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APPLICAZIONE PILOTA DEI SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE NELLE AREE PROTETTE ENEA Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente IL PROGETTO PARCHI IN QUALITA’ ATTIVITA’, RISULTATI E PROSPETTIVE _________________________ Rapporto presentato al convegno “LA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE, UNA GRANDE OPPORTUNITA’ PER I PARCHI ITALIANI” L’esperienza dei Parchi del Po vercellese-alessandrino e del Circeo” Roma, 21 marzo 2003 Progetto “applicazione pilota dei Sistemi di Gestione Ambientale nelle aree protette”, “Parchi in Qualità”, finanziato nell’ambito dell’accordo di programma tra Ministero dell’Ambiente e del Territorio ed ENEA – giugno 1999 / marzo 2003 http://qualitypark.casaccia.enea.it

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APPLICAZIONE PILOTA DEI SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE NELLE AREE PROTETTE

ENEA Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente

IL PROGETTO PARCHI IN QUALITA’

ATTIVITA’, RISULTATI E PROSPETTIVE

_________________________ Rapporto

presentato al convegno

“LA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE, UNA GRANDE OPPORTUNITA’ PER I PARCHI ITALIANI”

L’esperienza dei Parchi del Po vercellese-alessandrino e del Circeo”

Roma, 21 marzo 2003

Progetto “applicazione pilota dei Sistemi di Gestione Ambientale nelle aree protette”, “Parchi in

Qualità”, finanziato nell’ambito dell’accordo di programma tra Ministero dell’Ambiente e del Territorio ed ENEA – giugno 1999 / marzo 2003

http://qualitypark.casaccia.enea.it

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Il progetto “Parchi in Qualità”

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SOMMARIO

INTRODUZIONE Pag.3

1. 1.1 1.2 1.3 1.4

GLI STRUMENTI VOLONTARI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE IN AMBITO TERRITORIALE Sviluppo sostenibile e Agenda 21 La certificazione ambientale ISO 14001 La Registrazione EMAS Applicazione di strumenti volontari in aree protette

Pag. 4 Pag. 4 Pag. 4 Pag. 6 Pag. 7

2. 2.1 2.2 2.3 2.3.1 2.3.2 2.3.3 2.3.4 2.3.5 2.3.6

IL PROGETTO “PARCHI IN QUALITA’” Le aree pilota La struttura del Progetto Gli elementi distintivi del Progetto Sistema di Gestione Ambientale ed aree protette Il modello applicativo I fornitori di Qualità Ambientale Analisi Ambientale estesa a tutto il territorio Il ruolo strategico della comunicazione Le novità del modello in sintesi

Pag. 9 Pag. 10 Pag. 11 Pag. 12 Pag. 13 Pag. 14 Pag. 16 Pag. 18 Pag. 22 Pag. 23

3. 3.1 3.2

PRINCIPALI RISULTATI E RICADUTE I risultati raggiunti Le ricadute

Pag. 24 Pag. 24 Pag. 26

4. 4.1 4.1.1 4.1.2 4.1.3 4.1.4 4.2 4.2.1 4.2.2 4.2.3 4.2.4

LE ATTIVITA’ NELLE DUE AREE PILOTA Il Parco Fluviale del Po, tratto vercellese-alessandrino Lo stato dell’arte Cosa è emerso dall’Analisi Ecologica Cosa è emerso dall’Analisi Socioeconomica La valutazione della significatività Il Parco Nazionale del Circeo Lo stato dell’arte Cosa è emerso dall’Analisi Ecologica Cosa è emerso dall’Analisi Socioeconomica La valutazione della significatività

Pag. 28 Pag. 28 Pag. 28 Pag. 29 Pag. 33 Pag. 36 Pag. 37 Pag. 37 Pag. 37 Pag. 40 Pag. 42

5. 5.1 5.2 5.3

PROSPETTIVE E CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE I vantaggi dello sviluppo di un Sistema di Gestione Ambientale Le prospettive nelle due aree pilota Considerazioni conclusive

Pag. 45 Pag. 45 Pag. 46 Pag. 48

ALLEGATI A. Le persone che hanno collaborato al progetto B. Glossario

Pag. 49 Pag. 49 Pag. 50

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Il progetto “Parchi in Qualità”

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INTRODUZIONE

Dopo tre anni di attività, è giunto al termine del suo percorso il progetto “Parchi in Qualità”, promosso dal Ministero dell’Ambiente e coordinato dall’ENEA, progetto che ha rappresentato il primo esempio di applicazione di un Sistema di Gestione Ambientale in aree protette attuato con il coinvolgimento di tutti gli attori presenti sul territorio. Ai due Parchi che sono stati oggetto della sperimentazione – il Parco Nazionale del Circeo e il Parco Fluviale del Po, tratto vercellese-alessandrino – spetta ora proseguire il cammino, con la gestione vera e propria del sistema e con la sua proiezione verso ulteriori traguardi: la certificazione ambientale ISO 14001, come sbocco immediato, e la Registrazione EMAS come tappa finale. Il bilancio che si ha di fronte si rivela assai ricco di indicazioni positive, a cominciare dalla stessa metodologia adottata che ha dato luogo ad un modello applicativo di cui si potranno giovare altre aree protette. Prospettiva, questa, di particolare interesse in un Paese come il nostro che ha messo sotto tutela una porzione significativa del proprio territorio. Tale modello - come si avrà modo di apprezzare – si caratterizza per una serie di elementi innovativi che per la prima volta hanno accompagnato un’esperienza di costruzione di un Sistema di Gestione Ambientale, dispiegando pienamente la loro efficacia ed i loro effetti positivi ai fini dello sviluppo sostenibile, ma soprattutto fornendo alle Organizzazioni responsabili della gestione delle aree protette una strumentazione avanzata per il perseguimento dei propri fini istituzionali e, cioè, in prima istanza la tutela dei valori ambientali ed il miglioramento della qualità ambientale. Il coinvolgimento di tutti gli attori locali che, operando sul territorio del Parco, contribuiscono inevitabilmente al suo stato di qualità ambientale, ha rappresentato il ”cuore” del progetto. La condivisione degli obiettivi ambientali, resa concreta dagli impegni che tutti gli aderenti al sistema sono chiamati ad assumere, costituisce, infatti, il passaggio cruciale per garantire risultati duraturi.

Nelle pagine che seguono si racconterà quest’esperienza, si ricostruirà il percorso metodologico e si darà conto dei primi risultati raggiunti nelle due aree che sono state oggetto della sperimentazione.

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1. GLI STRUMENTI VOLONTARI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE IN AMBITO TERRITORIALE

1.1 SVILUPPO SOSTENIBILE E AGENDA 21

Il principio dello sviluppo sostenibile – inteso come quel tipo di sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere quelli delle generazioni future - ha ricevuto la sua “consacrazione” politica nel 1992 alla Conferenza di Rio de Janeiro, diventando in breve tempo l’asse strategico di tutte le politiche ambientali.

Proprio alla Conferenza di Rio de Janeiro, l’ “Agenda 21”, uno dei documenti base sottoscritto dai Paesi partecipanti, ha posto l’attenzione sul contributo che gli strumenti volontari, superando la logica del “comando e controllo”, che ha contraddistinto la nascita e lo sviluppo della legislazione ambientale, possono dare al perseguimento dello sviluppo sostenibile.

L’invito rivolto alle autorità locali a giocare un ruolo chiave nelle strategie delineate nell’Agenda 21 si è concretizzato nell’adozione, da parte di numerose comunità territoriali, della cosiddetta “Agenda 21 Locale”, che ha come oggetto la definizione e l’attuazione di un Piano d’Azione Ambientale, in cui siano individuati gli obiettivi unitamente agli strumenti e alle risorse per raggiungerli, e la costruzione del consenso necessario affinché il Piano trovi applicazione.

1.2 LA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE ISO 14001

L’esistenza accanto alla Agenda 21 Locale di altri strumenti volontari, concepiti anch’essi per il perseguimento dello sviluppo sostenibile ma nati in contesti diversi – soprattutto in ambito industriale per il conseguimento dell’efficienza ambientale – si sta rivelando oggi di importanza fondamentale ai fini dell’attivazione di processi di sostenibilità sul territorio.

Tali strumenti, infatti, basandosi su procedure codificate e su metodologie rigorose, offrono valore aggiunto alle azioni di tutela ambientale sul territorio, andandosi ad integrare, senza creare squilibri o sovrapposizioni, con gli altri strumenti e processi attivati per l’espletamento delle politiche ambientali sul territorio, quali, ad esempio (Agenda 21 Locale, Contabilità Ambientale ecc.).

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Uno standard internazionale Il più diffuso di questi strumenti è la Certificazione Ambientale secondo la norma ISO 14001. Tale norma è valida a livello internazionale ed è stata emessa dall’International Organization for Standardization (ISO), la stessa organizzazione che detta le norme per i sistemi di garanzia di qualità con il conseguente controllo della qualità di prodotti e servizi (ISO 9001). In ogni Paese del mondo che aderisce all’ISO, è presente un organismo che si adopera per la diffusione delle norme ISO: in Italia questo compito è svolto dall’UNI (Ente Nazionale di Unificazione).

Il Sistema di Gestione Ambientale Per “certificazione ambientale” si intende il riconoscimento della conformità alla norma ISO 14001 di un Sistema di Gestione Ambientale (SGA) adottato da un’organizzazione. In pratica la norma ISO 14001, pur non fissando criteri specifici di prestazione ambientale, definisce i requisiti necessari all’adozione di un Sistema di Gestione Ambientale attraverso il quale un’organizzazione definita una propria politica ambientale, mette in atto azioni di pianificazione, gestione e controllo delle proprie attività così da raggiungere gli obiettivi di salvaguardia che si è prefissato, tenendo conto, oltre che delle prescrizioni legislative vigenti, delle informazioni raccolte sugli aspetti ambientali significativi delle attività, che la riguardano. Il processo di miglioramento continuo, insito nell’adozione di uno SGA, porta al miglioramento delle prestazioni ambientali globali dell’organizzazione stessa.

Per ottenere questo riconoscimento di conformità, il Sistema di Gestione Ambientale adottato viene sottoposto all’esame di un ente terzo indipendente (Ente di Certificazione) che è sua volta accreditato da un organismo nazionale per un determinato settore di attività. In Italia quest’ultimo ruolo è svolto dal SINCERT (Sistema nazionale per l’accreditamento degli organismi di certificazione).

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1.3 LA REGISTRAZIONE EMAS

La Registrazione EMAS (Environmental Management and Audit Scheme) è stata introdotta con Regolamento comunitario nel 1993, ma è oggi disciplinata da un nuovo provvedimento: il Regolamento CE 761/2001. Diversamente dalla norma ISO 14001, l’EMAS viene gestito attraverso le strutture pubbliche dei Paesi membri dell’Unione Europea: in Italia se ne occupa il Ministero dell’Ambiente attraverso il Comitato Ecoaudit Ecolabel che ha sede presso l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT).

La Dichiarazione Ambientale Anche l’EMAS prevede il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali ma prescrive, oltre allo sviluppo del sistema di gestione secondo la norma ISO 14001, l’elaborazione di un documento finale, chiamato “Dichiarazione Ambientale” con la quale l’Organizzazione interessata si “espone” all’esterno, dichiarando, nella massima trasparenza, sia le caratteristiche della propria gestione, sia gli obiettivi di miglioramento da raggiungere. E’ l’Organizzazione che viene iscritta in un registro europeo una volta che la Dichiarazione Ambientale è stata convalidata dal Comitato Ecoaudit ed Ecolabel.

Proprio quest’ultimo aspetto, naturalmente, è quello che conferisce un carattere di maggiore rigore a questo strumento, facendo della Registrazione EMAS il traguardo ambientale più impegnativo ed ambizioso cui un’Organizzazione possa aspirare sul piano volontario.

Due strumenti integrabili

Il nuovo Regolamento EMAS ha ulteriormente ridotto le differenze tra la Certificazione Ambientale ISO 14001 e la Registrazione EMAS, prevedendo in particolare che il Sistema di Gestione Ambientale che un’Organizzazione è chiamata a recepire ed attuare sia conforme ai requisiti prescritti dalla norma internazionale. Ciò non vuol dire, tuttavia, che un soggetto che ha ottenuto la Registrazione EMAS abbia un Sistema di Gestione Ambientale automaticamente certificato, rimanendo diversi i soggetti che conferiscono i due riconoscimenti. In sostanza, resta come differenza decisiva soltanto il processo che porta alla Dichiarazione Ambientale.

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Ciò rende oggi i due strumenti perfettamente integrabili perché concepibili all’interno di uno stesso percorso verso un maggiore impegno al miglioramento ambientale. Un percorso che – come dimostrano anche molte esperienze verificatesi in campo industriale - ha spesso come tappa intermedia la certificazione ambientale ISO 14001 e, come traguardo successivo, la Registrazione EMAS.

