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settimanale di riflessione per la famiglia www.nondisolopane.it
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Itinerario quotidiano di preghiera
PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 732
Domenica 22 Novembre 2015
XXXIV del Tempo Ordinario
Non di solo pane Numero 732 Tempo Ordinario pagina 2
Novembre 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.nondisolopane.it
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego
specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché sappiamo aprirci all'incontro personale
e al dialogo con tutti, anche con chi ha
convinzioni diverse dalle nostre.
Intenzione missionaria
Perché i pastori della Chiesa, amando
profondamente il proprio gregge, possano
accompagnarne il cammino e
tenere viva la speranza.
Intenzione dei vescovi
Perché il Convegno Ecclesiale nazionale di Firenze
sia l'occasione per ripensare l'umanesimo nell'epoca
della scienza, della tecnica e della comunicazione.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché, guardando al Cuore di Cristo, paziente
e misericordioso, ci impegniamo con gioia
nella costruzione della civiltà dell'amore.
Intenzioni mese di Novembre
Non di solo pane Numero 732 pagina 3
Domenica 22
Novembre
II Settimana del Salterio
XXXIV Domenica del Tempo Ordinario
La preghiera non può cambiare le cose rispetto
a te, ma di sicuro cambia te rispetto alle cose.
Al momento della revisione del calendario dei santi tra i titolari delle basiliche romane solo la memoria di santa Cecilia è rimasta alla data tradizionale. Degli altri molti sono stati soppressi perché mancavano dati o anche indizi storici riguardo il loro culto. Anche riguardo a Cecilia, venerata come martire e onorata come patrona dei musicisti, è difficile reperire dati storici completi ma a
sostenerne l'importanza è la certezza storica dell'antichità del suo culto. Due i fatti accertati: il «titolo» basilicale di Cecilia è antichissimo, sicuramente anteriore all'anno 313, cioè all'età di Costantino; la festa della santa veniva già celebrata, nella sua basilica di Trastevere, nell'anno 545. Sembra inoltre che Cecilia venne sepolta nelle Catacombe di San Callisto, in un posto d'onore,
accanto alla cosiddetta «Cripta dei Papi», trasferita poi da Pasquale I nella cripta della basilica trasteverina. La famosa «Passio», un testo più letterario che storico, attribuisce a Cecilia una serie di drammatiche avventure, terminate con le più crudeli torture e conclusesi con il taglio della testa.
Il Santo del giorno: Santa Cecilia Vergine e Martire
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù ri
spose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato
disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti han
no consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno
non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei
servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei;
ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu
sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato
e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità.
Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
Vangelo: Gv 18,3337
Contemplo: Il mio regno non è di quaggiù (Gv 18,36)
Pilato chiede a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù risponde che il suo regno non è di questo mondo, di quaggiù. Il regno di Gesù non si può circoscrivere o delimitare, poiché è un regno spirituale. Gesù è venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità, all'amore di Dio, alla pace. Chiunque vive questi valori, e li testimonia con la propria vita, vive già nel regno di Gesù.
Agisci
Il regno annunciato
da Gesù è un regno
fondato sull'amore:
per questo non verrà
mai meno. Oggi darò
il mio contributo alla
costruzione di questo
Regno attraverso un
gesto concreto d'amo-
re nei confronti delle
persone che ho ac-
canto.
Non di solo pane Numero 732 Tempo Ordinario pagina 4
L u n g o i f i u m i c o m m e n t o a i S a l m i
La liturgia odierna, suggello
ciclo liturgico dedicato
all’Evangelista Marco, ci ri-
corda la signoria di Cristo,
Re dell’universo.
Il profeta Daniele descrive
una sua impressionante visio-
ne notturna. A quattro be-
stiali figure si contrappone
quella rassicurante del Figlio
dell'uomo. Dio è rappresen-
tato come un vegliardo che
consegna il potere sulla sto-
ria umana al figlio Gesù, che
da questo momento diviene
il Signore assoluto di tutto
l'universo. L'Apocalisse ci
presenta Gesù quale primo-
genito della creazione nuo-
va, l'inizio e il termine di
tutta la storia della sal
vezza.
Nel Vangelo, Pilato non af-
fronta seriamente il proble-
ma della possibile regalità di
Gesù.
Mettersi sotto il potere di Cristo
Re non comporta solamente il
futuro possesso del regno dei
cieli, ma anche un'incipiente
conquista, per vivere la propria
esistenza con il sigillo di un'au-
tentica dignità umana. Ieri è
toccato a Pilato prendere posi-
zione di fronte a Cristo Re; oggi
tocca a noi. E’ relativamente
facile per tutti cadere nell'equi-
voco del procuratore romano
quando, dopo essersi chiesti se
davvero Gesù sia re, non ci si
ferma a valutare il peso della
risposta, e non se ne accettano
le conseguenze pratiche. Anche
per noi Cristo Re potrebbe costi-
tuire una breve "avventura litur-
gica", che termina con la fine
della celebrazione eucaristica;
mentre il potere lo teniamo per
noi, negandogli, di fatto, di re-
gnare sulla nostra esistenza.
Possiamo ridimen-
sionare il "Pilato"
che c'è in ciascuno
di noi, e lasciare
maggior spazio al
discepolo autentico,
nella convinzione
che accettare leal-
mente la regalità di
Cristo significa re-
gnare con lui, da
subito e per tutta
l'eternità. Noi, con
il battesimo diventiamo in
Cristo re, sacerdoti e profeti.
