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1 Università degli Studi di Udine CdL in Architettura Corso di Tecnica e Pianificazione Urbanistica - prof. S. CACCIAGUERRA LE NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE DI UN PRGC ing. Erica Bosco Lezione del 26 ottobre 2007

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Università degli Studi di UdineCdL in Architettura

Corso di Tecnica e Pianificazione Urbanistica - prof. S. CACCIAGUERRA

LE NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE DI UN PRGC

ing. Erica BoscoLezione del 26 ottobre 2007

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Premessa

Il progettista di spazi per l’uomo ha a disposizione 3 contenitori a cui attingere per giungere alla composizione ottimale della proposta progettuale nelle diverse scale di intervento

1. conoscenza della realtàrealtà;

2. conoscenza dei fenomenifenomeni e delle tecnichetecniche necessarie per organizzarli e regolarli;

3. esigenzeesigenze, aspettativeaspettative e regole regole in base alle quali i diversi soggetti si aspettano che i progetti e i processi trasformativi siano pensati e avvengano.

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Le norme e consuetudini nascono dalla condizione culturale e sociale,dal portato storico e dalle leggi che la civiltà si è data e vuole rispettare.

Il paniere delle regolepaniere delle regole attinge:

- alle regole naturali di tipo fisico, chimico, biologico;

- alle regole della organizzazione spaziale e funzionale;

- alle regole comportamentali di origine sociale.

Queste ultime, ma anche quelle precedenti, possono risultare definite in forma forma scrittascritta, a carattere univococarattere univoco e con valenza giuridicavalenza giuridica..

Variabili

NON variabili

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COS’È UNA NORMA?

1. Definizione da dizionario:

“Regola che guida la condotta dell’uomo e la sua attività pratica mediante precetti o divieti. Precetto cui attenersi, criterio.”

2. In gergo urbanistico (S. Moroni, 1999):

piano urbanistico inteso come “strumento pubblico di regolazione ed intervento costituito da un insieme di norme (coerenti e congiuntamente finalizzate) che si configurano in un sistema indirizzato a disciplinare comportamenti di soggetti pubblici e privati per quanto riguarda la relazione tra questi stessi soggetti e lo spazio fisico in una determinata area geografica.”

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FUNZIONE DELLA NORMA URBANISTICA

Indirizzare e disciplinare comportamenti di soggetti pubblici e privati in relazione ad

uno spazio territoriale determinato

La norma non si riferisce direttamente ai soggetti, ma alle AZIONIAZIONI che questi

possono esercitare sullo spazio

Le NTA specificano gli interventi previsti da un PRG precisando le indicazioni indicazioni

quantitativequantitative e qualitativequalitative della zona

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NTA del PRG

Le Norme Tecniche di Attuazione (N.T.A.):

- integrano le diverse previsioni di azzonamento;

- definiscono le modalità e le procedure di attuazione della disciplina urbanistica del PRG con riferimento all’uso del suolo e dei manufatti edilizi e ai vari interventi.

La comprensione e l’uso della Normativa devono essere immediati!

Di fondamentale importanza:

- l’unicità della norma, ovvero l’espressione di regole esaustive per quanto riguarda le definizioni, le prescrizioni, le modalità di attuazione e gli interventi possibili;

- terminologie chiare ed univoche;

- l’introduzione di tutte le definizioni e i riferimenti diretti.

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NTA del PRG

Le N.T.A.:- chiariscono le modalità con cui soggetti realizzano il progetto di P.R.G.;- definiscono quali siano i diritti, i doveri e le procedure da seguirsi da parte dei diversi soggetti, attivi e passivi;- stabiliscono:

- le tipologie degli atti progettuali necessari a documentare le trasformazioni previste; i modi tecnici, amministrativi richiesti per elaborarli; - le procedure che si devono seguire per:

- ottenere i necessari nulla osta; - convenire le eventuali pattuizioni; - verificare l’aderenza degli atti agli iter burocratici prescritti e delle realizzazioni ai progetti assentiti.

