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Dirigenti Scolastici Dirigenti Scolastici Dirigenti Scolastici Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE NOTIZIARIO NAZIONALE NOTIZIARIO NAZIONALE NOTIZIARIO NAZIONALE N. N. N. N. 023/ 201 / 201 / 201 / 2013 – 08 Aprile Aprile Aprile Aprile 2013 2013 2013 2013 Coordinamento Nazionale STRUTTURA DI COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC IN PRIMO PIANO 01. Dirigenti scolastici: l’8 e 9 maggio Convegno nazionale a Senigallia MANOVRA E RAPPORTI STATO REGIONI 02. Conoscenza e precarietà: appello di Pantaleo alle istituzioni e alla politica 03. L'Italia all'ultimo posto nella Ue per la spesa in cultura e scuola 04. Salvatore Settis: «La politica dei tagli, un'idea tutta nostra» NOTIZIE NAZIONALI 05. Finanziamenti alle scuole: in arrivo supplenze, MOF e autonomia 06. Pagamento supplenti: un incontro al MIUR su problematiche tecniche ed erogazione dei fondi 07. Supplenti, avviso di pagamento sul sistema informativo NoiPA 08. Finanziamenti statali sezioni primavera: arriva il Decreto di ripartizione 09. Personale ATA: la FLC CGIL ottiene l'incontro al MIUR per affrontare i problemi del settore 10. Organici scuola 2013-2014: quote orarie di autonomia e flessibilità nella secondaria di II grado – scheda flc 11. Formazione delle classi. Una guida per scuola dell'infanzia e primaria 12. Mobilità scuola 2013-2014: prorogata la scadenza delle domande a giovedì 11 aprile 13. Libri di testo: dal 2014/2015 parte la digitalizzazione SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA 14. Pensioni scuola quota 96 classe 52: no Corte dei Conti 15. Trattenimento in servizio dei dipendenti pubblici solo al fine di maturare 20 anni di contribuzione NAVIGANDO IN RETE 16. Ancora giochi a somma zero - Mario Piemontese OPINIONI A CONFRONTO: VALUTAZIONE DELLE SCUOLE 17. Valutiamo, quindi siamo? - Claudia Fanti 18. Regolamento, prove Invalsi, docenti: il cerchio non si chiude – A. Reffieuna

023 - 2013 08 Aprile 2013 NOTIZIARIO NAZIONALE DIRIGENTI ... · È in questa breve sintesi il contenuto della ... La politica negli ultimi anni ha tagliato le risorse alla Scuola,

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Coordinamento Nazionale STRUTTURA DI COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC

IN PRIMO PIANO

01. Dirigenti scolastici: l’8 e 9 maggio Convegno nazionale a Senigallia

MANOVRA E RAPPORTI STATO REGIONI

02. Conoscenza e precarietà: appello di Pantaleo alle istituzioni e alla politica

03. L'Italia all'ultimo posto nella Ue per la spesa in cultura e scuola

04. Salvatore Settis: «La politica dei tagli, un'idea tutta nostra»

NOTIZIE NAZIONALI

05. Finanziamenti alle scuole: in arrivo supplenze, MOF e autonomia

06. Pagamento supplenti: un incontro al MIUR su problematiche tecniche ed erogazione dei fondi

07. Supplenti, avviso di pagamento sul sistema informativo NoiPA

08. Finanziamenti statali sezioni primavera: arriva il Decreto di ripartizione

09. Personale ATA: la FLC CGIL ottiene l'incontro al MIUR per affrontare i problemi del settore

10. Organici scuola 2013-2014: quote orarie di autonomia e flessibilità nella secondaria di II grado – scheda flc

11. Formazione delle classi. Una guida per scuola dell'infanzia e primaria

12. Mobilità scuola 2013-2014: prorogata la scadenza delle domande a giovedì 11 aprile

13. Libri di testo: dal 2014/2015 parte la digitalizzazione

SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA

14. Pensioni scuola quota 96 classe 52: no Corte dei Conti

15. Trattenimento in servizio dei dipendenti pubblici solo al fine di maturare 20 anni di contribuzione

NAVIGANDO IN RETE

16. Ancora giochi a somma zero - Mario Piemontese

OPINIONI A CONFRONTO: VALUTAZIONE DELLE SCUOLE

17. Valutiamo, quindi siamo? - Claudia Fanti

18. Regolamento, prove Invalsi, docenti: il cerchio non si chiude – A. Reffieuna

N.B. TEMPORANEAMENTE, PER MOTIVI TECNICI, IL NOTIZIARIO NAZIONALE E GLI ALLEGATI SONO ARCHIVIATI ED ACCESSIBILI

SUL SITO REGIONALE FLC LOMBARDIA Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3850

• decreto direttoriale 1750 del 3 aprile 2013 ripartizione sezioni primavera

• scheda flc cgil autonomia e flessibilita secondaria ii grado istruzioni per l’uso a s 2013 2014

• La nota dell'Ambito territoriale di Bari formazione classi infanzia ed elementari 2013_2014

• decreto ministeriale 209 del 26 marzo 2013 libri di testo in formato digitale

• 2013 04 02 corte dei conti lazio Ord.117- 2013 quta96 scuola

• 2013 04 04 nota_15888 FUNZ-PBBLICA Pensione_obbligata

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IN PRIMO PIANO

01. Dirigenti scolastici: l’8 e 9 maggio Convegno nazionale a Senigallia

Nelle Marche l’annuale convegno dei dirigenti scolastici della FLC CGIL.

Si terrà a Senigallia nell’auditorium comunale "Chiesa dei cancelli", l'annuale Convegno nazionale dei dirigenti scolastici organizzato dalla FLC CGIL e dall'associazione nazionale Proteo Fare Sapere. Il tema di quest'anno è "GESTIRE IL DECLINO O COSTRUIRE IL FUTURO? La gestione unitaria della scuola autonoma alla prova del presente: nuovi bisogni formativi, dimensionamento, miglioramento e valutazione, innovazioni organizzative e ordinamentali".

Le tre sessioni del convegno dell’ 8 e 9 maggio 2013 articoleranno riflessioni su:

1. Gestione unitaria e idea di scuola

2. I problemi e le prospettive

3. Le strategie.

I nuovi criteri quantitativi e organizzativi adottati per il sistema di istruzione hanno determinato problemi che mettono in crisi il modello di Dirigente Scolastico così come è stato "agito" a partire dall’istituzione dell’autonomia scolastica.

L’aumento delle dimensioni delle scuole, le reggenze, la forte riduzione delle risorse professionali ed economiche, l’attribuzione di maggiori compiti per le scuole, il mancato sostegno alle scuole da parte degli enti locali a causa del taglio dei finanziamenti hanno prodotto crepe e smottamenti di fronte ai quali è prevalso un generale senso di rassegnazione che non ha fatto bene alle scuole e ai loro dirigenti scolastici.

Le cause di un generalizzato declino del sistema scuola sono molteplici e le azioni di contrasto sono state deboli e frantumate.

In questo contesto il Convegno si propone di mettere al centro della riflessione un’area di responsabilità del Dirigente Scolastico, quella della gestione unitaria, che è diventata sempre più problematica dall’avvento dell’autonomia e che nell’ultimo quinquennio ha assunto

caratteristiche tali da stravolgere, in modo caotico e senza una visione prospettica, il profilo del Dirigente così come lo disegna l’attuale quadro normativo.

Le questioni connesse e le sofferenze che ne derivano sul piano organizzativo e gestionale - e quindi sulle difficoltà del fare scuola e dei suoi risultati - sono molteplici.

Il Convegno intende privilegiare soprattutto le seguenti:

• Le ragioni e il senso di una gestione unitaria delle Istituzioni Scolastiche, per rimettere al centro del fare scuola il progetto curricolare e formativo come espressione di autonomia e di appartenenza al sistema

• I problemi e le prospettive, legati ai nuovi dimensionamenti, alle risorse sempre più scarse, alle professionalità sempre meno curate, ai traguardi delle nuove Indicazioni nazionali per il curricolo delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo e delle linee guida per il Riordino dl secondo ciclo

• Le strategie da mettere in campo perché il tema della gestione unitaria, condivisa e responsabile delle Istituzioni Scolastiche diventi occasione per mettere al centro l’idea della scuola come organizzazione complessa e quindi le ragioni urgenti dello sviluppo e della valorizzazione delle sue risorse professionali.

Le analisi e le riflessioni si svilupperanno sempre secondo linee di ricerca che avranno come obiettivo la messa a punto di proposte operative e di indicazioni di lavoro per una più efficace professionalità del DS

L'iniziativa essendo organizzata da soggetto qualificato per l'aggiornamento (DM 08.06.2005) è automaticamente autorizzata ai sensi degli artt. 64 e 67 CCNL 2006/2009 del Comparto Scuola, con esonero dal servizio e con sostituzione ai sensi della normativa sulle supplenze brevi e come formazione e aggiornamento dei Dirigenti Scolastici ai sensi dell'art. 21 del CCNL 15.07.2010 Area V e dispone dell'autorizzazione alla partecipazione in orario di servizio.

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MANOVRA - RAPPORTI STATO - REGIONI – NOTIZIE DALL’ESTERO

02. Conoscenza e precarietà: appello di Pantaleo alle istituzioni e alla politica

Il futuro dei lavoratori precari della conoscenza è il futuro dell'Italia. Il 10 aprile 2013 presidio nazionale al MIUR con la FLC CGIL.

Da anni in Italia si assiste ad un progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro di centinaia di migliaia di donne e uomini. Lavoratrici e lavoratori come tutti noi che con stipendi miseri non riescono ad arrivare alla fine del mese, che vivono il presente con ansia e il futuro come permanente incertezza.

Diritti negati, protezioni sociali inesistenti, l'impossibilità di programmare una propria vita, il continuo vivere senza un'occupazione stabile e duratura: tutte condizioni che oggi accomunano intere generazioni. È il prezzo pagato alle politiche neoliberiste che hanno trasformato il lavoro in merce e che hanno fatto prevalere gli interessi del mercato sul benessere delle persone.

È in questa breve sintesi il contenuto della lettera, pubblicata di seguito, che Domenico Pantaleo ha inviato ai neo eletti alla Camera e al Senato.

Il Segretario generale della FLC CGIL nel ricordare l'appuntamento del 10 aprile con il presidio sotto il Ministero dell'Istruzione, sottolinea anche che per superare la precarietà "serve una vasta rete di alleanze sociali e politiche. Il conflitto, la funzione dei corpi intermedi e dei movimenti sono decisivi per ridare un senso alla rappresentanza politica e sociale".

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Care neo elette, cari neo eletti alla Camera e al Senato,

Presidente della Camera, Laura Boldrini e Presidente del Senato, Piero Grasso,

la politica è stata assente per più di un decennio, non si è mai posta il problema del precariato, e lì dove è intervenuta ha solo peggiorato le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori.

Parole come responsabilità, meritocrazia, sacrifici sono diventate macigni sulla testa di una intera generazione che ha visto la propria dignità mortificata e la propria vita precarizzata in nome di una crisi finanziaria che andava affrontata in modo radicalmente diverso rispetto alle devastanti politiche di austerità.