Appartenere al popolo
"regale" significa essere si-
gnori di se stessi, liberi dai
condizionamenti che da ogni
parte ci avvolgono, perché
liberati da Cristo. Proprio
perché liberi, si può servire
disinteressatamente senza
pretese di dominio, ma con
l'umile ambizione di costruire
ogni giorno il regno di cui sia-
mo fatti partecipi. Chiedia-
moci: ho coscienza che con il
battesimo divento in Cristo
re, sacerdote e profeta? Co-
me vivo questa grande real-
tà? Non è doveroso ripetere
ancora una volta a Gesù tutta
la mia riconoscenza e ricon-
fermargli la fiducia più asso-
luta?
don Carlo
Rendere testimonianza alla verità Meditazione di don Carlo Moro
parroco di Gargnano
Non di solo pane Numero 732 Tempo Ordinario pagina 5
L u n g o i f i u m i c o m m e n t o a i S a l m i
Contemplatio
a cura di don Luciano
Gesù, che sta per salire
il patibolo, senza che un
solo gesto, dalla terra o
dal cielo, sia tentato per
difenderlo, questo Gesù
afferma con suprema
calma: «Io sono re». Re,
cioè non solo libero — ed
è legato — ma anche Si-
gnore — e stanno per uc-
ciderlo!
Quell'istante esigeva la
fede più salda, perché
era quello dell'oscurità più fonda, era il momento in cui
sembrava che del Dio-uomo nulla più restasse di Dio e,
di lì a poco, più nulla dell'uomo. Non era difficile cre-
dere alla potenza di Gesù quando comandava alle ma-
lattie, ai demoni, alla tempesta, alla morte. Ma per
pensare come Re e Dio uno che è vinto, schiacciato,
ridotto al nulla, bisogna ricorrere a una logica che in-
verte qualsiasi pensiero umano, occorre lasciare affon-
dare la propria intelligenza nelle tenebre più fitte, in
una parola, rinunziare a qualsiasi altra luce che non sia
quella della fiducia cieca, propria dell'amore [...].
In quel momento ci voleva l'amore stesso di Dio per ca-
pire come lo spogliamento completo potesse costituire
l'offerta suprema dell'amore, per scoprire nell'annienta-
mento della croce la più sublime manifestazione
dell'onnipotenza di Dio.
Gesù manifesta la propria regalità e signoria sovrana
servendosi della cattiva volontà degli uomini per il
compimento della sua volontà di salvezza, utilizzando il
loro odio per la sua opera d'amore. Lo crocifiggevano
per toglierlo di mezzo: ed ecco che lo rituffano nell'e-
ternità da cui era venuto e che, col suo ritorno, egli
riaprirà a tutti gli uomini.
(I. RIVIÈRE, A chaque jour suffit sa joie, Paris 1949, 171s.).
Sì, c'è qualcosa di più alto del
fragore dei flutti, del frangersi
delle onde, più forte del fra-
stuono di questa nostra storia,
e del rimbombo dei mari. È il
silenzio dell'Infinito, oltre i «sovrumani silen-
zi»: è l'infinito silenzio di Dio. Come nel fondo
dell'India, nel tempio della «Parola vivente»
adorata anche dagli animali, nell'estasi del
creato, nell'assoluto silenzio. E non è che il
suono dei due oceani che finisce alle soglie
del tempo,'il suono dei due oceani che si in-
contrano e si abbracciano nel rumore indistin-
to ed eterno di un «AOM», sempre riassorbito
nel silenzio.
Il Signore regna, si riveste di maestà:
si riveste il Signore, si cinge di forza.
È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre,
dall’eternità tu sei.
Davvero degni di fede
i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, che rovesci i potenti dai troni e innalzi gli umili, che mandi i ricchi a mani vuote e colini di beni gli affamati, noi contempliamo il divino rovesciamento che tu compi nella sto-ria e nelle nostre vicende di uomini, e ti lodiamo. Lavora il nostro cuore per-ché fiorisca ciò che in noi è piccolo e invisibile, alla luce del tuo amore, del-la tua pace, della tua mitezza. Sia lode a te, o Signore della vita!
Non di solo pane Numero 732 pagina 6
Lunedì 23
Novembre
II Settimana del Salterio
XXXIV Tempo Ordinario
Il Santo del giorno: Beato Bartolomeo Poggio
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettava-
no le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova
povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi di-
co: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti
costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro su-
perfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello
che aveva per vivere».
Brano Evangelico: Lc 21, 14
Di origine italiana, il Beato Bartolomeo Poggio, nacque il 21 settembre 1768 a San Martino Stella (Savona), da piccolo andò con i genitori in Argen t ina . En trò nell’Ordine Mercedario a Buenos Aires e fu ordinato sacerdote a Cordova il 26 maggio 1799. L’anno dopo fu destinato come cappellano in Patagonia, in questo luogo e nel vicino porto di San Giuseppe, evangelizzò
per 10 anni, dando esempio di vita apostolica e povera. In quella regione gli indigeni frequentemente rapinavano tutto ciòtutto ciò che incontravano persino persone per poi scambiarle con viveri. Durante una di queste incursioni gli indigeni incendiarono la cappella dove padre Poggio stava celebrando la
messa, quindici persone furono uccise, altre furono fatte schiave, il mercedario morì in ginocchio davanti all’altare con lo sguardo fisso verso la croce e la preghiera sulle labbra. Era il 7 agosto del 1810 ed è considerato il protomartire della Patagonia. L’Ordine lo festeggia il 23 novembre.
Contemplo: Ha donato più di tutti (Lc 21,3)
La Chiesa ci esorta a esprimere la nostra fede con la carità della povera vedova del Tempio, umile a paragone degli scribi pieni di vanità, non con la tristezza di una povertà subita, ma tacitamente e gioiosamente, per amore di Dio. Possiamo paragonare questa vedova a Cristo stesso, che ci ha donato tutto quanto aveva per vivere, donando la sua vita. Nella carità è contenuta la richiesta più gradita a Dio, quella che mette in sintonia con Cristo Gesù.