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PRG vigente di Udine

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NORMATIVA DI RIFERIMENTO – cenni 1. Normativa nazionalenazionale

2. Normativa regionaleregionale

L. 1150/’42 Legge Urbanistica;L. 765/’67 Legge ManciniD.M. 1444/’68 Limiti inderogabili da osservarsi per la redazione di strumenti urbanistici;L. 457/’78 Norme per l’edilizia residenziale;D.P.R. 327/’01 Testo Unico dell’Esproprio;D.P.R. 380/’01 Testo Unico dell’Edilizia;D.L. 42/’04 Codice dei beni culturali e del paesaggio; ecc.

PURG Piano urbanistico regionale generale;

LR 5/’07 Riforma dell’urbanistica e disciplina dell’attività edilizia e del paesaggio;

ecc.

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STRUTTURA DELLE NTA

[1] DISPOSIZIONI GENERALI Oggetto, obiettivi ed elaborati del piano; rapporti delle NTA; definizioni,

parametri ed indici; classificazione delle destinazioni d’uso e delle categorie d’intervento.

[2] ATTUAZIONE Strumenti di attuazione e gestione del piano.

[3] NORME DI ZONA Zone urbanistiche di progetto – zone territoriali omogenee.

[4] NORME TRANSITORIE E FINALI Deroghe, decadenza, norme particolari.

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DISPOSIZIONI GENERALI

Indice oparametro (grandezza)

E’ una qualsiasi limitazione imposta ad un lotto da uno strumento urbanistico - edilizio per disciplinarne l’uso.L’indice esprime un rapporto.

Parametri urbanistici

Superficie territorialeSuperficie fondiaria Superficie coperta

Parametri edilizi

Superficie utileVolume, N. di piani,Altezza fabbricati

Distacchi o distanze da confini, strade, edifici

Indici

Fabbricabilità territorialeFabbricabilità fondiariaRapporto di copertura

Densità territoriale Densità fondiaria

1.1 DISPOSIZIONI GENERALI

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CATEGORIE DI INTERVENTO

Interventi aventi rilevanza urbanistica

Interventi aventi rilevanza edilizia

Sono quelli attuati sul patrimonio edilizio esistente rivolti a mantenere e miglioraremantenere e migliorare lo stato fisico e funzionale dei fabbricati e quegli interventi nuovi non aventi rilevanza urbanistica, e cioè:

- manutenzione ordinaria e straordinaria -

- restauro -

- conservazione tipologica -

- risanamento conservativo -

- nuovi interventi non aventi rilevanza urbanistica -

Sono quelli volti a modificare in modo modificare in modo sostanzialesostanziale lo stato fisico e funzionale dei fabbricati, e cioè gli interventi di:

- nuova realizzazione -

- ampliamento -

- ristrutturazione urbanistica -

- ristrutturazione edilizia -

- interventi di rilevanza urbanistico e ambientale -

1.2 DISPOSIZIONI GENERALI

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DESTINAZIONI D’USO

Destinazione d’uso

L’insieme degli usi e delle attività ammesse nei siti o negli edifici esistenti o da costruire.

Si distingue tra D.U. principale e complementare/compatibile.

Residenza Attività commerciali Attività terziarie

Attività produttive Attività d’interesse pubblico Attività agricole

Attività direzionali Impianti infrastrutturali e trasporto Attività ricettive

1.3 DISPOSIZIONI GENERALI

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ATTUAZIONE

Interventi diretti Interventi indiretti

Sono quelli subordinati all’approvazione di strumenti urbanistici attuativistrumenti urbanistici attuativi,, di iniziativa pubblica o privata.

Sono quelli realizzabili direttamente senza senza titolo abilitativotitolo abilitativo (nel caso della manutenzione ordinaria o degli interventi soggetti a DIA) o sulla base delsulla base del titolo titolo abilitativo richiestoabilitativo richiesto (autorizzazione e concessione edilizia) dalla normativa nazionale o regionale in materia ed il cui rilascio e formazione non risultano subordinati alla preventiva approvazione di uno strumento urbanistico esecutivo.

PPA, PEEP, PIP, PdR, Piano di Lottizzazione,

Programma Integrato di Intervento, etc.

