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Problemi economici nell'età della destra storica Organizzazione Amministrativa. Il 17 marzo 1861 si ha la proclamazione del Regno d'Italia. Il problema più urgente è quello della Organizzazione Amministrativa: scartato il federalismo e l'assemblea costituente si opta per il MODELLO ACCENTRATO GERARCHICO PIEMONTESE: regno diviso in province, circondari e comuni (legge RATTAZZI) consigli comunali e provinciali eletti su base censitaria (21 anni più reddito da 5 a 25 lire) elettorato politico su base censitaria (25 anni, leggere e scrivere, 40 lire) sindaco di nomina regia scelto tra i consiglieri eletti prefetto di nomina regia il prefetto presiedeva la deputazione provinciale e molteplici attribuzioni normativa sulle opere pubbliche: criterio di costruzione e di esercizio delle ferrovie, distinzione tra organizzazioni pubbliche e private, servitù legali in organizzazioni pubbliche e modalità di concessione a privati legge sostitutiva alla corte dei conti 1862 L'unificazione legislativa viene ottenuta applicando la legge del 2 aprile del 1865: codice civile napoleonico (comporta laicità dello stato) codice penale esteso a tutto il regno tranne la toscana (pena di morte eliminata) codice di procedura penale esteso al regno comporta però scarse garanzie alla difesa più vasti poteri al giudice codice commerciale sardo con modifiche tratte dall'ex regno delle 2 sicilie viene esteso a tutto il regno. Liberoscambismo Si deve affrontare il problema doganale. abolizione di ogni dogana interna applicazione immediata della tariffa dell'ex Regno di Sardegna (con deroghe alla toscana con il dazio d'importazione del cotone greggio e dazio d'uscita sugli stracci al meridione) ciò però comporta dei contraccolpi devastanti al Sud dove: l'apparato industriale sopravviveva grazie al regime di protezione si salvano solo pochi nuclei industriali come le cotoniere (grazie a capitali alti e competenze tecniche e amministrative elevate) declino dell'industria laniera (non è un prodotto competitivo) dell'industria siderurgica nella sicilia e metallurgica nel napoletano.

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Problemi economici nell'età della destra storica

Organizzazione Amministrativa.Il 17 marzo 1861 si ha la proclamazione del Regno d'Italia. Il problema più urgente è quello della Organizzazione Amministrativa: scartato il federalismo e l'assemblea costituente si opta per il MODELLO ACCENTRATO GERARCHICO PIEMONTESE:

regno diviso in province, circondari e comuni (legge RATTAZZI) consigli comunali e provinciali eletti su base censitaria (21 anni più reddito da 5 a 25 lire) elettorato politico su base censitaria (25 anni, leggere e scrivere, 40 lire) sindaco di nomina regia scelto tra i consiglieri eletti prefetto di nomina regia il prefetto presiedeva la deputazione provinciale e molteplici attribuzioni normativa sulle opere pubbliche: criterio di costruzione e di esercizio delle ferrovie, distinzione tra

organizzazioni pubbliche e private, servitù legali in organizzazioni pubbliche e modalità di concessione a privati

legge sostitutiva alla corte dei conti 1862

L'unificazione legislativa viene ottenuta applicando la legge del 2 aprile del 1865: codice civile napoleonico (comporta laicità dello stato) codice penale esteso a tutto il regno tranne la toscana (pena di morte eliminata) codice di procedura penale esteso al regno comporta però scarse garanzie alla difesa più vasti poteri

al giudice codice commerciale sardo con modifiche tratte dall'ex regno delle 2 sicilie viene esteso a tutto il

regno.

LiberoscambismoSi deve affrontare il problema doganale.

abolizione di ogni dogana interna applicazione immediata della tariffa dell'ex Regno di Sardegna (con deroghe alla toscana con il dazio

d'importazione del cotone greggio e dazio d'uscita sugli stracci al meridione)ciò però comporta dei contraccolpi devastanti al Sud dove:

l'apparato industriale sopravviveva grazie al regime di protezione si salvano solo pochi nuclei industriali come le cotoniere (grazie a capitali alti e competenze tecniche

e amministrative elevate) declino dell'industria laniera (non è un prodotto competitivo) dell'industria siderurgica nella sicilia e

metallurgica nel napoletano.

Nel 1863 viene stipulato il trattato commerciale con la Francia ispirato al trattato Cobden-Chevalier del 1800 tra Francia ed Inghilterra. Esso Agevolò e accrebbe i traffici italiano- francesi, ma d'altra parte comportò dei contraccolpi negativi sull'economia del mezzogiorno subordinata a quella del settentrione.

Il bilancio dello stato:viene intrapresa l'Unificazione Finanziaria Pubblica da Bastogi il quale:

istituisce il Gran Libro del Debito Pubblico conformandolo a quello dell'ex regno di sardegna modellato a sua volta su quello francese

unificazione degli antichi stati preunitari riconoscendoli, iscrivendoli e convertendoli in rendita italiana al 5 o 3 %

capitale nominale dei nuovi titoli a 2.051 milioni di lire con rendita annua di 98 milioni netti debito consolidato più debito redimibile pari a 351 milioni cn una rendita annua di 13 milioni netti

Nel 1861 si riscontra un Inasprimento del debito pubblico (dal 45% al 95% del PIL), causato da deficit strutturali di bilancio spese militari straordinarie.

Il disavanzo di cassa è assai rilevante, riscontrando un aumento del 17% delle spese e un basso livello delle entrate (coprivano solo il 60% delle uscite) le quali aumentarono negli anni seguenti a causa di nuovi oneri fiscali, un aumento delle aliquote impositive e cespiti extra tributari.

Nel 1861 si riscontra il primo prestito del Regno d'Italia.L'obbiettivo era quello di raccogliere 500 milioni di lire netti. Venne collocato sul mercato estero (Piazza di Parigi) attraverso la mediazione delle banche (questo favorì l'afflusso di capitale straniero) e il valore nominale dei titoli era di 714 milioni, venduti al prezzo unitario del 70,5 lire(il tasso d'interesse effettivo pagato dallo stato era del 7% e non del 5%)

L'unificazione monetariaRiordino monetario, attraverso vari decreti:

decreto del 2 maggio 1861 n°16 e 17 = disciplinava la nuova impronta delle valute d'oro, argento e bronzo

decreto del 17 luglio 1861 n°123 = conferisce valore legale alla nuova lira decreto 10 gennaio 1862 n°419 = corso legale in meridione alle valute

decimali d'oro e d'argento belghe e francesi

Legge del 23 marzo 1862 n° 506 = corso legale delle valute d'oro secondo il loro valore nominale

Legge del 24 agosto 1862 n°788 o Legge Pepoli - la lira italiana diventa l'unità monetaria legale per i pagamenti, più l'unità di conto per le contabilità pubbliche e private- ha l'obbiettivo di ritirare e cambiare tutte le precedenti monete (da inizio agosto 1862 a fine 1865 tranne il meridione- è basata sullo standard della bimetallica francese, la quale aveva un rapporto legale di 1: 15,5. Scelto perchè: 1) si ha frequenti ed importanti relazioni commerciali con la Francia, Germania e altri2) i titoli del nostro debito pubblico sono negoziati sui principali mercati in cui si usa la moneta d'argento.

Il 23 dicembre del 1865 nasce l'Unione Monetaria Latina tra Francia, Italia, Belgio e Svizzera che: fissò caratteristiche uniformi per il conio delle monete d'oro e d'argento le monete divisionali dovevano essere proporzionali al numero di abitanti di ciascun paese le monete dovevano essere coniate dallo stato e non da privati ogni stato ha il diritto di chiedere che le divisionali di altri paesi da esso possedute fossero cambiate

in oro dal paese emittente può entrarci solo chi ha adeguato il sistema monetario a quello prescritto dalla convenzione.

La pluralità dell'emissioneL'unificazione monetaria però non porta all'unificazione dell'emissione, a causa di:

conflitto interno all'equilibrio tradizionale delle forze bancarie del paese(privatismo vs centralismo) dottrine liberiste natura semipubblica dei banchi meridionali stretti rapporti tra gli interessi economici locali ed esigenze della finanza statale

Gli istituti di emissione (ovvero coloro che emettevano carta moneta al portatore) erano:1. Banca nazionale degli stati sardi (banca nazionale del regno d'Italia)2. Banca nazionale toscana3. Banca toscana di credito per le industrie e il commercio4. Banca Romana5. Banco di napoli

6. Banco di sicilia

1. Banca Nazionale degli stati Sardi: nasce nel 1848 (banca di genova più banca di torino) l'amministrazione è formata da: assemblea generale dei soci + consiglio di reggenza per ogni sede +

consiglio superiore + direttore generale sconto di cambiali, buoni del tesoro e titoli di stato anticipazioni su pegno di monete d'oro e d'argento (anche non monetario) anticipazioni sul pegno di sete deposito in conto corrente custodia di titoli, documenti e preziosi il fondo metallico è maggiore ad un terzo dei biglietti emessi (garanzia) lo stato non era obbligato ad accettare i suoi biglietti era obbligata ad anticipare allo stato sul pegno di titoli del debito una somma pari ai 2/5 del capitale

depositato con interesse minore del 3%

2. Banca Nazionale Toscana Nasce nel 1857 come società per azioni (banca di sconto di Firenze e banca di sconto di Livorno) assorbì nel 1860 alcune piccole case di sconto toscane che diventarono sue succursali azionisti di spicco operava in ambito prevalentemente regionale due sedi principali (Firenze e Livorno) l'amministrazione è formata da: collegio di direzione (3 direttori) + consiglio superiore (9 membri) +

2 sindaci (approvano il bilancio) principali operazioni “regali” alla nazionale l'emissione non poteva superare il triplo del capitale versato la riserva metallica era pari ad un terzo della somma emessa.

3. Banca Toscana di credito per le industrie e il commercio nasce sottoforma di società “anonima” nel 1860 comincia a operare nel 1863 sede unica a Firenze azionisti: esponenti del grande capitale finanziario (industriali) capitale costitutivo 40 milioni amministrazione: consiglio direttivo + consiglio esecutivo + direttore + vicedirettore + assemblea

generale dei soci (approvava il bilancio) emetteva buoni di cassa con carattere fiduciario sino al triplo del capitale versato non c'era obbligo di rapporto minimo tra riserva e ammontare della circolazione anticipazioni sui titoli di rendita pubblica e valori industriali prestiti allo stato ed ai comuni depositi in conto corrente e sconto di cambiali collocava azioni ed obbligazioni compravendita di valori mobiliari e divise estere

4. Banca Romana fondata nel 1850 entra a far parte degli istituti di emissione nel 1870 sconti di buoni del tesoro, lettere di cambio, biglietti ed altri effetti all'ordine apriva conti correnti teneva depositi concedeva anticipazioni riscontava il proprio portafogli all'interno ed all'esterno fino al 1875 vigilanza estera da parte dello stato.

5. Banco di Napoli organo supremo: consiglio generale (17 membri che esaminano il bilancio) amministrazione: direttore generale più consiglio di amministrazione scontava cambiali a 3 firme anticipazioni su pegno di titoli del debito pubblico, di debiti ammortizzabili di comuni e province, di

azioni ed obbligazioni in cui lo stato garantiva un interesse, di ordini in derrate recanti 3 firme, su pegno di oggetti preziosi o mercanzie varie o metalli grezzi.

Riceveva senza interesse depositi restituibili a richiesta emettendo dai nomi diversi emesse all'ordine del depositante, trasmissibili con girata, pagabili presso tutte le sedi del banco.

Le fedi di credito (maggiore o uguale a 50 lire) potevano essere trasformate in madre-fede e servire come base dell'apertura di un conto corrente senza interessi.

Rilasciava fedi nominative di depositi in contanti emetteva veri e propri biglietti di banca al portatore anche se accolti come tali dal pubblico.

6. Banco di Sicilia due sedi (palermo e messina) consiglio formato da 3 governatori di nomina regia emetteva fedi di credito.. apriva conti ordinari e su madre fedi i depositi ( sia in conto corrente che su cambio di titoli) rimanevano interamente nelle casse

dell'istituto e non venivano utilizzate per altri scopi.

La banca Nazionale del Regno d'Italia dovette far fronte a difficoltà e resistenze da parte della banca nazionale toscana e dai banchi meridionali. Tra il 1860 e il 62 estese le sue dipendenze a Napoli e Palermo, nel 65 a firenze.I rapporti con il tesoro sono stretti e diversificati ma collaborativi per conciliare l'obbiettivo dato dall'interesse aziendale; di conseguenza si ottiene la partecipazione da parte del tesoro ai prestiti pubblici (progressivamente crescente).

Il settore primarioNel 1861 il 70% della popolazione attiva lavorava nei campi, vi era una pluralità di agricolture nell'Italia unita la quale accentuava ulteriormente gli squilibri.Solo una parte dell'Italia era toccata dalla “Nuova Agricoltura” , ovvero utilizzava nuovi metodi e tecniche di coltivazione finalizzate ad accrescere il rendimento della terra, dove l'imprenditoria agraria era direttamente impegnata nella coltivazione dei terreni e la produzione iniziava a rivolgersi al mercato tramite economie di scala; questa parte era formata dai produttori di cereali, prodotti dell'allevamento e delle materie prime per il tessile.

Il problema principale come sopra accennato erano appunto gli squilibri.Il liberismo non ammetteva correttivi agli squilibri, i quali fecero in modo che i diversi fattori che producevano gli squilibri rimasero immodificati, portando anche ad un aggravarsi della situazione.I principali fattori di squilibrio sono:

arretratezza tecnica scarsità di capitali investiti nel primario rapporti contrattuali forme di colonia (mezzadria). Non offriva stimoli adeguati al miglioramento culturale,

all'intensificazione produttiva, all'inserimento nel grande mercato. Diversa dotazione di infrastrutture, da cui deriva il Deficit della Bilancia (mercantilizzazione

abbastanza adeguata dell'agricoltura ma che non compensa l'importazione di prodotti industriali).

L'andamento della produzione agricola variò tra il 59 e il 61. Zanardelli ,riprendendo lo stile e le valutazioni dei romani, portò le seguenti coclusioni.

Diminuzione, nonostante gli sforzi per recuperare la caduta dovuta alla crisi della bachicoltura e viticoltura

stabilità tendente alla crescita per pochi anni della cerealicoltura staticità a bassi livelli dei rendimenti unitari delle produzioni del seminato.

La situazione è dunque di sostanziale debolezza, con il 49 e 59 (IMMOBILISMO).

A differenza di Zanardelli un altro studioso, Rosario Romeo posando sulle statistiche ufficiali ottocentesche elaborate dall'istat prospetta un incremento consistente della produzione di tutte le colture più importanti nonché del patrimonio zootecnico e dei suoi derivati. Tale incremento è confermato da:

trend demografico curva dei prezzi agricoli flusso dell'import-export variabili dei canoni d'affitto e della rendita fondiaria

da ciò conclude che:1. solo una parte di questa accresciuta produzione sarebbe andata a soddisfare i bisogni dell'incremento

demografico dati i bassi salari e i modesti consumi del primario2. la differenza tra produzione e consumi avrebbe ingrossato la rendita fondiaria ed il profitto agrario ,

ed ha reso possibile, attraverso il risparmio volontario e forzato, quell'accumulazione positiva di capitale che unitamente ai capitali di provenienza estera avrebbe innescato la modernizzazione delle infrastrutture (= trasformazione dell'economia nazionale in senso industriale)

Un altro studioso chiamato Gerschenkron riconduce tutto a dimensioni più modeste: la crescita della produzione agricola, l'accumulazione primitiva e la modernizzazione delle infrastrutture porta poi all'industrializzazione tra il 1896 e il 1908.

Il corso forzosoIl 1° MAGGIO 1866 si ha l'adozione del corso forzoso (ovvero la sospensione della convertibilità).Con il corso forzoso si arriva al punto culminante della CRISI DEPRESSIVA ITALIANA cominciata nel 63 grazie alla politica finanziaria dell'epoca. Non solo l'Italia si trova in forte difficoltà, ma il mondo intero è piegato da una forte crisi economica dovuta dalla richiesta degli usa dei loro crediti a causa della guerra di secessione americana, per non parlare della cessata fornitura di cotone all'europa inasprendone il prezzo.La politica finanziaria italiana purtroppo aveva puntato troppo sul credito per fronteggiare i disavanzi del bilancio e le spese straordinarie.

Un'altra causa del sopraggiungere del corso forzoso è data dalla TARIFFA LIBERISTICA PIEMONTESE, la quale rendeva il paese più esposto alle fluttuazioni del ciclo economico.

In fine troviamo la SPECULAZIONE BORSISTICA, la quale aveva portato il corso della speculazione borsistica a livelli bassissimi.

La decisione di intraprendere il Corso Forzoso portò ai seguenti avvenimenti: il tesoro dovette ricorrere in misura crescente al credito bancario sotto forma di somministrazione di

biglietti da parte della Nazionale (privilegio dell'emissione rispetto agli altri) alla nazionale (svincolata dall'obbligo di conversione dei biglietti in oro ed argento) fu permesso di

accrescere il valore della circolazione (pur rimanendo il vincolo del triplo della riserva) i biglietti degli altri istituti avevano corso legale e potevano essere cambiati in moneta metallica o in

biglietti della stessa nazionale i 2/3 della massa metallica di ciascun istituto di emissione fu immobilizzato sia i biglietti forniti per la “riscontrata” sia i biglietti consegnati al Tesoro per coprire il debito da esso

contratto non vennero valutati ai fini del tetto di circolazione successive disposizioni diedero al corso forzoso anche alle fedi di credito e alle polizze degli istituti

meridionali con restrizione alle province napoletane e siciliane e alle 2 banche toscane nell'ambito

territoriale in cui operavano.

Reazioni e conseguenze.Per impedire un'espansione eccessiva dello stock di biglietti la variazione dei saggi monetari non fu ammessa senza l'assenso preventivo del competente ministero. Viene dato il potere di controllo al governo sulle operazione e la facoltà di opporsi ad ogni delibera contraria agli statuti, agli interessi generali e alle leggi. Ciò comportò:

determinazione del prezzo del denaro e conseguente regolazione della politica creditizia vigilanza organica sull'amministrazione delle banche.

Ci furono varie critiche al corso forzoso da parte degli avversari della banca nazionale e dei liberisti (lla ferrara????)

Nel marzo 1868 viene creata la commissione parlamentare d'inchiesta sul corso forzoso. Nella relazione essa dice che non era giustificata perchè:

non economica: la crisi aveva colpito solo alcune banche non finanziaria: il Tesoro era in grado di far fronte alle urgenze immediate non politica: il consenso dell'opinione pubblica alla guerra avrebbe consentito un ricorso ad un

prestito straordinario.Questa relazione lascia in ombra però la vera natura della crisi non solo congiunturale bensì strutturale ( bilancia commerciale in deficit e bilancia dei pagamenti in equilibrio solo grazie ai crediti esteri).

Le conseguenze del corso forzoso sono le seguenti: mancanza di moneta divisionale svalutazione media del biglietto cartaceo intorno al 10% beneficio per le esportazioni di merci italiane compare l'aggio (eccedenza del valore di mercato delle monete d'oro e d'argento rispetto alla lira

cartacea) che comporta alla tesaurizzazione delle monete metalliche aggio anche tra i biglietti di piccolo e grosso taglio per un motivo tecnico(sistema ancora in

rodaggio) e psicologico (scarsa abitudine dell'uso dei biglietti di banca) obbliga le persone ad usare la lira cartacea

Il riordino dell'emissione il riordino della materia complessiva dell'emissione avvenne grazie a:

crescita debordante della circolazione bancaria diversa copertura dei biglietti nei vari istituti esigenza di controlli più adeguati catena normativa in materia di controlli interbancari importanza sempre maggiore della Nazionale inasprimento dell'aggio urgenza di bloccare la spirale inflazionistica assenza di segni distintivi per i biglietti a corso forzoso

in più: spese straordinarie (come trasferimento della capitale a Roma, debito pubblico relativo al Lazio)

comporta un dficit aggravato nel 72-73 piano quinquennale del 1872-1876 di Sella

- nuovo prestito di 300 milioni da chiedere alla Nazionale (con emissione di somma corrispondente in biglietti)

- sospensione dell'ammortamento del debito verso la Nazionale- conversione del debito consolidato dei debiti redimibili del 1866

- cessione del servizio di tesoreria ai 4 maggiori istituti di emissione (nazionale, toscana, napoli e sicilia) e aggiornamenti fiscali nel limite di 30 milioni in 5 anni. Ma ciò venne bocciato dalla commissione della camera (tranne tariffe sul caffè e sul petrolio) - rinuncia a nuove economie di spesa.

Tutto ciò avrebbe consentito l'eliminazione del disavanzo e l'ammortamento dei debiti redimibili per 400 milioni.Nel 1873 il livello di inflazione cresce e il capitale circolante viene convogliato non tanto verso la produzione ma verso la specializzazione. Sella propone un progetto di legge che pone un freno alla circolazione cartacea, ma non giunge a buon fine per le difficoltà in cui versava in quel momento l'esecutivo. Nel luglio 1873 si ha il nuovo governo Minghetti (fallito il connubio con la sinistra moderata di DePretis). I problemi analizzati mettevano la circolazione i primo piano, che comportò una notevole pressione da parte di uomini d'affari e speculatori che chiedevano un aumento della circolazione. Le motivazioni principali erano date da:

inasprimento delle condizioni di via dei ceti più bassi scontento della maggioranza della borghesia agraria e industriale e dei gruppi del centro-sud

il progetto di legge del Minghetti mirava a regolare la circolazione, ridurre il regionalismo dei biglietti, pareggiare le condizioni degli istituti tramite:

biglietti a corso legale distinti per colore e taglia consorzio da 6 banche con compito di emettere biglietti circolanti per conto dello stato con limite

massimo di un miliardo a corso legale gli istituti potevano emettere anticipi allo stato fino a 103 milioni e mezzo le banche potevano emettere biglietti nel limite del triplo del patrimonio posseduto o del capitale

versato in data 31.12.1873 i 6 istituti non potevano modificare il tasso di sconto senza autorizzazione governativa riserve metalliche mobilizzate e rese utilizzabili divieto a privati di emettere biglietti per tutta la durata del corso forzoso.

Ciò ebbe delle conseguenze: rallentò il processo di centralizzazione dell'emissione non rispose alle esigenze di conferire elasticità di offerta al circolante cartaceo non affrontò il nodo della vigilanza preventiva era un compromesso.

Dalla crescita moderata alla Crisi

Il recupero produttivonel 1873 la caduta dell'indice generale dei prezzi(nelle materie prime industriali e nei prodotti finiti per l'industria) porta alla nascita di una nuova crisi, superata grazie alla Legge Bancaria del 1874 e al pareggio

di bilancio dello stato nel 1875 (dal 1876 al 1881 anche lievi disavanzi).Così venne eliminata una delle cause che maggiormente avevano inciso sulla crescita della circolazione cartacea, MA altri elementi continuano a fare da pandant:

andamento non positivo del commercio con l'estero arresto dell'offerta di moneta ascesa delle quotazioni nella rendita che invogliava il risparmiatore a preferire il titolo pubblico alle

azioni indstrialiNel 1878 viene utilizzata una Tariffa Protezionistica per ottenere una maggiore difesa alla produzione industriale (tessitura laniera, filatura e tessitura cotoniera e serica). I segnali di recupero diventarono più evidenti, tanto che nel 1880 vennero superati i livelli produttivi del 73:

aumentano i depositi aumento dei crediti erogati aumento dell'importazione di carbon fossile aumenta la popolazione occupata in produzioni industriali in meccanica aumentò il numero degli operai e si prese la via della specializzazione (caldaie,

macchine a vapore fisse, telai, macchine per legno, olio, ferro...)

Verso l'abolizione del corso forzosograzie ai progressi economici il 15 novembre 1880 Magliani presenta un progetto di legge per l'abolizione del corso forzoso. Vennero enfatizzati gli elementi di ripresa, lasciando in disparte il prevalere dei vari e gravi squilibri (grano, riso e seta non reggevano contro la concorrenza europea. Alcuni glie lo fecero notare e giudicarono il paese non ancora pronto MA Mogliani voleva:

dei 940 milioni di biglietti consorziali circolanti a corso forzoso per conto dello stato era prevista la sostituzione di non tutta la somma:

600 milioni venivano sostituiti 340 milioni sostituiti con nuovi biglietti emessi direttamente dallo Stato, aventi circolazione

obbligatoria convertibilità a vista in metallo monetario. Allo stato sarebbe spettato il compito di procurarsi il metallo necessario alla conversione ricorrendo: alla tesoreria e alle anticipazioni sulla rendita in deposito. A garanzia di questi biglietti sarebbe stato collocato un deposito presso la cassa depositi e prestiti di rendita consolidata del 5% nella corrispondente misura di valore nominale

i biglietti emessi da ciascun istituto vengono emessi a corso legale fino al 31.12.83 con convertibilità scioglimento del consorzio delle banche di emissione Stato unico debitore dei biglietti già emessi con corso frorzoso.

I 600 milioni sostituiti vengono trattati con un accensione di un mutuo all'estero di 644 milioni (600 importo dei biglietti e 44 rimborso in oro del mutuo concesso dalla nazionale al tesoro), di cui 400 in oro da procurarsi con emissione di rendita (tasso annuo 5%) e 200 in argento.

I 340 milioni restanti per Magliani sono un “debito fluttuante” per dare respiro alla finanza pubblica in vista di una loro progressiva riduzione fino alla completa eliminazione grazie all'utilizzo degli annuali avanzi di bilancio.Ferrara invece li definisce un “fondo morto” poiché non sarebbero mai stati davvero distrutti ma condannati a stare sempre in giro.

Contraccolpi e primi esitile reazioni al progetto di legge Magliani arrivano inizialmente dalla borsa, la quale cade nel panico temendo una rapida caduta dell'aggio:

coloro che si erano spinti nella speculazione al rialto cominciarono ad attendersi una discesa dei prezzi e un conseguente ribasso dei titoli rappresentativi dei valori industriali.

- il tentativo di liberarsi delle posizioni speculative fece degenerare in crisi acuta un processo di

assemblamento dei valori che nelle previsioni del governo sarebbe dovuto avvenire in modo graduale. gli operatori presero a scontare i forti realizzi di titoli pubblici da parte del governo e delle banche

che dovevano procurarsi valute metalliche per essere pronti al cambio dei biglietti le banche non riuscivano a far fronte a tutte le richieste di crediti. Questo è un fenomeno a carattere

endogeno poiché il lieve aumento del tasso di sconto registratosi nel 1880 dipese da un'accresciuta richiesta di oro da parte degli USA.

Nel 1881 le apprensioni nei confronti della manovra vennero meno quando alla borsa di Parigi si produsse una tendenza al rialzo dei titoli italiani ( l'incertezza dei prezzi delle merci durò ancora qualche mese)

Il 7 aprile 1881 il progetto Magliani viene convertito in legge (si riinvia però la fissazione per l'apertura del cambio e la sostituzione dei biglietti con moneta divisionale).Si comincia però la trattativa per collocare all'estero il prestito di 644 milioni (prestito da parte di un gruppo anglo-franco-americano: banca nazionale, credito mobiliare, comptoir d'escompte, Being e Hambro).Non giunsero a buon fine le trattative con una banca tranne per:

gestione di flussi contrastanti valutazioni sui risultati monetari, tecnici, politici del prestito divergenti concezioni in materia di metro monetario controverso giudizio sull'entità dello stock metallico sovrastima della quantità di metallo per il ritorno alla convertibilità.

Andamento dei cambi esteri ed errori di valutazioneil 7 aprile del 1881 c'è l'approvazione della legge, mentre il 12 aprile del 1883 si ha l'apertura degli sportelli, grazie alle banche di emissione che nel mentre rafforzano le riserve metalliche.Il biennio successivo all'abolizione del corso forzoso si presenta una fuggevole prosperità economica e degli andamenti favorevoli dei cambi. Da qui si presenta una “gara” dell'estero al risconto del nostro portafoglio: le cambiali riscontate fuori confine alimentarono una corrente metallica in direzione dell'Italia: una somma destinata ad accrescersi per l'acquisto di titoli pubblici e privati (servono a compensare i debiti all'estero rendendo conveniente mandare in Italia valute metalliche piuttosto che titoli).Ciò comportò però:

progressivo aumento dello stock metallico per un flusso costante di monete che cessò soltanto nel 1885

il cambio sulla piazza di Londra e Parigi salì (1885) i saggi di cambio diminuirono (1885)

Come conseguenza nel 1885 si riscontrò un TREND NEGATIVO DEI CAMBI ESTERI. La principale causa fu lo sbilancio commerciale del 1884-1885 dovuto a:

crisi agraria errore economico compiuto nell'atto di abolizione del corso forzoso (conversione dei biglietti in

moneta metallica a valore nominale e non con la maggioranza dell'aggio)- circolazione di un'eccedenza cartacea mascherata nella forma ma effettiva nella sostanza- () sulla crescita interna dei prezzi (rimasti gli stessi solo nominalmente)- portare l'industria nazionale della protezione del 10% concedendo in pari tempo un premio per le importazioni dall'estero pagato dai consumatori- influire sulla circolazione metallica interna che prese a contrarsi

sopravvalutazione degli effetti deflattivi della caduta dell'aggio e della rivalutazione della lira non aver considerato che la scarsa elasticità della circolazione degli istituti di emissione avrebbe

creato difficoltà al mantenimento della convertibilità metallica l'aver trascurato che la debolezza del sistema creditizio nazionale avrebbe indetto gli istituti a

tralasciare i loro compiti specifici e a sconfinare sul credito industriale e fondiario non aver risanato patrimonialmente gli istituti sottovalutato il problema dei rapporti con l'unione monetaria latina

Riscontri positivi e negativiil ritorno alla convertibilità ebbe dei riscontri positivi e negativi.

COMBINAZIONI IN POSITIVO:portò un sussulto intenso determinato da:

1. afflusso di capitale straniero2. rialzo dei prezzi dei valori pubblici3. lo stato come principale operatore finanziario: intervento nella spesa pubblica, statale e locale coperto con l'imposizione indiretta e con nuovi debiti espansione dei crediti e dei sconti bancari stanziamenti militari sostegno agli interessi amatoriali per la sostituzione del traviglio a vela con quello a vapore rammodernamento di alcuni porti costruzione di nuove linee ferroviarie supporto del settore secondario (altiforni acciaieria e fonderia di Terni

4. febbre edilizia di numerose banche, che conseguono guadagni del 200-300% in tempi brevissimi con la compravendita di aree fabbricabili (banca tiberina, di torino, generale, società generale di credito mobiliare e banca esquilinio)

la situazione diviene drammatica nel 1888 quando il numero delle costruzioni messe in cantiere superava le reali esigenze di espansione urbanistica non rispondendo con la qualità dell'offerta alle effettive possibilità della domanda. Di conseguenza si ebbe la chiusura di centinaia di cantieri che si ripercosse sui livelli occupazionali e sul grado di solvibilità e stabilità degli istituti di credito, le banche di emissione restringevano gli sconti, i titoli delle società crollavano e si moltiplicavano i fallimenti.

COMBINAZIONI IN NEGATIVO:1. vennero incoraggiate le operazioni improduttive di vario genere. Il capitale finanziario imboccò altre

strade come la speculazione edilizia non solo sotto la spinta degli imput che abitualmente stanno alla base del fenomeno ma anche da fattori congiunturali (leggi speciali per l'edilizia a napoli e a roma).

La Fonderia di Terni nasce nel 1866. Il ruolo dello stato è quello di anticipatore senza interessi in conto ad una fornitura futura. L'apporto finanziario era dato dalla nazionale toscana e della nazionale, della generale e del credito mobiliare, le quali avevano una compartecipazione nell'impresa.

Allo scenario negativo va ad aggiungersi anche uno SCENARIO FINANZIARIO INTERNAZIONALE INSTABILE, dato da:

crac finanziari e di borsa degli anni 1880 (regno unito, francia, impero asburgico) massicci collocamenti all'estero di rendita italiana riduzione dell'assistenza all'Italia pretesa delle banche nazionali di spostare all'estero il finanziamento delle speculazioni edilizie divario tra quotazioni interne ed esterne della rendita italiana, che comporta a rientri di titoli italiani e

uscita di capitale all'estero contrazione delle riserve metalliche.