Frutto del silenzio è la preghiera. Frutto della
preghiera è la fede. Frutto della fede è l’amore.
Frutto dell’amore è il servire.
Agisci
Siamo sempre di corsa e presi da mille impe-gni. Questo spesso ci impedisce di trovare un momento per con-templare la bellezza del creato, ricono-scendovi il segno della grandezza di Dio. Oggi cercherò di guardare al mondo che mi cir-conda con lo sguardo contemplativo di Ma-ria.
Non di solo pane Numero 732 Tempo Ordinario pagina 7
Gesù ci indica la figura di una donna vedova
come esempio da seguire, come modello di
un’autentica e vera vita cristiano. Non sono le
offerte dei farisei o degli uomini ricchi il tribu-
to gradito a Dio ma la piccola monetina di una
povera, il necessario di chi non possiede altro
che due spiccioli. Infatti la vedova offre a Dio
il necessario che ha per vivere, non il super-
fluo. La fede di questa donna, una fede sem-
plice che sa compiere un gesto all'apparenza
insignificante, è colto dal Signore Gesù come il
più bel dono al tesoro del Tempio. Donare è
difficile, donare bene quasi impossibile. Que-
sta donna è libera nella sua devozione e nella
sua semplicità, non si ferma davanti all'uso
che del denaro veniva fatto, non si scandalizza
delle belle pietre che adornano il Tempio, né
invoca presunti soldi dei Sommi Sacerdoti...
No! E Gesù guarda il cuore di questo dono di
pochi spiccioli, dono dell'essenziale, dono sof-
ferto e meditato. Costa fatica donare, ma Dio
vede. Diamogli l'essenziale, del nostro, ciò che
è nella nostra interiorità perché il Signore lo
prenda e lo faccia lievitare, e lo trasfiguri. Se
sfidiamo Dio in generosità, è sempre il Signore
a vincere! Chiediamoci: Cosa sono disposto a
donare oggi al Maestro? Del tempo? Un sorriso?
Un perdono?
A te la lode e la gloria nei secoli
Benedetto sei tu, Signore,
Dio dei padri nostri,
benedetto il tuo nome
glorioso e santo.
Benedetto sei tu nel tuo tempio
santo, glorioso,benedetto
sei tu sul trono del tuo regno.
Benedetto sei tu che penetri
con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
benedetto sei tu nel
firmamento del cielo.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, rianima in noi il corag-
gio e la semplicità di seguire il nostro
cuore in tutto ciò che ci ispira e spesso
ci obbliga a decidere e a vivere. Ti
preghiamo di darci la forza di essere
decisi, senza inni essere sbruffoni.
Meditiamo la Parola
Il più bel dono al tesoro
del tempio. Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 732 pagina 8
Martedì 24
Novembre
II Settimana del Salterio
XXXIV Tempo Ordinario
Il Signore ascolta le preghiere di coloro che
chiedono di dimenticare l’odio. Ma è sordo
a chi vuole sfuggire all’amore.
Secondo la sua «Passio» Fermina era una vergine romana figlia dello stesso «praefectus urbis», Calpurnio. Il testo narra che un «consularis», Olimpiade, aveva tentato di sedurla, ma in realtà fu lei a condurre lui alla fede cristiana. Una conversione che costò a Olimpiade il martirio. Fermina seppellì allora l'amico in un suo fondo detto Agulianus a circa otto miglia da Amelia il
1° dicembre. La donna fu chiamata più tardi a dare la stessa testimonianza di fede, subendo il martirio sotto Diocleziano. Secondo la «Passio» sarebbe stata sepolta il 24 novembre nello stesso luogo in cui ella aveva sotterrato l'amico Olimpiade. Il seme della sua testimonianza, però, avrebbe dato ancora frutti. Venti giorni dopo l'uccisione di Fermina, infatti, anche il
suo carnefice Ursiano (Ursicinus) si convertì, andò a Ravenna, dove fu battezzato dal prete Valentino e subì il martirio il 13 dicembre. Un altro documento più recente, pur riportando gli stessi elementi della leggenda, suppone invece che Fermina sia stata sepolta a Civitavecchia il 20 dicembre.
Il Santo del giorno: Santa Firmina di Amelia
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e
di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non
sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro,
quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staran
no per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti ver
ranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro
a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché pri
ma devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si
solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luo
ghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni gran
diosi dal cielo.
Brano Evangelico: Lc 21,511
Contemplo: Non sarà lasciata pietra su pietra (Lc 21,6)
Giuseppe Flavio paragona l'edificio del tempio di Gerusalemme a una montagna innevata. Gesù che frequentava il tempio, lo ammirava e lo ha chiamato «casa di preghiera», annuncia che la distruzione del bellissimo tempio di pietra, sostituito da un tempio di carne, sarà l'inizio di un nuovo modo di adorare Dio «in Spirito e verità».
Agisci
Tutto è destinato a
passare, eppure è così
facile attaccare il cuo-
re alle cose! Quello
che possiedo è solo
uno strumento che il
Signore mi ha donato
per fare il bene. Oggi
rifletto su come vivo il
mio rapporto con i be-
ni terreni.
Non di solo pane Numero 732 Tempo Ordinario pagina 9
Il tempio di Dio è l’uomo vivente, colui che ricono-
sce nella propria vita la presenza di Dio. Il compian-
to Card. Ballestrero ci ricorda questa verità in questa
bellissima meditazione.