La politica negli ultimi anni ha tagliato le risorse alla Scuola, all'Università, alla Ricerca, all'AFAM. In realtà dietro quei tagli vi era una idea inaccettabile di società che anziché superare le enormi disuguaglianze ha riproposto una divisione di classe non garantendo più a tutti il diritto al Sapere. Non si è voluto prendere atto che il vecchio modello di sviluppo e le enormi disuguaglianze sono state le vere cause della crisi. Ci vuole una nuova visione del futuro del Paese e dell'Europa partendo dal valore del lavoro.

Noi che lavoriamo all'interno dei luoghi della conoscenza proviamo sempre a dare senso alle parole e crediamo che essere responsabili oggi significhi assumersi l'impegno di dare delle risposte chiare alle tante donne e ai tanti uomini che oggi sono fuori dal mercato del lavoro, a chi non riesce ad entrarci, a chi rischia di essere condannato a una condizione di povertà, a chi viene escluso dalle tutele e dai diritti sociali.

Il diritto al sapere e al lavoro sono i moderni beni comuni per garantire ad ogni persona effettiva libertà e non essere costretti a subire umiliazioni e ricatti.

Per questi motivi, noi che ci impegniamo nella FLC CGIL lanciamo per il 10 aprile un presidio nazionale sotto il Ministero dell'Istruzione. Non vogliamo un'iniziativa di parte perché siamo convinti che per superare la precarietà serve una vasta rete di alleanze sociali e politiche. Il conflitto, la funzione dei corpi intermedi e dei movimenti sono decisivi per ridare un senso alla rappresentanza politica e sociale.

Non vogliamo più avere a che fare con i tanti Berlusconi, Gelmini, Tremonti, Brunetta, Monti, Profumo, Fornero che della Conoscenza e dei Saperi hanno fatto carta straccia e del diritti dei lavoratori macelleria sociale.

Occorre un impegno civile di tutti i cittadini che hanno a cuore la sostenibilità sociale e ambientale e che vogliono ricostruire un nuovo patto intergenerazionale. È necessario impegnarsi perché i precari siano rappresentati nei luoghi di lavoro perché senza Democrazia la politica resta vecchia, il Lavoro perde valore e le persone sono più sole. È necessario investire in Conoscenza e in Ricerca, avviare piani di stabilizzazione dei precari e aumento degli organici nelle scuole, università, enti di ricerca e AFAM. I tagli della legge 133/08 devono diventare un lontano ricordo e per questa ragione la FLC CGIL ha proposto un piano d'investimenti aggiuntivi di 20 miliardi in cinque anni. Bisogna ridare centralità al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro perché non è più possibile avere dei luoghi in cui convivono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Ferie, malattia, maternità, orari di lavoro non devono essere più una chimera per chi non ha un contratto a tempo indeterminato. Ma noi vogliamo andare oltre prevedendo che i processi di stabilizzazioni possano essere affidati anche alla contrattazione.

È fondamentale applicare gli articoli 3 e 34 della nostra amata Costituzione attraverso una legge quadro per garantire l'accesso all'Istruzione alle persone prive di mezzi perché tutti i cittadini abbiano il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Lo studente è una risorsa su cui investire, non su cui speculare; non può essere trasformato in debitore dello Stato attraverso il prestito d'onore.

Non è più rinviabile l'introduzione di un progetto esteso ed inclusivo di welfare e tutele sociali per tutti i precari. L'universalizzazione di Aspi e miniAspi e l'introduzione di un reddito minimo garantito sono misure oggi necessarie per rimuovere le disuguaglianze esistenti nel mondo del lavoro e per affermare la piena autonomia sociale di un intero popolo di sfruttati.

Il 10 aprile sarà per noi l'ennesima occasione di ribadire alla Politica e alle Istituzioni la necessità di un radicale cambiamento per uscire dalla crisi. L'esito del voto del 24 e 25 febbraio segna una nuova fase nella quale deve essere sanata la frattura tra condizione sociale e rappresentanze politiche e sociali. La FLC CGIL che è stata in campo in questi anni per ricomporre le diverse condizioni di lavoro nei comparti della Conoscenza intende raccogliere questa sfida. Noi non abbiamo modificato valori e coerenze! Ma è anche la “politica” che deve cambiare passo per trasformare il Paese. Se il lavoro non c'è o è precario non ci potrà mai essere giustizia sociale e si allargherà la sfiducia nelle istituzioni e nei partiti che rimangono l'architrave della democrazia.

Domenico Pantaleo,

Segretario Generale FLC CGIL

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03. L'Italia all'ultimo posto nella Ue per la spesa in cultura e scuola

E' quanto emerge da uno studio pubblicato da Eurostat che compara la spesa pubblica nel 2011: abbiamo speso l'1,1% del Pil contro una media del 2,2%, peggio anche della Grecia che investe l'1,2% della propria economia

Per l'Unesco l'Italia detiene il più alto numero al mondo di beni patrimonio dell'umanità. Un dato in controtendenza alla spesa pubblica destinata dal Paese alla cultura: appena l'1,1% del Pil contro il 2,2% medio dell'Ue e all'ultimo posto in Europa dietro anche alla disastrata Grecia che spende l'1,2% del Pil. Peggio. Siamo al penultimo posto (questa volta davanti alla Grecia) nella spesa per l'istruzione: l'8,5% Pil con il 10,9% dell'Unione europea. E' quanto emerge da uno studio pubblicato da Eurostat che compara la spesa pubblica nel 2011: in cultura spendono tutti più di noi dalla Germania (1,8% del Pil) alla Francia (2,5%) fino al Regno Unito al 2,1%.

Secondo l'Istituto di statistica europeo, però in Italia è più alta la percentuale di spesa per i servizi pubblici generali (che comprendono gli interessi sul debito pubblico) con il 17,3% a fronte del 13,5% medio dell'Ue a 27 (in Grecia questa voce pesa per il 24,6% su tutta la spesa pubblica). La spesa per protezione sociale in Italia è invece ancora superiore a quella Ue a 27 con il 41% della spesa pubblica complessiva a fronte del 39,9%. La protezione sociale nel nostro Paese resta però sbilanciata su quella per le pensioni mentre arranca la spesa per coloro che perdono il lavoro, per la casa e l'esclusione sociale.

E ancora, l'Italia destina il 3% della spesa pubblica per la difesa (in linea con l'Ue a 27) e il 4% per l'ordine pubblico (3,9% la media europea). Per la sanità pubblica il nostro Paese spende leggermente meno della media Ue a 27 (il 14,7% contro il 14,9%). Nel complesso - scrive Eurostat - nel 2011 abbiamo speso il 49,1% del Pil con un calo rispetto all'anno precedente per tutte le voci ad eccezione dei servizi pubblici generali cresciuti a causa del peso degli interessi sul debito. Il capitolo di spesa più pesante è quello di protezione sociale e sanità (il 55% del totale) cresciuto in particolare dal 2008 con lo scoppio della crisi, l'arrivo della recessione è il conseguente calo del reddito. Per la sola protezione sociale l'Italia ha speso nel 2011 il 20,5% del Pil (19,6% la media Ue a 27, il 20,2% l'Ue a 17): 5.322 euro per abitante. Meno comunque della Danimarca che destina alla protezione sociale il 25,2% del Pil (10.892 euro per abitante) e più della Germania che spende il 19,6% del Pil (6.215 euro per abitante). In Francia si spende il 23,9% del Pil con 7.306 euro per abitante

*********** 04. Salvatore Settis: «La politica dei tagli, un'idea tutta nostra»

I dati dell'Eurostat sul finanziamento alla cultura e all'istruzione sono l'esito preoccupante di un'intera legislatura in cui le cose sono andate sempre peggiorando

I dati dell'Eurostat sul finanziamento alla cultura e all'istruzione sono l'esito preoccupante di un'intera legislatura in cui le cose sono andate sempre peggiorando - afferma Salvatore Settis, storico dell'arte che insegna alla Normale di Pisa e autore di “Azione popolare” (Einaudi) - Seguono un trend condiviso di fatto dalla destra, dalla sinistra e dai tecnici, con un peggioramento netto con i governi di centro-destra. Ma non è che quelli di centrosinistra abbiano brillato molto. Gli ultimi tagli che sono stati apportati a tutto ciò che è cultura, ricerca, università e scuola sono il risultato della crisi. Come reazione alla crisi in Italia è prevalsa l'idea che la prima cosa da fare sia tagliare la cultura. Credo che sia importante sapere che questa è un'idea italiana, ma non di tutti gli altri paesi. Ci sono paesi come gli Stati Uniti dove Obama ha detto che nei momenti di crisi bisogna accrescere la spesa per l'istruzione e la ricerca. Mentre l'Inghilterra dei conservatori eccome se ha tagliato...

L'Inghilterra è il caso che ci somiglia di più. Ma in Inghilterra il punto da cui partivamo è rimasto molto alto. Al British Museum si continua ad entrare gratis ed è molto più finanziato dei nostri musei. L'ex ministro francese Valerie Pecresse, una giovane signora della stessa età della nostra Gelmini, ma molto meglio di lei - non ci vuole molto, lei mi dirà - lanciò nel 2009 un piano straordinario della ricerca di 21 miliardi in 5 anni. Di fronte a questo vorrei notare anche la contraddizione drammatica, anzi quasi ridicola, fra il continuo uso dello slogan sviluppo e crescita, crescita e sviluppo, e poi non si fanno le cose che servono ad entrambi. Nel frattempo sono stati trovati i 40 miliardi per le imprese e gli enti locali. Perché all'emergenza dei tagli alla cultura, che certo non è dell'altro ieri, non è stata data una risposta altrettanto celere?

Le priorità stabilite dai governi italiani rispondono ad un'economia miope e non lungimirante che non contiene innovazione. Per carità il problema delle imprese e dei comuni è assai grave, ma il fatto che abbiano trovato 40 miliardi e nemmeno 1 milione per la cultura fa parte di questo ordine di priorità. La seconda ragione è che le imprese hanno maturato una capacità di pressione sulla politica per ottenere quello che vogliono, mentre la cultura non ha maturato la stessa capacità.

Il prossimo governo sembra che avrà un solo compito: la legge elettorale e, forse, un paio di finanziare, di cui una straordinaria. Poi il voto. L'emergenza cultura sarà rinviata alla prossima legislatura?

Io ostinatamente credo, e spero, che nonostante tutto da questo parlamento nasca un governo che non duri tre o quattro mesi, ma l'intera legislatura. E che possa godere di una spinta che viene obiettivamente da tutto il paese. Finché questa mia speranza non sarà uccisa dai fatti continuerò a coltivarla.

La convince l'idea che l'investimento in cultura sia il «petrolio d'Italia», com'è stato ripetuto anche di recente?