1.4 APPLICAZIONE DI STRUMENTI VOLONTARI IN AREE PROTETTE

All’interno delle aree protette si manifestano spesso problemi di “convivenza” tra Ente Parco e soggetti locali riconducibili, generalmente, alle modalità con cui tali aree sono state istituite, ai naturali conflitti di interessi tra istituzioni e privati riguardo alla gestione dell’area, ma anche ad incomprensioni e a difficoltà di relazione.

L’esperienza dimostra che quando le diverse amministrazioni sono state in grado, grazie alle capacità dei responsabili, di colloquiare tra loro e con i cittadini, si sono raggiunti risultati significativi in termini di maggiore vivibilità dell’ambiente e di sviluppo economico.

D’altronde, le Organizzazioni responsabili della gestione delle aree protette, che hanno valori ambientali particolarmente elevati da tutelare e che costituiscono un ente di riferimento per il territorio, sono anche chiamate a sperimentare, nell’ambito dei propri fini istitutivi, nuove forme gestionali idonee a garantire il miglioramento e la tutela della qualità ambientale.

Obiettivi condivisi e progetti di interesse comune Il terreno di incontro tra Ente Parco e soggetti locali, misurato in termini di esigenze reciproche che è possibile soddisfare, si rivela, in realtà, assai vasto. Le Organizzazioni responsabili che hanno l’esigenza di ottenere miglioramenti della qualità ambientale e che hanno bisogno di una maggiore efficienza interna e visibilità di risultati, non possono, infatti, che trarre giovamento dall’avere sempre nuove occasioni di dialogo con gli altri soggetti presenti sul territorio e dal loro coinvolgimento su obiettivi condivisi. Da parte loro, gli attori locali, che chiedono, soprattutto, risultati concreti in tempi brevi, non possono che ricevere vantaggi da un dialogo sempre

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aperto con le istituzioni e dalla conduzione di azioni comuni e ciò anche in termini di sinergie, suggerimenti e riferimenti per accentrare sul territorio finanziamenti e realizzare progetti di interesse comune. Ciò vale in particolare per determinati settori produttivi, ben rappresentati nei territori protetti - quali ad esempio, i comparti turistico, agroindustriale, forestale e ittico –, all’interno dei quali sono già intense le spinte per una produzione più in linea con la tutela dell’ambiente e la salute dei consumatori.

L’adozione di strumenti volontari ed, in prima istanza, della certificazione ambientale che esprime un forte connotato applicativo, è in grado di offrire un contributo decisivo alla creazione di questo terreno d’incontro e di dialogo con il territorio e al perseguimento degli obiettivi di sostenibilità nell’ambito di aree così complesse.

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2. IL PROGETTO “ PARCHI IN QUALITA’ ”

Il Progetto “Parchi in Qualità”, ovvero “applicazione pilota del Sistema di Gestione Ambientale nelle aree naturali protette”, è nato nel 1999 per volontà del Ministero dell’Ambiente e del Territorio nel quadro dell’impegno rivolto alla promozione e alla diffusione di strumenti volontari per il perseguimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile. “Parchi in Qualità“ è stato il primo progetto, a livello nazionale ed internazionale, ad avere affrontato il tema del miglioramento della qualità ambientale di un territorio protetto utilizzando il Sistema di Gestione Ambientale e coinvolgendo nel progetto tutte le parti interessate.

I quesiti del Progetto Dando vita a questa sperimentazione, il Ministero ha inteso verificare, in particolare:

• la possibilità di ottenere miglioramenti della qualità ambientale

all’interno di aree territoriali complesse, quali sono i Parchi, attraverso lo strumento della certificazione ambientale;

• l’idoneità del Sistema di Gestione Ambientale a favorire questo processo di miglioramento;

• i vantaggi che ne sarebbero derivati, per le aree protette e per le comunità locali, dallo sviluppo di un Sistema di Gestione Ambientale.

Il coinvolgimento dell’ENEA L’onere di effettuare queste verifiche è stato assunto dall’ENEA, che, in qualità di Ente di ricerca dotato delle competenze scientifiche di carattere interdisciplinare necessarie per portare a compimento il Progetto, è stato scelto dal Ministero quale organismo di coordinamento tecnico-scientifico del progetto stesso. In questa veste l’ENEA ha svolto per quei Parchi che sono stati prescelti per l’applicazione pilota il ruolo di consulente.

Avviato concretamente nel giugno del 1999, il Progetto è terminato nel marzo di quest’anno. Spetterà ora ai Parchi, una volta completato ed attuato il sistema, scegliere se sottoporlo a certificazione ISO 14001 e se proseguire il percorso del miglioramento con la dichiarazione ambientale per arrivare alla Registrazione EMAS.

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2.1 LE AREE PILOTA

La sperimentazione ha preso in considerazione due Parchi, scelti tra quelli che offrivano caratteristiche di rappresentatività del sistema delle aree protette nazionali, ma anche di fattibilità del progetto in funzione delle proprie dimensioni o della propria struttura organizzativa.

Il Parco Nazionale del Circeo

Il Parco Nazionale del Circeo è tra i più antichi del nostro Paese ed interessa un territorio esteso su 4 Comuni laziali: Latina, Ponza, Sabaudia e San Felice Circeo, di cui solo gli ultimi due con il centro abitato nell’area protetta. Pur essendo di dimensioni ridotte, vi si concentrano 5 ambienti diversi: il bosco misto di pianura, l’ambiente lacustre, le dune costiere, la lecceta del promontorio del Circeo e l’isola di Zannone.

La sua importanza naturalistica è testimoniata dai riconoscimenti ottenuti in ambito comunitario ed internazionale. Nel suo territorio sono presenti, infatti, 6 siti d’importanza comunitaria ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, una zona di protezione speciale ai sensi della Direttiva 409/79/CEE, una riserva MAB dell’UNESCO e un sito RAMSAR.

Il territorio, costituito per il 60% da demanio, esprime una forte vocazione agricola pur in presenza di industrie diffuse localizzate fuori dai confini del Parco, ma con un impatto non trascurabile all’interno dell’area protetta. Grande rilievo assume anche l’attività turistica: il flusso balneare disordinato e consistente dei mesi estivi costituisce uno dei principali fattori di disturbo antropico dell’area.

L’area protetta, sotto la gestione dell’ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali dalla data della sua istituzione (1934), ha visto la recentissima istituzione di un Ente Parco con la Legge 179 del 31 luglio 2002 ed è tuttora in fase di riorganizzazione.

Il Parco Fluviale del Po nel tratto vercellese-alessandrino

Si tratta in questo caso di un territorio più vasto (circa 14.000 ha), disposto per 90 km lungo l’asse del Po nelle province di Alessandria e Vercelli, istituito dalla Regione Piemonte nel 1990 principalmente per la tutela degli ambienti tipici e delle specie animali e vegetali della fascia fluviale. Il suo equilibrio complessivo si presenta assai delicato perché il territorio limitrofo è soggetto ad un’elevata pressione antropica di tipo agricolo ed industriale che si relaziona in vario modo con la qualità dell’ambiente naturale.

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Il Parco ha una direzione consolidata ed è in regola con la normativa vigente avendo già adottato il Piano del Parco ed il Piano di sviluppo economico e sociale. A quest’ultimo hanno aderito, oltre ai 23 Comuni il cui territorio ricade in parte nell’area protetta, anche altri 24 Comuni limitrofi, per un totale di 47 Comuni, distribuiti in 3 Province (Vercelli, Alessandria e Pavia) e in 2 Regioni (Piemonte e Lombardia). Il territorio complessivamente coinvolto, identificato come “Area turistica del Po” si presenta, dunque, assai vasto (circa 96.000 ha). In esso le attività agricole (colture cerealicole, in primo luogo) hanno peso rilevante, ma consistente è anche la presenza di seminativi diversi e di pioppeti. Una presenza non trascurabile è data dagli allevamenti. Elevato, infine, è il numero di aziende manifatturiere che operano, in particolare, nell’industria orafa, meccanica e cementiera.

2.2 LA STRUTTURA DEL PROGETTO Per lo svolgimento del Progetto sono state individuate preliminarmente le funzioni necessarie e le modalità di gestione delle informazioni e della documentazione ed è stato costituito un gruppo di lavoro che, nel tempo, ha coinvolto oltre 90 persone, interne ed esterne all’ENEA.

Le attività hanno riguardato 4 settori principali:

• l’analisi ambientale iniziale; • la comunicazione; • lo sviluppo del Sistema di Gestione Ambientale secondo le procedure

della norma ISO 14001; • la formazione sui principi e sul funzionamento del Sistema.

Tre macrofunzioni

Ad ognuna di queste attività ha corrisposto una macrofunzione affidata ad un coordinatore. La figura che segue illustra la struttura che si è dato il progetto per ottenere i risultati previsti. Le macrofunzioni “Analisi Ambientale” e “Sistema di Gestione Ambientale” hanno avuto coordinatori distinti per le due aree protette. Per la macrofunzione”Comunicazione” si è proceduto, invece, ad un coordinamento unitario.

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All’interno di ogni macrofunzione sono state individuate funzioni specifiche in corrispondenza di determinati obiettivi. Tutte le attività sono state oggetto di specifica progettazione e programmazione, supportate da procedure di controllo dettagliate che hanno consentito di verificare eventuali scostamenti dalle previsioni.

Tutte le azioni, riunioni, decisioni sono state oggetto di documenti gestiti, come tutti i rapporti, secondo procedure specifiche e messi a disposizione di tutti i partecipanti del gruppo di lavoro e del Ministero, via Intranet. Ciò ha permesso a chi fosse interessato di seguire passo passo l’evolversi delle attività attraverso il Forum di discussione interno e di tenersi aggiornato sui risultati raggiunti.

Il progetto ha coinvolto direttamente 94 persone, 39 delle quali dipendenti ENEA e 17 della Regione Piemonte e dei due Parchi. A questi si sono aggiunti altri collaboratori in varie forme: 9 stagisti e 13 borsisti mentre 16 sono state le tesi di laurea svolte sull’argomento.

2.3 GLI ELEMENTI DISTINTIVI DEL PROGETTO

Il Sistema di Gestione Ambientale è uno strumento volontario, attraverso il quale il soggetto che lo adotta sviluppa una politica di prevenzione e controllo del proprio impatto sull’ambiente impegnandosi a conseguire nel tempo prestazioni ambientali sempre più elevate in una logica di miglioramento continuo.

A. ecologica

A. socioeconomica

Elaborazione dati

Sviluppo GIS

Capo progetto

Analisi Ambientale Comunicazione Sistema di gestione ambientale (SGA)

Gestione WEB

Informazione

Sviluppo WEB Formazione

Sviluppo del SGA

gestione amministrativa

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La sua nascita e la sua diffusione è avvenuta in ambito aziendale dove figura oggi tra gli strumenti più efficaci per governare la complessità delle problematiche ambientali e per coniugarne le azioni conseguenti ad obiettivi di efficienza economica.

2.3.1 Sistemi di Gestione Ambientale ed aree protette Per poter essere applicato correttamente, un Sistema di Gestione Ambientale necessita, tuttavia, di alcuni elementi fondamentali ed, in particolare, di una struttura organizzativa e di una direzione cui affidare le responsabilità esecutive e il compito di assumere decisioni. In un’organizzazione di tipo produttivo, dove sono delineate chiaramente le responsabilità, risulta immediato trovare i riferimenti sopra indicati. La questione si complica notevolmente quando si tratta di applicare il Sistema di Gestione Ambientale a realtà di tipo assai diverso, come sono quelle territoriali. Dall’azienda al territorio E’ opportuno precisare a questo punto che l’espressione “certificazione territoriale”, con cui vengono indicate solitamente le applicazioni di un Sistema di Gestione Ambientale a realtà territoriali, non si presenta del tutto corretta proprio perché l’atto della certificazione ambientale ISO 14001 (o la Registrazione EMAS) si riferisce sempre, necessariamente, alla gestione di un’organizzazione.

Il miglioramento della qualità del territorio resta, certamente, l’obiettivo finale di questo tipo di certificazione, ma la verifica della conformità ai requisiti previsti, che il passaggio della certificazione comporta, deve sempre avere per oggetto un Sistema di Gestione Ambientale sviluppato da un’organizzazione. Nel caso specifico, dunque, il soggetto che si va a certificare non può essere che un’organizzazione di riferimento con competenze territoriali ed in grado di coinvolgere nel sistema tutti coloro che si trovano nell’area di sua pertinenza. In un ambito territoriale, infatti, sono sempre presenti numerosi soggetti con competenze complementari e dotati di proprie autonomie. Questa considerazione si rivela cruciale e può essere espressa meglio in questi termini: poiché in un ambito territoriale il miglioramento ambientale complessivo non può che passare attraverso la collaborazione e la partecipazione di più soggetti che si danno obiettivi di qualità ambientale condivisi, è necessario che vi sia un’organizzazione che si ponga come

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promotrice del sistema e che funga da “motore” per l’attivazione di una rete di relazioni e di partecipazione.

