25
Droni by Art Angelo Miatello Daniele Pauletto Claudio Malvestio Rosanna Bortolon Giacomo Mazzariol Luciano Zaccaria Simone Derai Hotel Excelsior, Venezia Lido 3 Settembre 2015, sala Chez-Vous, Spazio Film Commission della Regione Veneto

Droni by Art

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Droni by Art

Droni by Art� Angelo Miatello � Daniele Pauletto � Claudio Malvestio � Rosanna Bortolon �

� Giacomo Mazzariol � Luciano Zaccaria � Simone Derai �

Hotel Excelsior, Venezia Lido3 Settembre 2015, sala Chez-Vous,

Spazio Film Commission della Regione Veneto

Page 2: Droni by Art

Everest di Baltasar Kormákurfilm di apertura della 72. Mostra di Venezia

Everest, un film Universal Pictures diretto da Baltasar Kormákur, è il film d’apertura, fuori Con-corso, della 72. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2-12 settembre2015), diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.Everest proiettato in prima mondiale il 2 settembre nella Sala Grande (Palazzo del Cinema) al Lido di Venezia e riproposto nelle altre sale del Lido è ispirato a fatti legati al tentativo di raggiungere lavetta della più alta montagna del mondo. Everest documenta il viaggio di due spedizioni che si imbattono in una violentissima tempesta di neve. Il coraggio degli scalatori viene messo a dura provadalla forza della natura, che trasformerà la loro ossessione in una lotta per la sopravvivenza.Everest è una produzione Working Title Films. É interpretato da Jason Clarke, Josh Brolin, John Hawkes, Robin Wright, Michael Kelly, Sam Worthington, Keira Knightley, Emily Watson e Jake Gyllenhaal. E’ prodotto da Tim Bevan, Eric Fellner, Baltasar Kormákur, Nicky Kentish Barnes, Brian Oliver e Tyler Thompson. Everest è presentato da Universal Pictures e Walden Media, in collaborazione con Cross Creek Pictures, ed è adattato per lo schermo da William Nicholson (Il gladiatore) e dal premio Oscar® Simon Beaufoy (The Millionaire).Il film è stato girato in Nepal, alle pendici dell'Everest, sulle Alpi italiane (Val Senales, Trentino-AltoAdige), negli studi di Cinecittà aRoma e nei Pinewood Studios nelRegno Unito. Universal distribuiràEverest in tutto il mondo; il film saràdistribuito negli Stati Uniti a partiredal 18 settembre, inizialmente solosugli schermi IMAX 3D e premium-large format 3D, mentre dal 25 set-tembre sarà diffuso in tutte le sale,anche in 2D. L’uscita italiana è prevista per il 24 settembre. 01

Page 3: Droni by Art

0302

Baltasar KormákurNato a Reykjavik (Islanda), Baltasar Kormákur (Cani sciolti, Contraband) è un regista, produttore e attore, i cui lavori spaziano tra teatro, cinema e televisione. Dopo Everest, produrrà e dirigerà Vikingr, film d’azione e avventura ad alto budget ambientato nel mondo dei guerrieri nordici e ispirato alle epiche saghe islandesi. Kormákur realizzerà inoltre il disaster-movie Cascade; scriverà edirigerà un crime-thriller basato sugli eventi che hanno ispirato il film filippino On the Job.Inoltre Baltasar Kormákur e la sua collaboratrice Agnes Johansen hanno recentemente prodotto la commedia islandese Virgin Mountain diretta da Dagur Kari.Kormákur ha diretto diversi lungometraggi negli Stati Uniti: Una tragica scelta (Inhale, 2010), film indipendente prodotto dalla 26 Films di Los Angeles con Dermot Mulroney, Diane Kruger e Sam Shepard; Contraband (2012) con Mark Wahlberg, Ben Foster e Kate Beckinsale, remake di Reykjavik Rotterdam di Oskar Johansson, scritto da Arnaldur Indridason, nel quale Kormákur interpreta il ruolo principale, oltre ad aver prodotto il film assieme a Agnes Johansen con la sua Blueeyes Productions. Il suo ultimo film americano, la commedia d’azione Cani sciolti (2 Guns, 2013) con Denzel Washington e Mark Wahlberg, ha incassato più di 131 milioni di dollari in tutto il mondo.Kormákur sta lavorando a numerosi progetti in Islanda, incluso il thriller psicologico The Oath, che ha in programma di dirigere da un copione scritto assieme a Olafur Egillsson. Ispirato a fatti realmente accaduti e ambientato nell’Islanda moderna, The Oath è prodotto da Kormákur assieme a Johansen.Kormákur ottiene la laurea in recitazione presso la National Academy of Fine Arts islandese nel1990. Viene presto messo sotto contratto dal National Theatre of Iceland, dove diventa uno dei giovani artisti di maggior rilievo e dove resta fino al 1997. Negli ultimi due anni presso il NationalTheatre, Kormákur ha diretto una serie di lavori ambiziosi, preceduti da opere indipendenti di grandesuccesso da lui prodotte e dirette, realizzate in parallelo ai progetti del National Theatre.Nel 2000 Kormákur scrive, dirige, interpreta e produce il lungometraggio 101 Reykjavik. Successivamente “Variety” include Kormákur nella lista “10 Directors to Watch”. In quel periodo Kormákur fonda la propria società di produzione, Blueeyes Productions, continuando a scrivere, produrre e dirigere lungometraggi. I suoi film The Sea, A Little Trip To Heaven, Jar City eWhite Night Wedding ottengono grande successo in Islanda, oltre a numerosi premi internazionali.

Il film The Deep (2012), tragica storia vera di un sopravvissuto a un naufragio avvenuto al largodelle coste islandesi, viene presentato a Toronto e diventa il film islandese in corsa alla nominationper l’Oscar come miglior film straniero.Kormákur ha recentemente opzionato i diritti del libro Independent People, scritto da un autore premio Nobel e molto amato in Islanda, con l’intento di trarne un lungometraggio. Produrrà inoltre il remake americano di Jar City, assieme al CEO di Lava Bear Films, David Linde. Ha inoltre collaborato con CCP Games alla trasposizione del videogioco EVE Universe in televisione.Gli RVK Studios, in collaborazione con CCP, creeranno un concept originale e una storyline ambientatanel mondo di EVE Universe. Inoltre Kormákur ha prodotto e diretto la serie crime islandese Trapped. Tutti i film di Kormákur sonorealizzati dalla sua casa di produzione RVK Studios, chiamata in precedenza Blueeyes Productions,che recentemente opera anche nel settore televisivo e collabora con Dadi Einarsson e con la societàislandese di effetti speciali Framestore, chiamata ora RVX Studios.

Page 4: Droni by Art

La Minerva di Palazzo Balbi di Veronese al Liceo Giorgione, sabato 7 febbraio 2015

Prestito eccezionale dell’opera d’arte “La Minerva tra Geometria e Aritmetica” al Liceo Ginnasio Statale Giorgione – Castelfranco Veneto INCONTRO PUBBLICO con studenti, docenti e cittadinanza

16 FEBBRAIO 2015 ore 9,30 - 14,30

“Sará la Minerva con la Geometria e l’Aritmetica di Paolo Veronese, Giambattista Zelotti e AnselmoCanera, la prima opera d’arte ad essere portata in una scuola veneta”. Lo ha reso noto l’assessore alla cultura e vicepresidente della Regione Veneto, Marino Zorzato, cheha dato il patrocinio alla richiesta avanzata da un gruppo di cittadini per esporre il quadro al LiceoStatale Giorgione per una giornata di studio, attualmente in mostra in Casa Giorgione “Veronesenelle terre di Giorgione” (mostra che terminerà domenica 15 febbraio). Lunedì dunque l’opera saràal Liceo Giorgione, evento storico del secolo!“ Il progetto l’Opera d’arte in classe è stato lanciato dal

ministero dei Beni Culturali assieme a quello della Pub-blica Istruzione nel maggio2014 ed ha visto fino ad orasolo un’unica iniziativa di una scuola di Napoli, per laprecisione “la Madonna di Co-stantinopoli di Mattia Preti del1657, Coll. Museo di Capodi-monte, esposta in chiesa diSant’Agostino agli Scalzi” –si legge nella nota diramata

dal comitato organizzatore. Prima dell’Italia, sono stati gli Inglesi a lanciare quest’iniziativa culturale.Già nel 2013 in Inghilterra un progetto analogo a questo Mibact-Miur ha portato in molte scuole britanniche 26 dipinti celebri, firmati Turner, Monet o Lowry, ad esempio, per stimolare la conoscenzadell’arte. Dunque un lavoro programmato e non sporadico, come si evince dall’esempio napoletano.Il caso della “nostra” Minerva si distanzia moltissimo rispetto all’esempio napoletano, sia nellaforma del progetto che nei suoi contenuti. Grazie soprattutto all’apporto costruttivo di Villaggio Globale International di Maurizio Cecconi.

0504

SCHEDA TECNICATitolo dell’opera: “La Minerva con la Geometria e l’Aritmetica” Proprietario: Regione del Veneto Autori: Paolino spezapreda (Paolo Caliari detto il Veronese), Giambattista Zelotti e Alfonso Canera (di Verona) Anno di esecuzione: 1550 Dimensioni: cm 190×284 affresco di grandi dimensioni, riportato su tela Tecnica: affresco strappato estate 1817 (e non 1816) Origine: Palazzo detto la Soranza (ubicazione: Soranza, frazione di Castelfranco Veneto -Tv) Proprietari del palazzo e committenti: nobili Piero Soranzo e Francesca Emo; mentore Michele San-micheli di Verona (1546), architetto e ingegnere di idraulica Storia: Il brano “Minerva” è uscito dal Veneto asburgico nel 1825-26, assieme ad altri brani(<20+46>), quasi nove anni dopo lo strappo del 1817. Destinazione: Londra. Autore dell’export: Giovanni Vendramini, litografo e mercante con passaporto inglese. Il palazzo La Soranza fu del conte Francesco Maria Barbaro che lo ereditò dai nobili Morosini. La tecnica dello strappo fu attuata dal conte Filippo Balbi nel 1817 (vedi testimonianza del frate Barbisan). La Sacrestia del Duomo conserva ben otto lacerti della Soranza donati dal Barbaro.

Page 5: Droni by Art

Droni by ArtIl giornalismo tascabile. Le journalisme de poche

Il digitale alla portata di mano.di Daniele Pauletto, Angelo Miatello, Claudio Malvestio, Rosanna Bortolon

Brevi interviste a curatori e artisti.Partecipazione di Riccardo Titotto,

Federico Calzavara (studenti IPSIA),Alessandro Perin (studente Liceo Giorgione)Direzione progetto prof. Nazzareno Bolzon

(Trailer 10 min.)