Non confondiamo il petrolio con il sangue. Il petrolio è petrolio e gli esseri umani sono esseri umani. Il valore metaforico di questo petrolio, che peraltro è una risorsa in esaurimento, non fa parte dell'armamentario delle metafore che uso. Credo che in Italia, come nel resto del mondo, l'economia e la società possano essere gestite con uno sguardo lungo nell'interesse delle generazioni future. L'innovazione è alla radice di qualsiasi forma di crescita e di sviluppo, ma essa non può esistere senza la ricerca e la ricerca non può esistere senza una buona scuola e una buona università. Bisogna però capire che la competitività si basa sulla conoscenza e non sulla commercializzazione della conoscenza. Se non prendiamo questa strada il paese è condannato. Da tempo lei, insieme a giuristi come Stefano Rodotà o Ugo Mattei e altri studiosi, sostiene il teatro Valle occupato a Roma e l'ex colorificio occupato di Pisa, oggi sotto sgombero. Uno stile inconsueto per un intellettuale italiano. Crede che la cultura si affermi anche attraverso queste esperienze di auto-gestione?

Io credo che un cittadino che voglia provare a fare dei discorsi che incidano sulla realtà, senza mettersi a fare il parlamentare dilettante, cosa che non mi attira per nulla, debba informarsi su quali siano le norme e provare a cambiarle. Non da giurista, ma da cittadino, credo che è necessario agire sul continuum tra beni pubblici e beni comuni. Così si può cercare di ricostruire un senso di cittadinanza, e quella sovranità del popolo prescritta dalla Costituzione che non è messa in pratica ma è il vero contenitore dei nostri grandi diritti, a cominciare dal diritto al lavoro, il più trascurato di tutti, come dimostrano le vittime della recessione. È quello che si sta cercando di fare attraverso gli esperimenti che lei ha citato. Ognuno ha preso una strada diversa. Nella sola Pisa, dove vivo, c'è anche il teatro Rossi occupato. Sono esperienze diverse, ma eticamente e politicamente le loro strade sono molto interessanti per riappropriarsi della cittadinanza.

NOTIZIE NAZIONALI

05. Finanziamenti alle scuole: in arrivo supplenze, MOF e autonomia

I nostri interventi producono dei risultati: finalmente arrivano un po’ di fondi.

Il MIUR, con specifiche note inviate alle scuole fra il 2 ed il 4 aprile (vedere notiziario 22), ha comunicato l’assegnazione e l’erogazione di risorse finanziare:

1. relative alla realizzazione delle attività attinenti l’Alternanza scuola-lavoro;

2. per la realizzazione di attività concernenti l’incremento dell’offerta formativa, compresa la formazione obbligatoria in materia di sicurezza;

3. per l’integrazione delle somme comunicate a dicembre (con la nota sul PA 2013) per le supplenze brevi e saltuarie;

4. a saldo della precedente assegnazione relativa al MOF per l’a.s. 2012/13, in attuazione dell’Intesa del 19 marzo 2013 tra il MIUR e i Sindacati (non firmata dalla FLC CGIL).

Le risorse utilizzate per l’Alternanza e l’offerta formativa derivano dai fondi dell’autonomia scolastica ( Legge 440/1997) relativi al 2012, restano da assegnare invece i fondi del 2013 che a dire del MIUR quest’anno saranno assegnati a breve.

L’integrazione delle somme per le supplenze brevi e saltuarie avvia il meccanismo di finanziamento che calcola le somme necessarie in base ai contratti di supplenza inseriti al sistema informativo SIDI.

Le somme assegnate a saldo del MOF 2012/13 si aggiungono all’acconto già comunicato a febbraio.

Anche se con notevole ritardo (i fondi della legge 440 addirittura sono del 2012) le scuole finalmente ricevono un po’ soldi. Continua la battaglia della FLC per assicurare tempestività, chiarezza e trasparenza delle assegnazioni.

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06. Pagamento supplenti: un incontro al MIUR su problematiche tecniche ed erogazione dei fondi

Messi a punto alcuni aspetti nella formulazione dei contratti a tempo determinato e affrontate le problematiche connesse all’invio dei finanziamenti per i supplenti. Imminente una circolare sugli acquisti e sul mercato elettronico.

Nella riunione del 4 aprile presso il MIUR - la delegazione FLC ha visto la presenza anche di alcuni colleghi attualmente in servizio nelle scuole, al fine di rendere il più possibile accurato l’esame dei diversi aspetti tecnici - si è continuato l’esame di alcune problematiche tecnico-operative connesse al passaggio a NOIPA, che avverrà dal 1 gennaio 2014, di tutte le procedure riguardanti il pagamento dei supplenti.

Da tale data, infatti, le scuole non dovranno più inserire alcun dato di pagamento, e -come già avviene per i supplenti annuali e al 30.6 - i dati necessari alla liquidazione degli stipendi saranno ricavati direttamente dai contratti. Per questo sono necessarie alcune modifiche nella formulazione dei contratti stessi, che consentano di rilevare tutte le diverse casistiche esistenti.

Ci si è perciò soffermati su aspetti quali: il pagamento del sabato e della domenica quando l’orario settimanale sia interamente effettuato nei giorni precedenti; il pagamento di 32 gg di ferie al personale che abbia maturato 3 anni di anzianità a qualsiasi titolo; i

pagamenti degli spezzoni part time; il pagamento dei periodi di sospensione delle lezioni compresi nell’assenza del titolare; contratti in attesa degli aventi diritto ecc.

Problematiche complesse da un punto di vista tecnico (-----), come ben sanno le segreterie che da sempre se ne sono fatte carico ricercando le soluzioni operative ottimali per conciliare la normativa con i diritti dei dipendenti.

L’Amministrazione si è impegnata a sottoporre all’attenzione delle Organizzazioni Sindacali le modifiche che dovranno, in via definitiva, essere apportate.

Per quanto riguarda l’erogazione dei fondi per pagare le supplenze la FLC CGIL ha fatto presente che – malgrado gli impegni dell’Amministrazione – non erano ancora state rese disponibili su Cedolino Unico le somme necessarie per pagare gli stipendi di marzo, per quelle scuole che con gennaio e febbraio avevano esaurito la disponibilità iniziale. I dirigenti del MIUR hanno, a tale proposito, assicurato che le somme per i contratti stipulati e inseriti a SIDI fino al 12.3 sono state rese disponibili ma il loro effettivo utilizzo da parte delle scuole è stato ritardato solo da problemi tecnici.

D’ora innanzi settimanalmente verranno accreditate le somme che risulteranno necessarie per i contratti inseriti. Anche la chiusura mensile del portale per alcuni giorni, che ha fra l’altro bloccato i pagamenti in quest’ultima settimana, verrà spostata alla metà del mese, in modo da creare minore disagio.

Va rilevato, per quelle scuole che trovassero discordanza fra le somme accreditate e i contratti inseriti fino al 12.3, che non si è tenuto per ora conto dei contratti che risultano stipulati “fino all’avente diritto”, perché il MIUR intende verificare se tali contratti siano effettivamente ancora in essere o se – come parrebbe – in molti casi le scuole non abbiano inserito la data di chiusura prima di stipulare un nuovo contratto con le graduatorie definitive.

In via transitoria, per superare questo problema, è stato suggerito di inserire comunque una data di termine in questi contratti, che in questo modo potranno essere rilevati dal sistema.

Abbiamo nuovamente segnalato il problema delle scuole che hanno anticipato di cassa per pagare gli stipendi di novembre e dicembre. Ci è stato risposto che per quelle scuole di cui è stato possibile leggere i flussi verrà effettuata una assegnazione straordinaria di fondi, già reperiti, ma che saranno erogati fra qualche settimana poiché il decreto è in fase di registrazione.

Per altre scuole, per le quali non si è riusciti a comprendere il flussi (perché ad esempio la somma inserita come contributi non “quadrava” con il netto), sono in corso di invio lettere differenziate, che chiedono alle scuole di chiarire la situazione ed eventualmente reinviare i dati.

Per le scuole che invece non hanno pagato, ci è stato garantito che le risorse sono state assegnate su Cedolino unico (sempre che i dati fossero chiari e leggibili, in caso contrario si segue la stessa procedura di cui sopra).

E’ emersa comunque la necessità di “chiudere” rapidamente questa fase di passaggio per garantire realmente tempestività nel pagamento del personale.

Nella stessa riunione ci è stato infine preannunciato l’imminente arrivo alle scuole di una circolare che chiarirà i problemi connessi agli acquisti delle scuole e all’obbligo di utilizzare il Mercato Elettronico.

La circolare, alla luce delle normative più recenti, dovrebbe fare il punto e innovare o superare anche alcune disposizioni comprese nel DI 44/2001.

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07. Supplenti, avviso di pagamento sul sistema informativo NoiPA

Anche se con grave ritardo il sistema di pagamento dei supplenti comincia ad adeguarsi alle necessità.

L’8 aprile 2013 il sistema NoiPA ha comunicato una emissione speciale compensi vari per pagare le retribuzioni arretrate al personale supplente breve e saltuario della scuola. Tutte le liquidazioni predisposte entro le ore 17.00 di lunedì 15 aprile saranno pagate.

Si tratta di una notizia positiva e di un risultato ottenuto grazie alla nostra continua pressione sul MIUR. Si alleviano le difficoltà che hanno dovuto sopportare i supplenti della scuola e migliora il sistema che deve assicurare il pagamento tempestivo di quanto dovuto ai lavoratori.

Va conclusa rapidamente la troppo lunga fase di assestamento del sistema.

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08. Finanziamenti statali sezioni primavera: arriva il Decreto di ripartizione

Per la FLC CGIL si tratta di un finanziamento insufficiente comunicato con colpevole ed inspiegabile ritardo. Resta il buco dell’anno finanziario 2012.

La Direzione Generale per gli ordinamenti ha pubblicato il 3 aprile scorso il decreto direttoriale n. 1750 di ripartizione agli Uffici scolastici regionali relativo al finanziamento delle “Sezioni primavera” dell’ a.s. 2012/2013. Si tratta di 11.871.214 destinati a quelle scuole che hanno presentato un progetto a seguito di un bando regionale. Tali fondi sono relativi all’esercizio finanziamenti 2013 e arriveranno alle scuole tramite una successiva assegnazione degli uffici scolastici regionali.

Il nostro giudizio

Il Decreto poteva essere già fatto a meta gennaio disponendo contestualmente le erogazioni. Invece inspiegabilmente viene emanato a metà aprile quando le scuole si sono già dovute arrangiare anticipando le spese con i contributi delle famiglie. Si conferma così la distanza che esiste tra la il MIUR e i bisogni della scuola dell’autonomia. Infatti, i tempi di autorizzazioni per la prosecuzione del funzionamento delle sezioni primavera e quelli di assegnazione dei finanziamenti non sono mai congrui rispetto alle esigenze della scuola e delle famiglie. In particolar modo quest’anno le attività sono partite senza certezze né di autorizzazione al funzionamento né del finanziamento con assunzione diretta di responsabilità a carico delle scuole. La gravità di questa situazione è stata più volte denunciata dal Coordinamento per le politiche dell’infanzia e della sua scuola che anche recentemente ne aveva chiesto lo sblocco.

Documento e lettera del Coordinamento per le politiche dell'infanzia.

