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La promozione di Falconeria in Italia
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Prima rivista di Falconeria gratuita online
INVERNO 2014
PURSUIT
Edizione Italiana
www.issuu.com/pursuit_falconry_magazine
NUMERO 1
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Dopo aver letto online alcuni numeri della rivista PURSUIT ideata nel settembre 2013 da Neil Davies ho pensato che un’edizione italiana, arricchita da alcuni articoli sulla realtà della falconeria nel nostro paese, sarebbe stata una novità utile e importante nel panorama nazionale, mancando una reale rivista di falconeria in italiano. Il fatto poi che PURSUIT sia una rivista gratuita e disponibile online, permetterà a tutti di poterla leggere in modo semplice e immediato.
Per questo ho preso contatto con Neil e gli ho fatto avere un invito a partecipare al meeting della IAF in Qatar, dove abbiamo avuto modo di conoscerci e di decidere di iniziare insieme questa nuova avventura.
Vi prego di condividere liberamente questa rivista con tutti gli amici falconieri e se siete interessati a inviare delle fotografi e o degli articoli mi potete contattare direttamente con una email a p.cimberio@gmail.com
Il copyright dei singoli articoli è di proprietà degli autori e le loro opinioni potrebbero non essere condivise in toto dal team Editoriale.
E’ importante ricordare che le pratiche e le tecniche di falconeria illustrate in alcuni articoli potrebbero essere legali nel loro paese, ma non nel nostro. Si prega di far sempre riferimento alla nostra legge sulla caccia n. 157/92, che disciplina la falconeria in Italia, per ogni dubbio a proposito.
Il nostro impegno per una falconeria etica e responsabile, potrebbe portare a scegliere di non pubblicare articoli o immagini ritenute off ensive o non adatte. Se qualsiasi associazione di Falconeria Italiana è interessata a far conoscere le date d’incontri o raduni deve darne comunicazione almeno un mese prima della data eff ettiva.
Chi è interessato a degli spazi pubblicitari sulla rivista mi può contattare per conoscerne le modalità e i costi.
PURSUIT EDIZIONE ITALIANA
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INVERNO 2014
Tutti i testi/immagini di questa edizione sono copyright di Neil Davies – PURSUIT © 2014neil.a.davies@icloud.com e dei singoli contributori.
Traduzione e articoli italiani a cura di Patrizia Cimberio.
Nessuna riproduzione dei contenuti di questa rivista, o delle successive edizioni, potranno essere pubblicati senza espresso consenso scritto.
Immagine di copertina © Neil Davies – PURSUIT 2014
Immagine della copertina anteriore ‘Merlin’ © John Perry Baumlin 2014
In questo numero...
Ultime Notizie... 4
Pellegrini urbani 6
Foto di falconeria 16
Mike Donnelly
Falconiere & Pittore naturalista 18
West Nile Diesease e Usutu 26
Foto di falconeria 32
Cappe di falconeria in Qatar 34
Foto di falconeria 36
La prossima generazione di
falconieri del futuro... 38
Sky Trials Italia 2014 40
Non Dimenticate chi siamo
e perché lo facciamo 42
45th Meeting dei Delegati IAF,
Doha Qatar 46
Una grave minaccia per
gli avvoltoi europei 52
Nuovamente in Libertà 54
www.issuu.com/pursuit_falconry_magazine
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PURSUIT EDIZIONE ITALIANA
Ultime Notizalla prima edizione di PURSUIT - La prima rivista online gratuita di Falconeria
Apertura
del museo
MACRI,
Bioparco
di RomaIl 6 marzo è stato inaugurato
presso il Bioparco di Roma, alla presenza del
Ministro delle Politiche agricole, alimentare
e forestale Maurizio Martina, del Capo
del Corpo Forestale, Cesare Patrone ed il
Presidente della Fondazione Bioparco di
Roma, Federico Coccìa, il Museo dei Crimini
Ambientali (MACRI) unico in Europa. La
struttura, divisa in sette sezioni (incendi,
inquinamento e rifi uti, bracconaggio, taglio
illegale, CITES,maltrattamento animale e
tecniche investigative) permette ai visitatori di
conoscere più da vicino la gravità di fenomeni
come il commercio illegale di fauna e fl ora in
via d’estinzione, attività che sempre più spesso
sono associate alla criminalità organizzata,
mettendo in risalto gli strumenti di cui
dispone lo Stato per combattere simili forme di
illegalità. Nel percorso della visita è disponibile
un tavolo touch screen che permette di
approfondire in modo semplice ed intuitivo le
varie operazioni svolte dalla forestale tramite
video e immagini. Il tavolo e il soft ware sono
stati off erti al Corpo Forestale dello Stato
dall’Associazione Internazionale di Falconeria
e dal CIC.
http://www.meridiananotizie.it/2014/03/
ambiente/video-al-bioparco-di-roma-
inaugurato-il-macri-il-primo-museo-dei-
crimini-ambientali/
In Inghilterra è iniziata una
raccolta fondi per gli AvvoltoiIl Vulpro UK è un ente di benefi cenza per
la raccolta fondi con sede nel Regno
Unito. Il suo scopo è di raccogliere fondi
per un progetto di conservazione di
fondamentale importanza in Sud Africa,
condotto dal VULPRO NPO.
Il VulPro NPO è stato fondato alla fi ne del
2006 inizialmente sotto l’ala del Rhino & Lion
Wildlife Conservation NPO, e successivamente
si è trasformato nel VULPRO NPO, ente
indipendente per la conservazione gli avvoltoi.
Il progetto, gestito da Kerri Wolter e dal suo
gruppo di lavoro, ha sede a Hartbeespoort, ai
piedi della Magaliesberg Mountains, a est di
Pretoria.
Il progetto segue direttamente la riabilitazione
degli avvoltoi, il loro controllo e monitoraggio,
l’educazione, la ricerca e l’allevamento/
reintroduzione dell’Avvoltoio del Capo, ormai
in via d’estinzione.
Per ulteriori informazioni sulle attività
del VULPRO è possibile visitare il loro sito
web: www.vulpro.com
La rivista di falconeria PURSUIT è fi era di supportare il lavoro della IAF -Th e Inte
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zie...
ernational Association of Falconry and Conservation of Birds of Prey - www.iaf.orf ggr
HUNTING SHOW - vicenzaStand UNCF all’Hunting Show di Vicenza
Dopo il successo
dell’anno
scorso, anche
quest’anno la
falconeria è
stata presente
all’Hunting Show
di Vicenza che ha
visto un incremento
dei visitatori
dell’oltre 11%
con la presenza di 32mila appassionati di caccia,
pesca e tiro sportivo. All’inaugurazione dell’evento,
alla presenza di alcuni falconieri, Matteo Marzotto,
nuovo presidente di Fiera di Vicenza, ha dichiarato:
“Caccia e pesca responsabili e sostenibili, sport,
tecnologia e abbigliamento, sono tra gli ingredienti
del well done in Italy dedicati al settore dell’aria
aperta che hanno contribuito a rendere questa 8^
edizione un appuntamento attrattivo e d’eccellenza”.
L’area dedicata alla
falconeria, curata
dall’UNCF, apriva
il percorso del nuovo
stand unico che per la
prima volta ha visto
insieme Federcaccia,
AnuuMigratoristi e
Arci Caccia. Una
“prima volta” che non ha
mancato di suscitare curiosità, interesse, ma
soprattutto apprezzamento da parte di tanti,
tantissimi appassionati appartenenti o meno alle tre
associazioni, che hanno espresso apertamente il loro
favore per il concreto esempio di percorrere non con
le parole ma con i fatti la strada della riunifi cazione
del mondo venatorio italiano. Se la falconeria può far
parte dell’immagine dell’unione del mondo venatorio,
a maggior ragione andrebbe portato avanti un
discorso di unifi cazione tra i falconieri italiani.
3 febbraio 2014 : Il Segretariato della Convenzione
sul commercio internazionale delle specie in pericolo
d’estinzione della fl ora edella fauna selvatica (CITES)
ha presentato il logo disegnato per commemorare
la prima Giornata Mondiale per la Natura, che si è
tenuta il 3 marzo 2014 .
Tutte le Nazioni, le organizzazioni e gli individui
interessati sonostati invitati dalla CITES ad utilizzare
questo logo nella loro celebrazione della Giornata
Mondiale della Fauna Selvatica. Il logo è disponibile
nelle 6 lingue uffi ciali delle Nazioni Unite:arabo,
cinese, inglese, francese, russo e spagnolo.
Con l’adozione della risoluzione A/C.2/68/L.48, la S
esantottesimasessione dell’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite (UNGA) ha deciso di proclamare il 3
marzo, la data di adozione della convenzione CITES,
come World Wildlife Day, per celebrare e aumentare
la consapevolezza su valore della fauna selvatica a
livello mondiale. La risoluzione riaff erma il valore
intrinseco della vita selvatica e dei suoi vari contributi
allo sviluppo sostenibile eal benessere umano,
oltre a riconosce l’importante ruolo della CITES a
garanzia che il commercio internazionale non
minacci la sopravvivenza delle specie .
Adrian Lombard, presidente della IAF, ha
presentato messaggio per il World Wildlife Day che
è stato inserito nei “key messages” del sito della
manifestazione.
http://wildlifeday.org/content/international-
association-falconry-and-conservation-birds-prey-iaf
La CITES rivela il logo della Giornata Mondiale per la FaunaSelvatica
Uno studio sui pellegrini nella città di Bath
Testo di: Ed Drewitt - Fotografi e © Hamish Smith 2013
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Pellegrini urbani nella città di BathNella città Bath, mentre si gironzola per fare shopping, non è diffi cile incontrare dei piccioni selvatici, ballerine bianche, gabbiani reali e cardellini, ma quindici anni sarebbe stato davvero sorprendente vedere il volo di un pellegrino sopra la testa. Oggi, anche dalla comoda piscina sul tetto dello stabilimento termale “Thermae Bath Spa”, è possibile ammirare alcuni pellegrini posati sulla loro chiesa preferita a Bath, vicino alla stazione di polizia.
Sopra: Il maschio nidifi cante di pellegrino a Bath, AA, mentre si sta posando.