A SCUOLA DI CULTURA

0706

(16/02/2015)MINERVA TRA LA GEOMETRIA E L’ARITMETICA.SIGNIFICATO DELLA SCIENZA NEL RINASCIMENTORegistrazione del trasloco dell’opera d’arte rinascimentale dalla Casa Museo Giorgione al Liceo Ginnasio statale GiorgioneTeam IPSIA Galilei: Riccardo Titotto, Federico Calzavara, Andrea Boccato, Alessandro Puntel,Daniele Pauletto (docente e giornalista) e Nazzareno Bolzon (vice preside)Cronaca di supporto: La Tribuna di Treviso, Il Gazzettino, l’Avvenire, Corriere del Veneto, La Voce del PopoloCoordinamento: Rosanna BortolonFotografia: Franco Vanzo, Daniele MaccagnanAgenzia stampa: FPA2000Trailer: 2 minuti

Sinossi. Alludendo al messaggio lanciato nel settembre 2014 dal Ministro Dario Franceschini al Mart di Rovereto di portare dentro le scuole opere d’arte notificate con lo scopo di avvicinare i giovani alle raccolte museali, un gruppo di genitori ha organizzato un evento eccezionale al LiceoGinnasio Statale Giorgione di Castelfranco Veneto: l’allestimento nella palestra del liceo, in piena sintonia con la dirigenza scolastica, di uno dei più significativi lacerti di palazzo La Soranza che fu affrescato dai giovani Paolo Caliari (il Veronese), Giambattista Zelotti e Anselmo Canera, venduti nel mercato antiquariale londinese nel 1826.Un successo quasi inaspettato in quel lunedì di Carnevale (16 febbraio 2015) che ha visto la presenza massiccia di studenti delle superiori, genitori, professori e autorità (il prefetto Marosu, il vicepresidente della provincia Bonesso, il senatore Conte, il sindaco Dussin). La Bellona-Minervaè un frammento veronesiano (cm 194x284) che fa parte di un intero ciclo eseguito nel 1550 daquattro giovani frescanti veronesi chiamati da Michele Sanmicheli, massimo architetto militare dellaSerenissima, che progettò la villa nei pressi di Castelfranco per conto del nobile Pietro Soranzo, nipote di Zorzi Cornaro. La villa fu rasa al suolo nel 1816 dagli eredi, recuperando circa 186 frammenti dell’intero ciclo con la tecnica dello strappo, allora considerata all’avanguardia, per poi essere “re-incollati” su telaio. Più di un centinaio di questi frammenti furono portati a Londra dal bassanese Giovanni Vendramini che ne promosse la vendita nel mercato antiquariale. Sta a lui l’origine del titolo dell’opera “The Bellona between Mensuration and Calculation” che lo impresse sulla stampa incisa litograficamente nel 1827, di cui la Galleria Maddox pubblica nel suo catalogo l’anno prima.

Page 6: Droni by Art

(6/03/2015)ALLA RICERCA DI UNA NUOVA COMUNICAZIONESOCIO-POLITICA E ARTISTICA NELLA RUSSIA PROLETARIA“Avanguardia russa a Villa Manin di Passariano del Friuli. La collezione Costakis”Interviste: Piero Colussi, soprintendente di villa Manin, signora Aliki Costakis, eredeTeam IPSIA Galilei: Riccardo Titotto, Federico Calzavara, Daniele Pauletto (docente e giornalista) e Nazzareno Bolzon (vice preside)Coordinamento: Rosanna BortolonFotografia: Angelo Miatello, Nazzareno Bolzon, Cartella stampa Villaggio GlobaleAgenzia stampa: FPA2000Trailer: 2 minuti

Sinossi. Un modo nuovo per comunicare con l’occhio vigile del professore che lavora a fianco dei suoi ragazzi piloti-cineoperatori per un giorno d’avanguardia a villa Manin di Passariano del Friuli. Potrebbe essere questo il dispaccio per gli addetti ai lavori.I nativi digitali alle prese con gli avanguardisti russi. Un test che, nel gergo artistico, avrebbe potutoessere una “performance”, vista la contaminazione degli apparati esposti nelle sale della mega villafriulana dell’ultimo doge veneziano, con slogan propagandistici delle Avanguardie russe a caratteri cubitali e gli intervistati: il prof. Piero Colussi, la signora Aliki Costakis, figlia del noto collezionista e Antonella Lacchin, direttore ufficio stampa di Villaggio Globale.Alla domanda “che ne pensa dei minidroni in museo?”, questa la sua immediata risposta:“Per ora siamo agli inizi, come ha sottolineato il co-curatore Piero Colussi, anche il cinema all’iniziodella sua storia leggendaria per portare il movimento nelle scene si basò di stratagemmi (carrelli, locomotiva, scale, palloni aerostati), così questi oggetti volanti sicuramente conquisteranno il mondo dell’arte.”A Villa Manin sono state allestite due mostre, la prima formata da un centinaio di scatti rivoluzionarie sorprendenti di Rodčenko, provenienti da Mosca, e la seconda con oltre 300 opere della collezionedi George Costakis, conservata nel Museo d’arte contemporanea di Salonicco (Grecia), che è unospaccato sull’Avanguardia russa dal 1910 al 1930. La Collezione Costakis rappresenta solo il 30 %di quello che raccolse durante la sua residenza a Mosca dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il 70% gli fu confiscato dallo Stato. La Collezione Costakis è considerata dagli storici dell’arte contempora-nea una pietra miliare per comprendere contaminazioni e originali interpretazioni di un mondo ancora poco studiato in Italia. Quasi per caso Georgij Dionisovič Costakis Mosca 1913-Salonicco) diventa collezionista di opere di artisti russi che il regime rivoluzionario proletario stalinista avrebbe invece distrutto. Un eccentrico autodidatta che la storia dell’arte russa gli è tributaria.

Catalogo della Galleria e Stampa litografica di Vendramini (rintracciati dal Miatello con Google) sonole uniche fonti scritte da cui si possono accertare l’origine del lacerto, oggi custodito gelosamentedalla Regione Veneto a seguito del diritto di prelazione esercitato nel 2002-03 (governatore Giancarlo Galan). La Bellona-Minerva tra Geometria e Aritmetica era in piena sintonia con la politicae la cultura che si stava diffondendo a metà del Cinquecento, con i forti investimenti che il Senatodella Serenissima attuava per l’Università patavina (La Nuova Atene e l’Orto Botanico appartenentea Medicina e Chirurgia) e ad una riforma agricola, cioè l’uso appropriato imprenditoriale del territorio.Una Minerva tuttavia che simboleggiava la Giustizia (Cicerone: “che la giustizia prevalga sulla sapienza, ovvero l’azione pratica si esplica nella difesa dei beni comuni a tutti gli uomini”), in quanto nel caso specifico il proprietario terriero se ne avesse avuto bisogno avrebbe dovuto fare un dettagliato progetto da sottoporre ai Provveditori ai Beni Inculti, il quale avrebbe approvato solose i periti pubblici avessero accertato che l’opera “potesse apportar quattro volte di più utile deldanno che potesse fare ad altri”. Ottenuta l’approvazione, i proponenti “debbano pagare il fondodelle Seriole (l’area espropriata) il doppio della stima fatta per li Periti, sicché li padroni dei fondihabbiano li suoi danari avanti che sia fatta cosa alcuna”. La legge generale sulla bonifica è dal1545. (Ivone Cacciavillani)Da questi brevi annotazioni è chiara la collocazione di una Minerva-Giustizia tra le Arti del calcolo che dovevano rispettare la legge, più un monito cheun’esaltazione che doveva essere culturale, pedagogicoper chi frequentava i localidella residenza di campagna.

0908

Page 7: Droni by Art

(6/05/2015)LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELL’ARTE: TRE ARTISTI RACCONTANO UNO SPACCATO DELLA SOCIETÀ CANADESEBGL, Canadassimo, 2015, Padiglione Canada, Biennale di Venezia 2015. Courtesy BGL, Parisian Laundry, e Diaz contemporanea, Toronto. Curatrice Marie Fraser.Servizio fotografico di Claudio Malvestio, videomaker prof. Daniele Pauletto, servizio giornalisticoAngelo Miatello, coordinamento Rosanna Bortolon, assistente e pilota di minidrone Federico Calza-vara, direzione prof. Nazzareno Bolzon. Interviste agli artisti Jasmin Bilodeau, Sébastien Giguère eNicolas Laverdière e alla curatrice Marie FraserTeam IPSIA Galilei:Agenzia stampa: FPA2000Trailer: 3 minuti

Canadissimo, perchè? “È un riferimento umoristico e iperbolico riferito alla società contemporaneacanadese, quella del consumismo”.Ci può descrivere l'installazione da cantiere? “Canadassimo è un’enorme installazione immersivache subentra e penetra l’intero Padiglione, costituendo diversi spazi tematici. Al di sotto dell’impalca-tura che parzialmente oscura la facciata dell’edificio – darà l’impressione che la mostra sia un can-tiere ancora in costruzione – ci sarà l’entrata di un dépanneur, uno di quei negozietti di quartiere chesi trovano attraversando molte città del Québec, dove si vendono cibo in scatola e prodotti d’uso quo-tidiano. Al di là di questo caotico e consunto negozio si troverà uno spazio abitabile come un loft:benché distante e più organizzata, è una sorta di area protetta dedicata a un appassionato di riciclag-gio. É allestito all'interno "Lo Studio", come lo chiamano i BGL: un luogo affollato di oggetti di tutti igeneri e i tipi. Dopo aver seguito questo percorso, gli spettatori possono rilassarsi su una terrazza cheoffrirà una vista oltre i Giardini, sulla laguna di Venezia.Questo lavoro è inedito? È il lavoro più ambizioso che i BGL abbiano mai progettato e segue unalunga linea di progetti creati in questi anni, fra i quali À l’abri des arbres (2001), Need to Believe(2005) e Le discours des éléments (2006). C'è una sensazione di misterioso quando si passa attra-verso i tubi, è vero? Sì, anche BGL ha spesso lavorato sul tema dell’incidente e della catastrofe. ConCanadassimo non si farà diretto riferimento a quest’aspetto, ma quando si accederà attraverso la dro-gheria si percepirà perfettamente il fatto che qualcosa è già successo. Non è più come prima.C'è una sensazione di misterioso quando si passa attraverso i tubi, è vero? Sì, anche BGL ha spesso lavorato sul tema dell’incidente e della catastrofe. Con Canadassimo non si farà diretto riferimento a quest’aspetto, ma quando si accederà attraverso la drogheria si percepirà perfettamente il fatto che qualcosa è già successo. Non è più come prima.

Miatello: “I ragazzi dell’IPSIA Galilei hanno messo in campo il loro savoir faire per la registrazione in-door di interviste e opere esposte nelle sale mediante minidrone, battezzati per l’appunto “drone byart”, usando lo smartphone come console. É la seconda volta che questo team diretto dal prof. Pau-letto sono alle prese con l’Arte, la prima è del 16 febbraio scorso con la Bellona-Minerva di Veronse(1550) in temporanea esposizione nella palestra del Liceo Giorgione”. Antonella Lacchin: “Curiosità,stupore …da parte dei presenti …ma è stata una cosa bellissima che va ripetuta per affinare le ca-pacità e i risultati”.Bortolon: “i nostri ragazzi possono dare molto di più, tutto sta alla collaborazione e alla sensibilità dichi dirige il comparto scuola. Attività culturali non come passatempo ma veri laboratori didattici for-mativi in cui si sentano motivati e vedano crescere la propria conoscenza in discipline che sembranoper pochi perché a scuola non si inse-gna. La visita di un museo o di un sitoarcheologico va rivista in funzione diapprendimento pratico non teorico. “Pauletto: “Condurre i giovani in unamostra d’arte così importante e speci-fica come Avanguardie russe con i loromezzi comunicativi significa allargare illoro orizzonte. L’uso degli smartphonein certi musei d’Europa è liberissimo.”

1110

Page 8: Droni by Art

C'è un significato politico nell'installazione canadese ai Giardini tra i padiglioni dei paesi chesessant'anni fa erano nemici? I BGL non offrono mai lezioni su tematiche sociali e politiche. Il lorolavoro si sviluppa a partire dal mondo che li circonda. Voglio trasmettere la contraddittoria e semplicebellezza delle cose. Non suggeriscono alcuna soluzione: i BGL lavorano con quel che si può vedere.E i materiali usati? I BGL lavorano con materiali ordinari e quotidiani, con oggetti inutili che costitui-scono, sovrapponendosi gli uni agli altri, i loro lavori. Inevitabilmente, l’installazione completa evoca,fra le altre cose, il contesto all’interno del quale i suoi stessi materiali di base sono stati ritrovati. Pre-messo questo, la Biennale resta un evento internazionale, quindi alcuni visitatori troveranno il lavoroesotico mentre altri potrebbero identificarsi. Forse alcune persone scopriranno, al primo o al secondopiano, una sorta di universalità.All the World’s Futures è il tema della 56.Biennale, che ne pensa? A mio parere ritengo che l’artesi sviluppi attorno all’idea del futuro poiché è sempre un divenire. All the World’s Futures proponeuna valutazione fresca della relazione fra l’arte e i suoi artisti con la situazione attuale. I BGL lavorano con il modo incui le cose appaiono, senzacompromessi, sempre con unsenso di istintivo diverti-mento. In questo senso, laloro partecipazione potrebberappresentare un contributo significativo allo sforzo collet-tivo che la 56. Biennale di Venezia propone.Il servizio giornalistico alla56.Biennale di Venezia è avvenuto durante i primi tregiorni di vernice stampa (6-7-8 maggio 2015). Sono stati visitati i padiglionidi: Corea, Giappone, Canada,Stati Uniti d’America e il Padiglione Venezia diretto da Aldo Cibic.