“Quale sarà il mio posto nella casa di Dio? Lo so,
non mi farai fare brutta figura, non mi farai sentire
creatura che non serve a niente, perché tu sei fatto
così: quando ti serve una pietra per la tua costruzio-
ne, prendi il primo ciottolo che incontri, lo guardi con
infinita tenerezza e lo rendi quella pietra di cui hai
bisogno - ora splendente come un diamante, ora o-
paca e ferma come una roccia, - ma sempre adatta
al tuo scopo.
Cosa farai di questo ciottolo che sono io, di questo
piccolo sasso che tu hai creato e che lavori ogni gior-
no con la potenza della tua pazienza, con la forza
invincibile del tuo amore trasfigurante? Tu fai cose
inaspettate, gloriose. Getti là le cianfrusaglie e ti met-
ti a cesellare la mia vita. Se mi metti sotto un pavi-
mento che nessuno vede, ma che sostiene lo splen-
dore dello zaffiro o in cima a una cupola che tutti
guardano e ne restano abbagliati, ha poca importan-
za. Importante è trovarmi ogni giorno là dove tu mi
metti, senza ritardi. E io, per quanto pietra, sento di
avere una voce: voglio gridarti, o Dio, la mia felicità di
trovarmi nelle tue mani malleabile, per renderti servi-
zio, per essere tempio della tua gloria”.
(A.A. Ballestrero).
A lui la lode e la gloria nei secoli
Benedite, opere tutte del Signore,
il Signore.
Benedite, angeli del Signore,
il Signore.
Benedite, cieli, il Signore.
Benedite, acque tutte,
che siete sopra i cieli, il Signore.
Benedite, potenze tutte del Signore,
il Signore, lodatelo ed esaltatelo
nei secoli.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, noi siamo argilla, ma siamo comunque opera delle tue mani e siamo segno di quanto grandi possa rendere l'amore, anche quando agisce su quella piccola «cosa» che siamo noi. Donaci di attingere la serenità del cuore e la stabilità della niente alla certezza che tu, come sei all'origine, sei pure alla fine di ogni storia, picco-la o grande che sia!
meditazione
Quale sarà il mio posto nella casa di Dio A cura della redazione
Non di solo pane Numero 732 Tempo Ordinario pagina 10
Lungo i fiumi commento ai Salmi a cura di don Luciano Vitton Mea
Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio
cammino [...]
Fa' risplendere il tuo volto sul
tuo servo e insegnami i tuoi
decreti [...] Limpida epura è
la tua promessa e il tuo servo
la ama [...]
La tua giustizia è
giustizia eterna e la tua legge è verità [...]
Desidero la tua
salvezza, Signore, e la tua
legge è la mia delizia.
(Salmo 119,105.135.140.142.174)
Nel cammino della vita abbiamo bisogno di
punti di riferimento precisi e stabili come una
roccia su cui è inciso visibile il segno che i-
dentifica il sentiero sul quale muoversi.
È l'esperienza tipica di chi cammina in monta-
gna. Ci si imbatte di frequente in sentieri ap-
pena tracciati o che si inerpicano lungo un
pendio che emette un brivido di paura. Lo
stesso sentiero si fa poi più ripido, anche se
ben evidente tra due pareti rocciose e alte
sino a nascondere il sole. Più in là però la luce
torna a risplendere e così il passo riprende a
farsi più sicuro, gioioso e deciso. Non è ancora
la meta, ma il cammino può proseguire più
sicuro e sereno.
Anche la vita è fatta così: passo dopo passo
noi camminiamo, ci esponiamo anche a qual-
Lampada ai miei passi Commento al Salmo 119
che rischio, ci mettiamo in gioco per amore di Dio
e dei fratelli, per amore del Vangelo e della Chie-
sa... E succede, non poche volte, che il percorso
ci riservi anche qualche incognita e ci faccia non
poco paura.
Siamo come Israele nel deserto: abbiamo bisogno
che una colonna di fuoco ci preceda rischiarando
la via, scaldandoci il cuore e arricchendoci di nuo-
va energia.
Siamo come i due di Emmaus che, dopo la notte
buia della croce, vagano incerti e senza speranza,
finché la Parola non torna ad accendersi e ad ar-
dere in loro e a fare luce sufficiente perché il cuo-
re senta che Dio è vicino e ricuperi fiducia e co-
raggio.
Così, Signore, non ci manchi mai la tua Parola che
dona la speranza e rafforza la nostra fede: ci sia-
mo messi in gioco per servire il tuo Regno e tu hai
promesso di essere luce soprattutto là dove noi
rimaniamo impressionati dalle tenebre e impauriti
dal buio di questo mondo, amato sì dal Padre ma
insieme tanto lontano da lui e indifferente ai suoi
«richiami».
È grande grazia per noi che sia il Vangelo, la tua
Parola, la bussola luminosa del nostro cammino:
ogni giorno! Qui si trova la vera gioia: «La tua leg-
ge è la mia delizia!».
Card. Dionigi Tettamanzi
Non di solo pane Numero 732 pagina 11
XXXIV Tempo Ordinario
L’Agnello c’insegna la fortezza: l’Umiliato ci dà lezioni di dignità: il Condannato esalta
la giustizia: il Morente conferma la vita: il Crocifisso prepara la gloria.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Metteranno le mani su di
voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni,
trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete
allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di
non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, co
sicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici,
e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome.
Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra
perseveranza salverete la vostra vita».
Brano Evangelico: Lc 21, 1219
La letteratura popolare
parla di Caterina come
di una giovane colta e
affascinante originaria
di Alessandria d'Egit
to. Durante una festa
pagana il governatore
Massenzio invitò la
giovane a venerare gli
dèi. Al rifiuto di Cate
rina le propose il ma
trimonio, ma rice
vette un altro dinie
go. La giovane cri
stiana venne con
dannata alla ruota
dentata, ma si salvò
miracolosamente.
