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477 10. I REPERTI OSTEOLOGICI ANIMALI L’analisi dei reperti sarà quindi trattata diffusa- mente per fasce cronologiche, confrontando tra loro i campioni considerati separatamente e se- condo le diverse chiavi di lettura, cercando in que- sto modo di comprendere quali siano stati gli aspetti economici, alimentari e sociali dei diversi secoli e, quindi, se siano avvenuti dei cambiamenti rilevanti, tra il X ed il XIV secolo, nell’interazio- ne tra l’uomo e la popolazione animale. I reperti sono stati recuperati unicamente a vi- sta, senza l’ausilio di altre tecniche di raccolta, quali la flottazione o la setacciatura, che assi- curano una maggiore attendibilità del campio- ne faunistico. La raccolta a vista comporta la perdita di materiale osteologico, soprattutto ossa di piccole dimensioni relative a specie di media o piccola taglia, ma credo che tale omis- sione sia stata, in ogni caso, piuttosto contenu- ta e non abbia inficiato l’attendibilità dei dati raccolti. Infatti, come è emerso dalla consistenza del campione, la dispersione di informazioni potrebbe aver interessato principalmente alcu- ni micromammiferi quali ad esempio il ratto, la cui presenza è testimoniata comunque da nu- merosi frammenti ossei recanti tracce di rosi- catura. Se si considera la distribuzione anato- mica dei macromammiferi presenti – caratte- rizzata soprattutto nei periodi III e IV (2.2. in appendice) da un’alta frequenza di elementi anatomici di piccole dimensioni, quali falangi e denti, che solitamente vengono smarriti quan- do si procede ad una raccolta del materiale a vista – la perdita di dati risulta piuttosto conte- nuta. L’attendibilità delle analisi statistiche con- dotte non dovrebbe perciò risultare sminuita, o per lo meno l’errore nella stima quantitativa dell’intero insieme osteologico dovrebbe esse- re minimo. La determinazione tassonomica delle ossa ha rag- giunto un grado di dettaglio sufficientemente ap- profondito per i mammiferi, mentre gli uccelli sono stati riportati unicamente come generica avifauna. Lo studio dei reperti si è svolto presso il labora- torio di archeozoologia della sezione di Preisto- ria dell’Università di Siena, dotato di una consi- derevole collezione di confronto di ossa di mam- miferi. Il laboratorio è curato da Paolo Boscato, che ringrazio per l’ospitalità e gli utili suggeri- menti. INTRODUZIONE I risultati dello studio dei reperti osteologici ani- mali qui presentati si riferiscono ad un arco tem- porale di circa cinque secoli, che parte dal X e giun- ge fino al XIV secolo, con una soluzione di conti- nuità, tra la fine dell’XI e la metà del XIII secolo, caratterizzata dalla mancanza di materiale osseo. In totale sono stati recuperati 5607 frammenti, dei quali 3268 identificati a livello tassonomico ed anatomico e 2339 non identificati. La natura e la consistenza del deposito hanno consentito di analizzare l’intero campione per fasce temporali: valutando queste individualmen- te, si è ottenuto un grado di precisione e di det- taglio senz’altro migliore di quanto si possa pro- porre, diversamente, con sintesi che abbraccia- no archi temporali troppo ampi. Nel nostro caso si tratterebbe di cinque secoli di diacronia inse- diativa, nel corso dei quali cambiano non solo la topografia e le strutture dell’insediamento, ma anche e soprattutto le dinamiche sociali, cultu- rali, economiche e politiche, delle quali riman- gono testimonianze nelle strutture conservate e nel materiale rinvenuto. Saranno perciò presentati i risultati relativi a quattro secoli di frequentazione, individuati nel corso dell’indagine stratigrafica: 1. X secolo, periodo I fasi 3-4: frammenti ana- lizzati 244, identificati 145. 2. XI secolo, periodo I Fasi 5-6: 295 frammenti analizzati, identificati 126. 3. XIII secolo, periodo III: 1425 frammenti ana- lizzati, identificati 1028. 4. XIV secolo, periodo IV: 3643 frammenti ana- lizzati, identificati 1969. Le consistenze dei quattro campioni sono deci- samente eterogenee, ma se con dieci ossa è pos- sibile determinare le specie presenti in un cam- pione, con cento le proporzioni relative e con mille le variazioni di età e sesso all’interno di uno stesso taxum (DAVIS 1987), credo che, al di là di indubbie differenze numeriche, i campioni proposti siano sufficienti per avanzare alcune considerazioni sulle peculiarità paleoeconomiche che dovevano contraddistinguere l’insediamen- to campigliese nei diversi periodi esaminati. © 2003 All’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale

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10. I REPERTI OSTEOLOGICI ANIMALI

