia vita trascorre ordinatamente. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Non mi preoccupo di norme sociali e
costrizioni.
6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
208
Seguono ora alcune attività che possono essere svolte nel proprio tempo libero.
31 Per ogni attività dica quanto di frequente la praticate attualmente. Per rispondere segni un valore (quadratino)! Spesso Mai
Fare shopping. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Stare in famiglia. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Riposare nulla facendo. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Portarsi a casa lavoro da fare. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Ognuno ha delle idea su quali siano in una società i comportamenti
desiderabili e quali invece no.
32 Segni per favore per ognuna di queste idee, quanto la ritiene desiderabile?
Per rispondere segni un valore (quadratino)!
Molto Per nulla desiderabile desiderabile
In caso di litigi, scendere a patti. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Preoccuparsi della propria posizione. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Realizzare se stessi nella vita. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Essere tollerante. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Mettere al primo posto il proprio benessere 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Essere indipendente dagli altri. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Affermarsi sugli altri. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Godersi la vita. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Ridare valore ai sentimenti. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Quello che ci si è guadagnati goderselo. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Essere consci dei propri doveri. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
209
Eliminare le differenze sociali. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Trattare ogni persona allo stesso modo. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Essere puntuali. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Fare, lavorare, faticare. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Lasciar fare e fare quello che si vuole. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Per il bene di tutti rinunciare a qualcosa. 6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Aumentare la partecipazione alle decisioni politiche.
6— 5— 4— 3— 2— 1— 0
Per finire alcuni dati demografici
33 Quando è nato? _______ 19_____ (anno, mese)
34 Lei è? 1 maschio
2 femmina
35 Quale è il suo titolo di studio più elevato?
0 Elementari non terminate
1 Licenza elementare
2 Licenza media
3 Qualifica professionale
4 Diploma di scuola media superiore
5 Specializzazione post diploma
6 Laurea
210
36 Quale è il suo stato civile
Lei è... 1 coniugato/a
2 separato/a
3 vedovo/a
4 divorziato/a
5 celibe/nubile
37 Ha bambini, se sì, quanti?
1 sì →_______bambini
2 no
38 Al momento Lei è… 1 occupato/a
2 disoccupato \ in cerca di lavoro ⇒41
3 in formazione \ studente ⇒41
4 casalingo\a ⇒41
5 pensionato\a
6 altro
(specificare)_____________
39 Che tipo di lavoro svolge? (specificare)
_____________________ Professione \Attività
211
40 Esercita tale attività…
alle dipendenze come…
01
02
03
04
05
06
07
08
09
Dirigente
Direttivo, quadro
Impiegato
Appartenente alle categorie speciali (intermedio)
Capo operaio, operaio (specializzato, qualificato, comune)
Altro lavoratore dipendente
Apprendista
Lavoratore a domicilio per conto di imprese
Graduato o militare di carriera delle FF. AA. o similari.
in modo autonomo come… con dipendenti
sì
sì
sì
10
11
12
13
14
Libero professionista
Imprenditore
Lavoratore in proprio
Socio di cooperativa di produzione beni e/o prestazioni servizi
Coadiuvante
(segnare con una crocetta sola!)
41 Abita…
1 in affitto
2 in casa/appartamento proprio
3 in una casa-alloggio
4 altro
42 Quante abitazioni vi sono nella casa in cui abita, la sua inclusa
_________ abitazioni
212
43 E' cresciuto in una…
1 grande città (> 300.000 ab.)
2 in una città (tra 100.000 e 300.000 ab.)
3 in una città di media grandezza (tra 20.000 e 100.000 ab.)
4 in una piccola città (tra 5.000 e 20.000 ab.)
5 in un paese, in case sparse (<5.000 ab.)
44 In quale quartiere di Trento abita?
___________ (Quartiere)
Grazie mille per la collaborazione.
Abbiamo apprezzato moltissimo il suo impegno e siamo
convinti che non è stato inutile.
Se desidera ricevere una sintesi dei risultati, scriva il suo
indirizzo sulla busta di ritorno. (NON sul questionario!)
Provvederemo a fargliela avere.
213
1.3. Risultati indagine postale “Rifiuti a Trento”.
Universo di riferimento: 34.500462 abbonati al telefono nel comune di Trento
Campione lordo: 345 abbonati al telefono del comune di Trento.
13 estratti esclusi in quanto non erano unità domestiche.
Questionari inviati: 332 di cui sono risultati
2 deceduti.
2 incapaci (raggiunti limiti di età).463
18 sconosciuti (errori nell’elenco telefonico).464
tot 20 non risposte neutrali per la stocasticità del campione.465
Campione di riferimento netto: 312
Risposte pervenute: 193
Risposte vuote: 2
Risposte valide: 191
Percentuale di risposta: 61%
Per risparmiare in spese postali e non importunare coloro che avessero già risposto i
questionari sono state identificati con un numero. Per un errore questo sistema di
identificazione non ha funzionato per un sottocampione di 89 questionari. A costoro è stato
inviato solamente un richiamo: per questa ragione la quota di risposte è più bassa di ben 20
punti percentuali dalla media.
I BLOCCO [solo un invio di richiamo]
89 questionari
4 sconosciuti
85 validi
24 risposte senza rinnovo (28%)
11 risposte dopo cartolina (13%)
35 risposte totali (41%)
di cui 1 risposta vuota
462 La cifra è arrotondata al centinaio. 463 Comunicazione telefonica all’Autore di parenti dei prescelti. 464 Comunicazione all’Autore del servizio postale.
214
II BLOCCO [tre invii di richiamo]
243 questionari
16 sconosciuti
227 validi
46 risposte senza rinnovo (20%)
55 risposte dopo cartolina (24%)
43 risposte dopo secondo avviso (18%)
14 risposte dopo terzo avviso (5%) [7 con prioritario, 7 con normale]466
158 risposte totali (69%)
di cui 1 risposta vuota
Tempi
L’invio dei questionari è avvenuto il giorno giovedì 4 giugno 1998.
La prima cartolina di richiamo è stata spedita il giorno 11 giugno 1998.
Il secondo avviso, con allegato questionario, è stato inviato il giorno giovedì 2 giugno
1998.
Per la pausa estiva si è atteso sino al giorno giovedì 3 settembre per inviare il terzo avviso,
con questionario allegato.
Su richiesta telefonica sono stati inviati 34 questionari smarriti.
Particolari difficoltà riscontrate dagli intervistati
La differenza probabilità/valore per le conseguenze e circostanze è da alcuni poco
percepita o ritenuta difficile.
Alcuni si sono lamentati per l’eccessiva lunghezza
Il filtro sulle professioni non è chiaro, i pensionati non dichiaravano la professione
precedente. Gli item-missing sono pertanto elevati.
Aspetti impedenti/facilitanti andavano separati in due diverse batterie.
Anche sfalci e potature possono essere lasciati in casa (giardino): questa categoria di
risposte non è stata invece riportata.
465 Cfr. R. Schnell et al., 1995, pp. 288-294. 466 D. Dillman consiglia di inviare il terzo richiamo con speciale affrancatura. Per ragioni economiche abbiamo scelto la modalità della posta prioritaria per metà dei prescelti rimanenti e la normale affrancatura per l’altra metà. Le risposte sono state tuttavia in pari numero.
215
La dicitura bidone del compost è troppo specifica: si può buttare l’organico anche in
mucchio apposito tipo letamaio.
Le classi di grandezza della città di origine collocano Trento al limite di entrambe. Non tutti
sanno infatti che Trento ha più di 100.000 abitanti.