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Dopo essersi ristabiliti dagli eff etti devastanti dei pesticidi come il DDT utilizzati tra il 1950 e il 1960, ora è possibile trovare in Inghilterra il falco pellegrino nella maggior parte delle grandi città e paesi. Prediligono particolarmente gli edifi ci quali chiese e cattedrali, ma anche alte palazzine di uffi ci e di appartamenti.
A Bath, la prima apparizione di pellegrini risale agli anni novanta, periodo nel quale sono stati attentamente monitorati dal compianto ornitologo John Tully.
Ben presto è risultato evidente che i pellegrini avevano il potenziale per potersi riprodursi anche in ambiente urbano e, nel 2005, l’Hawk and Owl Trust ha chiesto il permesso alla Chiesa di S. Giovanni di mettere un box nido sulla chiesa. Un anno dopo, in quel box, erano stati cresciuti quattro pulli di pellegrino.
E, da quel momento in poi, il successo si è ripetuto ogni anno. Il clero e i fedeli di San Giovanni hanno appoggiato in pieno il progetto, tanto che negli ultimi due anni il processo di anellamento dei pulli è avvenuto all’interno della chiesa stessa.
Dal momento in cui i falchi pellegrini sono diventati più comuni e visibili nelle aree urbane, si è sviluppata una maggior consapevolezza del loro comportamento e delle loro abitudini. Ora sappiamo che possono vivere fi no a 17 anni, e che spesso le coppie si separano. Una femmina, durante la sua vita, generalmente si accoppia con tre o quattro maschi. Inoltre, mentre è già in coppia con un maschio, frequentemente si allontana per accoppiarsi con un altro maschio.
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A Bath, abbiamo iniziato a pensare che potesse accadere qualcosa di interessante nel 2008. Improvvisamente abbiamo realizzato che la femmina si era messa in coppia con uno dei fi gli da lei allevati nel 2007 in quello stesso luogo e che era stato inanellato con un anello blu contrassegnato con le lettere nere AA. Da allora era sempre stato nei dintorni della chiesa. Il suo compagno iniziale, il padre del giovane pellegrino, era scomparso proprio poco prima della schiusa delle uova nel 2008.
Il giovane maschio aveva allora assunto il compito di nutrire e allevare i pulcini con la madre.
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L’anno successivo era ancora presente nel sito di nidifi cazione e, senza alcun motivo per pensare che la femmina non fosse più la stessa, hanno allevato una nuova nidita con successo. Durante la muta, abbiamo raccolto delle penne della coda e le abbiamo inviate per l’analisi del DNA per verifi care che la coppia fosse realmente composta dal fi glio e dalla madre e i risultati hanno confermato che eff ettivamente lo erano. Negli anni successivi, la coppia ha permesso ad uno dei loro fi gli, nato nella precedente stagione riproduttiva di rimanere fi no al 2012 e il giovane uccello gli ha anche aiutati a covare e allevare i pulli, anche se in modo un po’ impacciato!
Fin dal 2007 abbiamo inanellato i pulli con anelli colorati. Tutti gli anni, nel mese di Maggio grazie al gentile interessamento dell’Hawk and Owl Trust sono sempre riuscito ad ottenere le autorizzazioni e l’accesso alla chiesa e grazie alla mia licenza di livello 1 ho potuto accedere al nido ed inanellare i pulcini. Abbiamo usat un anello di metallo con inciso un codice univoco rilasciato dal British Trust for Ornithology
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sulla zampa destra, mentre sulla zampa sinistra è stato posizionato anello blu chiaro contrassegnato da due lettere. L’anello colorato permette che i pellegrini possano essere osservati e identifi cati anche da una certa distanza. In questo modo siamo in grado di conoscere la sorte dei diversi pellegrini mentre sono in vita.
Questo ci ha permesso, per esempio, di monitorare il falco contrassegnato come AA, che si è fermato come maschio riproduttore presso la chiesa di St Johnís Chiesa a Bath. Ci aiuta anche a tenere sotto controllo gli uccelli che si spostano più lontano, o che cadono nei camini, come è successo ad una giovane pellegrina alcuni anni fa. Sorprendentemente, era fi nita nella camera da letto del presidente del gruppo Bath RSPB! I miei anelli sono stati utilizzati per inanellare i giovani pellegrini rilasciati in libertà dall’Hawk Conservancy Trust, uno dei quali è stato avvistato un anno più tardi con un partner sulla spiaggia di Bognor Regis! Magari un luogo perfetto per gli incontri romantici tra i falchi pellegrini!
Quello che mi ha veramente interessato dei pellegrini di Bath era la loro alimentazione. Ben presto mi era risultato evidente che i falchi non mangiavano solo piccioni. E i miei viaggi settimanali in treno da Bristol mi avevano rivelato tutto, dai porciglioni alle beccacce, dagli svassi dal collo nero alle peppole. Ai pellegrini, inoltre, piaceva passare fuori la notte a Bath dove approfi ttavano delle luci notturne per avvistare gli uccelli migratori che volavano sopra la città. I piccioni in ogni caso contribuiscono solo per un terzo o la metà della loro dieta. Merli, tordi, fringuelli, trampolieri, alzavole, gabbiani e altri uccelli comuni fanno il resto.
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Mentre i pellegrini continuano ad essere ammirati da migliaia di persone a Bath e in altre località, aiutati nel corso degli anni dalla pubblicità sui canali televisivi regionali della BBC e della serie Springwatch della BBC, ci domandiamo cosa riserverà loro il futuro. Bene, una sfi da è quella di fornire ai pellegrini un box nido modifi cato. Il gruppo della Hawk & Owl Trust a Bath ha già prodotto una nuova tipologia di box nido. Attualmente è impegnata in trattative con la chiesa di St John per ottenere l’approvazione per questo nuovo nido, insieme ad un migliore sistema di telecamere che dovrebbero essere installate prima della stagione riproduttiva 2014. E’ ormai evidente che l’area del pavimento deve essere estesa per consentire ai giovani uccelli di esercitarsi - quando c’è una nidiata di quattro pulli riescono a saltare troppo facilmente dal lato della scatola e cadono a terra troppo presto. L’Hawk and Owl Trust vuole provare a ridurre la frequenza con cui i pulli cadono a terra e quindi vengono portati alla stazione di polizia per essere rimessi nel nido o tenuti per un giorno o due prima di essere rilasciati. I lati del box sono stati aumentati per fornire una migliore aderenza, fori di drenaggio sono stati ingranditi per consentire alle forti piogge di defl uire meglio, e verrà fornita una pertica. Mentre i box nido forniscono ai pellegrini con un luogo importante dove deporre le uova, il consiglio generale è quello di fornirglieli solo quando è necessario (ad esempio quando un sito di nidifi cazione può essere abbattuto ) o quando una coppia ha tentato di nidifi care, ma senza successo (e per esempio le uova sono rotolate in una grondaia o simili ). A Bath, la coppia si è formata e ha cercato di accoppiarsi nel 2005 e il box ha fornito un supporto appropriato per il loro nido .
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Se volete ammirare i falchi pellegrini ci sono dei siti popolari e ben conosciuti a Exeter, Chichester, Bournemouth, Brighton, Bristol, Sutton, e naturalmente a Bath. Spesso stanno nascosti, posati sulla cima di un doccione o di un cornicione.
Se volete approfondire l’argomento dei pellegrini urbani, Ed sta per pubblicare un ottimo libro intitolato “Urban Peregrines” che sarà disponibile dal maggio 2014. E’ possibile pre-ordinare delle copie del libro attraverso il Natural History Bookstore, nhbs.com
Ed Drewit ha studiato pellegrini per 15 anni e lavora come naturalista, si occupa di trasmissioni televisive e cerca di coinvolgere le persone a conoscere la natura e la vita all’aria aperta. www.eddrewitt.com
Tutte le immagini © Hamish Smith Photography 2013.www.hamishsmithphotography.co.uk
Il progetto ‘Bath Peregrine’ è fi nanziato e gestito dalla Hawk & Owl Trust. www.hawkandowl.org
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FOTODI FALCONERIA
Eyass Pellegrino © Ross Gray 2014
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Mike DoFalconiere & Pittore natural
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onnellyista - www.mikedonnelly.com
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Mike DonnellyFalconiere &
Pittore naturalistawww.mikedonnelly.comArticolo e intervista di Lauren Catherine.
Per il falconiere e pittore naturalista
Mike Donnelly, la passione per la
falconeria è iniziata quando aveva
solo otto anni, dopo il salvataggio un
pullo di gheppio caduto dal nido su
di un ponte ferroviario posto nelle
vicinanze e quindi rinchiuso in una
gabbia per conigli da un ragazzo
più grande del suo villaggio, a West
Derby, Liverpool.
Questo piccolo rapace, divenuto il compagno
inseparabile di Mike per molti anni, ha
acceso quella che sarebbe diventatala sua
passione di una vita per l’arte della falconeria.
Insieme al suo entusiasmo per la fauna
selvatica e la falconeria, le innate capacitè
artistiche di Mike sono state evidenti fi n
dalla sua giovane etè. Egli ricorda “amavo
raccogliere piccoli animali da studiare e di cui
fare dei bozzetti per sviluppare le mie abilità
nel disegno. Avrei passato le ore a fare schizzi
della fl ora e della fauna”. E così, crescendo,
ha maturato la sua abilità di artista e la sua
passione per la fauna selvatica .
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Domanda - Lauren Catherine: Il tuo
interesse per rapaci è iniziato fi n da quando
eri ancora un bambino ?
Risposta - Mike Donnelly: Quando ero un
adolescente, ho fatto una vacanza con la mia
famiglia in Galles, lì ho incontrato Laurent
DeBastyai, un ungherese che stava tenendo
una dimostrazione di volo presso il Bay
Welsh Mountain Zoo a Colwyn. Era stato
il curatore dello Zoo di Budapest e mi ha
aiutato con i suoi consigli sulla falconeria,
oltre che a presentarmi al Welsh Hawking
Club.
LC: Quindi, hai avuto altri rapaci dopo il
gheppio?
MD: Quando ero ancora un principiante
ho avuto delle poiane. Poi, dopo essermi
iscritto al Welsh Hawking Club, ho preso un
astore grazie ad un membro del club, il mio
primo rapace da caccia. Poi, grazie ad altri
falconieri che avevo incontrato nel corso di
raduni internazionali, mi sono iscritto al
British Falconer Club, dopo aver dimostrato
le mie abilitè di caccia con il mio secondo
astore di passo, giustamente chiamato Blitz.
