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La rivista è un interessante punto d’osservazione anche delle dinamiche sindacali, quelle che hanno visto l’Ugl tutta, e la federazione, conquistare un importante spazio politico nel panorama nazionale.
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scandalO navi e rifiuti tOssiciuna (brutta) storia italiana
Anno 2 - n. 6 - novembre/dicembre 2009 - € 16.25 - Poste italiane SpaSpedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003(conv. in L. 27/02/2004) art. 1
comma 1 DCB Milano - Autorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008
OrganO ufficiale dell’ugl federazione nazionale corpo forestale dello stato
sequestri alimentari
dagli insaccati ai formaggi,
nel 2008 è boom
a pag. 12
cOnferenza italiana agricOltOri
zaia: «torniamo all’economia reale»
a pag. 14
le calamità naturali nella stOria
da aristotele al terremoto di messina del 1909:
l’uomo alla ricerca di una spiegazione
a pag. 16
n.6 novembre/dicembre
questO prOdOttO è cOmpletamente biO-degradabile e riciclabile, nel pienO rispettO dell’ambiente
N. 6 - - pag. 3
sommario 4 - Editoriali
187° anniversario del Corpo Forestale
6 - Rifiuti tossici
Come la polvere sotto il tappeto: nascondere
non cancella le conseguenze per ambiente e salute
8 - Truffe agroalimentari
- Navi dei veleni, nuovi ritrovamenti
- Dagli insaccati invasi da parassiti ai formaggi avariati:
è boom di sequestri nel 2008
14 - L’intervento
Zaia: «è necessario tornare all’economia reale.
Quando acquistiamo un prodotto finanziario
chiediamoci se possa contenere speculazioni
che contribuiscono a mettere a rischio le imprese
agricole»
16 - La lettura
Calamità naturali, l’uomo alla ricerca di una spiegazione
22 - Peschici
Nove mila piantine per la rinascita del bosco
24 - Basilicata
Alla scoperta del Parco Regionale Gallipoli Cognato
e piccole Dolomiti Lucane
26 - Sindacale
- Polverini: fisco, meno tasse e quoziente familiare
per un fisco più leggero e giusto
- Servizio Civile nel Corpo Forestale dello Stato. Proposta
- Piemonte: comunicato stampaFoto copertina: Misserion
editoriale
N. 6 - - pag. 4
187° annivERSaRio dEL coRPo foRESTaLEUn’occaSionE PER fESTEggiaRE E PER RifLETTERE
di Danilo Scipio / Segretario Nazionale UGL-CFS
La manifestazione si è tenuta dal 14 al 19 ottobre. Insieme ai giusti riconoscimenti si spera in un aumento dell’organico. Ma il ministro Zaia ha già dichiarato, purtroppo, che non c’è bisogno di altro personale
nella splendida cornice
di Piazza del popolo,
in Roma, dal 14 al 19
ottobre si è tenuta la
manifestazione per la
celebrazione del 187° anniversario di
fondazione del Corpo Forestale dello
Stato. è stata l’occasione per presen-
tare alla cittadinanza - con l’allestimen-
to del “Villaggio Natura” - le molteplici
attività di un’Istituzione storica dello
Stato al servizio del Paese nell’opera
di difesa del territorio, dell’ambiente,
dei boschi e del paesaggio, oltreché
nelle missioni concorsuali espletate
unitamente alle altre forze di polizia
volte al rispetto del mantenimento
dell’ordine e della sicurezza pubblica,
della normativa in mate-
ria di sicurezza alimen-
tare, all’operatività del
Servizio nazionale di
protezione civile, come
accaduto in occasione
del tragico evento sismi-
co che tanto duramente
ha colpito l’Aquila.
Tutte attività ricondu-
cibili alla “gestione sta-
tale”, che consente in
questo modo il miglior
coordinamento degli in-
terventi e la razionalizzazione dell’im-
piego di risorse umane e strumentali;
diversamente, laddove si riscontra una
frammentazione amministrativa delle
competenze, unitamente all’assenza
di opere di sistemazione idraulico-
forestale nel settore della difesa del
suolo, generano situazioni pericolo-
sissime che sfociano in tragedie come
quelle di Messina.
Sia il Sig. Ministro On. Luca Zaia che il
il Sig. Capo del Corpo, Ing. Cesare Pa-
trone, hanno infine giustamente sotto-
lineato il risultato ottenuto al Senato
con il provvedimento sull’etichettatu-
ra dei prodotti agricoli: l’ampliamento
della composizione delle Sezioni di
Polizia Giudiziaria con l’inserimento
del personale del Corpo Forestale
dello Stato.
Al riguardo non può non essere evi-
denziato che tale importante risultato
deve necessariamente essere “accom-
pagnato” da un congruo aumento de-
gli organici. Sarebbe un boomerang
clamoroso accontentarsi di centrare il
primo obiettivo senza perseguire, con-
temporaneamente, il secondo: l’impie-
go di personale nelle Sezioni di P.G.
presso i Tribunali potrebbe essere pari
al 10% della Forza complessiva. Nono-
stante le ripetute raccomandazioni in
tal senso, rileviamo, purtroppo, che il
Ministro Zaia, ha già “sancito” presso la
Commissione Agricoltura del Senato,
che il Corpo Forestale dello Stato non
ha bisogno di ulteriore
personale, avendo er-
roneamente ricompre-
so, nel computo degli
organici, personale
Operaio non di ruolo
nonché vincitori di con-
corsi ancora non esple-
tati senza però ridurre i
relativi posti riservati al
personale interno. Una
leggerezza che può
compromettere la futu-
ra operatività. •
N. 6 - - pag. 5
Momenti della celebrazione della Festa del Corpo. In basso da sinistra: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Capo del Corpo Cesare
Patrone e il ministro delle politiche agricole Luca Zaia. il Ministro dell’Interno Roberto Maroni ancora con il ministro Zaia
Esistono molteplici prover-
bi e modi di dire frutto
della saggezza popolare
che vertono intorno ad
un unico concetto: “L’ap-
parenza inganna” oppure “L’appa-
renza non è tutto nella vita”. Queste
massime sono tanto più vere se par-
liamo di negligenze occultate e illecite
interferenze che mettono a repenta-
glio i delicatissimi equilibri del nostro
Ecosistema, con pesanti ricadute per
la salute dell’uomo. In questo caso
sarebbe più corretto dire che a lungo
andare...”L’apparenza uccide”.
Tanto per fare alcuni esempi: che cosa si nasconde sotto il manto erboso della fertile campagna flegrea? cosa è stato nascosto nei fondali dell’ap-parentemente cristallino mar Tirreno? come una casalinga negligente che solleva il tappeto per nascondervi sotto la sporcizia accumulata e sbri-gare più rapidamente e facilmente le pulizie di casa, è prassi tristemente consolidata quella di far sparire ogni tipo di rifiuto nascondendolo sotto terra o nel fondo del mare, onde rica-
varne un profitto illecito o più sempli-
cemente per disfarsene pigramente e
senza troppa burocrazia.
Difatti, ciò accade sia a livello di orga-
nizzazioni criminali più o meno estese
che nella vita di tutti i giorni, dove i
singoli cittadini o le amministrazioni
locali continuano ad accumulare rifiu-
ti su rifiuti senza praticare la raccolta
differenziata. Questo avviene perché
in entrambi i casi, al di là dell’illecito
guadagno di danaro o del facile rispar-
mio di tempo ed energie, una comu-
ne convinzione, tutt’oggi prevalente,
pone comunque in secondo piano
le ripercussioni nocive sull’Ambiente.
Nel settembre 2009 l’opinione pubbli-
ca è stata molto colpita dalla notizia
del ritrovamento di una nave mer-
cantile inabissata a 400 metri di pro-
fondità sul fondale marino antistante
Cetraro, piccolo centro del Tirreno
in provincia di Cosenza. L’ubicazio-
ne della nave è stata segnalata da un
pentito di ‘ndrangheta, nell’ambito di
rivelazioni su un’inchiesta relativa allo
smaltimento illecito di rifiuti tossici e
radioattivi. Si tratterebbe di una storia
lunga oltre 30 anni, ricca di intrecci tra
mafia e politica, di depistaggi, omicidi
e segreti: la storia delle navi (si dice
oltre 35) volutamente affondate nel
Mediterraneo durante gli anni ‘80-’90
insieme ai loro carichi di scorie radio-
attive e di rifiuti tossici. con la stiva colma di schifezze di ogni genere e mai dichiarate, le navi venivano fatte affondare in zone dove i fondali ma-rini sono particolarmente profondi, con la messa in scena di un normale incidente, così da usufruire pure del premio assicurativo (oltre il danno la beffa!). Un disastro ecologico di pro-
porzioni bibliche, dunque, dato che il
contenuto tossico delle navi ha irrime-
diabilmente alterato l’ecosistema mari-
no; uno dei più grandi scempi ambien-
tali conosciuti, perpetuato in nome
del guadagno mafioso, a scapito delle
future generazioni che con tali effetti
N. 6 - - pag. 6
rifiuti tossicicomE La PoLvERE SoTTo iL TaPPETo: naScondERE non cancELLa LE conSEgUEnzE PER amBiEnTE E SaLUTE
di Fabio Lancianese / Agente Corpo Forestale
Uno degli ultimi scandali è stato il ritrovamento di una nave affondata di fronte a Cetraro in provincia di Cosenza: da lì sono risultate coinvolte oltre 30 navi
contenenti scorie e materiale pericolosissimo con un intreccio di mafia e politica. Ma il problema è insito nella mentalità italiana
N. 6 - - pag. 7
dovranno prima o poi fare i conti in
futuro. Altra “prassi a delinquere” più
volte segnalata dal Corpo Forestale
dello Stato all’Autorità Giudiziaria, è
quella di interrare i rifiuti di ogni tipo
nel sottosuolo o di “spandere” quelli
liquidi nei terreni adibiti a coltivazioni
agricole; tanto la terra, quanto il mare,
si sa, “tutto inghiottono e tutto na-
scondono”. Un giro di affari di milioni
di euro per le tasche di qualcuno, ma
a quale prezzo per la salute di tutti?
I rifiuti tossici interrati nel sottosuolo
sono molto pericolosi perché inquina-
no il terreno e le falde acquifere, con
un’alta probabilità che tali sostanze
possano entrare nella catena alimen-
tare e nuocere gravemente all’uomo.
Come emerso recentemente dagli stu-
di del programma speciale salute e am-
biente dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS), eseguiti principal-
mente nelle aree di conclamata con-
taminazione (le campagne dell’agro
nocerino-sarnese, la piana del Sele, in
Provincia di Foggia e le falde freatiche
di quasi tutta la Campania), un’espo-
sizione prolungata a queste alte con-
centrazioni batteriche e tossiche, può
aumentare notevolmente il rischio di
insorgenza per le malattie tumorali,
con particolare ricorrenza per il tumo-
re al fegato.