1312

Page 9: Droni by Art

(01/05/2015)“Museo Archeologico Nazionale di Venezia: Le Invasioni Digitali”LA PRIMA COLLEZIONE PRIVATA DI REPERTI ARCHEOLOGICI DI PUBBLICO DOMINIOL’incursione pacifica del drone by art nelle Sale del Museo Archeologico Nazionale di VeneziaIl progetto droni by art fa parte del programma “Il Giornalismo Tascabile” a cura di FPA2000IPSIA Galilei e Liceo Ginnasio Statale Giorgione – Castelfranco VenetoTeam: prof. Daniele Pauletto, prof. Nazzareno Bolzon, Riccardo Titotto (studente), Federico Calzavara (studente), Rosanna Bortolon (coordinatrice del progetto), Angelo Miatello (giornalista),Claudio Malvestio (Grafico e fotoreporter), Gianantonio Schiaffino (giornalista invitato), Giancarlo Baggio (Gruppo fotografico Pavejon), Stefano Bortolon (gruppo fotografico Pavejon)Agenzia stampa: FPA2000Trailer: 5 minuti

Il MAN di Venezia. Il Museo Archeologico Nazionale di Venezia, in Piazza San Marco, ospita un’importante raccolta di sculture greche e romane, iscrizioni, ceramiche, avori, gemme e una ricca raccolta numismatica, frutto di secoli di collezionismo veneziano. Nato alla fine del Cinquecento comeStatuario Pubblico della Serenissima (1596), fu uno dei primi musei pubblici di arte classica in Europa.Il Museo prende origine dalle donazioni di illustri famiglie veneziane: di Domenico (1523) e GiovanniGrimani (1587). Le sue raccolte rispecchiano il gusto dei collezionisti veneziani e le dinamiche del mercato antiquario veneziano fino alla caduta della Repubblica (1797). Lo Statuario veneziano, a differenza delle corti europee del Rinascimento, le cui collezioni erano composte prevalentemente di antichità di epoca romana, comprendeva già allora un nucleo di opere greche. La città lagunare poteva, infatti, contare su opere provenienti da tutte le aree toccate per secoli dallerotte commerciali veneziane o inserite nello Stato da Mar della Serenissima (Grecia continentale, isoledell’Egeo, Asia Minore), che rifornivano di antichità greche i suoi mercanti, non solo a vantaggio deicollezionisti locali, m anche di acquirenti inviati appositamente in città da principi italiani ed europei. Ci sono statue di epoca classica raffiguranti Demetra e Persefone, ritratti ellenistici e rilievi funerari e votivi di varia epoca e provenienza. Numerose anche le repliche romane di modelli greci di celebri artisti dell’epoca classica quali Kresilas, Prassitele, Skopas e Lisippo. Inoltre un considerevole numero di sculture ellenistiche; celebri sono senza dubbio tre statue di guerrieri celti, note come Galati Grimani,rinvenute in una proprietà di famiglia sul Quirinale a Roma. Dalla capitale provenivano probabilmentealcuni degli esemplari della significativa raccolta di ritratti romani, tra i quali il più famoso è il cosiddetto Vitellio (II sec. d.C.). La galleria di ritratti era una componente fondamentale delle collezionirinascimentali di antichità, dove aveva la funzione di accompagnare la lettura degli autori classici, illustrando, assieme alle effigi monetali, le vicende dei personaggi storici più noti. (…)

Sinossi. Per l’Expo2015, il MAN di Venezia propone un percorso imperniato sul tema “Acqua. Immu-tabile ed Antica” che si inaugura il 3 maggio prossimo con domenica gratuita al Museo. Come pre-view stampa è stata ideata la giornata delle invasioni digitali, cioè un’invasione pacifica di utentidella rete muniti di smartphone che avranno il privilegio di testare per primi il nuovo percorso con laguida della direttrice del Museo e lo diffonderanno in tempo reale sul web. Per la prima volta l’”inva-sione” è stata ripresa anche dai droni , fantascientifici occhi prospettici in movimento nelle sale.Il primo maggio 2015, festa del Lavoro che nel mondo civilizzato viene costantemente ricordato,sarà iscritto nella storia del Museo Archeologico Nazionale di Venezia come un giorno particolare peraver concesso le riprese fotografiche digitali delle sale contenenti una delle più antiche raccolte di re-perti archeologici risalenti al periodo classico ellenico, romano e persino d’epoca egizia, iniziate daicardinali Grimani. Riprese che sono state eseguite da due giovani studenti dell’IPSIA Galilei, pilotandoun minidrone mediante smartphone e “condotti dal loro regista” Daniele Pauletto che integrava as-sieme ad altri fotografi accreditati – Malvestio, Bortolon, Baggio, Bolzon – con ulteriori sequenze.Un lavoro d’equipe, in parte studiato in precedenza con gli studenti Calzavara e Titotto, in parte mo-dulato sul posto per gli spazi piuttosto ristretti, che ha dato dei risultati inaspettati. “Chi mai avrebbepensato di entrare in un museo archeologico per fotografare degli oggetti, statue, lapidi, cammei,gemme, gioielli, glittica pilotando un drone con smartphone? Bene, questo è avvenuto con spirito ge-nuino di tutti che si sono dati appuntamento alle ore 8,45 all’entrata-uscita da piazzetta San Marco(accanto al portone della Marciana, ala del Sansovino), esclusivamente aperta per questo “straordi-nario evento storico”. Un augurio che ci sia in unbreve lasco di tempo una nuova strategia musealeallargata all’intero Veneto.. Il soprintendente Da-niele Ferrara ne è consapevole del mandato che ilMinistero gli ha assegnato: apertura alla Terrafermaper conoscere il Veneto antico, entrando nella storiapiù antica della regione per mettere in risalto unaterra di forti tradizioni e di contatti con popoli vicinie lontani. Adria, Este, Portogruaro, Altino, Fratta Po-lesine con nuovi percorsi espositivi e nuovi apparati didascalici, arricchiti con ricostruzioni e anima-zioni 3D. “Ne siamo consapevoli come genitori perché avvicinare i ragazzi all’arte e alle collezionidei musei è un nostro dovere se vogliamo elevare la loro conoscenza del Mondo antico che ci appartiene” – fa notare Rosanna Bortolon, coordinatrice del servizio giornalistico. Entusiasti Daniele Ferrara, soprintendente del Polo Museale Veneto, che ha accolto l’equipe castellana e Michela Sidiari, direttrice del Museo che ha accompagnato nelle sale del museoil minidrone pilotato da Federico Calzavara e dall’ “assistente di volo” Riccardo Titotto. 1514

Page 10: Droni by Art

Riprese da più punti, scatti con diversi apparecchi fotografici, dai più sofisticati ai più comuni, che devono essere “assemblati” per lanciare la notizia e fare breccia nell’arcipelago del youtube,piattaforma in cui milioni di persone la usano. Il lavoro del videomaker Pauletto trova una sua filosofiad’essere, una sorta di voler comunicare con poco, anche se alla base c’è una lunga preparazione dietro le quinte. E chi ci aveva pensato prima? Ma dove sta la novità, nello strumento che vola dentro fra “anticaglie e statue antiche” o nella voglia di sospingere il Ministero dell’Istruzione di voltare pagina? In effetti sia la Regione che il Miur devono fare un passo avanti.“Abbiamo iniziato con la Bellona-Minerva di Paolo Veronese portandola nella palestra del Liceo Giorgione, registrandone il delicato trasloco, poi via, via un crescendo di appuntamenti giornalistici, alla ricerca di provocare la curiosità dell’oggetto volante, dei nativi digitali che vogliono essere protagonisti, dei loro docenti che li instradano. Questo è un lavoro artigianale che speriamo ci porti a scoprire nuovi orizzonti” – ci confidano i prof. Pauletto e Bolzon.

Servizio fotografico e giornalistico con i Droni GalileiINVASIONI DIGITALI – 1 maggio 2015 – Museo Archeologico Nazionale Venezia.

Percorso Acqua. Immutabile ed Antica (dal 3 maggio al 31 ottobre 2015)

L’Agenzia stampa Cultura FPA2000 ha avuto l’onore di eseguire dei servizi fotografici e giornalisticinella mattinata di “Invasioni Digitali” all’interno del Museo Archeologico Nazionale, curati da:Rosanna Bortolon, coordinatrice FPA-agenzia stampa, Angelo Miatello, giornalistaClaudio Malvestio, grafico e fotografo (Padova), Nazzareno Bolzon, vice preside IPSIA Galilei – Castelfranco Veneto, Daniele Pauletto, giornalista e videomaker, docente IPSIARiccardo Titotto pilota minidroni (studente IPSIA)Federico Calzavara pilota minidroni (studente IPSIA)Giancarlo Baggio, fotografo e presidente Club fotografico Pavejon (Castelfranco Veneto)Stefano Bortolon, fotografo riprese digitali Club fotografico PavejonGianantonio Schiaffino, giornalista Newsonline (testata nazionale)

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismoDirezione Generale Musei. Polo Museale del VenetoDirezione Generale Musei Polo Museale del Veneto: Soprintendente Dott. Daniele FerraraDirettore del MAN-Venezia: d.ssa Michela Sidiari

1716

Page 11: Droni by Art

(26/06/2015)Giardino della biodiversità all’Orto Botanico dell’Università di Padova: Jean Dubuffet.Il teatro del suolo”DALL’ORTO DEI SEMPLICI AGLI ESPERIMENTI DI JEAN DUBUFFET, L’INFORMALE CHERECUPERA UN’ANCESTRALE INTIMITÀ CON LA MATERIA PRIMA DEL MONDO…IPSIA Galilei e Liceo Ginnasio Statale Giorgione – Castelfranco VenetoTeam: prof. Daniele Pauletto ( giornalista e videomaker), prof. Nazzareno Bolzon, Federico Calzavara (studente), Gianni Perin (genitore), Alessandro Perin (studente), Rosanna Bortolon (coordinatrice del progetto), Angelo Miatello (giornalista), Claudio Malvestio (Grafico e fotoreporter)Interviste:Nicola Galvan (curatore della mostra), Giuseppe Zaccaria (Rettore UniPd), Romano Artoni (Deputy Regional Manager Unicredit)Agenzia stampa: FPA2000Trailer: 4 minuti

JEAN DUBUFFET. Il Teatro del Suolo.Padova, Giardino della biodiversità all’Orto botanico 26 giugno – 31 ottobre 2015.