Item missing
La mancanza di controllo sul comportamento di risposta ha prodotto una quota di item-
missing media del 14% circa, con punte su alcune domande particolari come la professione ed
attività svolta o le batterie sui valori e modi di vita.
Gli items sulla variabile dipendente, posti all’inizio, hanno quote di non risposta minori (da
meno di 20 missing a 0).
217
Appendice 2.1
Statistiche descrittive delle variabili metriche del questionario di Lipsia467
N m s Skewness Kurtosis Relative Wichtigkeit U-schutz 689 2,2 1,0 ,5 -,5 Relative Wichtigkeit Abfall 692 2,1 ,9 ,5 -,3 Umweltkatastrophe 691 1,8 1,0 1,1 ,5 Politik tut zu wenig 692 1,8 ,9 1,0 ,6 Einschraenkung zugunsten Umwelt 691 2,3 1,2 ,7 -,4 Zu wenig Umweltbewusstsein 689 2,1 1,0 ,7 -,3 Abfallmenge (Liter/Woche) 674 202,4 338,6 1,5 ,3 Papier 694 1,3 ,8 4,0 18,4 Glas 691 1,4 ,9 2,7 7,8 Kunststoffe 690 1,9 1,4 1,6 1,8 Konserven 686 2,2 1,6 1,2 ,2 Aluminium 673 3,7 2,5 ,2 -1,6 Batterien 678 3,0 2,2 ,7 -1,0 Biomüll 684 2,5 1,7 ,8 -,7 Textilien 683 2,1 1,6 1,6 1,8 Medikamente 684 2,9 2,3 ,8 -1,0 Tetra-Pack 692 2,3 1,9 1,3 ,4 Abfalltrennung konsequent? 692 2,0 1,0 1,1 1,1 Wertstoffe doch in Restmuell 693 3,5 1,1 -,4 -,8 Schwellenwert fuer Recycling 687 527,9 362,3 -,4 -1,7 Zukuenftig konsequent trennen 689 1,6 ,8 1,5 2,6 Freunden ist es egal 669 3,8 1,3 -,7 -,7 Trennung faellt mir leicht 691 1,9 1,1 1,1 ,4 A-trennung finde ich gut 688 1,5 ,8 2,0 4,0 A-trennung ist schwierig 685 4,0 1,3 -1,0 -,3 Freunde unterstuetzen A-trennung 675 2,4 1,3 ,6 -,7 Abfall in Restmuell ist mir egal 684 4,5 1,0 -1,9 2,9 Zukuenftig keine A-trennung 680 4,5 1,0 -2,2 4,1 Papier (Entf.) 640 198,5 290,5 6,6 65,7 Glas(Entf.) 650 200,3 281,6 6,8 70,9 Bioabfaelle(Entf.) 361 94,6 504,4 13,4 192,7 Wertstoffe(Entf.) 542 181,3 296,1 7,1 71,6 Textilien(Entf.) 448 530,5 893,5 4,3 24,2 Schadstoffmobil(Entf.) 199 647,7 731,4 2,6 8,9 tolerierbare Entfernung Sammelstelle 684 4447,0 3737,3 -,2 -1,9 Beitrag zum Umweltschutz 689 1,5 ,9 2,1 4,3 gutes Gewissen 690 1,6 1,0 1,7 2,5 werde anerkannt 667 3,8 1,2 -,8 -,3 Vorbildwirkung 675 2,9 1,4 ,1 -1,3 Muellgebuehr verringern 682 3,0 1,7 ,0 -1,7 zusaetzlicher Zeitaufwand 675 2,4 1,4 ,6 -,9 zusaetzlich Abfaelle saeubern 670 2,9 1,5 ,1 -1,3 muesameren Abfalltransport 676 3,2 1,5 -,2 -1,4 Lagerprobleme 684 3,1 1,6 -,1 -1,6 Beitrag zum Umweltschutz 684 1,9 1,2 1,4 1,1 gutes Gewissen 684 2,2 1,4 ,9 -,4 werde anerkannt 675 3,7 1,4 -,7 -,8 Vorbildwirkung 678 3,0 1,5 ,0 -1,4 Muellgebuehr verringern 674 2,5 1,6 ,5 -1,4 mehr Zeitaufwand 679 3,6 1,4 -,5 -,9
467 I labels sono in tedesco: la traduzione può del resto essere consultata in Appendice 1.2.
218
N m s Skewness Kurtosis zusaetzlich Abfaelle saeubern 676 3,1 1,4 ,0 -1,2 muesameren Abfalltransport 676 3,4 1,4 -,4 -1,1 Lagerprobleme 679 3,1 1,6 -,1 -1,5 Urteil Person1 682 2,9 2,7 1,3 -,1 Urteil Person2 667 3,4 2,8 ,9 -,9 Erwartung Person1 680 3,4 2,6 ,9 -,7 Erwartung Person2 662 3,9 2,7 ,6 -1,3 Wahrsch. Einfl. Person1 676 3,4 2,7 ,8 -,9 Wahrsch. Einfl. Person2 656 3,9 2,8 ,5 -1,3 A-trennung seit X Jahren 420 17,3 10,5 ,6 ,2 Konsequenz bei A-trennung frueher 657 2,2 ,9 ,5 ,3 Motivation damals/heute 643 2,9 2,0 ,9 ,1 Wissen um Sammelplaetze 689 1,4 ,9 2,4 5,5 Wissen um Wertstoffe 689 1,5 ,9 2,1 4,3 genug Zeit 685 2,5 1,4 ,4 -1,1 keine Transportprobleme 687 1,9 1,2 1,1 ,2 keine koerperlichen Probleme 687 1,7 1,2 1,7 1,8 Wissen um Sammelplaetze 686 1,5 ,8 1,8 3,3 Wissen um Wertstoffe 688 1,6 ,9 1,5 2,1 vorhandene Zeit 686 2,4 1,3 ,5 -,7 Transportmoeglichkeiten 686 2,2 1,2 ,7 -,5 koerperliche Verfassung 685 1,9 1,1 1,2 ,5 A-trennen ist Alltag 692 1,7 1,1 1,5 1,6 Schwierigkeiten mit der Stadt 680 4,1 1,2 -1,3 ,5 Nachbarn ist A-trennung egal 669 3,0 1,5 ,0 -1,4 A-trennen ist ungewohnt 684 4,4 1,1 -1,8 2,2 Bereit, noch mehr zu Trennen 683 2,5 1,4 ,5 -,9 Probleme mit Nachbarn bei NICHT-
trennung 673 4,3 1,1 -1,5 1,2
Trennen ist mir in Fleisch und Blut 691 2,1 1,3 1,1 ,1 A-trennen nicht im Sinn gehabt 683 4,7 ,8 -2,5 5,6 hoehere A-Gebuehren fuer mehr U-
schutz 685 4,0 1,3 -,9 -,3