La grande crisitra il 1880 e 1887 il valore della produzione agricola e zootecnica si ridusse quasi del 22% e la partecipazione delle attività primarie alla formazione del reddito nazionale scese.Le cause sono sia esogene che endogene:

ESOGENE:processo di integrazione delle economie mondiali. Afflusso sulle piazze europee di enormi quantitative di cereali (grano) provenienti dal nord america e dalla russia e di altre materie prime (seta, riso) dalla cina, giappone e india, reso possibile da coltura di sterminate distese di terra vergine rese accessibili dalla rete ferroviaria, dal calo dei moli marittimi e dei costi di trasporto, dal passaggio dalla navigazione a vela a quella al vapore (trasporto di persone e merci in quantità superiori e più velocemente)

ENDOGENE:1. Peculiarità strutturali dell'agricoltura nazionale. Il marcato italiano non era in grado di reggere la concorrenza dei prodotti provenienti da oltreoceano da

coltivazioni di forma intensiva, senza l'ausilio di molta manodopera e di particolari cure grazie alla fertilità del suolo e alle favorevoli condizioni meteo-ambientali, diverse dal sistema agrario italiano a causa di:- morfologia del terreno- tipicità degli aspetti culturali- particolari rapporti di produzioneterreni sfruttati da secoli in forma despecializzata e promiscua assoggettati ad un eccessivo carico fiscale che comporta una sensibile contrazione del profitto agrario e della rendita fondiaria che portò ad un freno agli investimenti e riduzione di capitali nell'attività corrente.2. compresenza di alcuni agenti patogeni.

effetto deleterio su alcune fondamentali colture che porta a una contrazione dei livelli produttivi (vigneti colpiti dalla fillossera , una cocciniglia che infetta i gelsi).Solo i vini conobbero una fase iniziale dei prezzi in ascesa perchè i vini italiani (sicilia e puglia) trovavano sbocco sul mercato francese (i loro vini erano colpiti dalla fillossera)

EFFETTI:si riscontrarono effetti di vario tipo nello spazio e nel tempo a causa della profonda diversità del paese:

natura del paesaggio struttura della proprietà e del possesso fondiario1. effetti macroeconomici,

possiamo parlare di un brusco ribasso dei prezzi dei cereali che colpì le principali piazze europee (in Italia riguardarono mais e frumento) che portò ad un aumento delle importazioni. Ciò è importante perchè il 20% della superficie agraria era la base della rendita fondiaria e del reddito agrario, per non parlare della dieta del contadino..Per pagare l'affitto, i costi monetari di coltivazione e le imposte fondiarie il contadino si trovò costretto a destinare al mercato una quota maggiore del raccolto, e di conseguenza si ebbe una contrazione dei già bassissimi livelli di consumo alimentare (portò alla pellagra). Il crollo dei prezzi più l'aumento delle importazioni portò alle seguenti conseguenze:

i contadini sono costretti a sostituire le coltivazioni cerealicole con altre a bassa intensità (foraggio, patate, canapa, barbabietola..)

limitare al minimo indispensabile le opere e gli investimenti in migliorie e per la conservazione del capitale fondiario (sospensione dei lavori di bonifica e di ammodernamento del sistema di scolo delle acque). Ciò comporta disoccupazione e emigrazione transoceanica.

2. aggravarsi della bilancia commerciale e della bilancia dei pagamenti con l'esterosaldi passivi, la soglia critica si riscontra nel 1887, in cui si ha la svolta del protezionismo. Le cause che portarono a questa decisione, oltre le sopra citate, sono:

coloniali, si rafforzano le strutture militari perturbazioni finanziarie e politiche internazionali svalutazione dell'argento e minore competitività della sterlina consolidarsi della triplice alleanza perfezionarsi del sistema bismarkiano (patto di controassicurazione)

Il protezionismo pone una tariffa doganale con protezione speciale per i cereali e i prodotti dell'industria siderurgica, metallurgica, meccanica e tessile. In questo modo si salva l'agricoltura latifondista del mezzogiorno e si forma un'alleanza di interessi tra borghesia terrena meridionale e industriali del nord, i quali rafforzano il loro potere locale e l'influenza in parlamento.Le ripercussioni gravi sulla scelta del protezionismo nascono dando il via alla guerra commerciale con la francia, penalizzando così le colture specializzate nel mezzogiorno poiché si riforma altrove.

Nel 1877 nasce la Giunta per l'inchiesta agraria (Jacini) aliquota troppo estesa di spazi improduttivi quelli produttivi lo sono più di nome che di fatto media di produzioni di frumento per ettaro al di sotto delle altre nazioni scarsa produttività data da:

- arretratezza dei sistemi-miseria della classe contadina- eccessivo carico delle imposte e dei debiti sui contadini.

Il dissesto bancariola situazione degli istituti di credito è disastrata (1889)gli istituti di credito erano la società dell'esquilinio, il banco di sconto e sete e la banca tiberina.La Nazionale (spinta e guidata dal governo) si dichiarava disponibile ad intervenire a patto che

1. ottenesse una deroga speciale dei privilegi degli istituti di emissioni ormai in scadenza,2. una proroga del corso legale dei biglietti, 3. l'immediata autorizzazione a superare i limiti di circolazione per 5o milioni.

Le richieste vengono accolte però l'ispezione agli istituti di emissione viene affidata ad Alvisi.Alvisi ottenne un quadro di gravità sopratutto per la banca Romana, non vengono resi pubblici i risultati per il discredito interno e internazionale del paese (Governo Crispi)

Il Governo Rudini (Luzzatti ministro del tesoro): proroga di 18 mesi del privilegio dell'emissione agli istituti che lo detenevano innalzato il limite legale della circolazione abolizione della riscontrata (obbligo della periodica compensazione dei biglietti tra le banche)

sostituita con la “rispedita” (ogni banca era obbligata a mettere subito in circolazione i biglietti delle altre banche)

In questo modo si ebbe l'eliminazione del principale meccanismo di controllo sulla circolazione cartacea con conseguente: inasprimento dell'aggio le banche cessarono di cambiare alla pari i biglietti in moneta metallica e presero a detrarvi l'aggio (si

torna al corso forzoso)

Durante Governo Giolitti (Grimaldi ministro del tesoro, legato alla banca romana) nel 1892La situazione precipita quando vengono in possesso delle camere i risultati dell'inchiesta Alvisi.

Si decide dunque di effettuare un'ispezione amministrativa sugli istituti di emissione presieduta da Finali (1893) conclusa in due mesi e consegnata a Giolitti. La situazione più compromessa risultò quella della banca romana:

deficienza mascherata da vari artifizi portafoglio immobilizzato per 4/5 effetti rilasciati a scadenza lunghissima senza garanzia sconti per somme cospicue

Anche il banco di Napoli, di Sicilia, la Nazionale non erano in situazioni ottime ma in minor rilievo; solo la nazionale toscana e la banca toscana di credito per le industrie e il commercio si presentavano abbastanza in ordine. Si presero provvedimenti:

Giolitti per evitare una crisi generale del sistema dichiarò che circolando i biglietti a corso legale lo stato se ne rendeva garante

la banca romana fu messa in liquidazione il governo promosse e fece approvare la legge da cui nacque la banca d'italia.

Situazione economica e monetaria italiana:1. il cambio di parigi salì2. il corso della rendita in oro subì un ribasso. Causò un forte rientro dei titoli essendo più alte le

quotazioni in Italia per il sostegno ricevuto attraverso le banche di emissione più deflusso di moneta

d'oro e argento3. l'aggio dell'oro sulla lira cartacea aumentò4. le banche e i commercianti furono indotti ad emettere abusivamente buoni di pagamento in carta a

causa della carenza di moneta divisionale5. il governo dovette ricorrere all'emissione di 30 milioni di buoni di cassa da 1 lira e alla coniazione di

10 milioni di monete di bronzo6. rientro massiccio di depositi per le banche7. alcune banche furono travolte:

- società generale di credito mobiliare- Banca generaleentrambe nate come banche di credito mobiliare, erano diventate delle banche di deposito attraverso le quali passava quasi l'intero commercio d'importazione ed esportazione del paese-

Società Generale di Credito mobiliare: fu superato nel '66 grazie al corso forzoso e alla valida direzione di Balduino che aveva garantito un

lungo periodo di prosperità. Negli anni '80 l'istituto si era lasciato coinvolgere da una speculazione edilizia di Roma e Napoli che

portò alla scomparsa della riserva nel 1891 Frascara ( direttore generale nel 91)aveva tentato di salvare la banca trasformandola in una banca di

credito commerciale a breve termine e impegnandola a lavorare con i depositi e i crediti aperti all'estero. Esso cercò infatti di imporre una concezione ampia del sistema bancario:

- estensione della rete territoriale- ampliamento dei servizi parabancari in senso stretto- commercio diretto in granaglie

i risultati furono dapprima favorevoli e poi fallimentari:- mancanza di titoli di plein repos- inefficienza dei soccorsi da parte degli istituti di emissione- inadeguatezza della politica finanziaria e bancaria del governo

la situazione precipita perchè:- richiesta di chiusura dei titoli da parte delle banche estere ( l'aggio era salito e i titoli italiani continuavano a perdere terreno e cominciavano ad essere svenduti sul mercato)- ritiro dei depositi da parte del pubblico

Conseguente “RUN” a causa del ribasso che stavano subendo le azioni dell'istituto dovuto ad una manovra speculativa =30 Novembre 1893 chiusura degli sportelli.

Il Riordino delle strutture creditizie e il Risanamento della Finanza Pubblica

La nascita della Banca d'ItaliaLEGGE 10 AGOSTO 1893 N° 449: legge che diede vita alla Banca d'Italia che cominciò ad operare nel gennaio 1894:

sorta dalla fusione della banca nazionale del regno d'Italia con la banca Toscana di credito per le industrie e il commercio e con la banca nazionale toscana

forma giuridica di società per azioni con un capitale sociale di 300 milioni di lire versato nella

misura di 7/10 e diviso in 300000 azioni nominative da 1000 lire l'una privilegio di emettere biglietti (mantenuto dal banco di napoli e di sicilia) a corso legale per la durata

di un quinquennio nelle provincie in cui l'istituto emittente disponeva una sede, una succursale o una rappresentanza

entro un anno la riserva doveva essere portata al 40% della circolazione con parte metallica composta per ¾ d'oro. Non si conosceva in quale misura il suo attivo patrimoniale fosse gravato da immobilizzazioni né l'ammontare delle perdite

Gli altri 3 istituti di emissione: le operazioni autorizzate vennero dettagliatamente elencate (sconto, anticipazioni, compravendita in

contanti per proprio conto di tratte, assegni e cambiali all'estero, ricevimento in depositi in conto corrente fruttifero)

furono vietate operazioni di credito fondiario e operazioni in conto corrente allo scoperto tasso di sconto uguale per tutti e 3 gli istituti e ogni variazione era subordinata alla variazione del

ministro del tesoro il Tesoro aveva il controllo, e autorizzava l'apertura o la chiusura di sedi succursali la nomina del direttore generale era sottoposta ad approvazione del governo

(tripolio=compromessso)

Nel 1894 si ha la prima ispezione governativa: partite immobiliari pari a 450 milioni (superava il capitale sociale di 150 milioni e costituiva ¼ dell'attivo, assorbendo oltre la metà della circolazione massima) che derivano da operazioni di salvataggio della Nazionale e da prestiti connessi durante la speculazione edilizia difficilmente esigibili (crisi).Secondo Sonnino e Luzzatti si doveva lasciare un lasso di tempo adeguato per liquidare le immobilizzazioni, e procedere con gradualità.Sonnino:

portò da 10 a 15 anni il periodo di tempo utile per liquidare le immobilizzazioni affidò una gestione diretta alla banca per le parti immobilizzate:

Il 30.10.1894 = CONVENZIONE TRA GOVERNO E BANCA D'ITALIA: attribuì alla banca la gestione e liquidazione della banca romana contropartita il servizio di tesoreria per tutte le province del regno per proteggere le perdite derivanti dalla liquidazione si doveva accantonare in un fondo speciale una

quota degli utili annuali, somme che dovevano essere investite in titoli di stato o garantiti dallo stato il dividendo non poteva superare le 40 lire per azione, l'eccedenza andava in riserva svalutazione di capitali di 30 milioni di lire chiedendo agli azionisti il versamento di 100 lire per

azione nel 1896 vi furono altre svalutazioni per altri 30 milioni

da qui si ottenne un risanamento patrimoniale dell'istituto (grazie anche alla direzione di Marchiori e Stringher):Stringher: -scena politica di riassetto patrimoniale

1900-1928 = stringher direttore generale; dal 28 al 30 Governatore severa politica di bilancio che accrescono gli accantonamenti tutto comportò una congiunzione degli interessi privatistici dell'azienda con il corretto e efficace

funzionamento del sistema creditizio nazionale.

Il capitale tedesco e le banche miste:Riorganizzazione del credito ordinario (dopo la caduta della banca generale e del credito mobiliare). Nella riorganizzazione ha un ruolo fondamentale il capitale tedesco, il più attivo in Italia da almeno 10 anni grazie:

prestito alla città di roma partecipazione al capitale nominale della società italiana per le strade ferrate del mediterraneo diedero vita a un consorzio per gli affari italiani apporto di capitale in occasione del crollo della rendita italiana alla borsa di parigi prestiti per pagare gli interessi semestrali delle cedole in scadenza all'estero

grazie a ciò si potè osservare l'accrescersi e consolidarsi del ruolo finanziario della germania, che portò alla

formazione della triplice alleanza. Ma dopo la caduta delle due maggiori banche italiane di credito, vedendo aprirsi la possibilità di realizzare buoni affari finanziari, la germania decise di impegnarsi nel settore del credito: la Compagnia d'Italia la quale effettuava investimenti di portafoglio e investimenti diretti da parte di imprese e di società finanziarie in attività industriali italiane. Così nascono:

COMIT (banca commerciale italiana) nasce a milano nel 1894 ha un capitale di 5 milioni (poi 20, poi 156 milioni) apporto di uomini e mezzi forniti dal gruppo tedesco Joel è un direttore di famiglia ebreo-tedesca, un interlocutore ideale per discutere e trattare per le

banche tedesche e italiane, poiché aveva maturato un'approfondita conoscenza delle strutture, delle tecniche, e delle funzioni della realtà delle banche dei 2 paesi

CREDIT ( credito italiana) nasce a genova nel 1895 concorso della banca di genova e l'appoggio della banca manti e c di roma, di una banca milanese di

origine svizzera e di altre banche tedesche Rava è il direttore, formatosi presso la banca generale.

L'esperienza formativa italiana di Joel e Rava è molto importante, gli uomini tedeschi erano già nel nostro paese e avevano tratto frutto dagli avvenimenti.

Le Banche miste Italiane: ( credit, comit, banco di roma, società bancaria italiana) diventano Banche Depenalizzate( su modello tedesco, no istituti specializzati- regolati).Effettuavano sia operazioni ordinarie ( a breve termine) che straordinarie (a medio-lungo)

1. delle operazioni a medio lungo termine beneficiavano sopratutto le imprese industriali verso le quali le banche miste indirizzarono capitali prima impegnati in titoli di stato e in prestiti a enti locali.

2. Le operazioni a breve termine (credito in conto corrente) venivano trasformate in operazioni a medio-lungo termine con l'escamotage dei continui rinnovi.

Ciò era oggetto di obbiezioni gravissime da parte dei liberisti (Einaudi e Pantaleoni) perchè i depositi versati dai piccoli risparmiatori venivano impiegati in crediti alle imprese contraddicendo il principio che vieta di compiere movimenti a scadenza superiori a quelli a cui la banca deve far fronte nei riguardi dei depositari (si giocava con la buona fede dei risparmiatori)Ma non consideravano un aspetto essenziale della funzione delle banche miste nello sviluppo industriale italiano: per un paese afflitto da una radicale carenza di capitale disponibile per l'innovazione industriale l'appello su larga scala al risparmio nazionale era una condizione della crescita e dello sviluppo (non per l'inghilterra, con capitali provenienti da agricoltura e commercio)dunque le banche miste hanno un ruolo non indifferente anche se non decisivo nella crescita industriale italiana, è un cofattore della crescita assieme a:

capitale d'investimento stato

poiché finanziarono progetti specifici e non una strategia d'industrializzazione.

L'inversione del Ciclo Economica MondialeTutto parte dalla riforma del sistema di emissione e alla nascita delle banche miste che, tramite l'opera di Luigi Luzzatti (ministro del tesoro 1896-1898) porta a degli effetti positivi, grazie al risanamento della finanza pubblica.Il 14 Luglio 1896 nel terzo governo Rudinì, Luzzatti assume la guida del Tesoro. In questo periodo sono avvertibili i primi segni d'inversione del ciclo economico mondiale (l'italia è un paese ritardatario). Tali segnali non riuscivano così evidenti relativamente a:

oscillazioni del costo del denaro immissioni di liquidità nel mercato dei capitali

andamento della domanda internapoiché

la tendenza al rialzo dei prezzi internazionali non si era ancora trasformata in un ampio movimento di ripresa lungo tutta la struttura verticale e orizzontale della produzione => il PIL a prezzi correnti assumeva una dinamica stagnante

il costo del lavoro continuava ad essere ancora basso per fasce molto esterne del ploretariato

Il sistema finanziario Internazionale andava trasformandosi in senso più dinamico: il ruolo dell'inghilterra come centro di intermediazione finanziaria internazionale stava subendo un

processo di perdita di importanza relativa andavano emergendo ed imponendosi altri centri (parigi, berlino, new york) Londra ha comunque un monopolio sull'oro proveniente dall'australia, klondike e sud africa la banca di francia agisce da serbatoio d'oro di riserva aurea dell'intero sistema monetario

internazionale, avendo un rapporto privilegiato con il governo russo e una massiccia collocazione della rendita italiana.

L'eredità finanziaria Sonninianal'amministrazione economico-finanziaria crispina porta un'eredità complessa.Sonnino aveva cercato di tenere la barra del tesoro in direzione del pareggio attraverso la depurazione del bilancio e l'eliminazione di sperperi e spese improduttive. Si ottenne:

avanzo di 15 milioni beneficio per il tesoro di 18 milioni surpluss totale di 47 milioni assorbito dal deficit per le costruzioni ferroviarie entrate del 30% da imposte dirette, poi dogane e diritti marittimi e sui tabacchi uscite: 51% ministero del tesoro(oneri sul debito pubblico, oneri sul debito vitalizio); 15% ministero

della guerra, 11% ministero delle finanzeil 92% della spesa ministeriale era una spesa RIGIDA, difficile da ridurre.

Le spese d'africa arrivano all'8,1%. Il 2° governo Roudinì per fronteggiare le urgenze finanziarie ha 2 alternative:

imposte straordinarie ulteriore ricorso al debito pubblico:

prestito assunto tramite la banca d'italia per 89 milioni 140 milioni al 4,5% netto una pubblica sottoscrizione che aveva riposto al di là di ogni ottimistica attesa, coprì

22 volte l'ammontare della somma.Venne scelta la seconda opzione perchè:

vantaggio di un prelevamento di liquidià presente nel paese un'imposta straordinaria avrebbe colpito anche i contribuenti privi della possibilità di monetizzare il

loro patrimonio se non mediante svendite o stipulazioni di prestiti privati a condizioni meno vantaggiose di quelli del prestito pubblico.

La restaurazione delle forze economicheLuzzatti voleva puntare al risanamento finanziario del paese il quale non era solo un presupposto per raggiungere finalità più generali, ma anche un inizio della restaurazione delle forze economiche nazionali per:

richiamare in italia il capitale straniero stimolare l'attività industriale innalzare le condizioni di vita e di lavoro delle fasce deboli della popolazione

La linea di fondo di Luzzatti (che capovolgeva guella di Sonnino) era:1. risanamento affidato più al taglio delle spese che all'aumento delle entrate(taglio da effettuarsi in

tutti i ministeri: guerra, lavori pubblici, africa)2. fare qualcosa per la finanza locale

3. fare qualcosa per la circolazine cartacea4. aggiustamento dell'imposta di ricchezza mobile5. riforma fiscale: riequilibrio di rapporti imposizione diretta e sui consumi.

2. Fare qualcosa per la finanza locale La situazione dei bilanci di numerosi comuni (meridionali) era preoccupante, gravati da debiti e mutui con gli istituti di credito. Gli interessi e gli ammortamenti erano così cospicui da indurre gli amministratori a ricorrere ad ogni forma di tassazione consentita dalla legge (violandola anche, sui generi di prima necessità).=> Luzzatti Caldeggiò l' istituzione di una speciale Cassa di Credito per i comuni e le province appoggiata dalla cassa depositi e prestiti (saggi di interesse inferiori a quelli correnti e sovvenzionare opere di valorizzazione del territorio come bonifiche...)Non venne accolta, ma fu approvata un'unificazione di debiti comunali e provinciali della sicilia, sardegna, elba e roma.

3. Risanamento della circolazioneoccorreva che ai biglietti fosse assicurata una garanzia indipendente dall'andamento degli affari di banca e rappresentata da riserve metalliche, da valori di stato o garantiti dallo stato, da crediti per anticipazioni su pegno di valori pubblici e da portafoglio liquido e commerciale di primo ordine da sostituirsi gradualmente con titoli di stato.Gli istituti di emissione dovevano assicurare un minimo di riserva irriducibile indipendente da qualsiasi diminuzione della circolazione (300 -> banca d'italia; 21 -> banco di sicilia, 90,5 → banco di napoli).A partire dal 1 gennaio 1898 la circolazione sarebbe dovuta diminuire secondo precise scadenze (mancata o carente percezione di come il ciclo economico stesse mutando in espansione).Si voleva ridare al paese credibilità interna ed Internazionale (era assolutamente necessario).

Risanamento della circolazione e il problema delle pensioniLuttazzi è l'ideatore di 4 decreti legge emessi il 6 DICEMBRE 1896. essi :

assicuravano i creditori del banco di napoli per circa 500 milioni tra biglietti, depositi e carte fondiarie

imponevano al governo:- di garantire il rimborso dei biglietti- anticipare la graduale riduzione della circolazione autorizzata- separare nettamente l'amministrazione dell'azienda bancaria da quella del credito fondiario in liquidazione- affrettare la liquidazione delle parti immobilizzate.I quattro decreti vennero applicati il 1 Gennaio 1897.Per completare il risanamento Luttazzi riteneva che si dovesse:

1. porre il freno alle pensioni2. trasformare e alleggerire il debito pubblico3. sistemare le spese coloniali

1. le pensioni: le pensioni erano un problema grave, perchè:

più organi delle pubbliche amministrazioni erano molto cresciuti e continuavano a crescere i limiti dell'età pensionabile erano stati abbassati l'istituto delle pensioni aveva perduto la sua fisionomia (non era più un premio alla carriera quando

diventavi troppo vecchio)ciò si poteva ritenere un Debito Vitalizio.Luzzatti volle frenare l'onere delle pensioni agli impiegati in servizio senza eludere i diritti connessi dalla legge ma ridistribuendo i carichi; e diede vita ad una cassa di prevenzione per i nuovi impiegati.

2. Il debito pubblicoIl debito pubblico nel 1895 era di 12,6 miliardi (109% del PIL), e il peso reale cresceva (il valore nominale).Esso era formato da:

9,4 milioni di debito consolidato (74%), il quale non ha rilevanza sotto il profilo del rischio di insolvenze eventuali da parte dello stato, ma solo sui problemi dei pagamenti degli interesse (rendita perpetua); ovvero fa studiare il problema d'impatto sulla spesa pubblica e non un problema di rimborso.

2,8 milioni di debito redimibile. Per trasformarlo ed alleggerirlo viene utilizzata una Politica di conversione che comporta delle conseguenze sul valore del debito stesso e sulla spesa per interessi (bilancio pubblico) ed ebbe effetti negativi per i portatori di titoli (vedono svanire la possibilità di ottenere un rimborso del capitale o tenersi il tasso d'interesse percepito)e vantaggi per lo stato e l'investitore.

La politica della conversione venne attuata attraverso la conversione di 229 milioni tra il 1896 e il 1897 (le rendite scritte erano superiori a quelle cancellate, quindi per la gestione della liquidità il vantaggio era evidente) di cui 169 redimibile in consolidato 4,5% netto e 60 in con solidato di un tipo in consolidato di un'altro. Le conseguenze furono le seguenti:

annullamento di un importo di rendite (estinzione del debito redimibile) iscrizione nel bilancio di nuove rendite (accensione del debito consolidato)

così si ottenne un risarcimento per i possessori della rendita essendo aumentato il valore assoluto degli interessi percepiti.

Dal punto di vista finanziario la perdita rappresentava in media il 6 per 1000 del capitale (quota nel complesso sopportabile). In più lo scenario macroeconomico orientava le aspettative verso la deflazione e il calo dei tassi d'interesse. Dunque i finanziatori potevano attendersi guadagni anche consisteni in conto capitale se il corso del consolidato fosse salito nelle varie piazze oppure in termini reali se il prezzo fosse rimasto calante.

3.Il capitale coloniale e le nuove riformeLe spese d'africa Rudinì le concluse alla partita con l'Etiopia (pace di Addisabeba nel 1896) dove si vide:

una graduale riduzione delle truppe oltremare l'istituzione della tesoreria a Massana pone fine all'arbitrio di quei governatori che ordinavano e davano battaglie senza il consenso del

parlamento.Luzzatti invece riduce da 9 a 5 milioni il contributo statale per la colonia.Il bilancio coloniale dal 1896-1897 non era certo poiché Luzzatti non disponeva ancora di dati certi, ma poteva solo dire che la disponibilità del tesoro non era superiore a 2,6 milioni

il 6 DICEMBRE 1896: i biglietti di banca in circolazione erano quasi interamente garantiti dallo stato la fiducia dei depositanti e dei portatori di cartelle fondiarie non era venuta meno di fronte ad un calo

dei tassi d'interesse i crediti fondiari, resi autonomi grazie ai banchi meridionali, avevano registrato un rafforzamento

delle cartelle il banco di napoli non solo si era salvato ma era in ripresa.

A vista di ciò Luzzatti progetta le seguenti riforme: impegni in materia di emigrazione modifiche all'ordinamento dell'imposta sulla ricchezza mobile operatività della cassa di credito comunale e provinciale anticipata la consegna ai comuni dei beni delle chiese ricettizie aumento della congrua ai parroci costituzione di un fondo degli sgravi amministrato in modo autonomo e intangibile per legge

alimentato da: avanzi di bilancio utilizzabili entro un triennio economie nei lavori pubblici, sugli esercizi ferroviari, nelle convenzioni marittime abolizione delle sottoprefetture riforme dell'amministrazione giudiziaria e dell'interno

fusione dei demani e limitazione nell'assunzione di nuovi impiegati economie nella pubblica istruzione marchio obbligatorio per gli oggetti in oro ed argento tasse di borsa revisione di tasse di concessione dei titoli nobiliari e ritocchi nelle imposte di successione,

nei gravanti fiscali per gli appalti della pubblicità sugli involucri dei tabacchi e delle sigarette.

il fondo degli sgravi fiscali avrebbe avuto a disposizione 43 milioni e avrebbe erogato i mezzi finanziari per:

esonero dell'imposta fondiaria sui terreni colpite da quote inferiori a 10 lire e la restituzione dei minimi poderi agli espropriati dal fisco (consolidamento dei piccoli proprietari nei loro modesti possedimenti)

aiuto a quanti, gravati da un imposta compresa tra 10 e 20 lire, si fossero adoperati per sciogliersi dal vincolo delle ipoteche e per migliorare i propri fondi

sostegno alla colonizzazione interna, destinando per legge concessioni di beni patrimoniali incolti o mal coltivati dei comuni, delle province e dello stato e beni degli enti morali o privati per contrattazione.

Esenzione del lavoro industriale da ogni imposta di ricchezza mobile innalzamento ed una più esatta determinazione del minimo imponibile sul lavoro espletato

nell'ambito delle arti minori e dei piccoli commerci.N.B: dato che il costituirsi del fondo avrebbe richiesto tempi non brevissimi la conversione dei benefici doveva essere graduale, non si doveva perdere di vista le esigenze del bilancio.

La politica fiscalela metodologia redazionale del bilancio del Luzzatti rispondeva a criteri prudenziali (sottostimò il flusso delle entrate. Tra il 1896 e il 1897 la struttura interna dei grandi capitali delle entrate rimase invariata. La dinamica delle singole voci:

gli importi delle tasse sugli affari e delle privative superarono quelli accertati nel 1895-1896 a livello di singole imposte aumentarono le tasse di fabbricazione impatto sociale sull'aumento delle privative

la voce di entrata che subì la maggiore variazione assoluta e percentuale fu quella delle dogane e dei diritti marittimi nelle imposte dirette.

La fine della guerra doganale con la FranciaL'accordo commerciale tra italia e francia prevedeva:

OTTOBRE 1896: concordano di applicare gli stessi diritti delle massime nazionali alle navi italiane nei rapporti franco-algerini e quelle francesi nei porti italiani.

NOVEMBRE 1898: applicazione da parte dei francesi dei prodotti italiani del trattamento della tariffa minima, e dalla parte degli italiani il riservare ai prodotti francesi il regime della nazione più favorita (erano esclusi i filati e i tessuti serici), in più:

per il vino si stabilì un aumento dei dati in entrambe le tariffe e alla tassazione ragguagliata al grado alcolico si sostituì la tassazione al volume. Ciò portò ad aggravi per alcuni vini italiani di debole forza alcoolica, degli sgravi per i vini più robusti e dei considerevoli vantaggi per il Vermont

favorite le paste alimentari che videro ridotto il loro dazio in entrata in francia e vantaggi maggiori ottennero i frutti meridionali e l'olio d'oliva.

Espansione Economica in Età Giolittiana

Stime della crescita industriale

Gershenkron: dice che dal 1896 al 1907 il saggio medio di crescita della produzione industriale passò da 0,3% a 6,7% mentre dal 1908 al 1913 scende al 2,4%Fenoaltea: 1896-1907 = 7,6%; 1908-1913 = scende al 2,3%Istat: 1897-1908 = 5%; 1908-1913 = 1,5%

L'espansione presentava fattori endogeni ed esogeni:FATTORI ESOGENI:

inversione del ciclo economico sviluppo dei sistemi di comunicazione notevole afflusso d'oro proveniente dalle miniere del Transvaal = affermazione del Gold Standard Incremento degli scambi Internazionali presenza di dati protezionistici attenuati da:

- aumento dei prezzi- progressi nei trasporti- nuove direttrici di scambio- riduzione dei moli- revisione dei trattati di commercioFATTORI ENDOGENI

risanamento della finanza pubblica rafforzamento della banca d'italia stabilità della lira maggiore propensione al risparmio intervento dello stato crescita sotto il profilo demografico che portò a:

- urbanizzazione (muta la distribuzione della popolazione tra città e campagna)- flusso emigratorio verso i centri europei più industrializzati e verso le americhe

Banche, Cambi esteri e Conversione della renditai rapporti tra la banca mista e l'industria ( dopo il crollo dei 2 grandi istituti di credito)varia:si modifica il sistema bancario favorendo in modo spesso incontrollato l'accesso al credito e il conseguente indebitamento delle imprese industriali (peculiarità dell'azione delle banche miste).Ciò portò ad un grande aumento delle società per azione e del capitale in esse investito (capitalismo).Come conseguenza della modifica del sistema bancario , si ha una sua evoluzione, con un rafforzamento della banca d'italia (che fu da sostegno alla crescita economica) grazie a:

liquidamento in anticipo sui tempi fissati dalla legge con perdite contenute e partite immobilizzate. Accentuò le riserve metalliche margini sempre più alti di discrezionalità e libertà operativa consolidamento dei rapporti con il tesoro

I risanamento degli altri due istituti di emissione influì in positivo sulla bilancia dei pagamenti che portò ad un accumulo di ingenti riserve metalliche a copertura della crescente circolazione monetaria, e le immobilizzazioni seguirono una netta contrazione.

La Lira:per l'aggio sull'oro e sulla sterlina vi fu una grande conversione della rendita 5% lordo (GIUGNO 1906) che fu preparata da Luzzatti, diretta dalla Banca d'Italia e sostenuta da un consorzio bancario internazionale. Essa portò ad una riforma strutturale della finanza pubblica(significativa rivoluzione dell'incidenza degli interessi sul debito consolidato e fluttuante).L'operazione venne resa possibile grazie a:

prolungato attivo della bilancia dei pagamenti flessioni dei tassi d'interesse in europa aumento delle riserve metalliche degli istituti di emissione rientro dei titoli di stato collocati all'estero conversione nel 1903 dei vecchi titoli di rendita a 4,5% in nuovi certificati 3,5%

L'industria tessile

muta il quadro monetario e finanziario, che porta benefici nel: settore industriale agricoltura (sviluppo delle tecniche e dei sistemi di coltura, revisione dei rapporti di produzione e

meccanizzazione) commercio internazionale (crescita di esportazione di prodotti finiti)

Nel settore industriale il tessile ha una notevole capacità propulsiva: più diffusa e consolidata presente sul mercato mondiale limiti strutturali concorreva in modo determinante alla formazione del prodotto industriale dava lavoro al 15% degli addetti al secondario voce significativa nella bilancia commerciale

L'industria del cotone ha una crescita più intensa, e viene sostenuta da: forte protezionismo basso costo della manodopera notevole incremento dei telai meccanici impiego di fonti di energia alternative a quella idrica cospicui investimenti sia in termini di capitale circolante che quello fisso moderata ma costante crescita dei prezzi rinnovata domanda.