Ambiti Unitari di InterventoAmbiti Unitari di InterventoParti di territorio comunale che per le loro caratteristiche tipologiche, formali e funzionali debbono essere considerate unitariamente sotto il profilo della progettazione sotto quello della esecuzione. ( -> Comparto)

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3.1 NORME DI ZONA

- DM_1444/1968

- PUR (PURG FVG 1978)

Riferimenti normativi

Zona A – edilizia storica

Zona B – edilizia residenziale consolidata

Zona C – edilizia residenziale di espansione

Zona D – produttiva

Zona E – agricola

Zona F (S) – per attrezzature e servizi di interesse generale

Zona G – turistico/ricettiva

Zona H – commerciale

Zona I - direzionale

Altro

Zone Territoriali Zone Territoriali OmogeneeOmogenee

NORME DI ZONA

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Zona Territoriale Omogenea – A –

Definizione Parti del territorio comunale interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di pregio ambientale e le aree a queste circostanti che, per talune delle predette caratteristiche, possono considerarsi ad esse assimilate o complementari.

Destinazione d’uso Residenziale, terziaria, commerciale, direzionale, ricettiva, attività culturali, professionali, di servizio ovvero quelle artigianali non nocive o moleste.

Modalità di attuazione

Diretta: tramite titolo abilitativo per interventi indicati dalle leggi in materia.Indiretta: tramite Piano Particolareggiato Attuativo (PPA) nelle aree in cui tale strumento è previsto dal PRG (ad es. AUI, Comparti).

3.2 NORME DI ZONA

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Sottozone e tipi di intervento

In base alle caratteristiche morfologichecaratteristiche morfologiche della zona A, vengono definite delle sottozone (PURG):A1 – immobili soggetti a restauro conservativo;A2 – immobili soggetti a conservazione tipologica;A3 – immobili soggetti a ristrutturazione;A4 – immobili soggetti a demolizione con ricostruzione;A5 – immobili soggetti a demolizione senza ricostruzione;A6 – aree libere edificabili;A7 – aree libere inedificabili.

Indici e parametri Vengono definiti indici e parametri in base al tipo di intervento previsto, facendo un distinguo tra le modalità di attuazione diretta/indiretta.Indice di fabbricabilità fondiaria max, indice di fabbr. territoriale (se con PPA), rapporto max di copertura, altezza max, distacco min. dalla strada, distacco dai confini, distacco tra edifici.

3.2 NORME DI ZONA

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Zona Territoriale Omogenea – B –

Definizione Le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone A. Si considerano parzialmente edificate le zone in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% (un ottavo) della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale sia superiore ad 1,5 mc/mq.

Destinazione d’uso Principale: residenziale.Complementare: attività commerciali, artigianali, ricettive e di servizio, studi professionali, uffici, autorimesse di uso pubblico o privato ecc.

Modalità di attuazione

Diretta: tramite titolo abilitativo. Indiretta: quando previsto da PRG, tramite Piano Particolareggiato Attuativo.

3.3 NORME DI ZONA

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Sottozone In base al riconoscimento morfologico del tessuto urbano, la zona "B" può essere suddivisa in sottozone in relazione alla tipologia ediliziatipologia edilizia, alla diversa densità ediliziadensità edilizia e ai diversi indici volumetricidiversi indici volumetrici previsti. Ad esempio:

B1 – Edificazione di tipo puntuale, semintensiva costituita da case mono/bifamiliari;

B2 – Edificazione in linea, intensiva costituita da case a schiera;

B3 – Edificazione intensiva sia puntuale che in linea.

Indici e parametri Vengono definiti indici e parametri distinguendo tra le modalità di attuazione diretta/indiretta.Indice di fabbricabilità fondiaria, indice di fabbr. territoriale (se PPA), superficie minima di intervento (se PPA), rapporto di copertura, volume, distacco dalla strada, distacco dai confini, distacco tra edifici, parcheggi stanziali e di relazione.

3.3 NORME DI ZONA

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Zona Territoriale Omogenea – C –

Definizione Le parti del territorio destinate a nuovi complessi insediativi residenziali o a prevalente destinazione residenziale, che risultino inedificate o nelle quali l’edificazione preesistente non raggiunga i limiti di cui alla zona omogenea B (quindi inferiore al 12,5% della superficie fondiaria di zona).

Destinazione d’uso Principale: residenziale.Complementari: attività di servizio, terziarie, studi professionali ed uffici, commerciali, artigianali purché non produttrici di inquinamenti, le attrezzature pubbliche o di uso pubblico.

La realizzazione di qualsiasi intervento è subordinata all’approvazione di un piano particolareggiato attuativopiano particolareggiato attuativo.