Il ruolo dell’Ente Parco La via maestra è, dunque, che il soggetto con maggiori responsabilità nella gestione dell’area sviluppi il Sistema di Gestione Ambientale per se stesso, attivandosi nel frattempo per coinvolgere nel funzionamento del sistema, tutti gli altri soggetti presenti nell’area, pubblici e privati. Nel caso delle aree protette questo soggetto prioritario è necessariamente l’Ente Parco. E’ esso, infatti, che ha tra i propri fini istitutivi il miglioramento della qualità ambientale e che opera, come pubblica amministrazione, con poteri di pianificazione sovraordinati a quelli degli altri enti territoriali. Ad esso spetta, dunque, dotarsi per primo di un Sistema di Gestione Ambientale e promuovere il coinvolgimento di tutti gli altri attori presenti sul territorio. 2.3.2 Il modello applicativo La sequenza delle azioni per lo sviluppo di un Sistema di Gestione Ambientale prevede, per l’organizzazione che se ne fa carico, lo svolgimento di quattro fasi fondamentali: • l’esecuzione di un’Analisi Ambientale (che nel caso in esame di

un’area protetta comprende, accanto ad un’analisi della propria organizzazione, un’analisi ecologica del proprio territorio e un’analisi socioeconomica estesa anche al territorio limitrofo);

• l’assunzione di una propria Politica Ambientale (che nel caso

dell’Ente Parco è in parte definita dalle leggi istitutive, dai regolamenti attuativi, dal Piano del Parco e dal Piano socioeconomico e va integrata sulla base delle risultanze dell’Analisi Ambientale);

• la pianificazione, attuazione, misurazione, valutazione e riesame

del sistema nella logica del miglioramento continuo;

• la definizione di un Programma ambientale, declinato in obiettivi e traguardi di miglioramento, unitamente allo sviluppo della parte del sistema costituita dal complesso documentale contenente anche le procedure gestionali ed operative.

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La rielaborazione della norma di riferimento Ciò è quanto si è fatto anche per le due aree pilota nell’ambito del progetto “Parchi in Qualità”. Tuttavia, la particolarità espressa da un’applicazione rivolta ad un territorio complesso, come un’area protetta, in cui operano e interagiscono, accanto all’Ente Parco, numerosi attori pubblici e privati, ha richiesto, necessariamente, una fase preliminare di elaborazione di un modello applicativo della norma di riferimento del sistema (ISO 14001). Il frutto di questo lavoro – che l’ENEA ha discusso e approvato con numerosi altri soggetti (UNI, SINCERT, Enti di certificazione accreditati ecc.) ha condotto alla messa a punto di un modello applicativo specifico per le aree protette, e, successivamente, alla definizione di una Linea Guida per sviluppare il Sistema di Gestione Ambientale nelle aree protette.

Lo strumento della Linea Guida Quest’ultimo strumento è di particolare utilità perché, senza l’aiuto di una Linea Guida che permetta di salvare i principi ispiratori della norma in ogni contesto specifico o particolare, si potrebbero avere interpretazioni di vario tipo che porterebbero a risultati difformi. Applicare, ad esempio, il Sistema di Gestione Ambientale all’Organizzazione Parco, come se fosse una qualsiasi azienda, al fine di ridurre unicamente l’impatto delle attività da essa svolte direttamente (che nel caso specifico è estremamente limitato), non potrebbe garantire un miglioramento complessivo e significativo della qualità ambientale del territorio. Parimenti, il traguardo del miglioramento ambientale resterebbe lontano se si procedesse con un approccio che preveda, accanto allo sviluppo di un Sistema di Gestione Ambientale dell’Ente Parco, solo la promozione di questo stesso percorso presso altri soggetti. Infatti, se ciò può essere ipotizzabile per alcune imprese, è impensabile un utilizzo esteso della certificazione ambientale o della Registrazione EMAS per tutti i soggetti operanti con impatti significativi sul territorio. La soluzione ottimale è quella appunto ricavata da un modello applicativo elaborato ad hoc e descritto nella Linea Guida per sviluppare il Sistema di Gestione Ambientale nelle aree protette.

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Questo modello prevede che il Sistema di Gestione Ambientale sia sviluppato per l’Organizzazione Parco tenendo conto di tutto il territorio di sua competenza e degli impatti in esso presenti causati sia dalle proprie attività, sia da tutte le altre attività antropiche. Nel sistema vengono pertanto introdotti gli strumenti necessari per ottenere un coinvolgimento reale di tutte le parti interessate, finalizzato alla condivisione di obiettivi di miglioramento ambientale. 2.3.3 I Fornitori di Qualità Ambientale Il coinvolgimento degli attori locali (Parti Interessate) al Sistema del Parco e alla logica del miglioramento della qualità ambientale è l’unica strada che può essere percorsa per ottenere risultati concreti e duraturi. Tale processo si fonda sulla constatazione che tutti coloro che interagiscono con le risorse ambientali (imprese, altri enti territoriali ecc.) possono contribuire al degrado dell’ambiente o al suo miglioramento. Possono, in altri termini, togliere o “fornire” qualità ambientale. Processo di qualifica e attribuzione del Marchio del Parco La norma ISO 14001 prevede che l’Organizzazione comunichi ai propri fornitori i requisiti affinché le modalità di produzione del bene fornito o del servizio erogato tengano conto dell’esigenza di miglioramento della qualità ambientale. Alla stessa stregua l’Ente Parco può stabilire i requisiti per una qualifica dei propri “Fornitori di Qualità Ambientale”. Inoltre, il Parco ai sensi della Legge Quadro sulle Aree Protette (L. 394/91), può concedere l’uso del proprio marchio, riconoscendo così lo sforzo di chi si adopera per il miglioramento ambientale. La concessione del Marchio del Parco a coloro che assumono precisi impegni al miglioramento ambientale trova nel Sistema di Gestione Ambientale un forte elemento di credibilità in quanto ogni processo di gestione del marchio è trasparente, chiaro, documentabile e codificato sulla base di una norma internazionale.

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lI Forum delle Parti Interessate Poiché le azioni di miglioramento sono del tutto volontarie, è auspicabile che i criteri di qualifica vengano decisi congiuntamente tra Parco e Parti Interessate, attraverso un apposito Forum che, partendo dall’esame delle criticità espresse dal territorio, stabilisca cosa ogni categoria produttiva possa fare per migliorare la qualità ambientale dell’area protetta. Il Forum è strutturato in Tavoli Tecnici tematici concepiti per stabilire le prescrizioni di qualifica e promuovere il miglioramento delle prestazioni ambientali di ciascuna filiera produttiva.

Lo schema che segue dà conto di questi passaggi: l’Ente Parco sviluppa il proprio Sistema di Gestione Ambientale e coinvolge nell’obiettivo del miglioramento gli attori locali attraverso il meccanismo della Qualifica dei Fornitori di Qualità Ambientale. Ciò, oltre a garantire il miglioramento ambientale, permette la diffusione delle conoscenze su questi temi, creando le migliori premesse affinché ogni singolo soggetto sia motivato ad andare oltre questo riconoscimento e a sviluppare un proprio Sistema di Gestione Ambientale da sottoporre a certificazione o a Registrarsi EMAS, oppure ad applicare i principi della sostenibilità utilizzando altri strumenti volontari come, nel caso di Comuni, i processi di Agenda 21 Locale.

Org. parco

SGA

Parti interessate

qualifica fornitori qualità ambientale

ISO 14001EMASAgenda 21Contabilitàambientaleecc.

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2.3.4 Analisi Ambientale estesa a tutto il territorio

Oggetto dell’Analisi Ambientale è l’individuazione degli aspetti ambientali diretti e indiretti e la valutazione della loro significatività. Tale lavoro, condotto per entrambi i Parchi secondo i criteri descritti nella Linea Guida che hanno indotto a prendere in considerazione l’intera area protetta e, dove necessario, anche quella limitrofa, ha messo in evidenza, in particolare:

• quali sono e dove si trovano gli habitat e le specie sensibili e

vulnerabili; • quali sono le attività presenti sul territorio, quali i possibili impatti e

dove si esercitano; • quali sono le aree più critiche sulle quali è necessario agire con priorità.

Sotto un profilo più tecnico l’Analisi Ambientale assolve una serie di funzioni, tra cui acquistano particolare rilevanza:

• la definizione della politica ambientale di dettaglio; • l’individuazione degli indicatori di condizione ambientale ECI

(Environmental Condition Indicators) relativi al territorio del Parco e alle zone limitrofe;

• l’individuazione degli indicatori di perfomance EPI (Environmental

Performance Indicators) riferite alle attività dell’Organizzazione Parco e di quelle presenti sul territorio del Parco o ad esso limitrofo;

• l’individuazione delle criticità ambientali; • l’elaborazione di un Programma Ambientale con l’indicazione di

obiettivi e traguardi per ottenere il miglioramento ambientale.

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Lo schema DPSIR

In entrambi i Parchi l’analisi è stata eseguita utilizzando lo schema DPSIR- qui sotto riportato – adottato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente.

Lo schema DPSIR (Determinante – Pressione-Stato-Impatto-Risposta)

Interventi strutturali

Interventi prescrittivi/tecnologici (tecnologie pulite, limiti emissivi..)

Bonifiche

DRIVER

RESPONSEDeterminanti • agricoltura • industria • trasporti • …

Risposte • leggi • piani • prescrizioni • …

PRESSURE

IMPACT

Impatto • sulla salute • sugli ecosistemi • danni economici • …

Pressioni • emissioni in atmosfera • produzione rifiuti • scarichi in corpi idrici • …

STATE

Stato e tendenze • qualità dell’aria • qualità delle acque • qualità dei suoli • biodiversità • …

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L’Analisi Socioeconomica Il complesso dell’attività che va sotto il nome di Analisi Ambientale risulta strutturato, in realtà, in più tipi di indagine. Vi è innanzitutto l’Analisi Socioeconomica che permette di definire i Determinanti, intesi come le attività che possono interferire, attraverso Pressioni e Impatti, con la qualità delle risorse naturali.

E’ dall’Analisi Socioeconomica che si arriva, inoltre, all’individuazione degli Indicatori di prestazione ambientale EPI delle tipologie di attività che consentono di mettere in correlazione criticità ambientali e fattori di pressione e di individuare, di conseguenza, sia gli ambiti di miglioramento che le priorità di azione da inserire nel quadro degli obiettivi e traguardi richiesti dal Programma Ambientale. Più in dettaglio, l’Analisi Socioeconomica serve a:

• descrivere le attività antropiche e di produzione di beni e servizi

presenti nel territorio protetto e in quello limitrofo; • identificare gli aspetti ambientali (cioè le attività che possono produrre

impatti) delle organizzazioni presenti nel territorio; • descrivere e identificare gli impatti ambientali correlati agli aspetti

ambientali individuati; • individuare un adeguato set di indicatori da tenere sotto controllo con

un monitoraggio.

E’ importante sottolineare che nell’elaborazione del rapporto ambientale vengono prese in esame non le singole attività presenti nel territorio ma le diverse attività nel loro insieme e ciò allo scopo di valutare aspetti ambientali ed impatti delle varie tipologie di attività o “filiere”. Questo modo di procedere, come si vedrà, contrassegna anche gli altri aspetti qualificanti del progetto: le prescrizioni di qualifica e i tavoli tematici dei Forum riguardano, infatti, singole filiere.

L’Analisi dell’Organizzazione

Poiché anche questa analisi ha lo scopo di individuare Determinanti, Pressioni, Impatti ed Indicatori di prestazione ambientale, resta praticamente invariato l’elenco degli obiettivi stilato al punto precedente. La differenza sta solo nel fatto che in questo caso l’indagine è limitata alle attività messe in opera dall’Organizzazione Parco.

In generale tali Organizzazioni non svolgono attività con notevoli impatti ambientali, ma in alcuni casi - come è per il Parco nazionale del Circeo – l’Organizzazione è anche proprietaria di beni demaniali in cui vengono svolte attività dirette.

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L’Analisi Ecologica

Questo tipo di indagine ha l’obiettivo di individuare lo stato dell’ambiente. Serve, dunque, a stabilire il livello di qualità ambientale delle risorse naturali, quali siano e dove siano localizzati i beni ambientali di maggior valore e a quali problematiche di impatto siano più sensibili. Come indicatori dello stato dell’ambiente vengono utilizzati gli Indicatori di Condizione Ambientale (ECI). E’ evidente, quindi, quanto in un Parco sia importante una buona analisi ecologica, dove sono presenti risorse naturali di particolare valore.

Più in particolare l’Analisi Ecologica prevede:

• l’individuazione spaziale dei valori e delle sensibilità ambientali; • la caratterizzazione e la descrizione del territorio, con scale in grado di

mettere in evidenza le criticità ambientali; • la valutazione e la definizione dei valori ambientali; • l’individuazione dei possibili ambiti di miglioramento; • l’individuazione di un adeguato set di indicatori.

La valutazione della significatività

A valle delle analisi fin qui descritte si pone la Valutazione della Significatività degli aspetti ambientali, per la quale si possono utilizzare metodi diversi in dipendenza dei dati disponibili e dei problemi presenti sul territorio. Il risultato è, comunque, una graduatoria di significatività delle cause delle criticità ambientali tale da consentire alla Direzione che avrà la responsabilità del Sistema di Gestione Ambientale l’individuazione delle priorità di intervento da inserire nel Programma Ambientale e la definizione dei relativi obiettivi e traguardi.