Molte imprese investirono in modo incontrollato, e questo portò ad uno squilibrio tra l'espansione degli impianti e la potenzialità di assorbimento del mercato, contraddizione che emerse in tutta la sua gravità con la crisi del 1907.La difficoltà di smaltire le eccedenze impose:

una rivoluzione degli orari di lavoro stipula di accordi interni per limitare la produzione

L'industria laniera non ebbe uno sviluppo paragonabile a quello cotoniero ma più lineare ed equilibrato, grazie alla propensione al consumo e al più ampio orientamento della domanda.Essa era:

condizionata dagli effetti della politica protezionistica importazione produttiva che privilegiava le botteghe artigiane e i piccoli opifici. Manodopera non specializzata e mal retribuita

Marzano di Valdagno: fu l'azienda che meglio riuscì a svincolarsi dal tradizionalismo produttivo approdando ai più alti schemi dimensionali e puntando su un maggiore grado di meccanizzazione e su una solida rete commercialeSchio di A.Rossi puntò sull'innovazione efficacemente congiunta con la tradizione trasformando l'azienda in società anonima con l'intento di dar vita ad uno stabilimento modello. nel Biellese ci furono resistenze nella meccanizzazione: il lavoro a domicilio e i piccoli insediamenti manifatturieri si integravano in modo ottimo con alcune grandi imprese.L'industria serica presentava un alto numero di addetti e un basilare contributo alle esportazioni.Maggiori difficoltà si ebbero nei segmenti più affermati i quali avevano conservato un impostazione tradizionale e facevano largo uso di manodopera rurale:

aumento del costo della manodopera gravi malattie che colpirono i bachi e i gelsi disaffezione dei contadini per l'allevamento dei bachi concorrenza dei prodotti asiatici e delle prime fibre tessili

SiderurgiaLa siderurgia è un'industria innaturale per l'Italia a causa della scarsità di materiale ferroso e mancanza di carbon fossile. Essa viene protetta dalla tariffa del 1887 e sorretta dalle commesse stradali (=i progressi).L'aumento della produzione comporta un aumento della richiesta di combustibile e di materie prime, e per soddisfare tale domanda si ritiene utile dover procedere ad un diverso e più intenso utilizzo delle miniere di ferro Elbane (prodotto fino ad allora esportato)

ELBA: società anonima nata nel 1899 con il supporto di azionisti francesi e belgi e con il sostegno di un

pool di banche capeggiate dal Credito Italiano. Le viene affidato lo sfruttamento del giacimento di ferro elbano costruì nel 1902 nel porto ferraio il primo altoforno a calce a servizio di un impianto a ciclo

integrale= da il via ad un complesso processo di partecipazioni a catena, di spregiudicate manovre finanziarie.

Odero e Orlando sono protagonisti di operazioni finanziarie e societarie, e riusciranno a controllare il pacchetto di maggioranza della Terni formando un potere post siderurgico guidato dalla Terni, dall'Elba e dal Ilva.

Società Altiforni e Fonderie di Piombino: sotto la guida di un gruppo finanziario capitanato da Bondi ideò la costruzione a Portovecchio un impianto per la produzione di ghisa e laminati. Così si innesca un accesa contesa per lo sfruttamento delle miniere d'Elba.Si risolve nel 1904 quando ragioni di opportunità connesse ai vantaggi offerti dal provvedimento governativo per il risorgimento economico di Napoli indusse i contendenti ad un accordo.All'interno della società vi era una fissa rete di relazioni ed interessi, che invece di portare ad una sana ed equilibrata crescita del comparto finì per minare le deboli fondamenta su cui esso poggiava:→ vi era il falso convincimento che l'elevato corso dei titoli aziendali fosse un indicatore di solidità e non piuttosto il risultato di gravosi immobilizzi e ambigue coalizioni stipulate all'ombra delle grandi banche per sfruttare i vantaggi offerti dal regime doganale e dalla protezione dello stato e per realizzare cospicui guadagni con spericolate manovre borsistiche.Ciò portò ad una SPROPORZIONE tra le caratteristiche dimensionali delle aziende e la richiesta proveniente dal mercato.La Banca d'Italia fu costretta ad intervenire su più fronti:

consorzio per alleggerire le posizioni delle società siderurgiche verso le banche miste (credito italiano e commerciale)

progetto di riordino industriale e commerciale → blocco per la costruzione di nuovi stabilimenti per 5 anni

sindacato per la disciplina dei prezzi affidamento al Ilva degli impianti appartenenti all'Elba, alle Ferriere Italiane, alla Ligure

metallurgica, alla Piombino e alla Savona-Acciaierie e ferriere Lombarde: terreno lombardo fertile dove produrre grazie all'iniziativa di abili imprenditori.

L'industria Elettrica:Nasce l'Edison, la società generale di energia elettrica. Nasce a Milano nel 1884, è gestita da un gruppo di imprenditori capeggiati da Colombo e sostenuti dall'appoggio finanziario della Banca Generale, di altri istituti minori e di banchieri privati Lombardi. Il capitale iniziale è di 3 milioni di lire.Solo in Età Giolittiana prese a crescere grazie a:

perfezionamento dei sistemi di trasporto a distanza risorse finanziarie rese disponibili dalle banche miste che sostennero la costruzione dei promi

impianti dopo il crollo della banca generale fu decisiva la Banca Commerciale Italiana (anche il credito

italiano e importanti società finanziarie e di capitali)In più nacquero le centrali Idroelettriche che contribuirono all'affermazione di tale industria:

ciò permise se non di soppiantare il carbon fossile almeno di limitare sensibilmente l'incidenza sul fabbisogno totale di fonti di energia

vi fu un decisivo apporto d'offerta di forza motrice assicurazione di una maggiore libertà di scelta nella localizzazione di opifici

Come conseguenze le industrie di trasformazione si giocavano i progressi compiuti dall'industria elettrica. Vennero fatti passi avanti da:

Franco Tosi: alla produzione di caldaie al vapore affiancò quella di turbine Riva, Monneret e co: fama internazionale nella costruzione di turbine Ercole Marinelli: strumenti di previsione, piccoli motori elettrici e ventilatori e accumulatori Richard Ginori: isolanti in ceramica Silvio de Pretto e Togni: condotte forzate

Nascono inoltre: società adriatica di elettricità (SADE) società idroelettrica del Piemonte (SIP) società meridionale di elettricità (SME) società ligure- toscana di elettricità.

La Meccanica:La meccanica andò incontro a delle trasformazioni, ma non riuscì a compiere il grande balzo a causa di inadeguatezze:

modesta specializzazione del personale difetti organizzativi elevati costi di produzione protezione doganale minore rispetto a quella offerta alla siderurgia (concorrenza estera difficile da

sostenere)in ogni caso sorgono nuove realtà produttive grazie a:

diffusione delle macchine agricole meccanizzazione di alcuni comparti sviluppo dell'elettromeccanica grazie alla diffusione dell'energia elettrica sostegno dello stato grazie a provvedimenti mirati

Le fabbriche destinate alla produzione di materiale ferroviario vide un grosso potenziamento grazie a cause esogene ed endogene:CAUSE ESOGENE: sviluppo e integrazione delle reti e dei mezzi di trasportoCAUSE ENDOGENE: nazionalizzazione delle ferrovie (fino ad allora in concessione di privati) nel 1905 vi fu un rinnovo del parco macchine e il lavoro venne diviso tra:

Breda: sorta nel 1846 a Milano con la denominazione di Elvetica legata dal 1886 ad Ernesto Breda

Ansaldo: fondata a Genova nel 1853, nel 1903 passa sotto la guida della famiglia Perrone (principale azienda metallurgica-meccanica del paese)

I progetti delle due aziende erano notevoli e vi fu un allargamento dei propri interessi.L'Industria degli autoveicoli è principalmente rappresentata dalla Fiat, la quale nasce nel 1899 con un capitale iniziale di 800'000 lire e con un comitato promotore guidato da Giovanni Agnelli.L'industria degli autoveicoli vede nel 1905-1907 un primo periodo di espansione a Milano e a Torino, ma nel 1907 con la CRISI si ha una BATTUTA D'ARRESTO dopo un periodo di forte crescita (specialmente borsistica sui titoli delle maggiori aziende) favorita dall'eccessiva FRAMMENTAZIONE DEL COMPARTO ( ancora di impronta artigianale), dalla CONCORRENZA STRANIERA e dalla DEBOLEZZA DELLA DOMANDA INTERNA di un bene accessibile ad una fascia limitata di consumatori, per non parlare della Difficoltà di costruzione. Da qui si ha un fenomeno di ristrutturazione:

chiusura di diversi impianti diversificazione produttiva concentrazione societaria nascono nuove aziende (Alfa) si salvano: Fiat, Fraschini, Lancia, Bialetti.

La meccanica diede maggior impulso sia all'Industria tessile che a quella Agricola., ma diede anche sensibili progressi in altri campi:

cicli motocicli motori elettrici macchine per la stampa e la scrittura strumenti di previsione

utensili di varia naturacapacità delle aziende:

prezzi competitivi flessibilità alle richieste del mercato esperienze learning by doing

La Chimicala chimica ebbe il più alto saggio di sviluppo fino il 1907 dovuto all'aumento di produzione di concimi, cera, inchiostro, vernici, acido solforico, soda.Montecatini:

nasce nel 1888 come impresa mineraria approda alla chimica con Donegani grazie al sostegno della COMIT si distinse per la produzione di acido solforico, carburo di calcio e concimi chimici anni 30 = principale gruppo industriale.

Nel settore elettrochimico troviamo Caffaro che nel 1912 arriva a Brescia e produce soda caustica e cloro

I comparti MinoriCementifero: triplica la sua produzione sotto la spinta dell'urbanizzazione e grazie anche agli sviluppi nel campo infrastrutture pubbliche e industriali. Il mercato degli agglomerati Idraulici finì per concentrarsi nelle mani di pochi quindi in grandi aziende come Società Calce e Cemento di Bergamo e oggi l'Italcemento.Agroalimentare: le esperienze di questo settore sono scaturite all'interno di piccoli commercianti che si giocarono delle nuove potenzialità, caratterizzato da una domanda interna in continua crescita e da una presenza meno aggressiva della concorrenza estera:

Cirio:commerciante all'ingrosso di frutta e verdura riuscì ad ampliare la propria attività, affiancandoci 2 fabbriche di conserve e acquisendo già il monopolio nel comparto

Galbani:venditore di formaggi stagionati, si specializzò nella produzione di prodotti lattiero-caseari buitoni e barilla: passaggio dalla bottega alla fabbrica

anche l'industria dello zucchero ne fa parte, e i due princiali esponenti sono Erielania e Società Ligure Lombarda. Grazie ad autorevoli appoggi governativi riuscirono a proteggere lo zucchero ottenendo un inasprimento del dazio.

Agricolturanel 1901 il 61,7% della popolazione attiva trova impiego nell'agricoltura, che portò a dei benefici nel settore:

ascesa dei prezzi aumento della popolazione urbana crescita dei salari industriali incremento della domanda sia interna che esterna

ciò portò ad un riassetto del settore primario, portandolo gradualmente a svincolarsi dal carattere di autosussistenza e favorendo la venuta di una nuova borghesia imprenditoriale che investiva ingenti capitali nella meccanizzazione e nello sviluppo dei sistemi e delle tecniche colturali.I segni positivi del progresso:

produzione di vino olio agrumi e seta greggia (non fu solo sufficiente al consumoma in alcuni casi rappresentò una voce significativa delle esportazioni)

crescente impiego di concimi chimici e di macchine agricole sperimentazione colturale diffusione delle tecniche agronomiche, determinazione delle cattedre ambulanti di agricoltura e delle

numerose associazioni agrarie sorte nel periodo interesse di nuove terre da destinare a coltura sistemazione idraulica dei bacini montani sempre più ingenti capitali investiti nei miglioramenti fondiari e nel patrimonio zootecnico nuovo “testo unico sulle bonifiche” pubblicato nel 1900

La Crisi del 1907all'inizio del 900 vi era una favorevole congiuntura economica e monetaria (grazie alla sua stabilità):

il crescente saggio di accumulazione il risanamento del bilancio dello stato facilità di accesso al credito incremento della spesa pubblica (leva per ridurre la disoccupazione e aumentare la produzione) aspettative di una domanda crescente

Funzionarono come un moltiplicatore degli investimenti.Nei primi anni del 900:

crescente domanda di capitali per finanziare nuovi progetti di investimento intensa attività speculativa aumentata dalle banche miste, le quali ,contravvenendo al principio

fondamentale che vietava di compiere operazioni di durata superiore a quella degli impegni assunti nei riguardi sei depositanti, sostennero in un clima eccessivamente euforico la corsa al rialzo dei titoli industriali favorendo l'emissione e il collocamento di nuove azioni.

Come effetto della frenesia innovativa nel 1906 alcune banche cominciarono a manifestare difficoltà nel recupero dei loro crediti e videro contrarsi in maniera significativa la loro raccolta, divenuta ormai insufficiente per le crescenti necessità finanziarie delle imprese.→ Per arginare la speculazione la Banca di Francia e quella d'Inghilterra aumentarono il taso di sconto seguite a ruota dalle principali banche europee.Gli STATI UNITI videro il fallimento di alcuni istituti troppo esposti nel finanziamento del settore industriale, che cercarono di smobilizzare le proprie partecipazioni da parte degli USA e di interrompere le linee di credito.Ciò portò ad un CROLLO DEL VALORE DEI TITOLI e ad una CORSA ALL'ORO, portando la borsa nel panico e la chiusura degli sportelli da parte di molti istituti.Tutta la situazione portò la crisi anche in EUROPA, dove le banche di emissione si impegnarono nel tentativo di proteggere le loro riserve metalliche e furono innalzati i tassi di sconto → aumento del costo del denaro e sensibile riduzione del circolante → programmi di investimento ridimensionati → crollo della domanda, contrazione dei prezzi e caduta dei livelli occupazionali. Così si smorza il clima euforica e si inverte il corso dei titoli portando alle liquidazioni.L'ITALIA vide una battuta d'arresto al processo di crescita economica, in più ingenti capitali di origine bancaria erano stati impiegati nella costruzione di impianti sovradimensionati rispetto alle capacità di assorbimento del mercato.Le vendite (liquidazioni) colpirono indistintamente tutti i comparti, e a farne le spese furono le banche miste: la società bancaria italiana era sull'orlo del fallimento, evitato solo grazie all'intervento della Banca d'Italia che agì indirettamente costituendo un consorzio bancario partecipato sia dalla commerciale che dal credito bancario.La Crisi colpisce pesantemente il sistema bancario e finanziario, ripercuotendosi di riflesso sulla base industriale. L'economia del paese resse bene, infatti nel 1908 ci fu una ripresa dovuta a:

rimesse degli emigranti turismo d'elite domanda, cresciuta ma ancora limitata nelle quantità di beni e servizi consumati.

Una valutazione di sintesiprima dell'età giolittiana si ebbe un'espansione:

crescita dei settori tradizionali emergere di nuovi comparti rafforzamento di strutture creditizie risanamento dei conti pubblici diffusione del sistema di fabbrica

in età giolittiana: si viene a formare la prima base industriale si inizia a colmare il divario pesante che la separava dagli Usa, Inghilterra, Francia, Germania

nel 1914 l'apparto industriale è mutato: è in grado di ridurre, almeno in alcuni comparti, il ruolo dei produttori stranieri sul mercato interno

in grado di accrescere la capacità degli imprenditori nazionali di esportare una quota delle loro produzioni

ciò comportò diversi problemi: permanenza dello stato alla vigilia della guerra d'italia era ancora lontana da un assetto economico solido e non c'era

confronto con i paesi più evoluti bassi consumi a causa delle misere condizioni in cui continuava a vivere una parte troppo estesa della

popolazione sovraproduzione scarsità di capitali → ruolo importante delle banche.

Grande Guerra e Primo Dopoguerra

La fase Neutralista:il 28 LUGLIO 1914 (un mese dopo l'attentato di Sarajevo) l'austria chiedeva guerra alla serbia, il conflitto dilaga in tutta l'Europa e fece sbocciare delle tensioni internazionali alimentate da crescenti nazionalismi economici tra triplice intesa e alleanza.In ITALIA c'era una posizione neutralista, non avendo il governo causato gli estremi applicativi del trattato di Alleanza con gli imperi centrali (l'austria aveva compiuto un'azione aggressiva senza prima consultare l'alleanza e il patto era difensivo). In questa fase le industrie italiane riuscirono a smaltire gli stock di merci accumulate nei mesi precedenti e alcuni comparti attraversando una congiuntura espansiva.I Neutralisti:

maggioranza parlamentare giolittiana socialisti cattolici

Gli Interventisti: irredentisti democratici (ideali risorgimentali) liberali conservatori (Salandra) nazionalisti (mire imperialistiche) sindacalisti rivoluzionari circoli culturali irrazionalisti e antipositivisti

industriali che vedevano nella guerra la soluzione alla fase recessiva del 1913-1914 (rianimare l'economia smerciando prodotti industriali

ma la previsione degli industriali era infondata: l'Italia avrebbe corso il rischio, se non avesse compiuto una scelta di campo, di ritrovarsi in una situazione economica di isolamento sui mercati internazionali delle fonti energetiche e delle risorse alimentari. In più:

gli scambi erano diventati meno sicuri e più costosi → difficoltà nel trovare i mezzi di trasporto limitata esportabilità delle materie prime di interesse strategico complicazioni monetarie e creditizie aumento dei prezzi conseguente all'accresciuta domanda contestuale diminuzione dell'offerta

il potenziale industriale era relativamente modesto nonostante i passi avanti fatti in età giolittiana: ritardi da colmare carattere marcatamente dualistico dello sviluppo (nord a livello europeo a sud arretrato)

le rimesse degli espatriati e il turismo vennero meno in concomitanza con la necessità di accrescere le importazioni.Lo scoppio della guerra nel 1914 portarono a panico e incertezza, ciò portò ai seguenti provvedimenti:

sospensione della convertibilità della lira per tutelare le riserve auree abbandono del gold standard (anche da parte degli altri paesi tranne gli Usa), sistema internazionale

monetario passa da cambi fissi a cambi fluttuanti → difficoltà per il commercio mondiale aumenta il tasso di sconto

si preparò un decreto di moratoria che consentiva alle banche esclusi gli istituti di emissione di limitare i rimborsi dei depositi al 5% dell'ammontare di ciascun conto e di prorogare di 20 giorni la scadenza delle cambiali.Ciò fu una prova difficile per il sistema bancario italiano, brillantemente superata in virtù della tempestiva e prudenziale azione della banca d'italia (assicurò la stabilità di sistema) Fiducia degli intermediari finanziari.

Il Finanziamento della guerra e il ruolo dello StatoIl 24 MAGGIO 1915 l'Italia entra in guerra a fianco della francia e della Gran Bretagna in seguito al Patto di Londra il 16 APRILE, che da una guerra di movimento diventò una guerra di trincea. La guerra portò a delle implicazioni finanziarie:

finanziamenti per le operazioni belliche fecero aumentare considerevolmente il debito pubblico e l'offerta di moneta riducendo le riserve metalliche delle banche

si spese 1/3 del intero reddito nazionale l'economia venne sottoposta ad un sempre più diretto controllo dello stato e trasferisce così le risorse

dall'ambito privato a quello pubblicoci fu una riorganizzazione del sistema produttivo:

fissa prezzi e salari blocca i tradizionali meccanismi di mercato

le fonti di finanziamento (politica di finanziamento tedesca no inglese che utilizzava in via prioritaria lo strumento fiscale) erano:

1. indebitamento pubblico (prestiti nazionali) 2/3: tra la fine del 1914 e la fine del 1917 furono emessi 5 prestiti nazionali collocati sul mercato da un consorzio guidato dalla banca d'italia, sommato ad un indebitamento estero (prestito dall'accordo con gli alleati) di 24 miliardi (2/3 GB e 1/3 USA per finanziare le importazioni di materie prime e derrate alimentari). Il debito pubblico passò dall'81% del PIL al 125% nel 1920.La sottoscrizione dei prestiti attuata dal consorzio ebbe successo grazie a:

- propaganda patriottica- incentivi più o meno espliciti prospettati alle imprese (mancato aggravo di imposte in caso di positivo collocamento del debito e generare anticipazioni garantite sui titoli di stato da parte degli istituti di emissione).

2. Impostazione tributaria 1/6 3. Emissione di moneta a corso forzoso 1/6 avrebbe il disaggio nei confronti dell'oro che comportò la

perdita di potere della lira. La valuta italiana si svalutò su tutte le piazze. Nitti creò nel 1917 l'ISTITUTO NAZIONALE DEI CAMBI con lo scopo di gestire il regime di monopolio le operazione di compravendita delle divise estere per tenere sotto controllo le differenze di cambio →

solo nel 1918 grazie agli Usa la lira potè rialzarsi.Con la Guerra la circolazione cartacea quadruplicò. Con i decreti governativi si elevò il limite delle anticipazioni che gli istituti di emissione erano tenuti a fare al Tesoro senza obbligo di copertura metallica.

L'accresciuta domanda di beni di consumo di fronte ad una diminuzione di produzione più elevati costi dei trasporti marittimi incremento della circolazione cartacea

fecero salire i prezzi, a poco valsero i provvedimenti presi per contenere i prezzi e assicurare il rifornimento alla popolazione, così nacque il mercato nero, l'incetta di prodotti.

Un'Industrializzazione a Tappe Forzateanche l'economia di guerra era in fase neutralista:

rarefazione di numerose merci difficoltà di approvvigionamento di carbone e derrate alimentari

portarono a provvedimenti per assicurare un sufficiente livello di generi alimentari aumento della produzione nazionale riduzione del dazio d'importazione sul grano (aumentarono le importazioni nette) mobilitazione agraria

riguardo quest'ultima, la produzione agricola subì una grave diminuzione complessiva a causa di: riduzione delle aree coltivate a causa dell'occupazione nemica calo delle rese di diversi prodotti spopolamento delle campagne per la leva obbligatoria diminuzione di disponibilità di fertilizzanti e di forza motrice animale

la MOBILIZZAZIONE INDUSTRIALE enfatizza il nuovo ruolo economico assunto dallo stato, visto come un'azienda economica colossale dalla quale dipendono moltissime aziende individuali.

Le fabbriche ausiliarie erano privilegiate nella fornitura di materie prime e nell'esecuzione delle maestranze del servizio militare

comitati regionali per la m.i. Che ripartivano commesse e vigilavano sulla disciplina degli operai lavoro subordinato alle prioritarie esigenze produttive belliche abolito il diritto di sciopero per i dipendenti delle industrie ausiliarie

L'ideatore della mobilizzazione fu il generale Alfredo Dallolio a capo del sottosegretariato per le armi e munizioni trasformato nel 1917 in ministero con le seguenti competenze:

fissare e far rispettare le scadenze delle forniture militari requisire le risorse ritenute necessarie per l'equipaggiamento dell'esercito e della marina attivare nuovi impianti in grado di affiancare le imprese private nella produzione bellica

Le commesse statali rilanciarono il settore industriale oltre a consentire agli imprenditori di realizzare ingenti profitti grazie anche ad:

accettazione senza discussione dei prezzi richiesti anticipazioni contribuire all'ammortamento dei nuovi impianti in più l'aumentata quota non tassabile degli utili destinati all'investimento fece si che questa fu

reinvestita → aumentano gli investimentiin più aumentano i vantaggi per le imprese di notevoli dimensioni già alla vigilia del conflitto, che erano più arretrate sul piano tecnologico e amministrativo. Esse assorbirono numerose altre società, dando il via ad un decollo in italia della grande industria.

I progressi nel comparto chimico, meccanico, elettrico e siderurgico vennero ottenuti grazie a ingenti profitti conseguiti e all'abbondante liquidità:

Terni: ghisa e acciaio Ilva: ghisa e acciaio, robusta integrazione orizzontale e verticale Ausaldo: (perrone) colosso siderurgico, sistema verticale a ciclo completo, formato da 3 poli:

meccanico, siderurgico e marittimo Fiat: meccanico Breda: assunse carattere polisettoriale, dalle locomotive a produzione bellica Caproni: aereoplani

Montecatini: chimico, necessità di esplosivi a scopo bellico. È il perno dello sviluppo della chimica italiana, incorporando società e assumendo una posizione alta nella fabbricazione di fertilizzanti e vari prodotti tipici nel dopoguerra

Comparto elettrico. Raddoppia la produzione con l'energia idroelettrica (italianizzate le società controllate dai tedeschi).

Le esigenze belliche imposero al settore secondario di superare a tappe forzate i problemi ancor presenti in alcuni comparti. Grazie al dinamismo di non pochi imprenditori privati e al notevole sforzo dello stato il potenziale produttivo potè essere incrementato e riqualificato. Il rafforzamento delle basi industriali del triangolo veneto, emilia e toscana però rafforzarono il divario nord e sud.

Durante la guerra il sistema bancario constatò una crescita dell'attivo degli istituti di emissione connessa all'aumento della circolazione cartacea, ed un'espansione delle banche di credito ordinario.Banca Italiana si sconto (bis): si legò strettamente all'Ausaldo alla quale erogava crediti illimitati e i Perrone acquisirono il 40% del capitale azionario della bancaCredit: tentò di essere scalata dalla Fiat. Dietro questi interessi era evidente l'obbiettivo di far pendere a favore dei maggiori industriali l'ago della bilancia nei rapporti con le banche e du consolidare le posizioni acquisite a scapito delle industrie riali.

Le conseguenze economiche della guerra in Europa.La guerra portò:

20 milioni di morti milioni di ivalidi traumi psichici (disagio sociale e disadattamento) danni materiali, volontà dei vincitori di quantificare ogni tipo di distruzione e far pagare ai vinti.

Venne imputata alla Germania (all'epoca nel 1918 repubblica di Weimar e formata da un assemblea costituente a maggioranza social-democratica) la responsabilità della guerra e dunque vennero effettuate le varie ripartizioni con il TRATTATO DI VERSAILLES, riparazioni in :

natura contanti

Vennero stabiliti in contanti ben 132 milioni di marchi-oro (il doppio del reddito nazionale della germania.Keynes nel suo libro “the economy conseguences of the peace” del 1919 esprime il suo disaccordo. Nel libro lui dice che i vincitori non sisono preoccupati di ricreare le condizioni per una ripresa dell'economia europea e per garantire una pace duratura, e che avrebbe innescato una forte tensione.In più la germania già nel 1922 a seguito di restrizioni economiche imposte non fu più in grado di ricavare quel surplus sufficiente a versare le rate annuali delle riparazioni, così chiese la moratoria e le truppe francesi e belghe invasero il bacino della Ruhr (resistenza passiva della popolazione)Da entrambe queste cause derivò il Tracollo del Marzo:

abbandono del regime a cambi fissi deprezzamento delle monete difficoltà dei sistemi bancari cessata stabilità dei rapporti economici finanziari devastazione delle reti dei trasporti ferroviari e marittimi frammentazione dei grandi imperi

La guerra fu uno spartiacque tra i 19esimo e il 20esimo secolo sotto il profilo economico. L'europa è indebolita e con molti problemi. Durante la guerra la dipendenza economico-finanziaria dagli USA ridimensionò il ruolo della Gran Bretagna (si sposta il baricentro). Gli USA ebbe i maggiori benefici della guerra: creditori e avanzi commerciali.

Gran bretagna, francia e italia hanno debiti con gli Usa la Francia e l'Italia hanno debiti con la Gran Bretagna

GB,F e I credevano che gli USA non reclamassero il pagamento dei crediti connessi durante la guerra (non superavano comunque i soldi che dovevano per la riparazione), ma gli Usa forzarono i debitori a regolare le loro pendenze pena la rinuncia a intrattenere rapporti con il mercato americano (indispensabile erogatore di capitali).

Ci fu una riconversione difficile dell'apparato industriale per ripristinare la produzione di pace, a causa di: concorrenza dei paesi neutrali che stimolati dalla crescente domanda di materie prime, derrate

alimentari e prodotti finiti accrescono il proprio sviluppo industriale e invasero i mercati europei i paesi europei furono costretti a disinvestire buona parte dei loro capitali privati all'estero

La mano dello stato è più forte sull'economia, e anche lo smantellamento dell'impalcatura bellica non limita una limitazione dell'intervento statale.Il TRATTATO DI PACE DI PARIGI ebbe rilevanti conseguenze economiche:

mutamenti territoriali: mappa politica dell'europa ridisegnata (crollo impero russo, tedesco, ottomano e austroungarico). La modificazione delle frontiere, nonostante ci si dovesse ispirare ai 14 punti di Wilson ai quali stava alla base il principio di autodeterminazione dei popoli molte minoranze rimasero soggette alla dominazione straniera → difficoltà d'integrazione economica e sociale).

Alterazione dei rapporti di scambio: all'indomani della rivoluzione bolscevica era stato compromesso il commercio del porto del baltico. Importanti centri di sostamento delle merci russe con l'occidente europeo.

Con la guerra si sviluppò il Protezionismo (non ci si poteva più indebitare con l'estero): barriere tariffarie per proteggere le industrie nazionali prosperate durante la guerra accentuazione dell'autosufficienza economica attraverso la sostituzione di prodotti tradizionalmente

importati con produzioni proprie → NAZIONALISMO ECONOMICONel Dopoguerra l'ambiente economico quindi è più rigido. La diminuzione della flessibilità salariale, ascrivibile alla crescente forza delle organizzazioni sindacali e di sempre più diffusi metodi di contrazione collettiva (venne meno la valvola di sfogo rappresentata dall'emigrazione, causa politiche limitative dei flussi migratori). La smobilizzazione delle truppe incise sul mercato del lavoro ma era una massa non sempre adeguata agli impieghi in tempo di pace, gran parte però dei soldati congedati riuscì ad essere assorbita grazie ad una frenetica politica di creazione di posti di lavoro sorretta da una forte domanda aggregata.

Il ciclo monetario presentava un'inconvertibilità della carta moneta in oro (fino al 1923): crollarono molte monete come il rubio, la corona austriaca e il marco le monete dei vincitori persero l'80% del loro potere d'acquisto (portano a fluttuanti oscillazioni che

ostacolano gli scambi commerciali) le potenze dell'INTESA avevano sviluppato un sistema di pagamenti sorretto da prestiti interalleati.

Ciò portava ad un livello di importazione adeguato e all'assistenza finanziaria che ha termine alla fine della guerra (si presenta il conto per essere rimborsati). Crollano così i tassi di cambio dei paesi dell'intesa

instabilità dei mercati finanziari data dall'incertezza dell'entità delle riparazioni sui tempi e modi dei rimborsi dei debiti interalleati

nel dopoguerra il problema è ottenere sovvenzioni sufficienti a far fronte al generale impoverimento della popolazione e alla scarsa disponibilità di dei mezzi di sussistenza (pessime condizioni dei paesi centro-orientali sull'orlo del collasso, anche a causa della carestia del 1918).Grossi aiuti arrivavano da organizzazioni americane =American Relief Administration: agenzia del consiglio supremo alleato, che tramite atti ufficiali ridimensionati ai quali subentrarono organizzazioni private. Ma gli aiuti furono insufficienti e limitati nel tempo a causa della debolezza della società delle nazioni.

Nel 1919 si ebbe la ripresa della produzione industriale negli Usa, Giappone e Paesi neutrali, che causò un boom che durò poco più di un anno, seguito dalla depressione tra il 1920-1921 (una crisi di assestamento inevitabile per il passaggio da un economia di guerra ad una economia di pace). L'esplosione della domanda portò ad un aumento dei prezzi conseguente alle abolizioni delle restrizioni belliche, così da produrre un capovolgimento nel rapporto tra domanda e offerta:

la domanda si restrinse dopo che erano stati soddisfatti i bisogni più urgenti l'offerta si ampliò mano a mano che le attrezzature produttive venivano ricostruite

ciò portò ad una grave crisi di sovrapproduzione che comportò: caduta dei prezzi

fallimenti di banche e industrie aumento di disoccupazione

Politiche fiscali e Problemi di Finanza PubblicaL'italia nel dopoguerra:

indebitameno triplicato circolazione cartacea triplicata debito estere con ex alleati inglesi e americani per finanziare la guerra era di 19,5 miliardi di lire-oro

→ quota annua di lire-oro di un miliardo aumento delle importazioni dagli usa sistema economico più debole rispetto alla Francia,e Gran Bretagna che potevano contare su riserve

auree notevoli, maggiore disponibilità di materie prime e fonti energetiche, efficiente sistema fiscale.Il sistema economico italiano:

1. è più dipendente dall'estero attestato dal deficit della bilancia commerciale. Tale squilibrio non poteva essere causato come in passato dalle rimesse degli emigranti (causa blocco immigrazione). Quota Act americano riporta il rientro dei braccianti. Così si ebbe un esubero di Forza lavoro, sommato ai licenziamenti degli industriali causati dalla riconversione portarono alla sottoccupazione nelle campagne e alla disoccupazione.

2. Il rialzo dei prezzi non più legato alla scarsità dei prodotti ma all'abnorme incremento di massa monetaria più acquisto di merci dall'estero. Da qui partirono richieste di adeguamento salariali che vennero accolte a causa dei continui scioperi e un incessante mobilitazioni dei lavoratori. Ma il rincaro dei prezzi continua, cadendo in una spirale inarrestabile.