La FLC ha sollecitato ripetutamente l’invio tempestivo dei fondi dando voce alle scuole che hanno denunciato le seguenti criticità :

• ritardo delle comunicazioni di autorizzazione ed assegnazione fondi da parte degli organi competenti e l’inizio delle attività è sempre posticipato rispetto all’inizio dell’anno scolastico

• insufficienza dei finanziamenti per coprire l’effettivo fabbisogno per l’attuazione del progetto con notevole aggravio sulle famiglie

• impossibilità, dato il continuo taglio di organico Ata, di assicurare personale ausiliario per la sorveglianza e la pulizia dei locali benché le sezioni siano parte integrante delle scuole dell’infanzia le quali già soffrono della carenza di personale collaboratore scolastico

• frammentarietà delle fonti di finanziamento tra più ministeri che determina ritardo nella macchina dell’organizzazione (si riaprono sempre le attività nell’incertezza della durata, siamo nel mese di aprile e non abbiamo nessuna comunicazione da parte delle Istituzioni competenti)

• mancanza di una specifica formazione del personale che inizialmente era stata prevista.

Su tutto grava il "buco", denunciato dalla FLC CGIL dell’esercizio finanziario 2012, anno in cui il MIUR non ha mandato neanche un euro di finanziamento, elemento a cui si aggiunge la mancanza di istruzioni chiare e tempestive rispetto alla gestione di questo servizio che coinvolge alcune migliaia (quasi trentamila) di bambini e bambine.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3850

• decreto direttoriale 1750 del 3 aprile 2013 ripartizione sezioni primavera

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09. Personale ATA: la FLC CGIL ottiene l'incontro al MIUR per affrontare i problemi del settore

Il Ministero dell'Istruzione ha convocato i sindacati per l'11 aprile. Prosegue la nostra mobilitazione con il presidio del 10 aprile per la stabilità del lavoro nei settori della conoscenza.

Per giovedì 11 aprile alle ore 15 è stato fissato un incontro al MIUR sui temi relativi al personale ATA (di ruolo e non di ruolo).

La FLC CGIL si è fortemente battuta in questi ultimi mesi per ottenere un tavolo specifico permanente su tutte le questioni ATA. Il confronto è aperto su tutte le emergenze del settore: organici, immissioni in ruolo, molestie burocratiche, pagamento stipendi ai supplenti, pagamento indennità di funzioni superiori, mancata definizione del compenso dell'indennità di reggenza ai DSGA su scuole dimensionate.

La grave discriminazione sociale - il decreto sugli inidonei va ritirato e cancellata la norma di riferimento - di cui è oggetto il personale ATA delle scuole, ci impone un serio e continuativo impegno nell'affrontare e risolvere tutte le problematiche del settore, al fine di assicurare valorizzazione professionale dei lavoratori, continuità organizzativa e qualità del servizio scolastico.

Prima di questo appuntamento la FCL CGIL effettuerà davanti al MIUR un presidio nazionale il 10 aprile 2013 per "rivendicare piani di stabilizzazione dei precari e aumento degli organici in tutti i comparti della conoscenza".

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10. Organici scuola 2013-2014: quote orarie di autonomia e flessibilità nella secondaria di II grado – scheda flc

In una nostra scheda di approfondimento alcune istruzioni per l'uso.

"Quota di autonomia", "spazi di flessibilità", "insegnamenti facoltativi", "attivazione di ulteriori insegnamenti obbligatori", ecc. I Regolamenti sulla secondaria di secondo grado presentano una serie di istituti giuridici che impattano sulla concreta azione educativa delle scuole e che stanno creando non pochi malintesi, se non veri e propri conflitti, determinati soprattutto dalla scarsa chiarezza delle norme emanate.

Il documento che alleghiamo ha lo scopo di fornire un aiuto concreto ai docenti e ai dirigenti scolastici per definire le modalità di utilizzo delle quote di autonomia e degli spazi di flessibilità coerenti con l'idea di una scuola pubblica autorevole e di qualità.

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• scheda flc cgil autonomia e flessibilita secondaria ii grado istruzioni per l’uso a s 2013 2014

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11. Formazione delle classi. Una guida per scuola dell'infanzia e primaria

L’UST di Bari ha inviato alle scuole una agevole guida sul criteri e parametri per la formazione delle classi nella scuola dell'infanzia, primaria (tempo pieno, insegnamento lingua inglese, religione cattolica).

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• La nota dell'Ambito territoriale di Bari formazione classi infanzia ed elementari 2013_2014

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12. Mobilità scuola 2013-2014: prorogata la scadenza delle domande a giovedì 11 aprile

La procedura online sarà attiva fino alle ore 18 di giovedì 11.

Il Ministero dell'Istruzione, dopo le nostre sollecitazioni, ha prorogato i termini di presentazione delle domande online per la mobilità del personale docente.

La nuova scadenza è fissata per le ore 18 di giovedì 11 aprile 2013.

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13. Libri di testo: dal 2014/2015 parte la digitalizzazione

Il MIUR non chiarisce come garantire a tutti la fruibilità di questa innovazione. Per la FLC è necessario prevedere misure e risorse ad hoc per garantire questo diritto.

Dopo qualche giorno di attesa è stato pubblicato il DM 209/2013 che introduce la digitalizzazione dei libri di testo a partire dall’anno scolastico 2014/2015. In realtà tale disposizione era stata introdotta dal decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179, la cosiddetta Agenda digitale per l'istruzione che tra l’altro ha disposto l'abrogazione dell'obbligo di adozione dei testi scolastici con cadenza pluriennale, di gelminiana memoria, a partire dal 1° settembre 2013.

Al decreto ministeriale è allegato un documento tecnico che definisce in maniera minuziosa le caratteristiche dei dovranno avere i futuri libri di testo.

Vediamo quali sono gli elementi essenziali di questo provvedimento:

• Tempististica: si parte dal 2014/2015. I collegi docenti effettueranno le nuove adozioni dei libri nella versione digitale o mista per le classi prima e quarta della scuola primaria, per la prima classe della scuola secondaria di primo grado e per la prima e terza classe della scuola secondaria di secondo grado. Solo per gli anni scolastici 2014/2015 e 2015/2016 per la prima e terza classe della scuola secondaria di secondo grado, il collegio dei docenti potrà eventualmente confermare le adozioni dei testi già in uso

• Costi: per la scuola secondaria di primo e secondo grado nel caso in cui l'intera dotazione libraria sia composta esclusivamente da libri in versione digitale i tetti di spesa sono ridotti del 30% e in tutti gli altri casi, i tetti di spesa sono ridotti del 20%. Eventuali incrementi degli importi indicati devono essere contenuti entro il limite massimo del 10%

• Monitoraggio: l’agenzia INDIRE attiverà puntuali e continue azioni di monitoraggio e documentazione dell'andamento delle adozioni dei libri in versione mista e digitale sia delle proposte di integrazione tra supporti tecnologici destinati agli studenti (tablet, pc/portatili etc..), soluzioni di connettività (fibra, satellite, wifi ecc.) e libri di testo e contenuti digitali.

Tipologie dei libri di testo

Il libro di testo in versione mista contiene:

1. una parte "testuale-narrativa, descrittiva-esplicativa", in formato cartaceo o digitale, che contiene i fondamenti della singola disciplina (leggi, definizioni, fatti, processi, ecc.);

2. una parte di contenuti digitali integrativi.

Il libro di testo in versione digitale è composto da:

1. una parte "testuale-narrativa, descrittiva-esplicativa", articolata e strutturata in genere in capitoli, paragrafi

2. una serie di altri contenuti quali esercizi, dimostrazioni, schemi, immagini, documenti collegati al testo. Tutto in formato digitale.

Il punto centrale del decreto, a nostro avviso, è costituito dall’art. 7 dove si afferma che “si provvederà con successivo atto di natura non regolamentare a definire le modalità attraverso le quali le scuole potranno assicurare alle famiglie i contenuti digitali di cui al comma 3-bis e la disponibilità dei supporti tecnologici necessari alla fruizione dei contenuti digitali di cui al comma 3-ter dell'articolo 11 sopra citato.”

Quest’articolo rimanda a successivi provvedimenti quello che a nostro parere è il problema centrale: come rendere fruibile a tutti i contenuti digitali del libro di testo. Il provvedimento dà per scontato che tutti possiedano un computer e/o un tablet e magari la connessione ad internet. Ma un’indagine ISTAT di un paio di anni fa ci informa che solo il 58% delle famiglie italiane possiede un personal computer e all’incirca il 54% ha accesso ad internet; tali quote crescono decisamente in presenza di minorenni in famiglia.

E’ quindi evidente che la digitalizzazione dei libri di testo può avere come effetto l’esclusione di una parte di popolazione scolastica il che significherebbe minare lo stesso diritto costituzionale all’istruzione ed è quindi improponibile. Né, lo ribadiamo, si può pensare di scaricare sulle scuole questo peso.

Occorrono quindi misure ad hoc e risorse specifiche per supportare questa innovazione e per garantire a tutti e a tutte le medesime possibilità. Ma il Decreto 179/2012 non ne prevede. Non possiamo permettere che l’innovazione tecnologica si affermi come altare a cui sacrificare diritti fondamentali, invece che, come occasione di sviluppo e miglioramento,.

L’Amministrazione assicuri le condizioni per coniugare diritti e innovazioni tecnologiche. Ci aspettiamo, in tempi rapidissimi, provvedimenti atti a garantirlo.

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• decreto ministeriale 209 del 26 marzo 2013 libri di testo in formato digitale

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SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA

14. Pensioni scuola quota 96 classe 52: no Corte dei Conti

quota 96 il no della Corte dei Conti

Stop alle pensioni per i cosiddetti Quota 96. Si tratta di quei lavoratori nati nel 1951 o nel

1952 che avrebbero potuto ritirarsi dalla scena lavorativa con 60 o 61 anni d’età e 36 o 35

anni di contributi. A certificare lo stallo ci ha pensato la Corte dei Conti con una sentenza molto

contestata.

Dopo diverse sentenze favorevoli di vari giudici del lavoro e l'appello al Consiglio di Stato, i ricorrenti sono stati invitati da quest'ultimo a rivolgersi alla Corte dei Conti del Lazio per dirimere la questione se fosse possibile riaprire i termini per l'acquisizione delle domande di pensionamento, ma purtroppo per i 3.500 professori interessati la sentenza è negativa e il ricorso è stato giudicato inammissibile.

La Corte dei Conti dichiara

inammissibile l’istanza di sospensione

dei provvedimenti della riforma Fornero

sui cosiddetti Quota 96.