Queste decisioni competono all’Organizzazione sulla base della propria Politica Ambientale e della propria disponibilità di risorse umane e finanziarie. Nel caso specifico del Progetto “Parchi in Qualità”, un prodotto collaterale dell’Analisi Ambientale è stato quello di mettere a disposizione dei Parchi suggerimenti tecnici ed un ventaglio di possibili soluzioni che potrebbero essere prese in considerazione nell’ambito del Programma Ambientale.

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2.3.5 Il ruolo strategico della comunicazione A conclusione di questo capitolo è opportuno rimarcare che, all’interno dell’intero processo, svolgono un ruolo fondamentale (soprattutto in riferimento alla creazione e al funzionamento del Forum) le attività di comunicazione. La norma ISO 14001 le prende specificatamente in considerazione come elemento essenziale per la costruzione del Sistema, distinguendole nelle seguenti forme: • comunicazione interna (tra i diversi livelli e funzioni); • comunicazione dall’interno verso l’esterno (riguardante gli aspetti

ambientali significativi); • dall’esterno verso l’interno (con riferimento alle attività di ricevere,

documentare e rispondere alle richieste). Per rispondere in maniera ottimale a queste esigenze, è stato sviluppato un progetto specifico di comunicazione, interno ed esterno, che può avere valore esemplificativo e di riferimento. L’applicazione del Sistema di Gestione Ambientale ha infatti richiesto fin da principio una grande attenzione al coinvolgimento dei dipendenti e al coinvolgimento degli interlocutori dei Parchi, sia a livello di area organizzativa dirigenziale che di pubblici di riferimento delle due aree protette. Ciò al fine di garantire una effettiva partecipazione al processo di miglioramento continuo delle prestazioni ambientali, del sistema organizzativo e del rapporto con l’ambiente.

Il ruolo della comunicazione nella gestione del Team di lavoro

E’ emersa subito l’esigenza di sviluppare strumenti di comunicazione interna, esterna e di comunicazione progettata rispetto alle organizzazioni Parco protagoniste del Progetto. Nello stesso tempo, anche all’interno dello stesso gruppo di lavoro del Progetto si è posta la necessità di migliorare la condivisione e la gestione delle informazioni, spesso di carattere molto tecnico e in questa caso la Funzione Comunicazione del Progetto ha svolto un importante azione di supporto e counseling e di facilitazione dei processi di lavoro.

L’affiancamento agli Enti Locali e alle Parti interessate

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In fase di progettazione della comunicazione è stato dato infine particolare rilievo all’attività di sensibilizzazione e affiancamento ai soggetti economici e istituzionali chiamati a partecipare al Sistema di Gestione Ambientale per spiegare il Progetto e i suoi obiettivi i cui effetti hanno determinato in modo decisivo le condizioni ottimali per l’avvio del processo di preparazione dei Forum delle parti interessate e dei tavoli di consultazione.

Un ruolo altrettanto importante è stato svolto dall’attività di formazione al personale delle aree protette, finalizzata anche a creare, soprattutto all’interno dell’Organizzazione, nuove professionalità sui temi della gestione ambientale.

Il complesso delle attività fin qui descritte ha già prodotto risultati tangibili in direzione del miglioramento della struttura organizzativa. La messa a punto di un Sistema di Gestione Ambientale consentirà ai due Parchi di proseguire su questa strada e di implementare ulteriormente il Sistema.

2.3.6 Le novità del modello in sintesi

Il modello applicativo appositamente elaborato per il Sistema di Gestione Ambientale dei Parchi presenta, dunque, una serie di elementi innovativi che si rivelano decisivi ai fini di garantire il perseguimento di politiche efficaci di sostenibilità ambientale. Le principali novità possono essere così riassunte:

• Il Sistema di Gestione Ambientale viene applicato alla Organizzazione

responsabile della gestione dei Parchi; • L’Analisi Ambientale prende in considerazione l’intera area protetta e,

dove necessario, quella limitrofa; • Oltre ai possibili impatti ambientali causati dalle attività del Parco,

vanno individuati e valutati quelli delle attività produttive o di servizio presenti nel territorio protetto;

• I soggetti, la cui attività contribuisce ad aumentare o diminuire la qualità ambientale dell’area possono essere considerati “Fornitori di Qualità Ambientale” e, come tali, qualificati;

• Essi partecipano al Sistema di Gestione Ambientale attraverso

l’adesione al processo di qualifica, che stabilisce le azioni che ognuno può intraprendere per il miglioramento della qualità ambientale;

• I criteri di qualifica sono concertati tra il Parco e le diverse Parti

interessate; • Coloro che aderiscono al processo di qualifica possono usufruire del

Marchio di “Fornitore di Qualità Ambientale del Parco”;

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• Il miglioramento continuo si ottiene sia attraverso le azioni intraprese dal Parco, sia incrementando le adesioni al processo di qualifica da parte di sempre nuovi soggetti.

3. PRINCIPALI RISULTATI E RICADUTE

Obiettivi generali del Progetto “Parchi in Qualità” erano: • dimostrare la fattibilità dell’utilizzo del Sistema di Gestione Ambientale

secondo la norma ISO 14001 per ottenere il miglioramento continuo della qualità ambientale di aree protette;

• applicare sperimentalmente il Sistema in un’area protetta.

Il patrimonio del Progetto

Questi obiettivi sono stati raggiunti completamente e sono stati, anzi, integrati e completati con azioni che hanno portato a ricadute di interesse generale. Infatti, oltre ad aver sviluppato il Sistema in due aree protette con caratteristiche assai diverse tra loro, rendendo così più validi gli elementi di riferimento:

• sono stati creati i presupposti per tutti gli Enti Parco per sviluppare un

Sistema di Gestione Ambientale in maniera efficace ed omogenea grazie alla predisposizione di una specifica “Linea Guida”;

• sono stati messi a disposizione degli Enti di certificazione chiamati a

valutare il Sistema di Gestione Ambientale di un’area protetta riferimenti chiari e univoci, così da evitare improvvisazioni, incoerenze ed interpretazioni soggettive;

• sono state messe a punto e validate nuove metodologie in ordine

a problematiche e ad azioni connesse allo svolgimento del progetto.

3.1 I RISULTATI RAGGIUNTI Ai due Parchi che sono stati oggetto della sperimentazione resta oggi in dote un patrimonio di esperienze, di conoscenze e di metodologie che costituirà certamente il quadro di riferimento per le attività e le politiche che saranno sviluppate in futuro.

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Di tutto ciò potranno beneficiare, inoltre, altri soggetti. In considerazione della loro valenza generale, i risultati che sono stati raggiunti con il Progetto potranno essere utilizzati, infatti, oltre che dagli altri Enti Parco, anche da tutti quegli enti pubblici con competenze di gestione del territorio, quali Comuni, Comunità Montane, Province ecc. che vogliano migliorare la qualità dell’ambiente naturale sotto la propria giurisdizione nella massima trasparenza e con il coinvolgimento degli attori locali.

I principali risultati ottenuti con il Progetto “Parchi in Qualità” possono essere così elencati:

• Modello per l’applicazione del Sistema di Gestione Ambientale

ad un Ente Parco. E’ stato predisposto un modello applicativo della norma internazionale ISO 14001 che ne valorizza spirito e contenuti, coinvolgendo nel sistema stesso coloro che vivono e operano nel Parco. L’Ente Parco è stato riconosciuto come soggetto adatto a sviluppare il sistema.

• Analisi Ambientale. Sono state testate e validate metodologie per

l’elaborazione di un’analisi ambientale adeguata ad individuare la sensibilità e la vulnerabilità dei beni ambientali (con particolare attenzione rivolta agli habitat ed agli ecosistemi di interesse comunitario, nazionale o locale), ad identificare i possibili impatti causati da attività antropiche, a valutare la loro significatività, a definire gli indicatori più idonei a monitorare il miglioramento continuo.

• Attivazione del Forum delle parti interessate. In entrambi i Parchi

sono state sensibilizzate le parti interessate. In particolare, sono stati coinvolti nel Forum le amministrazioni comunali, le associazioni di categoria, le camere di commercio, le associazioni di volontariato, le associazioni ambientaliste e gli altri enti pubblici presenti sul territorio. Lo sviluppo delle situazioni è però diverso: mentre nel Parco del Po è stato dato concretamente l’avvio al Forum, nel Parco nazionale del Circeo ci si è fermati alla raccolta delle adesioni in attesa degli sviluppi istituzionali.

• Marchio di fornitore di qualità ambientale. E’ stata formulata una

modalità applicativa sia dell’art. 14, comma 4, della L. 394/91 (legge quadro sulle aree protette) che consente di rilasciare l’uso dell’emblema del Parco a fornitori di beni o servizi che soddisfino le finalità dell’area protetta, sia del punto 4.4.6, comma c, della norma ISO 14001, che permette di riconoscere come “Fornitori di Qualità Ambientale” tutti coloro che mettono in atto azioni finalizzate al miglioramento della qualità ambientale e di coinvolgerli attraverso la

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partecipazione a tavoli tecnici per la definizione dei criteri di qualifica verso obiettivi condivisi con il Parco.

• Banche dati e GIS. I dati ricavati nell’ambito delle due analisi

ambientali sono stati raccolti in banche dati e, ove possibile, georeferenziati per costituire un Sistema Informativo Territoriale (GIS). In Piemonte tali informazioni vanno ad implementare il Sistema Informativo regionale delle Aree protette, a cui forniscono un notevole valore aggiunto.

• Formazione di professionalità sui temi della gestione

ambientale. Attraverso interventi di informazione e corsi di formazione di 8, 40 e 60 ore sono state coinvolte 391 persone, 253 delle quali hanno svolto corsi che hanno portato al rilascio di un attestato di partecipazione. Vi hanno partecipato, oltre ai dipendenti dei due Parchi e di altre aree protette, molti rappresentanti di istituzioni pubbliche locali e di Comuni, di associazioni di categoria e privati. Seguendo il progetto, inoltre, si sono formati 9 stagisti e 13 borsisti. 16 tesi di laurea sono state svolte sull’argomento.

• Formazione valutatori. Attraverso l’organizzazione di due corsi

qualificati per valutatori di Sistema di Gestione Ambientale tenuti da un’organizzazione certificata per la formazione del personale, sono state formate competenze in grado di eseguire sia gli audit interni di sistema, che le verifiche in funzione dell’attribuzione o mantenimento della qualifica di “fornitore di qualità ambientale” per le parti interessate.

• Attività di comunicazione. I Parchi si sono resi protagonisti dell’informazione sul territorio. Metodologie, attività e risultati sono stati portati a conoscenza degli interessati in occasione di circa 30 incontri, tra convegni e seminari. Tutti i documenti prodotti nell’ambito del progetto e approvati per la diffusione esterna sono stati messi a disposizione sul sito http://qualitypark.casaccia.enea.it.

3.2 LE RICADUTE

La messa in opera del progetto ha comportato una serie di attività che hanno determinato la messa a punto di nuovi strumenti e metodologie che vanno oggi ad arricchire il panorama conoscitivo degli strumenti volontari in ambito territoriale, mettendone in luce nuove ed interessanti potenzialità. Tra le principali ricadute legate alle attività del progetto meritano di essere ricordate:

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• La Linea Guida sull’applicazione della norma ISO 14001 nelle aree protette. Pubblicata nel dicembre 2001 dall’UNI, la Linea Guida è frutto del lavoro di un gruppo coordinato dall’ENEA che ha visto la partecipazione, oltre a UNI e SINCERT, degli Enti di certificazione accreditati ISO 14001, Enti Parco, Federazione nazionale Parchi e Riserve Naturali, società di consulenza, associazioni ambientaliste ed altri soggetti interessati.

• Le regole per l’accreditamento. Sulla base della Linea Guida, il SINCERT ha potuto definire le regole per l’accreditamento delle certificazioni nel campo specifico delle aree protette (RT 14).

• Il repertorio tecnico-normativo. Il repertorio tecnico-normativo costituito nell’ambito del progetto costituisce un patrimonio in gran parte utilizzabile tal quale da altri Parchi che volessero intraprendere identico cammino, nonché dalle amministrazioni comunali dei due Parchi coinvolti nel progetto.

• La diffusione delle conoscenze sui sistemi di gestione ambientale ad altri Parchi. Numerosi Parchi hanno seguito i lavori del progetto o hanno partecipato ai corsi formativi organizzati al suo interno. Alcuni di essi stanno già sviluppando un Sistema di Gestione Ambientale o stanno applicando concetti e principi messi a punto nell’ambito del progetto. Tra questi il Parco dell’Etna, i Parchi nazionali del Cilento e Vallo di Diano e delle Dolomite Bellunesi, i Parchi regionali di La Mandria e delle Alpi Marittime (Piemonte).