LC: Come si sono sviluppate le tue qualitè
artistiche in questo periodo?
MD: All’incira nella stessa epoca in cui
avevo il mio primo astore, mi sono iscritto
alla Scuola d’Arte di Liverpool. Poi, dopo
quattro anni di università, sono entrato nel
British Falconer Club dove ho incontrato
John Fairclough, che ha comprato tutti
i dipinti sull’arte falconeria che avevo
realizzato per la mia tesi. Sono rimasto
meravigliato! In seguito mi ha aiutato a
promuovere la mia carriera artistica con la
sponsorizzazione di miei diverse mostre in
tutto il Regno Unito.
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LC: Per quanto tempo è continuata la tua
collaborazione con Fairclough?
MD: Il nostro accordo di sponsorizzazione
è durato due anni ed è stato un fantastico
periodo iniziale della mia carriera. Mi
piacerebbe stare nella sua tenuta per
settimane, solo cacciando e disegnando.
Sono stati momenti fantastici. Poi, nel
corso degli anni successivi, dopo numerose
mostre d’arte nelle fi ere di paese, sono stato
presentato alla Galleria Mathaf di Belgravia,
a Londra, grazie all’interessamento del
compianto artista e amico, John Haywood.
Questo mi ha dato l’opportunità di esporre
le mie opere in tutto il mondo, in quanto
la Galleria Mathaf è uno dei maggiori
esperti di arte orientale e mediorientale
in tutto il mondo. Grazie a loro ho esposto
le miei opere in paesi come Dubai, Abu Dhabi,
Qatar, Bahrain e Oman.
Questo mi ha permesso di ricevere diverse
commissioni dal Sultanato dell’Oman, nonchè
da famiglie reali in tutto il Golfo. Ci sono
anche diversi personaggi celebri che sono
diventati collezionisti delle mie opere d’arte,
dopo alcune mostre a Londra.
LC: La tua esperienza nel campo della falconeria
e dell’arte si è sviluppata maggiormente dopo
la mostra presso la Galleria Mathaf?
MD: Il Mathaf mi ha rappresentato per oltre
quindici anni, e la loro preparazione ed
esperienza nel mondo dell’arte mediorientale
mi sono stati di grande aiuto nel lanciare la
mia carriera.
Dopo commissioni per dipinti sulla cultura e
sulla caccia dei beduini, grazie ad visita nella
regione del Golfo, ho sviluppato una passione
particolare per i falconi e ora volo girfalchi,
pellegrini e falchi sacri.
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Questo ha infl uenzato la mia arte, e mi sono
ritrovato in questi ultimi anni, a prediligere
come soggetti i falchi e i beduini.
LC: Hai partecipato a battute di caccia in
Medio Oriente?
MD: Sì, quando ho partecipato al terzo
Festival Internazionale di Falconeria ad Abu
Dhabi nel 2011, organizzato dall’Emirates
Falconer Club.
Sono andato a caccia la mattina presto montando
un dromedario con alcuni membri del club.
Abbiamo cacciato hubara e lepri usando dei
Gyr x Pellegrini.
Più tardi, quando era più fresco, mi sono
parecchio divertito a guardare le gare
con i falchi. Poi ho visto la follia delle
competizioni con i saluki, dove i proprietari
corrono insieme ai loro cani in 4x4
incitandoli con grida di incoraggiamento!
La settimana successiva, sono entrato nel
Falconry Art Competition al Festival, dove il
mio dipinto ‘Banking on Cover’, che illustra
una falco sacro che insegue un Hubara, ha
vinto il primo premio: un fantastico viaggio!
LC: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
MD: Continuo a ricevere commissioni
da collezionisti privatie aziendali a livello
internazionale e sto anche pensando di
organizzare nuove mostre nella regione del
Golfo nei prossimi due anni.
L’ultima volta che ho esposto è stato a Doha,
in Qatar nel 2008, mi piacerebbe ritornare
l’anno prossimo per organizzare uníaltra
mostra.
Per contattare Mike a proposito del
suo lavoro o per discutere di una
commissione, è possibile contattarlo
via e-mail:
mike-donnelly1@live.co.uk
o tramite la sua pagina Facebook
‘Mike Donnelly Wildlife Art’.
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Flaviviridae. A molti di noi possono dire poco, molto poco. Ma si tratta di un’ombra che pian piano progredisce e, molto probabilmente, in futuro farà discutere nel nostro settore.
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Sono una famiglia molto grande di virus a RNA (acido ribonucleico). Un esempio di esponente della famiglia Flaviviridae estremamente pericoloso nell’uomo è il virus HCV, anche conosciuto come virus dell’Epatite C, patologia virale che tende alla cronicizzazione in almeno l’80-90% dei casi.
Altri virus del genere conosciuti in medicina umana sono i virus della Febbre Gialla, della Dengue e, ancora, della “Febbre del
Nilo Occidentale” (West Nile Virus WNV) o della Usutu (Usutuvirus USUV). Questi ultimi agenti virali sono originari dell’Africa e da una trentina d’anni hanno cominciato a fare capolino e diff ondersi in Europa, U.S.A., Canada e molti altri stati, seminando vittime tra gli uccelli selvatici e domestici, nei cavalli (in cui è presente un’elevata mortalità) e negli esseri umani in particolari condizioni di immunodepressione.
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by Giovanni Goj
PURSUIT EDIZIONE ITALIANA
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Vi starete chiedendo cosa possano c’entrare questi virus con la falconeria. Ebbene c’entrano eccome. Si tratta di virus il cui serbatoio principale dell’infezione sembrano essere principalmente gli uccelli, serbatoio da cui “attingono” le zanzare del genere Culex, le quali diff ondono la malattia mediante il loro “morso” (iniettando la saliva infetta). Tale malattia può viaggiare attraverso gli uccelli migratori da un continente all’altro. In più, cambiamenti climatici molto intensi e caratterizzati da inverni meno rigidi e la diff usione di alcuni insetti originari dell’Africa (es. Zanzara tigre), contribuiscono a diff ondere l’infezione. In Europa si sono già verifi cate epidemie di West Nile Disease e di Usutu in Germania, Austria, Italia e altri paesi.
In Italia le zone più a rischio sono il Veneto, il sud-est della Lombardia e l’Emilia Romagna, zone dove i virus stanno circolando e dove numerosi casi umani sono stati registrati (soprattutto per la WND, mentre per la Usutu, patologia ancora poco conosciuta, due soli casi nel ravennate negli ultimi anni). Basti pensare che i donatori di sangue sono sospesi per 28 giorni in caso di pernottamento (è suffi ciente una notte) nelle zone endemiche, proprio per il rischio di infezione.
La patologia rappresenta un pericolo da considerare, con potenziali non trascurabili in ambito sia zootecnico che umano. In tutti gli animali la patologia, variando per intensità dimanifestazione della sintomatologia, può generare forme talmente lievi da non essere clinicamente rilevabili, può dare stati febbrili della durata di pochi giorni, oppure encefalite e meningite e in casi particolari anche il decesso del paziente umano.
Negli uccelli sembrano prevalere infezioni asintomatiche (a seconda della specie colpita), nei cavalli ci sono drammatiche situazioni in cui la mortalità raggiunge il 40%, negli uomini le complicazioni in caso di invasione del cervello da parte del virussono connesse spesso a stati di immunodepressione.
Alcune specie di uccelli sono più permissive nei confronti dell’infezione, altre meno. I rapaci possono giungere al decesso in pochissimo tempo o subire gravi conseguenze o ancora manifestare problemi di muta delle penne (in particolare gli Astori, fonte Cascade Raptor Centerhttp://eraptors.org/westnile.htm).
Mentre gli uccelli tendono a fare da “serbatoio”, alimentando il ciclo infettivo “uccelli - zanzare - uccelli”, i mammiferi sono ospiti a “fondo cieco”, vale a dire che in cavalli e Esseri umaniparrebbe che il virus circolante nel sangue non raggiunga una concentrazione tale da “infettare” gli insetti vettori (zanzare).
Si scriveva poco fa che negli uccelli la patologia sembra essere spesso asintomatica (pur considerando l’estrema variabilità di sintomi nelle diverse specie) e per tale motivo sono in atto piani di sorveglianza del Ministero della Salute (http://www.salute.gov.it/) e degli Istituti Zooprofi lattici (www.izs.it) per monitorare l’andamento della malattia (anche della Usutu, di cui però ad oggi si conosce molto poco). Alcune specie di uccelli sono reputate particolarmente suscettibili all’infezione (Passeriformi, compresi in particolare i Corvidi). Non è però ancora chiaro se tale suscettibilità consista in una cronicizzazione della malattia o nella manifestazione di forme acute clinicamente evidenti.
Anche se la via di trasmissione principale è costituita dalle zanzare, è il contatto diretto tra sangue (attenzione al maneggiamento delle prede, degli animali morti e degli animali guariti) e l’alimentazione con prede infette può essere un’altra via di infezione (problema soprattutto per i rapaci). Altre specie possono essere duramente colpite, come appunto i Falconiformi, che possono però guarire.
Anche in questo caso non è però chiaro se il virus, nell’animale guarito e che ha sviluppato anticorpi, possa continuare a rimanere attivo, perlomeno in alcuni organi. A tal proposito sono stati condotti alcuni studi sia sull’uomo che sugli uccelli. Nel l’uomo sono state eseguite analisi
nei confronti di pazienti che avevano avuto Febbre del Nilo sintomatica. Alcuni di essi continuavano a manifestare stanchezza cronica, mal di testa, alterazioni della pressione etc. Nel 25% circa di questi pazienti era riscontrabile un’alterazione dei valori ematici di alcuni parametri che indicano lo stato del funzionamento renale, con eff ettiva compromissione degli stessi (CKD, Chronic Kidney Disease) e che sembrerebbe progressiva nel tempo. Sempre nel 25% circa di questi pazienticon sintomi persistenti è stato rilevato materiale virale (RNA) nelle urine. Per alcuni dei pazienti erano trascorsi sette anni dall’infezione acuta di WND. Ulteriori studi sono necessari poiché i soggetti analizzati erano tutti sopra i cinquant’anni e perché non è chiaro se anche nelle forme asintomatiche vi sia una problematica simile di persistenza del virus.
