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Un aneddoto interessante raccontato da Roberto Assagioli nel libro “Atto di Volontà”, riguarda “l’arte di osservare”: .. I suoi discepoli erano rinomati per la loro attenta capacità di osservazione e di percezione, e la conseguente abilità di "pensare" sulle cose che avevano visto. Molti di essi raggiunsero posizioni di prestigio, e dichiaravano che questo era dovuto in gran parte al loro allenamento accurato.

Tuzzi arte di osservare

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Page 1: Tuzzi arte di osservare

Un aneddoto interessante raccontato da Roberto Assagiolinel libro “Atto di Volontà”, riguarda “l’arte di osservare”:

.. I suoi discepoli erano rinomati per la loro attenta capacità di osservazione e di percezione, e la conseguente

abilità di "pensare" sulle cose che avevano visto.

Molti di essi raggiunsero posizioni di prestigio, e dichiaravano che questo era dovuto in gran parte al loro

allenamento accurato.

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Si racconta che un nuovo studente si presentò un giorno ad Agassiz, chiedendo dì essere messo al lavoro.

Il naturalista prese un pesce da un vaso in cui era stato conservato, e deponendolo davanti al giovane studente gli

ordinò di osservarlo attentamente e di essere pronto a riferire su ciò che aveva notato nel pesce.

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Non c era nulla di particolarmente interessante in quel pesce, era simile a tanti altri pesci che lui, aveva già visto. Osservò che aveva le pinne e le squame, una bocca e due

occhi, si, e una coda.

Dopo mezz'ora lo studente ebbe la certezza di avere osservato tutto ciò che c'era da osservare nel pesce.

Ma il naturalista non tornava.

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Il tempo passava, e il giovane, che non aveva nulla da fare cominciava a stancarsi e a diventare irrequieto.

Si mise in cerca del maestro, ma non riuscì a trovarlo, e così dovette ritornare a guardare quel famoso pesce.

Molte ore erano passate, e sapeva del pesce poco più di quanto ne sapeva in principio.

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Si senti disgustato e scoraggiato, e avrebbe voluto non essere mai andato da Agassiz, il quale, a quanto sembrava, dopotutto non era

che uno stupido vecchio, rimasto indietro con i tempi.

Allora, tanto per passare il tempo, cominciò a contare le scaglie. Quando ebbe finito, contò le vertebre nelle pinne.

Poi cominciò a fare un disegno del pesce. Mentre faceva, il disegno notò che il pesce non aveva palpebre. Così scoprì che, come il suo

maestro diceva spesso "una matita è il miglior occhio".

Poco dopo il maestro tornò, e volle sapere dal giovane cosa aveva osservato, ma se ne andò piuttosto deluso, dicendogli di continuare

a guardare, e allora forse avrebbe visto qualcosa.

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Così il ragazzo si mise d'impegno e cominciò a lavorare con la sua matita annotando dei piccoli dettagli che gli erano sfuggiti prima, ma che ora sembravano evidenti.

Cominciava ad afferrare il segreto dell'arte di osservare.

A poco a poco mise in luce nuovi punti d’interesse nel pesce. Ma questo non basto al maestro, che lo fece

rimaner a lavorare sullo stesso pesce per tre giorni interi.

Alla fine di quei tre giorni lo studente sapeva davvero qualcosa sul pesce, e, cosa ancora più importante, aveva acquistato “l’arte” e l’abitudine di osservare attentamente

e percepire i particolari.

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Si racconta che dopo alcuni anni lo studente, che intanto era diventato un personaggio importante, usava dire: "Quella è stata la migliore lezione di zoologia che io abbia mai avuto, una lezione che ha influito sui particolari di ogni studio che ho intrapreso in

seguito; un'eredità che il professore ha lasciato, a me, così come agli altri, d’inestimabile valore, che non avremmo potuto

comprare, e da cui non possiamo “separarci”. ..

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