Dal punto di vista investigativo, un valido
aiuto all’individuazione delle sostanze
così illegalmente occultate, è rappre-
sentato da alcune metodologie geo-
fisiche che permettono di individuare
rifiuti interrati, grazie alle tecniche ed
alle attrezzature sviluppate presso il
Laboratorio di Geofisica Ambientale
dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia,
applicate sempre più frequentemente
su richiesta del Corpo Forestale del-
lo Stato e dei Carabinieri per la Tutela
dell’Ambiente.
Anche se l’impegno di Magistratura e
Forze di Polizia va sempre di più raf-
forzandosi in questi settori, appare
difficile contrastare con la sola forza
repressiva una mentalità radicata e dif-
fusa: in vaste zone gli stessi contadini,
ove non costretti da imposizioni mafio-
se, accettano di nascondere i fanghi di
depurazione nei loro terreni in cambio
di soldi. In fondo, anche il “ciclo legale
del rifiuto” in Italia non appare più in
grado di reggere il passo con i tempi e
con gli altri Stati. il metodo più rapido e più economico utilizzato nel nostro Paese è ancora quello di accatastare quintali e quintali di rifiuti nelle di-scariche a cielo aperto (dove conflu-
iscono i cinque sesti dell’immondizia
raccolta in Italia) che sono ormai piene
e che al termine dei limiti derogabili
verranno ricoperte da manti erbosi più
o meno artificiali, ancora una volta na-
scondendo alla vista il problema per ri-
mandarlo a soluzioni future. Una bom-
ba ecologica ad orologeria dagli effetti
non del tutto calcolabili. Eppure, dal
punto di vista tecnologico esistono so-
luzioni possibili, ma purtroppo soltan-
to la decima parte dei rifiuti accumulati
raggiunge i pochi inceneritori o impian-
ti di trasformazione energetica esisten-
ti (molti sono stati chiusi perché non
rispettavano i parametri di sicurezza
delle emissioni), mentre nella raccolta
differenziata organizzata confluisce ap-
pena un ventesimo del totale dei rifiuti
d’Italia. A livello nazionale le ammini-
strazioni pubbliche devono fare la loro
parte (costruire inceneritori moderni
ed efficienti, organizzare la raccolta
differenziata e potenziare i controlli),
ma ciascuno di noi dovrebbe vincere la
propria pigrizia e abituarsi a raccogliere
separatamente i diversi tipi di rifiuti in
modo da prepararli per il trasporto alle
industrie in grado di riciclarli. A livello
internazionale, invece, si dovrebbe im-
porre una strategia comune, dato che
l’inquinamento non conosce limiti giu-
risdizionali o confini politici, e visto che
togliere le scorie ed i rifiuti dai Paesi ric-
chi per andarli a nascondere in quelli
poveri rimanderà soltanto il problema.
Se non riuscissimo a cambiare l’ap-proccio alla questione dello smalti-mento dei rifiuti, cosa consegneremo alle future generazioni? dopo l’età del bronzo, del ferro ecc... verremo forse ricordati come la civiltà degli imbal-laggi in plastica e dei rifiuti? i nostri scavi archeologici hanno portato alla luce templi, necropoli, manifatture artistiche di rara bellezza, cosa sco-priranno scavando gli archeologi del futuro? Fusti di scorie e bidoni di so-
stanze tossiche occultate? Un vecchio
adagio recita “Lontano dagli occhi, lon-
tano dal cuore”. Ma quanto riusciremo
a tener lontano i rischi per la nostra
salute? •
N. 6 - - pag. 8
Partiamo, anche stavolta,
dalla scoperta di un relit-
to di una nave, il 12 set-
tembre scorso, al largo
della costa occidentale
calabra, nel Tirreno, a circa 20 miglia
da Cetraro, bellissimo paese costiero.
Tornano a galla vecchie e nuove inda-
gini di navi affondate con carichi di ri-
fiuti tossico-nocivi, spesso radioattivi .
Un pubblico ministero che si interessa
di queste cose (Luciano Tadini) dice
che: <<Smaltire un rifiuto pericoloso
può essere più conveniente che traf-
ficare con la droga. Anche solo per il
fatto che chi smaltisce
rifiuti viene conside-
rato un benefattore
della società e viene
pagato con denaro
pulito>>. E c’è chi si
è buttato in questo
business: nel caso del
Mediterraneo e delle
coste calabresi, pure
la ‘ndrangheta.
Allora qui ci interessa
sottolineare la pro-
blematica della diffi-
truffe agroalimentari
navi dEi vELEni, nUovi RiTRovamEnTi
Già in passato è stata affrontata sulla nostra rivista la questione scottante delle navi dei veleni, affondate nei mari del Sud Italia (e non solo) per seppellire in fondo al mare rifiuti tossici. Ultimamente, grazie al ritrovamento di un nuovo
relitto (a largo delle coste calabresi, lo scorso settembre), il tema è tornato di attualità e sembra che le indagini abbiano portato nuovi sviluppi
di Massimo Rosa / Dirigente UGL - Fonte: Corriere della Sera. La Repubblica, Legambiente.it
coltà di smaltire i rifiuti pericolosi, sia-
no essi di origine nucleare (radioattivi)
o dell’industria chimica, o derivati da
processi di combustione che rilasciano
polveri di diossine e scorie di metalli
pesanti. O polveri da residui industria-
li per la lavorazione (come il marmo).
Smaltire bene costa tantissimo (forse
troppo): e in una logica di evitare co-
sti che cinicamente si vuole evitare,
nasce lo “smaltimento criminale”. Che
sia esso nei mari e sulle coste africane
(come quelle della Somalia) o nei mari
calabresi del Tirreno e dello Ionio (ma
il fenomeno ha riguardato nei decenni
pure la Toscana e la Liguria...) questo
dipende da dove sia più convenien-
te e meno problematico. E la violenza
mafiosa internazionale si amplia: non
a caso, proprio gli smaltimenti di rifiu-
ti tossici in Somalia sembra siano stati
la causa dell’assassinio dei giornalisti
Ilaria Alpi e Milan Hrovatin nel marzo
del 1994 (che forse avevano scoperto
questa pratica criminale).
Le indagini che stanno ora sorgendo
sulle “navi dei veleni” nel Mediterra-
neo (e che vedono finalmente anche
la Regione Calabria che si mette po-
sitivamente in gioco) possono creare
un effetto a catena
dove tanti buchi neri
dell ’ inquinamento
da smaltimento di
rifiuti può generare
un processo (di svi-
luppo) virtuoso più
confacente all’equi-
librio mondiale delle
nostre comunità. In-
somma un’occasione
da non perdere, e
che può vedere cia-
scuno fare la sua par-
N. 6 - - pag. 9
te come soggetto
attivo.
iL RELiTTo cHE SvELa La mafia dEi vELEni
Calabria. Squarcio
a prua provocato
da una bomba. Un
robot sottomarino a
480 metri di profon-
dità. Un pentito: “Lì
la ‘ ndrangheta affondò un carico di
fusti tossici e radioattivi”
è il relitto di una nave l’ombra com-
parsa improvvisamente dai fondali del
mare di Cetraro, a 14 miglia dalla costa.
Se si tratta, però, della nave dei veleni
è ancora presto per dirlo. Attraverso
le foto realizzate dal robot sottoma-
rino calato a 480 metri di profondità,
è stato possibile osservare che a prua
la nave presenta un grosso squarcio,
forse provocato da una bomba, da
dove fuoriescono due fusti schiacciati.
Certo è che quel relitto non figura in
nessuna carta nautica, segno eviden-
te che l’affondamento non è stato mai
segnalato.
Il procuratore della Repubblica di Pao-
la Bruno Giordano non si sbilancia sul-
le possibilità che possa trattarsi della
Cursky, la nave di cui parlò anni addie-
tro il pentito di ‘ ndrangheta Francesco
Fonti. L’ ex trafficante di stupefacenti,
originario della Locride ed implicato in
numerose inchieste anche dalle pro-
cure di Milano e Torino, confessò al
pubblico ministero della Dda di Catan-
zaro Vincenzo Luberto dell’esistenza
di una nave con 120 fusti tossici fatta
affondare a largo di Cetraro.
Una nave stracarica di scorie radioatti-
ve spedita in fondo al mare per smal-
tire il carico di cui era piena la stiva. L’
affondamento fu il risultato di un ac-
cordo tra la cosca capeggiata da Fran-
co Muto e le famiglie di ‘ndrangheta
della Locride, che avevano deciso di
buttarsi a capofitto nel business dei
rifiuti.
Quel lavoro fruttò ai due protagonisti
che causarono l’ affondamento del-
la Cursky, 200 milioni di vecchie lire.
Furono avviate diverse inchieste co-
ordinate dalla procura di Catanzaro. I
magistrati interpellarono anche la Ma-
rina Militare. L’ unica nave che le carte
nautiche davano come affondata nel
tratto di mare indicato da Fonti, era
quella della motonave «Federico», co-
lata a picco durante
l’ultima guerra mon-
diale.
All’inchiesta della
procura di Catanza-
ro si aggiunse quella
di Reggio Calabria,
affidata al pm Franco
Neri. Il magistrato da
metà anni ‘ 90 aveva
ricostruito le rotte di
navi che sparivano
nel Mediterraneo.
Tra il 1981 e il ‘ 93, ci furono diver-
si naufragi che Neri considerò molto
strani perché in quei giorni le previsio-
ni davano «mare piatto».
daL PLUTonio aLLE PoLvERi, iL “cimiTERo” dELLE navi
RadioaTTivE “Basta essere furbi, aspettare delle
giornate di mare giusto, e chi vuoi che
se ne accorga?”. “E il mare? Che ne
sarà del mare della zona se l’ammor-
biamo?”. “Ma sai quanto ce ne fottia-
mo del mare? Pensa ai soldi che con
quelli, il mare andiamo a trovarcelo da
un’altra parte...”. Questo dialogo tra
due boss della ‘ndrangheta, agli atti
delle indagini coordinate da Alberto
Cisterna, magistrato della Direzione di-
strettuale antimafia di Reggio Calabria,
basta per comprendere quale logica
abbia mosso le navi dei veleni.
Ora però, grazie all’ostinazione del-
la procura di Paola e dell’assessorato
all’Ambiente della Regione, la “pistola
N. 6 - - pag. 10
fumante” è stata trovata: un piccolo
robot è riuscito a fotografare il delit-
to sepolto a 487 metri di profondità,
i bidoni della vergogna che spuntano
dalla falla nella prua della Cunsky. Il
teorema della prova irraggiungibile è
crollato.