• La creazione di nuclei di competenze locali e complementarietà con altri progetti. Oltre ai corsi per valutatori, che hanno messo a disposizione a livello locale competenze specialistiche per rendere operativo il meccanismo della qualifica di “fornitore di qualità ambientale”, in entrambi i Parchi che sono stati oggetto della sperimentazione è stato dato vita a nuclei di competenza interdisciplinare in grado di collaborare e interagire con altre aree protette o per la promozione della qualità ambientale su scala locale. Nel Parco Fluviale del Po vercellese-alessandrino, alle attività di sviluppo del sistema si sono collegati, inoltre, altri progetti che prevedono attività complementari indirizzate allo sviluppo sostenibile, finanziate dal Ministero dell’Ambiente e dall’Unione Europea.

• Il GIS come patrimonio comune. Con l’attivazione dei Sistemi Informativi Geografici, viene messa a disposizione dei privati e degli altri enti pubblici presenti nel territorio una massa critica di informazioni utili per le scelte di programmazione e di pianificazione. Trattandosi di strumenti “aperti”, se l’aggiornamento e l’implementazione dei GIS avverrà con il concorso di altri soggetti (ARPA, Camere di Commercio,

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Comuni ecc.) si potranno sviluppare proficue collaborazioni tra coloro che utilizzano o gestiscono l’area del Parco.

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4. LE ATTIVITA’ NELLE DUE AREE PILOTA

Il modello di sviluppo del Sistema di Gestione Ambientale che è stato fin qui descritto ha trovato concreta applicazione nelle due aree pilota, generando una serie di risultati che dimostrano l’efficacia delle scelte compiute e la validità generale della metodologia adottata.

Le metodologie adottate nei due Parchi hanno fatto riferimento a principi comuni, ma si sono adattate ai contesti specifici delle due aree protette in funzione delle loro dimensioni e delle loro problematiche. Andiamo a vedere quindi in concreto, sia pure in forma necessariamente sintetica il complesso delle attività che sono state finora svolte nelle due aree pilota e i dati salienti che sono emersi dall’Analisi Ambientale.

Va precisato che l’applicazione del sistema si trova a livello diverso nei due Parchi in quanto il Parco Nazionale del Circeo si trova in una fase ancora preliminare essendo stato oggetto di un radicale riassetto istituzionale mentre erano in corso le attività.

4.1 IL PARCO FLUVIALE DEL PO, TRATTO VERCELLESE-ALESSANDRINO

4.1.1 Lo stato dell’arte

Con l’introduzione del Sistema di Gestione Ambientale, le figure istituzionali già presenti all’interno dell’Ente Parco hanno assunto un ruolo specifico per il funzionamento del sistema, così come richiesto dalla norma. In particolare, il Presidente, insieme al Consiglio Direttivo e alla Giunta Esecutiva rappresentano oggi l’“Alta Direzione” e il Direttore è il “Rappresentante dell’Alta Direzione” con poteri esecutivi gestionali.

Il lavoro fin qui svolto ha portato all’attivazione del Forum, nell’ambito del quale verranno concordati i criteri di qualifica dei “Fornitori di Qualità Ambientale” sulla base dei dell’analisi ambientale, e alla dotazione di un Sistema di Gestione Ambientale documentato costituito da un Manuale di Gestione Ambientale che descrive come devono essere gestite le attività del Parco e dalle relative procedure gestionali ed operative. Dopo una prima verifica interna del sistema, il Parco sottoporrà ad un ente terzo indipendente, ai fini della certificazione, il proprio Sistema di Gestione Ambientale al giudizio di conformità. Il processo di miglioramento proseguirà poi con l’estensione delle attività previste per l’elaborazione della Dichiarazione Ambientale necessaria per ottenere anche la Registrazione EMAS.

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4.1.2 Cosa è emerso dall’Analisi Ecologica L’Analisi Ecologica è stata condotta con gli obiettivi di caratterizzare e descrivere il territorio, valutare e definire i valori e le sensibilità ambientali, individuare geograficamente gli stessi valori e sensibilità, individuare i possibili ambiti di miglioramento. Tutti i dati raccolti, attraverso la consultazione della documentazione esistente e l’effettuazione delle ricerche in campo, sono state archiviati in banche dati e georeferenziati, ed è così stato possibile costituire un GIS del Parco.

Tutto il lavoro di reperimento dei dati e di rilevamento ed elaborazione di nuove informazioni, è stato condotto tenendo conto di alcune priorità: • Creazione di una “banca dati delle fonti” che faciliti l’aggiornamento

continuo dei dati di interesse • Applicazione di metodologie di rilevamento in gran parte

standardizzate • Redazione di cartografia tematica secondo modalità di restituzione dei

dati e legende standardizzate

In totale sono stati predisposti oltre 150 elaborati cartografici, tra cui, a titolo di esempio:

• Carta delle tendenze evolutive del Fiume Po • Carta delle aree interessate dalla dinamica evolutiva del Po e degli effetti • Carta delle variazioni del corpo idrico dal 1991 al 2000 • Carta di artificializzazione dell’alveo • Carta geomorfologica • Unità pedologiche • Aree soggette a vincolo idrogeologico • Reticolo idrografico • Censimento dei pozzi • Zonizzazione idrogeologica del territorio • Carta della vulnerabilità intrinseca dell’acquifero superficiale • Carta di vulnerabilità dei versanti • Censimento dei pozzi

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• Carta di vulnerabilità dei versanti scala 1:100.000 • Carta di vulnerabilità dell’acquifero scala 1:100.000 • Evoluzione del corpo idrico principale • Carta dell’artificializzazione dell’alveo • Carta di Uso del Suolo • Carta della naturalità delle tipologie di uso del suolo • Carta delle formazioni e dei popolamenti vegetali di elevato interesse ecologico • Carta delle emergenze faunistiche • Carta della funzionalità fluviale

• Carta di Uso del suolo • Carta delle formazioni naturali di interesse ecologico • Carta della naturalità delle tipologie di uso del suolo • Carta delle emergenze faunistiche • Carta della Funzionalità Fluviale • Funzionalità delle formazioni nella fascia perifluviale • Funzionalità morfologica del corso d’acqua

Presenza di habitat di pregio

Per quanto riguarda la caratterizzazione degli ambienti, sono stati individuati all’interno del Parco nove habitat di interesse comunitario, da ritenere, quindi, di fondamentale importanza per la conservazione della biodiversità. Tra di essi, i più significativi sono gli habitat forestali, quelli acquatici e di greto.

Complessivamente, è stato accertato che l’estensione delle formazioni/popolamenti naturali ammonta a circa 3.500 ha, pari a circa il 25% del totale del Parco e che circa il 7% del territorio del Parco è caratterizzato dalla presenza di habitat di interesse comunitario.

Flora, vegetazione e fauna

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Tra le tipologie di vegetazione rilevate, rivestono un particolare pregio gli ambienti acquatici di canali e lanche, i greti, i boschi planiziali (boschi di ontano, boschi di salice bianco, saliceti arbustivi di greto, boschi di querce olmi e frassini), i querceti collinari, i canneti.

Lo studio della fauna ha evidenziato come sia particolarmente importante, per l’avifauna, la rotta migratoria costituita dal Po: sotto questo profilo l’area del Parco si presenta come una zona di svernamento per moltissime specie di uccelli acquatici che passano l’estate in aree del nord Europa. A titolo di esempio, basti considerare che sono segnalate per il territorio del Parco circa 250 specie ornitiche, oltre a pesci, anfibi, rettili e mammiferi.

Dall’individuazione delle aree di maggior interesse faunistico, emergono come ambienti di rilevanza strategica gli ambienti acquatici, i boschi (saliceti, ontaneti e planiziali), i greti, i canneti e i gerbidi (formazioni erbacee-arbustive xerofile), ma anche i coltivi, e in particolare le risaie, che costituiscono un ambiente fondamentale per l’alimentazione di moltissime specie

La funzionalità fluviale

L’applicazione dell’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) lungo i 188 chilometri di sponda dell’asta principale ha permesso di verificare lo stato complessivo dell’ecosistema fluviale attraverso la valutazione dell’efficienza delle diverse funzioni che il corso d’acqua ricopre nell’ecosistema. I risultati di quest’indagine si possono così sintetizzare:

• alla maggior parte del corso d’acqua è stato attribuito un livello di

funzionalità mediocre; solo nel 2% dei casi si raggiunge un livello di funzionalità buono-mediocre, mentre per il resto la funzionalità varia da scadente a pessima;

• il livello di artificializzazione si presenta significativo per la maggior

parte del corso d’acqua.

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Le conclusioni e gli ambiti di miglioramento In conclusione, si è verificato come le aree e gli ambienti di maggior rilievo e sensibilità siano localizzate in corrispondenza

• di elementi della rete idrografica • delle fasce perifluviali (in gran parte coincidenti con le aree golenali) • delle zone umide • delle formazioni arboreo arbustive a dominanza di specie autoctone

In pratica, quindi, gli ambienti dei boschi ripari e i greti, insieme al fiume, costituiscono il filo conduttore che connette in un unico complesso ecosistemico il territorio del Parco.

Per quanto riguarda gli ambiti di miglioramento, essi sono da ricercare soprattutto:

• nell’ampliamento e nel miglioramento degli ambienti naturali; • nell’acquisizione di maggiore naturalità del corridoio fluviale.

I comparti bersaglio Sulla base delle evidenze dell’analisi sono stati definiti i “Comparti bersaglio”: componenti o porzioni degli ecosistemi presenti nel territorio del Parco rispetto ai quali considerare l’impatto determinato dagli aspetti ambientali delle diverse attività produttive e, più generalmente, antropiche:

• Integrità morfologica del corso d'acqua principale • Stabilità dei versanti • Integrità territoriale • Intergità pedologica del suolo • Integrità paesaggistica (paesaggio naturale e paesaggio agricolo tradizionale) • Integrità dell’ambiente sonoro • Integrità qualitativa della falda superficiale • Integrità qualitativa della falda profonda • Integrità quantitativa della falda superficiale • Integrità quantitativa della falda profonda • Portata del corso d'acqua • Integrità chimico/fisica del corpo idrico principale • Integrità chimico/fisica dei corpi idrici secondari • Integrità chimico/fisica delle lanche

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• Integrità chimico/fisica dei canali • Integrità chimico/fisica delle pozze e degli specchi d’acqua • Integrità biologica del corso del corpo idrico principale • Integrità biologica dei corpi idrici secondari • Integrità biologica delle lanche • Integrità biologica dei canali • Integrità biologica delle pozze e degli specchi d’acqua • Integrità chimico/fisico dell'aria • Formazioni arboree riparie • Formazioni arboree planiziali • Formazioni arboree collinari • Saliceti arbustivi di greto • Formazioni arbustive di ricostruzione • Formazioni erbaceo arbustive xerofile • Greti • Formazioni igrofile a dominanza di elofite ed a alte erbe • Vegetazione acquatica • Habitat di acque stagnanti di lanche e pozze • Habitat di acque correnti di canali e lanche • Filari e siepi • Coltivi • Specie animali e vegetali di rilievo presenti in ambito colturale

4.1.3 Cosa è emerso dall’Analisi Socioeconomica

Aspetti demografici L’Analisi Socioeconomica ha preso in considerazione tutti i 47 Comuni dell’Area Turistica del Parco che si estende per circa 96.000 ha con una popolazione di 118.000 persone. I dati raccolti dimostrano come, all’interno dell’area considerata, si sia assistito a partire dagli anni ’70 ad una progressiva diminuzione della popolazione residente che ammontava nel 1971 a circa 130.000 abitanti. L’esame della distribuzione degli occupati evidenzia come l’attività manifatturiera sia quella che, insieme al commercio e alla produzione di beni di consumo, occupi la maggior parte della popolazione attiva.

Attività produttive Nell’Area Turistica risultano attive circa 12.900 aziende, localizzate per la maggior parte a Casale Monferrato e a Valenza. All’interno di questo dato, le aziende agricole rappresentano la quota numericamente più rilevante, ma si presentano significative anche le attività turistiche e le attività di lavorazione dei metalli. (concentrate nel distretto orafo di Valenza).

In considerazione della loro predominanza, le attività agricole sono state oggetto di un’analisi di maggior dettaglio, finalizzata, da un lato, all’individuazione delle colture maggiormente diffuse ed alla descrizione

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delle pratiche colturali tipiche, dall’altro, alla valutazione a scala territoriale dello stato dell’ambiente. Emissioni in atmosfera e scarichi di acque reflue

Sulla base dei dati relativi alle emissioni autorizzate e dei dati forniti dal Progetto Corinair, che definisce stime di emissione, a scala comunale, di differenti tipi di inquinante da parte dei differenti settori produttivi, è stato possibile evidenziare le varie situazioni. La maggiore emissione di anidride carbonica risulta concentrata in quei Comuni dove sono presenti impianti di produzione energetica e di metallurgia pesante. La raccolta delle informazioni relative agli scarichi, alle reti di collettamento ed agli impianti di depurazione ha permesso di valutare le pressioni esistenti sulla rete idrografica superficiale, naturale ed artificiale che, nel territorio dell’Area Turistica, costituisce un patrimonio estremamente significativo.