Venne poi decapita
ta. Tutto ciò sarebbe
avvenuto nel no
vembre 305. Nel
secolo VIII fu trovato
il suo sepolcro nel
celebre monastero di
Santa Caterina, al
Monte Sinai. Il suo
corpo sarebbe stato
portato lì dagli angeli.
Contemplo: Vi darò parola e sapienza (Lc 21,15)
Spesso ci preoccupa il modo di «dare testimonianza» davanti al mondo con le nostre parole, più che con la nostra vita. La Chiesa ricorda le parole di Gesù: «Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,20) e tutti sappiamo che se «nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto», a maggior ragione nemmeno andrà perduta una parola detta con amore, «con dolcezza e rispetto, per far vedere a tutti la speranza che è in noi» (cf 1Pt 3,15-16).
Il Santo del giorno: Santa Caterina d’Alessandria
Mercoledì 25
Novembre
II Settimana del Salterio
Agisci Essere cristiani coerenti
mette sempre in diffi-
coltà i nostri rapporti
con gli altri ed è facile
cadere nella tentazione
di 'seguire la corrente".
Oggi cercherò di testi-
moniare con coraggio la
mia fede, anche se que-
sto sarà fonte di qualche
incomprensione.
Non di solo pane Numero 732 Tempo Ordinario pagina 12
Don Andrea Santoro ucciso in Turchia nel 2006, po-
chi giorni prima di morire scriveva: “Una sera verso
gli inizi di dicembre, ero in strada con il mio pulmi-
no. Dovevo girare, ho messo la freccia e ho comin-
ciato a voltare. Veniva una macchina velocissima.
Ha dovuto frenare per non investirmi. Uno è sceso
e ha cominciato a urlare. Conoscendo l'irascibilità
dei turchi, soprattutto se sono ubriachi, ho prose-
guito, temendo brutte intenzioni. Mi sono accorto
che mi inseguivano. Arrivato in piazza mi hanno
sbarrato la strada. Mi sono trovato con la portiera
aperta, uno che mi ha sferrato un pugno, un altro
che mi strappava dal sedile e l'altro ancora che vo-
leva trascinarmi. Ho portato il segno di quel pugno
per qualche giorno e la spalla, tirata, che a volte
mi fa ancora male. È intervenuta la polizia: erano
ubriachi ed è stato fatto un verbale a loro carico.
Me ne sono tornato a casa stordito, chiedendomi
come si potesse diventare delle bestie. Mi sono ve-
nuti in mente i litigi in cui ci scappa un morto, le
violenze fatte a una ragazza sola, il divertimento
sadico ai danni di qualche povero disgraziato. Devo
dirvi la verità: ho avuto paura e per qualche notte
non ho dormito. Continuavo a chiedermi: perché?
Come è possibile? Una settimana dopo, verso sera,
hanno suonato al campanello della chiesa. Sono an-
dato ad aprire, erano tre giovani sui 25-30 anni.
Uno mi ha chiesto: «Si ricorda di me?». Ho guardato
bene e ho riconosciuto quello che mi aveva tirato
per la spalla. «Sono venuto a chiederle scusa. Ero
ubriaco e mi sono comportato molto male. Padre
mi perdoni». «Va bene, gli ho detto, stai tranquillo.
Ma non farlo più, per chiunque altro». Subire il ma-
le e la cattiveria del mondo non è certo piacevole,
eppure sappiamo che niente va perduto, tantomeno
l’amore.
Meditiamo la Parola
Niente va perduto Meditazione di Fiorella Elmetti
A lui la lode e la gloria nei secoli
Benedite, sole e luna, il Signore.
Benedite, stelle del cielo, il Signore.
Benedite, piogge e rugiade, il Signore.
Benedite, o venti tutti, il Signore.
Benedite, fuoco e calore, il Signore.
Benedite, freddo e caldo, il Signore.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, sei tu che raccogli ogni
capello del nostro capo e lo poni nella
memoria divina delle realtà che non
passano e che hanno già il sapore
dell'eternità. Non lasciare che ci sen-
tiamo mai sprecati, anche quando sia-
mo trattati come semplici cose da mo-
strare e da esibire... Tu abiti le nostre
anime e fai di noi vasi preziosi come
quelli dell'altare.
Non di solo pane Numero 732 pagina 13
Giovedì 26
Novembre
II Settimana del Salterio
XXXIV Tempo Ordinario
Il male mette le radici quando un
uomo comincia a pensare di essere
migliore degli altri.
La sua intensa vita inte
riore lo rese quasi traspa
rente alla luce sopranna
turale di Dio, e accadde
così che quel frate indotto
e semplice, ritirato e mo
desto, venisse ricercato
da sapienti e da potenti
desiderosi di ottenere da
lui consigli di spirituale
perfezione. Due Papi,
Gregorio XV e Urbano
VIII, lo ebbero in grande
considerazione e insi
sterono perché il frate
di Bisignano restasse
presso di loro a Roma,
dove non gli sarebbero
mancati, se li avesse
appetiti, leciti onori e
consolanti soddisfa
zioni. Frate Umile pre
ferì invece tornare nel
suo convento nel cuo
re della Calabria, dove
il Signore aveva pre
parato per lui un doloro
so calvario. Infatti, gli
ultimi tempi della sua
vita non lunga furono
segnati da penose soffe
renze fisiche, che il fran
cescano riformato sop
portò, in silenzio, con
indicibile pazienza.