Mostra a cura di Nicola Galvan

Nelle trecentoventiquattro tavole dei Phénomènes, noi non ci siamo. L’immagine degli esseri umani,del loro corpo, delle cose abitualmente toccate dalle loro mani, rimane essenzialmente estranea alpiù noto ciclo litografico di Jean Dubuffet, che si offre alla nostra lettura come un registro monumen-tale delle fenomenologie riconducibili alla natura e ai suoi elementi. Nonostante le loro specificitàpoetiche e stilistiche, i ventidue portfolio che lo compongono, esito di un lavoro che ha impegnatol’artista francese dal 1958 al 1962, non sono scindibili dalle coeve esperienze sviluppate in campopittorico. Rappresentano piuttosto l’ultima frontiera della cosiddetta celebrazione del suolo, una faseespressiva che ha connotato il suo ricercare durante gli anni Cinquanta e che lo ha visto sondare, sianel versante figurativo, sia in Dispositif au sol, 9 da Tables rases quello astraente delle opere, il va-lore simbolico e narrativo della pura terrestrità. I “luoghi” privilegiati dalla pittura di Dubuffet erano allora costituiti dai panorami scabri, dalle superfici anonime e petrose, dagli assemblaggi ottenuti con il giustapporsi di veri elementi botanici.Ad affiancarli, ma anche a manifestarsi non di rado nel loro contesto, erano teste e corpi umani cheapparivano inscritti nella terra o con la terra plasmati. Attraverso essi prendevano vita personaggigrotteschi e deformi, definiti secondo modalità rappresentative infantili, i quali mantenevano peròquale riferimento la stessa figura umana poi dimenticata nelle tavole dei Phénomènes.

1918

Page 12: Droni by Art

2120

Page 13: Droni by Art

L’Art brut (Arte povera). Era attraverso questo apparato iconografico, diretto discendente di quellogià sviluppato nei lavori passati alla storia con la definizione di Art brut, che Dubuffet consumava, pa-rallelamente ad artisti guidati da una simile tensione intellettuale, la sua personale elaborazione dellutto. Scaturita dalla smisurata tragedia del secondo conflitto mondiale, tale meditazione aveva tro-vavo una “irregolare” formulazione espressiva negli Ostaggi di Jean Fautrier, nei sacchi di AlbertoBurri, nelle desolazioni post nucleari di Enrico Baj. Senza rinunciare alla sua peculiare cifra sarcastica,e volgendosi più di altre verso la dimensione del primario, l’opera di Dubuffet partecipava dunque aun diffuso sentire in cui, alla costernazione per un mondo ferito, si mescolava una radicale avversionenei confronti delle preesistenti strutture sociali e culturali; le stesse che, colpevolmente o meno, ave-vano permesso la pianificata follia dell’ultima guerra. In ambito artistico, ciò aveva quale riflesso undesiderio di azzeramento di ogni codice rappresentativo tradizionale, proposito perseguito dagli espo-nenti delle nuove tendenze e, con particolare coerenza, da quelli dell’Informale. Pur modulandosi se-condo sensibilità differenti, la loro asserzione espressiva si mostrava orientata dalla spontaneità piùche dalle facoltà razionali, affidandosi fiduciosa a quegli stessi automatismi già investigati dal movi-mento surrealista. Contemplava, inoltre, il contributo fattivo del caso. Les Phénomènes, dalla casualità all’agnizione. Quantomeno non preordinata è stata, infatti, la nascita dei Phénomènes, superfici variamente istoriate che, opportunamente ritagliate e ricomposte,Dubuffet aveva pensato di destinare alla configurazione dei Reports d’assemblages (1), ciclo litografico del quale verranno compiuti pochi, pregevoli esemplari. È in corso d’opera, dopo cioè lastampa delle prime tavole, che l’autore ha compreso la loro facoltà evocativa. Si deve perciò a una folgorante “agnizione” il successivo sviluppo sistematico di questo inventario d’immagini della natura astratte eppure verosimili, censimento poetico di avvenimenti grandi e minuti, visibili enascosti. Per la loro creazione, Dubuffet ha fatto ricorso da un lato alla pratica dell’impronta – giàesperita nelle carte e nelle litografie degli Assemblages d’empreintes – esercitata adagiando la cartada riporto inchiostrata su superfici dalla diversa identità materiale; dall’altro, a procedimenti di carat-tere fisico e chimico riguardanti la lastra litografica. Un’arte alchemica. Questo articolato sistema operativo, che ha visto l’artista descrivere la naturanon attraverso gli strumenti della pittura o del disegno, ma bensì diventando natura, attivando cioèdei processi in grado di generare eventi e territori immaginari, è stato di volta in volta orientato versola pura possibilità di un’analogia, solo in un secondo momento riconosciuta e dotata di un nome (2).Impadronendosi della funzione più profonda della poesia, Dubuffet si è assunto il compito di nomi-nare il mondo davanti ai suoi occhi, anzi, un mondo da lui stesso ricreato. I titoli che accompagnano iPhénomènes risultano sovente sorprendenti, illuminando la polivalenza visiva delle opere.

È il caso di alcune versioni a colori di tavole già presentate nei portfolio in bianco e nero, nelle quali,stando al nuovo nome loro conferito, l’acqua si è mutata in terra, la terra in aria, senza che l’imma-gine abbia perso verosimiglianza: un gioco di specchi tra i diversi elementi, innescato dalle proprietà“alchemiche” del colore. Metafore, idee, corrispondenze attraverso la litografia. Ogni aspetto processuale sotteso all’esecuzione di questo imponente ciclo, se attentamente ponderato, sembra però dare luogo a imprevedibili ambienti di metafore e corrispondenze, così come a semplici associazioni d’idee. Tale considerazione viene confermata anche nel momento in cui si cerca di comprendere l’interesse di Dubuffet verso la lingua della litografia: una tecnica di stampa che prevede la realizzazione o il riporto di un’immagine sulla pietra – materia proveniente dallo stesso suolo indagato in questi lavori– di cui il foglio di carta serberà in seguito l’impronta – elemento che abbiamo visto essere tra leloro premesse. L’analisi della costruzione compositiva delle singole tavole, nonché dei portfolio chele presentano in sequenza, riferisce invece di una loro curiosa affinità, probabilmente non ignotaall’artista, con il mondo musicale. Nel saggio “Note sulle litografie” per “reports d’assemblages” e sulla serie dei “Phénomènes”, è egli stesso a definire tastiera l’insieme del materiale di base per i Phénomènes, rappresentato dalla raccolta delle impronte rilevate nell’ambiente circostante. Se, come per le note musicali, il numero di queste matrici primordiali era limitato, illimitate erano leloro possibilità di combinazione, che Dubuffet ha esplorato sovrapponendole le une alla altre, perve-nendo a immagini sempre nuove. Quelle giudicate più eloquenti sono così divenute i singoli movi-menti della suite rappresentata dall’intero portfolio, che assieme agli altri ha dato luogo a unacomposizione ancora più ampia. Tredici album in bianco e nero e nove a colori. Ognuno di questialbum – sono tredici quelli stampati in bianco e nero, contenenti ciascuno diciotto tavole, nove quellia colori, che ne contengono dieci – risulta in effetti connotato da un suo carattere, da un suo tema,da una sua struttura narrativa. Ecco dunque richiamati, grazie a texture più e meno omogenee, sa-ture di tracce oppure rarefatte, il fluire dell’acqua, l’asprezza del suolo, il mistero dell’ombra, l’evane-scenza dell’aria. Dando loro forma, Dubuffet ha evitato qualunque allusione alle categorie romantichedel sublime o del pittoresco, per lungo tempo coinvolte, pur con differenti declinazioni, nella restitu-zione poetica della natura. Ha condotto la sua impresa creativa ricorrendo a uno sguardo immagina-tivo piuttosto che a uno oggettivo o scientifico, sebbene l’autore sembri condividere con le figure delgeologo, dell’agrimensore, del botanico, la medesima profondità nell’osservazione, e dunque l’inte-resse per il recondito, l’impercettibile, l’apparentemente ordinario. Ha tradito consapevolmente, in-fine, l’impostazione compositiva del paesaggio, abolendo non solo una visione di tipo prospettico,ma anche la rappresentazione dello spazio come entità che accoglie e raccorda le cose.

2322

Page 14: Droni by Art

Non vi è infatti illusione di spazio, nei Phénomènes, se non dentro le cose stesse, conseguenza dellavolontà dell’autore di recuperare un’ancestrale intimità con la materia prima del mondo, sino ad af-fondare in essa e nelle sue superfici. Una natura dopo l’uomo. In queste immagini che non hanno un precedente nella storia delle arti visive, Dubuffet ha materializzato il respiro incessante di una natura dopo l’uomo, che dell’uomosembra attendere la palingenesi e il risveglio. Con la conclusione dell’ultimo degli album che le raccolgono, nell’aprile del 1962, si è chiusa idealmente una stagione da considerarsi cruciale per l’Informale e per l’avventura creativa dell’artista, già a quella data proiettata verso le folle brulicantidel ciclo Paris Circus e i nuovi, colorati campi plastici de L’Hourloupe.

Note1) “Utilizzai […] gli effetti provocati da miscele di acqua e benzina, l’ossidazione delle lastre di zinco esposte al sole, le fessurazioni delle vernici, la polvere di resina riscaldata con la fiamma sulla pietra, e ogni altro tipo di esperienza del genere. In nessun caso il pennello o la matita. La loro intrusione mi appariva scioccante e mi sembrava snaturare il significato della mia impresa.” J. Dubuffet, in Note sulle litografie per “reports d’assemblages” e sulla serie dei “Phénomènes”, in A.A.V.V., Informale, catalogo della mostra, Modena, Foro Boario,18 dicembre 2005 – 9 aprile 2006, Skira Editore, Milano, pag. 80, traduzione di S. Bottazzin e G. Mastinu

2) “Per alcune delle tavole l’evocazione si impose in maniera così evidente che il loro nome si presentava da solo irrefutabilmente. Per altre l’evocazione era meno specifica, più polivalente, più generale, a cavallo di registri multipli, il titolo era dunque oggetto di discussione. Una cosa merita, tra parentesi, di essere notata, è il raddoppiamento del potere evocativo di cui si dotavano le tavole al momento in cui ricevevano il titolo e la forza irresistibile con la quale l’immagine veniva inghiottita dal nome che gli veniva conferito, a volta un poco arbitrario. Era istruttivo verificare fino a che punto la funzione dell’artista consista tanto a creare delleimmagini quanto a nominarle. Credo anche che questa funzione di lettura […] è molto più importante per un artista che non l’elaborazione delle immagini stesse. Credo che le scoperte più feconde avvengono non a partire dall’esecuzione delle immagini ma a partire dall’interpretazione che se ne fa. Credo anche che questafacoltà di veggenza davanti a un’immagine può essere per chiunque oggetto di esercizio e che chiunque abbiaintenzione di compiere un atto creativo farà bene a coltivarla almeno quanto la sua agilità manuale.” J. Dubuffet, in Note.. cit., pag. 81

[“agnizione”, svelare, rivelazione della vera identità…]