Il quadro ambientale delle Amministrazioni Comunali Nell’ambito dell’Analisi Socioeconomica sono state prese in considerazione anche le caratteristiche e le attività delle Amministrazioni Comunali dell’Area Turistica. I Comuni, infatti, possono contribuire fortemente a garantire il mantenimento, o a perseguire il miglioramento, dell’ambiente e della qualità della vita dei cittadini. Per ogni Comune sono stati, pertanto, raccolti dati su:

• inquadramento urbanistico • servizi comunali • fonti di inquinamento • presenza di cave • scarichi idrici e impianti di depurazione • utilizzo delle risorse idriche • smaltimento dei rifiuti solidi urbani • presenza di discariche • protezione civile • rapporti con l’Ente Parco • fruibilità turistica • politica della sostenibilità

Dall’indagine è emerso che la maggior parte dei Comuni ha una struttura interna molto limitata e non dispone di strumenti urbanistici aggiornati. Alcuni Comuni gestiscono direttamente i servizi di trasporto pubblico e di mensa scolastica, ma sono molti quelli che danno questi servizi in appalto insieme ad altri (impianti sportivi, trattamenti antizanzare ecc.).

La gestione del servizio idrico integrato (acquedotti e fognature) è in alcuni casi diretta, mentre in altri è affidata a Consorzi o ditte esterne. Nessun Comune, infine, gestisce in proprio lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

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Definizione degli aspetti ambientali Sulla base del quadro conoscitivo acquisito sono state individuate le tipologie di attività considerate prioritarie nella fase di avvio del sistema tenendo conto di diversi aspetti: • rappresentatività della tipologia di attività nel territorio considerato • evidenze dell'analisi ecologica dal punto di vista geografico territoriale • obiettivi istituzionali e competenze del Parco del Po • obiettivi individuati dagli strumenti di gestione del Parco (Piano d'Area,

Piano socioeconomico) • necessità di attivare in breve tempo il processo di miglioramento

continuo Su questa base, sono state individuate come attività prioritarie: • agricoltura • turismo • attività estrattiva • Amministrazioni comunali (con particolare riferimento ai settori relativi

alla pianificazione, alla gestione delle proprietà comunali, al servizio idrico integrato).

Per ciascuna di queste attività si è proceduto alla definizione degli aspetti ambientali, intesi come fasi delle attività svolte, da sottoporre al successivo processo di valutazione della significatività.

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4.1.4 La valutazione della significatività

Dalle due fasi di analisi (ecologica e socioeconomica) sono derivate due famiglie di informazioni: i comparti bersaglio e gli aspetti ambientali. E’ stata quindi costruita, per ciascuna tipologia di attività, una matrice che correla questi due insiemi, in modo da poter individuare, per ciascun incrocio, l’esistenza o meno di un impatto (reale o potenziale). In tutti i casi in cui si verifica l’esistenza di un impatto, questo è stato valutato sulla base di: • Durata/Frequenza dell’accadimento • Intensità • Estensione della superficie interessata • Valore/Vulnerabilità del bersaglio In questo modo, si è potuto definire la significatività dei singoli impatti, a partire dai quali è possibile stabilire la significatività degli aspetti ambientali che li generano (tenendo conto che un aspetto ambientale è tanto più significativo quanto più significativo è l’impatto da esso determinato).

La valutazione della significatività degli impatti permette quindi di stabilire l’ordine di priorità da considerare nell’affrontarli, attraverso il processo di qualifica dei Fornitori di qualità ambientale.

La valutazione della significatività degli aspetti ambientali nel Parco Fluviale del Po ha messo in evidenza l’importanza delle attività agricole, di quelle estrattive e delle attività di competenza delle amministrazioni comunali, soprattutto in relazione alla gestione del servizio idrico integrato, alla pianificazione e alla gestione delle proprietà comunali, molte delle quali si trovano lungo la fascia fluviale del Po. Il turismo assume un ruolo rilevante non tanto per i suoi aspetti ambientali, in quanto ancora di dimensioni piuttosto limitate, ma quale attività che il Parco intende promuove sul territorio e cui, quindi, deve tenere sotto controllo l’andamento dei possibili impatti ambientali.

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4.2 IL PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO

4.2.1 Lo stato dell’arte

Il Sistema di Gestione Ambientale, in quanto strumento elastico e adattabile a qualsiasi organizzazione, si sarebbe dovuto applicare alla struttura dell’ex ASFD (Azienda di Stato delle Foreste Demaniali), essendo la responsabilità dell’area protetta, al momento dell’avvio del progetto, di pertinenza dell’ufficio Amministrazione ex ASFD del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali.

La Legge 179/2002 ha modificato questo scenario con l’istituzione dell’Ente Parco, rendendo necessario, quindi, un adattamento in corso d’opera del progetto relativamente all’analisi della nuova struttura di riferimento che è, tuttavia, essa stessa in fase di riorganizzazione.

Mentre nella maggior parte dei casi gli Enti Parco non esercitano in proprio molte attività, nel Parco Nazionale del Circeo – che è tuttora sprovvisto di due strumenti fondamentali previsti dalla legge quadro sulle aree protette, vale a dire il Piano del Parco e il Piano Socioeconomico - il 60% del territorio appartiene al demanio dello Stato e vi si svolgono attività in concessione che hanno un possibile impatto sull’ambiente. Ne consegue che ha assunto qui particolare rilevanza l’analisi dell’organizzazione dell’ex ASFDper l’individuazione degli aspetti ambientali e dei relativi impatti associati alle sue attività.

Lo svolgimento del progetto ha portato all’avvio delle iniziative finalizzate alla costituzione del Forum delle Parti Interessate, coinvolgendo, oltre i 4 Comuni, l’ARPA, il Consorzio di Bonifica, l’ASL, l’APT e le associazioni di categoria. Le attività umane per le quali sarà utile stabilire con priorità i criteri per la concessione della qualifica di “Fornitore di Qualità Ambientale” sono state individuate nei settori dell’agricoltura e del turismo. La documentazione del sistema, con il suo Manuale e le procedure gestionali è stato sviluppato per il nuovo Ente Parco.

4.2.2 Cosa è emerso dall’Analisi Ecologica Lo svolgimento dell’analisi ecologica rende oggi possibile una conoscenza dettagliata della molteplicità degli aspetti e delle problematiche ambientali di un territorio complesso come il Parco del Circeo, avendo messo a disposizione dell’Organizzazione una serie di strumenti utili per ogni tipo di indagine ambientale e per le conseguenti valutazioni di merito. Ha fornito anche un quadro di riferimento unitario che potrà risultare utile alla conclusione del Piano del Parco e del Piano di sviluppo economico e sociale.

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Cartografie tematiche In particolare, per rendere possibile un’analisi accurata degli ecosistemi presenti nel Parco, nell’ottica di definirne lo stato di qualità ambientale e le caratteristiche di sensibilità e vulnerabilità nei confronti degli impatti antropici, sono state realizzate una serie di cartografie tematiche, tra le quali assumono particolare rilevanza, ai fini della programmazione di eventuali interventi di gestione, la carta dell’uso del suolo e la carta degli habitat, realizzate in scala 1:10.000.

Particolarmente utile si rivela anche la carta di qualità della duna costiera, riferendosi ad un’area che si presenta come uno degli ambienti a maggior rischio a causa del forte impatto antropico cui è sottoposta, soprattutto durante il periodo estivo. L’analisi ha messo in evidenza anche un’area di particolare interesse per il mantenimento della biodiversità con funzione di “corridoio ecologico”. Si tratta dell’area situata tra la foresta planiziale e la foresta del promontorio del Monte Circeo, attualmente soggetta a varie attività antropiche, in cui potrebbero essere sviluppati programmi di miglioramento della qualità ambientale mediante il coinvolgimento della popolazione residente. La qualità delle acque sotterranee L’analisi ha evidenziato l’esistenza di condizioni assai critiche sia per le acque sotterranee che per quelle superficiali presenti nel Parco. Per quanto riguarda le prime, la qualità è messa in pericolo da almeno tre fattori: il depauperamento della risorsa nel suo complesso, il fenomeno della salinizzazione delle falde costiere, l’inquinamento diffuso.

Le conoscenze attuali consentono di avere riferimenti adeguati per la definizione del programma ambientale relativo alla tutela del patrimonio idrico sotterraneo, ma per stabilire con maggior precisione gli interventi sarà necessario acquisire ulteriori dati, tramite, ad esempio, l’installazione di una rete di piezometri atta a fornire dati organici sullo stato attuale degli acquiferi presenti nel Parco.

In particolare, le indagini condotte hanno evidenziato che, per una corretta gestione delle risorse idriche sotterranee, sarà necessario;

• tenere sotto controllo gli emungimenti e fare il censimento dei pozzi

esistenti; • stabilire le relazioni tra il sistema di drenaggio superficiale, sia naturale

che artificiale, e gli acquiferi;

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• stabilire le relazioni tra la falda superficiale ed i laghi costieri; • effettuare un censimento dei prodotti utilizzati nelle pratiche agricole; • provvedere al recupero delle acque utilizzate dalle attività produttive e

dagli insediamenti urbani; • riconsiderare le modalità di gestione dei canali di bonifica in funzione di

una possibile rinaturalizzazione dei corsi d’acqua, utile anche ai fini di un incremento dell’infiltrazione efficace;

• redigere bilanci ecologici dell’area pertinente al Parco per la redazione di piani di utilizzo sostenibili delle risorse idriche.

Per quanto riguarda il fenomeno della salinizzazione della falda costiera, esso è dovuto sia all’erosione della costa, sia ad un utilizzo eccessivo dell’acqua dolce sotterranea per uso agricolo che favorisce l’ingresso di acque marine nella profondità del suolo. Per evitare che l’agricoltura locale diventi impraticabile e che scompaiano ambienti naturali di grande pregio, é necessario affrontare il fenomeno mediante azioni che riducano il consumo di acqua dolce di falda o che ne accelerino la ricarica naturale.

La qualità delle acque superficiali Relativamente alle acque superficiali, è stata eseguita un’indagine sulla qualità ambientale utilizzando indici biologici ed ecotossicologici.

I risultati mostrano che il Collettore Acque Medie è classificabile come “inquinato” a monte di Latina, “molto inquinato” a valle del capoluogo e “fortemente inquinato” nel Rio Martino che ha il suo tratto finale nel territorio del Parco. Anche la funzionalità fluviale del canale assume valori decrescenti da monte a valle. I fossi presenti nel territorio del Parco presentano uno stato di qualità “mediocre”, soprattutto a causa dell’inquinamento di origine agricola e civile. “Mediocre”, infine, è anche la funzionalità dei canali consortili. Per quanto riguarda i laghi costieri è stato messo a punto un sistema di classificazione basato sulle dominanze vegetali e sono state identificate 5 classi di qualità con un ordine decrescente da 1 a 5. In dettaglio è risultato che: • il lago Monaci rientra nella classe 3, evidenziando una condizione di

instabilità ecologica elevata; • il lago Fogliano nella classe 2 (stabilità ecologica alternata e ridotta

diversità biologica);

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• il lago Caprolace nella classe 1 (ecosistema stabile ad elevata diversità biologica).

L’analisi faunistica Un approccio all’analisi faunistica è stato realizzato mediante l’analisi dell’idoneità degli habitat ad ospitare specie rappresentative, con esigenze comuni anche ad altre specie, selezionate tra quelle di maggior pregio (elencate nelle liste allegate a direttive e convenzioni internazionali). Tali mappe sono state realizzate solo per alcune specie come esempio di applicazione del modello, lasciando al Parco l’eventuale estensione del metodo.

4.2.3 Cosa è emerso dall’analisi socioeconomica

Aspetti demografici Ai fini di quest’analisi sono stati presi in considerazione i Comuni interni all’area del Parco: San Felice Circeo e Sabaudia. Quello di Latina è stato oggetto d’indagine solo in alcuni casi specifici, mentre è rimasto fuori dall’analisi il Comune di Ponza, cui appartiene l’isola di Zannone, che è disabitata, fatto salvo il presidio forestale.

La popolazione dei Comuni di San Felice Circeo e Sabaudia ammonta a circa 25.000 abitanti ed è in continua crescita (è raddoppiata dal 1951 al 1998) con conseguente aumento della pressione demografica sul territorio. La parte attiva è occupata essenzialmente nell’agricoltura, nelle attività manifatturiere e nella pubblica amministrazione.

La produzione di rifiuti

E’ questo uno degli indicatori più rilevanti circa l’interazione tra attività umane e inquinamento poiché analizza uno dei principali fattori di pressione antropica sull’ambiente. Dal confronto dei dati tra popolazione e quantità prodotte risulta, per il 1998, una produzione media pro-capite, nei 2 Comuni, di 1,25 kg/giorno, leggermente inferiore alla media provinciale.

L’impatto dei rifiuti sull’ambiente è, tuttavia, notevolmente aumentato all’interno del Parco negli ultimi anni: a Sabaudia, la quantità totale di rifiuti solidi urbani è cresciuta del 16% nel periodo 1996-2000 e a San Felice Circeo del 12% dal 1997 al 2000. I picchi maggiori si registrano nel periodo estivo a testimonianza dell’aumento sia della popolazione residente che delle presenze turistiche. Per contro, la raccolta

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differenziata è ancora poco diffusa: nel comune di Sabaudia è stata avviata solo nel novembre 2000.