Mettendo assieme le informazioni rac-
colte pazientemente dai magistrati di
mezza Italia è possibile ricostruire la
mappa dei cimiteri radioattivi dei no-
stri mari. Un elenco di affondamenti
volontari, navi che spariscono nel nul-
la senza lanciare il may-day.
iL caPiTano dE gRazia, LE SUE RicERcHE, La SUa moRTE
PAOLA (Cosenza). Due macchie gialle
dietro il vetro di un oblò. I fari di una
telecamera di profondità illuminano
la scena. Le macchie sono proprio al
centro dell’immagine, sopra la data e l’
ora della ripresa: 12 settembre 2009,
17.33. Una nuova ombra, un rigagnolo
di veleni, esce da una fenditura della
lamiera. Altre masse nere (pesci?) si
intravedono nell’ oscurità del relitto.
Immagini che sembrano confermare il
«sospetto inquietante» del Procurato-
re di Paola, Bruno Giordano: «Dietro
quell’ oblò potrebbero esserci i teschi
di due marinai». Non è solo una bom-
ba ecologica quella affondata al largo
della costa calabra: è una bara.
Il capitano di vascello Natale De Grazia
nell’autunno del 1995 si accascia sul
sedile posteriore dell’auto che lo sta
portando a La Spezia, alla caccia dei
misteri delle navi dei veleni.
Una morte per infarto, dice il medico.
Il capitano italiano seguiva le rotte del-
le navi dei veleni. Indagava sulla Riegel,
affondata nel 1987 nello Ionio e sulla
Rosso, spiaggiata davanti ad Amantea
il 14 dicembre 1990.
De Grazia indaga sugli affondamen-
ti ma anche sulle rotte. E scopre che
se il cimitero dei veleni è nei mari del
Sud Italia, i porti di partenza sono nel
Nord, in quell’angolo misterioso tra To-
scana e Liguria dove si incontrano due
condizioni favorevoli: l’area militare
di La Spezia e le cave di marmo delle
Alpi Apuane. Perché l’area militare ga-
rantisce la riservatezza e il granulato di
marmo copre le emissioni delle scorie
radioattive.
I suoi appunti e le sue ricerche parla-
no di centinaia tra navi scomparse e
affondamenti sospetti, e la sua morte
ancora oggi desta sospetti e contro-
versie. Morte naturale o forse sapeva
troppo? Di sicuro si sa che molte delle
conclusioni a cui era arrivato De Gra-
zia trovano oggi riscontri nelle indagini
che la magistratura sta conducendo.
i coSTi dELLo SmaLTimEnToSecondo i dati raccolti dalla commis-
sione presieduta da Russo, ogni anno
spariscono in Italia «tra i 6 e gli 8 milioni
di tonnellate di rifiuti pericolosi che è
come dire una collina alta 300 metri».
In sedici anni la massa delle sostanze
sparse illegalmente nell’ambiente ar-
riva all’altezza del Monte Bianco. Per
N. 6 - - pag. 11
lungo tempo i rifiuti prodotti al Nord
percolavano lungo la penisola fino allo
smaltimento illegale a Sud: «Punto di
snodo essenziale di questa attività era
l’area della Toscana e della Liguria».
Il business dell´inquinamento nasce
dai costi molto alti dello smaltimento
legale: «Abbassare i prezzi dello smal-
timento pulito è la vera scommessa da
vincere», dice Paolo Russo. Oggi la dif-
ferenza è decisamente favorevole alla
soluzione criminale.
Secondo uno studio inglese e i risultati
delle indagini di Legambiente, trattare
in modo legale una tonnellata di so-
stanze pericolose in Occidente può
costare tra i 100 e i 2.000 euro, a se-
conda del tipo di rifiuto. In Africa il ta-
riffario per sostanze dello stesso tipo
va da 2,5 a 50 euro a tonnellata, come
dire quattrocento volte di meno. Un
risparmio me-
dio di 1.000
euro a tonnel-
lata che in Ita-
lia vuol dire un
business illega-
le di 8 miliardi
all´anno.
iL giRo di BoLLa
Un altro dei sistemi utilizzati per la
sparizione dei rifiuti pericolosi è quel-
lo del cosiddetto “giro bolla”. Con una
serie di trattamenti fittizi i rifiuti perico-
losi vengono ridotti a rifiuti assimilabili
a quelli urbani e finiscono in discarica
con questi ultimi. «Il fatto grave è che
in questo modo le sostanze tossiche
possono finire nel compost venduto
agli agricoltori come concime. Anni
fa sono stati sequestrati per questo
motivo 4 ettari di terreno già colti-
vati a mais e ovviamente inquinati».
Non si saprebbe quale dei due mali,
l´inquinamento dei mari o quello delle
campagne, sia il peggiore. Ma come
vedremo, soprattutto quando i rifiuti
sono radioattivi, il primo è spesso la
conseguenza del secondo. •
N. 6 - - pag. 12
truffe agroalimentaridagLi inSaccaTi invaSi da PaRaSSiTi ai foRmaggi avaRiaTi: è Boom di SEqUESTRi nEL 2008
A cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS
Nel mese di settembre, a Roma, presentato il VI Rapporto sulla Sicurezza Alimentare: Italia a Tavola 2009. A cura del Movimento difesa del Cittadino
e Legambiente. L’indagine più completa su tutta la filiera alimentare
nel rapporto sono ri-
portati tutti i numeri
e i casi delle opera-
zioni dei Carabinieri
per la Tutela della
Salute, Corpo Forestale dello Stato,
Ispettorato per il controllo della qua-
lità dei prodotti agroalimentari, Mini-
stero del Lavoro, della Salute e delle
Politiche Sociali e Guardia Costiera. E
da quest’anno il rapporto si arricchi-
sce del contributo dell’Agenzia delle
Dogane e dei Carabinieri per le poli-
tiche agricole. Tonnellate di insaccati
invase da parassiti,
formaggio avariato
riciclato e spaccia-
to per buono, pro-
dotti ittici congelati
scaduti o in cattivo
stato di conserva-
zione. Queste e al-
tre le frodi che nel
2008 hanno portato
a un boom di se-
questri: aumentano
del 142% i chilo-
grammi di prodotto
sequestrati dai Nas
e del 642% il valore
dell’attività di con-
trollo dell’ICQ. Tempi duri per i crimi-
nali dell’agroalimentare oggetto di un
vero e proprio boom di sequestri nel
2008 ad opera delle Forze dell’ordi-
ne. Le cifre sono da capogiro: oltre 34 milioni di chilogrammi di prodotti sequestrati dai carabinieri per la Tu-tela della Salute (nas) per un valore di circa 160 milioni di euro. Notevole
l’incremento dei chilogrammi seque-
strati e del loro valore rispetto al 2007:
rispettivamente il 142% e il 32%. Mag-
giori le cifre dei risultati delle ispezioni
svolte dall’Ispettorato per il controllo
della qualità dei prodotti (ICQ): 181
milioni di euro di cui 172 milioni solo
nel settore vitivinicolo. «Osservando
questi risultati - ha commentato Anto-
nio Longo, presidente del Movimento
Difesa del Cittadino - sembra che il
buon cibo italiano non trovi pace in
tema di sicurezza alimentare. La salute
dei consumatori è sempre di più com-
promessa da sofisticazioni e contraf-
fazioni. Il gran numero dei sequestri
testimonia però l’impegno delle Forze
dell’Ordine a difendere i cittadini gra-
zie ad operazioni sempre più mirate e
anche all’aiuto delle
nuove tecnologie».
intensa, infatti, l’at-tività di controllo: oltre 28mila ispe-zioni da parte dei nas, 37mila da parte dell’icq ben 157mi-la nel settore ittico a cura delle capita-nerie di Porto. Sono
stati, invece, circa
53mila gli interventi
dell’Agenzia delle
Dogane. Non manca
poi l’intensa attività
del Corpo Foresta-
Stock-xchng
N. 6 - - pag. 13
le dello Stato (766 operazioni) e dei
Carabinieri per le Politiche Agricole
(969). «e la strada per uscire dalla crisi
economica passa, a detta degli esper-
ti, per la valorizzazione e promozio-
ne delle risorse tipiche del Belpaese,
e quindi in primis dell’agroalimentare
di qualità con le sue tradizioni e la
sua notorietà all’estero - ha dichiara-
to Francesco Ferrante, della Segrete-
ria nazionale di Legambiente - la lotta
alle contraffazioni e ai criminali che
lucrano sulla fiducia e la salute dei cit-
tadini diventa attività fondamentale e
irrinunciabile. E se i dati di oggi dimo-
strano l’efficacia dei controlli, emerge
con più forza la necessità di investire
in prevenzione, attraverso un più serio
e puntuale lavoro degli enti preposti,
a partire dall’Agenzia per la sicurezza
alimentare europea, che fino ad oggi
ha invece brillato per assenza se non
per sudditanza agli interessi econo-
mici di pochi grandi gruppi dell’agro-
alimentare». il 2008 lo ricorderemo per molti scandali alimentari: dal
vino all’acido cloridrico scoperto a veronella (vR), all’emergenza latte alla melamina alla carne suina alla diossina. E ancora: 54 tonnellate di prodotti ittici congelati scaduti o in cattivo stato di conservazione ritro-vati a Bari, “pesce topo” (proveniente
dall’Atlantico del Nord) spacciato per
“cuoricini di merluzzo”, due container
sequestrati a Ravenna perché conte-
nenti 40 tonnellate di farina di riso
contaminate da melamina. E come se
non bastasse ci sono le frodi al Made
in Italy e ai prodotti tipici del nostro
territorio, a partire dalle 30 ordinanze
di custodia cautelare emesse ad aprile
per possibile truffa finalizzata alla pro-
duzione e vendita di olio extravergine
di oliva sofisticato. Si trattava di olio
di semi di soia mischiato con quello di
girasole, a cui veniva aggiunto betaca-
rotene e clorofilla industriale.
Sul sito www.uglcorpoforestale.it il
rapporto completo.
Il Dottor Giuseppe Vadalà
N. 6 - - pag. 14
l’interventozaia: «è nEcESSaRio ToRnaRE aLL’Economia REaLE. qUando acqUiSTiamo Un PRodoTTo finanziaRio cHiEdiamoci SE PoSSa conTEnERE SPEcULazioni cHE conTRiBUiScono a mETTERE a RiScHio LE imPRESE agRicoLE»
Il Ministro alla 3ª Conferenza nazionale della Cia, Conferenza italiana agricoltoriha ribadito l’importanza di un ritorno all’agricoltura che valorizzi il territorio
è necessario ritornare all’eco-
nomia reale e a un’agri-
coltura dei territori, che
valorizzi e tuteli le diverse
identità produttive del no-
stro Paese e dobbiamo chiedere con
forza che i prodotti agricoli escano
dalle speculazioni di mercato. Il Mi-
nistro ha concluso il suo intervento
chiedendo un minuto di silenzio per
le persone che hanno perso la vita nel
messinese, a causa del violento nubi-
fragio che ha colpito la Sicilia. “Dob-
biamo chiedere che i prodotti agricoli,
a partire dal grano, escano dalle spe-
culazioni di mercato. Ci preoccupiamo
che una maglia o una scarpa possano
essere il prodotto dello sfruttamento
del lavoro minorile e poi non ci po-
niamo domande quando compriamo
un prodotto finanziario che può con-
tenere speculazioni che poi contribu-
iscono a far morire la gente di fame e
mettono a rischio l’impresa agricola.