Un altro studio è stato condotto invece negli uccelli ed è stato dimostrato, analogamente nell’uomo, che il virus tende a permanere all’interno dei reni, cuore, pelle ed altri a lungo nel tempo.
Non è però chiaro se tale permanenza negli uccelli possa costituire un problema. Di per sé la persistenza nei reni non è accompagnata, se non in rari casi, da viremia misurabile con la PCR (Polimerase Chain Reaction, un’analisi che consente di moltiplicare le copie di materiale genetico e renderle “individuabili”).
Una prova interessante e molto signifi cativa è stata di inoculare ciclofosfamide (un immunosoprressore) in topi da laboratorio che erano guariti da WND. Tale sostanza inibisce la proliferazione dei linfociti. Dopo ciò sono state osservate positività per la WND (rilevazione dell’RNA virale).
Ci sono quindi alcune domande che, a oggi, rimangono senza risposta per noi falconieri, o meglio, per noi tutti:
1.
L’eventuale permanenza del virus in organi interni e pelle degli uccelli colpiti può provocare fenomeni di bassa presenza del virus (con infezione cronica) oppure riacutizzazioni (in occasione di eventi stressanti o
immunosoppressione, abbassamento di peso etc.) tale da costituire un problema per altri uccelli o uomini?
2.
Un animale guarito clinicamente può diff ondereancora virus (per infezioni croniche o riacutizzazioni) tali da costituire unproblema per altri animali o uomini?
3.
Animali guariti e con titolo anticorpale alto ma senza virus circolante, possono essere pericolosi per altri animali o uomini o devono essere trattati con particolari precauzioni? Oppure il problema della persistenza negli organi pone un serio dubbio?
4.
Questi soggetti ammalatisi e poi guariti, allo scopo della prevenzione e della sicurezza per i detentori di rapaci, devono essere mantenuti in vita o devono essere considerati potenzialmente pericolosi?
PREVENZIONE
Per la WND non c’è prevenzione, almeno per i falchi, se non il fatto di poter evitare certi tipi di prede e proteggere i falchi dalle punture delle zanzare. Si tenga conto che proprio i Corvidi (prede ambite dai falconieri) sono tra i maggiori diff usori del virus. Non è quindi una cosa sorprendente individuare in un falco di una certa età e cacciatore una positività sierologica ai virus (presenza di anticorpi).
Nel settore ippico la problematica è già stata aff rontata ed è stato realizzato un vaccino che sembra essere effi cace. La vaccinazione non è però prevista per i rapaci né per altre specie di uccelli.
l bacino del Mediterraneo è però oramai zona endemica per queste patologie e il problema WND nonché di altre patologie come la Usutu, peraltro entrambe zoonosi (cioè trasmissibili all’uomo), rappresentano un problema che l’ambiente della falconeria deve aff rontare con serietà.
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Cosa potrebbero quindi ottenere i falconieri e come?
Sicuramente potrebbero proporre una cooperazione con gli Istituti Zooprofi lattici e con Veterinari specializzati per poter gestire due attività fondamentali:
1.
Studiare e comprendere nel dettaglio il comportamento di entrambe queste patologie, sfruttando tutti gli eventuali animali con certa e pregressa WND (es. con prelievi di sangue periodici, analisi varie, settore prettamente di competenza veterinaria);
2.
Studiare e mettere a punto un vaccinoapposito per i rapaci da falconeira. Questa attività è già in atto negli Stati Uniti, dove alcuni centri di recupero per rapaci ed autorevoli docenti universitari Medici Veterinari, stanno già impiegando vaccini (Università del Minnesota, sezione West Nile. Negli USA la patologia è un reale problema sia zootecnico, sia per gli esseri umani).
Quali sono però le attività che consentirebbero questi interventi (ovviamente poi estendibili alla prevenzione di molte altre patologie) e che faciliterebbero molto l’attività dei Medici Veterinari coinvolti? Le vediamo di seguito e sarebbero attività di competenza dei falconieri, che dovrebbero organizzarsi di perottenere due obiettivi:
1.
Necessità di un’anagrafe dei soggetti detenuti;
2.
Con l’anagrafe, consentire attività come quelle di vaccinazione degli animali, registrazione degli animali vaccinati e monitoraggio degli esiti delle immunizzazioni.
Punto essenziale per poter ragionare in termini di vaccini è infatti di poter tracciare perfettamente gli animali vaccinati. Perché? Perché tali patologie sono oggetto di progetti di sorveglianza, il che signifi ca che
l’Autorità Pubblica deve sapere quali siano i soggetti vaccinati e non. Difatti un falco vaccinato avrebbe anticorpi contro il virus WNV. Se il proprietario del falco presenta un certifi cato di vaccinazione, allora è chiara la positività sierologica (presenza di anticorpi specifi ci nel siero) dell’animale. Se il falco dovesse risultarepositivo ma non si sapesse lo stato vaccinale, allora l’Autorità Pubblica non potrebbe più distinguere tra animale che si è ammalato ed è “guarito” o animale eff ettivamente vaccinato. Distinguere tra queste due situazioni è sostanziale e alcune vaccinazioni sono vietate sugli uccelli in Italia proprio perché sarebbe poi molto complicato condurre studi epidemiologici e portare avanti i progetti di sorveglianza (appunto perché non si capirebbe più se siamo di fronte ad un intervento umano con il vaccino o di fronte ad un’eff ettiva infezione, che invece potrebbe testimoniare la presenza del virus in una determinata zona).
CONDIZIONI PER VACCINARE
Condizione per vaccinare quando il vaccino dovesse divenire legale è questa: testare il falco prima di eff ettuare la vaccinazione. Questo perché l’animale potrebbe già essere stato infettato (possibile portatore? Ricordate i numerosi dubbi citati prima sulla malattia) ed è necessario saperlo.
Quindi l’iter per procedere con i vaccini sarebbe: testsierologico sull’animale à vaccinazione à controllo dell’eff ettiva copertura vaccinale.
TUTTE LE ATTIVITÀ RELATIVE AD UN’EVENTUALE ATTIVITÀ DI VACCINAZIONE DEVONO ESSERE CONDOTTE SOLO ED ESCLUSIVAMENTE SOTTO STRETTO CONTROLLO MEDICO VETERINARIO.
PERCHÉ È IMPORTANTE CHE I FALCONIERI CONOSCANO
Anche se la maggior parte delle infezioni possono essere asintomatiche e non provocare la morte del falco, ci sono due
problemi. Il primo è che nulla si sa di preciso sulla potenziale persistenza del virus nell’animale nel corso della sua vita. Il secondo è che una buona percentuale di animali può sviluppare sintomi vari molto eterogenei e che portano a morte il falco.
CONOSCERE E PREVENIRE
È fondamentale sottolineare che le informazioni riportate hanno carattere generale e sono uno stimolo ad aff rontare il problema sia da parte dei falconieri, sia da parte dei medici veterinari. Tutte le informazioni descrivono e denunciano una situazione di pericolo i cui rischi reali sono ancora poco conosciuti. Tutte le attività di analisi e diagnosi devono sempre e comunque essere eff ettuate con Medici Veterinari, così come dannoso e inutile sarebbe procedere in autonomia con vaccinazioni fai-da-te e con vaccini magari concepiti per i cavalli.
CONCLUSIONI
Vista la pericolosità di queste nuove patologie emergenti, estremamente dannose per i rapaci e potenzialmente pericolose per gli esseri umani, è utile che l’aff rontare queste problematiche sia un punto fondamentale delle attività organizzate dai falconieri, con lo scopo di non farci sorprendere troppo tardi da un problema che potrebbe divenire più grande di quel che si crede.
Non sarebbe una cattiva idea un progetto di collaborazione appunto con il settore veterinario, teso ad aff rontare in anticipo e prevenire eventuali situazioni che in futuro potrebbero essere pericolose e di cui ci si potrebbe pentire.
È doveroso che noi falconieri, categoria “piccola” e poco conosciuta, sottolineiamo le nostre esigenze e le problematiche legate alla gestione dei nostri animali, caratterizzati da un valore aff ettivo ed economico particolari e quindi non aff rontabili con le stesse modalità applicate al settore dei grandi allevamenti.
GLOSSARIO
WND (West Nile Disease): patologia provocata dal virus WNV
WNV (West Nile Virus): agente patogeno della WND
USUTU: patologia provocata dal virus USUV
USUV: agente patogeno della Usutu
[1] Komar N, Langevin S, Hinten S, Nemeth N, Edwards E,Hettler D, Davis B, Bowen R, Bunning M
Experimental Infection of North American birds with the New York 1999 strain of West Nile Virus.
CDC Atlanta - 2003 Mar; 9(3):311-22
[2] Kim K. Appler, Ashley N. Brown, Barbara S. Stewart, Melissa J. Behrb, Valerie L. Demarest,
Susan J. Wong, Kristen A. Bernard
Persistence of West Nile Virus in the Central Nervous System and Periphery of Mice
PLoS ONE www.plosone.org – 2010 May; 5(5) e10649
[3] Calzolari M, Bonilauri P, Bellini R, Albieri A, Defi lippo F,Tamba M, Tassinari M, Gelati A, Cordioli P, Angelini P, Dottori M.
Usutu Virus Persistence and West Nile Virus Inactivity in the Emilia-Romagna Region (Italy) in 2011
PLoS ONE www.plosone.org – 2013 May; 8(5) e63978
[4] Samantha E. J. Gibbs, Douglas M. Hoff man, Lillian M. Stark, Nicole L. Marlenee, Bradley J. Blitvich, Barry J. Beaty,David E. Stallknecht
Persistence of Antibodies to West Nile Virus in Naturally Infected Rock Pigeons (Columba livia)
CLINICAL AND DIAGNOSTIC LABORATORY IMMUNOLOGY, May 2005, p. 665–667
[5] Valiakos G, Athanasiou LV, Touloudi A, Papatsiros V,Spyrou V, Petrovska L, Billinis C
West Nile Virus: Basic Principles, Replication, Mechanism, Immune Response and Important Genetic Determinants of Virulence
http://dx.doi.org/10.5772/55198
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FOTODI FALCONERIAPoiana Coda Rossa © Steve Dickson 2014
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Cappe di falco
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© Mark Williams Photographer 2014
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Fotografi e © Neil Davies e Mark Williams 2014
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FOTODI FALCONERIA
Gheppio © James Brown 2014
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Un pomeriggio, mentre camminavo nel Falcon Souq al centro di Doha, la capitale del Qatar, mi sono imbattuto in quattro giovani ragazzi tra i 12 ed i 14 anni che stavano addestrando un Red-Naped Shaheen (Falco Pelegrinoides babylonicus).