Consumi idrici

Non si dispone di dati sull’utilizzo delle risorse idriche nelle attività produttive, né si hanno informazioni precise sul numero dei pozzi esistenti. Si tratta, tuttavia, di quantitativi elevati soprattutto nelle attività agricole e di allevamento e ciò rappresenta una criticità alla luce delle considerazioni già svolte sull’impoverimento dell’acqua di falda e sulla sua crescente salinizzazione.

Per quanto riguarda i consumi civili, i quantitativi erogati dall’acquedotto tra il 1997 e il 1999 sono aumentati a Sabaudia e diminuiti a San Felice Circeo. Il Comune di Sabaudia gestisce 4 depuratori che possono servire 34.500 abitanti. Tale capacità si presenta sufficiente per far fronte alle punte estive.

Consumi energetici L’esame dei dati relativi al periodo 1995-2000 evidenzia un costante aumento dei consumi di energia elettrica passati da circa 74 milioni di kWh a circa 86. Tale aumento si presenta più pronunciato a Sabaudia che a San Felice Circeo. Nel primo Comune, l’attività maggiormente interessata a quest’aumento è stata il commercio, mentre a San Felice Circeo l’incremento si è distribuito più uniformemente tra commercio, alberghi e ristoranti. Attività produttive Per quanto riguarda le industrie (localizzate prevalentemente fuori dai confini del Parco) si registrano soprattutto imprese di piccole dimensioni (meno di 10 addetti). Esse rappresentano il 97% del totale e danno lavoro al 67% degli addetti al settore. Ai fini dell’impatto ambientale riveste particolare importanza l’industria manifatturiera locale e, in particolare, quella della lavorazione dei metalli (38 unità), seguita dall’industria del legno e dei prodotti in legno (33 unità). Il turismo interessa in maniera rilevante la fascia costiera dove, in un’area piuttosto ristretta, si concentra, secondo flussi stagionali, una pressione antropica enorme. Il fenomeno è oltretutto in crescita: nel quadriennio 1997-2000 a Sabaudia le presenze turistiche negli alberghi sono aumentate del 26,7% e a San Felice Circeo del 40,3%. Analoga

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crescita si registra anche nei campeggi e villaggi turistici (+25% a Sabaudia). Il mese di agosto resta quello più critico. Per quanto riguarda l’agricoltura, caratterizzata da aziende di piccole dimensioni, si è assistito negli ultimi anni ad un’evoluzione delle modalità colturali con una specializzazione delle colture in serra ed un orientamento verso forme di agricoltura biologica e biodinamica. Diverse produzioni di ortaggi (lattuga, sedano, carota) avvengono ormai esclusivamente in serra, mentre altre (zucchine, pomodori) sono ormai prodotte in serra circa per la metà. Nel settore dell’allevamento, l’intera provincia di Latina mostra una specializzazione per bovini e bufalini, ma è diffuso sul territorio anche l’allevamento di ovini e caprini. Negli ultimi anni si è registrata una drastica riduzione delle aziende ed un contemporaneo aumento del numero medio di capi per unità produttiva.

4.2.4 La valutazione della significatività Come già accennato in precedenza, gli aspetti e gli impatti ambientali di cui valutare la significatività sono stati individuati applicando all’analisi ambientale lo schema DPSIR. Nel Parco Nazionale del Circeo, tale schema ha consentito di individuare come “Determinanti” gli elementi popolazione, turismo, agricoltura e industria e come “Pressioni” i seguenti 10 fattori: • artificializzazione del suolo • uso di materie prime • produzione di rifiuti • consumi di acqua • scarichi liquidi • consumi di energia • emissioni sonore • trasporti • emissioni in atmosfera • abusivismo

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L’azione di questi fattori è stata rapportata allo stato di qualità ambientale di 5 componenti (acqua, suolo, ecosistemi, habitat, paesaggio) allo scopo di verificarne gli effetti in termini di “Impatti”. Le due matrici che seguono mostrano le relazioni che si sono venute a stabilire, rispettivamente, tra Determinanti e Pressioni e tra Pressioni ed Impatti. Anche nel caso del Parco Nazionale del Circeo, quindi, l’analisi ecologica e quella socioeconomica hanno permesso di mettere in

relazione gli aspetti ambientali individuati con le criticità ambientali presenti.

La significatività degli aspetti ambientali è stata valutata in base agli stessi parametri già illustrati per il Parco Fluviale del Po.

La valutazione della significatività degli impatti ha permesso di individuare come particolarmente significative tutte le attività che incidono sulla qualità delle acque superficiali e profonde e, quindi, l’agricoltura per il suo prelievo di acque di falda e l’inquinamento dei corsi d’acqua superficiali, ma anche le industrie che scaricano nei corpi idrici o usano acqua profonda di buona qualità e le attività di gestione, da parte delle istituzioni preposte, del ciclo idrico integrato.

Il turismo incide pesantemente sulla qualità dell’ambiente delle dune costiere, ma anche sul consumo e sulla qualità delle acque, sulla produzione dei rifiuti e, in generale, sulle strutture che devono, in alcune mesi dell’anno, dimensionarsi su un quantitativo di presenze molto maggiore dell’usuale. Queste informazioni saranno la base per il futuro lavoro del Forum delle parti interessate che dovranno stabilire le azioni che dovranno essere messe in atto da chi sarà interessato ad ottenere la qualifica di Fornitore di qualità ambientale.

Alcune raccomandazioni per i Parchi

Sono le modalità di esercizio delle pressioni, rapportate ai vari indicatori, che costituiranno l’oggetto degli studi di filiera nelle attività del Forum delle Parti Interessate. In attesa di questo confronto, è possibile già da ora definire per ogni singolo Determinante alcune possibili risposte strutturali alle problematiche evidenziate con l’analisi ambientale.

Popolazione: • promuovere l’educazione ambientale ( scuola, media, cartellonistica

ecc.) • coinvolgere il cittadino nelle scelte che riguardano l’ambiente

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Turismo: • produrre modelli innovativi • nascita e sviluppo di unioni di prodotto e club di prodotto • valorizzazione dei prodotti tipici • promozioni e soggiorni “a tema” • attuare una logica “di distretto” • promuovere il B&B • promuovere il trasporto collettivo ed ecologico Industria: • favorire azioni consortili per il risparmio di acqua (serbatoi collettivi) • promuovere l’adozione di tecniche migliori nei riguardi dell’ambiente • incentivare il riciclo dell’acqua e dei rifiuti

Agricoltura: • favorire soluzioni consortili ai problemi ambientali • razionalizzare l’uso dell’acqua • promuovere agricoltura biologica o,comunque, di alta qualità • promuovere produzioni tipiche.

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5. PROSPETTIVE E CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE 5.1 I VANTAGGI DI UN SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE

L’insieme degli elementi innovativi, che caratterizzano il modello applicativo elaborato per lo sviluppo di un Sistema di Gestione Ambientale per le aree protette, conferisce efficienza ed efficacia alle azioni che dovranno essere intraprese dalle Organizzazioni responsabili per il perseguimento dei propri fini istituzionali.

I vantaggi che ne derivano per le Organizzazioni Parco si possono cogliere su più fronti. Con l’adozione di un Sistema di Gestione Ambientale così concepito, gli Enti responsabili si garantiscono infatti:

• una maggiore tutela dei valori ambientali dell’area protetta, data dalla possibilità di attuare interventi in funzione delle reali criticità ambientali, di realizzare azioni più incisive, di controllarne in modo sistematico i risultati;

• un miglioramento della qualità ambientale del territorio

attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti in esso presenti e la capacità, mediante opportuni piani di monitoraggio, di tenere sotto controllo la qualità dell’ambiente e di valutare l’efficacia delle azioni intraprese;

• un migliore funzionamento interno e l’attuazione di un processo di crescita culturale e di formazione di professionalità dedicate il cui contributo è fondamentale allo sviluppo e all’ottimizzazione del Sistema;

• un importante strumento di supporto a quell’attività di pianificazione territoriale che l’Organizzazione è tenuta a svolgere ai sensi della legge quadro sulle aree protette (Piano del Parco e Piano Socioeconomico). La sua adozione, infatti, permette ai Parchi che hanno già adottato gli strumenti di pianificazione previsti di renderli operativi nella massima efficienza, efficacia e trasparenza, e consente ai Parchi che ne sono sprovvisti di “partire con il piede giusto”, fornendo all’Ente di Gestione le conoscenze e gli strumenti necessari per accelerarne l’adozione;

• un miglioramento dei rapporti con le altre strutture pubbliche presenti nell’area, con le aziende locali e con la popolazione in genere; l’attuazione del Sistema può contribuire notevolmente alla riduzione di quelle incomprensioni che costituiscono, spesso, nel contesto italiano, l’anello debole del Sistema-Parchi;

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• il raggiungimento di obiettivi di tutela condivisi con le Parti Interessate;

• il miglioramento della propria immagine presso le comunità locali

con conseguente crescita di consenso sulle azioni intraprese.

Sull’altro versante, Comuni, aziende ed altri soggetti che aderiscono al Sistema di Gestione Ambientale sviluppato dal Parco attraverso il processo di qualifica di “Fornitore di Qualità Ambientale” traggono vantaggi evidenti su almeno tre fronti:

• la propria visibilità, grazie all’acquisizione del Marchio del Parco; ciò

consente agli operatori economici di acquisire e consolidare una propria reputazione ambientale che va a costituire un’importante leva di competitività;

• il miglioramento comunque indotto da modalità di lavoro più

efficienti; • il “clima” complessivo della propria attività lavorativa che si gioverà,

in particolare, sia del miglioramento dei rapporti intrattenuti con i clienti e gli utenti sensibili ai temi ambientali, sia della diminuzione della conflittualità con il Parco e con le altre amministrazioni pubbliche.

Il complesso di questi vantaggi si ripercuoterà, infine positivamente sull’intero territorio.

Lo sviluppo di un Sistema di Gestione Ambientale da parte dell’Organizzazione Parco e la messa in atto degli impegni ambientali assunti dai soggetti aderenti innescheranno, infatti, un circuito virtuoso di comportamenti destinato ad accrescere la reputazione e la visibilità di un territorio che intraprende con decisione la strada dello sviluppo sostenibile.

5.2 LE PROSPETTIVE NELLE DUE AREE PILOTA Allo stato attuale del lavoro fin qui svolto, l’aver già sviluppato un sistema che tenga conto del miglioramento della qualità ambientale di tutto il territorio protetto con il coinvolgimento delle Parti Interessate attraverso il meccanismo del Forum e della qualifica dei “Fornitori di Qualità Ambientale”, permetterà ai due Parchi in cui è in atto il progetto di disporre di un notevole valore aggiunto.

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Entrambi i Parchi, una volta verificato il funzionamento del Sistema di Gestione Ambientale, potranno implementare il sistema e proseguire il percorso verso una sempre maggiore qualità ambientale con la Dichiarazione da sottoporre alla Registrazione EMAS. Ma anche l’applicazione EMAS ad un territorio in cui si persegue il coinvolgimento di tutti i soggetti presenti e l’obiettivo di un miglioramento ambientale non legato, necessariamente ad interventi sui processi produttivi, necessita di messe a punto e approfondimenti

Poiché quanto fatto finora ha, comunque, carattere sperimentale, sarà importante proseguire con il monitoraggio del funzionamento del sistema e dei miglioramenti ambientali ottenibili, così da conferire validità al modello applicativo della norma, raffinare gli indicatori di condizione ambientale e performance e sviluppare ulteriormente le attività di formazione e informazione.

Sviluppo di nuovi processi e progetti Nel febbraio 2001 entrambi i Parchi hanno aderito alla carta di Aalborg, dando avvio ad un processo all’interno del quale lo sviluppo del Sistema di Gestione Ambientale trova una collocazione ideale, qualificandosi come strumento operativo per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. I Comuni dei due Parchi che stanno avviando i processi di Agenda 21 Locale (Sabaudia nel Parco del Circeo e Casale Monferrato nel Parco Fluviale del Po) potranno avvantaggiarsi della quantità di informazioni raccolte finora.

Il Parco Fluviale del Po vercellese-alessandrino ha inoltre dato vita ad altri progetti con obiettivi complementari e integrativi con le azioni promosse dal Sistema di Gestione Ambientale. In particolare, nell’ambito del programma di attuazione di Agenda 21, è stato finanziato dal Ministero dell’Ambiente il progetto “Infofiume” che ha portato alla costituzione di uno sportello informativo sullo sviluppo sostenibile e le problematiche di corretta gestione ambientale.

5.3 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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• Lo sviluppo di un Sistema di Gestione Ambientale si è rivelato uno strumento atto a perseguire il miglioramento ambientale in ambito territoriale e l’Organizzazione Parco, che ha come fini istitutivi proprio la tutela dei beni ambientali ed il miglioramento della qualità ambientale, si è dimostrata il soggetto adatto a promuoverlo e a trarre i maggiori benefici dalla sua applicazione.