è necessario ritornare all’economia
reale e a un’agricoltura dei territori,
che valorizzi e tuteli le diverse iden-
tità produttive del nostro Paese”. Con
queste parole il ministro delle Politiche
agricole alimentari e forestali Luca Zaia
è intervenuto alla Conferenza nazio-
nale della Cia in svolgimento in questi
giorni a Lecce sul tema “Agricoltura:
le nuove sfide. Federalismo, Europa e
mercato”. “So che siete preoccupati,
Fonte: www.agricolturaitalianaonline.it
afferma il ministro, per il rifinanzia-
mento del Fondo di Solidarietà Na-
zionale con il quale si riuscirebbero
a recuperare 330 milioni di euro en-
tro fine anno. Ma su questo aspetto
il Presidente del Consiglio, Silvio Ber-
lusconi, ha dato la sua parola”. “Le
assicurazioni in agricoltura sono una scelta imprenditoriale per tutelare la propria produzione, ma purtroppo ci sono tanti agricoltori che pur non assicurandosi poi chiedono gli inter-venti statali. Voglio precisare che se
finanzieremo il fondo non si potrà dar
Il ministro Luca Zaia
N. 6 - - pag. 15
Giorgio Napolitano
corso a tutte le richieste che ci arri-
veranno.” “Oggi l’economia mondiale
sta attraversando una crisi difficile, e
l’emorragia dei consumi non ha rispar-
miato le produzioni agricole. Ma vorrei
ricordare che non ho mai conosciuto
pessimisti che abbiano fatto fortuna, è
necessario quindi guardare con fidu-
cia ai prossimi mesi consapevoli che il
sistema economico sta già mostrando
i primi segnali di ripresa”. “La nostra agricoltura - continua il Ministro - pos-siede un punto di forza notevole, che è quello delle produzioni identitarie dei nostri territori, sinonimo di eccel-lenza e qualità e per questo tipo di prodotti i consumatori sono disposti a spendere di più. Abbiamo, inoltre,
a disposizione 160 milioni di euro che
provengono dai sottoutilizzi comuni-
tari, ovvero soldi europei che l’agricol-
tura italiana non riusciva a spendere
e che tornavano all’Europa: ora ce li
portiamo a casa”. “Oggi secondo un
recente sondaggio il 72% degli italiani
sarebbe pronto a spendere di più se
avesse la certezza dell’origine dei pro-
dotti; il provvedimento sull’etichetta-
tura approvato in questi giorni al Se-
nato va proprio in questa direzione“.
“La scorsa settimana l’Italia ha aderito
al documento promosso da Parigi con-
tro la crisi europea del settore lattiero
caseario. Un accordo che rafforza l’as-
se italo - francese e sottolinea la pre-
senza di ‘’una maggioranza qualifica-
ta’’ in Europa formata da 20 Paesi, che
delineano una road map definita e
condivisa per far uscire dalla crisi que-
sto comparto oggi in difficoltà”. “Un
risultato diplomatico, che si unisce al
lavoro di squadra che stiamo facendo
con De Castro in Europa, e che ci fa
ben sperare nel risultato positivo delle
partite che stiamo giocando”. “Spes-
so mi sento dire che abbiamo tagliato
il bilancio dell’agricoltura, ma tra gli
aspetti prioritari del mandato che ci
hanno dato gli elettori c’era quello di
rimettere a posto i conti dello Stato. I
tagli hanno riguardato tutti i ministeri
e la manovra finanziaria da 34 miliardi
di euro è stata fatta senza mettere le
mani in tasca agli italiani.”
mESSaggio dEL caPo dELLo STaTo aLLa TERza confEREnza
Economica dELLa cia a LEccE “Di fronte ad un mercato mutevole e
fortemente concorrenziale, gli agricol-
tori italiani sono oggi chiamati a con-
fermare il ruolo di impulso e sostegno
all’intera economia del Paese, anche
valorizzando le grandi risorse di capi-
tale umano di cui dispone”. è questo
uno dei passaggi del messaggio invia-
to dal Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano alla terza Confe-
renza economica della Cia-Confede-
razione italiana agricoltori apertasi
oggi a Lecce.
Nel messaggio, fatto pervenire tramite
Donato Marra, segretario generale del-
la Presidenza della Repubblica, il Capo
dello Stato sottolinea che “l’agricoltu-
ra italiana, che costituisce un compar-
to essenziale dell’economia del Paese,
ha saputo adattare i propri modelli
produttivi e di mercato alla comune
appartenenza europea e al rispetto di
obiettivi e normative sovranazionali,
con una costante attenzione alla qua-
lità del prodotto, alla tutela del lavoro
e delle prospettive occupazionali, e
promuovendo le necessarie sinergie
attraverso lo sviluppo di forme coope-
rative e consortili”.
Il Presidente della Repubblica ha,
quindi, rivolto un “cordiale saluto” a
tutti gli intervenuti alla Conferenza di
Lecce, che - ha rilevato il Capo dello
Stato - “costituisce una sede autore-
vole di riflessione e di confronto sulla
situazione e sulle prospettive del set-
tore nell’attuale difficile congiuntura
economica”. •
N. 6 - - pag. 16
Un affascinante percorso tra storia e mito, dove all’interpretazione religiosa si affianca quella naturalistica. Dalle analisi di Aristotele
e Seneca al racconto del terremoto di Messina del 1909
Le credenze relative a terre-
moti, eruzioni e catastrofi
sono molteplici e risalgono
alla notte dei tempi. L’indi-
viduazione delle cause di
tali fenomeni è stata per lungo tempo
collegata alle divinità e ai loro esecutori
“terreni” (dal drago della cultura giap-
ponese al dio greco Poseidone, fino alla
potenza “apocalittica” del Dio del Vec-
chio e del Nuovo Testamento). Solo con
la nascita del pensiero filosofico furono
avanzate le prime spiegazioni natura-
listiche delle calamità. Bisogna arrivare
al Rinascimento per cogliere uno spiri-
to nuovo, e al ‘900 per le prime analisi
propriamente scientifiche e per i primi
interventi governativi. In Italia però fino
al 1963 l’organizzazione legislativa di un
moderno sistema di protezione civile è
stato in pratica ignorato
Le credenze sulle varie cause delle
calamità naturali sono molteplici e
affondano le proprie radici nel-
la notte dei tempi. nell’antico giappone si riteneva che i fre-quenti maremoti fossero causati da un mostro marino che batteva il mare con la coda, mentre i terre-
moti venivano imputati dapprima a un
grosso ragno nel suo agitarsi sotto terra,
poi a un pescegatto e infine a un drago.
Gli antichi giapponesi sono stati i primi
a proporre nel loro immaginario un mo-
dello unificato di dinamica terrestre, un
modello che integrava i terremoti alle
eruzioni vulcaniche. L’interno della ter-
ra sarebbe stato abitato da un drago
che nei momenti di collera scuoteva la
corazza provocando terribili terremo-
ti o sputava fuoco dalle sue narici tra-
sformando le montagne in vulcani. Nella
cultura orientale il drago rappresenta
l’esecutore della volontà degli dei. An-
che nel mondo occidentale le calamità
naturali venivano considerate come ma-
nifestazioni della collera di un dio.
Questo dio in origine era il dio del suolo
e delle caverne terrestri ed era lo spo-
so della terra. Nella cultura greca il dio
Poseidone scuote la terra così come fa
cadere la pioggia o la neve ed è anche
il signore che dà stabilità al suolo e si-
curezza agli uomini. Ad un terremoto
sarebbe dovuto l’esito della guerra di
Troia, così come la fine di Sodoma e
Gomorra; così come la scomparsa della
mitica Atlantide descritta da Platone nel
Timoteo: “...esisteva un’isola immensa i
cui re avevano formato un impero ricco
e potente. Sopravvennero terremoti e
cataclismi. Nello spazio di un giorno e di
una notte, l’isola di Atlantide si inabbis-
sò in mare e scomparve...”.
La stessa Bibbia è ricca di eventi e feno-
meni causati da terremoti come l’appa-
rizione di Dio sul monte Sinai ed il pas-
saggio degli israeliti attraverso il mar
Rosso. Nella cultura biblica il terre-
moto insieme ad altri fenomeni na-
turali, eruzioni vulcaniche, alluvio-
ni, viene descritto come evento
che richiama la potenza di Dio. In
quest’ottica troviamo rappresen-
tato il terremoto nell’Apocalisse,
come illustrato nel VI sigillo: “...si
udì un gran terremoto; il sole si offu-
scò, da apparire nero come un sacco
di crine; la luna, tutta, prese il colore del
sangue; le stelle dal cielo precipitarono
la letturacaLamiTà naTURaLi, L’Uomo aLLa RicERca di Una SPiEgazionE
A cura del Prof. Dott. Vicenzo Pepe / Presidente Nazionale “Fare Ambiente” SIR
sulla terra come i frutti acerbi di un fico
che è scosso da un vento gagliardo; il
cielo si accartocciò come un rotolo che
si ravvolge; monti e isole, tutti scompar-
vero dai loro posti...”. L’uomo da sem-
pre è stato un attento osservatore dei
fatti della natura e, nella sua curiosità di
sapere, ha cercato di indagarne le cau-
se. “Felix qui potuit rerum cognoscere
causas!” (“Felice colui che ha potuto
penetrare nell’essenza delle cose - Vir-
gilio, Georgiche, II, 489).
Con la nascita del pensiero filosofico
furono avanzate le prime spiegazioni
naturalistiche delle calamità naturali.
Lucio Annea Seneca nel suo “Naturales
Quaestiones” nel libro VI tratta del terre-
moto; il trattato di Seneca costituisce la
fonte più importante per la conoscenza
non solo del pensiero filosofico stoico
ma anche di gran parte delle dottrine
dell’antichità sui disastri naturali. Seneca
prende spunto dal terribile terremoto
che devastò la Campania il 5 febbraio
del 62 d.C., affermando che “è neces-sario vincere la paura suscitata dalla spaventosità degli eventi sismici” e che “i disastri naturali non sono dovu-ti all’ira divina ma a cause naturali. La nostra paura dipende dall’ignoranza”.
Secondo gli antichi filosofi greci erano
quattro le radici di ogni cosa: terra, ac-
qua, aria e fuoco. Alcuni (Anassagora)
ritenevano che la causa del terremoto
fosse nel fuoco; altri (Anassimene) nella
terra stessa; Talete insegnava che il cor-
so dei fiumi Tigre e Nilo faceva pensare
all’esistenza di acque sotterranee capa-
ci di provocare scuotimenti. La maggior
parte dei filosofi riteneva che il vento
fosse la causa dei disastri naturali (teoria
di Archelao); anche Aristotele riteneva il
vento causa del terremoto.