Vedere un falco che viene addestrato nel mezzo di una traffi cata piazza non è qualcosa che vediamo spesso nelle nostre città. Ma,qui a Doha, è normale vedere uomini e ragazzi camminare con un falco al pugno. Anche le linee aeree del Golfo hanno un trattamento speciale per i falchi e i loro falconieri.
Apparentemente qui la generazione Playstation non ha ancora attecchito e quindi è molto interessante vedere come la nuova generazione di falconieri del Qatar mantenga viva l’antica arte della falconeria.
Osservare questi giovani falconieri che addestravano il loro falco è stata davvero una immagine meravigliosa.
Erano molto bravi nel maneggiare il falco e anche nell’incappucciamento il giovane falconiere ha dimostrato maestria davanti ai suoi amici che lo aiutavano nell’addestramento.
Vederli affi nare le proprie capacità nel mezzo della città è stato davvero bello e sono rimasto lì a guardarli per oltre 20 minuti insieme al falconiere Bruce Padbury della SAFA e Mark Williams della Marshall Radio Gulf.
Spero che in una mia futura visita a Doha potrò continuare adosservare questa tradizione e che questi ragazzi possano trasmettere le loro abilità nella falconeria ai loro fi gli ed alle generazioni future di falconieri del Qatar, un patrimonio intangibile della cultura Araba.
Qui potete trovare un breve video del Mercato dei
Falchi presso il Souq Waqif di Doha - www.vimeo.
com/m/78998909
La prossima generazione
di falconieri del futuro...by Neil Davies
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Sky Trials Italia 2014 Seconda Edizione
L’1 e il 2 marzo nella zona Addestramento
Cani e Falchi dellaFedercaccia nella località
di San Leopoldo-Grosseto, una delle più
spettacolari pianure incontaminate d’Italia, si
è tenuta la seconda edizione dello Sky Trials
Italia 2014, ottimamente organizzata da
Gianluca Barone.
Classifi ca Alto volo puri: 1 Nico Pataleo, 2 Luigi
Di Stano, 3 Vianelli Massimo; Alto volo ibridi: 1
Ivan Busso, 2 Giovanni Frison, 3 Marco Cavozza;
Basso volo:1 Ivan Busso, 2 Andrea Ambrosini, 3
Andrea Fiorentini. Giudici: Juan Bernabè e
Francesco Lanzieri. Direttore tecnico: Gianluca
Barone. Assistenti di campo: Mauro Castaldo,
Gianluca Medde, Fabio Fattori, Emanuele
Simonetti. Alla manifestazione sono state presenti
Guardie Venatorie, dirigenti della Provincia di
Grosseto e rappresentanti delle Forze dell’Ordine.
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NON DIMENTICATE CHI SIAMO E PERCHÉ LO FACCIAMOby Matteo D’Errico
Forse sta succedendo, forse i tempi sono
maturi perché i falconieri italiani facciano
breccia nell’ostico passato e ritornino a
condividere la propria passione. Forse è
arrivato il tempo in cui anche gli italiani
esordiscano nella dimostrazione di ciò che
questo grande popolo sa fare.
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…Ma c’è un tarlo che mi logora; una vocina
che continua a sussurrarmi qualcosa e come
un continuo ronzio che mi mette in guardia.
Ho come l’impressione che se in superfi cie
tutto dia l’impressione di fi orire, sotto di noi
un vulcano ribolle nell’attesa di esplodere.
Leggo e rileggo tanto di ciò che si è scritto
negli ultimi tempi, poi mi accorgo che
parole come ambientalismo, animalismo,
perbenismo, prendere le distanze dalla
caccia, hanno fatto ingresso nel nostro
mondo, in punta di piedi, quasi non ce ne
fossimo nemmeno accorti.
Perché anche se dovrei essere contento di
tanto fermento, continuo a sentirmi sul
collo il fi ato del nemico?
Io sono un cacciatore, io uccido; non per
gioco, non per piacere, ma perché è la mia
natura. Sono consapevole della mia azione,
nutro grande stima per quella preda che a
me si dona; riconosco il privilegio che m’è
stato dato e lo rispetto.
Allora dico: attenti, non lasciamo mai che
parole come associazionismo, politica,
ministri, compromesso, poltrone, …
diventino la colonna portante di ciò
che siamo; ma restino solo i mezzi per
raggiungere il nostro scopo.
Sono invece quegli antichi sapori arricchiti
da nobili termini come a monte, frullo, in
piuma, yarak, a goccia, in ferma, a vento.. a
nutrire la nostra anima rendendo eterna la
Falconeria.
Mio padre mi ha insegnato che qualunque
cosa succeda sii sempre un D’Errico, non
sia MAI doverci travestire da pecore per
paura di essere lupi.
Non perdete la via maestra, non vendiamo
la nostra identità, non chiniamo il capo
a chi crede che alleandoci col nemico ne
elemosineremo l’indulgenza.
E a tutti coloro in cui alberga ancora quello
spirito nobile del falconiere dico: mai, mai
pronunziare il termine Falconeria se non
con orgoglio e dignità, perché un falconiere,
non meriterebbe questo titolo, se anche
per un solo istante esitasse d’esser fi ero di
esserlo.
Quante volte vi é successo di chiedervi
cosa ve lo faccia fare?
Un Vecchio Falconiere spagnolo defi nì
la Falconeria: “… una forma di schiavitù
volontaria…” Un altro la defi nì: “l’arte più
diffi cile”.
Ebbene cos’è che rende la Falconeria
così eccezionale da non poter più essere
considerata solo una passione, diventando
di diritto uno stile di vita.
Non solo per il carniere o, da tempo,
avremmo posato il falco per il più vile
piombo;
Non per l’esibizione, dovremmo altrimenti
chiederci cosa ci facciamo ogni giorno da
soli in queste lande desolate;
E nemmeno per l’amore verso i nostri falchi,
sentimento che loro, i falchi, non avranno
mai la cortesia di condividere con noi;
Ancora oggi, liberando un falco, mi chiedo
chi tra noi sia il capo e chi il servo.
Forse è per quel momento... quel
fugace attimo, in cui tutto, da immobile
contrazione muscolare, mentre il tuo corpo
sembra non voler restituir respiro, esplode
in scatto, urla, frulli, vento, sangue, terra…
E il sangue torna caldo a rifl uire e ciò che é
accaduto resterà un segreto tra la natura e
ciò che siamo: Falconieri, fi eri di esserlo.
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45th Meeting dei Del
Come ogni anno, la IAF (International Association
for Falconry and Conservation of Birds of Prey), che
spesso viene citata più o meno impropriamente nei
discorsi dei falconieri italiani, ha tenuto- nei giorni
28 e 29 Gennaio - un grande incontro che come
sempre ha avuto come tema principale la Falconeria
in tutte le sue infi nite sfaccettature (caccia,
conservazione, reintroduzione, cura, UNESCO),
nella stupenda cornice della città di Doha in Qatar.
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AlGannas – che in arabo signifi ca falconiere
esperto – è l’Associazione dei falconieri e
dei cacciatori del Qatar ed è un organismo
veramente effi ciente e funzionale con persone
capaci e di grande carisma che svolgono il
proprio ruolo, dal più basso al più alto, in modo
impeccabile e senza polemiche, poiché tutti
collaborano per il bene comune: tutelare la
falconeria nel loro stato!
La città di Doha, nata dalle sabbie del deserto, è
ancora oggi un immenso cantiere; ovviamente
la parte turistica che si articola sulla baia vede
già moltissimi grattacieli e strutture davvero
imponenti che vanno dagli hotel di lusso a tutti
i vari palazzi del potere; ma ancora moltissimo
deve vedere la luce: palazzi, strade (il traffi co è
davvero terribile, spesso per fare circa quattroc
hilometri abbiamo impiegato più di mezz’ora) e
molto altro…
I meeting si sono svolti a KATARA e hanno visto
la partecipazione di delegati da 52 nazioni, per
un totale di 141 persone, tra addetti ai lavori
e ospiti.
Katara è una città nella città sorta con lo scopo
di diventare il polo culturale di Doha: al suo
interno sono stati costruiti enormi teatri,
sale concerto e un anfi teatro. Ovviamente
uno dei simboli è il mitico cappuccio gigante
che viene sempre ricordato quando si parla di
Doha.
Proprio questa incredibile location ha ospitato
i lavori del meeting e parte delle cene e degli
incontri più conviviali.
Scopo di questo mio articolo è non tanto
parlarvi di Doha e delle competizioni
di falconeria a cui abbiamo assistito, già
ampiamente trattate in questo numero dagli
articoli di Neil Davies, ma quello di rendere
noti a tutti gli argomenti trattati nel corso delle
riunionidei delegati IAF.
Ovviamente la riunione non poteva che iniziare
con il ricordo del Presidente Frank Bond che ci
ha lasciato il giorno di Natale, sconfi tto dalla sua
malattia; per chi non l’ha conosciuto queste
suoneranno solo come parole vuote, ma per chi,
come me, ha avuto la fortuna di conoscerlo, di
parlarci e di scherzare in diverse occasioni la sua
morte è stata davvero un fulmine a ciel sereno
e personalmente porterò il ricordo della sua
grandissima personalità per sempre, dicendo
con orgoglio di aver avuto l’onore di conoscere
uno dei falconieri più grandi di tutti i tempi.
Uno dei primi temi trattati - e che mi
preme riportare qui nel dettaglio -riguarda
il codice etico di condotta che il falconiere è
invitato a tenere quando vola degli ibridi oppure
falchi alloctoni.
Anche se ci sono studi che dimostrano che i
falchi da falconeria non costituiscono
una minaccia per le popolazioni locali e
che quindi non possono essere considerati
specie invasiva (IAS) -infatti in tutto il
mondo sono stati riportati solo 12 casi di
ibridazione e l’ultimo risale al 2007 in Gran
Bretagna – secondo la IAF è bene che i falconieri
rispettino queste semplici regole:
- Nessun ibrido o animale esotico deve essere
deliberatamente rilasciato in natura
- Le moderne tecnologie di telemetria devono
essere utilizzate quando si volano ibridi o specie
esotiche.