3. L'inflazione non si arrestò dopo la guerra ma continuò a crescere sensibilmente fino al 1920. ne risentono di più i ceti medi che dopo aver sottoscritto prestiti nazionali e vedevano

assotigliarsi le loro fonti di reddito anche per il mancato adeguamento degli stipendi. Ciò comportò un insofferenza verso chi si era arricchito con le forniture belliche e con i contadini che riuscivano a strappare continue concessioni sul piano salariale e normative con rivoluzioni.

L'inflazione era alimentata da un fabbisogno finanziario dello stato che continuava ad espandersi e che comporta la lievitazione del disavanzo di bilancio, ciò comportò un aumento della spesa pubblica dato da:

- livello ancora elevato delle spese straordinarie di guerra- pensioni erogate a militari e invalidi- risarcimenti corrisposti alle popolazioni danneggiate dalla guerra- ricostruzione delle terre liberate- mantenimento del prezzo politico del pane volto a colmare il prezzo di requisizione del grano e il

prezzo di vendita del pane- esenzione di importanti lavori pubbliciera necessario tentare di placare la delusione e la protesta degli ex combattenti smobilitati che stentavano a trovare lavoro.

Nel dopoguerra ci fu un inasprimento del cambio della lira nei confronti delle principali valute. Nel 1919 cessò da parte di inglesi e americani l'impegno a mantenere stabile sui mercati internazionali il cambio della lira italiana che, liberamente negoziabile all'estero vide crollare il suo corso. In più non viene condivisa la rivendicazione adriatica avanzata dall'Italia durante la conferenza di Parigi e portò al raffreddamento dei rapporti:

si correva il rischio di non ottenere altri prestiti americani non si abbandonava da una generale remissione dei debiti fra tutti i paesi che avevano combattuto per

la stessa causa o compensazione tra debiti davanti e riparazioni imposte dai nemici si attendeva che venissero definite le riparazioni spettanti all'Italia. Chiese di ridurre l'entità dei debiti

guerra da rimborsare e di sospendere l'esazione degli interessi poiché si trovava in esigenze finanziarie e il prelievo fiscale non era sufficente. Quindi si ricorse a un nuovo prestito nazionale almeno finchè non si fossero riaperti i canali del finanziamento internazionale

Il disavanzo di bilancio diminuì negli esercizi successivi grazie a: introduzione di imposte straordinarie (sul patrimonio)

opera di risanamento del governo Giolitti (abolizione del prezzo politico sul pane) libertà del commercio dei cereali → liquidazione dell'onerosa gestione a rientro dell'indebitamento bellico.

La Conversione post-bellica, La scalata alle banche e i Salvataggi.La guerra aveva prodotto un processo di industrializzazione squilibrato. Alcuni comparti produttivi erano privilegiati rispetto ad altri solo al nord, e ciò comportò un espansione disordinata ed artificiosa.Il riassetto e il Rinnovo degli impianti per consentire la produzione di pace fu un compito arduo per le imprese specializzate nella produzione bellica, e ciò portò in una CRISI DEL RIORDINO INDUSTRIALE, che coinvolse i principali gruppi siderurgici e meccanici.Questi gruppi avevano tentato di scalare le banche miste per garantirsi fonti illimitate di credito e perseguire un'ambiziosa strategia espansiva. Le due banche erano la Credit e Comit le quali nel 21 riescono a imporre all'Ilva (paralizzata da una situazione di dissesto finanziario) l'allontanamento dei vecchi amministratori ed un drastico ridimensionamento (riduzione del capitale sociale & liquidazione di tutte le attività non siderurgiche).Le industrie siderurgiche e meccaniche che tentarono così la scalata erano:

FIAT con CREDIT ANSALDO con BIS e COMIT

Le due banche riuscirono a mantenere la propria autonomia, mentre la Bis eccessivamente esposta nel finanziamento dell'Ansaldo subì un progressivo immobilizzo e rimase travolta dal crollo dell'impero dei fratelli Perrone → fu messa in liquidazione nel 1921 dopo un tentativo di salvataggio (riuscì a rimborsare gran parte dei suoi creditori, ma non a salvarsi per il timore delle banche concorrenti e l'incertezza dello stato).L'Ansaldo è la prima causa del crollo della BIS, fu sottoposta ad una globale risistemazione e la rimozione dei Perrone. La Nuova Ansaldo

conservava le officine meccaniche gli altri comparti andarono a formare società separate controllate dallo stato attraverso

partecipazioni.CSVI:

consorzio per le sovvenzioni sui valori industriali creato alla fine del 1914 capitale conferito dalle banche di emissione braccio operativo Banca d'Italia scopo: finanziamento di banche e industrie in difficoltà nel 1919 affiancato dal Consorzio del Credito per le Opere Pubbliche (CREDIOP)

Sezione autonoma CSVI: nasce nel 1922 scopo: liberare il consorzio dal peso degli smobilizzi legate alle operazioni di salvataggio della banca

d'italia consentendogli di esercitare il credito industriale.CREDIOP:

fondatore Beneduce (socialista riformista) scopo: sottrarre ai privati facili guadagni nel finanziamento delle grandi opere pubbliche. riforma del

sistema bancario e ridimensionamento del sistema delle banche miste fondi: emissione di obbligazioni acquisibili dagli alti (temuti) a impiegare in titoli di stato o da esso

facenti parte del loro patrimonio.BANCO DI ROMA:

tra il 1921 e il 1922 è gravato da forti immobilizzi per cospicue perdite di attività all'estero e per essersi eccessivamente esposto a investimenti per bonifiche agrarie e crediti alle industrie in crisi

ricorso al risconto della banca d'italia → indebitamento si trovò sull'orlo del dissesto anche a causa dell'assottigliamento dei depositi non ci si poteva permettere dopo la BIS la caduta di un'altra banca mista, così Mussolini impose alla

banca d'italia il salvataggio del banco di Roma raccogliendo consensi nel mondo cattolico. E tramite un programma di ristrutturazione il salvataggio riuscì anche se con tanti soldi e molto tempo.

Giolitti → equilibrio tra banca e industria

Guerra → squilibrio a favore dell'industriaDopoguerra → squilibrio a favore delle banche sopravvissute alla crisilo stato si limitò ad intervenire nelle situazioni più drammatiche. Nel 1921 tariffa protezionistica, aumentano i dati a favore della produzione siderurgica, meccanica e chimica.

Crisi dello stato Liberale, Lotte sociali e Ascesa al Fascismonel dopoguerra politico si ha l'affermazione di due partiti di massa:

Psi Ppi: fondato nel 1919 da Sturzo. Partito moderno a struttura rigida con una segreteria che dettava la

linea da seguire e non ammetteva più accordi personali di tipo parlamentare. Aveva un orientamento cattolico-sociale (superato il non-expedit) , ma era un partito laico autonomo dalla gerarchia ecclesiastica, democratico, interclassista, con un programma organico e non limitato agli interessi religiosi (diritto del lavoro, sviluppo della cooperazione, assicurazioni sociali, decentramento amministrativo).

Le elezioni del 1919 (con sistema proporzionale) videro proporsi: Liberali: molto divisi all'interno del partito, predominavano i massimalisti suggestionati dalla

rivoluzione bolscevica → promulgava lotta contro la borghesia capitalistica e la presa violenta del potere

Psi → 156 Ppi → 100 Confederazione generale del lavoro (socialista) Confederazione generale dei lavoratori (cristiana)

dal 1919 al 1922 si succedettero 7 governi liberali con 5 diversi presidenti del consiglio (Orlando, Nitti, Giolitti, Bonomi, Facta)Nel marzo 1919 Mussolini fonda a Milano i Fasci Italiani di Combattimento:

fondati da ex combattenti, nazionalisti, sindacalisti rivoluzionari e dannunziani. Alimentavano il mito della vittoria rubata e il risentimento contro il socialismo neutralista anticapitalista, anticlericale, antimonarchico

le elezioni del 1919 portarono a poche migliaia di voti per il partito, ma alla fine del 1920 andò peggio.Nel 1921 i fascisti si riunirono nei blocchi nazionali favoriti da Giolitti, così ottennero 35 seggi e un posto in parlamento. Nel NOVEMBRE 1921 il fascismo si trasforma in Partito senza rinunciare alle squadre armate.

Il biennio 1919-1921 viene chiamato anche BIENNIO ROSSO, poiché vi è un'impennata di scioperi e agitazione a causa di:

ex-combattenti che associavano il ritorno della pace ad una prospettiva di vita migliore promessa della terra ai contadini inflazione galoppante maggiore consapevolezza dei propri diritti da parte dei lavoratori → livello di scolarizzazione

cresciuto aggravarsi della disoccupazione

Nel dopoguerra si ebbe:1. aumento delle tasse: gravava pesantemente oltre che sulle famiglie operaie anche sulla piccola

borghesia urbana. Gli stipendi erano ben lontani dall'allinearsi alla curva ascendente dei prezzi. Gravava anche sui precettori di rendita fondiaria e i proprietari di immobili. Da qui si ebbe una drastica concentrazione del loro potere d'acquisto e nel 1919 delle folle assaltarono i negozi in parecchie città.

2. In campagna le tensioni sociali sfociarono nell'occupazione delle terre (operazioni gestite dall'opera nazionale dei combattenti.

Il decreto del ministro Visalli che concedeva ai prefetti la facoltà di autorizzare la requisizione temporanea dei terreni incolti o mal coltivati a vantaggio delle associazioni di coltivatori, ma non risolse in modo soddisfacente l'aspirazione dei contadini al possesso delle terre. Quindi le lotte agrarie si scontrarono tra:

Leghe Rosse: Federterra: combattere la disoccupazione bracciante; propugnavano le affittanze collettive e l'imponibile manodopera

Leghe Bianche: Sindacalisti di ispirazione cattolica:

- miravano a creare imprese agricole gestite dai consigli di cascina → assunzione diretta di responsabilità imprenditoriali da parte dei coltivatori e la loro compartecipazione ai profitti- migliorare i patti agrari- rendere il conduttore indipendente dal proprietario- diffusione della piccola proprietà coltivatrice

3. le lotte degli operai toccano l'apice nel 1920. Nel 1919 recuperano i lavoratori il potere d'acquistoperduto a causa dell'inflazione, più la riduzione delle ore di lavoro passato a 8 ore( rilevante per il problema della disoccupazione). Le elites operaie maggiormente ideologizzate spinsero il rivendicazionalismo verso sbocchi rivoluzionari → consigli di fabbrica e autogestione delle imprese.La FIOM (federazione operai metallurgici) ebbero l'iniziativa dell'agitazione, tramite l'ostruzionismo per ottenere un aumento dei salari. Gli industriali reagirono con la serrata → gli operai occuparono gli stabilimenti cercando di continuare l'attività produttiva → passaggio dei mezzi di produzione dai capitalisti ai lavoratori:

direzione delle fabbriche assunta da commissioni interne tecnici e impiegati abbandonano il posto di lavoro

Giolitti a riguardo ha un atteggiamento neutrale rifiutando di intervenire con mezzi repressivi e limitandosi a fare controllare dalle forze dell'ordine le istituzioni e i servizi pubblici ritenuti di importanza strategica, scatenando negli industriali che non si sentivano abbastanza tutelati un gran scontento.L'occupazione delle fabbriche si esaurì in tempi brevi e senza scontri sanguinosi. Fu un fallimento per la classe operaia perchè:

incapacità delle organizzazioni sindacali (rivoluzionari vs riformisti) di agire con unità crescita dello squadrismo fascista → seppe interpretare il disagio sociale dei ceti medi e la loro

aspirazione a ristabilire l'ordine crisi economica 1921 portò la disoccupazione e alla perita di molte conquiste

Mussolini invece fu in grado di: supportare grandi proprietari terrieri grazie alle corporazioni sindacali che ribassarono i salari ai

braccianti seppe abilmente cavalcare il complesso di interessi e passioni del tempo competenze militari consensi della borghesia consenso della famiglia reale capacità del RAS (capi locali) che seppero crearsi una forza personale mobilitando le squadre

d'azione in spedizioni punitive verso scioperanti, sezioni di partiti, sedi di sindacati e cooperative antinazionaliste (Farinacci, Balbo, Grandi)

simpatia degli agrari che strumentalizzarono lo squadrismo per stroncare la riduzione dei lavoratori agricoli

simpatia degli industriali Come epilogo si arrivò alla CRISI POLITICA DEL 1922, in economia niente ciclo espansivo ma crescono insistentemente le esportazioni.

Economia e Politica Economica in età Fascista

Il neomanchesterismo di Alberto de Stefaniil 28 OTTOBRE 1922 → MARCIA SU ROMA: Vittorio Emanuele III si rifiuta di firmare lo stato d'assedio e affida a Mussolini il compito di formare un nuovo esercito. Mussolini nomina ministro delle finanze Alberto de Stefani (formazione liberale convinto della libertà d'impresa) e poi assunse il dicastero del Tesoro che venne accorporato a quello delle finanze.Il programma di ristrutturazione economica era di stampo liberista, ma di un neoliberismo autoritario ispirato ad un eclettismo. Gli obbiettivi della ristrutturazione:

1. colmare il disavanzo di bilancio pubblico: successo, pareggio di bilancio nel 1924-19252. perseguire un indirizzo economico-produttivistico: più spazio all'imprenditoria privata e trainato

dalle esportazioni, da incrementare attraverso:- favorevole andamento del cambio

- attenuare il regime tariffario protezionistico- contenimento dei salari- elevata elasticità dell'offerta di lavoro

3. rendere possibile una quota maggiore di risparmio nazionale per gli investimenti privati per:- accrescere produzione e produttività delle imprese- creare nuova occupazioneera un'alternativa alla crescente pressione demografica e agli sbocchi migratori pressochè chiusila POLITICA FISCALE portò all'eliminazione del carico fiscale straordinario e ad un alleggerimento per le imprese e i ceti proprietari tramite:

abolizione nominatività dei titoli azionari abolì le imposte sui sovraprofitti di guerra, sui proventi di amministratori e dirigenti di società

commerciali e quella di successione del nucleo familiare attenuò l'imposta sul patrimonio ridusse le aliquote delle imposte sui fabbricanti aggiunta l'imposta di ricchezza mobile sui salari degli operai e l'imposta sui redditi agricoli crebbe il getto globale delle imposte sui consumi

il criterio era di far pagar tutti ma far pagar meno → accentuata regressività del sistema tributario in coerenza con l'obbiettivo di favorire l'accumulazione di capitale.

RISANAMENTO DEL BILANICIO grazie a: drastici tagli alla spesa pubblica ritenuta improduttiva (licenziamento di migliaia di impiegati

pubblici non di ruolo) si aprirono ai privati le assicurazioni sulla abolendone il monopolio statale si cedette la rete telefonica urbana furono costituiti enti autonomi per la gestione di alcuni servizi

Dal 1922 al 1925 seguì il Rilancio dell'Economia, che portò ad un aumento medio annuo del PIL del 5,3% grazie a:

completamento del processo di riconversione industriale ripresa delle esportazioni alleggerimento della pressione fiscale

Ma: bilancia dei pagamenti aggravata dalla crescente espansione delle importazioni aumentata la domanda specie di beni di investimento basso costo delle erogazioni creditizie cospicua liquidità immersa nel sistema per le operazioni di salvataggio

portò ad un aumento della circolazione monetaria e ad un emergere di tensioni inflazionistiche.La politica monetaria non soddisfacente volta a:

rigoroso controllo del mercato finanziario bloccare la speculazione borsistica limitare il credito

porta ad un crac borsistico dopo mesi di aumenti continuativi dei corsi dei titoli e fallimenti d'imprese.LUGLIO 1925 Mussolini sostituisce De Stefani con Giuseppe Volpi (per 3 anni) con il quale Mussolini ottenne il diretto appoggio degli industriali.

La Battaglia della Lira e la Quota 90nel 1925 la priorità principale era quella di bloccare l'inflazione interna e abolire il cambio della lira, svalutatasi a causa della debolezza della bilancia dei pagamenti (disavanzo + fattori speculativi)Volpi per bloccare gli esborsi di valuta reintrodusse i Dazi Cerealicoli (poiché le importazioni cerealicole insostenibili).Un'altra urgenza era la sistemazione dei debiti di guerra e normalizzazione delle relazioni finanziarie con i paesi creditori.Gli USA vincolavano a questa questione l'apertura di linee di credito costituivano la precondizione

indispensabile per la stabilizzazione monetaria e l'ingresso nel GOLD EXCANGE STANDARDTrattative avviate con Mellon che si conclusero nel 1925 e si ottenne di rateizzare il rimborso del debito in 62 anni e di pagare nei primi anni le 5 quote pressochè simboliche aumentando i versamenti molto lentamente con tassi di interesse quasi irrisorio

Volpi ottenne dalla banca Morgan un prestito di 100 milioni di dollari spianando la strada a ulteriori cospicue operazioni di finanziamento a favore del nostro paese da parte di gruppi americani rassicurati dal buon esito della missione italiana. Nel 1926 riuscì a siglare un ottimo accordo con Churchill in cui ottenne una riduzione del debito dell'85%, nonché vantaggiose condizioni di pagamento.Così gli oneri pur notevoli derivanti dall'Italia furono più apparenti che reali perchè le riparazioni di guerra incassate in base al piano Dawes del 1924 dalla Germania e dall'Austria consentirono di compensare le rate di ammortamento dei debiti l'amministrazione dei quali fu affidata ad una cassa di ammortamento nel 1926 (cessò di funzionare nel 1932 dopo la moratoria internazionale deliberata nel 31 che pose fine al pagamento sia delle riparazioni che dei debiti di guerra.

La sistemazione del debito estero non bastò per attenuare le tensioni inflazionistiche interne e la speculazione al ribasso della lira, così venne inviata una decisa politica deflazionistica finalizzata alla stabilizzazione monetaria. Iniziò la BATTAGLIA DELLA LIRA, ovvero una drastica rivoluzione della moneta nazionale a QUOTA 90 rispetto alla sterlina (livello vigente all'indomani della marcia su Roma).Per conseguire l'obbiettivo:

1. riordino strutturale dell'economia. decreto 7 settembre 1926 con cui la Banca d'Italia divenuta una moderna banca centrale ha il compito di vigilare sull'attività delle banche commerciali è di autorizzare l'apertura di nuove banche e la realizzazione di fusioni, assumendo il governo della moneta e del credito.+ Vennero intrapresi provvedimenti finalizzati a ridurre la massa monetaria e a dimensionare il credito ordinario imponendo limiti ai titoli bancari per limitarne i rischi.+ disposizioni volte al fatturamento patrimoniale delle banche.

2. Risanamento della finanza pubblica3. riformare il sistema di emissioni: decreto legge 10 maggio 1926 monopolio dell'emissione alla banca

d'italia a cui vennero trasferite le riserve del banco di napoli e banco di siciliaGli americani in realtà non esercitarono alcuna pressione per una rivalutazione della lira e anche Volpi e vari economi suggerirono un cambio a quota 120. A spingere Mussolini a fare di più furono considerazioni di prestigio intenso e internazionale:

i borghesi avrebbero visto rivalutare i loro risparmi le importazioni sarebbero state meno costose necessità di far affluire capitali stranieri all'italia

Il problema era presentato dalla crescente massa di titoli del debito pubblico di breve durata (BOT) emessi per fronteggiare squilibri di cassa. Le richieste di Rimborso avevano costretto il Tesoro a chiedere alla banca d'Italia cospicue anticipazioni che gonfiarono la condizione monetaria (Bot = Veicolo Inflazionistico).Per arginare tale problema fu decretata la Conversione obbligatoria di 20 milioni di debito fluttuante in cartelle di prestito consolidato (littorio) che portò alla riduzione della circolazione interna e un netto miglioramento nella struttura del debito pubblico. L'Unione di tali misure:

ridusse la velocità di circolazione della moneta → ribasso dei prezzi adeguamento del cambio: nel 1927 il rapporto lira-sterlina raggiunse la QUOTA 90

In più: decreto legge del 21 dicembre del 1927 pose fine al corso forzoso dei biglietti si fissò un nuovo contenuto aureo della lira e quindi il rapporto di cambio con le monete estere

commerciabili in oro la banca d'Italia fu obbligata a detenere riserve in oro e in valuta convertibile pari al 40% dei biglietti

in circolazionesi ebbe l'ingresso della lira nel gold excange standard

la quota 90 non portò alla stabilizzazione della lira, ma alla sua rivalutazione, ebbe un duro impatto deflazionistico non accettabile da un paese demografico (anche se la dittatura fascista sopravvisse senza

difficoltà alla pesante deflazione), e grazie a ciò l'economia franò nel suo complesso, che già aveva arrestato la congiuntura espansiva cominciata ne 22. Il 27-28 furono anni di regressione:

importazioni meno costose e afflusso di capitali esterima

ribasso dei prezzi e dei salari non fu indolore, sommato al triplicarsi del numero di disoccupati a causa di un'ondata di licenziamenti. I salari diminuirono anche realmente, attraverso detrazioni salariali, e si concorse ad abbassare i costi di produzione avvantaggiando principalmente i comparti che lavoravano materie prime di importazione e producevano per il mercato nazionale.

Dei vantaggi della rivalutazione della lira che erano: favorevole afflusso di capitali stranieri formazione del risparmio interno

ne beneficiarono le grandi industrie che riuscirono a fronteggiare la crisi grazie ai prestiti americani sui quali fu offerta la garanzia dello stato e a un più facile accesso al credito, alla politica protezionistica, all'incremento delle commesse statali per le ferrovie e le forze armate, alle agevolazioni tributarie, e au una legislazione sostanzialmente favorevole alla concentrazione delle imprese.Lo stato così moltiplica le forme di presenza nell'economia passando ad un orientamento intercessista → ripresa economica tra il 1928 e il 1929.

La battaglia del grano e la Bonifica integralenel dopoguerra si ha un mutamento dell'assetto proprietario delle campagne italiane. L'espansione della proprietà diretta fu resa possibile dai risparmi dei contadini negli anni di guerra e nel dopoguerra fino al 1925-26 a seguito:

vendita dei loro prodotti al di fuori del loro circondario blocco dei fitti aumento dei prezzi agricoli nel contesto dell'inflazione disponibilità di vendere di molti proprietari terrieri assenteisti (non ritenevano remunerativo il

lavoro)così i contadini avevano acquistato queste terre indebitandosi nel periodo dell'inflazione si trovarono in difficoltà perchè videro il loto debito consolidarsi e i loro redditi ridursi subentrata la deflazione. Sono così costretti a vendere le terre nel 1926.La politica fascista sbandierava la propria vocazione ruralista e esaltava il mito della terra e il ritorno alla campagna MA finì per privilegiare i grandi gruppi industriali.Con la crisi deflazionistica i contadini, a seguito della maggior contrazione dei prezzi dei prodotti agricoli rispetto a quelli industriali vennero penalizzati, e quindi non riuscivano a vendere i loro prodotti in maniera remunerativa. Il divario tra i prezzi dei prodotti venduti e acquistati si accentuò negli anni 30 (mantennero tale andamento gli elevati costi delle macchine), ciò portò al rallentamento del processo di meccanizzazione e modernizzazione.

Il 15% delle importazioni erano date dall'acquisto di prodotti cerealicoli, ed avevano una grossa incidenza sul deficit della bilancia commerciale, così Volpi reintrodusse il dazio sul grano, sommando la politica di sostegno dei prezzi (che assicurava discreto livello remunerativo) portò alla Battaglia del Grano:

aumento massiccio della produzione cerealicola nazionale voleva fronteggiare l'aggravamento del problema connesso alla rivalutazione della lira che avrebbe

facilitato le importazioni in contrasto con la politica di specializzazione culturale degli ultimi 10 anni

con la Battaglia del grano: fu istituito un comitato permanente del grano (per individuare i mezzi atti a incrementare la

produzione cerealicola) propaganda a combattere questa battaglia ridurre i pesanti esborsi finanziari nazionalismo economico (autosufficienza alimentare in caso di guerra) premi e assistenza finanziaria agli agricoltori per l'uso di fertilizzanti, macchine e sementi selezionate agenzie di demanio e di collocamento della produzione

diede dei risultati soddisfacenti nel lungo periodo. Solo dal 1929 con un incremento della produzione interna

si registrò una sensibile riduzione delle importazioni. Nel mezzogiorno si aumentò la superficie coltivata, e accrebbe la resa media del frumento del 20% in virtù di più abbondante utilizzo dei concimi chimici e l'intensificata meccanizzazione agricola.I lati negativi della Battaglia del grano erano i seguenti:

discapito di altre produzioni di pregio (ortofrutticole) freno allo sviluppo capitalistico delle campagne costi connessi alle mancate produzioni alternative costi al sostegno del mercato interno del prezzo del grano → consumatori penalizzati

le trasformazioni fondiarie iniziarono con il 30 dicembre 1923 con l'approvazione del TESTO UNICO SULLE BONIFICHE: nasceva la bonifica integrale come scienza della pianificazione territoriale, basate su tradizionali opere di prosciugamento e sistemazione naturalistica a monte e a valle, costruzione di canali di irrigazione, acquedotti, strade, insediamenti abitabili, lotta antimalarica.Vi era di base un Orientamento ANTILATIFONDISTICO (70% del contributo statale per le opere da realizzare nel mezzogiorno) MA le leggi limitavano le concessioni delle opere di bonifica ai soli consorzi dei proprietari. Successivamente gli interventi di bonifica furono rilanciati dalla Legge Mussolini del 24 Dicembre 1928, che promuoveva finanziamenti per 6,5 miliardi di lire destinati ad agevolare le opere di trasformazione fondiaria spettanti ai proprietari → estensione degli appezzamenti sottoposti ad opere di bonifica.La bonifica integrale prevede un vasto programma di lavori pubblici nell'interesse della grande proprietà terriera. Quando però si pose il problema del passaggio della trasformazione agraria di competenza strettamente privata, i proprietari e le imprese capitalistiche si defilarono facendo arenare parecchi progetti di completamento. Serpieri fu rimosso da sottosegretario alla bonifica avendo nuovamente presentato un disegno di legge che autenticava l'espropriazione dei proprietari assenteisti, così le bonifiche registrarono una fase di sensibile rallentamento.La bonifica ebbe effetti limitati sull'aumento dei rendimenti agricoli, ma i risultati non sono sottovalutabili in termini di superficie bonificata (Nord, paludi pennine, tavoliere delle puglie) e contribuì ad una drastica riduzione della malaria.La politica di sbracciantizzazione (colonizzazione interna attuata mediante il trasferimento di braccianti sopratutto padani alle aree di bonifica) aveva i seguenti obbiettivi:

controllo sociale smantellamento delle organizzazioni bracciantili socialiste estensione dei contratti di compartecipazione legare più strettamente i lavoratori alla terra

La Crisi degli anni 30 impoverimento dei piccoli mezzadri e fittavoli e i contadini dovettero rivendere almeno in parte i loro terreni. Tali disagi si accentravano in concomitanza con l'incremento della popolazione e la chiusura delle frontiere.Anche il regime perseguì una politica tesa e scoraggiare l'emigrazione e a incentivare la crescita demografica (il numero è potenza). Ciò portò ad un Intensificato Movimento Migratorio Interno che portò a:

lievitazione della popolazione urbana (nord e roma) nonostante il mito della ruralità non ci fu una rilevante diminuzione della popolazione agricola.

Le campagne avevano manodopera eccedente → sottoccupazione → sfogo.

Il corporativismoNel 1925 il fascismo pone fine al pluralismo sindacale e stronca le ultime forme di resistenza operaia nelle fabbriche. Con il Patto di Palazzo Vidoni la Confederazione dei sindacati fascisti e Confindustria si riconoscevano reciprocamente rappresentanti esclusive dei lavoratori e degli industriali → fine libertà sindacale.Il GRAN CONSIGLIO stabilì che il fenomeno sindacale doveva essere controllato e inquadrato dallo stato che assunse il ruolo ulteriore di configuratore di un nuovo assetto sociale con scelte di tipo coercitivo. La Legge Rocco del 3 aprile 1926 lo stato riconobbe ai sindacati fascisti il monopolio della rappresentanza professionale di ogni categoria produttiva (i contratti collettivi da essi stipulati valevano per tutti anche i non iscritti) con lo scopo di:

armonizzare gli interessi industriali con quelle supreme dello stato

non si riteneva più ammissibile la lotta di classe illegale lo sciopero e la serrata

la Legge Rocco consentì alle imprese di controllare rigidamente il costo del lavoro consentì al regime di manovrare il livello dei salari in funzione della stabilizzazione monetaria

Fu istituita la magistratura del lavoro per dirimere eventuali controversie tra imprenditori e operai.pressioni ai lavoratori affinchè si iscrivessero ai sindacati fascisti se volevano trovare lavoro.

Nell'Aprile 1927 venne ideata la Carta del Lavoro ( un manifesto dello stato corporativo che trattava della collaborazione di classe e dell'armonia tra i fattori di produzione). Era composto da 4 Capitoli:

stato corporativo contratto collettivo del lavoro uffici di collocamento apprendistato, educazione e istruzione

La vita economica veniva a dipendere dallo stato totalitario. Lavoro = dovere sociale tutelato dallo stato obbiettivi = benessere dei singoli + sviluppo potenza nazionale

Corporazioni (alla fine utilizzate per fini di organizzazione di consenso): rappresentanza integrale degli interessi della produzione nazionale non avevano personalità giuridica organi di stato funzioni di conciliazione, coordinamento, organizzazione per la produzione gestione affidata ai sindacati fascisti sotto la sorveglianza del ministro delle corporazioni

il ministro Bottai avverò l'aspirazione del leader sindacalista Rossoni a salvaguardare la prerogativa della piena rappresentanza dei lavoratori, anche se Rossoni temeva che i sindacati fossero sormontati della loro autonomia e burocratizzati dal regime.Le corporazioni per 5 anni rimasero sulla carta, e furono istituite solo con la legge del 5 febbraio 1934 in numero 22 corrispondenti ad altrettante attività produttive:

ogni corporazione era presieduta dal ministro delle corporazioni (Mussolini dal 32) obbiettivi dichiarati: pace e giustizia sociale e potenza della nazione facoltà di elaborare norme per la regolamentazione collettiva dei rapporti economici compiti costruttivi e conciliativi nelle controversie collettive di lavoro

di fatto furono per lo più luoghi di dibattito e ratifica di decisioni prese altrove.A limitare le decisioni furono:

la loro pesantezza burocratica e organizzativa scarsa attenzione alle istanze di base mancata corrispondenza tra incarichi e competenze dei membri nominati

Le corporazioni rappresentavano i lavoratori subordinati alle categorie padronali, perciò avevano un ruolo marginale nella determinazione politico-economica, infatti gli interlocutori del regime furono i grandi gruppi privati, confindustria e l'istituto per la ricostruzione industriale.Esse non seppero esprimere una collaborazione tra capitale, lavoro e guida politica, e non portarono a una realizzazione di una terza via tra socialismo e corporativismo → espressione dell'interventismo statale fascista.

Legge del gennaio del 1939 si ha il riordino del consiglio nazionale delle corporazioni per renderlo idoneo a partecipare all'attività legislativa. Esso era formato dai 22 consigli corporativi e dal comitato cooperativo centrale.Tali membri sommati agli esponenti del Consiglio Nazionale del PNF costituirono la Camera dei Fasci e delle Corporazioni inaugurata il 23 marzo 1939, la quale subentrò alle funzioni legislativa della camera dei deputati come un organismo nominato dall'alto e composto da funzionari fascisti (radicale modifica della costituzione dello stato). Già con la legge elettorale del 1928 il carattere elettivo della camera dei deputati era divenuto puramente formale (i candidati presentati in un'unica lista al plebiscito popolare venivano prima approvati dal Gran Consiglio del Fascismo).

Il Piano per la legislazione per prevenzione e politica assistenziale: il regime accentrava la propria azione per:

tradurre in atti le enunciazione della Carta del Lavoro offrire alle classi meno abbienti quei benefici extrasalariali capaci di sopperire ai negativi effetti della

grande crisiin più:

viene riorganizzata la Cnas e trasformata nell'Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale → ente di diritto pubblico che assunse la gestione dell'obbligo assicurativo contro la disoccupazione e contro la tubercolosi del 1934 e anche degli assegni familiari e infine della cassa integrazione guadagni → per riequilibrare il potere d'acquisto delle classi medio-basse e per non perdere consensi.

Nel 1933 da vita all'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (Inail) che unificò la gestione dell'assicurazione antinfortunistica assorbendo tutti i principali enti e sindacati.

Nel 1943 fu creato l'Istituto Nazionale per l'Assistenza di Malattia (Inam) → unificazione parziale delle numerose casse neutre preesistenti

Lotta contro le malattie sociali → combatte sopra il profilo curativo che quello preventivo (miglioramento condizioni igeniche e ambientali)

fondazione nel 1915 ONMI (opera nazionale maternità e infanzia) come strumento di sostegno della politica di espansione demografica

Ente Opere Assistenziali (EPA) patrimonio nazionale per l'assistenza sociale (PNAS)

La Crisi del 1929nel 1929 iniziano dei segnali recessivi negli USA,partendo dal Crac Borsistico di ottobre che portò al collasso del mercato azionario di Wall Street, continunando con un processo a catena di fallimenti di banche e imprese per arrivare ad una sfiducia nei confronti del sistema capitalistico.In Italia nel 1929 si vide interrompersi l'andamento espansivo del paese portando alla crisi:

caduta dei prezzi diminuzione degli scambi internazionali

tutto riconducibile alla teoria del ciclo economico: nel 1914 infatti i paesi industriali entrano in una fase recessiva, rimandata dallo scoppio della guerra, per poi ottenere un proseguimento distorto della fase ascendente, interrotta a sua volta dalla depressione del 1920-1921, seguita poi da una fase espansionistica. Quindi un'altra crisi era prevedibile → Crisi di JuglarLe cause della crisi erano numerose e complesse:

sovrapproduzione → domanda non più corrispondente all'incremento della base produttiva venir meno delle aspettative di un adeguata remunerazione del capitale investito caduta degli investimenti.