Secondo i giudici contabili "non sussistono i presupposti per la richiesta sospensione cautelare dei provvedimenti in questione, posto che è controverso un diritto pretensivo di parte ricorrente" e pertanto "la Corte dei conti, Sezione giurisdizionale per la Regione Lazio DICHIARA INAMMISSIBILE l’istanza di sospensione dei provvedimenti impugnati". Le conseguenze vanno ricercate anche nell'abbassamento della qualità del servizio, nella mobilità e nelle nuove assunzioni. Sono “disastrosi” gli effetti provocati dall’introduzione della riforma Fornero”. Intanto c'è ancora la possibilità di una sentenza favorevole della Corte Costituzionale, altro organo a cui si sono appellati i ricorrenti e da cui sperano di ottenere giustizia. Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3850

• 2013 04 02 corte dei conti lazio Ord.117- 2013 quta96 scuola

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15. Trattenimento in servizio dei dipendenti pubblici solo al fine di maturare 20 anni di contribuzione

La Funzione Pubblica interviene sulla possibilità di trattenimento in servizio di un pubblico dipendente a condizione che non siano stati raggiunti i 20 anni di contribuzione.

Sono presi in considerazione due casi

1) Il dipendente non raggiunge il minimo contributivo con l’attuale P.A. presso cui presta servizio, ma riesce ad arrivare a 20 anni di anzianità contributiva con altri contributivi derivanti da attività precedentemente svolte come dipendente di altre P.A. In questo caso il dipendente deve essere collocato a riposo il dipendente al compimento dell'età limite ordinamentale di permanenza in servizio se matura prima del 31/12/2011 un qualsiasi diritto a pensione, oppure al raggiungimento del nuovo requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, qualora sia soggetto al nuovo regime.

2) il dipendente ha complessivamente un ammontare di anzianità contributiva che risulta insufficiente al raggiungimento del minimo contributivo per il requisito della pensione di vecchiaia. In questo caso il datore di lavoro deve verificare se prolungando il rapporto di lavoro oltre il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, sempre entro i 70 anni di età, il dipendente raggiunga il requisito minimo di anzianità contributiva. Il limite dei 70 anni è soggetto all'adeguamento alla speranza di vita. Se ciò non dovesse verificarsi, l'Amministrazione dovrà collocare a riposo il dipendente una volta che egli abbia raggiunto il limite ordinamentale dei 65 anni.

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• 2013 04 04 nota_15888 FUNZ-PBBLICA Pensione_obbligata

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NAVIGANDO IN RETE

16. Ancora giochi a somma zero - Mario Piemontese

Per il personale docente il MIUR ha previsto di attivare in organico di diritto per il prossimo anno scolastico lo stesso numero di posti in organico di diritto attivati nell’anno scolastico in corso. La stessa cosa si è verificata anche lo scorso anno. Apparentemente può sembrare che non ci saranno tagli, ma non è così. Vediamo perché.

In seguito quando parleremo di Nord intenderemo parlare delle regioni: Emilia Romagna, Friuli, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Veneto. Mentre quando parleremo di Sud intenderemo parlare delle regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia. Migrazione di posti Lo scorso anno le cose sono andate così. Rimanendo invariato il numero totale di docenti in organico di diritto (600.839), si sono verificate nell’a.s. 2012/2013, rispetto all’a.s. 2011/2012, le seguenti migrazioni di posti da Sud verso Nord. Il Sud ha perso 1.338 posti. 342 posti dall’infanzia sono passati: all’infanzia del Nord (175) e alla primaria del Nord (167). 160 posti dalla primaria sono passati alla primaria del Nord. 15 posti della secondaria di I grado sono passati alla secondaria di I grado del Nord. 821 posti della secondaria di II grado sono passati: alla primaria del Nord (108), alla secondaria di I grado del Nord (342) e alla secondaria di II grado del Nord (371). Il Nord ha vinto 1.338 posti 175 posti dell’infanzia sono arrivati dall’infanzia del Sud. 435 posti della primaria sono arrivati: dall’infanzia del Sud (167), dalla primaria del Sud (160) dalla Secondaria di II grado del Sud (108). 357 posti della secondaria di I grado sono arrivati: dalla secondaria di I grado del Sud (15) e dalla secondaria di II grado del Sud (342). 371 posti della secondaria di II grado provengono dalla secondaria di II grado del Sud. Quest’anno il MIUR ha previsto che le cose vadano così. Continuando a rimanere invariato il numero totale di docenti in organico di diritto (600.839), per l’a.s. 2013/2014, rispetto all’a.s. 2012/2013, si prevedono le seguenti migrazioni di posti da Sud verso Nord. Il Sud perderà 1.988 posti. 55 posti dall’infanzia passeranno all’infanzia del Nord. 680 posti dalla primaria passeranno alla primaria del Nord. 777 posti della secondaria di I grado passeranno: all’infanzia del Nord (303), alla primaria del Nord (236), alla secondaria di I grado del Nord (4) alla secondaria di II grado del Nord (234). 476 posti della secondaria di II grado passeranno alla secondaria di II grado del Nord. Il Nord vincerà 1.988 posti 358 posti dell’infanzia arriveranno dall’infanzia del Sud (55) e dalla secondaria di I grado del Sud (303). 916 posti della primaria arriveranno: dalla primaria del Sud (680) e dalla Secondaria di I grado del Sud (236). 4 posti della secondaria di I grado arriveranno dalla secondaria di I grado del Sud. 476 posti della secondaria di II grado arriveranno dalla secondaria di II grado del Sud. Se consideriamo come distribuzione di partenza quella dell’a.s. 2011/2012 e come distribuzione di arrivo quella prevista per l’a.s. 2013/2014, allora le migrazioni di posti si possono sintetizzare in questo modo. Il Sud perde 3.326 posti. 397 posti dall’infanzia passano all’infanzia del Nord. 840 posti dalla primaria passano alla primaria del Nord. 792 posti della secondaria di I grado passano: all’infanzia del Nord (136), alla primaria del Nord (295), alla secondaria di I grado del Nord (361). 1.297 posti della secondaria di II grado passano alla secondaria di II grado del Nord (1.081) e alla primaria del Nord (216). Il Nord vince 3.326 posti

533 posti dell’infanzia arrivano dall’infanzia del Sud (397) e dalla secondaria di I grado del Sud (136). 1.351 posti della primaria arrivano: dalla primaria del Sud (840), dalla secondaria di I grado del Sud (295) e dalla Secondaria di II grado del Sud (216). 361 posti della secondaria di I grado arrivano dalla secondaria di I grado del Sud. 1.081 posti della secondaria di II grado arrivano dalla secondaria di II grado del Sud. In sintesi. I posti persi dall’infanzia e dalla primaria del Sud finiscono rispettivamente all’infanzia e alla primaria del Nord. Meno della metà dei posti persi dalla secondaria di I grado del Sud finiscono nella secondaria di I grado del Nord. Il resto finisce nell’infanzia e nella primaria del Nord. Quasi tutti i posti persi dalla secondaria di II grado del Sud finiscono nella secondaria di II grado del Nord. Il resto finisce nella primaria del Nord. Le migrazioni di posti sono dovute, come vedremo in seguito, alla variazione della popolazione scolastica. Il vincolo dei 600.839 posti ha provocato però l’aumento del rapporto alunni/docenti da una parte perché a fronte dell’aumento della popolazione scolastica l’incremento percentuale dei docenti è stato inferiore all’aumento percentuale degli alunni, mentre dall’altra a fronte della diminuzione della popolazione scolastica la riduzione percentuale dei docenti è stata superiore alla diminuzione percentuale degli alunni. In altri termini al Nord ci sarà un numero di docenti inferiore a quello necessario a compensare l’aumento del numero di alunni, mentre al Sud il numero di docenti sarà ridotto in quantità superiore a quella necessaria a compensare la diminuzione del numero di alunni. Variazione della popolazione scolastica Se confrontiamo la popolazione scolastica relativa all’a.s. 2007/2008 con quella prevista per l’a.s. 2013/2014 è possibile fare le seguenti considerazioni per primaria e secondaria. Per la scuola dell’infanzia non sono disponibili i relativi dati. Sud La popolazione scolastica è diminuita in tutte le regioni e in ogni ordine e grado di scuola. Primaria: -59.034 (-5,72%). Basilicata (-10,47%), Molise (-9,00%), Puglia (-7,29%), Campania (-6,44%). Sec. I gr. -32.422 (-4,65%). Molise (-7,71%), Calabria (-6,95%), Sicilia(-6,16%). Sec. II gr. -76.548 (-6,73%). Molise (-11,86%), Calabria (-11,48%), Sardegna (-11,30%), Basilicata (-11,03%), Sicilia (-8,74%), Abruzzo (-8,45%). Totale -168.004 (-5,86%). Molise (-9,93%), Basilicata (-9,37%), Calabria (-8,32%), Sardegna (-6,78%), Sicilia (-6,69%). Nord La popolazione scolastica è aumentata in tutte le regioni e in ogni ordine e grado di scuola. Unica eccezione la scuola secondaria di secondo grado del Lazio che ha registrato una diminuzione di 2.485 studenti pari a una riduzione del -1,01%. Primaria +90.162 (+5,82%). Emilia Romagna (+10,45%), Toscana (+7,43%), Umbria (+7,39%), Lombardia (+7,08%). Sec. I gr. +84.077 (+9,05%). Emilia Romagna (+15,19%), Lombardia (+11,68), Toscana (+11,21%), Friuli (+11,09%). Sec. II gr. +76.977 (+5,37%). Emilia Romagna (+11,52%), Toscana (+7,82%), Veneto (+7,50), Lombardia (+7,30).

Totale +251.216 (+6,43%). Emilia Romagna (+11,94%), Toscana (+8,46%), Lombardia (+8,26%). I dati sono molto chiari. La popolazione scolastica sta diminuendo al Sud e aumentando al Nord. Secondo le rilevazioni ISTAT la popolazione in Italia aumenta solo per effetto dell’arrivo degli stranieri che si concentrano soprattutto al Nord. Il numero delle nascite continua a essere inferiore a quello delle morti. Se confrontiamo invece la popolazione scolastica relativa all’a.s. 2011/2012 con quella prevista per l’a.s. 2013/2014 è possibile fare le seguenti considerazioni per primaria e secondaria. Per la scuola dell’infanzia non sono disponibili i relativi dati. Sud Primaria La popolazione scolastica è aumentata in Abruzzo di 1.070 alunni (+1,96%) e in Sardegna di 333 alunni (+0,51%). Nelle altre regioni è diminuita: -8.748 (-0,89%). Basilicata (-2,90%), Puglia (-1,56%), Campania (-1,07%). Sec. I gr. La popolazione scolastica è diminuita in tutte le regioni: -21.575 (-3,14%). Molise (-4,14%), Sicilia(-3,71%), Campania (-3,46%), Calabria (-3,43%). Sec. II gr. La popolazione scolastica è aumentata in Campania di 2.709 studenti (+0,85%). Nelle altre regioni è diminuita: -14.777 (-1,01%). Abruzzo (-3,50%), Molise (-3,02%), Calabria (-2,73%), Sicilia (-2,14%), Basilicata (-1,52%), Puglia (-1,23%). Totale -40.988 (-1,50%). Molise (-2,46%), Basilicata (-2,28%), Sicilia (-2,01%), Calabria (-1,96%), Puglia (-1,63%). Nord Primaria La popolazione scolastica è aumentata in tutte le regioni: +45.284 (+2,84%). Umbria (+3,95%), Emilia Romagna (+3,78%), Lazio (+3,45%), Lombardia (+3,26%). Sec. I gr. La popolazione scolastica è diminuita nelle Marche di 893 studenti (-2,08%), in Umbria di 80 studenti (-0,34%) e in Veneto di 953 studenti (-0,69%). Nelle altre regioni è aumentata: +10.997 (+1,10%). Emilia Romagna (+2,85%), Toscana (+2,29%), Lombardia (+1,81%), Friuli (+1,31%). Sec. II gr. La popolazione scolastica è aumentata in tutte le regioni: +41.368 (+2,82%). Toscana (+4,06%), Lombardia (+3,99), Emilia Romagna (+3,81%), Veneto (+3,22%). Totale La popolazione scolastica è aumentata in tutte le regioni: +95.723 (+2,35%). Emilia Romagna (+3,57%), Lombardia (+3,14%), Toscana (+3,06%). Rapporto alunni/docenti Andiamo a vedere ora come cambierà il rapporto alunni docenti tra l’a.s. 2011/2012 e l’a.s. 2013/2014.