Zeit fuer Trennung (Min/Woche) 621 35,9 33,5 4,0 29,0 Wieviel Zeit maximal (Min/Woche)? 591 45,6 41,4 4,2 29,4 Ofen fuer Abfall? 189 4,2 1,0 -1,3 1,1 A-trennung nicht u-freundlich 688 4,2 1,1 -1,3 ,7 Getrennter Muell u-schaedlich 687 2,8 1,3 ,1 -1,1 Nicht-Trennung ist ausreichend 689 4,5 ,9 -2,1 4,0 Pers. Verpflichtung zu A-trennung 692 1,8 1,1 1,3 ,8 A-trennung, egal was andere tun 694 1,6 1,0 1,7 2,2 Jeder muss Beitrag leisten 691 1,4 ,8 2,5 7,2 Gewoehnung an Muellprobleme 690 3,2 1,6 -,3 -1,5 Abfallproblem uebertrieben 692 4,1 1,1 -1,2 ,7 Muessen mit A-belastung leben 689 3,7 1,3 -,6 -,6 Wieviel Freizeit? 678 2,6 1,4 ,3 -1,2 Techn. Fortschr. loest A-probleme 687 2,3 1,1 ,6 -,4 W. und T. werden A-probleme loesen 684 2,5 1,2 ,4 -,6 eigenes Verhalten loest A-probleme 688 1,8 1,0 1,2 1,1 Stadt muss Buerger zur Trennung
anhalten 689 1,5 ,8 1,8 3,2
Eigene A-trennung ist unerheblich 686 3,9 1,3 -1,0 -,3 A-trennung ist Aufgabe fuer jeden 692 2,0 1,2 1,1 ,2 I. und H. fuer A-trennung
verantwortlich 684 2,8 1,3 ,2 -1,1
Politik fuer A-trennung verantwortlich 681 2,7 1,3 ,2 -1,0 Wieviele Leipziger trennen? 685 288,6 382,8 ,9 -1,1
219
N m s Skewness Kurtosis Wut, wenn Wertstoffe im Restmuell 692 2,1 1,2 ,8 -,3 Angst um Zukunft wg. A-problem 687 1,9 1,1 1,0 ,3 Befuerchte im A. zu ersticken 688 2,3 1,2 ,6 -,5 Gleichgueltig wenn andere nicht
trennen 690 4,4 1,0 -1,6 1,8
Herumliegernder A. regt mich auf 693 1,6 1,2 1,9 2,4 Muellberge beschaemen mich 688 2,1 1,2 ,9 -,2 Informiert ueber Muelltrennung? 690 2,5 1,0 ,5 ,0 finanzielle Verluste vermeiden 687 1,4 ,7 2,2 6,1 finanzielle Gewinne erzielen 682 2,1 1,1 ,8 ,0 Anerkennung durch andere 683 2,4 1,2 ,7 -,3 Viel Freizeit 684 2,1 1,0 ,7 ,1 Handeln nach eigenen Werten 683 1,5 ,7 1,8 4,4 Risikovermeidung 686 2,0 1,0 ,9 ,1 Muellgebuehr (DM/Jahr) 654 5138,6 4313,6 -,3 -1,9 Einsparung durch A-trennung
(DM/Jahr)? 663 6468,8 3936,7 -1,0 -1,0
fuehre ein einfaches Leben 689 2,2 1,1 ,4 -,7 verhalte mich sehr umweltbewusst 688 2,3 ,9 ,3 -,1 lebe fuer meine Familie 678 2,0 1,1 1,0 ,3 lebe nach religioesen Prinzipien 677 4,4 1,2 -1,7 1,8 Bin in der Freizeit aktiv 681 2,8 1,1 ,1 -,4 Aktiv fuer Hilfsbeduerftige 679 3,5 1,1 -,4 -,5 Arbeite sehr viel 675 3,0 1,3 ,0 -1,0 Geniesse das Leben 681 3,5 1,1 -,3 -,7 Pflege gehobenen Lebensstandard 675 3,7 1,1 -,3 -,8 Gestalte mein Leben selbst 683 2,5 1,2 ,4 -,6 Gehe in meiner Arbeit auf 649 2,8 1,3 ,3 -1,0 Lebe in geordneten Bahnen 687 2,0 1,1 ,9 ,2 Kuemmere mich nicht um Normen 681 3,2 1,2 -,1 -,8 Kompromisse im Streitfall 679 1,6 ,9 1,5 2,3 Auf Sicherheit bedacht sein 681 1,6 ,8 1,2 1,0 Sich selbst verwirklichen 672 1,9 ,9 ,8 ,5 Etwas leisten 675 1,7 ,8 1,1 1,1 Auf Wohlstand Wert legen 674 2,6 1,0 ,3 -,1 Puenktlich sein 681 1,4 ,7 2,1 5,4
Gleichberechtigung 681 1,4 ,7 1,9 3,9 Unabhaengig sein 679 1,6 ,8 1,3 1,3 Tolerant sein 675 1,4 ,7 1,9 4,6 Das Leben geniessen 676 2,1 ,9 ,4 -,2 Gefuehlsbetont sein 673 2,0 ,9 ,6 ,0 Mitbestimmung vergroessern 674 1,8 ,9 1,1 1,2 Pflichtbewusst sein 682 1,4 ,7 1,6 3,1 Soziale Unterschiede abbauen 678 1,5 ,8 1,6 2,4 Sich anstrengen 675 1,6 ,7 1,3 2,2 Tun was man will 677 3,3 1,3 -,2 -1,0 Zugunsten d. Allg. weniger 672 2,5 1,0 ,4 ,0 Erarbeitetes geniessen 679 1,7 ,8 1,0 ,9 Politische Selbsteinstufung 619 4,2 1,6 ,3 ,7 Freunde/Verwandte treffen 683 2,2 ,9 ,2 -,8 Theater/Konzerte 681 3,8 1,1 -,7 -,2 private Weiterbildungskurse 678 3,9 1,2 -,8 -,4 Einkaufsbummel 680 2,6 1,1 ,2 -,7 mit Kindern beschaeftigen 669 2,8 1,4 ,2 -1,2 Fernsehen/Computerspiele 680 2,5 1,1 ,3 -,7 Buecher lesen 682 2,6 1,2 ,1 -,9 Basteln/Heimwerkeln 676 3,2 1,3 -,1 -1,1
220
N m s Skewness Kurtosis Faulenzen 677 3,6 1,1 -,4 -,5 Aktiv Sport treiben 673 3,7 1,3 -,7 -,5 Wandern/Spazierengehen 686 2,5 1,1 ,3 -,7 Ins Restaurant gehen 681 3,4 1,0 -,4 -,3 Gartenarbeit 678 3,0 1,7 ,0 -1,7 Kuenstlerische Taetigkeiten 678 4,3 1,2 -1,7 1,9 Computerarbeit 678 3,9 1,4 -1,0 -,5 In die Kneipe gehen 680 4,3 1,0 -1,6 1,9 zu Hause berufliches nacharbeiten 669 3,7 1,5 -,6 -1,1 Zufriedenheit mit
Gebuehrenmodell? 599 3,4 1,0 ,0 -,2
Gründe fuer die Meinung 321 7,8 18,0 4,1 15,7 Moeglichkeit Abfalltransport im
Auto 687 1,3 ,5 ,7 -1,5
Wochenarbeitszeit (Std/Woche) 353 44,9 11,4 ,2 3,3 Kinderzahl 670 1,4 1,1 ,7 ,8 Personen im Haushalt 675 2,5 1,1 ,8 ,7 Personen <14 im HH 591 ,4 ,7 2,0 3,6 Nettoeinkommen 608 7,3 3,0 ,4 -,1 Wohnflaeche (qm) 674 69,5 22,8 1,1 2,1 Haushalte im Haus 669 17,4 34,3 6,0 50,6 Treiman Prestige-Score 330 44,6 13,4 ,3 -,6 Wegener Prestige-Score 334 70,6 31,6 1,2 1,9