Il Santo del giorno: Sant’Umile da Bisignano
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
Brano Evangelico: Lc 21,2028
Contemplo: La vostra liberazione è vicina (Lc 21,28)
La liberazione è vicina: opera in mezzo a noi il regno di Dio. Noi preghiamo ogni giorno con la preghiera che Gesù ci ha insegnato: «Liberaci dal male!». Preghiamo che il nome di Dio sia santificato in noi, il regno di Dio trionfi in noi e la volontà di Dio, cioè il suo amore, la sua Parola, scesa dal cielo, non ritorni senza effetto, senza aver irrigato la terra, averla fecondata e fatta germogliare (cf Is 55,10-11). Siamo infatti collaboratori di Dio, campo di Dio, edificio di Dio (cf 1Cor 3,9).
Agisci L'angelo è un mes-saggero di Dio che illumina, accompa-gna, incoraggia, so-stiene... Oggi mi fa-rò "angelo di Dio", andando a trovare qualcuno che cono-sco e che so in diffi-coltà, portandogli aiuto e consolazione.
Non di solo pane Numero 732 Tempo Ordinario pagina 14
“Levate il capo, perché la vostra liberazione è vici-
na”. Questa affermazione di Gesù che conclude il
brano evangelico di quest’oggi è per tutti noi motivo
di conforto e di speranza. Il Signore non viene per
giudicarci o per gettare pesi insopportabili sulle no-
stre fragili spalle, a imporci il gioco della legge e di
norme che tendono ad ingabbiarci in un freddo lega-
lismo. Il Signore viene per liberarci, per aprirci la
strada verso la libertà dei figli. Sciolti dai lacci del
nostro egoismo siamo chiamati a costruire cieli nuovi
e terre nuove, a depositare nell’aridità di questa ter-
ra il piccolo seme del “Regno di Dio”. Costruttori di
pace, di un nuovo sistema economico basato sulla
solidarietà e non sul profitto; un modo dove le lacri-
me dei poveri, degli orfani e delle vedove saranno
lucenti; dove non vi saranno più bambini con le pan-
ce gonfie di vermi, mamme che alzano lamenti per i
loro bimbi morti di fame o per una malattia che po-
teva essere guarita con un vaccino dal costo irrisorio.
Anche il mio peccato sarà cancellato e libero nella
misericordia di Dio potrò volare alto nel mio cielo.
Ecco, le “Gerusalemmi” di questo mondo stanno per
essere abbattute: “Levate il capo, perché la vostra
liberazione è vicina”.
A lui la lode e la gloria nei secoli
Benedite, rugiada e brina, il Signore.
Benedite, gelo e freddo, il Signore.
Benedite, ghiacci e nevi, il Signore.
Benedite, notti e giorni, il Signore.
Benedite, luce e tenebre, il Signore.
Benedite, folgori e nubi, il Signore.
Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, quando ci sentiamo pre-cipitare nella fossa dell'angoscia e ci sentiamo sbranare dalla paura, donaci la semplicità di levare il capo, gli oc-chi, il cuore, la mente e il desiderio.., verso di te. Come un bimbo che guarda la propria madre nel tempo del perico-lo, sii tu la nostra liberazione, sii tu la nostra salvezza.
Medita la parola
Levate il capo
Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 732 pagina 15
Venerdì 27
Novembre
II Settimana del Salterio
XXXIV Tempo Ordinario
Essere non amati, non voluti, dimenticati.
È questa la grande povertà, peggio di non avere
niente da mangiare.
Non si hanno notizie sicure sulla sua vita poiché tutta la documentazione dipende da uno scritto di Magonza, che tutti oggi riconoscono per un falso del secolo XII. Secondo la leggenda Bililde nacque a Veitshochheim, presso Würzburg, e sposò il duca di Turingia. Partito il marito per una guerra, la santa si ritirò presso lo zio Sigiberto (o Rigiberto),
vescovo di Magonza, ma, rimasta vedova molto presto, pose fine al suo ritiro per fondare il monastero di Altinfinster (identificato da alcuni con Hagenmiinster, nei pressi della stessa città) dove morì. Mentre le notizie concernenti la Vita di Bililde sono scarsamente attendibili, molte sono le testimonianze del culto. In un calendario manoscritto di Fulda del
secolo IX, oggi perduto, è testimoniata la commemorazione di Bililde vergine. A Magonza esiste anche oggi una piccola chiesa a lei dedicata. Sembra quindi che Bililde non fu sposa ma una vergine di Magonza e che contribuì alla fondazione del monastero sopra ricordato. Con tutta probabilità morì nel 734.
Il Santo del giorno: Santa Bililde
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate
la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi
stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quan
do vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vici
no. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tut
to avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passe
ranno».
Brano Evangelico: Lc 21,2933
Contemplo: Il cielo e la terra passeranno (Lc 21,33)
Il fatto che «il cielo e la terra passeranno» e «non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» (Eb 13,14) non ci fa dimenticare che «Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre» e che «per mezzo di Lui offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome» (Eb 13,8.15). La Chiesa di Gesù è sulla terra per costruire «l'uomo nuovo», «nuovi cieli e nuova terra», attraverso le parole di Gesù che «non passeranno».
Agisci: Il regno di Dio non sa-
rà mai distrutto per-
ché fondato sull'amo-
re. Solo l'amore co-
struisce e solo l'amore
è per sempre. Oggi mi
impegnerò a compiere
un gesto di riconcilia-
zione e di pace nei
confronti di qualcuno
con cui ho difficoltà.