L'origine della crisi deriva dagli USA che subirono l'impatto maggiore, e si differenziò in 4 fasi:1. 1928-1929 → riduzione dei prestiti esteri, che ebbe un effetto destabilizzante per molti paesi

dell'Europa centro-orientale che facevano ricorso ai loro capitali per mantenere in equilibrio la bilancia dei pagamenti. La Germania si trovò in una situazione complicata dalle riparazioni di guerra, a causa del suo indebitamento in larga scala che portò al suo indebolimento.

2. Estate 1929 → inversione della tendenza dell'attività economica, e quindi rallentamento della frenetica espansione in atto (edilizia e beni durevoli)

3. Severa contrazione monetaria decretata dal Federal Reserve Board nel 1928 che per comprimere la sovrabbondante domanda di credito e di moneta aveva aumentato i tassi di interesse, e a causa della contrazione dei compensi e quindi degli interessi si ebbe una carenza di liquidità.

4. 24 ottobre 1929 → detto anche giovedì nero ci fu un'ondata di vendite di borsa e un crollo delle quotazioni dei titoli (non a causa della crisi che era già in atto). Le banche chiesero il rimborso dei prestiti connessi, obbligando molti investitori a disfarsi delle azioni possedute a qualsiasi prezzo (determinata dalla spettacolare ascesa del mercato azionario statunitense).

La frenesia speculativa non solo fece rientrare cospicui capitali precedentemente investiti all'estero, ma indusse anche la classe media americana a ricorrere al credito bancario per finanziare l'acquisto di azioni che, emesse in misura crescente dalle aziende, promettevano rapidi guadagni.

I paesi costretti a sopportare una forte caduta degli investimenti dovettero intervenire sul piano fiscale e commerciale se intendevano rimanere nel Gold Excange Standard per contenere i consumi interni e le merci importate: l'unico modo per pareggiare i conti con l'estero fu il ricorso alle limitate riserve auree e valutarie, ma al loro esaurimento si rese necessario prendere provvedimenti più drastici → restrizioni protezionistiche penalizzando le importazioni di prodotti americani.

Con la Crisi Economica si ebbe un Crollo dei valori metallici → bruciati ingenti risparmi → caduta della domanda → svalutazione delle monete, protezionismo, controllo dei cambi, controllo dei movimenti dei capitali. Sul piano sociale portò elevati livelli di disoccupazione e un alta povertà e indigenza materiale per operai e borghesi.La crisi colpì maggiormente i paesi ad economia agricola, perchè i prezzi dei prodotti agroalimentari subirono contrazioni maggiori, ma a risentire della gravità furono principalmente :

Usa: riluttanti ad assumere il ruolo di guida, a causa di:- restrittiva politica migratoria- rigide direttive commerciali- stretta fiscale e monetaria- Atteggiamento poco costruttivo verso i paesi e le collaborazioni internazionali

Gran Bretagna: ha perso il suo ruolo guida sul profilo tributario, commerciale e stabilitrice dell'economia mondiale.

A Londra nel 1933 ci fu l'estremo tentativo per trovare una via d'uscita comune alla crisi, ma si fallì per la mancanza di volontà collaborativa di una leadership economica illuminata. Così vennero attuati meccanismi di difesa senza consultazioni né accordi internazionali, così:

il deficit si appesantisce nelle bilance dei pagamenti riduzione degli scambi precipitazione del livello delle attività produttive rivalità e incomprensioni declino del PIL variazione percentuale negativa nella produzione industriale tendenza delle banche a privilegiare l'oro come riserva (fine del Gold Excange Standard)

portò alla fine degli scambi e dei pagamenti multilaterali, della libera circolazione delle merci, di capitali e lavoro. La Francia e la Gran Bretagna arrivarono a tali difficoltà in parte operando nell'accordo del Commonwealth, mentre l'Unione Sovietica era isolata dalle bufere del sistema capitalistico (primo piano quinquennale).Nel 1930-1931 la situazione economica si deteriorò ovunque. Nell'estate del 1931 la crisi finanziaria raggiunge il suo culmine a causa:

incapacità dei creditori di fornire mezzi finanziari per fronteggiare gli effetti della crisi politiche espansive attraverso la richiesta di prestiti internazionali impedite dall'indebitamento ormai

troppo elevato fenomeni inflazionistici banche eccessivamente esposte verso le industrie in difficoltà → dilagare dei fallimenti → panico dei

risparmiatori.Lo sganciamento dall'oro della Gran Bretagna sommato alla svalutazione della sterlina portò all'adozione di una politica monetaria di reflazione volta a contrastare la crisi → effetti negativi per i paesi che collocavano i prodotti nei mercati inglesi → molti seguirono l'esempio inglese.L'abbandono del metro aureo negli USA nel 1933 con la conseguente svalutazione del dollaro, assieme alla svalutazione della sterlina portò il sistema valutario internazionale sostituito da sistemi regionali che riflettevano legami commerciali e politici:

1. AREA DELLA STERLINA (GB, Portogallo, paesi scandinavi e del Commonwealth)2. AREA DEL DOLLARO (USA, Canada e alcuni paesi latino americani)3. AREA DELL'ORO (Francia, Italia, Belgio, Olanda, Svizzera) rimasti legati all'oro fino al 1936, ma

svantaggiate con i rapporti verso le altre aree monetarie4. AREA DEL REICHSMARK (Germania e paesi dell'Europa centro-orientale)

Ciò comportò nuovi ritardi alla ripresa del commercio nell'instabilità dei cambi, nelle svalutazioni competitive e nei debiti.

Nel 1930 il piano Young entra al posto del piano Dawes. Esso prevede un alleggerimento dei 2/3 dell'ammontare delle riparazioni ancora dovute dai tedeschi. Venne sospeso quasi subito poiché la germania non era più in grado di onorare gli impegni prestabiliti e dopo la moratoria di un anno nella fine del 1932 ci fu la cancellazione dei debiti interalleati.Nel 1932 si ha anche: in agricoltura un crollo pesantissimo dei prezzi più che della produzione fisica, e un notevole calo dei prezzi anche in industria.Nel 1933 → ripresa.

Le ripercussioni in Italia e i Primi interventi PubbliciLa Crisi del 1929 colpì con grande ritardo l'Italia (sistema industriale) a causa della politica deflazionistica che aveva già concorso a ridurre le esportazioni e della concentrazione di lavoro nei servizi e nell'edilizia.

Agricoltura: permanevano carenze strutturali. Fu subito esposta alla drastica caduta dei prezzi (ma i livelli produttivi non diminuirono per la rilevante flessione dei redditi agricoli per la conseguenza della caduta dei prezzi). D'altro canto la produzione cerealicola registrò un costante aumento in virtù del sostegno assicurato ai prezzi del grano nazionale che comunque non fu in grado di colmare del tutto il fabbisogno interno. Ciò portò un disavanzo tra il valore delle importazioni e quello delle esportazioni si attenuò per una lieve flessione delle prime rispetto alle seconde.

Industria: dopo un biennio di prosperità del 1928-1929 la produzione diminuisce del 20% per: caduta della domanda estera caduta dei consumi interni.

Nel 1929 aumentano i dazi d'entrata sulle automobili per soccorrere la Fiat → estromissione della Ford. I comparti che si erano caratterizzati o avevano promosso forme di concentrazione riuscirono a limitare la caduta dei prezzi anche grazie alle commesse dello stato.Nel 1932 venne promossa la legge sui consorzi industriali obbligatori per frenare la caduta dei prezzi. Puntava alla spinta alla concentrazione produttiva sostituendo agli studi concorrenziali accordi di spartizione del mercato mettendo così un freno alla caduta dei profitti (oligopolismo dei prezzi e limitazione dell'offerta che portarono a una riduzione delle possibilità di ammodernamento).Il diretto intervento dello stato nella politica industriale si concretizzo nel 1933 con la legge sull'autorizzazione ministeriale per l'ampliamento e l'impianto di stabilimenti industriali, che portò un regolare afflusso di risorse finanziarie al settore industriale in una fase di profonda ristrutturazione.Ma il processo di riadattamento delle più difficili condizioni di mercato non era semplice:

aumento del carico di lavoro individuale riduzione del personale no rinnovamento degli impianti e ammodernamento delle tecnologie

portò ad una contrazione della domanda dei beni d'investimento maggiore che a quella dei beni di consumi, tendenza contrastata con un incremento della spesa pubblica.Le intese dei consorzi ressero:

cartello siderurgico comparti della chimica (Montecatini) meccanica cemento fibre tessili artificiali

La crisi del 1929 portò ad un deflusso dei capitali americani (aveva fatto ricorso per la rivalutazione della lira) e ciò portò ad insolvenze e fallimenti, disoccupazione e diminuzione di salari e stipendi.

Il settore tessile risentì più di altri della diminuita domanda interna e della diminuzione delle vendite

all'estero: cessa la sua funzione di volano dell'industrializzazione italiana aumenta la disoccupazione (era un assorbimento di manodopera)

in più la recessione internazionale ostacolò la possibilità di riversare all'estero la manodopera rimasta senza impiego. Così la mancanza di rimesse da parte degli emigranti venne sommata alla flessione del movimento turistico (era stata creata anche la lira turistica).

Il commercio di esportazione fu penalizzato malgrado la concessione di crediti agevolati e premi agli esportatori e l'attivazione del dremback (restituzione ai produttori dei dazi pagati sulle materie prime); peggiorano i rapporti con i paesi usciti dal cambio fisso con l'oro (avevano svalutato la loro moneta).

Con Mussolini si ebbe una ripresa economica poichè: non venne rivista la quota 90 ma tagli salariali che potevano essere plusvalenze imposta sa un regime

totalitario per contenere il deficit nel 1931 costo societario del 15% sulle generalità delle merci, così scesero le

importazioni e le esportazioni, ottenendo una bilancia commerciale passivala ripresa economica fu faticosa perchè le maggiori voci nelle esportazioni erano costituite dai prodotti tessili e alimentari maggiormente colpiti dalla caduta dei prezzi e oggetto della più drastica riduzione degli scambi.I rapporti con l'estero erano migliori grazie a:

meno costosa acquisizione delle materie prime dato il cambio sopravalutato della lira riduzione delle importazioni di grano e di beni alimentari

ciò portò ad un equilibrio nella bilancia dei pagamenti: prima con rimesse degli emigrati o provenuti dal turismo, poi si dovette mettere mano alle riserve della Banca d'Italia che si assottigliarono. Mussolini tardò ad adottare specifiche misure congiunturali mantenendo:

un indirizzo deflattivo parità aurea riduzione dei costi razionalizzazione della produzione sostegno dei prezzi del mercato interno elevato protezionismo doganale incremento della spesa pubblica → lavori di bonifica e infrastrutturali contro la disoccupazione (non

sufficiente) costituzione di movimenti e associazioni produttive e commerciali per tutelare la produzione

agricola.

Lo stato Banchiere e imprenditore.Il crac borsistico del 1929 sommato alla difficoltà finanziaria dopo la quota 90 ebbe ripercussioni sulla solidità di molteplici banche, che alla crisi del 29 si presentarono già indebolite dalle eccessive esposizioni per finanziare imprese e sostenere consorzi azionari.Negli Anni 30 ci furono dei rivolgimenti che alterarono la struttura e il funzionamento del sistema bancario italiano. Tale processo ebbe inizio in precedenza grazie a:

legge bancaria 1926 istituti di credito speciale vanno ad affiancare il Credito p e il Csn (Icipu, Imi conosciuti anche come

Istituti Beneduce)

gli Istituti Beneduce erano: strumenti di un crescente intervento statale nell'economia volto ad integrare l'insufficiente ruolo delle

banche miste nel finanziamento industriale attingevano il capitale di fondazione alla Cassa depositi e Prestiti e agli istituti pubblici assicurativi e

previdenziali emettevano sul mercato finanziario obbligazioni garantite dallo stato → più disponibilità dei privati

ad investire nel mercato azionario.

La crisi del 1929 fu la crisi definitiva delle banche miste e l'acceleramento del processo di concentrazione bancaria già innescato nel 1926-1927. a favorire tale ridimensionamento concorse più che la disciplina di tipo restrittivo introdotta la crisi da cui furono attanagliati gli istituti più deboli.La Concentrazione numerica degli sportelli che portano all'assorbimento e fusioni sommata alla rivalutazione della lira portano ad un elevato rapporto tra sportelli e aziende. Da ciò si arrivò all'aumento delle dipendenze dei maggiori istituti e riduzione delle piazze bancabili.Le banche che si estinsero per la loro espansione:

Banco di Napoli Banca Nazionale del Lavoro Istituto s.Paolo di torino Monte dei Paschi di Sicilia

le banche penalizzate furono le banche intermedieLe banche che imposero maggiore resistenza furono le Banche Minori e le Banche Monocellulari grazie al loro radicamento locale.Nel Mezzogiorno il risparmio affluiva nelle casse di Risparmio postali che alimentavano la Cassa Depositi e Prestiti che non operava direttamente nel sostegno delle economie locali.La Banca d'Italia si era dovuta impegnare con cospicue sovvenzioni per fronteggiare la crisi di liquidità delle principali banche oberate da immobilizzazioni in titoli azionari in cui i titoli stavano precipitando dai crediti incagliati per le difficoltà. I depositi delle maggiori banche diminuirono e si chiusero le linee di credito estero (necessità di ulteriori erogazioni da parte del Tesoro per il secondo ciclo di salvataggio).

Viene effettuata un'operazione di consensi finanziaria per ridare la liquidità delle banche miste attraverso lo smobilizzo delle partecipazioni e dei creditori ormai inesigibile verso le imprese:→ La Credit trasferì a favore di 2 trading:

la società finanziaria italiana la società elettrodinanziaria i pacchetti azionari delle imprese controllate

ciò era un espediente tecnico per sistemare i bilanci delle 2 banche miste e consentire loro di recuperare qualche libertà d'azione.→ La Comit effettuò operazioni di smobilizzo verso la società di finanziamento industriale. Ma le convenzioni della banca d'Italia per lo smobilizzo della Credit e della Comit limitavano la loro attività. Così la Banca d'Italia si impegnò in un operazione onerosissima di sostegno tenuta segreta al pubblico per evitare il panico tra i risparmiatori e il rischio di Run.

Il Credicop, l'Icipi, il Credito Navale, il Csvi (risorse della banca d'Italia) → ospedale per le imprese fallite; continuarono tutte a sostenere le imprese negl anni della crisi.

→ occorreva fondare un ente di finanziamento distinto dagli istituti bancari di cui era in atto il salvataggio ma ancora immobilizzati. Così nacque l'Imi presieduta da Mayer seguendo i collaudati principi degli istituti beneduce. Le operazioni erano di tutta sicurezza, come le erogazioni di credito a grandi imprese nella forma di mutui a medio-lungo termine. Furono accolte solo 358 domande di finanziamento poiché si doveva assicurare sicurezza, e nel 1932-33 raccolse i mezzi finanziari da impiegare attraverso 5 emissioni di obbligazioni.

Nel 1932 ci fu una svalutazione gravosa delle 3 grandi banche miste (meglio il banco di roma e peggio la Commit). Si trovarono in una situazione in cui erano immobilizzate dagli investimenti ai maggiori clienti e con depositi fortemente intaccati → illiquidità: portò ad un danneggiamento per le piccole medie imprese che anziché ottenere i crediti richiesti venivano pressate per effettuare i rimborsi dei prestiti prevenuti. Bisognava evitare il crollo dell'intero sistema creditizio che avrebbe esposto a gravi rischi i depositi bancari gettando sul lastrico i piccoli risparmiatori (alla base dei consensi). Era necessario sciogliere il ruolo dell'ormai insostenibile esposizione della banca d'Italia nei confronti dei maggiori istituti e enti di salvataggio.

Jung (ministro delle finanze dal 1932 al 1935) progettò un progetto di intervento pubblico per Risanare il sistema bancario & Garantire la sopravvivenza delle aziende industriali più dissestate:

Gennaio del 1933 Costruzione dell'Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI):- lo stato da a disposizione i capitali necessari a coprire le perdite → acquisto dei titoli e delle proprietà industriali delle banche da risanare provvedendo poi alla loro gestione e al successivo smobilizzo (lo stato è garante della politica del credito affiancando le banche miste.- capitali di primo funzionamento della Banca d'Italia → l'istituto fu poi autorizzato a provvedersi di risorse sul mercato finanziario con l'emissione di proprie obbligazioni

le banche di deposito furono ricondotte alle loro normali funzioni senza più esposizioni creditizie a lungo termine e senza più responsabilità di gestioni extrabancarie effettuate con il denaro dei depositi

ottenuta la vigilanza delle autorità monetarie sull'attività bancaria.

L'Iri era composto da:1. Sezione Finanziaria: credito industriale a piccole e medie imprese (prestito a 20 anni) dal momento

che l'Imi era orientato all'erogazione di grossi mutui nel 1936 venne soppressa e trasferita all'Imi stesso.

2. Sezione Smobilizzi: gestione già affidata all'istituto liquidazioni (fu sciolto) e acquisì la gestione delle banche miste e delle imprese da esse non controllate. Quindi essa ottenne il pacchetto di maggioranza delle imprese:

- 100% dell'industria siderurgica bellica e dell'estrazione del carbone- 90% cantieri navali- 80% società di navigazione e delle industrie meccaniche di locomozione- 40% sinergia civile- 30% industria elettrica- 90% telefonia

Nel 1932-1933: crisi imprenditoria privata la quale non potè che assistere passivamente alla fondazione del sistema di partecipazioni statali, pensato e diretto da uomini della finanza e della banca. I protagonisti furono Beneduce e Menichella . Non si pensava in principio di dare il via ad un sistema di gestione pubblica della produzione, l'IRI infatti conservò criteri personali essenzialmente privatistici senza aspirare a farsi perno di una politica economica di programmazione e non concerne con l'istituto corporativo.

Nel 1937 IRI con i vasti smobilizzi effettuati aveva potuto incassare 4 miliardi di lire utilizzati per alleggerire l'indebitamento con la Banca d'Italia. Le sue altre acquisizioni controbilanciavano le riprivatizzazioni effettuate (Italgas ceduta alla Bastogi, diverse società elettriche come Edison); così l'IRI diventò un ente permanente con un proprio fondo di dotazioni( assenza di capitali privati in grado di acquisire le aziende risanate) e diventò la più Grande Holding (40% del capitale azionario italiano).Da lei arrivavano:

attività più dissestate e costantemente in passivo attività che presentavano un elevato rischio e già periodicamente sussidiate dallo stato +

ammodernamento e razionalizzamento delle più strategicamente importanti e maggiori imprese gestite.

L'IRI quindi trattava quadri industriali non solo in fase critica. Aveva infatti ereditato un gruppo manageriale capace di elaborare programmi di razionalizzazione finanziaria e di ristrutturazione industriale.

Negli anni 30 in Italia l'intervento pubblico ebbe le dimensioni più estese. Lo stato divenne Banchiere e imprenditore: con l'affermarsi di un settore pubblico dell'economia si delineò una sorta di terza via tra quelle antiche del puro capitalismo e del puro stalinismo. Questa posizione non incrinò quella dei maggiori imprenditori privati (Agnelli, Cimi, Volpi, Pirelli....) che conservarono il predominio di alcuni principali comparti della produzione industriale.

Il Fascismo quindi portò un: potenziamento della produzione bellica

conseguimento dell'autarchia valorizzazione agricola e industriale dell'africa orientale italiana.

Con la legge bancaria del 1936 si ebbe la premessa per far passare le 3 ex banche miste all'Iri. Essa volgeva al completamento del passaggio logico tra banca e industria:

le banche di deposito si occupano del credito ordinario (a breve) istituti di credito fondiario, edilizio e agrario, e istituti speciali si occupano del credito industriale

(medio-lungo)con questa riforma bancaria (simile alla specializzazione bancaria anglosassone) si ebbe il completamento della legge bancaria del 1926:

la Banca d'Italia fu trasformata da società per azioni in un istituto di diritto pubblico di durata illimitata con capitale detenuto dai maggiori istituti bancari e dagli enti previdenziali e assicurativi dello stato (la banca delle banche)

alla Banca d'Italia fu vietato di intrattenere rapporti con i privati, vide rafforzarsi i suoi poteri di controllo sul sistema bancario di cui poteva determinare la configurazione e le forme di esercizio del credito. Si entra in una logica di moneta manovrata (non più gold standard) che porta ad una possibilità di intervento efficace

raccolta di depositi e esercizio del credito, acquisendo una funzione di interesse pubblico: viene istituito l'Ispettorato per la Difesa del risparmio e dell'esercizio del credito che unificò i poteri di vigilanza e controllo su tutti gli istituti del credito.

Dalla guerra d'Africa alla Seconda Guerra Mondiale

Sanzioni e Autarchiala politica commerciale portò ad una svolta significativa dando il monopolio delle operazioni in valuta da parte dell'Istituto nazionale per i cambi con l'estero (Istcambi). Istcambi funge da stanza di compressione tra esportatori e importatori.Dalla seconda metà degli anni 30 i contratti bilaterali di teaming prevedevano flussi commerciali senza scambi in divise. Gli squilibri tra dare e avere tra i due partner venivano compensati periodicamente.

Il Cleaming fu sottoposto al controllo della sovrintendenza (ministero cambiali) affidato alla direzione di Guarnieri, che pose un regime di controllo sugli scambi commerciali e finanziari che, sommati al bilateralismo e al protezionismo furono il perno della politica autartica.

I Divieti di esportazione, gli accordi di Celaming ed un regime di licenze sulle importazioni del 1935 (a tutela dei maggiori gruppi industriali e a integrazione della normativa sui consorzi obbligatori e sulla nuova disciplina sugli impianti industriali, valorizzando la produzione nazionale) porta ad un sistema di cambi bilanciati finanziato:

difesa delle riserve stabilizzazione della bilancia dei pagamenti

la produzione nazionale presenta una funzione protettrice tramite: contrazione bilaterale politica dei contingente prassi delle autorizzazioni (provvedimenti che non bastavano per il rilancio dell'economia)

Le circostanze politiche della guerra d'etiopia, le sanzioni imposte dalle società delle nazioni, difesa della parità aurea della lira portò ad un isolamento dal mercato internazionale.

Nell'ottobre del 1935 iniziarono le ostilità in Africa che coinvolse le sfere statali per gli armamenti e altri servizi, portando così ad un aumento vertiginoso del deficit commerciale:

le importazioni straordinarie per le operazioni africane

entrate quasi azzerateporta all'Inevitabile deflusso dell'oro. Si sospende il limite del 40% delle riserve metalliche rispetto alla circolazione monetaria e viene abbandonato il gold standard, anche a causa della crisi irreversibile dell'1936 dei paesi legati all'oro, che abbandonarono il Gold Standard svalutando la loro moneta. La crisi del 1936 portò ad una rivalutazione delle riserve auree (più che dimezzate) che causò un espansione della circolazione monetaria che finanziò un'ampia quota del deficit pubblico del 1935-36.La svalutazione della lira assieme alla fine delle sanzioni , dommate a qualche rilancio delle esportazioni e ad un sensibile guadagno di competitività ebbe un effetto sulla bilancia commerciale ridotto a causa del vigente sistema di scambi bilaterale. Così nel 1937 si ebbe una delusione dell'aspettativa di conseguire più vasti sbocchi ai prodotti esportabili e raggiungere il pareggio nella bilancia commerciale → furono ristretti i vincoli alle esportazioni.

La Guerra d'Etiopia vide un dispiegamento di forze senza precedenti che rimise in moto l'economia nazionale, grazie ad un ondata di ordini che portò a un incremento della spesa pubblica, mentre i costi che si riversavano sui contribuenti erano nuovi oneri fiscali e il rincaro dei prezzi.La guerra portò all'accrescere delle emergenze finanziarie dello stato, affrontato tramite emissioni di buoni del tesoro e con la nascita di un nuovo titolo di rendita del 5%. Per orientare il risparmio alla sottoscrizione dei prestiti nazionali:

imposta cedolare del 10% sui titoli al portatore limitata la distribuzione dei dividendi al 6% con obbligo di investire gli utili eccedenti in titoli di

stato.Nel 1935 fu creato il commissariato generale per la fabbricazione di guerra (Cogefag) presieduto da Dallolio:

finalizzato alla mobilitazione industriale permanente competenze organizzative e di controllo contenenti di stabilimenti ausiliari → godettero di un

trattamento di favore sia nell'allocazione dei beni importati sia nell'assegnazione delle materie prime strategiche e sia nell'autorizzazione a effettuare nuovi investimenti e nella fissazione dei prezzi.

L'Abissinia non valeva i soldi spesi per acquistarla, poiché le nuove infrastrutture erano molto costose, non vi era un posto al sole per i contadini, infatti vi si trasferirono militari e burocrati.L'abissinia fu un interscambio tra colonie: il modesto ammontare delle importazioni lievitarono a ¼ di tutte le esportazioni che però :

comprendevano materie prime di importazione impegnavano la marina mercantile esborso di valuta per il transito lungo il Canale di Suez

L'economia della colonia africana poggiava sui rilevantissimi trasferimenti dello stato che si attestarono tra il 21 e il 28% della spesa pubblica.

La presa dell'Abissinia mandò in frantumi l'intesa italo-franco-inglese. Il 18 novembre 1935 vennero emesse sanzioni economiche da parte della Società delle Nazioni per aver violato il diritto Internazionale:

divieto di fornire armi e munizioni divieto di concedere prestiti divieto di importare ed esportare

Le sanzioni erano facilmente raggirabili e applicate assai blandamente a causa della debolezza istituzionale della Società delle Nazioni e della dissociazione di vari paesi. Esse per l'italia erano un pretesto per innescare una campagna contro i paesi democratici (democrazie occidentali che aizzavano l'Italia) e manifestazioni antisanzioniste.In ogni caso le sanzioni portarono ad una diminuzione di 1/3 delle importazioni nel primo semestre del 1936, e le sospese a luglio del 1936.

L'Interscambio commerciale andò a favore della Germania, con cui l'Italia si legò politicamente: 1936 Asse Roma-Berlino 1939 Patto d'Acciaio dal 1936 al 1939 il 27% delle importazioni veniva dalla Germania (il 40% nel 1940)

Da qui la dipendenza dell'economia italiana a quella tedesca per le importazioni di materie prime strategiche. Vi furono tensioni tra i 2 partner, poiché l'Italia non riuscì ad aumentare le proprie esportazioni (ortofrutticole) e per il deficit non facilmente comprimibile e comunque saldabile solo in valuta. La situazione cambiò solo quando i lavoratori italiani emigrati in germania consentirono di incrementare l'acquisto di merci tedesche una volta ottenuto di inserire le rimesse negli accordi di “Deaming?”

il 23 marzo 1936 vi fu un discorso al Consiglio Nazionale delle Corporazioni che diede l'avvio ufficiale alla Politica dell'Autarchia volta a garantire l'autosufficienza economica. Non vi era una necessità transitoria connessa alle sanzioni, ma un semplice tratto distintivo dell'economia nazionale, senza una completa rinuncia al mercato estero (impensabile per l'economia di trasformazione italiana), con lo scopo di realizzare il massimo possibile di autonomia economica per affrontare vittoriosamente le sfide militari future, attraverso un pieno sviluppo delle potenzialità tecniche produttive e militari del paese. Per far ciò occorreva mettere a punto un piano regolatore dell'economia italiana e stilare u inventario delle risorse economiche disponibili.L'obbiettivo della politica dell'autarchia non era quello della minimizzazione degli scambi ma di riportare in equilibrio la bilancia commerciale e dei pagamenti (a fondamento della stabilità e del cambio dei prezzi).Le difficoltà che si presentarono furono l'arrogazione in termini quantitativi e qualitativi accettabili per le importazioni tagliate. Così nel 1938 le importazioni erano ridotte solo del 12% sulle materie prime e il 40% sui semilavorati e i prodotti finiti.L'autarchia come obbiettivo (pena deprezzamento della moneta) aveva quello di contenimento del disavanzo del bilancio statale, il quale era incompatibile con le spese di riarmo, con gli investimenti in infrastrutture e bonifiche, con le sovvenzioni e le agevolazioni all'industria → livello di spesa pubblica modesto.Così fu abbinata la leva fiscale aumentando, seguendo una dottrina di nuovi tributi che colpirono un po' tutti i redditi e impose un imposta generale sull'entrata applicata dal 40 anche nei comuni.

Con la corsa al riarmo vi fu un boom della domanda di materie prime sui mercati internazionali, portando ad un impennata dei prezzi, amplificato dalla svalutazione della lira..… portò ad un inflazione del 12,7%.alimentata da:

estensione dei poteri digopolistici delle imprese restrizione alle importazioni

dipese da: aumento della domanda riassorbimento della disoccupazione

provvedimenti di controllo: contenimento della crescita della circolazione monetaria (a seguito dell'elevata richiesta di sconti e anticipazioni della banca d'Italia)

i Piani Autarchici vennero stilati tra il 1935 e il 1937 . essi: fissavano obbiettivi di produzione nazionale da raggiungere entro il 1941 rimanendo però indicativi alla loro redazione parteciparono i rappresentanti dei 22 consigli delle corporazioni e delle imprese.

Essi dicevano che: a tutte le industrie produttrici di beni di consumo fu imposto di usare materiali nazionali e di

produrre beni di massa piuttosto che di lusso pianificazione di preventivi numerici riguardo le produzioni più importanti del settore agricolo e una

parte dell'industria di base estranei a un'economia di comando centralizzato solo per le industrie a proprietà pubblica le indicazioni furono tassate.

Concretamente puntava a produrre: ½ dei minerali terrosi 1/3 combustibili fossili ¼ dei combustibili liquidi

sfruttando le risorse minerarie nazionali andando oltre i margini di economicità.

Il rafforzamento produttivo portò a degli ostacoli, ovvero ad elevati costi emergenti. Sotto questo profilo non

ci si eludeva di poter eliminare la dipendenza dall'estero. Vi furono ingenti investimenti pubblici e privati previsti per potenziare la generazione e l'erogazione di energia idroelettrica.Così i ¾ o 2/3 del fabbisogno energetico proveniva dall'estero

i prodotti alimentari presentavano una mancata generalizzazione produttiva degli alimenti base (export però di vino e frutta), anche se comunque ci furono cospicui aumenti di certi prodotti.

In fine l'autarchia risultò una camicia troppo stretta sia per le imprese esportatrici (innumerevoli rimedi in materia di rifornimento e di vendite all'estero) sia per le imprese condizionate dalla ricerca spesso affrettata e inutile di materiali sostitutivi rispetto a quelli di uso normale. D'altro canto essa consolidò la posizione di chi produceva ad uso interno che videro agevolate dalle misure protezionistiche l'acquisto di prodotti nazionali.

Il Rilancio Economicotra il 1934-1935 l'economia italiana cominciò a uscire dalla crisi grazie alla spinta espansiva della spesa pubblica (coloniale e militare).

Dal 1934-1937 il PIL aumenta con un tasso medio del 4,5% nel settore industriale la produzione crebbe del 7,5%, anche se il livello di industrializzazione non

raggiungeva ancora i paesi più progrediti a causa della debolezza industriale del Mezzogiorno (il Nord viene avvantaggiato dall'Iri)

- solo la Campania figurava come area relativamente industrializzata- sviluppo degli impianti siderurgici di Bagnoli e dell'industria siderurgica e cantieristica (napoli, taranto e bari)- presentava una più marcata vocazione artigianale- crebbe soltanto il terziario ma con attività a carattere instabile e precario.

Aumentò la quota dell'industria nella formazione del PIL a 34,”% (superò la quota dell'agricoltura del 29,4%). Durante il fascismo non segnò una battuta d'arresto nel processo d'industrializzazione del paese, non ignorando le fasi recessive alla quota 90 e alla crisi del 29

innovazioni sul piano tecnologico che si rivelarono strategiche nel secondo dopoguerra. MA l'eliminazione di stimoli competitivi accrebbe il distacco dell'industria italiana da quella dei paesi più avanzati in termini di specializzazione, costi, sviluppo tecnologico + accentuazione del divario nord e sud.