Biografia Jean Dubuffet (Le Havre, 31 luglio 1901 – Parigi, 12 maggio 1985) è stato un pittore escultorefrancese di fama mondiale. Fu il primo a teorizzare ed introdurre il concetto diArt Brut.Dopo aver frequentato per due anni l’Accademia d’Arte locale, nel 1918 si reca a Parigi per frequentare l’Académie Julian, che lascia dopo appena sei mesi. In questo periodo frequenta Suzanne Valadon, FernandLéger e Raoul Dufy, ed ha una forte influenza su di lui il libro di Hans Prinzhorn sull’arte degli alienati; Dubuffet è anche affascinato dalla produzione dei popoli primitivi, dall’arte africana, dai disegni tracciati daibambini e dai malati di mente. Nel 1923 vive in Italia e nel 1924 in Sudamerica. Smette di dipingere molti anni, lavorando come disegnatore industriale. Per un lungo periodo si occupa della gestione dell’Azienda vinicola familiare di Buenos Aires. La scelta di diventare pittore è avvertita in lui fin dai tempi dell’Académie Julian ma poi, più volte ritrattata, diventa definitiva nel 1942 e, nel 1944, tiene la sua prima mostra personale alla Galerie René Drouin di Parigi. In questo periodo lo stile delle sue opere è influenzato dall’astrattismo di Paul Klee. L’attività artistica Inizia nel 1945 il vero e più sentito percorso artistico di Dubuffet, quando teorizza ed introduce il concetto di Art Brut, lavori che sono spontanei, immediati,prodotti da persone prive di specifica formazione artistica, come i malati mentali, i bambini. Nel 1947, assieme ad André Breton, Paulhan e Drouin fonda la “Compagnie de l’art brut”: il termine definiscel’attività creativa di “artisti loro malgrado”, che creano senza intenzioni estetiche, per una personale pulsioneemotiva confluente in una comunicazione immediata e sintetica. Contemporaneamente organizza una mostraesponendo i disegni di bambini e alienati mentali. Organizza la sua prima personale americana che si svolgerà a New York, alla Pierre Matisse Gallery. Sin dall’inizio della sua avventura artistica, Jean Dubuffet rivendica delle posizioni anticulturali, poiché secondo lui la cultura impoverisce, soffoca, livella, genera tenebre e, per dirla in altri termini, è asfissiante. Il suo obiettivo è quello di liberarsi della tradizione artistica, per andarealla ricerca di forze artistiche originali e tracciare una nuova strada per l’arte. Seguendo l’esempio di numerosi pittori dell’avanguardia, quali Kandinskij, Mirò o Klee, Dubuffet presta un’attenzione speciale ai disegni infantili. Confrontando un grande numero di disegni e dipinti eseguiti da Dubuffet tra gli anni Quaranta e Cinquanta con opere infantili che egli ha avuto tra le mani e che hanno suscitato il suo interesse, è facile riscontrare una serie di influenze iconografiche e formali. Il disegno infantilenon costituisce per lui un modello estetico. Se a livello formale sono presenti alcune similitudini con l’arte infantile, questo elemento deve essere letto come il riflesso di un’influenza determinante di tutt’altra portata,che permea il suo approccio filosofico e ideologico. New York lo colpisce, e vi risiede dal 1951 al 1952; dopodiché torna a Parigi, dove ha luogo nel 1954 una retrospettiva al Cercle Volney. Dal 1949 al 1960 si dedica a vari cicli di opere: Paysage Grotesque (1949-1950), Corps de Dames e Sols et Terrains(1950-1952), Assemblage e Texturologie (1953-1959), Materiologìes (1959-1960). Sperimenta anche in campo musicale, assieme all’amico Asger Jorn. Nel 1957 lo Schloss Morsbroich a Leverkusen, in Germania, è il primo museo che gli dedica una retrospettiva. Lo seguiranno successivamente ilMusée des Arts Décoratifs di Parigi, il Museum of Modern Art di New York, l’Art Institute di Chicago, lo StedelijkMuseum di Amsterdam, la Tate Gallery di Londra e la Solomon R. Guggenheim Museum di New York.

2524

Page 15: Droni by Art

Venezia ospita le sue opere a Palazzo Grassi nel 1964, con l’esposizione dei quadri di una serie iniziata nel1962, l’Hourloupe. Viene pubblicata una raccolta di scritti, Prospectus et tous écrits suivants nel 1967, anno incui inizia la realizzazione di strutture architettoniche da lui progettate; poco dopo inizia varie sculture monumen-tali commissionategli per esterni. Nel 1971 realizza i suoi primi oggetti scenici, i “practicables”. Nel 1980-1981 ha luogo una ricca retrospettiva all’Akademie der Kunste di Berlino, al Museum Moderner Kunst di Viennae alla Joseph-Haubrichkunsthalle di Colonia. Nel 1981 il Solomon R. Guggenheim Museum di New York gli de-dica una mostra in occasione dell’ottantesimo compleanno. Dubuffet muore a Parigi il 12 maggio 1985.

CronacaINASPETTATA INCURSIONE PACIFICA DIGITALE CON UN MINIDRONE DEGLI STUDENTI DI UNASCUOLA PROFESSIONALE DELLA CASTELLANA NEL PADIGLIONE COLLATERALE DI EXPO2015“Droni by Art. Il giornalismo tascabile” (Le Journalisme de poche) è un’ iniziativa per promuovere l’arte tra i giovani.... Tutti concordi nel cercare nuove vie per avvicinare i giovani alle Arti con i nuovi mezzi di comunicazione. Questo messaggio così semplice e conformista mette in luce i costi esorbitanti di tanteopere faraoniche che non sono ancora riuscite a far decollare l’occupazione giovanile, una delle piagheitaliane che da anni attanaglia le famiglie...Da una parte “il giornalismo tascabile”, visto che si tratta di strumenti digitali che tutti hanno e conoscono,dall’altra una passione artigianale di insegnare che attraverso l’arte, la mente si apre, perfezionando la tecnica comunicativa. Cos’è l’arte se non quell’immaterialità che serve ad essere ingegnosi, diversi, pronti a non farsi travolgere dagli stereotipi. Un capannone in più non porta guadagno ma un ragno sì, nel vederlotessere la sua rete per sopravvivere. Dal trasloco della Bellona-Minerva di Paolo Caliari detto il Veronese alle mani di Renzi, il premier di sinistra più famoso al mondo, il minidrone del-l’IPSIA di Castelfranco Veneto ininterrottamente ha accumulato testimonial,neanche che fosse una pepita d’oro. Ci si è resi conto che la comunicazione oltrepassa le barriere del suono senzadover ricorrere alle pistole puntate o ai tagliagole, ma usando un oggetto-gio-cattolo equipaggiato di memoria, fotocamera e batteria, pilotato da un nativodigitale. I test di questi mesi – Avanguardia Russa a Villa Manin, le interviste a Gasparini e Vecchiato della Regione Veneto, Slip of the tongue a Punta dellaDogana, Le Meraviglie di Venezia al Palazzo della Regione, Acqua al MuseoArcheologico Nazionale di Venezia – confermano quanto da tempo stiamocombattendo: i giovani non sono amorfi, anzi hanno tanta energia da spendere. Il brindisi del governatore Luca Zaia o la conversazione con l’industriale Tomat sono due stimolanti incontri con i nostri giornalisti di FPAche offrono uno spaccato del momento critico in cui viviamo.

ISTRUZIONE DIGITALE

2726

(15/04/2015)STUDENTI DELL’ALBERGHIERO SFRATTATI DAL CONVITTO MAFFIOLI. INSORGONO I GENITORIIl convitto G. Maffioli è una struttura ricettiva concepita per offrire un servizio residenziale a chi neabbia bisogno. La sua storia è legata allo sviluppo rurale e socio-economico di questo territorio, anzidel Veneto. Negli anni Sessanta del secolo scorso, il sindaco Menego Sartor fu il promotore di questaidea geniale, ricavata fra l’altro dal teorico protestante danese Bishop Grundtvig, tanto che ebbe unalarga risonanza negli ambienti internazionali, Fao di Roma, CEE di Bruxelles e persino Nato di Parigi.L’orgoglio di rispolverarlo è così grande che ci viene la pelle d’oca. Oggi le generazioni non possonocapire che cosa significasse una scuola professionale per imparare a fare l’agricoltore o a dotarsi di undiploma comunque quinquennale, in un periodo in cui l’esodo dalle campagne era sistematicamentefrequente verso il nord Italia e l’Estero. E nemmeno che fuori della porta di casa si doveva conviverecon le armi nucleari nascoste “sottoterra” (a ridosso dell’aeroporto di Istrana-Fossalunga). La Guerra Fredda era il problema più grande oppure passava via come se niente fosse? Strano enello stesso originale che l’avv. Menego Sartor, che fece gli studi in California (emigrò con il padrecontadino sotto il fascismo), fosse intervistato dal giornalista Jean de Madre per un lungo serviziospeciale per il mensile “NATO Letter” nel novembre 1966 (l’ultimo numero prima di trasferirsi a Bruxelles). Oggi possiamo anche pensare che la sua testimonianza dimostrava che qui, in questeterre, non c’era da preoccuparsi perchè la gente voleva pace e prosperità. E così credo sia stato il messaggio per gli Alleati Americani (“nostri fratelli da sempre”). “Un Veneto sicuro, pronto un domani a darci una mano se avessimo avuto bisogno” – avranno pensato nelle alti sfere del Pentagono. Ora il Convitto G. Maffioli è “abitato” da 48 studenti chehanno potuto disporre di questa struttura ricettiva per avanzare i loro studi superiori. L’iscrizione scolastica è stata chiara (“Pacta sunt servanda”). Certamente è un servizio, un comfort,un sollievo per molte famiglie. “Vivere in convitto fa crescere il giovane che si abitua a relazionarsi ea diventare adulto, dato che il suo mestiere lo porterà ad essere un ambasciatore dell’Italia”.Perchè allora pensare di chiuderlo per “tagliare gli sprechi”? “Sarebbe un problema di esubero di personale” mi informa un assessore castellano, che di mestiere fa l’allevatore, “non si può tenere in piedi una struttura che costa tre volte di più rispetto ad un qualsiasi albergo”- aggiunge con una certa insicurezza. Il vicesindaco non si sbilancia, lui è abituato a far quadrare i conti...

Page 16: Droni by Art

Che sta succedendo? Il bene pubblico gestito a suon di voti da politici che finiscono sotto i riflettori della Ragioneria di Stato, qualcuno va anche in galera, qualche altro fa carriera. Ogni tanto Castelfranco fa il ruggito del leone ma poi viene bastonato e ferito. “Ieri era il Foro Boario (scheletro), il mega parcheggioaccanto alla stazione (labirinto in degrado), le corsie spartitraffico con le mille lavande bruciate dalle polveri sottili (via dei Carpani), la strada monca tra via forche e la stazione, gli alloggi in legno, ferro e cemento (vuoti) per anziani (borgo Treviso), il Tribunale (cancellato) ai Giardini del Sole, persino sede scolastica, il mega servizio diurno per Alzheimer (cantiere fermo da cinque anni), le montagne di detriti (?)coperte da teloni nelle rotatorie (da sette anni), i lunghi corridoi tirati a specchio (e condizionati) di unospedale cento volte maggiorato rispetto alle attrezzature performanti, classi sparpagliate delle superioripersino in prestito a Montebelluna (futura sede dell’alberghiero Maffioli?)…Per finire …Il convitto si deve chiudere per lasciare spazio alle aule per gli agrari”. E i ragazzi dell’Alberghiero? “Che vadano altrove. Qui non c’è posto per loro. Dobbiamo fare aule”. Però Luca Zaia con la sua affermazione “Se fossimo autonomi ciò non succederebbe”, pone l’accento sulla politica, anzi su un’idea di un Veneto indipendente che si autogestisca le risorse. La breve intervista fatta da FPA2000 ( Pauletto, Miatello, Bortolon e Perin) mette i puntini sulla i: il convitto va sostenuto perché è utile.