Frequenze di alcune variabili non considerate nell’analisi
18 A-trennung frueher?
23 3,665 10,1
558 86,4646 100,0
neinja, aber jetzt nicht mehjaTotale
FrequencyValid
Percent
26a Habe Komposthaufen
252 36,7434 63,3686 100,0
janeinTotale
FrequencyValid
Percent
26b Habe Ofen
131 19,6539 80,4670 100,0
janeinTotale
FrequencyValid
Percent
44 Moeglichkeit Abfalltransport im Auto
459 66,8228 33,2687 100,0
janeinTotale
FrequencyValid
Percent
57 Wohnform
72 10,7561 83,5
30 4,59 1,3
672 100,0
bei Elterneigener HaushaltWGanderer HaushaltTotale
FrequencyValid
Percent
63 Wohnen Sie?
10 1,5586 86,4
8 1,27 1,0
63 9,41 ,13 ,4
682 100,0
UntermieteMietwohnungEigentumswohnunggemieteten Hauseigenem HausWohnheimsonstigesTotale
FrequencyValid
Percent
221
Appendice 2.2
Statistiche descrittive variabili metriche del questionario N m s Skewness Kurtosis IMP.AMB 191 9,4 1,1 -2,0 3,8 IMP.RIF 191 9,2 1,6 -2,5 6,6 FR.CARTA 186 8,3 2,8 -1,8 2,4 FR.VETRO 190 8,1 3,3 -1,6 1,2 FR.PVC 181 6,4 4,0 -,6 -1,2 FR.SCATO 178 4,4 4,2 ,2 -1,7 FR.ALU 167 3,8 4,3 ,5 -1,5 FR.BATT 186 8,1 3,3 -1,6 1,0 FR.ORGAN 163 4,3 4,4 ,3 -1,7 FR.VESTI 173 6,9 4,1 -,9 -1,0 FR.MEDI 184 7,7 3,8 -1,3 ,0 FR.PACK 192 2,5 3,6 1,1 -,3 Q.LITRI 183 28,3 41,9 4,8 35,3 P.COEREN 184 7,3 2,9 -1,1 ,4 N.COEREN 185 4,1 3,1 ,3 -1,1 MAX.METR 179 110,3 235,8 4,4 26,4 MET.CART 180 297,1 542,9 4,9 27,8 MET.VETR 182 299,3 544,5 4,8 27,2 MET.POTA 147 254,1 976,7 5,9 38,3 MET.ORGA 166 50,1 314,1 12,2 154,2 MET.VEST 151 181,8 554,0 4,6 23,9 MET.DANG 160 277,2 705,9 6,8 56,5 EXPERT 181 1,7 ,5 -,6 -1,6 P.COSCIE 165 4,2 2,0 -1,0 -,2 P.SPAZZO 155 2,0 2,2 ,7 -,9 P.LODE 152 ,8 1,7 2,2 3,8 P.SOLDI 163 2,4 2,4 ,4 -1,5 P.SPAZI 159 2,8 2,3 ,1 -1,4 P.TEMPO 161 1,7 2,1 1,0 -,4 P.TRANSP 157 3,3 2,4 -,2 -1,5 P.DIMINU 175 5,1 1,6 -1,9 2,9 F.COSCIE 162 4,1 2,2 -,9 -,8 F.SPAZZO 159 4,6 1,9 -1,2 ,2 F.LODE 150 1,0 1,7 1,9 2,6 F.SOLDI 165 3,7 2,2 -,5 -1,1 F.SPAZI 155 3,8 2,2 -,6 -1,0 F.TEMPO 155 1,8 2,0 ,8 -,4 F.TRANSP 155 2,2 2,2 ,5 -1,0 F.DIMINU 166 5,1 1,7 -1,9 2,7 P.INTENT 171 4,7 1,5 -1,2 ,9 P.FACIL 170 4,1 1,8 -,6 -,5 N.GIUSTO 164 1,3 1,7 1,2 ,6 N.FACILE 168 2,5 2,0 ,2 -1,2 N.INTENT 167 1,6 1,9 1,0 -,3 N.ALTRI 158 ,7 1,5 2,2 4,1 P.GIUSTO 179 5,6 1,0 -3,3 13,2 P.ALTRI 164 3,5 2,4 -,3 -1,5 Q.ANNI 160 6,8 5,4 1,9 5,1 PERCENT 186 18,8 27,7 2,2 3,3 CF.DOVE 172 4,5 1,8 -1,1 ,1 CF.COME 172 4,4 1,7 -,9 ,0 CF.POSTO 161 2,6 2,3 ,2 -1,5 CF.PIENA 170 3,1 1,7 -,2 -,7 CF.TEMPI 162 2,0 2,0 ,7 -,7
222
N m s Skewness Kurtosis CF.TRASP 172 4,2 1,9 -,8 -,5 CP.DOVE 163 4,8 1,8 -1,5 1,3 CP.COME 157 4,6 1,8 -1,2 ,5 CP.POSTO 149 3,8 2,3 -,6 -1,2 CP.PIENO 153 3,1 2,1 ,0 -1,2 CP.TEMPI 153 2,9 2,2 ,1 -1,3 CP.TRASP 154 2,9 2,1 ,0 -1,3 Q.INFOS 179 6,5 2,8 -,7 -,3 N.HABIT 175 2,0 2,1 ,7 -,9 P.EVITO 167 2,8 2,0 ,1 -1,1 P.HABIT 177 3,7 2,1 -,5 -1,1 P.ULTERI 161 2,7 2,1 ,2 -1,2 P.REFLEX 161 2,0 2,0 ,6 -,9 P.RIUTIL 168 2,4 2,2 ,2 -1,4 PAGO 91 173319,2 192351,5 6,9 57,8 RISPARMI 36 80111,1 47920,6 1,1 1,3 TEMP.LIB 179 3,6 2,1 -,3 -1,3 TECNO 177 4,9 1,5 -1,4 1,5 OGNUNO 185 5,7 ,8 -3,3 11,2 PUBLIC 174 5,1 1,4 -1,6 2,2 INDUSTR 174 5,1 1,4 -1,8 2,6 SODDISFA 176 4,4 2,5 -,2 -,2 MORALE 186 9,2 1,5 -2,5 7,9 IMP.SOLD 170 5,1 1,3 -1,4 1,6 IMP.PROF 169 4,3 1,9 -,9 -,2 IMP.LODE 163 3,3 2,2 -,2 -1,4 IMP.LIBE 165 3,9 1,9 -,5 -,7 IMP.VALO 177 5,6 ,9 -3,6 17,3 IMP.RISC 169 4,8 1,6 -1,3 1,3 V.SOBRIA 174 4,8 1,4 -1,4 1,9 V.AMBIE 168 4,6 1,3 -,9 ,8 V.FAMIG 164 4,8 1,5 -1,3 1,2 V.RELIG 165 3,9 2,1 -,6 -,9 V.ATTIV 165 4,1 1,7 -,7 -,2 V.AIUTO 164 3,7 1,6 -,4 -,3 V.LAVOR 164 4,0 1,6 -,8 ,2 V.EDON 153 2,8 1,7 ,0 -,8 V.AGII 151 1,8 1,5 ,4 -,5 V.DESID 155 2,0 1,7 ,7 -,1 V.ARBEIT 154 2,9 1,9 ,1 -,9 V.ORDINE 167 4,5 1,3 -,8 ,8 V.ANARC 157 2,6 2,0 ,1 -1,2 SHOPPING 162 2,1 1,7 ,7 ,0 FAMIGLIA 168 4,9 1,3 -1,3 1,5 OZIO 166 2,0 1,7 ,7 -,2 LAVORO 157 1,8 2,1 ,8 -,8 W.PACE 164 4,8 1,4 -1,4 1,8 W.STATUS 160 3,8 1,7 -,5 -,4 W.SESTES 164 5,1 1,3 -1,6 2,3 W.TOLER 172 5,2 1,1 -1,6 2,9 W.EDON 160 3,1 1,8 ,0 -,8 W.INDIP 168 5,0 1,6 -1,8 2,7 W.IMPOR 158 2,2 1,9 ,5 -,6 W.GAUDE 157 3,9 1,9 -,5 -,8 W.SENTIM 162 5,4 1,0 -2,3 7,3 W.UNICUI 164 4,0 1,7 -,5 -,6 W.DOVER 170 5,5 ,9 -2,6 9,5
223
N m s Skewness Kurtosis W.EMANZ 159 4,8 1,5 -1,5 2,1 W.EGAL 169 5,1 1,5 -2,0 3,7 W.PUNTUA 167 5,5 1,0 -2,9 10,4 W.FATICA 159 3,9 1,6 -,7 ,2 W.LIBERT 161 2,7 2,1 ,1 -1,2 W.RINUNC 169 4,7 1,6 -1,3 1,1 W.PARTEC 159 3,7 2,0 -,5 -,8
Frequenze di altre variabili non analizzate.