La ripresa economica degli anni 20 fu molto diversa da quelli degli anni 30, in cui è stata trainata dalla domanda interna trascinata dalla componente pubblica (a causa dei ridotti legami con l'economia internazionale). Ciò appare con evidenza osservando la contemporanea convenienza dinamica della domanda privata → il reddito pro capite non aumentò in un decennio più del 10% anche per il fatto che la popolazione crebbe continuamente.Non stupisce dunque la crescita modesta dei consumi di base e quelli di consumo durevole. Tale contenimento è riconducibile all'inefficienza dei circuiti della distribuzione commerciale e la grande distribuzione mantenne un ruolo marginale (la grossa distribuzione al dettaglio diede lavoro ai disoccupati privi di sbocchi occupazionali.)L'aumento moderato dei consumi dei privati non impedì all'industria leggera di progredire sul piano tecnologico e organico, che permise alle tradizioni artigianali non solo di sopravvivere ma anche di avviarsi verso la piccola-media industria.

La Ripresa Industriale interessò i comparti più legati a una configurazione moderna del sistema industriale: meccanica: trend ascendente all'insegna di una riconversione bellica chimica: trend ascendente elettricità: crescita più ragguardevole

300.000 lavoratori in più (25% nella meccanica) il tessile andò in crisi: inflitta dalla crisi nello specifico, il cotonificio fu condizionato dalle restrizioni

frapposte alle importazioni del greggio. L'impegno crescente di tessuti misti contenenti quote elevate di fibre artificiali.

Le Concentrazioni IndustrialiIl Rilancio Industriale avvenne grazie all'intervento diretto e indiretto sello Stato e ad un massiccio sfruttamento del lavoro.I maggiori gruppi industriali privati rafforzarono ante guerra le loro posizioni:

Pirelli: leadership nazionale nella produzione di pneumatici e di cavi → alla morte del fondatore G. Battista vi presero il posto i figli che estesero la loro attività all'elettricità e alla telefonia. Nel 1937 fondarono a Basilea la Pirelli Holding.

Durante il rilancio industriale vi furono progressi rilevanti di nuovi rami produttivi: seta artificiale areonautica e mezzi pesanti gomma

che si svilupparono in questo modo:1. la Montecatini con a capo Donegani di cui l'IRI era il principale azionista (senza intervenire nelle

scelte aziendali) era il maggior gruppo italiano. Al primo posto nella produzione di fertilizzanti chimici, in più perseguendo una strategia di diversificazione conquistò quote di mercato nella produzione di:

- ammoniaca- esplosivi-alluminio- coloranti- prodotti farmaceutici

2. nel 1936 venne fondata l'Agenzia nazionale idrogenazione carburi (ANIC) che operava nella raffinazione petrolifera con 2 raffinerie a ciclo integrale a Bari e a Livorno. Graziee a lei venne incrementata sensibilmente la capacità produttiva di benzina e altri idrocarburi, sottoutilizzata appena entrata in guerra per la mancanza di materie prime.

3. Nel 1926 nasce l'Agip (Azienda Generale Italiana Petroli) come azienda pubblica con il ruolo di effettuare ricerche sul suolo italiano, acquisire giacimenti all'estero e distribuire prodotti petroliferi. Inizialmente quotata riuscì ad inserirsi efficacemente nel mercato petrolifero nazionale, ma le acquisizioni di concessioni per le estrazioni del petrolio in Romania, Albania e Iraq non ebbero successo (il petrolio copriva il 12,5% dei consumi energetici).

4. Elettricità: la costruzione di una rete nazionale fu impedita dal contrasto tra i principali gruppi italiani in forza di una serie di intese e cooperazioni aziendali. Dopo il tributo pagato alla crisi del 1929 la crescita produttiva riprese indisturbata sorretta dalla sua notevole potenza finanziaria. La reazione dei piani autarchici diede l'opportunità di programmare uno sviluppo di dimensioni ingenti → l'elettricità rappresentava il 43% delle risorse energetiche, il carbone 36%, indipendente dalle importazioni.

5. Swe: propulsore di svariati progetti di industrializzazione pochi dei quali si realizzarono.

L'Iri, pur detenendo i pacchetti azionari di alcuni gruppi industriali (Edison, Sade, Bastogi) finì per sostenere la riprivatizzazione. Le aziende telefoniche della Sip furono scorporate e trasferite alla società torinese per gli esercizi telefonici holding dell'iri. Uno dei pochi rimasti sotto il controllo dell'ente pubblico fu la Società idroelettrica Piemontese, che aveva conquistato la leadership nell'emergente gruppo telefonico controllato Stipol, Telve, Timo.

6. la Edison dopo essersi emancipata dal controllo delle banche miste si configurò sotto la guida di Motta come grande gruppo di interessi nel settore metallurgico, meccanico e dei servizi pubblici con

collegamenti internazionali → dopo la crisi rafforzò la sua posizione dominante nel comparto dell'energia elettrica producendo il 45,5% della produzione nazionale.

7. La Fiat controllava l'80% della produzione automobilistica anche se il mercato interno continuava a

rimanere difficoltoso per un'impresa che aveva scelto di produrre in serie: produssero nuovi modelli e sfornarono veicoli industriali nonché navali e aerei, con un buon volume di esportazioni. La strategia di sviluppo fu basata sull'integrazione verticale potenziando sia i segmenti a monte sia i segmenti a valle. La ristrettezza della domanda finì per ostacolare il precose tentativo di introdurre il modello fordista.

8. Industrie meccaniche: - Olivetti di Ivrea produceva macchine da scrivere, si impose in italia e all'estero per il design, funzionalità e accorta pubblicità.- Necchi a Pavia macchine da cucire

9. Industria aeronautica: la dimensione delle imprese specializzate rimase sempre troppo piccola per consentire loro un salto di qualità. Le grandi imprese meccaniche producevano i motori . Caproni era l'azienda leader nel comparto, penalizzata dal ristretto mercato interno che la costrinse a dipendere dalle commesse statali.

La concentrazione dei mezzi di potere nelle mani dei principali gruppi industriali fece si che poche decine di grandi firme si ripartivano i pacchetti azionari delle maggiori imprese, che avevano visto consolidata la loro posizione specie in seguito alla legge consorzile volta al controllo dell'offerta e alla ripartizione dei mercati.Nasce così una nuova dirigenza industriale volta a subentrare a quella pioneristica degli anni precedenti assai qualificata sul piano delle competenze tecniche e con più professionalità.

Nonostante la politica autartica vi furono moltissime connessioni tecniche e finanziarie tra imprese italiane e straniere. Vennero acquisite partecipazioni per 2 milioni di lire (americani, inglesi e francesi) che portò ad un indebolimento dei legami politici.

Ci fu una dilatazione dell'apparato burocratico dello stato e degli enti pubblici di gestione: trasferimento dell'Iri di rilevanti sezioni industriali e delle grandi banche miste → politica non solo di

smobilizzo ma anche d'investimento per il rilancio delle aziende in crisi (stet, finmare, finsider) accentramento da parte delle autorità ministeriali di notevoli poteri decisionali in materia di politica

monetaria, creditizia e commerciale.Conseguentemente ci fu un gonfiamento della schiera di alti funzionari e di dirigenti delle amministrazioni parastatali e degli enti corporativi.

Finmare: holding che concentrava il controllo delle grandi società di navigazione intatteFinsider: avrebbe dovuto ristrutturare il comparto siderurgico comprendente Ira, Terni, Siac. Guidata da Rocca e presieduta da Boccardo , fu la premessa del piano autarchico per la siderurgia finalizzato a dar risposta alla massima ripresa della domanda pubblica. Il piano riproponeva il ciclo integrale (dalla fusione del minerale in altiforni fino alla produzione di ghisa e alla laminazione dell'acciaio) con lo scopo di conseguire economie di scala per risalire il mercato.I nuovi insediamenti industriali nacquero a Porto Marghera, dove si ebbe l'integrazione dei principali cicli produttivi della chimica e dell'elettrometallurgia . Producevano la massima parte dell'alluminio e altri metalli nazionali utilizzando le tecnologie più elevate.

L'Economia di GuerraLa seconda guerra mondiale vide il pieno processo di trasformazione della struttura industriale:

piani autarchici riforma del credito aumento delle partecipazioni statali

che portarono ad un'accentrazione della fase produttiva chiusure protezionistiche → difficoltà instabilità politica europea deteriorazione della finanza pubblica (guerra d'africa più aiuti alla spagna)

La guerra iniziò troppo presto per il nostro paese che stava tra l'altro valorizzando una politica di valorizzazione dell'Impero Africano.Dopo l'aggressione tedesca alla polonia era conveniente mantenere una posizione di neutralità (le grandi

famiglie del capitalismo speravano che la situazione perdurasse perchè avevano fatto buoni affari con i paesi già coinvolti nel conflitto, anche con i futuri nemici).Mussolini consapevole dell'inadeguatezza dell'apparato militare e industriale cerca di guadagnare tempo.Il 10 giugno del 1940 dopo un cambiamento repentino negli atteggiamenti italiani, l'Italia entra in guerra a fianco della Germania quando Hitler aveva in mano la vittoria (con un modesto sacrificio di mezzi e di uomini l'Italia si sarebbe seduta al tavolo dei vincitori).

Mussolini era assicurato dal potere alleato in termini di approvvigionamento di carbone. L'insufficienza dei rifornimenti energetici portò all'insuccesso dell'economia bellica italiana, e portò un esito negativo del conflitto. La colpa fu dell'inadeguatezza tecnica dell'armamento nazionale e le poco razionali scelte logistiche:

carenza di materiali disorganizzazione produttiva

- incertezze strategiche: nel 1939 il Cage Tag venne trasformato in un sottosegretariato per le fabbricazioni di guerra Fabbriguerra e solo nel 1943 il ministero per la produzione bellica fu affidato al generale Favagrossa. Questo era un nuovo organismo incapace di organizzare efficacemente il rifornimento e la distribuzione di materie prime.- mutevoli programmi ai vertici (fatta eccezione della marina).

Parlando dell'ultimo punto: i piani dettagliati di riarmo rimasero per buona parte sulla carta per le ristrettezze di bilancio. L'indirizzo generale di politica estera sembrava più rivolto verso la pace che verso la guerra, ciò provocò contrazioni piuttosto contenute dei beni e servizi per consumi civili. Solo dinanzi alla prospettiva di un inevitabile prolungamento della guerra (seconda metà del 41) la produzione bellica fu intensificata → la produzione industriale aumentò nel 1940 per diminuire drasticamente nel 42. Alcuni comparti grazie al crescere della domanda pubblica riuscirono ad espandersi (meccanica, cantieristica), ciò richiese un incremento degli investimenti i cui costi si dispiegarono in molti casi solo nel dopoguerra (piena capacità produttiva).

Dal 1939 al 1943 i vari stanziamenti per il riarmo furono incrementati: triplicazione della capacità produttiva aumento dei fabbricati ausiliari

ciò però fece i conti con: mancanza di materie prime danni prodotti dai bombardamenti

che portò un inversione parziale o totale della lavorazione.

Il Reddito Nazionale si ridusse diminuendo il reddito pro capite tra il 1939 e il 1943 del 20%, nel 1945 del 48% di quello dell'anteguerra.

L'intensificazione della mobilizzazione per la guerra fece emergere nel sistema produttivo rigidità e strozzature principalmente legate all'insufficiente disponibilità di materie prime conseguente al blocco navale imposto dagli alleati (calano le importazioni petrolifere).La possibilità di ovviare con mezzi propri era assai limitata:

risorse metanifere inutilizzate intensificato oltre ogni limite di economicità lo sfruttamento dei giacimenti carboniferi nazionali e

della legnite del legname e del carbone vegetale.I rifornimenti tedeschi di Carbone ebbero un andamento più favorevole, non riuscirono però a soddisfare del tutto l'accresciuto bisogno di fonti energetiche.

Il Settore Agricolo ebbe un calo delle principali produzioni a causa della drastica riduzione dei livelli di produzione a causa dello scarseggiare di fertilizzanti, macchinari e combustibili.Inoltre fu sconvolto dall'entrata in vigore del tesseramento dei generi di prima necessità e il paniere dei prezzi.

Il settore agricolo ottenne una tardiva applicazione del razionamento alimentare ad appesantire gli orari di lavoro della militarizzazione delle maestranze

causata dalla preoccupazione del regime di non esasperare la popolazione e di limitare il malcontento. Questo spiegherebbe la rinuncia ad una piena mobilitazione di tutte le energie economiche in funzione dello sforzo bellico → questo spiegherebbe la rinuncia a una piena mobilitazione di tutte le energie economiche in funzione dello sforzo bellico → no pressione fiscale (già intensificata per finanziare la guerra d'Etiopia e di Spagna).

Il Piano di Finanziamento del 1940 proposto dal ministro delle finanze Thaon di Revel Era ispirato al Circuito dei Capitali di Wagemann volto a creare potere d'acquisto aggiuntivo ma con carattere transitorio.Esso consentì fino al 1942 di tenere sotto controllo la situazione monetaria e finanziaria, anche se malgrado l'aumento della spesa pubblica l'Inflazione e la Circolazione crebbero a tassi moderati.Dovendo lo stato finanziare con l'emissione di moneta lo spostamento di risorse dalla produzione civile a quella bellica il circuito puntava a contenere l'effetto inflattivo dell'eccesso di domanda attraverso strumenti amministrativi (blocco dei prezzi e dei salari e il razionamento). Le eccedenze di liquidità si sarebbero dovute riassorbire con il prelievo fiscale e con il collocamento di titoli di Stato.In quest'ottica sono da valutare i provvedimenti volti a realizzare gli investimenti alternativi ai titoli del debito pubblico:

nominatività obbligatoria delle azioni limitazione dei dividendi imposta sul plusvalore dei titoli azionari obbligo per gli acquirenti di azioni di acquistare un importo equivalente di buoni del tesoro.

La situazione era in equilibrio precario: i prezzi al consumo aumentarono tra il 1940 e 1942 del 17% tra il 1940 e il 1943 ci furono le emissioni di debito pubblico redimibile (quota crescente sottoscritta

dal sistema bancario) i prestiti di guerra assorbirono l'eccesso di circolazione monetaria, che rimase elevato sino al 1942

per poi crollare nel 1943.L'equilibrio venne meno quando le sorti della guerra precipitarono:

gettito fiscale diminuì → flessione contrastata dell'inasprimento del prelievo sui sovraprofitti di guerra

fallimento dei collocamenti dei debiti di guerra aumento dei rimborsi netti dei Bot innescati dalla riduzione degli interessi corrispondenti ritiri dei depositi bancari a seguito delle voci di un loro imminente blocco da parte del governoù

ciò portò ad un inceppamento del circuito di capitali, il quale non era riuscito a impedire un eccessivo aumento della circolazione ma almeno aveva tenuto sotto controllo i prezzi, e ad una conseguente Crisi Finanziaria:Il crescente fabbisogno non poteva essere soddisfatto che ricorrendo alle anticipazioni straordinarie della Banca d'Italia e pertanto alla stampa di Cartamoneta → incontrollata espansione della liquidità → iperinflazione → aumento dei disavanzi.

Abyssus vocat Abyssusnel 1943 si ebbe la caduta del fascismo travolto dalle sconfitte militari e la conseguente perdita di consenso della popolazione provata dai bombardamenti e dal progressivo deterioramento delle condizioni economiche e sociali. 25 luglio: sfiducia da parte del Gran Consiglio del Fascismo a Mussolini, che convocato dal re fu costretto a dimettersi e poi fu arrestato8 settembre: annuncio dell'armistizio firmato dal nuovo governo Badoglio, con duplice occupazione degli angloamericani e tedeschial Nord: Repubblica Sociale Italiana con a capo Mussolini liberato dai nazistial Centro-sud: Regno d'Italia

L'armistizio pose fine alla guerra, e portò alla fase economica più distruttiva: inizio del collasso delle attività produttive determinato da: crisi degli approvvigionamenti e crisi dei

trasporti contrazione dei consumi privati scioperi a Torino e Milano estesi a molte fabbriche del nord contro:

- il prolungamento degli orari- la disciplina militare imposta ai lavoratori- la diminuzione del potere d'acquisto delle retribuzioni reali Il miglioramento salariale non fu sufficiente a eliminare l'insoddisfazione nei confronti del regime.

Simpatie per gli Stati Uniti e per i sistemi democratici dei grandi banchieri, manager e industriali, sistemi nati allacciando rapporti con Usa e GB tentando di schiudere le proprie responsabilità da quelle della dittatura travolta dalla catastrofe militare. Prospettavano una soluzione di compromesso che, attraverso una pace separata, ponesse fine alla guerra consentendo un ricambio indolore del regime con un governo liberal-conservatore sostenuto dagli Alleati.

Circolazione monetaria si gonfia del 500% a causa dell'incremento incontrollato dei biglietti, maggiore al nord (65%). Un contributo rilevante fu dato anche dalla stampa dei biglietti da parte degli alleati (Am-Lire) utilizzata per pagare i soldati anglo-americani e le spese di occupazione. Nel 1944 gli alleati formano un fondo in dollari a favore del governo italiano quale corrispettivo delle Am-Lire emesse.

Svalutazione della lira: 1 dollaro =100 lire aumento di liquidità più crescente scarsità di beni portò ad un aumento dell'inflazione e conseguente

mercato nero aumento del costo della vita di 15 volte Sud: Paralisi della produzione industriale e flessione di quella agricola, sommata al caos della

finanza pubblica e alla rimozione dei controlli amministrativi sui prezzi da parte delle autorità di occupazione e del governo → si torna al libero mercato, e si forma un'impennata dell'indice dei prezzi al consumo. Il governo alleato dovette provvedere all'avvio di massicci aiuti alimentari. La differenza d'Inflazione tra Nord e Sud era molto ampia, ma man mano che gli alleati salivano l'inflazione guadagnò tutte le regioni liberate.

I territori del regno d'Italia possedevano un'amministrazione civile ancora efficiente → controllo dell'andamento dei prezzi

Rsi ricorre alle anticipazioni della Banca d'Italia per finanziare il crescente disavanzo. Avvantaggiato da una realtà economica migliore. Le industrie pur bombardate e danneggiate da atti di sabotaggio non smisero di produrre riuscendo a sostenere l'impatto dello sconvolgimento bellico, sommato al governo economico assunto dalle autorità tedesche di occupazione il neogoverno fascista tentò di imporsi al predominio tedesco.

Uscite: contributi di guerra pagati alla Germaia Banca d'Italia: continuò nella sua coerente politica di salvaguardia della stabilità della lira tentando

di arginare i danni prodotti dalla guerra (senza di lei l'inflazione sarebbe stata devastante) tramite:- drenaggio dell'enorme massa dei biglietti circolanti- rastrellamento sul mercato dei capitali disponibili

I Nazisti in Italia : smantellamento dei macchinari, smontati e trasportati in territorio tedesco integrarono nei loro piani produttivi le imprese fornitrici di materiale bellico approvigionandole di

materie prime direttamente dalla germania reclutamento coatto di lavoratori disoccupati da inviare in germania requisizione del bestiame e dei raccolti

portò a tensioni che aumentavano la lotta partigiana.

Premesse di un nuovo ordine NazionaleCon il Nuovo ordine economico del dopoguerra si fece tesoro della negativa esperienza degli anni trenta (falliti tentativi di ordine internazionale che portò ad un aggravato e prolungato periodo di depressione):

controlli sui movimenti di terzi e capitali difesa del mercato nazionale dalla concorrenza svalutazione delle monete restrizione di importazioni

portano a dei danni, rendendo più difficili gli scambi.Con la Conferenza di Bretton Woods del 1944:

delegati di 44 paesi vi partecipano scopo: ripristinare la stabilità monetaria e creare un sistema a cambi fissi. Premesse per tornare al

Gold Standard: il sistema di convertibilità dei biglietti non esclusivamente in oro ma anche contro valuta pregiata immediatamente convertibile (dollari). In questo modo gli Usa intendevano conferire alla loro moneta il ruolo prestigioso di riserva mondiale → il dollaro era continuamente usato nei pagamenti internazionali, ma la parità tra le divise nazionali ,che avrebbe assicurato la multilaterizzazione dei saldi valutari e quindi l'auspicabile ripresa dei rapporti economici internazionali, sarebbe stata cambiabile solo in circostanze eccezionali (gravi e permanenti squilibri della bilancia dei pagamenti)

Deliberazione dell'istituzione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo BRIS che entrarono in funzione nel 1944 con sede a Washington.

La FMI aveva uno stock di riserve valutarie per aiutare i paesi alle prese con i deficit transitori delle bilance dei pagamenti. La condizione d'accesso era quella di fissare la parità aurea della moneta nazionale accettando modifiche non superiori al 10%.Ogni paese aderente tramite la sua banca centrale era tenuto a versare al fondo un deposito pari al 25% in oro o dollari e 75% in divisa nazionale (entità rapportabile alla forza economica del paese stesso).I parametri utilizzati erano:- reddito nazionale- quota ricoperta nell'interscambio culturale- riserve posseduteLa FMI dispensava aiuti attraverso un'assistenza automatica nei limiti della quota versata, e attraverso un'assistenza negoziabile che permetteva di prelevare dal fondo fino al doppio della quota versata.

Il BRIS era un istituto di credito mobiliare per promuovere la ricostruzione e lo sviluppo dei paesi usciti dalla guerra. Era un intermediario tra i paesi che chiedevano prestiti anche a lungo termine e quelli che fornivano il credito. I creditori (americani e europei) insistevano perchè le politiche economiche dei governi che fruivano dei prestiti fossero orientati alla liberalizzazione del commercio.

A Ginevra nel 1947 → Accordo generale sulle tariffe e sul commercio (GATT) → poi nel 1995 sostituito dal Word Trade Organisation. Punta a ridurre le barriere commerciali tramite l'estensione della clausola della nazione più favorita sulla base di 3 principi di fondo:

multilateralità non discriminazione commerciale divieto delle restrizioni qualitative.

Dalla Ricostruzione al Miracolo Economico

Problemi di breve e lungo periodoIl termine della guerra sotto il punto di vista economico portò due diversi tipi di problemi, problemi del Breve Periodo e di Lungo Periodo:

BREVE PERIODO:1) ricostruzione delle attrezzature produttive:

- città bombardate- reti stradali e ferroviarie danneggiate

- sistema dei trasporti (marittimo) scardinato- danni, seppur contenuti, all'apparato industriale, che subisce una diminuzione della capacità produttiva del 4-5% rispetto a quella del 1939

2) inflazione: lo stato fascista aveva cercato di aumentare la pressione fiscale attraverso il ricorso al mercato finanziario, tramite la collocazione di titoli di stato presso le banche con metodi più o meno forzosi. Si era così impedito che le anticipazioni effettuate dalla banca d'Italia e dal Tesoro dessero luogo ad un'eccessiva liquidità. L'inflazione prima sotto controllo diventa impetuosa nel 1943 e il processo inflattivo è accentuato tra il 45 e 47

3) strozzatura della bilancia dei pagamenti: dovendo procedere a riconvertire e riattivare la produzione si sarebbero dovute effettuare importazioni di materie prime che si sarebbero potute pagare soltanto accrescendo le esportazioni di prodotti finiti. Per poter esportare servivano tecnologie adeguate acquisibili solo dall'estero.

LUNGO PERIODO:A) Modernizzazione del Primario:il settore agricolo presentava meccanismi produttivi superati,

sommati ad una politica autarchica che aveva favorito l'incremento della coltivazione cerealicola penalizzando le altre colture e la zootecnica. Al Nord erano diminuiti gli addetti all'agricoltura ed erano aumentati al Sud.

B) Rilancio dello sviluppo industriale come via d'uscita alla disoccupazione strutturale: l'industria durante il fascismo aveva sviluppato produzioni più moderne ma, ad eccezione dei comparti pilota, gli altri avevano mantenuto una tecnologia arretrata:

- negli ambiti più tradizionali con elevata manodopera sopravviveva il lavoro a domicilio- industria elettrica aveva la maggior concentrazione finanziaria del paese- Conegliano → primo stabilimento a ciclo integrale- comparti innovativi erano i pionieri dello sviluppo tecnologico e organizzativo

C) Superamento divario Nord-Sud: la disoccupazione era arrivata a 2 milioni, senza contare i sottoccupati in agricoltura. La Confederazione Italiana del Lavoro (CGIL) formata da comunisti, socialisti, repubblicani e cattolici, cercava di far fronte a questo problema nell'immediato dopoguerra. Dopo di essa nacquero la CISL (confederazione italiana dei sindacati liberi), FIL (Federazione italiana lavoro) e UIL(unione italiana del Lavoro).

Di questo problema ne discussero anche gli Industriali del Nord, favorevoli all'eliminazione del blocco dei licenziamenti, e gli economi militanti, che discussero attorno al teorema di Mill secondo il quale “l'industria è limitata dal capitale”, volendo incrementare la produzione e il reddito e dunque assorbire la disoccupazione bisognava bloccare la strada del risparmio e dell'accumulazione e non quello della spesa in deficit di bilancio.

Nel 1949 la Cgil propone un piano di lavoro: indica come indispensabili 3 interventi coordinati. Nazionalizzazione dell'energia elettrica investimenti nel settore edilizio riforma fondiaria nel mezzogiorno trasformazioni culturali immigrazione di terre coltivate

La scelta LiberistaIl problema principale era il controllo che lo stato avrebbe esercitato sull'economia del paese. Ciò venne preso in analisi da due diverse fazioni politiche:

DESTRA: riteneva che l'inflazione derivasse da un eccesso di spesa pubblica, e voleva controllare al massimole

scelte di stanziamento e l'individuazione delle priorità per le entrate sosteneva l'urgenza di accrescere gli introiti dello stato ricorrendo sia alla finanza

ordinaria che a quella straordinaria (prestiti pubblici + imposta sul patrimonio).

Si opponeva al controllo sui cambi e alla sostituzione della moneta (inefficace nella lotta all'inflazione e dannosa per la pubblica fiducia)

arrestata l'inflazione e ristabilito l'equilibrio si sarebbe dovuto far appello alla classe lavoratrice per indurla ad accettare una politica di contenimento dei salari

eliminazione di ogni controllo amministrativo e operaio nella gestione delle imprese → imprenditore libero coordinatore delle risorse a sua disposizione

SINISTRA: favorevole al controllo della moneta, dei cambi e dei salari puntava ad un finanziamento della ricostruzione tramite una rigorosa politica fiscale (imposta sul

patrimonio) per sostenere la spesa pubblica tutela dei salari assicurando un reddito minimo e razionando i generi di consumo per evitare che le

imprese fossero favorite a danno dei lavoratori cambio della moneta per ridurre la circolazione e mezzo tecnico per applicare un imposta sulle

giacenze liquide nazionalizzazione delle grandi industrie strategiche

nonostante i contrasti la via della Liberalizzazione, che risultò vincente, era obbligatoria perchè, volendo attivare uno sviluppo industriale, diventava importante importare materie prime e beni d'investimento pagabili solo con le esportazioni di merci.Per far ciò ci si rivolse al:→ Bacino del Mediterraneo: i Balcani sotto influenza sovietica, oriente e Nord Africa, paesi di influenza francese e inglese→ America Latina: sorta di appannaggio degli USA→ Altri paesi Europei: unica possibilità con i quali gli scambi andavano liberalizzati abolendo le licenze di importazione e di esportazione. Nel 1947 Italia ammessa al FMI e alla Banca Mondiale1949 Orice1950 Unione Europea Pagamenti (UEP)1957 con Belgio, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Lussemburgo e Paesi Bassu vengono sottoscritti i Trattati di Roma

Inflazione e Monetanel 1945 l'inflazione era dilagante. La fine della guerra aveva portato alla creazione dei meccanismi usati per sottrarre liquidità al settore privato.Le cause furono 2:

1. cambio della lira-dollaro: 100 lire → 1 dollaro; 400 lire → 1 sterlina. Svalutazione di 5 volte2. sovrabbondante emissione di cartamoneta da parte degli Alleati sulla quale le Autorità Italiane non

avevano nessuna possibilità di controllo, emesse per sostenere le proprie spese (stipendi dei soldati, acquisto di beni e servizi nei territori occupati)

a questo proposito gli USA e il Canada avevano concesso al governo italiano una somma di aiuti supplementari pari a 140 milioni di dollari (compensazione) che portò un freno all'inflazione (palliativo)

Nel 1945 sale al governo Parri (partito d'azione) che introdusse nel proprio programma il cambio della moneta richiesto dalla sinistra (per ridurre l'inflazione e la speculazione), operazione fissata per il marzo 1946 e organizzata dalla Banca d'Italia (cambio non effettuato per opposizione dei liberisti). Furono addirittura trafugate le matrici approdate alla Banca d'Italia per i nuovi biglietti e anche Einaudi era contrario poiché la scarsa sicurezza dei mezzi di trasporto nazionali non avrebbero consentito una sufficiente distribuzione di moneta sul territorio.Ciò era una misura contro l'inflazione causato dall'estensione del prestito della liberazione alle regioni del nord lanciato dal Governo Bonomi (Aprile 1945) Governo De Gasperi (dicembre 1945) utilizzano una politica di liberalizzazione progressiva e di abolizione graduale dei controlli a cominciare da quello sul corso del cambio (favoriva le esportazioni e limitava le importazioni).

Esso emette due decreti: premio di esportazione di 125 lire per dollaro piena disponibilità del 50% della valuta ricavata dalle esportazioni (parte residua conferita all'ufficio

italiano cambi)il Sistema di Cambi Multipli possedeva 4 prezzi del dollaro:

1. ufficiale per le rimesse degli emigrati e del turismo pari a 100 lire2. commerciale pari a 225 lire3. libero che dipendeva dall'andamento della domanda e dell'offerta (variava giornalmente)4. scaturente dalla stipulazione dei singoli accordi commerciali con i vari stati.

Il 2 Giugno 1946 con le elezioni nasce l'Assemblea Costituente e il Referendum Istituzionale. 207 seggi il DC, 115 il PS, 104 il PC. Così si ha il secondo Governo De Gasperi di coalizione: Democristiani, Socialisti, Comunisti, Repubblicani, Liberali (Corbino).Vi è una collaborazione tra partiti di massa che portò effetti positivi sul piano dell'inflazione (si arresta, indice dei prezzi stazionario).Si opta per una politica di contenimento della spesa pubblica:

limitazione delle opere pubbliche lasciare crescere il credito bancario (convinti che il flusso privato non producesse inflazione)

Attraverso una politica economica temperata il governo assicura all'impresa privata: stabilità della moneta ripresa del risparmio e degli investimenti d'Impresa

ovvero fornisce due mezzi per combattere l'inflazione. Coerente con questa politica fu l'idea che gli aiuti ottenuti prima attraverso l'Unrra e poi con l'Erp (Piano Marshall: nasce nel 1949 , promulgato dal segretario statale americano, arriva in Italia nel 1948) fossero inizialmente impiegati per:

ridurre il disavanzo del bilancio statale accrescere le riserve valutarie

piuttosto che per scopi produttivi che avrebbero accelerato il processo di ricostruzione. Solo nel 1949 gli aiuti vennero destinati a sostenere l'acquisto di:

macchinari materie prime investimenti

nelle strutture produttive. Come risultato si ottenne: la domanda globale si dilatò l'offerta rimase ferma per la rigidità del mercato

A settembre l'inflazione prese ad aumentare (anche il lancio del prestito per la ricostruzione ebbe effetti inflattivi), e per sottoscriverlo intervenirono le banche, che si rivolsero all'istituto centrale ottenendo il finanziamento per l'acquisto di titoli pubblici → immissione nuova liquidità.

La Manovra Einaudiana del 1947nel 1947 la Cgil e Confindustria conclusero l'accordo nazionale per la liberalizzazione dei licenziamenti, raggiunto per mantenere inalterati i salari per 6 mesi e poi per altri 6.la riduzione del personale nelle industrie italiane cominciò solo nel 1947 in seguito alla stretta creditizia della Banca d'Italia e del Governo. In più:

i tentativi per ridurre il deficit non diedero i risultati sperati l'indice dei prezzi aumenta del 30% gli esportatori italiani privilegiano ilmercato interno peggioramento del cambio lira-dollaro

Nel Maggio 1947 De Gasperi fonda un Nuovo Gabinetto : ministeri: Einaudi del bilancio, Del Vecchio del tesoro, Pella delle finanze, Martagora

dell'industria. Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (Cicr) che utilizzava misure per limitare la

liquidità del sistema bancario usando gran parte dei depositi come riserva.Il governo, assieme alla Banca d'Italia, si orientarono verso una politica di stabilizzazione del corso dei cambi. Nel 1946 l'Italia fu ammessa a beneficiare degli accordi di Bretton Woods ma la lira continuava a indebolirsi rispetto al dollaro.

Nell'Agosto 1947 ha inizio la Manovra Einaudiana, la quale prevedeva la restrizione del credito bancario all'industria e al commercio. Con la caduta della domanda globale gli speculatori immettono sul mercato le merci accumulate nei magazzini in previsione di un ulteriore indebolimento della lira. Ma l'aumento dell'offerta globale sommata alla riduzione dei prezzi (a cui contribuì anche la politica di importazione di beni alimentari di Martagora) si ottenne una diminuzione della circolazione, che portò ad una crescita del risparmio (aumentano i depositi bancari) e di conseguenza ad un miglioramento del deficit di bilancio statale.Dal punto di vista monetario la manovra ebbe successo, ma la stretta creditizia attivata quando l'inflazione era altissima determinò un crollo degli investimenti quando il paese ne aveva più bisogno → depressione.