Primaria Il rapporto alunni/docenti è aumentato in tutte le regioni. Solo in Puglia è passato da 14,58 a 14,57. Al Sud è passato da 13,64 a 13,70. Al Nord da 12,59 a 12,81. Nel complesso da 12,97 a 13,13. Nell’a.s. 2011/2012 tra le regioni del Sud era superiore a 13,64 in Puglia (14,58), Sicilia (14,17), Campania (14,14). Nell’a.s. 2013/2014 tra le regioni del Sud è superiore a 13,70 in Puglia (14,57), Sicilia (14,24), Campania (14,19). Nell’a.s. 2011/2012 tra le regioni del Nord era superiore a 12,81 in Veneto (13,17), Emilia Romagna (13,04), Umbria (12,80), Toscana (12,77). Nell’a.s. 2013/2014 tra le regioni del Nord è superiore a 12,59 in Veneto (13,35), Emilia Romagna (13,28), Umbria (12,98), Toscana (12,92), Lazio (12,85). Sec. I gr. Il rapporto alunni/docenti è aumentato in Emilia Romagna (da 14,79 a 14,90) , Friuli (da 12,47 a 12,57), Lombardia (da 13,55 a 13,72), Marche (da 13,74 a 13,75), Molise (da11,90 a 12,07), Toscana (da 13,75 a 13,85), Veneto (da 13,11 a 13,16). Al Sud è diminuito (da 12,04 a 11,83). Al Nord è aumentato (da 13,35 a 13,40). Nel complesso è diminuito (da 12,78 a 12,73). Nell’a.s. 2011/2012 tra le regioni del Sud era superiore a 12,04 in Puglia (13,17), Abruzzo (12,35), Campania (12,30). Nell’a.s. 2013/2014 tra le regioni del Sud è superiore a 11,83 in Puglia (13,04), Abruzzo (12,18), Molise (12,07), Campania (12,00). Nell’a.s. 2011/2012 tra le regioni del Nord era superiore a 13,35 in Emilia Romagna (14,79), Toscana (13,75), Marche (13,74), Lombardia (13,55), Liguria (13,46). Nell’a.s. 2013/2014 tra le regioni del Nord è superiore a 13,40 in Emilia Romagna (14,90), Toscana (13,85), Marche (13,75), Lombardia (13,72), Liguria (13,42). Sec. II gr. Il rapporto alunni/docenti è aumentato in tutte le regioni tranne in Abruzzo (da 13,19 a 13,01), Friuli (da 12,37 a 12,36), Molise (da 12,54 a 12,47), Puglia (da 13,58 a 13,56). Al Sud è aumentato (da 13,17 a 13,24). Al Nord è aumentato (da 13,64 a 13,88). Nel complesso è aumentato (da 13,44 a 13,61). Nell’a.s. 2011/2012 tra le regioni del Sud era superiore a 13,17 in Puglia (13,58), Campania (13,52), Abruzzo (13,19). Nell’a.s. 2013/2014 tra le regioni del Sud è superiore a 13,24 in Campania (13,70), Puglia (13,56), Basilicata (13,32). Nell’a.s. 2011/2012 tra le regioni del Nord era superiore 13,64 in Emilia Romagna (14,15), Liguria (14,03), Lombardia (14,01), Marche (13,73). Nell’a.s. 2013/2014 tra le regioni del Nord è superiore a 13,88 in Lombardia (14,37), Emilia Romagna (14,33), Liguria (14,22), Marche (13,98). È proprio vero che non ci saranno tagli nel prossimo anno scolastico? Nell’a.s. 2011/2012 in organico di diritto per primaria e secondaria sono stati attivati 519.623 posti e la popolazione scolastica ammontava a 6.804.056 di alunni. Per il prossimo anno scolastico sono previsti 519.487 posti e la popolazione scolastica ammonta a 6.858.791 alunni. 136 posti sono passati alla scuola dell’infanzia perché il numero complessivo di posti deve essere 600.839: da 81.216 sono passati a 81.352. La popolazione scolastica è aumentata di 54.735 alunni.

Abbiamo visto che il rapporto alunni/docenti è aumentato, a seconda dell’ordine e grado di scuola, in molte regioni. Se teniamo il rapporto alunni/docenti come indice di qualità dell’insegnamento e facciamo corrispondere all’aumento del rapporto un peggioramento dell’insegnamento, mentre alla diminuzione del rapporto un miglioramento dell’insegnamento, è lecito domandarsi quanti posti in più dovrebbero essere attivati per garantire un rapporto identico a quello dell’a.s. 2011/2012 in tutte le situazioni in cui è previsto che tale rapporto aumenti. La risposta è: per la primaria 2.572 posti, 2.240 al Nord e 332 al Sud; per la secondaria di I grado 421 posti, 411 al Nord e 10 al Sud; per la secondaria di II grado 2.388 posti, 1.941 al Nord e 447 al Sud. In totale 5.381 posti, 4.592 al Nord e 789 al Sud. In particolare. Primaria In ordine decrescente rispetto al rapporto tra il numero di posti necessari e il numero di posti che si prevede di attivare: Lazio (481), Lombardia (774), Emilia Romagna (258), Umbria (43), Molise (14), Veneto (227), Liguria (61), Toscana (143), Piemonte (174), Friuli (48), Abruzzo (40), Calabria (65), Sardegna (41), Marche (31), Sicilia (88), Basilicata (9), Campania (75). Paradosslmente in Sardegna ci sono stati 333 alunni in più e 13 posti in meno. Nelle regioni dove il numero di alunni è aumentato, l’incremento percentuale dei docenti è stato minore dell’aumento percentuale degli alunni. Nelle regioni dove il numero di alunni è diminuito, la riduzione percentuale dei docenti è stata maggiore della diminuzione percentuale degli alunni. Le regioni del Sud che continuano a avere un “elevato” rapporto alunni/docenti sono Puglia, Sicilia e Campania. Le regioni del Nord che continuano a avere un “elevato” rapporto alunni/docenti sono Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Toscana. Ora si è aggiunto anche il Lazio. Sec. I gr. In ordine decrescente rispetto al rapporto tra il numero di posti necessari e il numero di posti che si prevede di attivare: Molise (10), Lombardia (239), Friuli (19), Emilia Romagna (60), Toscana (49), Veneto (41), Marche (3). Le regioni del Sud che continuano a avere un “elevato” rapporto alunni/docenti sono Puglia, Abruzzo e Campania. Ora si è aggiunto anche il Molise. Le regioni del Nord che continuano a avere un “elevato” rapporto alunni/docenti sono Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lombardia e Liguria. Sec. II gr. In ordine decrescente rispetto al rapporto tra il numero di posti necessari e il numero di posti che si prevede di attivare: Lombardia (633), Umbria (64), Toscana (249), Veneto (266), Marche (93), Basilicata (36), Piemonte (184), Liguria (58), Campania (316), Lazio (238), Emilia Romagna (156), Sardegna (54), Sicilia (29), Calabria (12). Paradossalmente in Campania ci sono stati 2.709 alunni in più e 116 docenti in meno. Allo stesso modo in Lazio ci sono stati 1.444 alunni in più e 132 docenti in meno. Le regioni del Sud che continuano a avere un “elevato” rapporto alunni/docenti sono Puglia e Campania. Le regioni del Nord che continuano a avere un “elevato” rapporto alunni/docenti sono Lombardia, Emilia Romagna, Liguria e Marche. Conclusioni

La significativa diminuzione della popolazione scolastica nel Sud è l’effetto di un fenomeno sociale che ha necessità di essere accuratamente indagato. Senza questi 5.381 posti in più si può fare solo una Scuola peggiore di quella “Gelmini – Profumo”. Sembra impossibile, ma è così.

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OPINIONI A CONFRONTO: VALUTAZIONE DELLE SCUOLE

Continuiamo con la rubrica di confronto sulla valutazione delle scuole e dei dirigenti.

È più di un anno che la discussione va avanti, avevamo cominciato lo scorso anno con le posizioni della FLC e della struttura di comparto nazionale dei Dirigenti Scolastici FLC. Il documento delle associazioni (notiziario 008/2013) ha di fatto riaperto la discussione. Negli ultimi notiziari abbiamo riportato alcuni interventi : Carlini - Previtali - Sistito – De Anna – Roman –Checchi - G. Fracassi – A. Valentino – Dacrema - Vertecchi. Abbiamo pubblicato nei numeri precedenti il Dossier FLC CGIL su valutazione scuola febbraio_2013 aggiornato ed il regolamento sul sistema di valutazione definitivo.

Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO I SEGUENTI DOCUMENTI: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=3826

• Dossier_FLC_CGIL_su_valutazione_scuola_febbraio_2013

• RegolamentoValutazioneMarzo2013 testo definitivo

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17. Valutiamo, quindi siamo? - Claudia Fanti

l'argomento della valutazione non ci può esimere dal commentare, almeno dal commentare. Se non altro, si ha modo di esprimere la contrarietà, la preoccupazione, fors'anche l'avversione per il regolamento sulla valutazione di sistema appena approvato .

Siamo abituati da tanto tempo, troppo, a non venir considerati dal ministero nelle scelte che coinvolgono il nostro lavoro, noi e i nostri alunni, per cui non ci dovremmo stupire più di tanto.

Eppure l'argomento della valutazione non ci può esimere dal commentare, almeno dal commentare. Se non altro, si ha modo di esprimere la contrarietà, la preoccupazione, fors'anche l'avversione per il regolamento sulla valutazione di sistema appena approvato .

Mentre come docenti d'aula (la cui opera è sempre meno nominata e valorizzata dai vari documenti ministeriali, come fosse di irrisoria importanza per i livelli di apprendimento e di tenuta del sistema) ci rendiamo conto di quanto sia preziosa la nostra azione puntuale, attenta alle discipline che insegniamo e contemporaneamente alle dinamiche relazionali delle classi su cui lavoriamo e ai singoli con le loro evoluzioni, la loro crescita fisica, psichica ed emozionale,

chi ci governa rema esattamente in direzione opposta producendo materiali documentali poco chiari, complessi, forieri di altre alchimie gerarchiche dentro la scuola.