La terra è per aristotele un essere vivente, da questa identità scaturi-sce l’analogia tra i movimenti sismici, le eruzioni vulcaniche e i movimenti
dell’uomo che è in preda alla feb-bre. L’interpretazione religiosa e quella
scientifica delle calamità naturali, soven-
te, coesistono nell’immaginario dei vari
filosofi. Anche Cicerone (106-43 a.C.)
identificava il terremoto con la “deorum
immortalium vox”. Nella terza Catilina-
ria, sfruttando antiche superstizioni egli
attribuì ai disastri naturali il funesto pre-
sagio dell’ira degli dei. Un’interessante
analisi sulle cause dei terremoti fu fatta
da Strabone che fu tra i primi ad intuire
l’esistenza di un legame tra la conforma-
zione della terra e la dislocazione del-
le zone vulcaniche e sismiche. Anche
Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nel II libro
della sua “Naturalis Historia” ritenne che
la causa del terremoto fosse il vento che
una volta rinchiuso nelle vene e nelle
caverne della terra, si ribella e fa forza
per uscire. Il rumore che accompagna il
terremoto è la lotta che il vento deve
affrontare per uscire dalla terra. inte-ressante in Plinio è la rilevazione dei segni premonitori che egli ravvisa nel comportamento degli animali. Prima di
un sisma i pesci spaventati saltano oltre
la superficie dell’acqua, i muli, i cani e
i cavalli diventano irrequieti, le anatre
non entrano nell’acqua, i polli starnaz-
zano, i ratti e i serpenti escono dalla ter-
ra; si alterano le acque, piccoli tremori
percuotono gli edifici e si forma una ca-
ligine nell’aria. Sono gli stessi segni che
alcuni scienziati come Humboldt, Mallet,
Mercalli e Montessus De Ballore hanno
evidenziato nei loro trattati scientifici.
Plinio, nella sua opera, suggerisce, poi, i primi accorgimenti per fronteggiare le calamità naturali: gli edifici debbono
essere costruiti su terreni omogenei ed
al centro dell’edificio vi deve essere un
pozzo, necessario per dar sfogo ai venti
sotterranei e arrestare le onde sismiche.
In caso di sisma, Plinio suggerisce come
riparo le volte dei palazzi, gli angoli for-
mati dai muri e le porte.
abbiamo visto come nella cultura gre-ca e in quella romana all’interpretazio-ne religiosa dei disastri naturali se ne affiancasse una naturalistica e come le due interpretazioni coesistessero. Con
l’avvento del Cristianesimo la calamità
naturale rappresenta lo strumento per
comunicare riprovazione su trasgressio-
ni morali e religiose sino a ritenere “...
eresia il sostenere che il terremoto sia
fatto non dalla volontà e dall’indignazio-
ne di Dio, ma dalla natura stessa degli
elementi, ignorando ciò che dicono le
Scritture...Perché anche in questo modo
l’indignazione e la potenza di Dio opera
nelle cose e colpisce la sua creatura per
la sua conversione e il beneficio dei
molti peccatori”. Non tutti i Padri della
chiesa si schierarono su queste posizio-
Il Dottor Vincenzo Pepe, Presidente Frae Ambiente
N. 6 - - pag. 18
ni, San Tommaso d’Aquino (1225-1274)
non esitò a sostenere la causa naturale
del fenomeno, parafrasando Aristotele.
E alla fine sembra prevalere un compro-
messo con cui si ritiene che Dio è la cau-
sa prima di ogni fenomeno naturale
mentre la materia è causa seconda. Nei
libri sacri i terremoti fanno parte di
quell’apparato terrificante che accom-
pagna non solo la morte ma le stesse
apparizioni del Cristo. Nel momento in
cui Cristo muore, la terra si scuote, le
rocce si spezzano, i sepolcri si aprono
(Mat. 27, 51-54). Nella cultura classica la
calamità naturale è anche considerata
presagio, ammonimento e castigo. Nella
religione cristiana il terremoto è presa-
gio del giudizio universale. Secondo
l’Apocalisse di san Giovanni la fine del
mondo verrà preannunciata da un ter-
remoto e consisterà essa stessa in un
terribile terremoto. Più comunemente, il
disastro naturale viene interpretato
come castigo divino, ovvero, il segno
della volontà divina di reagire alla disub-
bidienza umana e al disordine sociale.
Per prevenire il disastro occorre non
peccare e qualora questo non sia pro-
prio possibile, si può ricorrere ai riti pro-
piziatori; si implorano Dio e la litania dei
santi “contro i fulmini, le tempeste, i ter-
remoti, maremoti, alluvioni, epidemie,
carestie, guerra”. il messaggio cristiano va anche inteso nel senso che la pietà di dio risparmia i meritevoli e che oc-corre una maggiore spiritualizzazione della vita rispetto alla precarietà della condizione umana. La stessa credenza
che i disastri naturali trovino origine
nell’ira divina si traduceva spesso in nor-
me. Dopo il terremoto di Ancona sul fi-
nire del 1600 furono emanate le leggi “suntorie” che si basavano sul presup-posto che la causa dell’ira divina fosse nell’uso locale di vestire sontuosamen-te, pertanto si vietò il vestire pompo-so, così ritenendo di placare l’ira divina e prevenire futuri disastri naturali. Per
molti secoli l’interpretazione delle cala-
mità naturali è stata legata alla filosofia
aristotelica e al pensiero cristiano. Biso-
gna giungere nel Rinascimento per co-
gliere uno spirito nuovo rispetto al pe-
riodo precedente. Se si legge il codice
di Giannozzo Manetti “De terraemotu”,
scritto dopo il grande sisma napoletano
del 1456, vi si coglie un nuovo atteggia-
mento culturale. Nel primo libro sono
contenute le opinioni sui disastri natura-
li di filosofi, poeti, storici, astrologi e te-
ologi, sia greci
che latini. Il se-
condo è un ca-
talogo di eventi
sismici della
zona europea-
mediterranea
tratti dalla lette-
ratura antica e
medievale e rap-
presenta il più
antico catalogo
sismico per il
mondo occi-
dentale. Nel ter-
zo libro vengo-
no narrati i danni
del terremoto
del 1456 in oltre duecento paesi ed ap-
pare evidente il tentativo di definire ciò
che era accaduto come un fenomeno
che andava capito all’interno di una te-
oria generale della natura. In questo pe-
riodo iniziano le denunce del pericolo
per la degradazione del paesaggio colli-
nare e montano, Leonardo Da Vinci scri-
ve che “Li monti sono disfacti dalle piog-
ge e dalli fiumi” e consiglia il fosso di
scolo in collina e la lavorazione di traver-
so dei terreni collinari e altre misure in
difesa del suolo. Nel 1751 il benedetti-
no Andrea Bina scrive il “Ragionamento
sopra la cagione dei terremoti” dove
descrive il pendolo come strumento per
la registrazione dei sismi. il primo no-vembre del 1755 un terribile terremo-to, avvertito in tutta Europa, distrusse Lisbona e provocò un terribile mare-moto. Tale evento suscitò una grande eco in tutta Europa. Si riaccesero gli in-
teressi per la sismologia e fu stampato
un gran numero di studi e nel 1760 Mi-
cheli formulò l’ipotesi che i terremoti
sono causati dallo sprigionarsi di ener-
gia. Rimane, però, il condizionamento di
visioni pseudo-religiose e fatalistiche
nello sviluppo scientifico e culturale del-
le problematiche inerenti le calamità na-
turali. La Compagnia di Gesù nel 1756
pubblica le “Reflexions sur le Désastre
de Lisbonne et sur les autres phénomè-
nes qui ont accompagné ou suivi ce Dé-
sastre”; in questo pamphlet, diffuso tra
la popolazione, si afferma che è Dio che
fa tremare la terra e che il popolo deve
rinnovare la propria fede, contribuendo
a fondare nuovi collegi gestiti da gesuiti
e si annuncia un nuovo castigo di Dio se
Lisbona fosse stata ricostruita. Ma i tem-
pi incominciarono a cambiare: il re del
Portogallo firmò un editto con cui si ac-
cusavano i gesuiti di aver fatto uso del
terremoto per terrorizzare la gente de-
bole di mente e per accumulare fondi
per il proprio ordine e si ordinò perciò
che tutte le copie del pamphlet venisse-
N. 6 - - pag. 19
ro distrutte. Sul finire del 1700 con gli
studi sull’elettricità nascono le teorie
elettrosismiche e come Franklin aveva
pensato al parafulmine, Bertholon pen-
sa al “paraterremoto”, da lui descritto
nel “Journal de physique” (agosto
1779). E Giovanni Vivenzio nella sua
opera “Historia e Teoria de tremuoti in
generale ed in particolare di quelli della
Calabria e di Messina del 1783” afferma
che: “...i tremuoti non sono altro che
tuoni sotterranei siccome Plinio l’ha co-
nosciuto anticamente; e poiché è dimo-
strato che il tuono è effetto di elettricità,
non si può far di meno di riconoscere la
materia elettrica per cagione dei tre-
muoti”. il 5 febbraio del 1783 gran parte della calabria e una parte della Sicilia furono devastate da un terre-moto cui fece seguito un terribile maremoto. Molti centri abitati furono
distrutti e moltissime furono le vittime.