• L’elaborazione di un apposito modello applicativo della norma ISO

14001 ha consentito, attraverso il meccanismo del Forum, la definizione delle prescrizioni di qualifica per singole filiere di attività e la possibilità, quindi, di concedere ai vari soggetti, l’uso del Marchio del Parco. Ciò è lo strumento che permette il massimo coinvolgimento di tutti gli attori presenti nel territorio, presupposto necessario al raggiungimento del risultato più qualificante del progetto: la condivisione degli obiettivi e dei programmi ambientali e la partecipazione diretta di questi soggetti al processo di miglioramento ambientale.

• Nella configurazione attuata dal modello, il Parco si pone al centro di

un processo di responsabilizzazione di tutto il territorio e si fa promotore, nei confronti degli altri enti territoriali e delle imprese di un processo di sviluppo improntato ai principi della qualità e dello sviluppo sostenibile. L’Organizzazione Parco diventa, in pratica, l’elemento motore dello sviluppo su scala locale e con l’acquisizione della certificazione ambientale ISO 14001 e della Registrazione EMAS determina la crescita della reputazione ambientale del territorio, innescando un processo che stimolerà altre realtà locali a percorrere autonomamente un percorso analogo.

• L’elaborazione di una apposita Linea Guida ha avuto lo scopo di

rendere omogenea l’applicazione del Sistema nelle aree protette in conformità alla norma internazionale di riferimento (ISO 14001), rendendo possibile così la replicabilità di queste esperienze pilota anche in altre aree protette. Ciò appare particolarmente rilevante in un paese come l’Italia, dove il sistema Parchi, occupando circa il 10% del territorio nazionale, rappresenta una risorsa di straordinaria importanza in relazione alle politiche di sostenibilità. Si rivela evidente, pertanto, il peso rilevante che avrebbe per il Sistema Paese la diffusione nelle altre aree protette di un modello di gestione come quello proposto dal Progetto, caratterizzato da elementi di efficienza gestionale e fortemente improntato alla sostenibilità ambientale.

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ALLEGATI

A. LE PERSONE CHE HANNO COLLABORATO AL PROGETTO

Questo elenco non esaurisce le partecipazioni dei colleghi che in diverse fase del progetto, e per periodi brevi, hanno offerto il loro prezioso contributo.

Per quanto riguarda il personale ENEA il progetto è stato coordinato da Lucia Naviglio Responsabile del progetto Flavio Bruzzesi Sviluppo del Sistema Parco Fluviale del Po Mario Castorina Analisi ambientale del Parco Naz. del Circeo Rossella Colletta Comunicazione Maria Rita Minciardi Analisi Ambientale del Parco Fluviale del Po Sandro Paci Sviluppo del Sistema Parco Naz. del Circeo Gian Luigi Rossi Analisi Ambientale del Parco Fluviale del Po

Hanno partecipato allo svolgimento del progetto anche: Adamoli Rosa Sviluppo del sistema e formazione Po Barbato Fabio Analisi Ambientale Circeo Bari Antonella Analisi Ambientale Po Bucci Maurizio Analisi Ambientale Circeo Giagnacovo Germina Analisi Ambientale Circeo Grillini Marcello Banche dati Izzo Giulio Analisi Ambientale Circeo Mini Paola Analisi Ambientale Po Morgana Giancarlo Analisi Ambientale Circeo Pagano Piergiacomo Gestione sito web Progetto Prato Susanna Analisi Ambientale Circeo Rosa Silvia Analisi Ambientale Circeo Salvadego Caterina Analisi Ambientale Circeo Sbrana Marco Analisi Ambientale Circeo e gestione sito web Progetto Signorini Antonella Analisi Ambientale Circeo

Hanno partecipato allo svolgimento del progetto per il Parco Fluviale del Po vercellese/alessandrino Dario Zocco., direttore, Giampaolo Boffito, Luca Cristaldi, Maria Teresa Bergoglio, Susanna Pia della Regione Piemonte, i borsisti del Parco Silvia Agnoloni, Raffaella Amelotti, Gianna Betta, Massimo Dragonero, Valeria Gargini, Dino Maria, Antonietta Mastrone, Andrea Miola, Francesco Pellicciari nonché Rosanna Azzollini e Paolo Varone, borsisti della Cassa di Risparmio di Torino.

Per il Parco Nazionale del Circeo, infine, hanno partecipato allo sviluppo del progetto Mario Priolo, amministratore dell’ufficio di Sabaudia dell’ex ASFD, con la funzione di direttore del Parco, Francesco Di Dio, Alessandra Noal, Pietro Oieni, Sergio Zerunian e Andrea Pieroni, borsista Enea.

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B. GLOSSARIO

Ambiente – sia la norma UNI EN ISO 14001 che il regolamento EMAS, quando citano gli ambiti di miglioramento ambientale si rifanno prevalentemente ad aspetti di “ambiente globale”, quali i consumi energetici, i consumi idrici, la produzione di inquinanti ad effetto serra ecc. Quando il sistema è applicato ad un ente con responsabilità territoriali, quale un Ente Parco, ma anche un Comune, una Comunità montana ecc., l’ambiente di cui si deve tener conto è soprattutto l’insieme delle risorse naturali che si trovano nel territorio in esame. Habitat, Ecosistemi, Corridoi ecologici, Ecotoni, specie animali e vegetali, biodiversità, risorse idriche, risorse forestali, falde freatiche, suoli ecc. sono le componenti ambientali su cui ci si deve soffermare sia nell’analisi ambientale, sia nella valutazione della condizione ambientale e nell’individuazione degli indicatori. Sono anche le componenti al miglioramento della qualità delle quali deve essere finalizzato il “programma di ambientale” con i suoi obiettivi e traguardi.

Aspetti ambientali – vengono definiti dalla norma come “l’elemento di una attività, prodotto o servizio di un’organizzazione che può interagire con l’ambiente”, si tratta, di fatto degli aspetti dei processi e delle attività che possono provocare degli impatti. Non vanno confusi con gli “impatti”, che sono le conseguenze degli aspetti ambientali. Non è detto, infatti, che un aspetto ambientale provochi sempre degli impatti. Per fare un esempio, l’emissione di CO2 è uno degli aspetti ambientali del funzionamento di un motore. La CO2 provoca un impatto negativo nei confronti della qualità dell’atmosfera ai fini dell’effetto serra, ma, se si deve valutare l’impatto nei confronti dello stato di qualità ambientale di un ecosistema, l’emissione di CO2 potrebbe non avere alcuna incidenza o, quanto meno non avere alcun impatto negativo se non addirittura avere un impatto positivo. La norma prevede che l’organizzazione prenda in considerazione gli aspetti ambientali che possono provocare degli impatti significativi e che si adoperi per risolverli o ridurre l’entità dell’impatto (ovviamente al di là del necessario rispetto delle leggi).

Aspetti ambientali diretti e indiretti – sono aspetti ambientali diretti quelli provocati dalle attività svolte dall’organizzazione a cui si riferisce il Sistema di Gestione Ambientale, sono indiretti quelli provocati da altri soggetti, ma su cui l’organizzazione “ci si può attendere che abbia una qualche influenza”. Per fare un esempio pratico, per un Ente Parco sono aspetti ambientali diretti quelli relativi alla progettazione, all’esecuzione di gite guidate, sorveglianza ecc. Sono indiretti quelli legati alle attività dell’agricoltura, turismo, tagli boschivi ecc. considerato che il Parco, ai sensi della 394/91 deve prenderli in considerazione nel proprio Piano del Parco e nel Piano socioeconomico.

CEN - Comitato Europeo di Normazione, rende operative le norme ISO a livello europeo. Certificazione – attestazione, rilasciata da una terza parte indipendente che assicura in maniera formale che un prodotto, processo o servizio è conforme a requisiti specifici.

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Certificazione ambientale – dichiarazione con cui una terza parte attesta la conformità del Sistema di Gestione Ambientale alla norma UNI EN ISO 14001. Viene rilasciata da un organismo di certificazione accreditato dall’ente nazionale di accreditamento, in Italia il SINCERT.

Certificazione territoriale - è un termine improprio perché si certifica un sistema, e il sistema deve essere applicato ad una organizzazione con una struttura in cui sia possibile individuare compiti e responsabilità. Il miglioramento di un territorio non dipende mai da una sola organizzazione. Si può avere, però, il miglioramento della qualità ambientale a livello territoriale applicando in maniera corretta il sistema ad una organizzazione con competenze territoriali.

EMAS – Environmental Management and Audit Scheme. Il regolamento EMAS CE 761/2001 è stato adottato dal Consiglio dell’Unione Europea. Viene quindi gestito attraverso le strutture pubbliche dei Paesi membri, in Italia dal Ministero dell’Ambiente attraverso il Comitato Ecolabel-Ecoaudit, o Comitato EMAS Italia, che ha sede presso l’APAT.

FSC – Forest Stewardship Council – :schema internazionale di certificazione forestale basato su standard minimi di gestione forestale sostenibile predefiniti.

Gestione Forestale Sostenibile (GFS) - La gestione e l'uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e ad un tasso di utilizzo tali che consentano di mantenere la loro biodiversità, la produttività, la capacità di rinnovazione, la vitalità ed una potenzialità in grado di garantire ora e nel futuro importanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale e che non comporti danni ad altri ecosistemi (definizione di GFS nell’ambito del Processo Pan-Europeo).

Indicatori – dati numerici e informazioni qualitative e quantitative che consentono di valutare l’efficienza e l’efficacia dell’impegno volto alla salvaguardia dell’ambiente. La norma ISO 14031 aiuta a individuare gli Indicatori di Condizione Ambientale (ECI) e gli Indicatori di Performance Ambientale (EPI) delle attività. Le due tipologie di indicatori devono essere messe in relazione tra loro e monitorati per verificare se si è verificato o meno il miglioramento previsto nel programma ambientale. Gli indicatori utili ad un Sistema di Gestione Ambientale variano a seconda della realtà territoriale e delle tipologie ambientali; molti indicatori di qualità ambientale sono in comune con quelli utilizzati per la valutazione di Impatto Ambientale, per la Valutazione Ambientale Strategica, per la gestione Forestale Sostenibile, in generale per la sostenibilità ecc.

ISO - International Organization for Standardisation. Ente normatore riconosciuto a livello mondiale, cui compete l’emissione di norme. Quelle in campo ambientale sono definite e discusse nell’ambito di un Comitato tecnico (TC207) a cui partecipano rappresentanti dei vari paesi del mondo che aderiscono all’ISO.

Miglioramento continuo – sia la norma ISO 14001 che il regolamento EMAS hanno come obiettivo il miglioramento continuo delle prestazioni di una organizzazione nei confronti della qualità dell’ambiente. Prevedono, il raggiungimento di obiettivi sempre migliori e, quindi, una diminuzione sempre maggiore degli impatti, secondo le fasi del “ciclo di Deming “plan-do-check-act”.

PEFC – Pan European Forest Certification:. schema europeo di certificazione forestale basato su standard minimi di gestione forestale sostenibile predefiniti a livello europeo. Le foreste certificate PEFC sono certificate in accordo ai sei

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criteri Pan-Europei, come definiti e approvati dalla Conferenza Ministeriale Pan-Europea sulla Protezione delle Foreste in Europa.

Qualità ambientale – è un termine che si usa in ecologia per definire la condizione di salute dell’ambiente. Può essere riferita a particolari ecosistemi o habitat e viene espressa mediante “indici di qualità” che, attraverso l’attribuzione di un valore secondo scale predefinite, attestano quanto l’ambiente considerato si trovi vicino o lontano da una condizione teorica di “buona salute” e, quindi, buon funzionamento dei processi ecologici.

Registrazione EMAS: registrazione delle organizzazioni (la cui Dichiarazione Ambientale è stata convalidata da un verificatore ambientale) nel registro nazionale ed europeo previsto dal regolamento EMAS. Non va confusa con la certificazione. Viene effettuata dall’Organismo Competente (in Italia il Comitato Ecolabel-Ecoaudit).

Rintracciabilità dei prodotti forestali - Tutti i cambi di custodia dei prodotti forestali e derivati, durante le utilizzazioni, il trasporto, la lavorazione e la catena di distribuzione dalla foresta all’uso finale.

Sistema di Gestione Ambientale: è uno strumento operativo di cui si dota una organizzazione per tenere sotto controllo il proprio funzionamento e ridurre sempre di più gli impatti ambientali delle attività; fa riferimento alla norma internazionale UNI EN ISO 14001 ed è incluso nel regolamento comunitario EMAS

Standard di performance – al contrario della ISO 14001 e di EMAS, che sono “standard di sistema”, altri standard, quali l’FSC o il PEFC per la gestione forestale sostenibile, sono “standard di performance”, stabiliscono, cioè, degli standard minimi (sempre superiori a quanto richiesto dalle leggi) da raggiungere per poter essere certificati. UNI - Ente Nazionale Italiano di Unificazione: Ente normatore italiano cui compete emettere, tradurre o diffondere le norme tecniche. In ogni Paese del mondo che aderisce all’ISO, è presente un organismo che si adopera di diffondere le norme.