L'iniziale riformismo.Nel Mezzogiorno si osserva un aggravarsi del disagio economico:

1944: rivolte contadine contro lo stato Decreto Gullo(comunista): vengono assegnate le terre incolte ai contadini bisognosi → tensioni

popolari fronteggiate con la repressione nel 1949 ripresero le agitazioni degli agricoltori → chiedevano il miglioramento delle condizioni

delle classi sociali.Soluzioni:

1. Gasparini: per il sud sviluppo basato sull'agricoltura ad alta intensità di capitale2. Saraceno: per il sud obbiettivo dell'industrializzazione

Il governo non prese posizioni tra le 2 filosofie ma attuò dei progetti simile ad esse:1. riforma fondiaria:

- primo provvedimento relativo alla Calabria (Legge Sila) nel Maggio 1950 - 2° legge statale della riforma fondiaria nel Ottobre 1950 (legge Segni) → estensioni della riforma ad altri territori da individuarsi con decreto - 3° Sicilia emana una legge di riforma relativa all'isola avente caratteri peculiari. I terreni posseduti in eccedenza al Valore imponibile di 30.000 lire venivano espropriati in base a quote crescenti in funzione diretta al reddito complessivo del proprietario e in funzione inversa al reddito medio per ettaro dei terreni stessi (esonerate le imprese agricole altamente efficienti e le imprese zootecniche); gli espropriati avrebbero ottenuto come indennizzo dei titoli del debito pubblico con rendimento annuo del 5% per un importo che calcolava il valore dei terreni secondo i parametri dell'imposta straordinaria sul patrimonio del 1945. Vennero espropriati 8 milioni di ettari, 30% della superficie agraria e forestale. I terreni assegnati a 113000 famiglie contadine, con l'assegnazione di un intero podere o di una quota integrativa al fondo posseduto il raggiungimento di un livello di reddito accettabile (6 ettari- 2o3 ettari)pagando il prezzo di 30 annualità.

2. Istituzione della Cassa per il Mezzogiorno. Legge 10 Agosto 1950.vengono finanziate la realizzazione di infrastrutture delle quali avrebbe beneficiato l'agricoltura, costruzioni di strade, opere idrauliche, ospedali, dopo il 1960 finanziamenti industriali.Fu il risultato dell'azione svolta da nuovi meridionali legati a Morandini.I Nuovi Meridionali:A) superano la posizione dei politici e intellettuali liberisti che ritenevano essenziale per la produzione dello sviluppo economico nazionale l'intervento dello stato, che avrebbe dovuto favorire la costruzione di infrastrutture e opere pubblicheB)si attengono all'importazione graamsiana per cui la radice dell'arretratezza meridionale sta nei rapporti di proprietà esistenti nelle campagne e nell'alleanza tra possedenti del Sud e imprenditori del Nord.

3. Interventi per l'industrializzazione: lo stato non operò in modo diretto ma attraverso gli industriali per combattere la disoccupazione. Interventi a favore delle imprese:

- facilitazioni per ridurre i costi d'impianto- incentivi per la riduzione dei costi di esercizio- norme dirette ad accrescere la domanda.

Verso il Miracolo Economico.Il 1953 non vide solo la sconfitta del DC alle elezioni politiche, fu anche la fine dell'età degasperiana e quindi di una politica economica temperata. Il nuovo presidente del consiglio era Pella il quale:

era vicino ad Einaudi convinto assertore del principio della libertà economica contrario all'intervento statale monetarista: controllando l'offerta di moneta si può controllare l'aumento del livello generale dei

prezzi e si scoraggiava l'inflazione favorendo il risparmio e quindi l'investimento.Era un liberismo estraneo a Fanfani, segretario del DC dal 1954:

mobilitazione della spesa pubblica come strumento di sviluppo economico e sociale precisa programmazione degli investimenti

nei provvedimenti di Fanfani del 1947 si possono osservare: avviamento al lavoro piano case del 1948 puntava alla valorizzazione dei fattori residuali dello sviluppo.

Le idee di Pella erano condivise dal governatore della banca d'Italia Menichella il quale: fu il ricostruttore delle riserve ufficiali e della liberalizzazione del commercio con l'estero voleva salvaguardare i fattori fondamentali dell'accumulazione del capitale e della formazione del

risparmio erogazione del credito finalizzandolo all'economia reale

così il governo Pella diede inizio a manovre espansive per accelerare lo sviluppo, cercando di creare e mantenere condizioni economiche favorevoli a una crescita senza inflazione. In più esortava la moderazione negli aumenti salariali e fu il tutore della stabilità monetaria interna ed esterna.

La programmazione degli investimenti del DC vedeva coinvolti alti esponenti del partito: Pescatore: operava per il rilancio dell'impegno meridionalistico dello stato Saraceno: difendeva una politica della domanda aggregata non limitata alla considerazione della

quantità ma anche della qualità Vanoni: autore dello schema dello sviluppo dell'occupazione e del reddito in Italia nel decennio 55-

64. Lo schema è nato nell'ambito della Svimez, presentato al 5° congresso nazionale del partito come studio teorico non politicamente impegnativo. Poi venne ulteriormente elaborato e approvato nel 1954 dal governo Scelba. Esso si poneva tre obbiettivi:

1) creazione di 4 milioni di posti di lavoro al di fuori del settore primario → mantenimento della struttura occupazionale a vantaggio del secondario.2) raggiungimento dell'equilibrio nella bilancia dei pagamenti3) eliminazione del divario di reddito tra nord e sudLa programmazione veniva letta in chiave di dirigismo dal partito liberale di Malagodi che assicurò la DC di aver abbandonato la politica einaudiana. In più Confindustria era ostile all'intervento pubblico, e con l'intesa con la Confcommercio e la Confartigianato propose l'istituzione della Confintesa → organismo contrario alla dilatazione delle spese statali.Vi era un esigenza, dietro questo schema, di trovare un punto d'equilibrio tra iniziative private e intervento pubblico, combattere il disavanzo territoriale e realizzare la piena occupazione (Ispirazione Keynesiana e post Keynesiana della crescita). Confliggeva con il postulato dell'equilibrio automatico tra investimenti e risparmio.Allo schema di Vanoni vi furono varie obiezioni politiche: era corretto nell'individuazione dei veri problemi dell'economia italiana ma:

troppo ottimistico nel prospettare i tempi e i modi della loro soluzione Vanoni non precisava quale fossero i comparti produttivi essenziali allo sviluppo, ma indicava i

settori propulsivi sui quali lo stato si sarebbe dovuto impegnare (agricoltura, imprese di pubblica utilità, opere pubbliche e edilizia).

Per realizzarli: crescita reale del reddito effettivo del 5% pari sia al saggio naturale che a quello garantito incremento degli investimenti dal 21 al 25% (del reddito) pari aumento alla propensione al risparmio

crescita delle esportazioni del 60% e delle importazioni del 43%La svolta pianificatrice fu vincente non solo alla prova dei fatti ma anche alla luce dei profondi cambiamenti che stavano verificandosi nello scenario mondiale. Lo scenario Mondiale mostrava:

denuncia dei crimini sociali di Stalin da parte di Kursev 20° congresso del partito comunista bolscevico dell'unione sovietica crisi del colonialismo

Lo scenario Interno:mostra un opzione più netta delle partecipazioni statali per le frontiere aperte per il produttivismo:

1956 nasce il ministero delle partecipazioni statali 1956 l'Iri diventa uno strumento del progresso industriale abolizione con i trattati di roma dei vincoli protezionistici.

Il 10 Febbraio 1953 nasce l'ENI (ente nazionale idrocarburi) con a capo Mattei il quale portò in pochi anni l'impresa a livelli mondiali. Formò un management legato alla concezione dell'Impresa di stato e riuscì a segnare un percorso preciso nei rapporti tra paesi arabi e compagnie petrolifere, fissando benefici diretti e partecipazioni azionarie da parte dei paesi produttori alle società che gestivano l'estrazione di petrolio greggio.Nel lato dell'offerta lo stato compie vari progetti infrastrutturali (Autostrada dell'Iri, telefoni della Stet, acciaio a ciclo integrale della Finster) non che la nazionalizzazione dell'energia elettrica → nascita dell'ENEL 1962.

Qualche Dato.Tra il 1955 e il 1963 il sistema economico italiano si pose 3 obbiettivi fondamentali:

elevati investimenti produttivi stabilità del reddito equilibrio della bilancia dei pagamenti

che portò ad una rapida industrializzazione non accompagnata da inflazione e disavanzi nei conti con l'estero.Il primo punto rappresentava la componente più dinamica del reddito, non diede però luogo a un eguale aumento della domanda globale perchè la distribuzione del reddito si modificò a favore dei redditi d'impresa e non del lavoro.Ciò portò alla riduzione della propensione media ai consumi da parte della società essendo precettori di redditi da lavoro e non d'impresa i più inclini al consumo (togliere reddito a chi è portato a consumare di più per attribuire a chi consuma meno non poteva causare una contrazione del consenso collettivo). Così

si scongiurò il pericolo dell'inflazione per eccesso di domanda il sistema seppe assicurarsi la stabilità monetaria; la lira non solo non si svalutò ma anche si deprezzò

meno.In realtà i prezzi al consumo crescevano del 3-4% l'anno ma i prezzi ma i prezzi all'ingrosso si mantenevano quasi stabili e ciò influiva positivamente sulla competitività delle esportazioni italiane (sistema autopropulsivo). La competitività:

faceva crescere la produzione nei comparti dinamici in quelli non dinamici (orientati al mercato interno) la produttività cresceva meno dei salari.

Vi era la necessità di aumentare la produzione e l'efficienza dei comparti esportatori: nuovi posti di lavoro, dove la forza lavoro non assorbita veniva espulsa tramite l'emigrazione estera

verso altri paesi europei polarizzazione della crescita industriale in 3 regioni:

- Lombardia- Piemonte- Liguriache portò un immigrazione da sud a nord.La migrazione vide muoversi 2 milioni di persone ( una parte di cui fu assorbita dal terziario).

Il progresso fu visibile nel:1. Pil2. produttività totale dei fattori

3. prodotto per addettoi più alti e stabili nella storia del paese. Nel 1963:

investimenti fissi al 25%, reddito nazionale lordo. L'Italia è alla pari con la Germania e poi con il Giappone

tasso crescita del Pil 7% aumento delle esportazioni del 16% l'agricoltura cessava di essere il settore dominante sorpassata dall'industria e terziario sia in termini

di addetti che di valore aggiunto affermazione di un imprenditoria piccola e media di grande vitalità e fortemente competitiva

In Più: dilatazione dei consumi affermazione di un nuovo stile di vita → american way of life (automobili, lavatrici, frigoriferi,

motociclette, tostapane, tv, radio, coca-cola, dentifricio colgate, blue-jeans.) cambia il volto delle grandi città, nascita di quartieri popolari e primi grattacieli aumento di investimenti in edilizia con fenomeni di speculazione e corruzione villeggiatura di massa, nuovo mercato turistico

Nel 1962 si ha l'avvio della caduta degli investimenti, come conseguenza del rinnovo dei contratti di lavoro nel comparto della metallurgia. Sommata alla severa politica monetaria della Banca d'Italia per contrastare la pressione salariale sui prezzi e sulla bilancia commerciale → termine miracolo economico.

Le Occasioni Mancate

La battuta d'arresto del 1963Il 1963 fu uno spartiacque laddove la crescita economica raggiungeva il limite e si inceppava nel meccanismo che aveva consentito quel risultato.Negli anni 50 i lavoratori vedevano un declino delle retribuzioni, mentre dal 1961 al 1963 le videro crescere ad un ritmo più che doppio rispetto alla produttività, da qui derivò lo Shock salariale da cui si avvertirono subito gli effetti sulla distribuzione dei consumi e del reddito nazionale.

In un contesto internazionale di stabilità monetaria e con un economia che trae forza proprio dalle sue esportazioni, l'Incremento del costo del lavoro non solo ridusse la competitività dell'industria italiana sui mercati esteri ma diede luogo ad una crescita delle importazioni sostenute dalla domanda per consumo connessa alla maggiore capacità di spesa dei lavoratori.Da qui si osservò uno squilibrio commerciale preoccupante, che sommato ad un saldo della bilancia dei pagamenti passivo ebbe degli effetti acuti dalle prime reazioni dell'imprenditoria.Concorsero al deficit della bilancia dei pagamenti:

l'agricoltura: non fu in grado di rispondere alla nuova domanda di beni di consumo alimentare mutamento dell'interscambio: con l'aumento delle importazioni si ebbe una flessione dei prodotti che

avevano sorretto la crescita delle esportazioni nel decennio precedente (tessile, derivati del petrolio, mezzi di trasporto) mentre un'elevata rivalità continuò a caratterizzare la meccanica leggera, la chimica,l'industria dell'abbigliamento.

Per recuperare i margini perduti l'imprenditoria scaricò l'aumento del costo del lavoro sui prezzi, che causò delle tensioni inflattive che interessarono sia i prezzi al consumo che quelli all'ingrosso.L'estate del 1963 mostrava un quadro critico.Lo squilibrio con i conti con l'estero, l'avanzo dei consumi e dei prezzi, l'occupazione satura, la stanchezza tecnica degli impianti, il livello tecnologico modesto e l'instabilità della lira portò le autorità monetarie, che fino al 1962 avevano fornito liquidità al sistema agevolando gli investimenti produttivi e favorendo l'accesso al credito, furono costrette ad una manovra retroattiva volta a contenere la spirale inflazionistica, a capovolgere le aspettative di svalutazione e riequilibrare la bilancia dei pagamenti attraverso una contrazione della domanda globale.(Carli, nel Governo Zoli) aveva:

ridotto l'offerta di moneta imposto alle aziende di credito di arrestare il ricorso all'indebitamento estero per supplire alla

carenza di liquidità

azione governativa più decisa.Il Governo Moro (1963-1964):

rafforzamento dei controlli sul bilancio dello stato e degli enti locali provvedimenti fiscali incentrati sull'aumento dell'imposizione indiretta e sulla compressione dei

consumi.Gli effetti furono rapidi ed efficaci:

la conseguente crisi occupazionale concorse a sedare le rivendicazioni operaie e il rapporto tra produttività e salari ritornò favorevole a quest'ultima

trascurato dalle esportazioni il processo di crescita prende vigore alla fine del 1964 si ha un'inversione di tendenza della bilancia commerciale e una flessione sul

fronte dei consumi e dei prezzi.La crisi del 1963 dimostrò che il lavoro e il capitale non costituivano più risorse illimitate, come era sembrato negli anni del miracolo. Le modalità di impiego e remunerazione erano inefficaci in un'economia che si stava muovendo.Il tentativo operaio di conquistare un dividendo del miracolo economico, anche se contrastato con efficacia dall'imprenditoria, lasciò un segno indelebile che cessa tra gli anni 50 e i decenni successivi, mettendo in evidenza alcuni fenomeni:

flusso emigratorio verso l'Europa centro-settentrionale accentuarsi del dualismo (economico?) aumento delle esportazioni di capitale crollo degli investimenti in impianti e attrezzature l'industria italiana pur essendosi trasformata non era uscita dai comparti tradizionali l'espansione dell'industria focalizzata affluire della manodopera dal sud per non produrre ritardi allo sviluppo produttivo non ci si preoccupava accompagnarlo e sorreggerlo

con gli investimenti sociali necessari l'azione programmatoria non dava i risultati sperati

il crollo degli investimenti ebbe conseguenze sul livello occupazionale e sulla domanda dei beni di consumo e sulle dinamiche migratorie. Ciò portò ad una stretta creditizia che sommata alla mutata distribuzione dei redditi fece nascere una trasformazione del mercato mobiliare nel quale al predominio dei valori azionari si contrappose l'ascesa dei titoli a reddito fisso.

Le contraddizioni degli anni 60.dopo la crisi del 1963 vi fu un secondo shock dei salari nel 1969.L'economia italiana crebbe ancora a ritmi sostenuti:

conservando una relativa stabilità dei prezzi e un avanzo nelle partite correnti ripresero gli investimenti la spesa pubblica contribuì al sostegno della domanda si concretizzarono le relazioni industriali lieve incremento dei posti di lavoro

questa però fu definita la “stagione delle occasioni mancate”, poiché facendo convergere le attenzioni sui problemi di stabilizzazione non si seppe cogliere l'opportunità di rilanciare il processo di sviluppo economico e di risolvere o attenuare alcuni squilibri storici nazionali. In più la crescita degli anni del Miracolo Economico non fu accompagnata da:

trasformazioni delle istituzioni economiche e sociali definizione del ruolo dell'impresa pubblica e dello stato nella programmazione dello sviluppo

Andavano affrontati i problemi e gli squilibri sociali puntando ad una razionalizzazione dello sviluppo e colmando il divario nord-sud, creando le premesse per l'industrializzazione del mezzogiorno.

La stagione delle mancate occasioni vide l'avvio del processo di ristrutturazione industriale: sul piano tecnologico: ricerca di aumenti di produttività per ridefinire gli assetti organizzativi e

l'intensificazione dei ritmi di lavoro, ricorrendo a incentivi industriali. Sul versante finanziario: rafforzamento della posizione degopolistica dei grandi gruppi e creazione di

concentrazioni finanziarie (indennizzi + sovvenzioni pubbliche) → funzioni per raggiungere una

maggiore efficienza e acquisizione di imprese da parte delle maggiori società industriali che approfittano dello stato in crisi per consolidare la propria posizione (processo al quale non fu estranea l'impresa pubblica con l'ingresso nel capitale azionario dell'Olivetti e della Montecatini, estendendo le proprie partecipazioni alla quasi totalità delle imprese)

La presenza dello Stato nell'economia andava ulteriormente rafforzandosi anche se l'intervento statale era un modo per porre al riparo l'industria privata da situazioni di crisi in gran parte legate alla sua:

fragile costituzione cronica sottocapitalizzazione bassa capacità tecnologica provincialismo che relegava le imprese italiane a posizioni di domanda solo sul mercato interno

tradizionalmente protettovi fu una notevole diversificazione finanziaria:

1. EFIM (ente partecipazioni e finanziarie industria manifatturiera)→ sorge sulle ceneri del FIM (fondo per il finanziamento della meccanica)→ prese in carico le società dell'industria meccanica mai retrocesse ai privati→ ampliò l'ambito operativo all'alluminio, carta, vetro, prodotti alimentari, turismo→ collaborò ai piani per lo sviluppo del sud in associazione con la cassa per il mezzogiorno (= ospedale di salvataggio per le imprese in crisi e braccio di finanziamento per partiti di governo)

2. Fusione della STET (monopolio telefonico statale) e della SIP (energia elettrica) nel 19643. ENI: attua una linea di diversificazione operativa come supporto alle imprese in difficoltà:

Cefis che succede alla morte di Mattei in azienda, rafforza la presenza pubblica nei settori strategici acquisendo attraverso la SNAM (società nazionale metanodotti) il controllo dell'ITALGAS e sviluppando le attività legate alla chimica.

4. IRI: partecipò al processo di espansione dell'impresa pubblica e potenziò le proprie attività attraverso piani di ristrutturazione riguardanti la cantieristica (ITALSIDER) e la meccanica (Ansaldo)

La Diversificazione Finanziaria e Operativa avvenne tramite la partecipazione delle società elettriche soggette alla nazionalizzazione:

la SME (società meridionale di elettricità) si trasformò nel principale gruppo alimentare italiano SADE (travolta dalla tragedia del Vajont) si fuse con la Montecatini La Centrale rilevò un insieme di imprese Edison: rafforzò le partecipazioni nell'ambito della meccanica, del tessile, della chimica,

dell'alimentare, della distribuzione (Montedison)La ristrutturazione Industriale portò a dei cambiamenti nel sistema creditizio.La contrazione dei profitti sommata alla riduzione delle fonti di autofinanziamento fa nascere un Sistema Bancocentrico: mentre negli anni del miracolo economico l'autofinanziamento era stato la regola, dopo il 19 63 si ricorse sempre più frequentemente agli istituti di credito mobiliare, che si approvvigionarono emettendo obbligazioni collocate presso risparmiatori e acquisite presso le banche di credito ordinario.

Il Credito Immobiliare viene controllato dallo stato attraverso: sezione delle grandi banche dell'Iri Iri Isveimer Imi Mediobanca → costituzione e direzione di consorzi bancari per il collocamento di azioni e

obbligazioni industriali facilitando l'accesso delle grandi imprese pubbiche e private al mercato mobiliare

i Mutamenti sul piano produttivo:→ importanza strategica del comparto siderurgico: sviluppo degli impianti a ciclo integrale Finsider (piano sinegaglia). Pur ricorrendo necessariamente alle importazioni per l'approvvigionamento dei combustibili e delle materie prime compì ragguardevoli progressi, conquistando una posizione di rilievo e al servizio della meccanica

→ meccanica: presentava 1/3 degli addetti al manifatturiero, ed era il nucleo essenziale del sistema industriale italiano. Al suo interno risaltava l'industria automobilistica, al centro della quale risaltava la FIAT che assieme alla IFI (istituto finanziario industriale) e alle partecipazioni detenute dalla famiglia Agnelli era il più grosso raggruppamento industriale privato.Accanto al comparto automobilistico cresceva la produzione di motoveicoli leggeri, macchine agricole, macchine operatrici per il movimento della terra, elettrodomestici, macchine da scrivere e da cucire, macchine topografiche, armi da fuoco, strumenti di precisione più apparecchiature elettroniche e elettriche.Le Costruzioni Navali erano controllate dalla Italcantieri (finanziamenti per la flotta nazionale e per rilanciare a livello internazionale la cantieristica italiana).

→ L'industria chimica: distillazione e raffinazione di minerali accrebbe la produzione di acidi fertilizzanti e antiparassiti progressi nella chimica fine e delle specialità ( farmaci, adesivi, sigillanti, coloranti, detergenti e

impermeabilizzanti)→ Industria Tessile: continua a mantenere una posizione di rilievo in particolare cotoniera→ Comparti tradizionali: relativa rivalità nelle:

calzature concimi legno abbigliamento dolci conserve

→ industria elettrica: vide un'espansione economica nel dopoguerra grazie al crescere del fabbisogno. Il 69% della produzione di energia era fornita dall'ENEL, mentre il restante da autoproduttori e dalle società escluse alla nazionalizzazione.

L'aumento del consumo interno l'eccessivo sfruttamento dei bacini (?) sviluppo delle attività estrattive degli idrocarburi

fece si che la produzione termoelettrica superi quella idroelettrica.L'Energia Nucleare: ci fu il coordinamento del comitato nazionale per l'energia nucleare (Ippolito) e concorso delle principali società pubbliche e private. Così si realizzarono 3 centrali nucleari (Trino vercellese, Garigliano, Latina) dal 1963-1964. l'Italia diventò il 3° paese per potenza elettronucleare disponibile.

La Concentrazione Finanziaria è data da un'integrazione tra i diversi settori dell'economia, favorita dalla ristrutturazione del primario:

rafforzamento del processo capitalistico di produzione indebolimento della piccola proprietà contadina contrazione della superficie utilizzata cambio dei tradizionali indirizzi colturali

- calo dei cereali- espansione di oliva, agrumi e vite

cambia l'importazione zootecnica → allevamento stabilizzati aumento per la meccanizzazione per trovare uno sbocco alle produzioni industriali e porre rimedio

allo spopolamento delle campagne provvedimenti degli anni 60 si orientarono verso una linea di efficienza e aumento della produttività:

- azione di sostegno pubblico- interventi comunitari nell'ambito della Pac- 2° piano verde (Governo Moro) → incentivare il processo di meccanizzazione, ridurre i costi di produzione, riorganizzazione dei mercati agricoli- la Comunità Europea (1968) emette il Piano Macnicol: interventi strutturali per l'ammodernamento delle aziende agricole (aumento dimensione delle entità agricole , abbandono fondi scarsamente produttivi e riduzione della popolazione attiva impiegata in agricoltura)

l'Espansione del Terziario è favorito dal potenziamento delle infrastrutture: apertura di 2 trafori alpini potenziamento della rete ferroviaria, marittima e aereoportuare rafforzamento attività alberghiere

i suoi occupati superarono per la prima volta quelli del secondario: commercio, servizi, trasporti, comunicazioni, credito, assicurazioni.

La fine dell'Età dell'Oroalla fine degli anni 60 l'andamento complessivo dell'economia italiana era sostanzialmente positivo:

il sistema industriale dava segni di vitalità gli investimenti avevano ripreso il loro corso aggiustamento strutturale (a seguito della recessione) → recupero della produttività, assorbimento

dell'inflazione e del disavanzo nei conti con l'estero il paese era inserito nel contesto internazionale economia trascinata dalle esportazioni mercato ampliato.

Ma vi furono i seguenti problemi: progressivo peggioramento delle condizioni dei lavoratori tensioni valutarie crescita dei prezzi delle materie prime e dei combustibili

nel Settembre 1969 c'è lo sciopero nazionale dei metalmeccanici con cui comincia l'Autunno Caldo con intensi scontri sociali e un rinnovo contrattuale di tutte le principali categorie.Si possono osservare nuove conquiste sul piano economico ma anche operativo:

diritto di rappresentanza degli operai dignità del lavoro e dei lavoratori limitazione della mobilità interna restrizione dell'uso del cottimo e degli straordinari miglioramento degli ambienti di lavoro garanzie occupazionali → Statuto del lavoro nel 1970 : diritti fondamentali, libertà di organizzazione

e rappresentanza sindacale

tra il 1969 e il 1973 i salari crebbero a un ritmo medio annuo del 9% (2° shock salariale), un incremento quasi doppio rispetto quello della produttività. Così si ebbe un fallimento della politica dei redditi (contenimento degli incrementi salariali entro l'andamento della produttività media del sistema) che aveva consentito la ripresa nella seconda metà degli anni 60 contribuendo a frenare le tensioni inflattive.Di conseguenza → crisi internazionale gravissima:

crollo del sistema di Bretton Woods fine della stagione delle materie prime a basso costo il dollaro perde il valore storico di moneta internazionale abbandono degli usa del Gold Excange Standard → gli Usa non assicuravano più la convertibilità del

biglietto verde in oro → usa vedono compromessa la loro superiorità economica:→ stremati per le spese della guerra del vietnam→ pesante crisi finanziariaporta a una vistosa crescita dei prezzi, a un deficit della bilancia commerciale e ad un ondata speculativa nei confronti del dollaro.

L'inflazione, sommata alla presenza di una sensibile domanda di liquidità a livello internazionale porta nel 1971 Nixon ad abbandonare gli impegni di Bretton Woods:

abbandono unilaterale della parità aurea svalutazione del dollaro rispetto all'oro e a tutte le principali divise nazionali

si ha la fine del sistema dei cambi fissi e la libera fluttuazione della valuta statunitense e delle divise a essa collegate.

Nel 1973 tutti i paesi abbandonano la parità stabilita nel 71, portando ad un regime dei cambi fluttuanti e a un lungo periodo di mobilità monetaria.Nello stesso anno sorge un nuovo problema: emerse non solo il ruolo fondamentale del petrolio nelle economie dei paesi industrializzati ma anche le rigidità tecnologiche connesse con il suo impiego e la vulnerabilità dei paesi privi di giacimenti. Con la guerra dello Yom Kippur tra egitto, siria e israele, i produttori di petrolio aderenti alla OPEC (i maggiori produttori) decisero la graduale riduzione della produzione di greggio, un embargo sulle esportazioni verso i paesi che fornivano aiuti a israele e un aumento dei prezzi del petrolio.Grazie a ciò si ha il crollo dei sistemi di Bretton Woods e una crisi petrolifera.Ciò causò un'accentuazione della definizione di nuove aree commerciali e monetarie:

blocco occidentale (dominato dagli usa per 30 anni) si divide in 3 nuove aree economiche e valutarie:→ guidata dagli usa→ guidata dalla germania occidentale→ attorno all'economia del giappone

emergono i Nic (misero a dura prova l'economia italiana colpendo l'industria leggera) come l'est asiatico:

→ corea del sud→ hong kong→ singapore→ taiwan

l'Impennata del costo del lavoro comportò: un rallentamento della crescita economica una contrazione dei profitti ascesa dei prezzi delle materie prime e dei combustibili instabilità monetaria

gli imprenditori sono costretti a proseguire l'opera di ristrutturazione articolatasi a diversi piani (finanziario, tecnologico, territoriale). Si pose in discussione il vecchio modello fordista basato su:

vantaggi derivati dalla dimensione stessa degli operai efficienza produttiva basata sugli alti volumi di produzione omogeneità dei beni prodotti.

Si optò per una nuova impostazione, basata sulla: riduzione delle rigidità create dalla forza contrattuale dei lavoratori risposta adeguata della concorrenza basata più che sul prezzo su elementi di innovazione e variazione

del prodotto nuovo modo di concepire l'impresa e la sua presenza sul mercato → parola d'ordine flessibilità →

destrutturazione della grande impresa integrata verticalmente.Fu un processo lento e complicato per l'industria leggera.

Diverso fu invece il caso dell'industria pesante che come principale problema aveva la necessità di acquisire mezzi finanziari a basso costo. In più:

l'occupazione cresceva lentamente aumenti di produzione legati a investimenti poderosi

in questo caso le industrie trovarono diverse strade per far ricorso direttamente e indirettamente ai fondi pubblici. Vi furono sia ristrutturazioni sostenute da cospicui sgravi fiscali e contributivi:

incentivi per l'industrializzazione nelle aree depresse provvedimenti per la fiscalizzazione degli averi sociali estensione del credito agevolato aumento dei fondi di dotazione

sia restrizioni della dislocazione territoriale degli investimenti indirizzati in misura crescente al mezzogiorno. Ruolo determinante delle imprese di partecipazione statale, accollando all'area pubblica gli

oneri delle ristrutturazioni dei settori in crisi.

Nei Comparti ad alta intensità il principale problema fu fronteggiare la pressione salariale e creare un clima di efficienza. Nasce il decentramento produttivo che portò alla

riduzione degli occupati terzializzazione delle fasi intermedie o delle attività non strategiche

e quindi riduzione del costo del lavoro aumento della flessibilità accentuamento della pressione sindacale risparmio dei margini di profitto erosi dall'aumento del costo del lavoro modulazione dei volumi di produzione.

In Italia la Destrutturazione del sistema fordista e il riassetto del sistema industriale nel suo complesso portò: una deflagrazione delle attività produttive in imprese di piccole dimensioni proliferazione di numerose imprese non sorte come satelliti ma come iniziative autonome

il mezzogiorno non fu estraneo al processo.Si ottenne un nuovo tessuto industriale dinamico da cui scaturì una nuova realtà produttiva (terza italia).

L'Impresa pubblica la quale operò per: sviluppo della rete autostradale implementazione della rete telefonica completamento della rete di oleodotti per collegare l'Italia all'europa centrale interventi di edilizia pubblica raddoppio del polo siderurgico di Taranto

venne chiamata ad: azione anticongiunturrale di investimento e di garanzia occupazionale promuovere lo sviluppo di aree depresse produrre svariati beni soggetti a importazione regolazione della concorrenza e dei monopoli gestione di attività di base in alternativa a iniziative private.

Tra Espansione e Recessione.La Crisi Monetaria, lo Shock Petrolifero, l'Incremento del Costo del Lavoro, la Concorrenza dei Paesi Emergenti indussero le imprese ad avviare un processo di ristrutturazione, minando anche alle fondamenta la stabilità del sistema economico italiano.

La Fase Espansiva del 1960 si esaurì nel 1971: Pil ha un tasso di crescita reale del 1,6% la produzione industriale si ridusse assieme agli investimenti e ai consumi flessioni delle occupazioni a seguito della crisi del settore edilizio, alle difficoltà governative

dell'industria e all'uscita di manodopera dall'agricoltura crescita della spesa pubblica che non fu sufficiente a sfidare la crescita economica, poiché il sostegno

della domanda globale venne dall'aumento della spesa per consumi pubblici mentre mancò un efficace azione nel campo degli investimenti. Le prestazioni previdenziali e saltuarie furono stimolate:

- dalla crescita della popolazione assistita- dall'indicizzazione dei trattamenti previdenziali- dall'aumento dell'erogazione di sussidi per la disoccupazione- introduzione di pressioni sociali.

La riforma tributaria (per provvedere alla copertura dei costi cospicui dello stato) prevede la riorganizzazione delle imposte dirette (sul reddito) e delle imposte indirette (Iva nasce nel 1972). ciò non impedì la crisi fiscale poiché il gettito complessivo non riusciva a compensare l'intervento della spesa pubblica.

Tra il 1972-1973 si ha un inversione di tendenza, con i tassi di crescita vicini al miliardo. Ma la stagione è caratterizzata da:

inflazione crescita dei salari svalutazione della moneta

così nel 1973 si abbandonò la difesa della parità ufficiale portando ad un inflazione senza precedenti.