Indici e parametri

Modalità di attuazione

I parametri e gli indici sono da assumere come base per la redazione del PPA.

3.4 NORME DI ZONA

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Zona Territoriale Omogenea – D –

Definizione Le parti del territorio destinate ad insediamenti industriali ed artigianali.

Destinazione d’uso Principale: industrialeComplementari: attrezzature tecnologiche, laboratori di ricerca, magazzini, depositi, silos, rimesse, edifici ed attrezzature ricreative e/o sociali, uffici, mostre, edifici per la commercializzazione di oggetti e articoli assemblati o manipolati in loco, attrezzature per il trasporto e la logistica, residenziale solo se inerente alla funzione di custodia dell’immobile

Gli interventi di ristrutturazione, demolizione con ricostruzione e ampliamento si realizzano mediante:Intervento diretto: solo ove sono presenti le urbanizzazioni primarie e secondarie;Intervento indiretto: piano attuativo, negli altri casi (e per la realizzazione di nuovi insediamenti – Piano Insediamenti Produttivi ).

Modalità di attuazione

3.5 NORME DI ZONA

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Sottozone Il PURG prevede 5 sottozone tra loro differenti per ambito di interesse e tipologia dell’insediamento.

Esempio - PRGC di UdineEsempio - PRGC di Udine:

D1: corrispondente alla parte del territorio destinata agli agglomerati industriali di interesse regionale;

D2: corrispondente alla parte del territorio destinata agli insediamenti artigianali ed industriali (zona di espansione);

D3: corrispondente alle parti del territorio interessate da insediamenti industriali ed artigianali esistenti o destinate alla loro integrazione (zona di completamento).

Vi è un’ulteriore suddivisione in base alla grandezza dell’impianto (medio/grande - piccolo).

3.5 NORME DI ZONA

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Zona Territoriale Omogenea – E –

Definizione Le parti del territorio destinate ad usi agricoli e forestali.

Destinazione d’uso Principale: agricola e forestale.Complementare: tutte le opere funzionali all’attività agricola e forestale destinate agli usi necessari allo svolgimento di tali attività, ivi compresi gli impianti tecnici e tecnologici, della produzione agricola e delle strutture aziendali e delle infrastrutture tecniche e di difesa del suolo. Può essere ammessa la funzione residenziale, se compatibile con l’uso agricolo del territorio e finalizzata al soddisfacimento delle esigenze abitative del conduttore.

In genere intervento diretto (alle volte può essere richiesto anche un piano di sviluppo aziendale).

Modalità di attuazione

3.6 NORME DI ZONA

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Sottozone Il PURG prevede 6 sottozone tra loro differenti per ambito di interesse (alta montagna, boschi, silvo-zootecnico, agricolo-paesaggistico, di preminente interesse agricolo, di interesse agricolo).

Zona agricola produttiva Zona agricola produttiva Sono consentiti nuovi insediamenti solo

se connessi o compatibili con l’uso agricolo del territorio.

Zona agricola inedificabile Zona agricola inedificabile E’ tassativamente esclusa ogni nuova

edificazione.

3.6 NORME DI ZONA

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Zona Territoriale Omogenea – F –

Definizione Le parti del territorio destinate ad attrezzature e servizi pubblici o di uso pubblico.

Il PURG attua una distinzione in base all’ambito di interesse delle attrezzature: regionale/comprensoriale e di quartiere.

Destinazione d’uso Attrezzature sociali, assistenziali, sanitarie, scolastiche, culturali, religiose, impianti sportivi e ricreativi, uffici pubblici, attrezzature ed impianti tecnologici relativi alle aziende elettriche, telefoniche, dell'erogazione dell'acqua e del gas, dei trasporti pubblici, autorimesse, ecc.

Modalità di attuazione

Diretta: tramite titolo abilitativo per interventi indicati dalle leggi in materia.Indiretta: tramite Piano Particolareggiato Attuativo (PPA) nelle aree in cui tale strumento è previsto dal PRG.

3.7 NORME DI ZONA

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NORME FINALI E TRANSITORIE

4. NORME FINALI E TRANSITORIE

1. Deroghe alle norme.

2. Disposizioni paesistiche del PRG.

3. Rapporto con gli strumenti urbanistici previgenti all’adozione del PRG.

4. Norme particolari: distribuzione carburanti, impianti di telecomunicazione e di telefonia mobile, di autodemolizione, etc.