chi è l'esperto
31 55,41 1,82 3,61 1,85 8,94 7,11 1,83 5,41 1,85 8,9
1 1,8
1 1,8
56 100,0
iopadrefigliafigliomaritomoglienipotesorellaio e madreio e moglienipote esorellaio sorella emadreTotale
FrequencyValid
Percent
COMPOST
41 23,4134 76,6175 100,0
sìnoTotale
FrequencyValid
Percent
CUCINA ECONOMICA
81 45,099 55,0
180 100,0
sìnoTotale
FrequencyValid
Percent
condizioni di alloggio
43 23,6
137 75,3
1 ,51 ,5
182 100,0
affittocasa, appartamento diproprietàcasa alloggioaltroTotale
FrequencyValid
Percent
quartiere
3 1,813 7,8
8 4,817 10,216 9,623 13,9
8 4,824 14,522 13,3
8 4,89 5,45 3,04 2,46 3,6
166 100,0
S. BartolomeoCristo ReClarinaBolgheraCentroS. Giuseppe, Pio XMadonna BiancaCollina estNordRavina RomagnanoMattarelloMeano. Vigo MeanoSopramonte, SardagnaAltri sparsiTotale
FrequencyValid
Percent
224
AUTO
115 61,572 38,5
187 100,0
sìnoTotale
FrequencyValid
Percent
posizione lavorativa
4 4,510 11,233 37,1
6 6,79 10,1
5 5,6
1 1,11 1,19 10,13 3,46 6,72 2,2
89 100,0
dirigentedirettivo, quadroimpiegatointermediocapo operaio, operaioaltro lavoratoredipendenteapprendistagraduatolibero professionistaimprenditorelavoratore in propriocoadiuvanteTotale
FrequencyValid
Percent
225
Appendice 3
1. La variabile dipendente
Lo strumento della variabile dipendente, a cui fanno riferimento i risultati
presentati, corrisponde alle domanda 4. 5 . 6 e 7 del questionario di LAS
riportato in Appendice 1.1 (versione originale tedesca) ed 1.2 (traduzione in
italiano) ed alle domande 3, 4, 5 e 6 del questionario di RAT riportato in
Appendice 1.3. Nella valutazione dei dati la categoria di risposta 7 (habe ich
nicht) in LAS e 13 (non mi capita) in RAT sono state poste uguali
rispettivamente a 5 e 0 (mai). Tali valori sono stati inseriti infatti per non
indurre alla non risposta coloro che non conoscono alcuni dei materiali proposti
ma non vogliono apparire come ecologicamente scorretti. Questa ignoranza
deriva probabilmente più da un fatto soggettivo (non ci si è mai posti il
problema di separare quel tipo di rifiuto) che da uno stato di cose oggettivo
(effettivamente in quella unità domestica non vi è alcuna produzione di
immondizie in alluminio), che pure non può essere in assoluto escluso. Per
questa ragione vi è con buona probabilità, una equivalenza tra la decisione di
non separare (corrispondente a mai) ed il non accadere dell’occasione di azione
relativa al materiale.
In Tabella A 3.1.1 e A3.1.2 si presentano le distribuzioni complete delle
risposte alla domanda in oggetto, già sintetizzate nel testo. Come si può
facilmente notare tutte le distribuzioni sono unimodali, nessuna è però
simmetrica: essendo però il nostro campionamento viziato in origine ed
Tab. A 3.1.2 Distribuzione univariata della variabile dipendente (LAS)
85,4% 8,9% 2,7% 1,3% 1,3% ,3% 100,0%77,9% 10,9% 6,5% 1,9% 2,6% ,3% 100,0%59,3% 15,2% 12,5% 4,1% 7,7% 1,3% 100,0%55,2% 11,7% 10,9% 6,3% 13% 2,6% 100,0%35,5% 8,2% 8,5% 5,5% 15% 27% 100,0%45,0% 7,7% 11,9% 6,9% 13% 16% 100,0%46,1% 11,8% 14,3% 6,1% 19% 2,5% 100,0%57,2% 14,1% 12,6% 4,7% 6,4% 5,0% 100,0%48,5% 9,5% 7,6% 5,0% 11% 18% 100,0%60,3% 8,1% 9,0% 3,5% 11% 7,9% 100,0%
CartaVetroPlasticaScatolameAlluminioPileOrganicoVestitiMedicinaliTetra-pack
1 2 3 4 5 7 Totale
226
astenendoci da inferenze sulla popolazione, non ha molto senso verificare,
attraverso opportuni tests468, l’ipotesi che esse provengano da popolazioni
distribuite normalmente.
Ripetiamo la stessa operazione per la seconda misura, detta globale,
della variabile dipendente, nelle due versioni di coerenza e non coerenza. Si
nota la non perfetta corrispondenza tra due variabili che misurano lo stato di
cose opposto.