Il secondo governo Andreotti (72-73) per frenare la spirale inflattiva si impegnò a tenere sotto controllo i conti dello stato e introdusse il blocco dei prezzi di alcuno beni di largo consumo (provvedimento aggirato facilmente dalle imprese).Durante il governo:

crescenti tensioni monetarie squilibri della bilancia dei pagamenti

porta la Banca d'Italia ad attuare una politica restrittiva: innalzamento del tasso di sconto vincolo del portafoglio → impose alle banche di destinare una quota fissa degli impieghi in titoli di

stato o garantiti dallo stato.Ciò si tradusse in una modificazione degli attivi bancari, e quindi ad:

crescita dei titoli del tesoro diminuzione degli impieghi a favore delle imprese.

Le tensioni Inflattive nascono dall'errata percezione delle concause che avevano determinato lo shock petrolifero, quindi non dalla scarsità dell'oro nero ma dalle strategie commerciali di ricollocazione del greggio da parte delle grandi compagnie petrolifere multinazionali.Data la particolare struttura del paese dell'offerta di energia → Italia fu il paese che si seppe meno adattare alla lievitazione dei prezzi relativi per:

altissima concentrazione degli impieghi industriali del petrolio la produzione energetica poggiava sul combustibile fluido

si doveva quindi diminuire il grado di dipendenza degli approvvigionamenti esteri di petrolio e il suo peso nella struttura di tutti i consumi di energia.

La riduzione delle importazioni di greggio (ricadute poi sul piano della produzione e dell'occupazione)

politiche di aggiustamentoportano, nel quarto Governo Rumor ad attuare un Piano di Austerity:

blocco della circolazione automobilistica nei giorni festivi chiusura anticipata di uffici e negozi riduzione dell'illuminazione pubblica

→ provvedimenti ininfluenticiò venne fatto per fronteggiare l'emergenza petrolifera, ma comportò un venir meno della fiducia nello sviluppo perchè manca la fonte di energia.

L'instabilità economica portò ad una forte Crisi Politica. Il centro sinistra si trovava in difficoltà quando ci sarebbe stato bisogno di solidità e continuità nella direzione del paese. Si doveva infatti far fronte a:

crisi economica contestazione operaia rivoluzioni culturali del 1968 diverse forme di disobbedienza civile dimostrazioni in piazza contro la guerra del Vietnam

Era in gioco la sopravvivenza delle istituzioni democratiche, messe a dura prova dagli atti terroristici.Tra il 1972-1973 i governi a guida democristiana vengono sorretti da fragili coalizioni: il PSI e il PC sono a favore di un nuovo organico di centro-sinistra, il quale trova espressione nel Governo Rumor appoggiato da: socialisti, socialdemocratici e repubblicani.

Vi era infatti il convincimento che un programma di risanamento economico, richiedendo pesanti sacrifici alla popolazione, necessitasse di un più ampio consenso delle forze politiche dell'arco costituzionale che aprisse la via ad un governo di svolta democratica.

Nel 1974 si riscontrano le recessioni più gravi del dopoguerra: la chimica fine, la meccanica di precisione e i settori a tecnologia avanzata risentirono dello scarso

sviluppo degli investimenti nel campo della tecnologia e della ricerca scientifica perdita di terreno da parte del tessile, dell'abbigliamento, delle calzature ad opera dei paesi di più

recente sviluppo (basso costo della manodopera).La Stagflazione (fenomeno per cui l'aumento dei prezzi si presenta assieme ad una mancanza di crescita economica) era un fenomeno nuovo: nelle crisi precedenti in cui si era presentato un eccesso di capacità produttiva, la stagnazione era stata accompagnata da una caduta dei prezzi.In questo caso la recessione nata da politiche monetarie e fiscali restrittive, volte a contrastare gli effetti dello shock petrolifero, si manifestò con:

un'accelerazione dell'inflazione aggravamento della crisi occupazionale impennata dei prezzi delle materie prime svalutazione della lira (aumentava le tensioni inflattive) flessioni delle esportazioni, causata da:

- repentino sviluppo della domanda interna → tendenza a soddisfarla per prima- insufficienza di offerta dovuta agli scioperi che non facevano rispettare i termini di consegna

nel 1974 si osservò un deficit nella bilancia dei pagamenti. Si decise di affrontare il problema con una politica economica e monetaria di maggior rigore:

stretta creditizia della Banca d'Italia che si protrasse fino al 1975 quando il razionamento del credito venne eliminato

provvedimenti eccezionali volti a limitare il trasferimento di banconote a valuta estera.

Nello stesso anno nasce la Consob (commissione nazionale per le società e la borsa). Fornisce ossigeno alle imprese incentivando la raccolta di capitale a rischio regolamentazione del mercato borsistico

introdusse norme in materia di pubblicità dei bilanci e informative degli azionisti.

Nel 1975 la crisi si manifesta in tutta la sua gravità: PIL in crescita reale negativa indice della produzione negativo crollo degli investimenti dei consumi e delle importazioni le esportazioni crebbero del 4% debito estero pesante debito interno crescente spesa pubblica in continua espansione rallentamento nella progressione delle entrate

La forza dei sindacati impedì che il peso della crisi si scaricasse sui salari. Vi fu un accordo sulla scala mobiliare tra la Confindustria (Agnelli) e le organizzazioni sindacali, che vide una rivalutazione del meccanismo di indicizzazione → crescita dei salari nominali → stimolò l'inflazione penalizzando le imprese (nuovo aggravio generalizzato dei costi). Ciò avvenne quando il paese urgeva di:

porre rimedio alla grave crisi della chimica e della siderurgia procedere al risanamento della maggior parte delle imprese statali liberare le banche dall'onere dei crediti di dubbia esigibilità sviluppare il mercato di capitali e un circuito finanziario adeguato alle dimensioni industriali del

paese.Il sistema delle partecipazioni statali raggiunge il suo punto di massima espansione nel momento in cui la formula dello stato imprenditore viene messa in discussione dalla crisi economica.

Dalla Grande Inflazione all'Euro.

La Crescita Frenata.Le elezioni amministrative del 15 giugno 1975 vedono uno spostamento dell'elettorato a sinistra:

DC, Pli e Psdi sconfitti Pci investito dalle responsabilità di governo in numerosi comuni e province

il clima internazionale era il seguente: rapporti tra usa e urss differenziazione tra le posizioni del comunismo sovietico e quello dei partiti comunisti occidentali

le elezioni politiche del 2 giugno del 1976 vede il DC con il 38,7% dei voti, e il PCI con il 34,4% dei voti (era la principale forma di opposizione, ma non avvenne il sorpasso).

L'emergenza sociale ed economica del paese richiedeva un governo di unità nazionale costruita su un terreno di valori comuni ai 2 grandi partiti popolari.→ strategia della tensione→ sanguinosa catena di violenze→ braccio di ferro tra sindacati e categorie imprenditoriali→ economia compromessa dalla crisi valutaria e dall'inflazioneporta a una formazione di una maggioranza sostenuta attraverso la non sfiducia del Pci (elezione di Igrase, leader del pci, alla presidenza della camera)

1976: è un anno di cambiamenti sia a livello mondiale (ripresa della produzione e dello sviluppo internazionale) sia in Italia:

il pil cresce del 5,9% aumento della produzione industriale del 12% rilancio degli investimenti, della produzione e dei prodotti esportazioni come componente dinamica.

Si ebbe una ripresa economica, che ebbe effetti destabilizzanti sui rapporti con l'estero → squilibrio della bilancia dei pagamenti.La funzione trainante dell'italia era data dalla:

svalutazione del cambio diminuzione del costo del lavoro per unità di prodotto aumento della produttività

che consentirono l'uscita dalla stagflazione.Il Governo Andreotti mise in atto un Governo di risanamento con obbietivo:

blocco dell'inflazione riequilibrio dei conti con l'estero

attraverso: contenimento della spesa aumento delle entrate tributarie ridimensionamento dei consumi riduzione del costo del lavoro investimento pubblico per mantenere alto il livello produttivo che controllando la produzione si

sarebbe potuta deprimere nell'ambito - dell'edilizia- dell'agricoltura- dell'energia nucleare

riordino della finanza locale riconversione industriale riassetto delle partecipazioni statali rigidi limiti all'indebitamento

obbligo del pareggio di bilancio divieto di nuove assunzioni a comuni e provincie

Nel 1977 viene istituito il Cipi (comitato interministeriale per la politica industriale) e il Fondo per la ricostruzione e la riconversione → concessione di crediti agevolati a favorire piani di ristrutturazione delle imprese attraverso una legge:

rilancio della programmazione riorganizzazione dell'azione politica industriale sui piani di settore per i comparti automobilistici,

siderurgico e chimico.Aumento dei fondi di dotazione Iri, Eni, Efim e Gepi.

Sempre nel 1977 si ha il superamento della fase più acuta della crisi valutaria: nuovi prestiti internazionali dalla Cee e dal Fmi necessari per ripianare il deficit della bilancia dei

pagamenti pari conto con l'estero, altri saldi positivi → abolizione delle restrizioni monetarie introdotte nei mesi

precedenti e discesa graduale del tasso di sconto diminuzione dell'inflazione rivalutazione della lira sul dollaro rallentamento della crescita del costo del lavoro e dei prezzi dei beni importati buoni livelli di crescita del Pil.

I problemi erano i seguenti: inefficaci le misure per fornire l'occupazione giovanile disavanzo corrente nel settore pubblico aumenta del 58% rispetto all'anno precedente balzo in avanti di nuovo per la spesa pubblica:

- prestazioni sociali - riforme nell'ambito del Wellfare (sanità e politiche abitative) → nasce il servizio sanitario nazionale e la tutela alla salute- sviluppo dell'apparato amministrativo conseguente alle istituzioni delle regioni a statuto ordinario (1970)crescono i bisogni dello stato, quindi il debito pubblico, e vengono emessi un maggior numero di Bot.

Sul piano sociale si mise in atto la politica della fermezza (1976-1978) governo Andreotti, che assieme alla solidità dei partiti dell'anno costituzionale si riuscì a contenere i movimenti eversivi → tenuta del sistema politico.La stabilità del governo venne garantita dal voto del Pci in favore al 4° esercizio Andreotti. Ciò venne imposto dalla direzione delle circostanze. Il fine del processo politico andava in fine di una soluzione unitaria a causa:

assassinio di Moro (leader democristiano) principale assertore di questa prospettiva nel 1978 difficoltà del Pci di affrancarsi dai suoi vecchi retaggi e la sua posizione di arroccamento sulle

rivendicazioni più radicali del movimento operaionel 1979 ci sono altri 2 eventi:

dopo Leone diventa Pertini il nuovo presidente della repubblica (socialismo italiano)- > larghissima base di consumo che assicura una difesa delle istituzioni democratiche in anni di difficoltà e incertezze.

Elezione di Giovanni Paolo II che si adoperò per la pace, il rispetto per i diritti umani e l'aiuto ai paesi sottosviluppati → protagonista della scena internazionale

nello stesso anno la crescita proseguì rigorosa: incremento della produttività, degli investimenti e dei profitti vivace andamento delle esportazioni

ma vi sono preoccupazioni su diversi fronti: inflazione superiore agli altri paesi europei disavanzo nei conti con lo stato elevato tasso di disoccupazione giovanile debito pubblico uguale al pil rigidità del mercato del lavoro e dei meccanismi salariali. Volano nella spirale inflazionistica e

ostacolo alla ristrutturazione dell'apparato industriale.

Di conseguenza venne seguito un atteggiamento prudenziale dalla Banca d'Italia, con a capo Baffi che pose in evidenza la necessità di indipendenza della Banca d'Italia dal ministro del tesoro. L'obbiettivo era il controllo della base monetaria e la lotta all'inflazione. Con lui si abbandona l'Idea di sostenere la crescita industriale attraverso strumenti volti ad agevolare il ricorso delle imprese all'indebitamento.Si sceglie una politica di razionamento del credito:

aumenta il tasso di sconto e i tassi sulle operazioni di credito agevolato irrigidimento della disciplina della riserva obbligatoria reintroduzione dei massimali sull'espansione degli impieghi bancari.

La Crisi dell'Impresa Pubblicagli Anni 70 vedono un clima di distensione grazie all'azione mediatrice del segretario di stato e di Nixon.Essi si chiusero con profondi mutamenti internazionali:

Intervento Sovietico in Afghanistan (1979) → richiamo dell'attenzione sulla delicata situazione meridionale e sul ruolo dei paesi produttivi di petrolio

guerra in Iran Breznev cercava di sostenere con difficoltà l'egemonia russa nel mondo socialista e di fronteggiare i

tradizionali problemi dell'economia nazionale crisi economica e politica degli Usa : arriva Regan (destra) alla casa bianca→ linea di

contrapposizione nei confronti dell'Urss sul piano dei rapporti internazionali, e politica economica volta a ridurre la pressione fiscale, a contenere il debito pubblico e frenare la circolazione monetaria.

In Gran Bretagna i conservatori tornati al potere con la Thatcher si trovarono impegnati nel difficile compito di arrestare il lungo declino dell'economia britannica, tramite una politica economica liberista (contenimento spesa pubblica, privatizzazione, misure monetarie deflattive)

nella Repubblica Federale Tedesca si ha la formazione di una coalizione di demo-cristiani e liberali → problemi alla disoccupazione e al risanamento del bilancio

Francia: socialisti e comunisti salirono al governo con una politica interventista nazionalizzando numerose imprese industriali e creditizie.

L'Italia:→ con il 68 aveva contribuito al rinnovamento e alla modernizzazione del Paese. La rivoluzione sessuale, il femminismo, la rappresentanza politica, il nuovo diritto di famiglia (parità dei coniugi) aveva creato nuovi scenari esistenziali. La società vide una rapida trasformazione:

crescita della popolazione residenziale redistribuzione geografica a favore del mezzogiorno innalzamento della vita media processo di urbanizzazione analfabetismo sceso al 3% forte crescita dell'istruzione secondaria e universitaria manodopera agricola scesa assieme a quella industriale e a favore del terziario crebbero i livelli retributivi, i consumi alimentari, la disponibilità di beni di consumo durevoli miglioramento della qualità della vita.

→ Zone d'ombra: criminalità organizzata posizioni di rendita inquinamento ambientale collegamenti interni tra decisioni politiche e interessi economici

→ Industria: cambiamento delle dimensioni delle unità locali incremento delle piccole medie imprese

quindi decentramento produttivo in alto non tutti i settori si erano mossi allo stesso ritmo:

- contrazione delle industrie estrattive, chimiche e alcuni comparti tradizionali, - irrobustimento di imprese legate alla lavorazione dei metalli, alla meccanica di precisione,

all'elettromeccanica, all'elettronica e a quelle con elevato contenuto tecnologico emerse l'imprenditorialità e il lavoro nero

→ sul Piano politico abbiamo la fine dei governi di solidarietà nazionale: vivaci contrasti interni ripresa del terrorismo Pc molto forte elettoralmente fallisce il tentativo di stabilizzare l'economia italiana nel quadro di un consenso generalizzato

all'intera base socialela soluzione la si trova nel Pentapartito: coalizione costituita attraverso calibrati dosaggi nella ripartizione delle cariche tra DC, PSI, PSDI, PRI, LIBERALI → finirono per divenire simbolo di immobilismo più che di innovazione.

Nel 1980: → il Pil presenta una flessione nella crescita→ l'inflazione accelera→ bilancia dei crediti in passivo, e quindi si attua una politica di razionamento del credito→ Fiat: crisi delle organizzazioni sindacali, con conseguente peggioramento delle relazioni industriali e politica di riduzione dell'occupazione (dimissioni agevolate, casi a integrazioni, prepensionamenti ). Si ha così la fine del grande ciclo sociale iniziato con l'autunno caldo → stabilizzazione nelle relazioni industriali.

→ difficoltà congiunturali: aggravo della situazione dei conti dello stato e difficoltà della posizione delatoria delle imprese pubbliche (che beneficiavano della politica dei salvataggi e degli incentivi a pioggia). Così ci fu un flusso di risorse verso l'Iri, Eni, Efim, Gepi.Governo Spadolini: il primo a guida laica, operò per il risanamento delle partecipazioni statali, attraverso il ricambio dei vertici degli enti pubblici:

Iri = Prodi Eni = Reviglio Efim = Valiani

questo periodo venne chiamato la “stagione dei professori”: pesanti tagli occupazionali costosissimi piani di ristrutturazione della siderurgia e della cantieristica

tramite questi ultimi punti si ebbe un recupero parziale di efficienza produttiva. La Legge Prodi del 1979 sull'amministrazione straordinaria delle imprese in crisi , che finì per assumere i connotati delle tradizionali politiche di salvataggio, era nata con l'intento di razionalizzare e regolarizzare con procedure speciali la gestione di grandi aziende.

→ fine dell'attività della cassa del mezzogiorno, sostituita dall'Agensud che aveva sempre funzione di finanziamento.

Le iniziative degli anni 80 sono contornate da interminabili liti giudiziarie e vivacissimi contrasti all'interno dei partiti di governo. Nel paese manca la volontà politica forte: la faticosa sopravvivenza del sistema a partecipazione statale aumentò la consapevolezza della necessità di ritorno al mercato: i primi claudicanti tentativi di privatizzazione misero in evidenza le conseguenze negative della progressiva deformazione del rapporto tra intervento statale, imprese private e mercato.

L'Agricoltura presentava: disfunzioni e disorganicità dei provvedimenti di sostegno ritardo nell'attuazione di direttive comunitarie alla ristrutturazione del settore l'inflazione dava ad essa una morsa soffocante eccedenze produttive esigui margini di ricavo sul raccolto

portano ad una crisi al sostegno dei prezzi adottati dalla cee, i contadini si avvalgono sempre più delle agenzie di ammasso, lo stato è costretto sempre più a intervenire per difendere i prezzi agricoli e i redditi acquistando le eccedenze.

I problemi esogeni derivavano dalla forza del dollaro, che portò ad un aumento dei prezzi d'importazione del petrolio e delle principali materie prime, problema accentuato dal rallentamento delle parità dello Sme che portò alla svalutazione della lira.

Nel 1981 si ha il “divorzio” tra Banca d'Italia e il Tesoro. La banca venne così sollevata dall'obbligo di assorbire tutti i titoli del debito pubblico non collocati sul mercato:

separazione tra politica monetaria e gestori del debito pubblico indipendenza del tesoro nella determinazione degli obbiettivi e degli strumenti di politica monetaria

da parte della banca d'Italia.Con il Governo Ciampi (1979-1993) la Banca d'Italia:

mostrò forza e autorevolezza nel sostenere alti tassi di interesse e nel contrastare l'inflazione resistenza a finanziare in moneta i disavanzi di bilancio e a compensare interamente con scivolamenti

di cambio la maggior crescita dei costi interni.Le imprese quindi, non potendo più contare sulla svalutazione della lira (inflazione e svalutazione erano state le vie più svelte per continuare a crescere):

nuovi investimenti produttivi sviluppo dell'innovazione tecnologica per mantenere alto il livello di competitività.

Il Governo Spadolini faticò a compiere progressi sulla strada del risanamento economico: la spesa pubblica presentava proporzioni allarmanti:

pagamenti per pensioni assegni a favore dei cassaintegrati trasferimenti alle imprese per opere di ammodernamento e di ricerca tecnologica-

la spesa pubblica alleviò il peso sociale della disoccupazione, e aiutò le imprese ad allontanare i lavoratori eccedenti senza andare incontro a lotte sindacali, MA portò a diseconomie per la finanza pubblica.

La Spesa pubblica, sommata a: modello del wellfare: volto ad assicurare a tutti i cittadini una migliore qualità della vita:

- estensione del diritto alla pensione- rafforzamento delle strutture e dei servizi sanitari- programmi di edilizia popolare

capitolo della pubblica amministrazione:- incremento degli addetti- trasferimenti a favore delle imprese pubbliche destinati a riparare i disavanzi di gestione e a implementare i fondi di dotazioneincisero sul deficit. Per risolvere il problema si effettuò:

tagli sulla spesa pubblica aumento dell'imposizione fiscale ticket per i servizi sanitari e medicinali

che portò a una reazione da parte dei consumatori e dei sindacati. Questi provvedimenti vennero resi inefficienti dalla Banca d'Italia che aumentò i tassi di interesse, aumentando dunque il costo relativo al servizio del debito pubblico.

La Guerra di Stabilizzazione:tra il 1983 e il 1992-93 (crisi) si ebbe la fase espansiva più lunga. I Fattori endogeni di questa fase furono:

aumento degli investimenti accelerazione della ricostruzione dell'apparato industriale e diffusione di nuove tecnologie grazie a

- concorrenza esercitata dai paesi asiatici- allargamento della comunità europea- segmentazione dei mercati finanziaria

dinamismo delle piccole e medie imprese sviluppo di un vasto reticolo di distretti e comprensori industriali → mettono in luce una parte

consistente della provincia italiana → specializzazione competitiva orientata nel crescente mercato del Made in Italy

formule organizzative leggere che conferivano un maggior grado di flessibilità agli impianti → si rispondeva meglio ad una domanda sempre più attenta agli aspetti qualitativi e innovativi dei prodotti.

Gli italiani sono risparmiatori e investitori nel mercato azionario , azioni raccolte dalle aziende di credito e fondi comuni d'investimento.

La fase espansiva vede una situazione di attivismo economico: l'italia è un paese moderno, dinamico, orientato sempre più ai mercati internazionali. Vi furono notevoli progressi sociali , passando da un paese povero con una minoranza di ricchi a un paese ricco con una minoranza di poveri (pensionati, disoccupati, precari). Ci fu un accrescere di disponibilità economiche pur con una difficoltà di distribuzione di redditi, consumando di più e diversamente.

L'Italia divenne la terza potenza industriale dell'occidente: aumento del pil, dei consumi, dei saggi di accumulazione e degli investimenti diminuisce il costo del lavoro inflazione stabile riduzione dei prezzi petroliferi → riduzione del valore delle importazioni → attivo nella bilancia

commerciale aumento delle esportazioni

grazie al periodo prospero nacquero alchimie societarie e nuovi condottieri: Gardini della Montedison assieme a Eni formarono la Enimontil gruppo storico del capitalismo italiano:

Riva e Lucchini (siderurgia) Orlando (metallurgia) Pesenti (cemento) Marzotto (tessile) Agnelli (fiat)

Il clima ottimistico è influenzato anche da Fattori Esogeni, rilanciando il progetto di integrazione economica: il 1 luglio 1987 viene emanato l'atto unico (si rivede i trattati del '57). Esso pone le basi per una maggiore integrazione tra i paesi della Comunità Europea, tentando di comporre il quartetto inconciliabile (Padoa Schioppa ne fu l'artefice) di:

completa mobilità di capitali piena libertà degli scambi tassi di cambio fissi autonomia nazionale nella conduzione della politica monetaria

Con le indicazioni dell'Atto Unico si affida a un comitato (Delors + governatori banche centrali + esperti esterni) il compito di studiare e proporre le tappe complete per giungere all'unione economica e monetaria. Il rapporto presentato da Delors nel 1989 conteneva i contenuti recepiti nel 1992 nel Trattato di Maarstricht → UE, e prevedeva un processo di integrazione economica e monetaria da attivarsi in 3 fasi:

1. completamento del mercato interno: eliminazione delle barriere fisiche, tecniche e fiscali nell'ambito della Comunità Europea e liberalizzazione dei movimenti bancari e dell'offerta dei servizi bancari

2. più stretta integrazione delle politiche economiche degli stati membri: fissazione di regole vincolanti per evitare disavanzi pubblici eccessivi

3. definitivo passaggio della politica monetaria e economica dei singoli stati agli organismi comunitari.

L'Urss con a capo Gorbaciov andava incontro ad una politica di cambiamento e trasparenza. Nel 1987 ci fu un accordo tra Urss e Usa che portò allo smantellamento dei missili a media e corta gittata del teatro europeo.

La ristrutturazione economica degli anni 70 assieme alla favorevole congiuntura internazionale ebbe effetti positivi sull'economia italiana. MA durante i 2 Governi Craxi si presentarono grandi problemi strutturali:

situazione occupazionale: dal 1984 al 1994 l'Italia era l'unico paese industrializzato a registrare una diminuzione degli occupati. Ci fu un emorragia occupazionale nel settore industriale nel quinquennio 1986-1990 dove perse ben 2 milioni di posti di lavoro → cassa integrazione, sussidi di

disoccupazione, prepensionamenti. Pericolo per la stabilità monetaria in quanto tenendo alto il livello di domanda e accrescendo

l'offerta di moneta alimentavano la spirale inflazionistica. L'apice venne raggiunto nel 1985, di seguito ci fu un miglioramento dell'esercizio precedente ma nel 1987 riprese ad aumentare annullando i progressi degli anni precedenti.

Da qui nacque una guerra di stabilizzazione, ed attraverso il contenimento della spesa pubblica, la voglia di capitalismo e la persistenza dello stato portò ad insuccesso. Insieme al carattere provvisorio dei governi, le divergenze politiche si ripercossero sulle scelte finanziarie che aggravarono il deficit.Ciò portò a una ridistribuzione del reddito a danno delle imprese e dei ceti più debiti.

Il Risanamento EconomicoLa recessione del '92-93 potò alla crisi. Assieme ad essa vi erano altre situazioni:

clima internazionale : dissoluzione unione sovietica → conflitto jugoslavo clima interno: disoccupazione, deficit, speculazione della lira (momento delicato) Guerra del Golfo: occupazione del Kwait da parte dell'Iraq di Saddam crisi politica: tangentopoli e schierarsi del regime partitocratico (nuovo sistema maggioritario a turno

unico → quota proporzionale di attribuzione dei seggi)- dissolvimento graduale della DC → viene meno la condizione che aveva riunito i cattolici sotto uno stesso partito - eclisse del PS travolto dalla bufera giudiziaria di mani pulite- dallo scioglimento del partito del PC nacque il partito democratico della sinistra → scissione di una parte (rifondazione comunista)- nasce la lega nord di Bossi e Forza Italia di Berlusconi e Alleanza Nazionale.

Sottoscrizione dei trattati di Maastricht il 7 Febbraio 1992 da parte del 7° Governo Andreotti. Impegnava i firmatari al rispetto di rigorosi parametri necessari per accedere il 1 gennaio 1999 alla moneta unica europea (euro)

il nuovo governo esecutivo guidato da Amato nel 1992 (socialista) con il DC, PSI, PsPi e PLI, è costretto ad una nuova politica di aggiustamento:

risanamento finanziario → conseguenze sul piano del reddito e dell'occupazione deficit di bilancio:

- tagli alla spesa pubblica- aumento delle entrate attraverso prelievi fiscali che colpirono i depositi bancari, gli immobili, i beni di lusso, i redditi da lavoro autonomo e i redditi delle persone fisiche.- riforme: sistema pensionistico, sanità, lotta all'evasione fiscale e dismissione di beni demaniali- accordo sindacale sul contenimento del costo del lavoro

la Banca d'Italia impegnata nella difesa della lira (oggetto di attacchi speculativi) bruciò 53000 miliardi di riserve. Fu un tentativo vano perchè:

- svalutazione della lira del 7% nei confronti delle altre monete europee- chiusura del mercato dei cambi - aumento del tasso di sconti- uscita dell'italia in modo informale dalla Sme ma venne meno l'impegno di stabilizzare la lira sulla nuova parità → svalutazioneSi temeva una crisi finanziaria → l'italia era sotto lo stretto controllo della Moody's, ma la crisi finanziaria non avvenne perchè grazie alla fermezza con cui operò il Banco d'Italia, rigore del governo e solidarietà internazionale. Il governo Amato effettua la prima manovra finanziaria di emergenza per 30000 miliardi. La finanziaria del 1993 fu la manovra più pesante, che portò in avanzo l'esercizio del 1992 ma mantenne il debito pubblico al 108% del Pil.da qui si ebbe una stabilizzazione attraverso uno sforzo gigantesco. Nel 1998 si rispettavano 4/5 dei parametri di Maastricht → euro.

I conti con l'estero risentivano dell'andamento delle importazioni e della contrazione delle esportazioni e del peso del servizio del debito estero

attacchi della mafia alle istituzioni (23 maggio 1922 Falcone, agosto '92 Borsellino) che influì negativamente sulla credibilità politica e finanziaria del paese

aumento della disoccupazione

caduta della produzione industriale ridimensionamento dei comparti storici (olivetti-computer, fiat, Finsider- siderurgia, Enimont -

chimica, piccole-medie imprese). Crescita del lavoro e del denaro → trasferimento degli investimenti all'estero (oriente)

Le PrivatizzazioniLa manovra di stabilizzazione comportò delle Privatizzazioni:la causa principale furono sia i debiti finanziari e le perdite per l'Iri, Enel e Eni, sia il dissesto finanziario, che fece partire dei provvedimenti per raggiungere i parametri del trattato di Maastricht.Le privatizzazioni vennero presentate al governo come strumento volto a ridurre lo stock di debito accumulato. Si diede l'avvio alla manovra con il decreto legge 11 luglio 1992 “mirati e urgenti peri il risanamento della finanza pubblica”: trovò riscontro nel documento di programmazione economica e finanziaria del 1993: le privatizzazioni dovevano essere utilizzate per ridurre il debito pubblico e non per ridurre il disavanzo ne per diminuire le spese.Venne istituito un fondo per l'ammortamento dei titoli di stato destinato a raccogliere il ricavato delle operazioni di vendita → dal 1993 al 2004 conferirono circa 89000 milioni di euro.Inoltre avrebbero dovuto:

aumentare gli introiti dello stato promuovere l'efficienza economica ridimensionare la mano dello stato nell'economia stimolare l'allargamento della proprietà azionaria creare le condizioni per una maggiore concorrenza e competitività sviluppare il mercato nazionale dei capitali

le privatizzazioni richiedono importanti cambiamenti istituzionali e legislativi: trasformazione obbligata e immediata di Iri, Eni, Enel, Ima in società per azioni: immissione delle

azioni sul mercato finanziario e vendita ai risparmiatori privati. Controllo di Imi, Iri, Eni, Enel, Ima e Banca d'Italia al tesoro il quale avrebbe esercitato i diritti

dell'azionista riforma della legge bancaria del 1993 che sopprime la tradizionale distinzione tra credito a lungo e a

breve termine → per consentire alle banche di credito ordinario di operare nel mercato delle azioni ordinarie di operare nel mercato delle azioni, che portò un ampliamento del mercato. I priati non sarebbero stati in grado di assorbire tutti quei titoli da soli.

Divorzio definitivo tra BC e Tesoro che diventa indipendente abolizione del ministero delle partecipazioni statali il 30 Giugno 1993 : nasce il comitato permanente di consulenza globale e di garanzia alle

privatizzazioni legge 27 settembre 1993 emesse partecipazioni dirette e indirette del tesoro.

Le Privatizzazioni ebbero delle Cause Esogene in Europa: Accordo Savona-Van Miert: ricapitalizzazione della siderurgia (allora in crisi) a patto di una sua

privatizzazione l'UE considerava incompatibile con il mercato interno ogni aiuto statale della libera concorrenza. protocollo siglato dal ministro degli Esteri Andreatta e dal commissario alla concorrenza Van Miert

→ impegnava il governo italiano a ridurre entro il 1996 l'indebitamento delle imprese pubbliche riportandolo a livelli accettabili per un investitore privato operante in condizioni di economia e di mercato

Inoltre non consentiva più la garanzia illimitata dello stato in qualità di “sfogo” unico sulle società interamente possedute considerandola un blocco per la concorrenza-> si impose al tesoro di cedere quote di capitale delle imprese pubbliche. Sulle privatizzazioni si aprì un dibattito che vedeva due diverse visioni:

1. Mediobanca (Cuccia): si doveva difendere il nucleo solido del capitalismo italiano2. Public Company (Prodi): società ad azionato diffuso. Metteva in evidenza la preferenza implicita del

legislatore, l'offerta pubblica di vendita visto come uno strumento privilegiato per il collocamento

delle azioni. Anche se il governo ricorse sovente alla trattativa diretta avendo un ampio margine nella scelta delle procedure di vendita e nella determinazione delle imprese da privatizzare. Per le imprese strategiche venne utilizzato il Golden Share (poteri speciali rientrati all'azionista pubblico).

Il Programma di riordino delle partecipazioni dello stato: 1° operazioni condotte dall'Iri (1993):

- scissione societaria della Sme- Italgas- Cirio, Bertolli- De Reca- Credito Italiano

Tesoro: prima operazione di smobilizzo nel 1994- prima tranche dell'Imi- Comit- prima quota dell'Ima

Iri:- uscita dal settore siderurgico → cessione di Terni- ristorazione- grande distribuzione (ultima quota sme)

1995 - cessione dell'ultima tranche dell'Imi e dell'Ima- Enel (1999)- Telecom Italia (1997)

l'Iri viene liquidato nel 1997 e nel 2002 viene cancellato dal registro delle imprese per la fusione con la Fintecnica

tutto ciò portò a conseguenze negative sul tasso di cambio e sui tassi di interesse.Gli effetti delle privatizzazioni:

risanamento finanziario assetto più moderno del mercato finanziario sviluppo del listino azionario con il collocamento delle azioni per la vendita delle partecipazioni

pubbliche liberalizzazione del mercato riduzione delle tariffe cambiano gli investimenti delle tariffe italiane.

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