Non di solo pane Numero 732 pagina 16
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non
passeranno. Quale eredità vogliamo lasciare al mondo? Le nostre
opere, i valori, i principi, gli ideali, le battaglie vinte
in nome dell'amore verso il prossimo, i figli che accu-
diamo. Tutto avrà fine prima o poi, tutto si sgretolerà
e diventerà polvere disperdendosi e chi verrà dopo
nemmeno si accorgerà che quella cosa è esistita, ma
ciò che non passeranno mai sono le parole buone,
quelle che insegnano le regole da seguire, le buone
maniere, l'amore per la giustizia. Avete mai fatto caso
a quanto siamo tutti sempre molto critici nei confronti
del prossimo? Eppure quando un nostro conoscente
muore, magari più volte da noi disprezzato, con il pas-
sare del tempo tendiamo a dimenticarci i suoi aspetti
negativi e siamo pronti a sottolineare quelli positivi. Il
segno che il bene trionfa sul male, che l'amore e i buo-
ni insegnamenti vanno oltre i nostri giudizi sommari,
un po' come se vedessimo sempre la cenere che si de-
posita nel caminetto e non riuscissimo a vedere la bra-
ce che arde e riscalda da sotto. Atei o credenti che
siate, prendete il Vangelo. Per qualcuno è la parola di
Dio, per altri la filosofia di un certo Gesù vissuto due-
mila anni fa. Però! Duemila anni e le sue parole sono
sempre vive, attuali. Sfido chiunque a dire che il per-
dono non porti alla pace, che la solidarietà non faccia
bene anche a chi la mette in pratica, che la perseve-
ranza non porti a buoni risultati. Tutti, anche gli amici
atei, sono chiamati a leggere il Vangelo almeno una
volta nella vita. Non si può criticare o mettere da par-
te ciò che non si conosce. Le parole di Gesù non tra-
monteranno mai.
Meditiamo la Parola
Quale eredità Meditazione a cura di don Fabio Marini
A lui la lode e la gloria nei secoli
Benedite, monti e colline, il Signore.
Benedite, creature tutte che
germinate sulla terra, il Signore.
Benedite, sorgenti, il Signore.
Benedite, mari e fiumi, il Signore.
Benedite, mostri marini e quanto
si muove nell’acqua, il Signore.
Benedite, uccelli tutti dell’aria,
il Signore.
Benedite, animali tutti, selvaggi
e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, quanto siamo ciechi e quanto siamo insensibili ai segni che annunciano la vita e ci promettono un di più di speranza! Donaci la sapienza di Daniele e donaci la docilità della pianta de fico, perché sappiamo la-sciarci risvegliare dal sole della tua presenza e ritrovare il pieno gusto di vivere e di donarci.
Non di solo pane Numero 732 Tempo Ordinario pagina 17
“Dio ha compassione. Ha compas-
sione per ciascuno di noi, ha com-
passione dell’umanità e ha man-
dato suo Figlio per guarirla, per
rigenerarla”, per “rinnovarla”. È
uno dei passaggi di una delle ome-
lia di Papa Francesco a Casa San-
ta Marta incentrata proprio sulla
compassione di Dio: “E’ interes-
sante – ha osservato – che nella
parabola che noi tutti conosciamo
del Figliol Prodigo, si dice che
quando il padre – che è una figura
di Dio che perdona – vede arriva-
re suo figlio ebbe compassione. La
compassione di Dio non è avere
pietà: non ha nulla a che vedere
una cosa con l’altra”. Io, ha sog-
giunto il Santo Padre, “posso ave-
re pietà di un cane che
sta morendo”, ma la
compassione di Dio è
altro: è “mettersi nel
problema, mettersi nella
situazione dell’altro, con
il cuore di Padre”. E per
questo, ha sottolineato
Papa Francesco, “ha
mandato suo Figlio”.
“Gesù curava la gente –
ha affermato – però non
è un ‘guaritore’. No!
Curava la gente come
segno, come segno della
compassione di Dio, per
salvarla, per rimettere al
suo posto nel recinto la pecorella
smarrita, i soldi smarriti della
donna che aveva perso la sua
dracma. Dio ha compassione. Dio
ci mette il suo cuore di Padre, ci
mette il suo cuore per ciascuno di
noi. E quando Dio perdona, per-
dona come Padre e non come un
impiegato del tribunale, che legge
una sentenza e dice: ‘Assolto per
insufficienza di prove’. Ci perdona
da dentro. Perdona perché si è
messo nel cuore di questa perso-
na”. Gesù, ha soggiunto il papa,
è stato inviato per “portare la lie-
ta novella, per liberare colui che
si sente oppresso”. Gesù “è invia-
to dal Padre per mettersi in cia-
scuno di noi, liberandoci dei no-
stri peccati, dei nostri mali”.
Domenica prossima inizia il nuo
vo anno liturgico che avrà come
punto di riferimenti il Vangelo di
Luca, il Vangelo della misericor
dia. Un anno particolare perché
segnato dal Giubileo indetto da
papa Francesco, il giubileo della
misericordia. Così esordisce Am
brogio di Milano nel com
mentare, dal Vangelo di Luca, il
testo della donna che cerca la mo
neta.
Non senza motivo san Luca ci
presenta di seguito tre parabole: la
pecora che si era smarrita ed è
stata ritrovata, la dramma che era
stata perduta, poi ritrovata, il fi
glio prodigo che era morto, e poi è
tornato in vita. Cosicché, solleci
tati da questo triplice rimedio,
curiamo le nostre ferite. Chi sono
questo padre, questo pastore, que
sta donna? Non sono forse Dio
Padre, Cristo, la Chiesa? Cristo ha
preso su di sé i tuoi peccati, ti por
ta nel suo corpo; la Chiesa ti cer
ca; il Padre ti accoglie. Come un
pastore, ti riporta; come una ma
dre, ti ricerca; come un Padre, ti
riveste. Prima la misericordia, poi
l'assistenza, infine, la riconcilia
zione.