I docenti impegnati qui e ora cercano risposte nei propri studi individuali e con i colleghi nei momenti istituzionali (che già esistono), ma non solo, alla propria fame di pedagogia e di strategie per giungere a conquistare, sul piano dello studio e della coesione interna alle classi ed esterna, ragazze e ragazzi. Essi quotidianamente sono dinanzi a problematiche che riguardano la vita dei giovani e delle loro famiglie e le devono affrontare senza rimandi e senza indugi allo scopo di predisporre operazioni didattiche, metodologiche, psicologiche con un'estrema tensione al benessere dei singoli e dei gruppi. Essi sanno che l'importante per una qualsivoglia riuscita è far convergere tutte le proprie energie ed esperienze culturali e pedagogiche sulle scelte da compiere giorno per giorno per tamponare, arricchire, sostenere, affiancare i soggetti (non oggetti da "soppesare" con continue ed estenuanti verifiche con voto incorporato)...e cosa viene proposto dal ministero? Un ambaradam di slide e indicazioni per "sostenere" con questionari e istituzioni di commissioni e sottocommissioni il processo di autovalutazione e valutazione di efficacia e di efficienza della scuola nel suo complesso. Un elefantiaco sistema in cui la cosiddetta "comunità" corre il rischio di trovarsi imbrigliata (se non troverà le solite "vie d'uscita" per salvare la baracca) compilando schede, moduli, producendo descrizioni all'interno di griglie predisposte per gli ambiti indicati dal "Regolamento" in un intreccio di "sguardi" di persone interne ed esterne alla scuola "telecomandate" da indicatori di qualità relativi a livelli interni (organizzazione, risorse, strutture, materiali...) ed esterni (svantaggio socio-economico, rapporti col territorio...).

Alcuni insegnanti scrivono in rete proprio per chiedere ascolto, per non soccombere, per provare a razionalizzare l'irrazionale di un Sistema Nazionale di Valutazione così impostato, per rendere noto il disagio, lo stato d'animo, ma sanno che nulla cambierà la direzione intrapresa dagli ultimi due ministeri che in continuità hanno proceduto senza pietà a tagliare e al contempo emanare decreti e circolari contromano che inducono la scuola a essere schizofrenica tra sogno e realtà.

Il sogno è quello di un avanzamento delle future leggi nella direzione di ciò che occorrerebbe a un arricchimento concreto in termini di docenti "nuovi", numero inferiore di alunni per classe, strumenti tecnologici di supporto, tecnici presenti nella scuola per accorrere celermente in aiuto nel caso di malfunzionamento degli ammennicoli tecnologici, riconoscimento almeno culturale del valore dello studio personale e del tempo che occorre allo stesso per farsi opera nella pratica, tutela della nostra scuola senza sottrazione di anni al suo percorso attuale, aiuto economico a ogni insegnante per l'acquisto di libri, riviste, tecnologie, iscrizione a corsi di formazione sul territorio su libera scelta motivata dai reali interessi del docente, il quale ora è una specie di reietto della società e addirittura deve pietire lo sconto dal libraio di fiducia! (I docenti della primaria poi non hanno neppure i libri di testo omaggio! Credo che maestre e maestri abbiano mantenuto l'editoria e meriterebbero una medaglia al valor culturale!). Il sopra scritto elenchino è soltanto un sogno per la scuola italiana! Per altri Paesi invece è la normalità! La realtà italiana invece è quella che sempre più essa si farà dispendio di energie nel "render conto" all'esterno, come voluto dal regolamento di valutazione, in un continuo raffronto, all'interno e con altre scuole, dei risultati "migliori" (migliori in che senso?)...Il termine "miglioramento" lascia francamente molto perplessi. Il significato che gli si dà pare essere soggettivo anche per chi amministra dall'alto la scuola. E' comunque soggettivo e imposto da criteri totalmente estranei a ciò che i docenti ritengono essenziali per gli studenti e per la loro vita futura. Le opinioni e le elucubrazioni di esperti che dissertano su ciò che sarà fondamentale per i giovani nel futuro non sono mai concordi, e non potrebbero esserlo d'altronde, proprio per l'imprendibilità del futuro e del suo essere incerto, sorprendente, labile, inimmaginabile ai contemporanei. Infatti si leggono cose che fanno sorridere sugli scenari possibili, ma sono cose che lasciano il tempo che trovano.

L'unico valore certo per un bambino o una bambina, secondo la coscienza dell'insegnante, è che da qualsiasi situazione di partenza si sia trovato/a a dover partire un alunno, debba poi trovare una cura, nel singolo docente e nei colleghi dei team, una cura fatta di totale ascolto, com-prensione attimo per attimo, accoglienza, inclusione...e al contempo debba appropriarsi

lentamente nell'interscambio costante nella relazione e nella conversazione dello strumento della parola, della coesione e della coerenza della lingua orale e scritta, per poter dominare gli apprendimenti che deve e dovrà affrontare, per esprimere liberamente il proprio pensiero, per pensare al come pensa, per farsi critico verso insegnanti e sistema, per capire che essere maestri di se stessi è base fondamentale per stare con gli altri, per farsi carico degli altri dopo essersi fatti carico di se stesso, per opporsi costruttivamente alle ingiustizie, per riallacciare i rapporti interrotti o crearne dei nuovi con l'ambiente familiare e quello esterno, per gestire i conflitti in modo via via più consapevole e sereno...Questi "risultati", che soltanto un occhio, un orecchio e una mente estremamente raffinati possono cogliere, sono impagabili per il futuro, qualsiasi esso sia...altri risultati tanto efficaci e tanto efficienti, non conosco, eppure essi non potranno mai essere valutati da alcun Sistema Nazionale di Valutazione. Anzi paradossalmente tale SNV, per "stare" nel mondo delle sigle che aumentano di numero a dismisura (!), abbasserà di molto i risultati sopra scritti a causa del fatto che gli insegnanti più "sensibili" al volere ministeriale saranno presi nel vortice della rendicontazione, del tutto testare, delle scalette, degli indicatori dei curricoli a cui fare riferimento a causa delle Indicazioni (pure esse da poco in vigore)...atteggiamento professionale che è già evidente dopo che è stato esteso a tutte le scuole il monitoraggio a batteria di test dell'Invalsi, figurarsi i comportamenti futuri! Fra poco sarà una specie di delirio con a capo il Dirigente coadiuvato dall'ennesimo nucleo di docenti a fare la spola tra la classe e l'ufficio di dirigenza lasciando nel panico un collega a sostituirli per "un certo tempo", magari con un occhio a due classi!

E nel pomeriggio, prevedo l'ennesima serie di riunioni, fogli alla mano, a studiare il documento ministeriale, a decodificare ogni vocabolo, a discutere sul "cosa si intenda per...", a scegliere i termini da scrivere per "rendicontare" bene e in modo "inequivocabile", per far bella figura, per non mettere in imbarazzo il dirigente "che, povero, ha tante grane" (verissimo del resto!)... Cosa resterà del rapporto insegnante/discente? Sempre meno: insegnante con le occhiaie dopo le nottate ad arrovellarsi su cosa scivere nell'ennesima relazione sulla vautazione, discente preoccupato dello stato di salute del proprio ex-prof, divenuto burocrate a tempo pieno.

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18. Regolamento, prove Invalsi, docenti: il cerchio non si chiude - Antonella Reffieuna

Il maggiore problema legato a tale regolamento sta nel fatto che l’Snv dovrebbe essere il frutto della sinergia tra tre soggetti: l’Invalsi, l’Indire e il corpo ispettivo, le cui attribuzione sono però a tutt’oggi definite in modo non del tutto coerente.

Come sempre più spesso succede nel mondo informatizzato, giungono contemporaneamente molteplici informazioni che si riconducono allo stesso tema ma che provengono da fonti molto diverse e si riferiscono a livelli di realtà spesso estremamente lontani tra loro. Applicando questa convinzione, ci pare interessante proporre l’accostamento di tre tipi di notizie riguardanti il tema della valutazione scolastica. 1. Il Sistema nazionale di valutazione - La prima notizia riguarda l’approvazione, da parte del governo, del Regolamento sul Sistema nazionale di valutazione (Snv). Si tratta di un regolamento che dovrebbe realizzare il principio secondo cui spetta al ministero fissare gli indirizzi generali circa la valutazione degli alunni, il riconoscimento dei crediti e dei debiti formativi, e che si propone di fornire un impulso alle procedure di valutazione e autovalutazione degli istituti scolastici.

Il maggiore problema legato a tale regolamento sta nel fatto che l’Snv dovrebbe essere il frutto della sinergia tra tre soggetti: l’Invalsi, l’Indire e il corpo ispettivo, le cui attribuzione sono però a tutt’oggi definite in modo non del tutto coerente. In particolare, l’indeterminatezza riguarda l’Indire. Nel corso degli ultimi anni questo ente ha subito diverse denominazioni. Non si è trattato infatti di un semplice cambio di nome ma di mutamenti sostanziali nella mission: dalla documentazione pedagogica alla formazione degli insegnanti, alla predisposizione di piattaforme per l’apprendimento online, al supporto alla realizzazione dell’autonomia, al monitoraggio dei progetti ministeriali. Pare ora che si prospetti un recupero di quello che a nostro avviso ha sempre costituito il punto di forza di tale istituzione, cioè la formazione. A livello territoriale (anche se in modo disomogeneo nelle diverse regioni) gli Irrsae sono stati per lungo tempo un riferimento fondamentale per le scuole e gli insegnanti. Ora il nodo starà nel precisare a livello operativo in quale forma dovrà realizzarsi quell’azione di “supporto alle istituzioni scolastiche e formative nella definizione e attuazione dei piani di miglioramento della qualità dell’offerta formativa e dei risultati degli apprendimenti degli studenti” e soprattutto precisare quando ciò avverrà. In mancanza, rischia di essere poco produttivo che le scuole siano chiamate a realizzare azioni di autovalutazione e di valutazione di sistema senza disporre di strumenti, suggerimenti, strategie che possano orientarne preventivamente in modo corretto e soprattutto scientifico e rigoroso l’azione. La valutazione dovrebbe verificare il cambiamento che le scuole sono capaci di realizzare. Ma le condizioni che rendono possibile tale cambiamento e che necessariamente vengono molto prima della fase di valutazione continuano a rimanere imprecisate. Ci chiediamo soprattutto se possono essere formulate proposte di valutazione e autovalutazione in assenza di adeguate conoscenze del processo di apprendimento. Prima ancora di chiedersi come valutare gli allievi occorrerebbe forse chiedersi come farli apprendere e soprattutto occorrerebbe non inseguire le mode didattiche o ritenere che la digitalizzazione sia la panacea di tutti i mali. Le neuroscienze hanno permesso, nell’ultimo decennio, di disporre di molte conoscenze relative al modo con cui funzionano il cervello e la mente dei bambini e dei ragazzi, ma di tutto ciò poco è transitato agli insegnanti. Se è vero, come ricorda il titolo di un testo americano, che valutare significa “sapere che cosa sanno gli allievi”, bisogna prima fare in modo che gli allievi possano acquisire sapere (non solo teorico, perché esiste anche un “sapere nell’azione”) e quindi occorre conoscere le strategie a cui fare ricorso. Soprattutto occorre predisporre percorsi di apprendimento coerenti e sistematici: cosa che nella scuola di oggi avviene sempre meno, in nome di un apprendimento parcellizzato che sembra regolare la vita moderna ma che rischia anche di non permettere una vera acquisizione dei contenuti culturali. Altrettanto problematico rischia di essere il ricorso agli ispettori scolastici. In questo caso non esiste solo un problema di dettaglio dei compiti, ma anche di numeri. Il concorso bandito nel 2008 a 145 posti di dirigente tecnico ha visto ammessi all’orale solo 79 candidati. Di questi non si sa ancora quanti abbiano superato la prova orale, ma ci risulta che molti di essi abbiano ottenuto una valutazione negativa. Considerato il numero delle istituzioni scolastiche, come potrà essere costituito un numero adeguato di nuclei di valutazione? Ci si può inoltre chiedere come potrà essere realizzata, in termini temporali, una corretta osservazione degli istituti scolastici, che serva davvero a questi ultimi a comprendere i propri punti di forza e di debolezza. Anche in questo caso il problema della significatività dei dati rilevati risulta a nostro avviso centrale. Il rischio è che la valutazione della scuola continui a essere vissuta come processo separato dalla realtà quotidiana in classe e che quindi non determini quel miglioramento del tasso di successo scolastico degli studenti che invece si auspica. 2. Le prove Invalsi − La seconda notizia attiene alla proclamazione da parte del sindacato Cobas dello sciopero per i docenti chiamati nel mese di maggio a somministrare le prove Invalsi. Al di là di ogni valutazione sulle strategie sindacali, che non ci compete, riteniamo che non si possa continuare a ignorare le domande che un elevato numero di insegnanti si pone: 1. A che cosa servono tali prove? A delineare degli standard nazionali? A valutare la qualità degli istituti scolastici? A valutare la qualità dei singoli insegnanti? A valutare gli apprendimenti