5. Limiti derivanti da altre normative su: zone sismiche, impianti di depurazione, cimiteri, servitù aeronautiche, beni tutelati, etc.

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NOTE

La regolazione urbanistica fissa diversi usi per le diverse parti del territorio determinando qualità e valori differenziali, che creano delle forti differenziazioni sia attuali che potenziali tra le aree.

– sono troppo rigidi e statici;

– non riescono a rispondere in un contesto economico profondamente mutato alle esigenze e necessità dei principali soggetti.

Nell’attuazione delle trasformazioni urbanistiche si sono manifestate delle difficoltà, che hanno evidenziato l’inadeguatezza degli attuali Strumenti Urbanistici:

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ASSETTO PREFERIBILE

Assetto preferibile del territorio: assetto che determina il massimo benessere insediativo.

La determinazione dell’assetto preferibile dovrebbe essere frutto di una concezione organica e partecipata, in cui si pone l’interesse della comunità e le sue esigenze in posizione prioritaria e si considera l’intervento dell’operatore privato attraverso un suo coinvolgimento attivo in funzione dell’utilità collettiva.

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NEGOZIAZIONE URBANISTICA

I nuovi strumenti di negoziazione urbanistica sembrano i più adatti ad assicurare che l’interesse del privato sia in sinergia con l’interesse collettivo, e consentono di giungere alla conseguente accettazione e condivisione del progetto da parte dei diversi soggetti.

Tali strumenti, permettono cioè di comporre l’interesse differenziato, rispetto al territorio, delle diverse componenti sociali in gioco, che tendono a perseguire obiettivi spesso non del tutto sinergici e talvolta in contrasto tra loro.

Gli strumenti di negoziazione urbanistica si inseriscono in un contesto di pianificazione funzionalmente integrata e sono volti a realizzare, in un contesto di assoluta trasparenza, una collaborazione tra i soggetti pubblici e privati, per una definizione consensuale e concordata del futuro assetto del territorio.

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PEREQUAZIONE URBANISTICA

Per perequazione urbanistica si intende il risultato che si ottiene adottando accorgimenti progettuali e normativi che consentano di assicurare gli stessi vantaggi e le stesse prerogative di valorizzazione urbanistica (diritti edificatori ma anche relativi oneri) a tutti gli enti patrimoniali ricadenti in un certo ambito (identificabile con il Comparto ex lege 1150/42) ed interessati dall’intervento trasformativo, indipendentemente dalle specifiche destinazioni d’uso assegnate alle singole aree. In questo modo si rende indifferente per i proprietari la collocazione spaziale delle aree da destinare a servizi (cui si ricollega il vincolo di inedificabilità) all’interno del comparto.Tutti i proprietari beneficiano di una quota, in proporzione alle singole entità fondiarie, della potenzialità volumetrica assegnata all’intero comparto sotto forma di indice territoriale; tale volumetria edificatoria totale viene quindi aggregata entro “aree di concentrazione” ed in seguito le aree destinate al soddisfacimento degli standard urbanistici vengono gratuitamente cedute al Comune. La Pubblica Amministrazione può così acquisire un cospicuo patrimonio fondiario senza fare ricorso all’espropriazione.

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PROGRAMMI COMPLESSII programmi complessi sono degli strumenti di pianificazione finalizzati a sostenere “politiche di qualificazione urbana”. Affrontano problemi connessi a: manutenzione del patrimonio residenziale, miglioramento della vivibilità degli insediamenti, necessità di limitare l’ulteriore consumo di territorio da urbanizzare, ecc.

Tra tali strumenti si ricordano: - i programmi di riqualificazione urbana (ex lege 179/1992, art. 2); - i programmi integrati di intervento (ex lege 179/1992, art. 16); - i programmi di recupero urbano (ex lege 493/1993, art. 11).

Essi si caratterizzano perché perseguono degli obiettivi di riqualificazione non attraverso degli interventi singoli e disarticolati tra loro ma attraverso un insieme complesso di azioni, che consente più agevoli variazioni della pianificazione comunale generale vigente. In tali interventi, che presentano una molteplicità di obiettivi, c’è la possibilità di coinvolgere una pluralità di soggetti pubblici e privati con una relativa vasta gamma di risorse finanziarie.