Con queste parole del vescovo di
Milano ci inoltriamo in questo
tempo di grazia che è l'Anno San
to della Misericordia, perché sia
un'occasione per riprendere a spe
rare e ad amare in modo più pro
fondo e sereno.
Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
Dio ha compassione di noi
Accendiamo la lucerna del cuore di don Luciano Vitton Mea
Non di solo pane Numero 732 pagina 18
Sabato 28
Novembre
II Settimana del Salterio
XXXIV Tempo Ordinario
Non accontentiamoci di dare solo del denaro.
Il denaro non è sufficiente. Vorrei che ci fossero
più persone ad offrire le loro mani per servire
ed i loro cuori per amare.
E' nato a Monteprandone (Ascoli Piceno) nel 1394, fu discepolo di san Bernardino da Siena, dal quale ricevette a 22 anni il saio francescano. Come il maestro, anch'egli si diede alla predicazione, in Italia, Polonia, Boemia, Bosnia e in Ungheria dove si recò per ordine del Papa. Oratore ardente, si sca
gliò soprattutto contro i vizi dell'avarizia e dell'usura. Proprio per combattere quest'ultima, san Giacomo della Marca ideò i Monti di Pietà, dove i poveri potevano impegnare le proprie cose, non più all'esoso tasso preteso dai privati usurai ma ad un interesse minimo. Già
debilitato per la vita di penitenza e colpito da coliche fortissime, morì a Napoli, nel 1476. Le sue ultime p a r o le fu r o no : «Gesù, Maria. Benedetta la Passione di Gesù».
Etimologia: Giacomo = che segue Dio, dall'ebraico.
Il Santo del giorno: San Giacomo della Marca
Brano Evangelico: Lc 21, 3436
Contemplo: State attenti a voi stessi (Lc 21,34)
Gesù ci mette in guardia perché «le dissipazioni, le ubriachezze di parole e di immagini, gli affanni della vita» non siano un laccio che ci faccia inciampare e ci allontani da Lui come pecore smarrite. Solo nella preghiera, nella conoscenza della parola di Gesù, possiamo restare con Lui e trovare «la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere» per poter «essere rivestiti di potenza dall'alto» (Lc 24,49). Con Maria diciamo: «Eccomi! Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi,
che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e
affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso
all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti co
loro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momen
to pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per
accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Agisci Donaci, Signore, un
cuore l ibero e
“leggero” come quello
di Maria! Oggi mi im-
pegnerò a sgombrare
il cuore da tutto quel-
lo che lo appesanti-
sce, rendendolo meno
libero di seguire il Si-
gnore.
Non di solo pane Numero 732 Tempo Ordinario pagina 19
Quante volte le mamme ripetono ai figli: “Fate at-
tenzione!”. Le mamme sanno (e pure i papà) che la
vita è piena di inganni e che, soltanto con l’aiuto di
Dio, tutto si può superare e tutto acquista senso e
valore. Lo sapeva Maria che qualche raccomandazio-
ne al piccolo Gesù l’ha certamente fatta. Lo sapeva
Gesù nei confronti dei discepoli, destinati a diffonde-
re a far nascere la Chiesa nel mondo. Lo sappiamo
oggi anche noi, che leggiamo questo vangelo al ter-
mine dell’anno liturgico e che veniamo coinvolti a
sostenere la fede dei più giovani e di tutti coloro
che, alla scuola di Gesù, stanno imparando a dare
ragione della speranza che li anima. La liturgia sa
bene che la tentazione a cui andiamo incontro è
quello di assuefarci a perdere poco alla volta valore
alla vita spirituale, dicendo: “Che male c’è? Così fan
tutti!”. Che male c’è non andare a Messa la domeni-
ca, non frequentare la parrocchia, non impegnarsi in
nessuna proposta di volontariato? Che male c’è to-
gliere dalle scuole il crocifisso, bestemmiare per ogni
inezia, sporcare i rapporti e i sentimenti più belli,
imbrogliare o calunniare il prossimo?
Vedete, il male ci fa scendere in basso, inesorabil-
mente, ci risucchia in un vortice da cui è difficile riu-
scire a districarsi. Il demonio ci fa apparire buone le
malefatte. Ci è riuscito con Adamo ed Eva facendoli
cadere miseramente nel peccato originale. E ci rie-
sce benissimo pure con noi, che, tuttavia, dobbiamo
ricordare che siamo creati a immagine di Dio, che
siamo stati creati perché amati, che siamo figli della
luce e non delle tenebre e che per questo Gesù ha
pagato, perché noi morissimo al peccato per rinasce-
re alla vita della grazia, la vita eterna. Occorre ve-
gliare su noi stessi senza dare scandalo, ma per far
tutto occorre pregare senza stancarsi, credendoci.
A lui la lode e la gloria nei secoli.
Benedite, figli dell’uomo,
il Signore.
Benedite, figli d’Israele,
il Signore.
Benedite, sacerdoti del Signore,
il Signore.
Benedite, servi del Signore,
il Signore.
Benedite, spiriti e anime dei giusti,
il Signore.
Benedite, santi e umili di cuore,
il Signore.
Preghiamo la Parola
Preghiera
Signore Gesù, ti benediciamo per tut-
to ciò che abbiamo imparato durante
questo anno liturgico e per ciò che la
tua Parola e i sacramenti hanno fatto
crescere in noi come consapevolezza,
di fronte al nostro compito di com-
battere strenuamente contro tutto ciò
che ferisce la vita e diminuisce la
speranza.
Meditiamo la Parola
Il più bel dono al tesoro
del tempio. Meditazione di don Luciano Vitton Mea
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 732
Domenica 22 Novembre 2015
Chiuso il 16/11/2015
Numero copie 1450
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
www.nondisolopane.it
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