- Occore creare un database online per
egati IAF, Doha Qatardi Andrea Villa
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segnalare eventuali incidenti che coinvolgano
falchi da falconeria scappati o eventualmente
allevati in natura.
Queste semplici regole dovrebbero permettere
ai falconieri di monitorare in modo trasparente
l’impatto che i nostri falchi hanno come IAS.
A questo proposito uno degli ospiti che ha
partecipato alle riunioniè stato il Dott. Georges
Kremlis Presidente della sezione Legislativa
della Commissione Ambiente del Parlamento
Europeoche si occupa di IAS. La sua relazione
è stata incentrata sulla perdita di biodiversità
causata dalle specie aliene e sulle relative
proposte messe in campo dalla comunità
Europea per aff rontare questo problema sempre
più urgente. Per dare un’idea sonosuffi cienti un
paio di dati: in Europa ci sono circa 12 mila
specie aliene di cui il 15% sono considerate
invasive; i costi annui per far fronte a questa
emergenza si aggirano intorno ai 12 miliardi di
euro!
Un secondo argomento trattato e di capitale
importanza è il benessere animale; per questo
motivo sono state approvate anche su questo
tema delle linee guida che dovrebbero essere
mantenute da tutti quelli che gestiscono un falco
per i motivi più diversi, che vanno dalla caccia
alla riabilitazione.
Qui di seguito potete trovare un breve
riassunto, con la promessa di farvi avere il testo
integrale, magari tradotto in Italiano.
I punti principali sono:
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1) Che cosa signifi ca benessere applicato
alla falconeria? Questo tema è stato
elaborato partendo da due presupposti:
- il concetto delle cinque libertà
(libertà dalla fame e dalla sete, libertà
dalle scomodità, libertà dal dolore,
libertà di espressione del normale
comportamento, libertà dalla paura e dallo
stress)
- il concetto di soddisfare le esigenze ed
evitare i danni.
2) Maneggiare i rapaci
3) Trasporto dei rapaci
4) Come alloggiare i rapaci
5) L’addestramento
6) la caccia
Tutti questi punti sono sviluppati più o
meno ampiamente dall’autore, il Prof.
Th omas Richer (vicepresidente europa della
IAF) e dovrebbero esse già noti e seguiti da
chi pratica falconeria in modo serio e
responsabile.
Si è parlato molto di conservazione,
soprattutto dell’houbara, con vari progetti
portati avanti da tutti i paesi del golfo e
specialmente dagli Emirati Arabi Uniti e
dal Qatar; infatti questi due paesi risultano
i più attivi nella tutela di quella che è
per loro, e per i loro falchi, la preda più
ambita e che, a causa dell’urbanizzazione
e di altri fattori, è così pericolosamente
diminuita. Anche su questo fronte la loro
azione è risultata molto effi cace dato che il
progetto di conservazione degli houbara ha
già visto la reintroduzioni in natura
di circa 50 mila soggetti.
Sempre restando nell’ambito dei progetti
di tutela e reintroduzione portati avanti
dagli UAE, ecco alcuni numeri di falchi
nati in cattività e poi reintrodotti nel loro
ambiente naturale: sono stati liberati
819 Falchi Pellegrini, 726 Falchi sacri
e 5 Gyrfalchi.
In ambito europeo alcuni progetti di
reintroduzione di Falchi Pellegrini sono già
attivi da diversi anni e curati dal dott.
Janusz Sielicki, vero esperto in materia
e autore di diverse pubblicazioni;
attualmente è inoltre in cantiere una task
force per la reintroduzione del Falco Sacro
in Europa.
Una volta terminate le giornate del meeting
dei delegati della IAFsi è tenuta anche
la prima conferenza mondiale di medici
veterinari che lavorano con i rapaci; i temi
sono stati molti e davvero interessanti.
La riunione ha visto la partecipazione
come relatori di diversi veterinari di fama
mondiale, davvero a livello altissimo, ed
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anche il pubblico non era assolutamente da
meno, infatti hanno risposto alla chiamata
veterinari e studenti di tutte le età, tra cui anche
diversi italiani, che hanno contribuito a rendere
la conferenza un vero successo.
Un ringraziamento va quindi anche all’ospedale
dei falchi di Doha, un vero e proprio policlinico
super attrezzato e davvero all’avanguardia che ha
aperto le porte non solo ai veterinari ma anche
al pubblico, permettendo in oltre di svolgere
anche laboratori pratici con temi che andavano
dall’ortopedia, alla radiologia, all’oft almologia.
All’incontro ha partecipato anche il Dr. Nick
Fox che ha presentato quella che sarà
l’organizzazione del prossimo Festival
di Falconeria che si terrà ad Abu Dhabi
dal 6 al 14 Dicembre 2014. L’evento sarà
articolato tra diverse giornate nel deserto a
circa due ore di macchina da Abu Dhabi; ci
sarà off erta la possibilità di andare a caccia
nel deserto con i falchi a dorso di cammello,
un’esperienza tutta da provare! La seconda
parte dell’evento si svolgerà invece ad Abu
Dhabi con l’organizzazione della parata delle
Nazioni e degli stand nazionali aperti al
pubblico. Sarà un evento davvero grandioso a
cui spero parteciperà anche una delegazione
italiana ben assortita e con tanta voglia di fare
bella fi gura.
Qualora siate interessati a maggiori
informazioni su qualunque tema
inerente alla IAF, a contattarmi
personalmente senza problemi.
Vi ricordo infi ne l’indirizzo del sito della
IAF, www.iaf.org che riporta più nel
dettaglio i vari temi trattati durante
questo e tutti i meeting precedenti.
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L’Associazione Internazionale per la Falconeria e la conservazione degli uccelli da preda (IAF) con grande preoccupazione e indignazione pone l’accento sul fatto che negli Stati Uniti e in alcuni stati dell’Unione Europea, tra cui Italia e Spagna, il Diclofenac (un farmaco anti - infi ammatorio non steroideo utilizzato per il trattamento del dolore e dell’infi ammazione) sia disponibile per uso veterinario.
Questo farmaco, anche in quantità molto basse, è incredibilmente tossico per gli avvoltoi e ne può provocare rapidamente la morte per avvelenamento a seguito del consumo di carcasse di animali trattati, prima del loro decesso, con il Diclofenac . Il largo impiego di questo farmaco, per uso veterinario, ha provocato la quasi totale decimazione delle popolazioni degli avvoltoi del sud-est asiatico, uccidendo circa 40 milioni avvoltoi. Per cercare di fermare questo massacro, in queste regioni è stato vietato l’utilizzo del Diclofenac ad uso veterinario.
A seguito di tale divieto, e grazie a degli importanti e costosi progetti di conservazione, si sta fi nalmente assistendo ai primi segnali di ripresa delle popolazioni degli avvoltoi nelle regioni del sud- est asiatico .
Nonostante siano facilmente disponibili farmaci alternativi, sicuri ed economici, l’utilizzo del Diclofenac per uso veterinario è stato autorizzato in Spagna (dove vive l’80 % degli avvoltoi europei) e in Italia e sta diventando rapidamente disponibili sul mercato dell’UE.
La IAF rileva che, in base ad un documento tecnico prodotto da SEO/BirdLife , RSPB e dalla Fondazione per la conservazione degli Avvoltoi, questo farmaco causerà uno stermino di massa della popolazione europea degli avvoltoi, di cui è ben noto il valore ecologico e il pericolo di estinzione.
In Europa sono presenti quattro rare specie di avvoltoio e tutte sono protette dalla legislazione comunitaria. L’Avvoltoio egiziano è minacciato di estinzione ed identifi cato nella Lista Rossa dell’IUCN come specie ‘in pericolo’ (questa defi nizione viene applicata quando la popolazione di una specie è diminuita del 70% in dieci anni). L’avvoltoio monaco è invece elencato come ‘di prossimo
UNA GRAVE MINACCIA PER GLI
AVVOLTOI EUROPEI
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interesse’. Il Grifone e il Gipeto negli ultimi anni hanno avuto un incremento del numero delle popolazioni dopo decenni di sforzi in progetti di conservazione. Milioni di euro sono stati investiti per salvare questi avvoltoi europei.
È tragico e ironico che questo investimento sia ora in pericolo a causa dell’utilizzo di un farmaco veterinario la cui pericolosità è ben documentata come causa della probabile estinzione delle popolazioni avvoltoi in altre aree. Inoltre, l’uso veterinario di questo farmaco in Europa fi nirà con affi evolire le iniziative in corso per impedirne l’ uso in Africa, così come la volontà di mantenere il divieto di utilizzo nel sud-est asiatico.
L’Unione Europea e gli Stati membri hanno l’obbligo giuridico di conservare gli avvoltoi ai sensi della direttiva Uccelli EU e ai sensi della normativa sui Farmaci veterinari dell’Unione Europea che richiede di evitare danni ecologici.
LA IAF fa appello ai governi dell’Unione Europea e degli Stati membri perché siano adottate azioni urgenti per vietare l’uso veterinario del Diclofenac, così come per l’immediato blocco di questo farmaco dal mercato dell’UE.
Facciamo inoltre appello agli enti e organizzazioni veterinarie, tra cui la Federazione dei Veterinari
d’Europa, e tutti quelli che possono essere responsabili del trattamento degli animali, perché supportino tale decisione.
È nostra convinzione che, alla luce del fatto che esistono medicine alternative sicure e convenienti, l’uso veterinario di questo farmaco risulti inappropriato e immorale.
Dr. Adrian LombardPresidente Associazione Internazionale per la falconeria e la conservazione degli uccelli da preda
8 Marzo 2014
Dr. Adrian Lombard
L’aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus), così chiamata in onore dell’ornitologo Franco Bonelli che per primo la studiò nel 1811, è un rapace dal volo molto agile capace di esibirsi in picchiate velocissime per catturare sia conigli selvatici, tra le sue prede preferite, che uccelli in terra o in volo. Di dimensioni considerevoli (oltre 75 cm per 2 kg di peso e con un’apertura alare nell’ordine dei 180 cm), nidifica su forti pendenze o comunque in prossimità di aree dove è relativamente abbondante la disponibilità di prede.