degli allievi? Le valutazioni su larga scala non possono avere le stesse finalità delle valutazioni a livello di classe o di singola scuola. In proposito gli insegnanti lamentano un’indefinitezza che conduce molti di loro a rifiutare l’utilità delle prove Invalsi. 2. Quali informazioni vengono messe a disposizione dei docenti per migliorare il proprio insegnamento? 3. Consentono davvero di individuare quali sono i problemi che gli allievi incontrano nell’apprendimento scolastico? 4. In che misura si differenziano o sono analoghe alle prove di verifica, ai compiti in classe utilizzati dalla maggioranza dei docenti? 5. Sono davvero indice di comprensione e di competenza? 6. Possono costituire una fonte di informazioni attendibile e significativa per valutare la qualità degli insegnanti? I docenti coinvolti sia nelle prove del Pisa sia nelle prove Invalsi sottolineano come le prime evidenzino in modo molto chiaro la necessità di rivedere le strategie didattiche, cosa che invece non accadrebbe per le prove Invalsi, maggiormente coerenti con quanto gli insegnanti fanno in classe ma anche meno suscettibili di indurre modificazioni della didattica. Non a caso, le prove del Pisa fanno riferimento al costrutto di competenza: non intendono evidenziare ciò che un allievo “sa”, ma se sa utilizzare quanto ha imparato, cioè se riesce a generalizzare e trasferire le conoscenze e le abilità acquisite. Ciò comporta il superamento dei manuali scolastici e la capacità di selezionare le informazioni, di individuare i concetti chiave, di discernere la pertinenza della risposta rispetto alla domanda. Con le prove del Pisa è difficile barare perché in gioco è soprattutto la capacità di elaborazione cognitiva dello studente. Le prove Invalsi sono andate man mano avvicinandosi a tale modello, ma forse presentano ancora un’eccessiva attenzione per il “che cosa” gli allievi devono avere appreso. Da ciò forse discende il timore degli insegnanti che dagli esiti di tali prove possano discendere graduatorie volte a individuare insegnanti “buoni”, capaci, e insegnanti meno buoni, meno capaci. Chiunque lavori nella scuola sa che non è possibile stabilire delle graduatorie, perché, come ci ha insegnato la scienza della complessità, ogni classe, ogni allievo presenta variabili che lo differenziano dalle altri classi, dagli altri allievi, e che determinano percorsi non riproducibili se non a grandi linee. Quindi non esiste un docente che sia in assoluto migliore dei colleghi: il contesto, il momento temporale, fanno sì che si possa funzionare ottimamente in un livello di scuola, in un ambiente sociale, con allievi di una specifica età e non altrettanto in condizioni diverse. 3. Gli insegnanti per il 21mo secolo: utilizzare la valutazione per migliorare l’insegnamento − Questo è il titolo del rapporto presentato dall’Oecd all’International Summit of the Teaching Profession, tenutosi il 13 e 14 marzo ad Amsterdam. Esso era già stato preceduto da due documenti analoghi e soprattutto dal progetto denominato Talis (Teaching and Learning International Survey). Questo rapporto richiama l’attenzione su quello che dovrebbe essere il tema centrale da sottoporre ai decisori politici: occorre ragionare in termini di sviluppo professionale dei docenti e non di semplice valutazione, perché solo lo sviluppo professionale comporta una stretta relazione con il livello di apprendimento degli allievi. Il concetto di sviluppo, unito a quello di professionalità, consente di ricondurre a unità coerente sia tutti gli aspetti attinenti alla situazione degli insegnanti sia tutti gli aspetti attinenti al contesto in cui essi operano e quindi, in particolare, agli alunni. Riferirsi alla professionalità significa assumere che un insegnante dovrebbe disporre di una base di conoscenze specializzate (la cultura tecnica); dovrebbe impegnarsi a soddisfare i bisogni degli alunni (l’etica professionale); dovrebbe possedere una forte identità collettiva (l’impegno professionale); dovrebbe essere sottoposto a un controllo collegiale e non burocratico sulla propria attività e sugli standard professionali (l’autonomia professionale). Solo lo sviluppo professionale comporta un cambiamento nell’insegnante. La sola valutazione esterna, al contrario, può addirittura indurre un radicamento nelle proprie abitudini e nei propri atteggiamenti. Nel rapporto è particolarmente interessante la lettura del capitolo in cui si opera una disamina dei diversi strumenti utilizzati nei paesi dell’Oecd per valutare i docenti.

Due elementi, in tale capitolo, ci sembra dovrebbero essere attentamente considerati dai soggetti che, all’interno del Sistema nazionale di valutazione italiano, interverranno a valutare le scuole. 1. Attribuire molta importanza ai risultati ottenuti dagli studenti significa rischiare di utilizzare modalità di valutazione in cui gli insegnanti “vengono puniti o premiati per risultati che sono al di fuori del loro controllo” (p. 35). Risulta infatti difficile stabilire lo specifico contributo che un docente dà alle performance dei suoi studenti. “L’apprendimento è infatti influenzato da molti fattori: le capacità degli studenti; le loro aspettative, la motivazione, il comportamento, il supporto che ricevono dalla famiglia, l’influenza del gruppo dei pari, l’organizzazione della scuola, le risorse in termini di strumenti e attrezzature, la struttura del curricolo, i contenuti disciplinari. Inoltre gli interventi degli insegnanti hanno caratteristiche cumulative: in un dato momento, lo studente è influenzato anche dagli insegnanti che ha avuto in precedenza. Il riferimento puro e semplice ai risultati standardizzati riflette molto di più dell’impatto che il singolo insegnante ha sullo studente” (p. 35). 2. Occorre attivare un sistema in cui gli insegnanti e i dirigenti scolastici condividano e lavorino nello stabilire gli obiettivi di apprendimento degli studenti e le modalità di valutazione dei progressi verso il raggiungimento di tali obiettivi. Tenere conto di tali elementi significa, a nostro avviso, affrontare con gli insegnanti la riflessione sul concetto di sviluppo (il proprio e quello degli studenti) come percorso non unidirezionale, fatto di guadagni e perdite, di continuità e discontinuità, nel quale ogni scostamento marginale può condurre a risultati diversi e mettere in evidenza il gioco dei vincoli e delle possibilità. Se si vuole ottenere davvero un cambiamento occorre incidere sul nucleo profondo delle teorie che ogni insegnante si è costruito e alle quali spesso è stata condotto anche da informazioni non del tutto corrette ricevute da fonti non scientifiche. Ma vuol dire anche fornire un modello esplicativo che permetta di “comprendere” il comportamento degli allievi e quindi di mettere in atto le azioni più corrette. Il vero nodo della valutazione, pertanto, consiste nel chiedersi in quale misura si riesce a incidere sulle teorie a cui ogni insegnante, consapevolmente e inconsapevolmente, fa riferimento: non tanto le teorie esplicite, dichiarate, quanto le teorie ingenue che stanno a fondamento dell’azione in classe. La valutazione non può pertanto non accompagnarsi a una seria azione di formazione, che permetta agli insegnanti di appropriarsi delle teorie pedagogiche e didattiche a livello di azione e non soltanto di dichiarazione. Gli insegnanti necessitano però anche di un feedback della propria azione accompagnato dal riconoscimento del proprio impegno attraverso la possibilità di discutere della propria azione con una persona qualificata. Non a caso nei documenti dell’Oecd si parla di “recognition”. Le esperienze realizzate con numerosi docenti di tutti i livelli di scuola ci hanno consentito di verificare come tale riconoscimento debba essere realizzato in primo luogo dal dirigente scolastico, il quale può svolgere un ruolo fondamentale nell’autoriflessione del docente sulla propria attività. Autoriflessione che, come evidenziano gli studi della ricercatrice americana Darling-Hammond, non si fonda sui risultati di test e su procedure standardizzate, ma fa invece ricorso a modalità narrative, a scambi fondati sulla condivisione di obiettivi e non sull’espressione di valutazioni oggettive. È a questo punto che manca la quarta informazione, che purtroppo temiamo non interverrà nel prossimo futuro: la ridefinizione delle attribuzioni del dirigente scolastico, scaricato degli adempimenti puramente amministrativi che lo obbligano a trascorrere la giornata chiuso nel proprio ufficio e tornato ad essere un leader educativo, che abbia il tempo di raccogliere osservazioni e informazioni sulla propria scuola per poterne discutere con i propri insegnanti a ragion veduta. Ciò consentirebbe anche di chiudere il cerchio. Non può essere infatti dovuto semplicemente al caso il fatto che l’ottima riuscita degli studenti finlandesi nelle prove del Pisa si accompagni all’assenza di strutture nazionali per la valutazione dei docenti e invece al ruolo del dirigente scolastico come leader pedagogico, responsabile degli insegnanti della propria scuola e delle misure per migliorarne la qualità, attraverso momenti di discussione in cui si valuta se gli insegnanti sono soddisfatti degli obiettivi raggiunti e si individuano i bisogni, in termini di sviluppo professionale, per l’anno successivo.

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