L’illuminista napoletano Francesco Ma-
rio Pagano (1748-1799) nella sua ope-
ra “Saggi politici de’ principi, progressi
e decadenza della società” parlando
“delle morali cagioni attribuite dagli
uomini ignoranti a fisici fenomeni”, si
schiera dalla parte di quanti ritengono
i disastri naturali dei fenomeni naturali
ed è interessante l’osservazione so-
ciologica che “i villani e i poveri tosto
che il timore e lo spavento dè luogo
alla riflessione, proruppero in un senti-
mento di gioia, cominciarono a grida-
re: ed eccoci tutti uguali e pari, nobili
e plebei, ricchi e poveri! Distrutte le
società, annullati i civili rapporti, ven-
ne ben anche meno l’ineguaglianza
politica e l’uomo si paragonò all’uomo
per le sole qualità di uomo e non di
cittadino”. Anche il terremoto del 1783
costituì l’occasione per un nuovo fiorire
di studi sulle calamità naturali: il Sella at-
tribuiva il terremoto e le eruzioni vulca-
niche al fuoco e a reazioni chimiche che
si verificano nel sottosuolo, altri come il
De Filippis a potenti scariche elettriche
sotterranee o di provenienza atmosferi-
ca. E si incomincia ad ironizzare sulle
antiche credenze tanto che il Roscitano
afferma che “...le congiunzioni dè Piane-
ti, l’influsso degli astri, ecc. influiscono
nella causa dei terremoti meno di quello
che influiva il nitrire dei cavalli di Babilo-
nia nell’ingravidamento delle cavalle
d’Egitto”. in questo periodo con Paga-no, Boulanger e Solfi inizia lo studio delle società ed i comportamenti col-lettivi nei casi di disastri naturali. Al
terrore e allo sbalordimento iniziale fa-
rebbe seguito uno stato di sbigottimen-
to, mutismo, accompagnato da una rile-
vante socializzazione, affratellamento
religioso. Dopo poco la passione religio-
sa si trasforma in ricerca del piacere e
desiderio di vivere. Aumentano i consu-
mi e interi patrimoni si dissolvono nei
vari piaceri della vita. Dopo una calamità
che ha devastato territori e mietuto vitti-
me, i superstiti, riflettendo sulla preca-
rietà della condizione umana, hanno
svariate reazioni ma tutte accompagna-
te dall’esigenza irrazionale di credere
che accanto alle spiegazioni scientifiche
esiste (ed esisterà sempre) magari stru-
mentalmente la concezione religiosa
dell’accaduto. Nella relazione “Sui tre-
muoti di Basilicata del dicembre 1857” si
legge: “Dipodiché è piaciuto al Signore
nei suoi imperscrutabili disegni percuo-
tere le popolazioni del distretto di Melfi
in Basilicata col tremendo flagello del
terremoto”, e nel terremoto del 1873
N. 6 - - pag. 20
che colpì il Bellunese, il Vescovo di Udi-
ne in una lettera al popolo affermava:
“Si! Iddio vuole anche queste vittime
espiatrici del peccato”. Verso la metà
del 1800 iniziano a spuntare gli osserva-
tori meteorologici che si occupano an-
che di geologia e geodinamica. Michele
Stefano De Rossi nella sua opera “La me-
teorologia endogena” (1879-1882) ini-
zia a tracciare le prime analisi di alcune
calamità naturali, mentre per una vera e
propria analisi scientifica di cause ed ef-
fetti del terremoto occorre arrivare al
1910 con gli studi di Giuseppe Mercalli
e Mario Baratta. Nel 1912 Alfred Wege-
ner (1880-1930) nell’opera “Die Entste-
hung der Kontinente und Ozeane”
espone la teoria della deriva dei conti-
nenti, quella che insieme alle teorie del-
la tettonica a placche costituisce la base
delle attuali conoscenze sulla causa dei
terremoti. In questo periodo fioriscono
studi sullo sviluppo di strumenti di rileva-
mento e la registrazione delle onde si-
smiche con una maggiore conoscenza
della struttura dell’ambiente che ci cir-
conda. La prima grande calamità del XX secolo, che ha colpito il nostro territo-rio è senza dubbio il terremoto di mes-sina del 28 dicembre 1908. Il terremoto
ebbe per epicentro lo stretto di Messina
e colpì oltre trecento comuni compreso
Reggio dall’altra parte dello Stretto. Il
maremoto che ad esso fece seguito sol-
levò il livello del mare di quasi tre metri.
A Messina morirono oltre 60.000 perso-
ne. Il maggior numero di morti si ebbero
nelle strade, tra quanti cercarono di fug-
gire. Crollò oltre il 90% degli edifici.
Dopo il sisma il Governo istituì due com-
missioni che ebbero l’incarico di studiare
gli accorgimenti antisismici da inserire in
una legge sulla ricostruzione e gli incen-
tivi da adottare. Furono assegnati prima
trenta milioni per provvedere ai bisogni
ed alle opere urgenti e per riparare o ri-
costruire gli edifici pubblici danneggiati
dal terremoto, poi fu stabilita a favore
dei Comuni funestati dal terremoto, per
cinque anni a partire dal 1909, una addi-
zionale alle imposte dirette sui beni ru-
stici, sui fabbricati e sui redditi di ricchez-
za mobile nonché alle tasse di
successione. Le leggi del 12 gennaio
1909 e del 18 aprile 1909 costituiscono
la prima normativa antisismica dell’Italia
unitaria, con espliciti riferimenti alla nor-
mativa borbonica del 1785 ed a quella
del Regolamento pontificio del 1860. a seguito del terribile terremoto che ave-va colpito messina e la calabria, il più catastrofico tra tutti quelli che si ricor-dano in italia, il quinto tra quelli acca-duti nel mondo per il numero delle vit-time a partire dal nono secolo, il 16 gennaio e fino al 13 febbraio del 1909 fu dichiarato lo stato di assedio. con lo stato di assedio furono conferiti pieni
poteri alle auto-rità militari per ristabilire l’ordi-ne e reprimere gli innumerevoli atti di sciacal-laggio. Con un
Regio Decreto
del 14 gennaio
1909 fu costitui-
ta l’opera Nazio-
nale di patronato
Regina Elena per
gli orfani del ter-
remoto e furono prorogate le scadenze
di cambiali, contratti commerciali, e di-
sciplinati tutti gli altri rapporti che a causa
del terremoto avevano subito intralci nel
normale svolgimento. Infine, fu stabilito
che i Comuni danneggiati avevano facol-
tà di redigere un Piano regolatore delle
costruzioni. Nel 1913 terminarono le ini-
ziative stimolate dal terremoto del 1908
e fino al 1963 il problema della program-
mazione, prevenzione, organizzazione
legislativa di un moderno sistema di pro-
tezione civile è stato in pratica ignorato.
Il quadro legislativo post-unitario è stato
caratterizzato da una serie di provvedi-
menti emanati in occasione di particola-
re calamità. Le disposizioni urgenti adottate per fronteggiare le calamità naturali trovavano il loro fondamento normativo nel generale potere di ordi-nanza dell’autorità amministrativa (pre-fetto-sindaco) che, ai sensi della legge 25 giugno 1865, n. 2359, aveva il pote-re di disporre provvedimenti idonei a ristabilire l’ordine pubblico, l’igiene e pubblica sanità e limitare ove necessa-rio la proprietà privata nei casi di ne-cessità ed urgenza. Nel 1906 furono
emanate varie norme particolari per la
difesa delle popolazioni e delle strade
per i dissesti idrogeologici, uragani, eru-
zioni vulcaniche e mareggiate. La prima
normativa organica fu la legge 17 aprile
1925, n. 473 che individuò nel Ministero
dei Lavori pubblici e nel Genio civile,
con il concorso degli uffici sanitari, gli or-
gani della protezione civile. Il R.D.L. 9 di-
cembre 1926, n. 2389 conferì al Ministe-
ro dei Lavori pubblici il potere di
intervento e di coordinamento per tutti i
casi di calamità naturale.
movimento Ecologista Europeo faRE amBiEnTEcoordinamento nazionale: via na-zionale, 243 - 00184 Roma Tel. 06 48029924 - Tel. e fax. 06 484409Sito internet: www.fareambiente.it
SIR
N. 6 - - pag. 22
peschicinovE miLa PianTinE PER La RinaSciTa dEL BoSco
A cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS
due giorni all’insegna
del verde, della natu-
ra, degli alberi, quelli
trascorsi a Peschici il
3 il 4 Ottobre scorsi,
per lo svolgimento della prima festa
dell’albero, cui hanno partecipato i
rappresentanti della Regione Toscana
e i membri dell’Associazione Interna-
zionale produttori del Verde “Moreno
Vannucci”, nella persona del rappre-
sentante più illustre, il segretario ge-
nerale Renzo Benesperi, raccogliendo
l’idea lanciata dall’Istituto Paritario
Suore Mantellate di Pistoia che già
all’indomani dei tragici avvenimenti del
24 luglio 2007 avevano manifestato la
volontà di ripristi-
nare quanto an-
dato bruciato nel
terribile incendio
donando, sin da
subito, oltre 9mi-
la piante di pino.
E così, la matti-
na del 3 ottobre,
tutti radunati nel
Santuario della
Madonna di Lore-
to per dare inizio
alla celebrazione
della giornata,
con benedizio-
ne delle piantine
donate e cerimo-
nia di accoglienza
dei convenuti nel luogo che riveste un
ruolo simbolicamente predominante
allorché veniva risparmiato dalle fiam-
me nonostante la pineta circostante
fosse completamente divorata dal
fuoco. A dispetto della pioggia, che
ha bagnato i primi minuti dell’evento,
la giornata è proseguita con ringra-
ziamenti e saluti di rito da parte delle
autorità civili e militari presenti. nel-la festosa cornice di un entusiasti-co pubblico, per lo più formato da alunni delle locali scuole elementari e medie, con la partecipazione del-la Banda musicale cittadina, l’evento è continuato per l’intera mattinata con la piantumazione (simbolica) di
un centinaio di piante di pino cui hanno provveduto amministratori e dirigenti vari, sindaco vecera in te-sta, in quella che segnerà la data della
ricostituzione della verde pineta cir-
costante la chiesa della Madonna di
Loreto. L’evento ha avuto risonanza a
livello regionale, vista la partecipazio-
ne di alcuni assessori delle giunte re-
gionale e provinciale (Guerrera, Lavo-
ri Pubblici, e Vascello, Turismo), oltre
che delle principali televisioni e radio
locali. La festa è poi proseguita nella mattinata di domenica 4, nella sala consiliare “gaetano azzarone”, per
il conferimento delle targhe di ringra-
ziamento ai partecipanti, e lo scam-
bio di doni tra
le organizzazioni
presenti. L’inter-
vento del sinda-
co Vecera è stato
tutto incentrato
sull’importanza
del gesto e la
gratitudine verso
i “fratelli” pistoie-
si per l’idea avu-
ta e per averla
onorata fino in
fondo. Menzio-
ne speciale per
Renzo Benesperi,
“grazie al quale a
Peschici si potrà
vedere la rinasci-
N. 6 - - pag. 23
ta della pineta che tanto bella fa le
nostre coste e i nostri promontori”.
Presenti anche alcuni assessori e con-
siglieri comunali, il comandante dei
Carabinieri di Peschici, maresciallo
Michele Auciello, il comandante dei
Vigili Urbani, Vincenzo Losito, il co-
mandante del circondario forestale di
Peschici, Vico e Foresta Umbra, Mario
Iervolino, il 1° dirigente e comandante
provinciale del Corpo Forestale dello
Stato, Dott. Sabetti, e il rappresentan-
te del Parco Nazionale del Gargano,
Padovano. Proprio di quest’ultimo l’in-
tervento più squisitamente tecnico, in
quanto ha relazionato in merito alle
difficoltà di realizzazione dell’evento,
causa il disposto della Legge 353/2000
che non permette il taglio e la rifore-
stazione delle aree percorse da in-
cendi prima del trascorrere di 5 anni.