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ACCORDO DI PROGRAMMA

L’accordo di programma è stato introdotto dalla L. 142/1990.E’ finalizzato alla definizione e attuazione di opere o di interventi di interesse pubblico ed è previsto per gli interventi che richiedono per la loro completa realizzazione l’azione integrata e coordinata di una pluralità di soggetti pubblici (Regione, Enti locali, Amministrazioni statali,…).

Qualora l’accordo di programma venga adottato con decreto del Presidente della Regione, esso determina le eventuali conseguenti variazioni degli strumenti urbanistici e sostituisce, con l’assenso del Comune interessato, i permessi di costruire.

Anche quando si opera attraverso l’accordo di programma, si deve comunque garantire la partecipazione dei cittadini all’attività pianificatoria, assicurata nei procedimenti ordinari di formazione o modificazione dei PRG attraverso la pubblicità dei provvedimenti di adozione e la possibilità di presentare osservazioni.

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STU“Le Città metropolitane e i Comuni, anche con la partecipazione della Provincia e della Regione” possono costituire società per azioni “per progettare e realizzare interventi di trasformazione urbana, in attuazione degli strumenti urbanistici vigenti”. (L. 127/1997)L’iniziativa della costituzione della STU è affidata esclusivamente a Città metropolitane e Comuni, è consentito però l’ingresso anche di Regioni e Province. Gli azionisti privati invece devono essere scelti tramite procedure di evidenza pubblica, ad eccezione dei proprietari delle aree interessate dall’intervento di trasformazione che possono diventare soci della STU in esito di una trattativa privata.

Le STU: - elaborano il progetto;- acquisiscono le aree e gli immobili interessati dall’intervento; - provvedono alla trasformazione, in conformità alle previsioni dello strumento urbanistico generale vigente, attraverso attività di urbanizzazione, di edificazione di opere pubbliche, di recupero del patrimonio edilizio esistente, di realizzazione di nuovo insediamenti residenziali o produttivi;- procedono alla commercializzazione di tutte le aree trasformate e di tutti gli immobili realizzati, poiché in nessun caso possono mantenerne la proprietà.

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PROJECT FINANCING

Il project financing (introdotto dalla L. Merloni ter 415/1998) è uno strumento per la realizzazione di opere pubbliche con risorse parzialmente o totalmente private.

Si prevede che ogni anno determinati soggetti, definiti promotori, presentino alle amministrazioni proposte per la realizzazione di opere di pubblica utilità, il cui progetto è già stato approvato, tramite contratti di concessione e con risorse totalmente o parzialmente a carico dei promotori stessi. Le Amministrazioni, verificando l’assenza di ostacoli alla realizzazione, valutano la fattibilità delle proposte sotto diversi profili, oltre che sotto il profilo urbanistico e costruttivo, anche sotto quello della qualità progettuale, del rendimento, del costo di gestione, delle tariffe da applicare, del contenuto della bozza di convenzione ecc.

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CONCLUSIONI

Giovandosi dei nuovi strumenti della negoziazione urbanistica, il PRG, nelle fasi di messa a punto e aggiornamento, può essere costantemente e continuamente messo a fuoco, mai limitando libertà di iniziativa e proposizione dei privati.

I soggetti privati tramite tali nuovi strumenti possono intervenire direttamente e propositivamente nel procedimento di formazione dello strumento urbanistico.

Attraverso un accordo tra soggetti pubblici e privati si possono così definire proposte urbanistiche di più concreta attuazione, perseguendo obiettivi di efficacia urbanistica e realizzando il disegno urbano con la migliore allocazione possibile delle funzioni sia pubbliche che private sul territorio.

Utilizzando tali strumenti si concretizzeranno quindi le trasformazioni in cui c’è un interesse del privato in sinergia con l’interesse pubblico e collettivo, ovvero quelle in cui gli interessi dei diversi soggetti in gioco non sono in contrasto tra loro.

In questo senso i nuovi strumenti della negoziazione possono essere considerati come strumenti per verificare, garantire ed assicurare che gli interessi della collettività e dei singoli siano sufficientemente considerati e rispettati.