La terza variabile dipendente, riferita ai risultati dell’azione, per brevità non
viene presentata nel dettaglio. Il relativo indice di produzione pro capite è stato
ottenuto dividendo la produzione complessiva per il numero di componenti
dell’unità domestica. In RAT non essendo presente, per errore dell’Autore,
questa variabile, la si è calcolata ex post. La variabile stato civile è stata
ricodificata (coniugati=2, altri=1) e sommata al numero di figli, solo se
l’intervistato aveva età minore di 55 anni. Il risultato è stato verificato alla
ricerca di incongruenze con la variabile esperto (domanda 9) e condizione
professionale (domanda 38). Il calcolo è certamente impreciso: per questa
468 Usando il test permissivo di kurtosis e skewness, risulterebbe in LAS che solo per carta e vetro la probabilità di provenire da popolazioni non normali è superiore al 5%. Con un test più conservativo, come il Kolmogorov-Smirnov,
Tab. A 3.1.1 Distribuzione univariata della variabile dipendente (RAT)
5,4% 1,1% ,0% 1,6% 1,1% 5,9% 4,3% 8,1% 7,5% 7,0% 58,1% 100,0%8,9% 1,6% 1,6% 1,1% 1,6% 4,2% 2,6% 2,1% 6,3% 8,4% 61,6% 100,0%
20,4% 2,2% 1,7% 1,7% 3,3% 7,7% 3,9% 4,4% 7,2% 6,6% 40,9% 100,0%38,8% 2,8% 1,7% 4,5% 2,8% 7,9% 5,1% 4,5% 2,2% 2,8% 27,0% 100,0%49,1% 2,4% 1,8% 3,6% 1,8% 4,8% 4,2% 3,6% 3,0% 1,8% 24,0% 100,0%
8,6% ,5% 3,2% 1,6% 2,2% 3,2% 3,2% 2,7% 2,2% 4,3% 68,3% 100,0%44,8% ,6% 2,5% 3,7% 1,8% 6,7% 3,1% 1,2% 3,7% 2,5% 29,4% 100,0%21,4% ,6% 2,9% ,6% 1,7% 3,5% 1,2% 4,6% 5,8% 1,7% 56,1% 100,0%15,8% ,0% 2,2% ,5% 1,1% 2,2% 4,3% 2,7% 3,3% 4,9% 63,0% 100,0%57,1% 1,3% 3,2% 1,3% 3,2% 5,1% 4,5% 5,1% 3,8% 1,9% 13,5% 100,0%
CartaVetroPlasticaScatolameAlluminioPileOrganicoVestitiMedicinaliTetra-pack
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Totale
Tab. A 3.1.3 Distribuzione univariata della variabile dipendente globale (LAS)
37,0% 38,9% 17% 3,6% 3,5% 100,0%4,2% 19,6% 20% 36% 20,9% 100,0%
CoerenzaNon corerenza
1 2 3 4 5 Totale
Tab. A 3.1.4 Distribuzione univariata della variabile dipendente globale (RAT)
4,9% 2,2% 2,2% 2,2% 4,3% 7,1% 7,1% 11% 15% 13% 31,0% 100,0%15,7% 8,6% 13,0% 11,9% 7,0% 11,4% 7,0% 5,9% 9,2% 5,4% 4,9% 100,0%
CoerenzaNon coerenza
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Totale
227
ragione si sono controllati ulteriormente i casi in cui l’età elevata rendeva
dubbia la presenza dei figli in casa. Grazie ad un errore di traduzione nella
domanda sul numero di figli (denominati bambini secondo l’uso tedesco) è
stato possibile correggere in alcuni casi la stima. Alcuni coniugati che non
avevano più i figli in casa avevano infatti espresso commenti negativi e di
precisazione su questa scelta lessicale, essendo evidentemente i loro figli da
tempo non più bambini.
A proposito delle due analisi fattoriali condotte non vi è molto da
aggiungere; per entrambe le matrici di correlazioni sono stati calcolati gli indici
di adeguatezza generali e particolari MSA (measure of sample adequancy), che
sono risultati tutti superiori al .75 cioè più che mediamente buoni.469 Il metodo
di estrazione usato, le componenti principali, che talvolta è considerata
procedura a sé, non consente una interpretazione causale del rapporto tra
fattore e variabili coinvolte, assumendo una comunalità iniziale pari ad uno. Il
nostro obiettivo era quindi coerentemente quello individuare delle dimensioni
riassuntive delle 10 variabili dipendenti specifiche.470
Nonostante l’assunzione di indipendenza dei due fattori sia irrealistica
(significa infatti postulare che tra la dimensione che rappresenta la frequenza
di separazione dei rifiuti normali e quella dei rifiuti speciali non vi è alcuna
relazione) è stata scelta una rotazione ortogonale (quartimax) anziché obliqua
(oblimin) in considerazione dell’uso che è stato fatto dei punteggi fattoriali.
Con questi abbiamo calcolato una cluster analysis che richiede preferibilmente
variabili incorrelate. Essi sono stati ottenuti per regressione multipla.
La classificazione degli intervistati secondo le due variabili punteggio
fattoriale è avvenuta con metodo di aggregazione Ward, e distanze euclidee
quadrate tra gli elementi, determinando a priori in tre il numero dei gruppi.
Controllando i risultati con analisi della discriminanza è risultato che in LAS il
93,3% dei casi, in RAT il 91,7%, è stata classificata correttamente secondo le
differenze tra i valori delle 10 (in RAT 9) variabili specifiche di separazione. I
gruppi si differenziano quindi esternamente in modo soddisfacente. In quanto
sono tutte, con quasi certezza, provenienti da popolazioni distribuite non normalmente, rispetto a quelle variabili. Data la nostra scala di risposta sono comunque tests poco utilizzabili. 469 Cfr. C. D. Dziuban e E. C. Shirkey, 1974.
228
all’omogeneità interna, valutata sul rapporto tra varianza interna al gruppo e
varianza del campione, sia in LAS che in RAT essa è buona (per molte variabili
inferiore al .02) per i primi due gruppi mentre scarsa per il terzo, che è di fatto
una aggregazione di casi residuali poco omogenei tra loro. Tra chi separa con
poca coerenza vi possono essere infatti grandi differenze, anche considerata
l’alta intensità di raccolta differenziata degli altri due gruppi.
Gli indici finali di azione, detti LASazione e RATazione, sono stati calcolati
secondo la seguente equazione, per le ragioni già illustrate.
LASazion=(carta+vetro+plastica+scatolame+tetra-pack+coerenza)/6
RATazion=(carta+vetro+plastica+alluminio+pile+coerenza)/6
470 Su questo metodo di estrazione cfr. K. Backhaus, 1994, pp.218-224.
229
2.Verifiche empiriche della teoria del comportamento pianificato
Gli indici differenziali usati nella verifica delle ipotesi della TOPB sono
ottenuti, come il nome scelto, con una certa ambiguità comunica (più proprio
ma meno economico sarebbe stato parlare di indici - differenza) dalla
sottrazione di due valori, riferiti alle due modalità d’azione opposta. In LAS
analiticamente si è proceduto secondo queste equazioni. Le variabili vengono
denominate per brevità con il numero della domanda a cui si riferiscono,
preceduto dalla lettera v e seguito, nel caso di batterie di items, dalla lettera
dell’alfabeto corrispondente alla loro posizione all’interno della domanda.
DI=v9a-v9h
DD=v9d-v9g
DNS=v9f-v9b
DCC=v9c-v9e
DH=(v23a+v23g)/2-(v23h+v23d)/2
Valori positivi del differenziale, a ragione della scala di risposta da 1 a 5,
corrispondono alla modalità di scelta di non separare mentre valori negativi
testimoniano la volontà opposta.
La parte utilitarista del modello è stata invece calcolata secondo lo
schema SEU, già citato. A questo scopo le variabili indicanti probabilità (cioè
v12 v17 e v21) sono state ricodificate da 1 a 0 cioè (1=1) (2=0.75) (3=0.50)
(4=0.25) (5=0), quelle indicante il valore (v14 e v22) invertite (1=4) (2=3)
(3=2) (4=1 (5=0) La risposta alla domanda 15 sono state utilizzate per
determinare il segno e la forza relativa della aspettativa, quindi (1=2) (2=1)
(3=0) (4=-1) (5=-2), presupponendo che ci rispondeva al valore intermedio
tra molto bene e molto male volesse significare con questa scelta che la
persona rilevante indicata nutre aspettative verso l’intervistato all’interno delle
quali la scelta in questione non ha alcuna importanza. Le risposte alla domanda
22 sono state codificate bipolarmente allo stesso modo, cioè (1=2) (2=1)
(3=0) (4=-1) (5=-2). Le tre variabili utilitaristiche sono state quindi calcolate
230
seguendo le seguenti espressioni. Le nuove variabili ricodificate aggiungono
alla loro sigla la lettera r.