2928

(14/04/2015)ZAIA DALLA PARTE DEGLI STUDENTI E DELLE FAMIGLIE: contro la chiusura Convitto Maffioli di Castelfranco VenetoÉ il titolo dell’intervista al governatore del Veneto, Luca Zaia a proposito della imminente chiusura del Convitto G. Maffioli di Castelfranco Veneto, sito sulla Antica Postumia (direzione Est-Ovest, progettista ing. Manildo di Treviso, anni ’60). Il team FPA composto da Angelo Miatello, Rosanna Bortolon (presidente), Gianni Perin (fotografo freelance), prof. Daniele Pauletto (videoma-ker) ha incontrato il governatore a Conegliano, nel mentre che si accingeva ad entrare al Teatro Accademia di Conegliano per un convegno “Competizione ed aggressività nello sport: il segreto del successo?”, organizzato dall’Associazione Italiana Arbitri-Sezione di Conegliano. Schietto come sempre, Zaia ha ribadito quello che da tempo manifesta senza tanti peli sulla lingua:“sarò sempre da parte dei giovani e degli studenti perché è un loro sacrosanto diritto avere scuolesempre migliori e competitive. Il servizio erogato da un convitto scolastico, tipo quello G. Maffioli di Castelfranco non va chiuso per un problema di spreco, piuttosto sarà da rivedere cosa che non va.E’ un po’ quello che sta succedendo alla Sanità, che si vuole chiudere con tagli lineari e orizzontali,quando sappiamo che di sprechi in Italia sono infiniti. Noi dobbiamo salvare questi Istituti, anzi per quanto riguarda lo storico Convitto Maffioli di Menego Sartor, l’artefice dello sviluppo socio-economico nel campo dell’agricoltura (sperimentale) dei primi anni ’60, ci sarà tutta la mia attenzione, consapevole che se fossimo autonomi ciò non accadrebbe mai”.Questa in sintesi la posizione del governatore della Regione Veneto che mette in guardia alleati enon sul modo in cui ci si debba contrapporre ai vari problemi che da tempo assillano i veneti. La Regione non è direttamente competente delle infrastrutture e dei programmi scolastici. In un groviglio di norme desuete o espressione di un centralismo burocratico, pesante e mastodontico, ci siimbatte in continui battibecchi, scaricabarili, trascuratezze. Il comparto scuola di Castelfranco Venetoha più di diecimila iscritti con sette Istituti Superiori, due Istituti Comprensivi Statali, una decina discuole materne. É il secondo polo scolastico della Marca Gioiosa. Possibile che non riescano ad orga-nizzarsi in un modo decente e decoroso? La scuola costa appena il 10% della sanità però deve for-mare medici, infermieri, impiegati con un titolo di studio o con una formazione scolastica modernaed europea, aperta e preparata ai cambiamenti della società. Le tappe della questione “Convitto vachiuso” sono ormai delineate come il Giro d’Italia 2015 (quattro tappe nel Veneto, ndr.), sono inpianura, in salita o a cronometro. La proiezione del docu-film di Luciano Zaccaria sui convittori e con-vittrici G. Maffioli, la doppia intervista al governatore Luca Zaia, le riunioni dei presidenti degli istitutiscolastici coordinati da Rosanna Bortolon, la prassi burocratica rispettata, altri incontri e proiezioni,una possibile partecipazione alla Mostra del Cinema (il Docufilm del regista Zaccaria)…rivoluzioneranno il modo di fare politica.

Page 17: Droni by Art

3. Per concludere ci saranno delle brevissime interviste ricavate da vernici stampa di mostre d’arte a cura del prof. Daniele Pauletto “Drone by Art. Il Giornalismo tascabile”. Un modo diverso per comunicare l’arte soprattutto cercando di avvicinare i nativi digitali alle ricchezze custodite dai musei, spesso avvolte da misteriosi fantasmi che le rendono mute. Un avvio in crescendo che è partito proprio da Castelfranco con il trasloco della Bellona-Minerva di Paolo Caliari detto il Veronese da Casa Giorgione alla palestra di un Liceo statale affinché i ragazzila potessero vedere da vicino, capirla, fotografarla, “conquistarla”. Poi via, via interviste sempre più importanti e ricche di spunti: a Villa Manin per “AvanguardieRusse”, al Palazzo amministrativo della Regione per l’incontro con i massimi dirigenti di Expo Veneto, a Punta della Dogana per “Slip on the tongue”, ancora al Palazzo amministrativo della Regione per “Meraviglie di Venezia. Il tesoro di San Marco” (award Europa Unita), a Ca’ Giustinianper la 56.Biennale di Venezia, “Guardando avanti. L’evoluzione dell’arte del fare” del Padiglione Venezia.

Questi tre momenti con temi diversi hanno però in comune un minimalismo “strumentale” (smartphone, camere digitali, tablet, minidroni, piccoli registratori vocali), il mondo scuola e una voglia matta di parlare direttamente al cittadino “al tuo prossimo”. Da una fiction che centra perfettamente il bersaglio – il diritto inalienabile della persona – alle promozioni culturali nei musei, alla storia quotidiana di tanti giovani che vengono a scuola perimparare, grazie appunto ai social network. La serata del 29 aprile servirà anche come conferenzastampa per informare l’opinione pubblica che questi video saranno proiettati presso lo Spazio della Regione Veneto, Film Commission, durante la 72. Mosta Internazionale del Cinema d’Arte di Venezia. Un “Analcolic Happy Hour” sarà offerto dai bravissimiragazzi del Maffioli a chiusura dell’incontro per festeggiare gli invitati a salire in cattedra. Foto di gruppo, selfie e riprese di contorno immortaleranno l’evento di via Giuseppe Verdi.

Ingresso libero. Auditorium Liceo Ginnasio Giorgione via Verdi, 25 Castelfranco veneto (TV“Intervista al D.S. dr. Giuseppe Ceccon: Una scuola piena di talenti” 1- “La semplice intervista” di Giacomo Mazzariol (video di 5,31 minuti) 2- “Là dove comincia il giorno” del regista Luciano Zaccaria (video 15 minuti) 3- “Drone by Art. Il giornalismo tascabile”, di A. Miatello e prof. D. Pauletto (brevi interviste con video postati)Fonti https://fpa2000.wordpress.com/2015/04/21/guardando-avanti-levoluzione-dellarte-del-fare-9-storie-dal-veneto-digitale-non-solo-digitale/

(16/04/2015)IL CINEMA TASCABILE È DI SCENA AL LICEO GIORGIONE: MAZZARIOL, ZACCARIA, PAULETTO TRE “REGISTI” A CONFRONTOMercoledì 29 aprile alle ore 18,30, nell’Auditorium del Liceo Ginnasio Giorgione di Castelfranco Veneto, incontro pubblico con gli autori di video (“corti”) da promuovere allo Spazio della RegioneVeneto della 72.Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Sono stati invitati: lo studente Giacomo Mazzariol, che ha riscosso un enorme successo nella Retecon “La semplice intervista”, il regista Luciano Zaccaria, autore del recente “Dove comincia il giorno”con gli studenti-attori del Maffioli, il prof. Daniele Pauletto artefice di un nuovo modo di comunicarel’arte con minidroni e smartphone, cui collaborano Angelo Miatello, Rosanna Bortolon, Claudio Malvestio, Nazzareno Bolzon, Federico Calzavara.

ProgrammaSi inizia con un’intervista al DS dr. Giuseppe Ceccon nel suo ufficio e al talentuoso Giacomo Mazzariol, come apertura della serata.1. La trama del video “La semplice intervista” che dura poco più di cinque minuti tratta una sim-patica storia tra Giovanni in cerca di un primo impiego e suo fratello Giacomo, nei panni di un proba-bile imprenditore che gli concede un colloquio. Tutto si svolge tra l’ufficio e i rimandi di fattisequenziali che il giovinetto ne dimostra ampia padronanza. “Questa è la prima proiezione pubblicain una sala e non c’era di meglio organizzarla nel nostro Liceo” – ha affermato il preside, “anche in vista di una possibile proiezione alla 72.Mostra del Cinema di Venezia, presso lo spazio della Regione Veneto (Film Commission)” – ha aggiunto Rosanna Bortolon, presidente del CdI – “di cui ce ne occuperemo per inoltrare la pratica assieme all’Associazione internazionale del diritto e dell’arte AIDA”. Una copia del video sarà omaggiata al Segretario generale delle ONU Ban Ki-moonche il 21 marzo scorso ha diramato una dichiarazione solenne per invitare gli Stati e i loro governi adattivarsi per migliorare le condizioni sociali delle persone con trisomia 21. “Una vera rivoluzione sequest’appello fosse seguito” – rincara Angelo Miatello. Sarà l’occasione per annunciare un incontro-intervista tra Giacomo Mazzariol e il Direttore Generale dell’OMS-WHO dr. Margaret Chan (dal no-vembre 2014) durante l’Assemblea Mondiale che si terrà a Ginevra dal 18 al 26 maggio.2. Seguirà una seconda proiezione “Dove comincia il giorno”, trailer del docu-film inedito del regista Luciano Zaccaria che racconta la vita di tutti i giorni di convittori e convittrici, studentidell’Alberghiero Maffioli che fanno la parte degli attori. Una storia che porta a scoprire una strutturascolastica vitale per le famiglie e per la crescita di giovani che saranno un domani chiamati a diventare “gli ambasciatori della Meravigliosa Cucina italiana”.

3130

Page 18: Droni by Art

(29/04/2015)LUCIANO ZACCARIA PRESENTA “DOVE COMINCIA IL GIORNO” (trailer)DOCUMENTARIO CON I RAGAZZI DEL CONVITTO MAFFIOLISerata tutta a favore dei cinquanta convittori del Maffioli di Castelfranco Veneto, al Liceo Statale Giorgione. Un docu-film girato nei luoghi dove si svolge la vita quotidiana di studenti che sono “residenti” nello storico immobile voluto dal sindaco Menego Sartor che stabiliva a Castelfranco Veneto uno dei più rinomati Istituti Professionali di Scienze Agrarie ben cinquant’anni fa. Ed ora proprio alla scadenza del cinquantenario, cosa pensano i politici ruspanti? Abbattiamolo. Anzi no, riprendiamo le camerate e facciamo aule perchè gli istituti scoppiano. Come mai, se le nascite diminuiscono e i lavoratori stranieri da un bel po’ se ne sono andati? Come mai le iscrizioni superano le medie statistiche che il Ministero fornisce anno per anno? L’Italia delle riforme perenni, degli sconquassi, dello scaricabarile. É colpa del passato governo, anzidel ventennio berlusconiano che non ha fatto nulla. Ha distrutto la scuola. Dall’altra parte però ilcorpo docente era impreparato, come al solito, ormai da decenni lasciato ad arrangiarsi e le strutturepiuttosto malconce. Aspettiamo nuove scuole, nuovi licei, nuove persiane! Ma al di là della polemica che alimenta la possibile chiusura del Convitto Maffioli per ragazzi e ragazze, rimane pur sempre un amarcord di altri tempi quando la struttura funzionava per 150 giovani. Oggi ormai tutti posseggono un mezzo di trasporto e i bus funzionano abbastanza bene. Ci sono però dei se. Una città qualsiasi del Veneto problemi di convitti non ne ha. Ma perchè a Castelfranco, città d’arte e di storia con un comparto scuola di diecimila studenti (dallematerne alle superiori) non dispone di un convitto polifunzionale, un luogo dove ci si possa riunireeducatamente senza farechiasso? Dove le famigliepossano essere sicuri diun luogo per dormire,mangiare e studiare?

Gli studenti dell’Alber-ghiero sono i nostri amba-sciatori del Made in Italy.Il Veneto ha circa 75milioni di presenzeannue...la seconda voce del Pil...

(21/04/2015)UNA SERATA CON IL REGISTA: GIACOMO MAZZARIOL RACCONTA IL SUO VIDEO “UNA SEMPLICE INTERVISTA”Mercoledì 29 aprile alle ore 20.30, nell’auditorium del Liceo Ginnasio Giorgione di Castelfranco Ve-neto, il Dirigente scolastico dr. Giuseppe Ceccon ha invitato lo studente Giacomo Mazzariol a presen-tare il suo video “Una semplice intervista” che sta riscuotendo un enorme successo nella Rete. Latrama del video che dura appena cinque minuti tratta una simpatica storia tra Giovanni in cerca di unprimo impiego e suo fratello Giacomo, nei panni di un probabile imprenditore che gli concede un col-loquio. Tutto si svolge tra l’ufficio e i rimandi di fatti sequenziali che il giovinetto ne dimostra ampiapadronanza. “Questa è la prima proiezione pubblica in una sala e non c’era di meglio organizzarlanel nostro Liceo” – ha affermato il preside, “anche in vista di una possibile proiezione alla Mostradel Cinema di Venezia, presso lo spazio della Regione Veneto (Film Commission)” – ha aggiunto Ro-sanna Bortolon, presidente del CdI. Una copia del video sarà omaggiata al Segretario generale delleONU Ban Ki-moon che il 21 marzo scorso ha diramato una dichiarazione solenne per invitare gli Statie i loro governi ad attivarsi per migliorare le condizioni sociali delle persone affette dalla Sindrome21. Sarà letta la Dichiarazione del Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon.