Ostacolo che si è potuto aggirare,
considerando il carattere di donazio-
ne privata delle nuove piante, senza
esborso di fondi pubblici. “Bonificare
il territorio dalle piante morte in piedi
- ha detto - è una delle priorità su cui
intervenire, al solo fine di permettere
una rapida crescita delle nuove piante
che già sono germogliate. Sarà compi-
to nostro e delle forze di sorveglianza
di cui disponiamo vigilare a che ciò
avvenga, scongiurando situazioni di
pascolo selvaggio che compromette-
rebbero irreparabilmente ogni sfor-
zo profuso”. in sintonia con le sue affermazioni, anche l’intervento del comandante Sabetti, che ha speso parole di elogio nei confronti dei militari di cui è dirigente, chiamati a “buttarsi nel fuoco per salvare vite umane”. A loro il suo ringraziamento
personale, ma anche a nome dell’Ente
rappresentato. L’intervento conclusivo
è stato quello di Renzo Benesperi che,
entusiasta delle due giornate dedica-
te all’evento, ha ringraziato chi ha reso
possibile il tutto e invitato a Roma sin-
daco e amministrazione alla cerimonia
di consegna di un abete bianco al Pre-
sidente della Repubblica in occasione
delle festività natalizie. “La natura è un
patrimonio che ci è stato dato e che
dobbiamo preservare e tutelare al fine
di migliorare l’aria stessa che ogni gior-
no ci permette di vivere: Con questo
rinnovato entusiasmo, porto avanti la
mia missione di ambasciatore del ver-
de. E’ grazie a manifestazioni come
queste che i più piccoli imparano il
senso di rispetto nei confronti della
natura, tramandandolo alle generazio-
ni future. Gli alberi sono indispensabili
depuratori di anidride carbonica, ne-
cessaria alla loro crescita, rilasciando
nell’atmosfera l’ossigeno che permet-
te la vita di ogni essere vivente. Impa-
riamo a rispettare la natura, e con essa
rispetteremo anche noi stessi”. Con
questa dichiarazione d’intenti, densa
di significato ed emozione, si è giunti
al momento del conferimento di me-
daglie e targhe, come da programma,
a tutti i partecipanti, con l’augurio di
potersi rivedere il prossimo anno e
constatare “de visu” gli effetti positivi
delle due giornate trascorse. •
N. 6 - - pag. 24
ll Parco, istituito nel 1997, ha un’esten-
sione di 27.027 ettari compresi entro
i confini dei comuni di Accettura,
Calciano ed Oliveto Lucano in pro-
vincia di Matera, e Castelmezzano e
Pietrapertosa in provincia di Potenza.
L’ente protegge un’ampia area posta
al centro del territorio regionale che
presenta importanti valori naturalistici,
storici ed etno-antropologici: la fore-
sta di Gallipoli Cognato estesa per ol-
tre 4.200 ettari; il bosco di Montepia-
no formato da imponenti esemplari di
cerro, macchia mediterranea con re-
sidui nuclei di leccio, rocce di arena-
ria, che formano i bizzarri profili delle
Dolomiti Lucane di Castelmezzano e
Pietrapertosa, resti della fortificazione
della città lucana edificata nel IV sec.
a.C. sulla sommità del Monte Croccia.
Tra gli elementi naturali più significativi
le due dorsali di roccia arenacea, deli-
neate diversamente: la più armonica è
la montagna del Caperrino (1.400 mt.),
suggestive sono le vette delle dolomiti
murgiche di Castelmezzano e Pietra-
pertosa, la cui vetta massima raggiunge
i 1.319 m. del monte Impiso. Cospicua
è la presenza dei corsi d’acqua sotto
forma di torrenti e sorgenti, di caratte-
re stagionale. Altro elemento naturale
caratterizzante è la Foresta di Gallipoli
basilicataaLLa ScoPERTa dEL PaRco REgionaLE gaLLiPoLi cognaTo E PiccoLE doLomiTi LUcanEA cura della Segreteria Nazionale UGL-CFS
N. 6 - - pag. 25
Cognato, che si mostra come una am-
pia macchia verde, costituita da varie-
gate specie arboree e arbustive. Simile
è il bosco di Montepiano, formato da
alberi secolari di cerro e da un sot-
tobosco di agrifoglio. Nella foresta di
Gallipoli Cognato vi sono cerri ad alto
fusto, che in zone più elevate raggiun-
gono dimensioni enormi. Altre specie
secondarie sono il carpino bianco, gli
aceri e le carpinelle; presso i torrenti
è presente il frassino, mentre il leccio
si trova sulle rocce di Campomaggio-
re. Il bosco di Montepiano è prospe-
ro di cerri maestosi, fra aceri, carpini
bianchi e agrifogli utilizzati durante la
festa del Maggio. Similmente florida è
la zona delle Dolomiti di Pietrapertosa
e Castelmezzano, soprattutto di ca-
stagno, tiglio, olmo, ed acero, e nelle
zone più alte la carpinella, il carpino,
l’ornello e cespugli di leccio. La mon-
tagna di Caperrino è ricoperta da cer-
retta, ginestra, e, soprattutto, da pra-
terie. La stessa importanza ha la fauna,
rappresentata dal cinghiale, il lupo, la
volpe, il tasso, l’istrice e, raramente, il
gatto selvatico. Fra le presenze rare
segnaliamo il Tritone Italico e la Sala-
mandrina dagli Occhiali.
iL TERRiToRioLa foresta di Gallipoli Cognato rientra
nei territori comunali di Accettura,
Calciano e Oliveto Lucano ed occupa
una superficie complessiva di 4.159
ettari. La foresta, derivante dalla fusio-
ne di due distinte tenute boschive, ri-
spettivamente il bosco Gallipoli, 1.117
h, e il bosco Cognato, 3.357 h, è ca-
ratterizzata da una notevole variabilità
altimetrica, si passa, infatti, da quote
prossime ai 200 m, sui terreni confi-
nanti con l’alveo del Basento, ai 1.319
m del Monte Impiso. Nel territorio è
possibile distinguere diversi ambien-
ti forestali e vegetali, alcuni dei quali
occupano vaste e continue estensio-
ni, mentre altri hanno una diffusione
puntiforme e localizzata.
E’ questo il regno incontrastato degli
elicrisi, dei cisti, e dell’erica arborea la
cui radice era un tempo ricercata per
la fabbricazione delle pipe. In prossi-
mità della località Palazzo, attualmen-
te nucleo centrale dei servizi del “Par-
co Gallipoli Cognato” i cerri, specie
vegetativa dominante di questa zona,
assumono portamenti maestosi inter-
vallati qua e là da esemplari di carpino
bianco, acero, carpinella. Nel piano
altimetrico del cerro, ma con distribu-
zione meno ampia, cresce il farnetto,
particolarmente diffuso presso il Mon-
te Croccia. Localizzata è la presenza
del tiglio che, nelle località più inac-
cessibili, cresce con vigore e si rinnova
con relativa rapidità.
La flora erbacea si presenta ricca di
N. 6 - - pag. 26
ciclamini, anemoni, viole, pratoline,
vinca con fioriture precoci tra l’inizio
della primavere e l’autunno. Interes-
sante è la presenza dello zafferanastro
nelle radure a pascolo. In corrispon-
denza delle vallecole umide, impluvi
e dei corsi d’acqua, ritroviamo il fras-
sino ossifillo, specie endemica della
Basilicata, il pioppo tremulo, il pioppo
bianco, l’ontano nero, i salici.
La vegetazione “bassa e cespugliosa”
è costituita da muschi, capelvenere,
licheni, la moneta del papa. Diverse
località sono state rimboschite con
immissione di Pino d’aleppo, Pino ma-
rittimo, Larice, Cipresso. Interessante
è stata l’immissione dell’Abete bianco
in località lago Cirminale. Numerosa è
la fauna che frequenta la foresta con
specie che in alcuni casi sono scom-
parse da altre aree dell’Appennino:
tassi, lupi, faine, donnole, lepri, qual-
che martora, istrici.
Tra gli anfibi abbiamo la salamandra
pezzata, il rospo, l’ululone; tra i rettili il
geco, la luscegnola, il biacco, il colibrì,
e la vipera comune. La fauna ornitica è
caratterizzata da una grande quantità
di diverse specie di passeriformi, cin-
ciallegra, pettirosso, usignolo, merlo,
e di piciformi: picchio rosso, picchio
verde. Diffusi risultano anche i falconi-
formi: astore, poiana, sparviero, gufo,
allocco, barbagianni.
Tra gli invertebrati significativa è la pre-
senza del coleottero longicorne Aga-
panthia maculicornis e dell’eterottero
Daracoris olivaceus.
La foresta è composta in prevalenze
da fustaie di latifoglie (3.700 ha), da
ceduo semplice di roverella e di cerro
(90 ha), da fustaie miste di resinose e
di latifoglie (44 ha); il resto è costitu-
ito da seminativi, pascoli e prati nudi,
cespugliati. Il sottobosco, fino ad una
quota di 600 m, è ricco di sclerofille
tipiche della macchia mediterranea;
tra queste le più diffuse sono la Phl-
lirea angustifolia, Rhamnus alaternus,
Pistacia terebinthus. Tra i 600 e i 900
m il sottobosco si arricchisce in prima-
vera con fioriture di Cytisus villosus, e
tra i cerri cominciano a comparire con
portamento arbustivo il melo e l’ace-
ro. Fanno parte del sottobosco l’agri-
foglio, la felce, l’edera e la moneta del
papa. Nelle contrade più assolate la
macchia cede il posto alla gariga.
La fLoRaIl Parco di Gallipoli Cognato offre uno
spettacolo di vegetazione unico costi-
tuito da alberi, fiori e specie di rara e a
volte unica natura. Il manto vegetativo
si differenzia in funzione dell’altitudi-
ne, dell’esposizione e dell’umidità,
con la presenza del Cerro Quercus
Cerris, quale esemplare arboreo più
diffuso. Vi sono tra gli 800 e i 1.000
metri di quota degli esemplari di Melo
selvatico, Acero campestre, Acero
Fico che, in autunno, creano le bel-
lissime macchie color rossastro. Nel
Bosco di Montepiano, nei pressi di
Accettura, si osservano querce colon-
nari e due differenti strati arborei: il
primo, dominante, costituito da Cerro
N. 6 - - pag. 27
e Roveri, sovrasta il secondo di Aceri,
Carpini e Tigli. Sempre alle quote più
alte s’incontrano il Carpino Bianco la
Carpinella e il raro Agrifoglio. A que-
ste altitudini la vegetazione diventa
fitta e, a volte, impenetrabile con gli
alberi sovente ricoperti di edera dai
fusti possenti. Nei pressi delle Dolomiti
Lucane, vicino Pietrapertosa, compa-
iono boschi di Castagno; da segnala-
re l’Onosma Lucana specie endemica
esclusiva scoperta dal Lacaita, e la Li-
naria Dalmatica con i fiori gialli, della
quale le rupi di Pietrapertosa costitui-
scono una delle rare zone di presenza
in Italia attualmente nota. Nelle zone
dove la vegetazione è più regolare e
meno fitta i boschi presentano nume-
rose piante come le felci, i ciclamini,
gli anemoni bianchi e azzurri; nelle
radure lo zafferanastro dai fiori giallo
intenso e la Knautia Lucana, un’altra
specie endemica esclusiva della zona,
scoperta dal Lacaita. Lungo le falde del
monte Caperrino, ricoperte da cerre-
te e pascoli, in primavera si osservano
vaste fioriture di orchidee, anemoni e
ranuncoli. I numerosi sentieri tracciati
nel Parco vi permetteranno di vivere
una natura inalterata e mai priva di
sorprese
Il Parco ha una fitta rete di sentieri re-
alizzati per soddisfare le esigenze sia
dei più esperti escursionisti, sia dagli
amanti delle semplici passeggiate per
vivere un contatto diretto con la natu-
ra più incontaminata.