UN=posit-negat
Posit=v12ar*v14ar+v12br*v14br+v12cr*v14cr+v12dr*v14dr+v12er*v14er
Negat= v12fr*v14fr+v12gr*v14gr+v12hr*v14hr+v12ir*v14ir
NORM=Person1+Person2
Person1=v15ar*v16ar*v17ar
Person2=v15br*v16b2r*v17b2r
OS=v21ar*v22ar+ v21br*v22br+ v21cr*v22cr+ v21dr*v22dr+ v21er*v22er
Siccome nel modello LAS tutte le altre variabili sono inverse (valori
positivi corrispondono all’azione di non separazione) anche UN, OS e NORM
sono state successivamente invertite: alti valori di utile sono diventati negativi.
La correlazione tra DD e UN, NORM e DNS, DCC e OS è quindi positiva.
In RAT la costruzione degli indici è del tutto simile, ragione per la quale
non ripetiamo la stessa illustrazione. Unica differenza è quella che essi sono
orientati nel senso contrario che in LAS: valori alti si riferiscono alla modalità di
azione separazione.
Per quanto riguarda i modelli di regressione non aggiungiamo nulla oltre
che una citazione di Giampiero Landenna. Scrive questo statistico, parlando
delle funzioni di regressione: “Così stando le cose si pongono due problemi: il
primo, quello della scelta della funzione analitica che nella descrizione del
comportamento di Y al variare delle modalità di X deve surrogare la funzione di
regressione; il secondo quello di misurare la capacità con cui tale funzione
realizza la descrizione medesima.”471 Il primo problema è stato risolto
scegliendo il modello lineare. Il tentativo compiuto con i valori soglia non ha
dato buon esito. Il secondo problema lo risolviamo con la misura ρ2 che “può
471 G. Landenna, 1894, p. 195.
231
assumersi anche come misura dell’adattamento del modello lineare.”472 Per
valutare le nostre regressioni non serve quindi altro: i singoli coefficienti di
regressione vengono valutati in relazione alla loro entità assoluta piuttosto che
al loro livello di significatività. I due criteri di scelta del resto portano a risultati
analoghi.
Per quanto riguarda i modelli Lisrel presentati, che sono stati calcolati
grazie al supporto grafico del programma Amos, in discorso è un poco più
complesso ma non diverso in linea di principio. Essi consistono infatti in alcune
analisi di regressione stimate contemporaneamente sulla base della relativa
matrice di correlazione, che di seguito viene riportata. La percentuale di
varianza spiegata, riportata nel testo, è pertanto un criterio di bontà del
modello sufficiente, in assenza di una sua interpretazione probabilista. A
questa si può aggiungere l’analisi dei residui, singolarmente o
complessivamente, che fornisce una idea su che cosa succeda nell’altra parte
di varianza, quella non spiegata. La misura riassuntiva dei residui (RMR root
mean-square residuals) presenta, nei tre modelli illustrati nel testo, i seguenti
valori.
II modello con habitus (LAS) RMR=.238
II modello con habitus (RAT) RMR=.265
Modello TOPB con variabili esterne (LAS) RMR=.587
I valori non sono eccezionali, soprattutto per quanto riguarda il terzo
modello. L’inserimento delle due variabili esterne non ha quindi migliorato la
spiegazione. Per altre misure della bontà del modello si può consultare l’opera
di Kenneth A. Bollen.473
Se i dati di cui disponiamo provenissero da un campione casuale, tutti e
tre i modelli sarebbero comunque da rigettare. La differenza tra la matrice
campionaria e quella implicata è troppo elevata per essere frutto solo di
oscillazioni casuali. A fortiori, mancando il nostro campione di questa
importante caratteristica, si dovrebbero rigettare i modelli presentati.
472 Ibid., p. 209.
232
Tuttavia se la teoria dell’azione che sottoponiamo a verifica ha carattere
di legge generale, allora possiamo considerare la matrice di correlazione
campionaria (S) alla stregua di una matrice di correlazione dell’universo (Σ).
Perde quindi senso l’interpretazione probabilistica dei residui, in base alla quale
i modelli avrebbero dovuto essere rigettati.
Matrice di correlazione delle variabili del modello (RAT, N=124)
DI 1.000
DA .777 1.000
DCC .407 .482 1.000
DD .645 .484 .350 1.000
DH .643 .738 .442 .435 1.000
DNS .340 .267 .345 .209 .291 1.000
UN .369 .267 .305 .341 .332 .228 1.000
OS .341 .275 .354 .405 .291 .238 .326 1.000
Matrice di correlazione delle variabili del modello (LAS, N=614)
DA 1.000
DH .725 1.000
DI .606 .684 1.000
AI .315 .434 .438 1.000
IP 561 .720 .638 .515 1.000
DNS .408 .445 .401 .275 .386 1.000
DD .541 .639 .673 .427 .598 .428 1.000
DCC .625 .693 .656 .355 .573 .361 .629 1.000
(Non sono riportate le variabili UN, OS e NORM in quanto esse sono state
prese in considerazione solo nel primo test della TOPB)
473 K. A. Bollen, 1989, pp. 256-289.
233
Nell’analisi dell’effetto moderante della variabile habitus abbiamo formato
due gruppi distinti, caratterizzati dall’abitudine rispettivamente nel separare
(campana) e nel non separare (bidone). Il criterio utilizzato è molto semplice:
la distribuzione della frequenza di DH, sia in LAS che in RAT, è stata divisa in
tre classi inuguali: alle due estremità si collocano coloro per i quali la differenza
tra il grado di routinizzazione delle due opposte modalità di azione è alta. Ciò
significa che una delle due è abitualizzata mentre l’opposta non lo è. Nella
parte intermedia della distribuzione di DH si collocano invece coloro che non
eseguono alcuna delle due modalità in modo quasi automatico o che
presentano lo stesso grado di routinizzazione per entrambe le alternative
d’azione.
In LAS appartengono al gruppo campana coloro che hanno un valore di
DHr [DHr=(v23a+v23g)/2+5-(v23h+v23d)/2] uguale ad 1 mentre con valori
di DHr maggiori od uguali a 3.5 si appartiene a bidone. Essendovi nel campione
alto grado di routinizzazione nella scelta di separazione il criterio di
appartenenza al gruppo bidone è, come si nota, meno selettivo.
In RAT è stato possibile invece scegliere due valori soglia simmetrici: si
appartiene al gruppo bidone coloro che hanno un valore di DH minore od
uguale a –1.67 mentre con un DH maggiore od uguale a 1.67 si appartiene al
gruppo campana.
Gli stessi criteri sono stati utilizzati nel calcolo delle regressioni per
sottogruppi, di cui si rende conto nel testo.
234
3. Altre variabili
Sulle batterie di domande 3, 27, 31 e 33 del questionario di LAS sono state
condotte quattro separate analisi fattoriali di cui riportiamo brevemente i
risultati. Il metodo di estrazione è in tutti e quattro le analisi quello delle
componenti principali, la rotazione è quartimax, le saturazioni minori di .3 non
sono riportate.
Domanda 3, fattore coscienza ecologica.