Trama. Giacomo e Giovanni sono due “fratelli-attori”. In cinque minuti e mezzo di filmato mettono a duraprova lo spettatore che solidarizza con la Giornata mondiale della sindrome di Down (dal nome dello scien-ziato: si chiama così perché John Langdon Down, un medico inglese, nel 1862 ha descritto per la prima voltale caratteristiche delle persone affette (…) Nella coppia di cromosomi numero 21 di chi ha la sindrome diDown, ci sono 3 cromosomi invece di 2. Per questa ragione la sindrome di Down si chiama anche Trisomia 21.Il 21 marzo 2015 marca il10 anniversario dellaGMSD* (vedi dichiarazionedi Ban-Ki-moon, in questa rivista). “Per quest’evento il DSI, Down Syndrome International – si legge nelsito dell’OMS – ha deciso di concentrasi su: Le mie opportunità, le mie scelte – godere di pieni diritti e uguali e il ruolo delle famiglie”.

3332

Page 19: Droni by Art

LUCIANO ZACCARIA È REGISTA E SCENEGGIATORECofondatore di - Ipotesi Cinema Istituto Paolo Valmarana -, scuola di cinema coordinata da ErmannoOlmi con la quale ha collaborato per circa venti anni nell’attività di formazione e produzione.Programmista regista per il programma di arte e cultura - l’Aquilone - Rai DSE.É stato anche direttore artistico, presidente della giuria e presidente della commissione di selezionedel Festival del film sull’arte di Asolo.Direttore del casting per - Barnabo delle montagne - di Mario Brenta. In concorso al festival di Cannes.Aiuto regista per Lunga vita alla signora di Ermanno Olmi. Leone d’argento al festival di Venezia.

Filmografia essenziale� NON FARE IL CRETINO…AMAMI - 16mm – Prod. Rai uno – Ipotesi Cinema – festival di Annecy, Amsterdam,

Telaviv, Cracovia, Montpellier, Bellaria, Torino...� EROI - 16mm – prod. Rai uno – Ipotesi Cinema. � LA TERRA - co-regia, prod. Regione del Veneto – soggetto e coordinamento Ermanno Olmi – 35mm – 75’ � LA DISCOTECA DI STATO – prod. Rai DSE. � PICASSO NELLA CERAMICA – prod. Rai DSE � NON GETTARE IL TUO CUORE TRA I RIFIUTI, PUO’ANCORA SERVIRE Prod. Emmaus Italia. � DOMANI prod. Ipotesi Cinema. � NAVI - 16mm – prod. Ipotesi Cinema � PER CHI AMA BASSANO prod. Comune di Bassano del Grappa. � IL MONDO DI NICOLETTA COSTA - prod. Museo di Bassano del Grappa. � PROVE D’ATTORE Italia - prod. festival di Videopolis. � DIECI ARTISTI PER ARBOS - prod Mediamotion. � SOUND ROOM premio del pubblico in sala al Festival di Videopolis. � LA CASA DI PIERO – prod. Mediamotion. � EPIFANIA DI UN FESTIVAL – prod. AsoloArtFilmFestival. � CATERINA CORNARO – Electric Dream – prod. AsoloArtFilmFestival

34 35

DALLA SCUOLA ALLA BIENNALE TEATRO

Page 20: Droni by Art

(7/08/2015)ANAGOOR AL 43.FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL TEATRO DI VENEZIA CON L.I. | LINGUA IMPERII CONFERMA LA SUA VERSATILITÀ PLURIDISCIPLINAREÉ la seconda volta che Anagoor, gruppo teatrale nato a Castelfranco quindici anni fa, è invitato allaBiennale Teatro, sezione Young Italian Brunch (la prima volta nel 2011 con Fortuny). Con L.I. | Lingua Imperii in scena venerdì 7 agosto al Teatro Fondamenta Nuove, il gruppo direttoda Simone Derai e Patrizia Vercesi (drammaturgia) ha confermato una propensione alla recita suschemi che vanno oltre. Sviluppare un tema così complesso come l’origine di una lingua e trasfor-marlo in una parodia, a volte paradossale, mette a confronto una pedagogia scolastica che solo a posteriori ci fa conoscere risultati terribili. Chi, se non la scuola ha plasmato l’uomo dittatore, razzista, criminale politico? Il dialogo iniziale dei due ufficiali nazisti “a caccia di una verità assolutasull’ebraicità dei giudei caucasici, parlanti però una lingua neoiranica, tema appassionante sul valoredella lingua come unico vero collante di una comunità, altrimenti indefinibile con le categorie razziali” (Stefano De Stefano), fa riflettere, visto che a quella precisa epoca un’ideologia estremapoté giustificare qualsiasi atto contro natura. Tuttavia, il genocidio di ieri (il lemma risale al 1944)non è sparito dalla testa dell’uomo. La mattanza, l’uomo cacciatore per antonomasia colui che cattura e domina un popolo riempie ancora le pagine di cronaca dei nostri giorni. In Lingua Imperii è chiara la manipolazione nelcontrollare altre culture, imponendo una linguadiversa, quella appunto del dominatore (“cacciatore”), però facendo partecipe lo spetta-tore del ruolo che possono avere la memoria e la storia attraverso narrazioni individuali, figuresimboliche, testimonianze reali, note musicali ecanti originali, videoclip, immagini panoramiche e primi piani, con un apparato costumista studiato nel particolare, con oggetti ricavati daun’utensileria domestica (il ferro piegato dellagruccia, i filtri del passaverdura), che nella loroironica trasformazione sono il simbolo della violenza umana “a scapito dell’Altro, partendodal sacrificio di Ifigenia “incoronata” e arrivandoalla Shoah e oltre.

36 37

Post scriptum Leutnant Voss, un linguista arruolato nell’esercito del Terzo Reich, spiega all’ufficiale delle SS,l’hauptsturmbannfuhrer Aue, la complessità degli oltre 50 idiomi parlati nella regione del Caucaso. Il loro dialogo si svolge su due differenti schermi ai lati della scena, sono proiezioni che dettano lacornice teorica di un discorso su lingua e potere, la caccia come sistema di sterminio dell’uomo e la Shoa...(Adriana Pollice). Dal Caucaso del 1942 sugli schermi lo spettatore si trova confrontarsi sulla scena con attori che rievocano il mito di Ifigenia, trasformata in un animale sacrificale per propiziare il viaggio allaconquista di Troia. Il rito e le regole della caccia, presenti persino nelle storie edificanti dei santi, rendono socialmente praticabile (“giusto”) l’eccidio, a Srebrenica come in Armenia, o quello che sappiamo sulle recenti rivoluzioni arabe. In scena le armonie vocali si mescolano con delle sonoritàelettroniche, assordanti, pruriginose, fino ad aprirsi a due meravigliosi canti tradizionali armeni interpretati da Gayanée Movsisyan. Agli attori la rappresentazione della Shoa: il dominio assoluto esercitato attraverso l’autorità precostituita (la legge scritta), la preparazione al sacrificio e il suo rifiuto, la mattanza. Sullo schermo grande, sul fondo della scena, i volti diventano proiezioni di ritratti, il viso sfigurato da finimenti come fossero cavalli, per poi cedere il passo a pecore, cervi senza controllo sul propriodestino. L’occhio del maestoso cervo puntato dal teleobiettivo che già ci ricorda quello dell’asino della Cappella degli Scrovegni (Padova) a firma di Giotto, non ancora Patrimonio mondiale Unesco.

Note http://www.anagoor.com/spettacoli/Lingua%20Imperii/Lingua%20imperii.htm

Page 21: Droni by Art

ANAGOORAnagoor nasce a Castelfranco Veneto nel 2000 raccogliendo, attorno a Simone Derai e Paola Dallan,la precedente esperienza di un gruppo di artisti del teatro. Al primo nucleo si aggiungono Anna Braga-gnolo, Marco Menegoni, Moreno Callegari e Pierantonio Bragagnolo, contribuendo alla definizionedel gruppo e alla sua direzione. Il gruppo è formato da alcuni studenti del Liceo Ginnasio Statale Gior-gione, assistito e “valorizzato” da Patrizia Vercesi, docente titolare di materie classiche, che si ado-pera anche nella proposta laboratoriale formativa didattica. Filologia, storia dell'arte, architettura, artivisive, danza, musica, più un lungo, instancabile apprendistato teatrale: questa è la formazione deigiovani componenti di Anagoor. Progetto di politica teatrale (il nome, in onore alla città immaginariadi Buzzati (Le mura di Anagoor), è scelto perché nasce “dall'amore dei suoi fondatori per la città”),

nel 2008 inaugura a propria cura La Conigliera: recuperato da un allevamento cunicolo nell'aperta campagna veneta, è oggi spazio

dedicato alla ricerca, fra percorsi di residenza, di formazione e rassegne. Il luogo, unico nel suo genere, è ubicato

alle porte del parco regionale delle sorgenti del Sile, in via Palù di Castelminio di Resana. Nel 2007 Operaestate Festival

inserisce Anagoor in Piattaforma Teatro Veneto tra le più significative emersioni teatrali regionali. Nel 2008 è finalista al

Premio EXTRA segnali dalla nuova scena italiana con jeug. Nel 2009 riceve la segnalazione speciale del Premio Scenario

2009 per Tempesta. Nel 2010 è finalista al Premio Off del Teatro Stabile del Veneto. Nel 2011 lospettacolo Fortuny è invitato alla Biennale Teatro di Venezia sezione Young Italian Brunch. Tempestadebutta all'Institute of Contemporary Art di Londra e al Waves Theatre Festival in Danimarca. Ana-goor è ospite al festival Escrita na paisagem in Portogallo. Anagoor si insedia e abita, per un evento eccezionale, unico e irripetibile, il Museo Fortuny di Venezia: il palazzo non si apriva ad un allestimento performativo dal passaggio di Peter Greenaway.Nel 2012 debutta al Trento Film Festival lo spettacolo L.I. Lingua Imperii. A Milano all'interno di Festival MiTo debutta Et manchi pietà, concerto dell’Accademia d'Arcadia coninstallazione video a cura di Anagoor. Tempesta è invitato al festival Temps d'images a Parigi. Anagoor è parte di Fies Factory, curato da Centrale Fies. Al Napoli Teatro Festival di quest’anno la compagnia Anagoor presenta due pièce L.I.| Lingua Imperii e Virgilio brucia, entrambi a Castel Sant'Elmo.

38 39

L.I. | Lingua Imperii violenta la forza del morso che la ammutoliva Spettacolo vincitore del premio Jurislav Koreni per la regia al GRAND-PRIX del 53mo Festival MESS di Sarajevo 2013Attori Anna Bragagnolo, Moreno Callegari, Viviana Callegari, Marco Crosato, Paola Dallan, Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Alessandro Nardo, Monica Tonietto e Hannes Perkmann, Hauptsturmbannfu hrer Aue; Benno Steinegger, Leutnant Voss Voci fuori campo di Silvija Stipanov,Marta Cerovecki, Gayanée Movsisian, Yasha Young, Laurence Heintz Traduzione e consulenza linguistica Filippo Tassetto Costumi Serena Bussolaro, Silvia Bragagnolo, Simone Derai Musiche originali Mauro Martinuz, Paola Dallan, Marco Menegoni, Simone Derai, Gayanée Movsisyan, Monica Tonietto Musiche non originali Komitas Vardapet, musiche della tradizione medievale armenaVideo Moreno Callegari, Simone Derai, Marco Menegoni Drammaturgia Simone Derai, Patrizia Vercesi Regia Simone Derai Produzione Anagoor 2012 Coproduzione Trento Film Festival, Provincia Autonoma di Trento, Centrale Fies, Operaestate FestivalYoung Italian Brunch è realizzato in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale

Fonti letterarie tratte da: Jonathan Littell, Winfried Georg Sebald, Primo Levi, fino al saggioL.T.I. Lingua Tertii Imperii di Victor Klemperer: “Linguista di Dresda ebreo – spiega Derai -, scrisse diari che sono una documentazione della trasformazione del tedesco, con la comparsa di una lingua nuova, che è quella del Reich: una lingua che impoverisce il tedesco, le sue tradizioni; che urla, che suggerisce parole, le infila nella testa delle persone”.