NUOVAMENTPURSUIT EDIZIONE ITALIANA
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Intervista di Patrizia Cimberio a Marco Fiori, responsabile Sezione Investigativa CITES, Corpo Forestale dello Stato, Servizio II, Divisione 7^ sui furti delle Aquile del Bonelli avvenuti in Sicilia.
TE IN LIBERTÀ
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Aquila del Bonelli, Aquila fasciataLa presenza dell'aquila del Bonelli “certifica” l’equilibrio ecologico di un ambiente, essendo posta all’apice della catena alimentare di cui fanno parte molte altre specie meno appariscenti.
Il numero delle aquile del Bonelli nel bacino mediterraneo non supera i 1.500 esemplari tra Spagna, Francia e area balcanica, mentre in Italia è diffusa quasi solo in Sicilia con meno di 30 coppie, con rare presenze segnalate in Calabria e Sardegna.
Oltre a tutta una serie di problematiche legate al disturbo da parte dell’uomo, considerando che in Italia non esistono zone completamente disabitate, l’Aquila del Bonelli soffre particolarmente, durante la fase di nidificazione, di variazioni climatiche, di fluttuazioni rispetto all’abbondanza di prede, della presenza di linee elettriche (sono frequenti gli episodi di giovani individui rimasti uccisi, appena involati, a causa dell’impatto con i cavi dell’alta tensione) oltre che della progressiva distruzione dell’habitat.
In Italia il fenomeno del bracconaggio e del furto di pulli, evidenziato dal Corpo Forestale dello Stato a partire dal 2009, rischia di compromettere del tutto le già scarse probabilità di sussistenza della popolazione siciliana.
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Qual è il compito del Corpo Forestale dello Stato ?
Il Corpo Forestale dello Stato è una delle cinque forze di polizia attive sul territorio italiano. E’ una forza di polizia “tecnica” le cui attività sono focalizzate specialmente sui crimini ambientali quali: traffico illegale della flora e della fauna; incendi; gestione illegale dei rifiuti; bracconaggio; crudeltà nei confronti degli animali e altre tipologie di crimini legati all’ambiente.
In particolare, in base alla legge sulla caccia L. 157/92 e alle leggi italiane applicate alla Convenzione Internazionale per la protezione della fauna selvatica, il Corpo Forestale dello Stato si configura come la principale forza di polizia per il controllo delle attività prese in considerazione della legge L. 150/92, che tratta l’applicazione in Italia della Convenzione di Washington (CITES) e dei Regolamenti EC ad essa collegati [Reg. (CE) 338/97 e modifiche seguenti].
Marco Fiori, responsabile Sezione Investigativa CITESCorpo Forestale dello Stato, Servizio II, Divisione 7^
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Il Corpo Forestale dello Stato ha inoltre un ruolo primario nel controllo e nelle attività di polizia identificate dalla legge nazionale sulla caccia L.157/92 e di quelle regionali a essa collegate, che comportano anche l’applicazione delle seguenti Convenzioni Internazionali e Direttive Comunitarie:
Queste attività sono portate avanti da alcune unità specializzate. Una di queste è il Servizio CITES che ha un ufficio di coordinamento centrale a Roma, abbiamo poi ventiquattro uffici Servizi CITES del Corpo Forestale dello Stato e quattro uffici di Polizia Regionale CITES localizzati in tutte le regioni italiane.
Possiamo inoltre contare su venticinque unità operative specializzate presso le dogane e un’unità anti-bracconaggio con un ufficio centrale a Roma che coordina tutte le attività dei NIPAF (unità investigative speciali localizzate nelle principali città e paesi) dedicate alle attività di caccia illegale e di traffico di fauna selvatica (fauna non protetta dal CITES).
Infine abbiamo un’unità Anti crudeltà verso gli animali con un ufficio centrale a Roma (NIRDA) che si occupa di coordinare tutte le attività sull’intero territorio italiano.
Falco Lanario (Falco biarmicus feldeggii)
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Qual è la situazione del traffico illegale di rapaci in Italia?
Sebbene l'allevamento in cattività di alcune specie di rapaci, tipicamente utilizzate per la falconeria si sia ampiamente sviluppata in Europa e in Italia negli ultimi 30 anni e abbiamo assistito all'introduzione di specie esotiche per la falconeria e oltre che di falchi ibridi, il panorama italiano ha visto, soprattutto nell’ultimo anno, un pericoloso aumento del fenomeno della depredazione dei nidi, sia di specie di rapaci più comuni, che di altre ad alto rischio di estinzione.
L’attività di depredazione dei nidi è una forma di bracconaggio, praticata spesso arrampicandosi con corde e ramponi da alpinismo che, insieme al deterioramento degli habitat naturali, costituisce una delle principali cause della rarefazione di specie animali ormai sull’orlo dell’estinzione, come l’aquila del Bonelli.
Generalmente assistiamo a due fenomeni principali. Da una parte il bracconaggio locale e la depredazione di nidi (pellegrini, lanari, aquile reali, …), dall’altra il traffico di specie molto rare e importanti in termine di conservazione della biodiversità (aquila del Bonelli, lanari).
Purtroppo l'aquila del Bonelli e il falco lanario rappresentano un forte campanello di allarme dell’estensione e della crescita di questo fenomeno in Italia, soprattutto nel Sud del paese, sebbene nel 2013 siano stati depredati anche diversi nidi di pellegrini nella zona del modenese.
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Qual è lo stato della popolazione delle aquile del Bonelli in Italia?
Nel 2013 il numero di coppie nidificanti in Sicilia, pari alal quasi totalità della popolazione italiana, è stato stimato intorno alle 25 coppie. Il numero medio di giovani che hanno preso il volo per coppie nidificanti in un periodo di studio di 20 anni (1990-2010) è stato dello 0.91 ± 0.39 (n. = 212)
).
Assistiamo a un vero e proprio problema demografico con un’alta mortalità giovanile, oltre che degli adulti, accentuato dalla predazione dei pulli dai nidi per il commercio illegale.
La popolazione dell’aquila del Bonelli in Sicilia è a rischio di estinzione?
La popolazione dell’aquila del Bonelli in Sicilia è destinata all’estinzione in un periodo di tempo limitato e i risultati delle analisi sulla vitalità della popolazione mostrano chiaramente che il trend della popolazione è negativo. Se non riduciamo la mortalità giovanile, qualsiasi provvedimento volto ad aumentare il successo di riproduttivo o a diminuire la mortalità degli adulti ritarderà unicamente il pericolo di estinzione, senza però impedirlo.Il furto di pulli implica quindi che i valori della mortalità infantile si alzino repentinamente in modo artificioso.
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Oltre alla Bonelli ci sono altre specie di rapaci a rischio in Sicilia?
Il falco lanario è un'altra specie di rapaci ad alto rischio. La popolazione siciliana del falco lanario è stimata intorno alle 60-80 coppie nidificanti e rappresenta una delle maggiori popolazioni di lanari, sia in Italia che in Europa. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una forte diminuzione delle coppie nidificanti sia a causa della degradazione dell’habitat, che della competizione nell’acquisizione dei siti di nidificazione con i falchi pellegrini, il cui numero è in grande crescita.
Abbiamo stimato che almeno il 30% dei nidi di lanari in Sicilia è sistematicamente depredato dai bracconieri e che i giovani lanari sono per lo più riciclati in Italia, con documenti CITES falsi e spesso utilizzati per gli spettacoli con i falchi.
A titolo esemplificativo, nel maggio 2012 abbiamo sequestrato, prima dell’inizio di uno spettacolo in piazza a Geraci Siculo, una coppia di falchi lanari che non risultava in possesso della certificazione Cites. I due falchi erano accompagnati solo da un generico attestato di una nota scuola di falconeria e presentavano gli anelli grossolanamente tagliati e malamente incollati.
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Qual è il suo avviso per i falconieri italiani a questo proposito?
Il fenomeno della depredazione dei nidi e del traffico illegale di rapaci per la falconeria o per il collezionismo privato, devono essere contrastati e bloccati nel modo più rapido possibile. Il problema è duplice: da una parte danneggia gravemente l’immagine della falconeria poiché l’opinione pubblica che non può che condannare questi episodi eticamente scorretti, oltre che illegali, e tutti coloro che ne sono implicati; dall’altra è fortemente pericoloso per la conservazione della specie e della biodiversità.
I falconieri italiani dovrebbero essere i primi
a prendere le distanze da ogni qual tipo di
traffico illecito di rapaci e a verificare con cura
e attenzione la provenienza dei rapaci che
intendono acquistare, oltre che alla serietà
degli allevatori, o dei commercianti che li
propongono, prima di procedere con l’acquisto.
Il possedere un rapace privo della corretta
documentazione è un reato penale.
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Foto repertorio Corpo Forestale dello Stato
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Quando sono iniziate e come si sono svolte le prime operazioni investigative sui furti delle aquile del Bonelli in Italia?
Le prime operazioni sono iniziate nel 2009 a seguito della segnalazione di alcuni volontari che ci hanno fornito le prove fotografiche dell’espoliazione di alcuni nidi di aquile del Bonelli, lanari e pellegrini ad opera di bracconieri nelle aree di Ragusa e Caltanisetta.Nell’Aprile 2010 abbiamo consegnato il primo rapporto investigativo alla procura di Caltanisetta, ma le indagini e le perquisizioni portate a termine nel corso del mese successivo non hanno avuto degli sviluppi positivi, molto probabilmente per una fuga di notizie con successiva informazione e allerta delle persone implicate nei furti.A questo punto abbiamo deciso di seguire una nuova strategia investigativa, portando avanti un’operazione ad ‘ampio raggio’. Dopo un appropriata attività di intelligence (acquisizione SIT da volontari, collaborazione con WWF/TRAFFIC Roma, supporto di falconieri e di informatori) per identificare tutti coloro che erano in possesso di un aquila del Bonelli sul territorio italiano. Come primo obiettivo abbiamo esteso la rete dell'inchiesta al di fuori dalla Sicilia, al fine di individuare e sequestrare esemplari di Bonelli già inviati al mercato illegale. Abbiamo dedicato particolare attenzione ai pulli rubati nei nidi di Sutera e Butera nel 2009 e nel 2010. In secondo luogo abbiamo deciso, in considerazione alla rete del commercio illegale e l'interconnessione tra i sospettati, di includere nell’indagine anche un numero ragionevole di persone sospettabili. Per colpire il "sistema" del traffico illegale di rapaci abbiamo deciso di verificare quindi la cattura e/o l’importazione illegale di alcune specie di rapaci, il trasferimento dei rapaci a collezionisti italiani e stranieri e la produzione di certificati falsi, con i relativi fenomeni di riciclaggio e di copertura fraudolenta.