Domanda 27, fattori:
• impegno personale
• rassegnazione
• scetticismo
Comunalità
,593,560
,483
,307
UmweltkatastrophePolitik tut zu wenigEinschraenkungzugunsten UmweltZu wenigUmweltbewusstsein
Saturazioni
,770,748
,695
,554
UmweltkatastrophePolitik tut zu wenigEinschraenkungzugunsten UmweltZu wenigUmweltbewusstsein
F1
Comunalità
,579,796,467,810,800,552,625,435,639
A-trennung nicht u-freundlichGetrennter Muell u-schaedlichNicht-Trennung ist ausreichendPers. Verpflichtung zu A-trennungA-trennung, egal was andere tunJeder muss Beitrag leistenGewoehnung an MuellproblemeAbfallproblem uebertriebenMuessen mit A-belastung leben
Varianza spiegata
1,943 48,564
Fattore:coscienzaecologicaF1
Autovalore% di
varianza
LAS
Varianza spiegata
2,647 29,407 29,4071,797 19,964 49,3711,260 13,995 63,367
Fattori123
Autovalore% di
varianza%
cumulata
LAS
235
Domanda 31, fattori:
• attribuzione interna
• attribuzione alla politica e all’industria
• attribuzione alla tecnica
Saturazioni
,895 ,893 ,742
-,565 ,379 ,790 ,789 ,602 ,891
-,323 ,657
Pers. Verpflichtung zu A-trennungA-trennung, egal was andere tunJeder muss Beitrag leistenNicht-Trennung ist ausreichendGewoehnung an MuellproblemeMuessen mit A-belastung lebenAbfallproblem uebertriebenGetrennter Muell u-schaedlichA-trennung nicht u-freundlich
F1 F2 F3
Comunalità
,823,818,680,536,389,294,728,764
Techn. Fortschr. loest A-problemeW. und T. werden A-probleme loeseneigenes Verhalten loest A-problemeStadt muss Buerger zur Trennung anhaltenEigene A-trennung ist unerheblichA-trennung ist Aufgabe fuer jedenI. und H. fuer A-trennung verantwortlichPolitik fuer A-trennung verantwortlich
Varianza spiegata
1,879 23,483 23,4831,663 20,791 44,2741,489 18,610 62,884
Fattori123
Autovalore% di
varianza%
cumulata
LAS
Saturazioni
,808 ,729
-,599 ,530
,903 ,892 ,871 ,838
eigenes Verhalten loest A-problemeStadt muss Buerger zur Trennung anhaltenEigene A-trennung ist unerheblichA-trennung ist Aufgabe fuer jedenTechn. Fortschr. loest A-problemeW. und T. werden A-probleme loesenPolitik fuer A-trennung verantwortlichI. und H. fuer A-trennung verantwortlich
F1 F2 F3
236
Domanda 33, fattore emozioni.
Varianza spiegata
2,695 53,904 53,904
Fattoreemozioni1
Autovalore
% divarianza
%cumulata
LAS
Saturazioni
,859,784,764,679
-,546
Angst um Zukunft wg. A-problemBefuerchte im A. zu erstickenMuellberge beschaemen michWut, wenn Wertstoffe im RestmuellGleichgueltig wenn andere nicht trennen
F1
Comunalità
,738,615,583,298,461
Angst um Zukunft wg. A-problemBefuerchte im A. zu erstickenMuellberge beschaemen michGleichgueltig wenn andere nicht trennenWut, wenn Wertstoffe im Restmuell
237
4. Stili di vita
La costruzione degli indici sulla cui base sono stati aggregati gli intervistati
sia in LAS che RAT è avvenuta sottoponendo ad analisi fattoriale (estrazione:
componenti principali, rotazione varimax, saturazioni minori di .3 non
riportate) le batterie sui valori, modi di vita e tempo libero. Solo nel caso dello
strumento di misurazione dei valori abbiamo riferito i risultati nel testo.
Recuperiamo in questa appendice le informazioni non comunicate sulle altre
due batterie.
Domanda 30 (RAT) (Le variabili possono essere identificate, oltre che dal
breve nome, anche dall’ordine di comparsa nella tabella delle comunalità.)
Comunalità
,647,530,812,674,658,731,726,757,687,713,681,570,570
V.SOBRIAV.AMBIEV.FAMIGV.RELIGV.ATTIVV.AIUTOV.LAVORV.EDONV.AGIIV.DESIDV.ARBEITV.ORDINEV.ANARC
Varianza spiegata
2,436 18,738 18,7381,772 13,630 32,3681,565 12,039 44,4071,550 11,920 56,3271,433 11,020 67,347
Fattori12345
Autovalore% di
varianza%
cumulata
RAT
Saturazioni
,817 ,786 ,721 ,631 ,452
,844 ,716 ,335 ,619 ,370 ,869 ,806 ,885
,345 ,516 ,391 ,787 ,690
V.AIUTOV.RELIGV.AMBIEV.SOBRIAV.LAVORV.ARBEITV.ATTIVV.EDONV.AGIIV.FAMIGV.ORDINEV.DESIDV.ANARC
F1 F2 F3 F4 F5
238
Domanda 39 (LAS)
Domanda 42 (LAS)
Varianza spiegata
1,855 14,272 14,2721,698 13,062 27,3331,614 12,415 39,7481,595 12,269 52,0171,321 10,160 62,177
Fattori12345
Autovalore% di
varianza%
cumulata
LAS
Saturazioni
,788 ,704 ,555 ,380 ,800 ,374 -,71 ,868 ,827 ,763 ,684 ,542 ,339 ,728 -,32 ,613 ,511 ,532
Lebe in geordneten Bahnenlebe fuer meine Familieverhalte mich sehr umweltbewusstGeniesse das Lebenfuehre ein einfaches LebenArbeite sehr vielGehe in meiner Arbeit aufAktiv fuer HilfsbeduerfitigeBin in der Freizeit aktivlebe nach religioesen PrinzipienGestalte mein Leben selbstKuemmere mich nicht um NormenPflege gehobenen Lebensstandard
F1 F2 F3 F4 F5
Varianza spiegata
2,223 13,074 13,0741,877 11,039 24,1131,641 9,652 33,7641,564 9,200 42,9641,482 8,719 51,684
Fattori12345
Autovalore
% divarianza
%cumulata
LAS
Comunalità
,509,605,470,562,539,479,449,451,561,351,472,608,543,581,533,507,566
Freunde/Verwandte treffenTheater/Konzerteprivate WeiterbildungskurseEinkaufsbummelmit Kindern beschaeftigenFernsehen/ComputerspieleBuecher lesenBasteln/HeimwerkelnFaulenzenAktiv Sport treibenWandern/SpazierengehenIns Restaurant gehenGartenarbeitKuenstlerische TaetigkeitenComputerarbeitIn die Kneipe gehenzu Hause berufliches nacharbeiten
Comunalità
,703,519,560,375,549,638,787,626,684,680,735,657,570
fuehre ein einfaches Lebenverhalte mich sehr umweltbewusstlebe fuer meine Familielebe nach religioesen PrinzipienBin in der Freizeit aktivAktiv fuer HilfsbeduerfitigeArbeite sehr vielGeniesse das LebenPflege gehobenen LebensstandardGestalte mein Leben selbstGehe in meiner Arbeit aufLebe in geordneten BahnenKuemmere mich nicht um Normen
239
Per quanto riguarda le due cluster analysis condotte, avendo conferito
loro un significato meramente descrittivo non si ritiene necessario riportare
altre statistiche ed informazioni rispetto a quelle già fornite nel testo.
Saturazioni
,711 ,708 ,532 ,422,522 ,498 ,466 ,731 ,636 ,569 -,343 ,697 ,620 ,606 -,306 ,625 ,481 ,573 ,565 ,714 ,389 ,537 ,341 ,430
zu Hause berufliches nacharbeitenComputerarbeitIn die Kneipe gehenAktiv Sport treibenprivate WeiterbildungskurseTheater/KonzerteBuecher lesenKuenstlerische Taetigkeitenmit Kindern beschaeftigenBasteln/HeimwerkelnGartenarbeitEinkaufsbummelIns Restaurant gehenWandern/SpazierengehenFaulenzenFreunde/Verwandte treffenFernsehen/Computerspiele
F1 F2 F3 F4 F5
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