Note“Genocidio, termine legale coniato solo nel 1944 dal Ttribunale di Norimberga, dal greco genos“razza”, e suff. “cide”). “Destruction méthodique d’un groupe ethnique. L’extermination des Juifspar les Nazis est un génocide” (Le Petit Robert, 1973, p.779)

Page 22: Droni by Art

Parlare della caccia all’uomo significa parlare di un segmento di una più lunga storia di violenzaperpetrata dai dominatori. La caccia di cui vogliamo parlare non è una caccia metaforica. Con essa intendiamo quei concreti fenomeni storici in cui alcuni essere umani furono inseguiti, cacciati, catturati e uccisi nelle forme della caccia. Queste sono state abitudini ricorrenti in Europa, talvolta perpetrate dalle masse, e le forme di questi costumi furono teorizzati per la prima voltanell’antica Grecia prima di essere formidabilmente esportate in tutto il mondo nell’era moderna durante lo sviluppo del capitalismo transatlantico. In Italiano caccia ha due significati: uno è “l’atto di cacciare, in particolare la selvaggina”, l’altro è “l’atto di espellere qualcuno con violenza, forzare qualcuno ad abbandonare un luogo”. Così di base abbiamo due forme di caccia:una caccia di inseguimento e una caccia di espulsione. Una caccia che cattura e una che esclude.Sono due processi differenti ma che possono essere complementari: cacciare uomini spesso significa che quegli stessi uomini devono essere stati prima espulsi, cacciati via dalla società, dall’ordine comune. (…)

Dall'antichità la memoria poteva essere albergata nel lobo dell'orecchio (per Plinio; per i Romani,si tirava materialmente il lobo per rafforzare la memoria) o nel cuore (dal latino "cor, cordis, cuore,la particella re- (recordarsi) indica un rapporto reciproco, un voltarsi indietro, letteralmente girare ilproprio volto/sguardo verso qualcuno o qualcosa o verso un interno, in questo caso un rivolgersi al-l'intimità del proprio cuore; ricordare significa quindi ricucire un rapporto strappato con il propriocuore...). Due parti della stessa medaglia che nella pièce "L.I." sono al centro di tutto il ragiona-mento. Ma da questa particolare racine ideologica, tutto il racconto di novanta minuti con nove gio-vani attori, di cui un bravissimo Marco Menegoni, si attorciglia come un serpente sul valore di unalingua e sui disastri che la stessa ha provocato. Il fare teatro del gruppo Anagoor (dalla città immagi-naria di Buzzati, "è scelto perché nasce dall'amore dei suoi fondatori per la città"), è composito epluridisciplinare con una "visione algoritmica", essenziale, algida e simmetrica, fatta di compilazionimaniacali e di rigore assoluto, sospesa fra l'intricata matassa del tema e la linearità pedagogica diuna visione mutuata dalla tragedia greca. Il tutto shakerato poi grazie alla multime-dialità, "fermata" su tre schermi su cui sisvolge il dialogo fra due ufficiali nazisti acaccia di una verità assoluta: l'ebraicità dei giudei caucasici, parlanti però una lingua neoiranica.

40 41

"In linguistica, per esempio, la grammatica indo-germanica comparata ha permesso di formulare una teoria delle mutazioni fonologiche che ha un ottimo valore predittivo. Già Bopp, nel 1820, faceva derivare il greco e il latino dal sanscrito. Partendo dal medio iranico e seguendo le stesse regole fisse, si ritrovano parole in gaelico. Funziona, ed è dimostrabile. E perfettamente comprensibile se un linguista di vaglia si abbandona a sottilissime disquisizioni delgenere in una condizione di normalità. Ma se quel linguista, Voss, rivolge quelle parole a un ufficialedelle SS, Maximilien Aue, tra un'ammazzatina e l'altra di ebrei, zingari e comunisti nel Caucaso del 1942? Si tratta, in tal caso, della tremenda impassibilità del male: che è il tema de «Le Benevole», il best-seller di, Jonathan Littell che mi ha fornito il passo dì cui sopra. Ebbene, proprio tre dialoghi fra Voss e Aue costituiscono la colonna portante di "L.I. | Lingua Imperii"lo spettacolo - importante e bellissimo - che la compagnia Anagoor ha presentato a Castel Sant'Elmo nell'ambito del Napoli Teatro Festival Italia. Il regista Simone Derai (autore, con PatriziaVercesi, anche della drammatur-gia) gli ha conferito la forma di un rituale che accoglie suggestioni da tutte le esperienze capitali del teatro d'avanguardia (leggi, poniamo: Living Theatre, OdinTeatret,Grotowsky, Teatro Immagine, Il Carrozzone, giù giù fino alle sperimentazioni sulla voce della Raffaello Sanzio) per fonderle - ecco l'approdo straordinario - nel crogiolo di un acuto senso della storia che si nutre, insieme, di smarrite tenerezze e vertiginose scalate concettuali. Un esempio? Mentre si leggono su uno schermo e si sentono recitati in inglese, tedesco, francese,croato, russo e armeno i "Consigli per un genitore in lutto", gli attori indossano corone di fronde,come per una festa, e poi si spogliano e, ammucchiati i vestiti in un canto, si accasciano disordinata-mente gli uni sugli altri. Già, la Shoah. E davvero m'è sembrato che si spargesse, su quella se-quenza, la consolazione del Qaddish intonato per i defunti. Si, la parola che Anagoor porta in scena è certo quella che, tacendo o mentendo, si fa complice del potere, ma è anche quella a che, risuonando in teatro, si fa veicolo di rinascita. Accade, e basterebbe questo, con i canti folcloristici raccolti da Komitas Vardapet prima d'impazzire di dolore per il genocidio armeno e morirne".

CONFERENZA STAMPA 29 AGOSTO 2015 ORE 11,00 Bar Borsa Castelfranco Veneto Per invito a incontro pubblico organizzato da FPA2000

3 SETTEMBRE 2015, ORE 10,15-11,30 72.Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Spazio Film Commission della Regione Veneto

c/o Chez-Vous dell’Hotel Excelsior –Lido di Venezia Patrocinio Presidente Regione Veneto dott. Luca Zaia

Page 23: Droni by Art

ELENCO VIDEOCLIP CONTENUTI NEL CD-ROMMariangelo Foggiato Jacopo Berti, Movimento 5stelle Giuseppe Pan, assessore all’agricoltura Cristiano Corazzati, assessore alla cultura Roberto Marcato, assessore allo sviluppo economico Massimo Giorgetti, vicepresidente Roberto Ciambetti, presidente Andrea Segre, regista e scrittore Giuseppe Zaccaria, Magnifico Rettore Uni Pd Romano Artoni, Deputy Regional manager Unicredit Francesco Chiavacci Lago, Premio Giorgio Lago Clara Peranetti, Dirigente Settore Progetti strategici, “Meraviglie di Venezia” Luca Zaia su Convitto (Conegliano giugno 2015) Diego Vecchiato, Direttore Dipartimento Politiche e Cooperazione Internazionali Maurizio Gasparini,Dirigente Politiche Enti Locali Romano Prodi, Matteo Renzi, Luca Zaia, Tomat, interviste volanti a Expo Venice 2015 Giacomo Mazzariol incontra il preside Giuseppe Ceccon e lancia un messaggio all’OMS di Ginevra Roberto Zuccaro, presidente Confindustria Veneto Michela Sediari direttore MAN Venezia

“Avanguardie russe. La Collezione Costakis”, Villa Manin di Passariano del Friuli “Slip of the Tongue”, Punta della Dogana, Fondazione François Pinault 56.Biennale Arte di Venezia, interviste a: Aldo Cibic, Padiglione Venezia Francesco Baratta, presidente Padiglione Stati Uniti, curatore Padiglione Corea, curatore Padiglione Giappone, curatore Padiglione Canada, curatrice e artisti Premio di Giornalismo Giorgio Lago Jean Dubuffet, Il Teatro del Suolo, curatore Galvan e rettore G. Zaccaria Expo Venice-Aquae, inaugurazione Palazzo della Regione, Grandi Stazioni Venezia MAN, Museo Archeologico Nazionale San Marco, Invasioni Digitali La Guerra dei Veneti e degli Italiani, mostra itinerante con le copertine di Achille Beltrame, intervista alle guide (studentesse del Liceo)

40 41

BIOGRAFIELuciano Zaccaria è regista e sceneggiatore. Cofondatore di - Ipotesi Cinema Istituto Paolo Valmarana:, scuola di cinema coordinata da Ermanno Olmi con la quale ha collaborato per circa venti anni nell’attività di formazione e produzione. Giacomo Mazzariol è studente al Liceo Ginnasio Statale Giorgione di Castelfranco, eletto presidente degli studenti presso il CdI, ha svolto attività di coordinamento e promozione culturale, sociale e politica. Premiato al concorso di giornalismo Giorgio Lago, da un po’ di tempo si occupa di produzione multimediale, riscuotendo successo e onori a livello nazionale. Daniele Pauletto, di formazione giornalista, è docente di Laboratorio Tecnologico all’IPSIA dei Castelfranco Veneto. Suo il progetto, tra le molte sperimentazioni attuate, di usare i droni come supporto alla cronaca, coinvolgendo gli studenti che hanno familiarità con le nuove tecnologie digitali. Claudio Malvestio, graphic designer, diplomato all’Artistico P. Selvatico di Padova, specializzato in art-directionall’Istituto Europeo di Design a Milano, autore di cataloghi, libri e riviste, è impegnato nel sociale e politico perun Veneto diverso e indipendente. Perfezionista dell’immagine nella comunicazione d’impresa. Angelo Miatello, ex docente e ricercatore all’Università di Ginevra, da tredici anni ha trasferito la sua residenzafamiliare nella città di Giorgione. Giornalista pubblicista (AJS/Association des Journalistes Suisse) ha dedicatogran parte della sua attività alla promozione culturale e alla salvaguardia del patrimonio. Rosanna Bortolon è presidente del CdI Liceo Giorgione, con spiccate doti organizzative, ha saputo cogliere opportunità di carattere formativo, ludico e comunicativo per il mondo scuola che nella città di Giorgione rappresenterebbe più di diecimila iscritti (paritarie comprese).

FPA2000©

Agenzia stampa arti e cultura Veneto TV- web Aidanews, revue culturelle de droit de l’art (anno di fondazione: Uni-Ginevra 1994)Per ulteriori informazioni https://fpa2000.wordpress.com/

Ufficio stampa: AIDA

Contatti: A. Miatello cell…. mail R. Bortolon cell…. mail D. Pauletto cell… mail C. Malvestio cell….. mail

Page 24: Droni by Art
Page 25: Droni by Art

Foto: Claudio Malvestio © 2015La scultura gonfiabile simbolo fallico e di fertilità ed intitolata "God", é l'interpretazione dell'appendiabiti icona di Gufram da parte di "Toiletpaper", il progetto multidisciplinare di Maurizio Cattelan e P. Ferrari.