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E per quanto riguarda invece le attività investigative portate a termine nel 2013?
Nel 2013 l’attività investigativa del servizio CITES centrale di Roma, in questo caso specifica per il traffico illegale di rapaci, ha preso avvio da alcune segnalazioni e soprattutto dalla gestione di alcune fonti informative confidenziali della polizia giudiziaria. L’attività d’intelligence, che già avevamo condotto in questo settore nel 2009 e nel 2010, si è immediatamente riattivata dopo che il 9 maggio 2013 abbiamo ricevuto una nuova segnalazione, subito dopo il furto di due pulli di aquile del Bonelli da un noto nido chiamato ‘nido di Favarotta’ in provincia di Agrigento. La nostra attività investigativa si è subito messa in moto e il 16 Maggio abbiamo presentato la prima relazione investigativa alla Magistratura di Agrigento.Il 30 Maggio abbiamo portato a termine 8 diverse perquisizioni fino a rinvenire i due pulli in un casolare nei dintori di Alessandria in Piemonte, a ben 1.400 km di distanza dal loro nido in Sicilia. Purtroppo uno dei due pulli era morto ed è stato ritrovato carbonizzato e sotterrato nell’area antistante al casolare. Sono stati anche ritrovati 7 pellegrini, alcuni in cattive condizioni di salute, diversi rapaci morti e congelati, anelli falsi e certificati CITES olandesi pronti per essere falsificati. Tutti gli esemplari sono stati immediatamente sequestrati e portati a Roma presso il Centro Recupero Fauna Selvatica “Nostro Regno Degli Animali” per i primi controlli sul loro stato di salute.
Qual è il costo sul mercato illegale di rapaci rari come l’aquila del Bonelli?
I fattori che contribuiscono al prezzo di un esemplare, soprattutto se viene dal mercato nero, sono tanti e variabili. Ovviamente se si propone un esemplare già ‘ripulito’, già sanato in qualche modo, con un documento credibile il prezzo può essere molto alto. In più se l’esemplare è già stato allevato a mano e ha subito un processo d’imprinting abbastanza buono questo può anche concorrere a farne alzare il prezzo. Per rapaci di minor rarità, come i pellegrini e i lanari, il prezzo sul mercato nero può essere più conveniente rispetto a quelli allevati regolarmente in cattività, ma questo deve essere il primo campanello di allarme per i falconieri interessati all’acquisto, insieme a documenti CITES di indubbia provenienza. Un possibile risparmio economico non giustifica l’incorrere in un illecito penale, che alla fine finisce con il danneggiare tutta la categoria dei falconieri.
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Centro Recupero Fauna Selvatica “Nostro Regno Degli Animali”, Roma71
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Cosa comporta il furto di un aquila del Bonelli o la sua detenzione illegale?
L’aquila del Bonelli è una specie inclusa nell’Appendice II della Convenzione internazionale sul commercio delle specie in via d’estinzione (Cites) e nell’Allegato A al Regolamento comunitario 338/97 che dà attuazione alla Convenzione in ambito europeo.Per questo è vietato il commercio di questi esemplari e la loro detenzione in assenza di specifica certificazione Cites.
La specie è, inoltre, considerata particolarmente protetta dalla normativa italiana sul prelievo venatorio (L. 157/92). Le imputazioni per i criminali coinvolti nelle indagini sono diverse: dalle sanzioni previste dalla legge relativa alle violazioni della Cites in Italia, a quelle previste dalla legge sul prelievo venatorio, per aver prelevato e detenuto specie protette e non cacciabili, nonché per avere recato disturbo ai siti di nidificazione e alle coppie di rapaci intente nella fase riproduttiva, di difesa e di svezzamento della prole.
Si tratta in ogni caso sempre di un reato penale.
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Cosa è stato delle aquile che avete sequestrato nel 2010 e di quella rinvenuta lo scorso Maggio?
Nel 2010 abbiamo sequestrato 3 aquile del Bonelli, due maschi ed una femmina. Uno dei due maschi, chiamato Turi, è stato liberato con successo nel dicembre 2011 su una parete della zona del Monte Conca, nell’entroterra siciliano. L’evento di straordinaria rarità è stato reso possibile grazie all’impegno del Corpo forestale dello Stato e al coordinamento scientifico dell’Università di Palermo - Sezione di Biologia Animale e Antropologia Biologica. L’esemplare era stato depredato in un nido di Campobello di Licata, nell'Agrigentino, da soggetti legati a un’organizzazione di bracconieri dediti al traffico illegale di rapaci. Il giovane, nonostante avesse subito un parziale processo d’imprinting è stato riadattato alla vita selvatica e ha riacquisito l’autonomia predatoria grazie all’azione degli specialisti della riserva regionale del Lago di Vico (Viterbo) e dell’associazione “Ornis Italica” e, una volta munito di ricetrasmittente, è stato liberato in un’area segreta, per impedire che potesse essere recuperato dai bracconieri.
“Turi”, così è stata chiamata l’aquila, è stato osservato predare autonomamente fin dai primi giorni della liberazione e acquistare quota trovando riparo su una cengia rocciosa. Subito ha sfruttato le correnti termiche favorevoli per eseguire spettacolari voli che gli hanno permesso di perlustrare, per la prima volta nella sua vita, l’ambiente selvatico dove ha dovuto imparare, a difendersi dai competitori naturali come corvi, falchi e aquile reali.
Il rapace è comunque stato monitorato nei suoi spostamenti, trattandosi del primo caso in Italia di rilascio in natura di un esemplare di una specie così rara, recuperato e riabilitato dopo l’imprinting da parte dell’uomo, grazie alle tecniche di hacking usate in falconeria.
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Grazie ad un accordo con il GREFA, centro spagnolo per la Riabilitazione della fauna autoctona (www.grefa.org), le altre due aquile sequestrate nel 2010 sono state inviate, proprio in questi giorni, in Spagna per entrare a far parte di un progetto Life (LIFE12 NAT/ES/000701) di riproduzione in cattività delle Aquile del Bonelli e di successiva reintroduzione in natura.
Vola libero nei cieli della Sicilia, anche l'aquilotto, che abbiamo ritrovato e sequestrato in un casolare nelle campagne di Alessandria nel maggio 2013, dove era custodito illegalmente da un bracconiere. Dopo il ritrovamento e i primi controlli presso il Centro Recupero Fauna Selvatica “Nostro Regno Degli Animali” di Roma, l’aquilotto è stato trasferito presso il Centro Regionale recupero Rapaci di Ficuzza (PA), dove gli esperti della LIPU e della Forestale lo hanno curato per poi riportarlo nell'ambiente originario, a Campobello di Licata (AG). La Procura della Repubblica di Agrigento, su richiesta del Corpo forestale dello Stato, ha autorizzato in tempi molto rapidi l'operazione di liberazione. Gli esperti hanno deciso di tentare il tutto per tutto per restituire l’esemplare di pochi mesi alla natura provando a ricollocare il piccolo in prossimità del nido della coppia adulta, che ancora presenziava il nido, nella speranza che fosse "riaccompagnato" alla vita selvatica imparando così naturalmente a predare e a difendersi dalle avversità.
Nella mattinata del 30 Giugno Leo, così è stato chiamato il giovane rapace, è stato liberato ed ha spiccato il volo mentre la coppia adulta lo osservava dall'alto. Dopo alcune ore l'esemplare maschio della coppia, ha dato prova di accettare la presenza del giovane aquilotto, posandosi vicino a lui su una cengia rocciosa. Leo si è librato in volo affrontando una volpe con l'atteggiamento predatorio tipico della specie, un segnale che fa ben sperare in un pronto recupero delle attività proprie del mondo selvatico da cui proviene. Gli ultimi avvistamenti testimoniano un progressivo riadattamento del giovane rapace che volteggia insieme alla coppia di genitori. All'aquilotto Leo è stata applicata un'antenna radio e sarà monitorato per settimane dai volontari del Coordinamento Tutela Rapaci Sicilia che potranno intervenire qualora l'esemplare manifestasse problemi di riadattamento.
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Un’ultima domanda, come si può fronteggiare il fenomeno in aumento della depredazione dei nidi dei rapaci?
Le leggi italiane in materia sono severe, tutti i rapaci vengono riconosciuti dalla legge 157/92 come specie particolarmente protette e ne è proibita qualsiasi forma di cattura o di uccellagione, in particolare l’aquila del Bonelli è una specie inclusa nell’Appendice II della Convenzione internazionale sul commercio delle specie in via d’estinzione (Cites).
Il Corpo Forestale dello Stato cerca di vigilare al meglio l’intero territorio nazionale, ma l’estensione dello stesso e il numero crescente di nuovi nidi rende difficile il nostro compito. Non credo che ulteriori provvedimenti di tipo repressivo, o la colpevolizzazione della categoria dei falconieri, siano la soluzione al problema. Bisogna invece diffondere conoscenze specifiche sui rapaci e costruire un nuovo rispetto verso la fauna selvatica, a partire dai falconieri stessi. L’amore vero, quello consapevole, è reso forte anche dal rispetto e dalle rinunce. Occorre non frequentare le zone di caccia e di nidificazione e sapere che l’aquila del Bonelli è il rapace che richiede maggiormente tranquillità e solitudine.
Allo stesso tempo occorre condannare duramente e prendere le distanze da tutti coloro che gestiscono traffici illegali di rapaci, o che in qualche modo ne sono coinvolti, e segnalarli alle autorità competenti, per evitare che persone ignare si ritrovino implicate nella detenzione di rapaci che presentano documenti falsi o contraffatti. Non dobbiamo mai dimenticare che siamo dotati dell’unica arma valida nel difendere l’aquila del Bonelli, gli altri rapaci e la fauna selvatica: la Cultura. Solo la cultura ci permetterà di sviluppare una vera sensibilità e un amore consapevole nella protezione della natura.
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