Il nucleo principale dei servizi del Par-
co di Gallipoli Cognato e delle Piccole
Dolomiti Lucane è stato realizzato in
località Palazzo, nel comune di Accet-
tura, lungo la strada provinciale che
collega lo svincolo di Campomaggiore
sulla Basentana (S.S. 407) ad Accettu-
ra. Questo è anche il punto di parten-
za di molte visite ed escursioni oltre
che delle attività didattiche e ricreati-
ve del parco.
Navigando attraverso la barra latera-
le potrete accedere ad informazioni
sull’offerta escursionistica ma anche
sull’offerta turistica dell’area parco.
Contatti:
Gestore: Ente Parco Regionale Gallipo-
li Cognato e Piccole Dolomiti Lucane
Sede: Località Palazzo - 75011 Accet-
tura (MT)
Tel e Fax: 0835/675015
E-mail: info@parcogallipolicognato.it
Superficie: 27,027 ha
Province: Matera e Potenza
Istituzione: 1997
N. 6 - - pag. 28
sindacale
A cura de l’Ufficio Stampa UGL
PoLvERini: fiSco, mEno TaSSE E qUoziEnTE famiLiaRE PER Un fiSco PiÙ LEggERo E giUSTo
Renata Polverini
«Lo scudo fisca-
le non è lo
strumento più
idoneo per
r i s p o n d e r e
all’evasione fiscale”.
Lo ha detto il segretario generale
dell’Ugl Renata Polverini, in merito al
decreto correttivo del decreto anti-cri-
si, provvedimento che contiene anche
l’allargamento dello scudo fiscale ai re-
ati tributari, fra cui il falso in bilancio.
Secondo il numero uno dell’Ugl “se co-
munque si tratta di una soluzione det-
tata dal grave momento di crisi e dalla
necessità di far rientrare capitali che
negli anni sono finiti all’estero,come
peraltro dimostra la recente vicenda
della famiglia Agnelli, è importante che
le risorse che saranno recuperate sia-
no utilizzate per rafforzare il sostegno
a quanti oggi sono in difficoltà a causa
della recessione, come sta avvenendo
anche in altri paesi che hanno adot-
tato misure simili. Rimaniamo assoluta-
mente contrari al fatto che attraverso
lo stesso decreto si sia allargato lo scu-
do ai reati di falso in bilancio, come
siamo stati contrari all’indulto voluto
dal governo Prodi”.
“Più in generale - continua - sulla que-
stione fiscale bisogna prendere atto di
come nel nostro paese sia in vigore un
sistema iniquo cha da una parte privi-
legia le rendite finanziarie e dall’altra
grava pesantemente sui redditi fissi da
lavoro e da pensione che garantisco-
no entrate certe allo Stato con ritenu-
ta alla fonte. L’Ugl da tempo sollecita
il governo ad una riforma fiscale che
assicuri una distribuzione più equa
della ricchezza, non solo riducendo le
tasse, ma introducendo un fisco che
premi la famiglia sull’esempio del quo-
ziente familiare. Lo scudo fiscale non
ci mette al riparo dall’evasione fiscale,
che richiede comunque un’azione di
controllo costante e capillare. Ciò non
toglie che alla base, serve un cambia-
mento forte orientato ad un fisco più
leggero e più giusto”.
N. 6 - - pag. 29
N. 6 - - pag. 30
sindacale
N. 6 - - pag. 31
aBRUzzo - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - DI GREGORIO ENRICO - C.DO STAZIONE L’AQUILA - 3397491670
VICE SEGRETARIO - GALLUCCI VINCENZO - CTA GRAN SASSO
BaSiLicaTa SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - MORESCHI DANIELE - COMANDO PROV.LE POTENZA - 3292018805
VICE SEGRETARIO - CALABRESE SAVERIO - COMANDO PROV.LE POTENZA - 3288074626
caLaBRia - SEgRETERia REgionaLE SEGRETARIO - CARIDI SAVERIO - CTA REGGIO CALABRIA - 3289215441
VICE SEGRETARIO - CASSARINO GIUSEPPE - CTA REGGIO CALABRIA - 3296215260VICE SEGRETARIO - CIPPARRONE NATALE - C.DO STAZIONE LAINO - 3284857903
camPania - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - CENERE GIOVANNI - COMANDO REG.LE NAPOLI - 3201752713
VICE SEGRETARIO - MAGLIONE ROBERTO - COMANDO PROV.LE NAPOLI - 3486403411
EmiLia Romagna - SEgRETERia REgionaLE SEGRETARIO - RUSCILLO VINCENZO - C. PROV. REGGIO EMILIA - 3493176540
VICE SEGRETARIO - DI MIERI ADRIANO - C.DO STAZIONE PAVULLO NEL FRIGNANO - 3472300779
Lazio - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - LUCIANI LUCIANO - ISPETTORATO GENERALE - 3296469350
LigURia - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO MASSARI ROBERTO - COMANDO PROV.LE LA SPEZIA - 3343385962
VICE SEGRETARIO - VANDELLI MARINA - C.DO STAZIONE PONTEDECIMO - 3479203255
LomBaRdia - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO REGGENTE - CLAUDIO CICETTI - COMANDO STAZIONE BARZIO - 3381106084
VICE SEGRETARIO REGGENTE - PANICHELLA DAVIDE - COMANDO REG.LE MILANO - 3465890944
maRcHE - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - CIUFOLI DANILO - C.DO STAZIONE CAGLI - 3381029473
moLiSE - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - PANICHELLA DOMENICO - C.DO STAZIONE CAMPOBASSO - 3381073681
VICE SEGRETARIO - GIOIA PAOLO - C.DO STAZIONE CAMPOBASSO - 3287087251VICE SEGRETARIO - DI PAOLO IOLANDA - REGIONALE CAMPOBASSO - 3398788670
PiEmonTE - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO REGGENTE - MANCUSO MAURIZIO - COMANDO REG.LE TORINO - 3462446329
VICE SEGRETARIO - SCARLATA LUIGI - COMANDO REG.LE TORINO - 3407468728VICE SEGRETARIO - LUCCHESE IGNAZIO - COMANDO REG.LE TORINO - 3290832858
PUgLia - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - LUISI ANTONIO - REGIONALE BARI - 3473734503
VICE SEGRETARIO - PANZA GIOVANNI - CITES BARI BIS - 3403702423VICE SEGRETARIO - TEDESCHI GIUSEPPE - REGIONALE BARI - 3388413609
VICE SEGRETARIO - NETTI EUGENIO - C.DO STAZIONE MOTTOLA - 3288390261
SiciLia - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - CASTRONOVO VINCENZO - NUCLEO CITES PALERMO - 3394294487
ToScana - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - IGNESTI VINCENZO - PROVINCIALE AREZZO - 3281647912
VICE SEGRETARIO - PETRANGELI ANGELO - UTB SIENA - 3478828359VICE SEGRETARIO - CHIARA CONCETTO G. - C.D: STAZIONE AREZZO - 3289538074
UmBRia - SEgRETERia REgionaLESEGRETARIO - STROPPA MARCO - REGIONALE PERUGIA - 3398501020
VICE SEGRETARIO - FRATONI MARCO - PROVINCIALE PERUGIA - 3478608252
vEnETo - SEgRETERia REgionaLECOMMISSARIO - POZZA GIOVANNI LORIS - 3387970611
ScUoLE - SEgRETERia ScUoLE dEL c.f.S.SEGRETARIO REGGENTE - DI LIETO MARCO - SCUOLA CITTADUCALE - 3332502734
SEgRETERia iSPETToRaTo gEnERaLE
SEGRETARIO - ZUCCA ROBERTO - ISPETTORATO GENERALE - 3331156745VICE SEGRETARIO - FLAVIO DI LASCIO - ISPETTORATO GENERALE - 3470951455
SEgRETERia coa URBE E SEdi diSTaccaTESEGRETARIO REGGENTE COA - FRANCESCHINI MASSIMO - C.O.A. URBE - 3204783731
SEgRETERia nazionaLE UgL coRPo foRESTaLE dELLo STaTo
VIA G. CARDUCCI, 5 - 00187 ROMA
TEL. 06/46657070 FAX 06/46657008
E-mail: segreterianazionale@uglcorpoforestale.it
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corpo forestale dello Stato
annO 2 - n. 6 nOvembre-dicembre 2009PeriOdicO bimeStrale
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Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) Art. 1 comma 1 - DCB MilanoAutorizzazione Tribunale di Milano n. 103 del 12/2/2008Il corrispettivo per l’abbonamento a questo periodico è escluso dal campo di applicazione dell’IVA ai sensi e per gli effetti del combinato disposto dall’ Art. 22 della legge 25/02/1987 n. 67 e dell’ Art.2.3° comma, lettera i) del D.P.R. del 26/10/1972 n.633 e successive modifiche e integrazioni. Qualora l’abbonato non dovesse trovare la pubblicazione di proprio gradimento potrà avvalersi della clausola di ripensamento e ottenere il rimborso della somma versata, richiedendola in forma scritta nei ter-mini previsti dalla legge. Dal rimborso sono escluse soltanto le eventuali spese accessorie, così come individuate ai sensi dell’ Art. 3 comma 2. Per soli fini amministrativi, l’abbonato che non intenda rinnovare l’abbonamento è pregato di darne tempestivamente comunicazione scritta alla società di diffu-sione. è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e dei materiali pubblicati senza la preventiva autorizzazione scritta dall’Editore. I contenuti e i pareri espressi negli articoli sono da considerare opinioni personali degli autori stessi, pertanto non impegnano il Direttore né il comitato di redazione. Si precisa che “Sicurezza Ambiente” non è una pubblicazione dell’Amministrazione Pubblica, né gli addetti alla diffusione possono qualificarsi come appartenenti alla stessa. La dir-ezione declina ogni responsabilità per eventuali errori e omis-sioni, pur assicurando la massima precisione e diligenza nella pubblicazione dei materiali.
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