L’analisi dei reperti sarà quindi trattata diffusa-mente per fasce cronologiche, confrontando traloro i campioni considerati separatamente e se-condo le diverse chiavi di lettura, cercando in que-sto modo di comprendere quali siano stati gliaspetti economici, alimentari e sociali dei diversisecoli e, quindi, se siano avvenuti dei cambiamentirilevanti, tra il X ed il XIV secolo, nell’interazio-ne tra l’uomo e la popolazione animale.I reperti sono stati recuperati unicamente a vi-sta, senza l’ausilio di altre tecniche di raccolta,quali la flottazione o la setacciatura, che assi-curano una maggiore attendibilità del campio-ne faunistico. La raccolta a vista comporta laperdita di materiale osteologico, soprattuttoossa di piccole dimensioni relative a specie dimedia o piccola taglia, ma credo che tale omis-sione sia stata, in ogni caso, piuttosto contenu-ta e non abbia inficiato l’attendibilità dei datiraccolti. Infatti, come è emerso dalla consistenzadel campione, la dispersione di informazionipotrebbe aver interessato principalmente alcu-ni micromammiferi quali ad esempio il ratto,la cui presenza è testimoniata comunque da nu-merosi frammenti ossei recanti tracce di rosi-catura. Se si considera la distribuzione anato-mica dei macromammiferi presenti – caratte-rizzata soprattutto nei periodi III e IV (2.2. inappendice) da un’alta frequenza di elementianatomici di piccole dimensioni, quali falangie denti, che solitamente vengono smarriti quan-do si procede ad una raccolta del materiale avista – la perdita di dati risulta piuttosto conte-nuta. L’attendibilità delle analisi statistiche con-dotte non dovrebbe perciò risultare sminuita,o per lo meno l’errore nella stima quantitativadell’intero insieme osteologico dovrebbe esse-re minimo.La determinazione tassonomica delle ossa ha rag-giunto un grado di dettaglio sufficientemente ap-profondito per i mammiferi, mentre gli uccelli sonostati riportati unicamente come generica avifauna.Lo studio dei reperti si è svolto presso il labora-torio di archeozoologia della sezione di Preisto-ria dell’Università di Siena, dotato di una consi-derevole collezione di confronto di ossa di mam-miferi. Il laboratorio è curato da Paolo Boscato,che ringrazio per l’ospitalità e gli utili suggeri-menti.

INTRODUZIONE

I risultati dello studio dei reperti osteologici ani-mali qui presentati si riferiscono ad un arco tem-porale di circa cinque secoli, che parte dal X e giun-ge fino al XIV secolo, con una soluzione di conti-nuità, tra la fine dell’XI e la metà del XIII secolo,caratterizzata dalla mancanza di materiale osseo.In totale sono stati recuperati 5607 frammenti,dei quali 3268 identificati a livello tassonomicoed anatomico e 2339 non identificati.La natura e la consistenza del deposito hannoconsentito di analizzare l’intero campione perfasce temporali: valutando queste individualmen-te, si è ottenuto un grado di precisione e di det-taglio senz’altro migliore di quanto si possa pro-porre, diversamente, con sintesi che abbraccia-no archi temporali troppo ampi. Nel nostro casosi tratterebbe di cinque secoli di diacronia inse-diativa, nel corso dei quali cambiano non solo latopografia e le strutture dell’insediamento, maanche e soprattutto le dinamiche sociali, cultu-rali, economiche e politiche, delle quali riman-gono testimonianze nelle strutture conservate enel materiale rinvenuto.Saranno perciò presentati i risultati relativi aquattro secoli di frequentazione, individuati nelcorso dell’indagine stratigrafica:1. X secolo, periodo I fasi 3-4: frammenti ana-lizzati 244, identificati 145.2. XI secolo, periodo I Fasi 5-6: 295 frammentianalizzati, identificati 126.3. XIII secolo, periodo III: 1425 frammenti ana-lizzati, identificati 1028.4. XIV secolo, periodo IV: 3643 frammenti ana-lizzati, identificati 1969.

Le consistenze dei quattro campioni sono deci-samente eterogenee, ma se con dieci ossa è pos-sibile determinare le specie presenti in un cam-pione, con cento le proporzioni relative e conmille le variazioni di età e sesso all’interno diuno stesso taxum (DAVIS 1987), credo che, al dilà di indubbie differenze numeriche, i campioniproposti siano sufficienti per avanzare alcuneconsiderazioni sulle peculiarità paleoeconomicheche dovevano contraddistinguere l’insediamen-to campigliese nei diversi periodi esaminati.

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METODOLOGIA

L’incidenza economica ed alimentare delle spe-cie determinate, è stata stimata secondo tre di-versi parametri di quantificazione: la frequenzadegli elementi anatomici (NISP), il numero mi-nimo di individui (NMI) e la resa in carne, que-sta ultima unicamente per le tre principali spe-cie domestiche (maiale, ovicaprini e bovini). Imetodi utilizzati non sono esenti da critiche daparte degli specialisti (CHAPLIN 1971, GAUTIER

1984, RACKHAM 1983), ma rappresentano in ognicaso dei validi parametri di valutazione, utili adindividuare tendenze significative più che per ri-cercare dei valori assoluti. La resa in carne, adesempio, rappresenta un criterio di valutazionepiù esplicativo ed efficace, rispetto al solo calco-lo percentuale dei frammenti individuati, per sti-mare l’incidenza di una specie, piuttosto cheun’altra, nella dieta proteica di un insediamento;mentre la percentuale numerica (NISP) ed il NMIspesso esemplificano chiaramente il peso econo-mico delle specie presenti in un campione.Il numero di elementi anatomici determinati(NISP), è stato conteggiato considerando una solavolta sia quelli fratturati, sia le diafisi ed epifisichiaramente appartenenti allo stesso osso. La sti-ma del NMI è stata effettuata in base all’elemen-to anatomico destro o sinistro più rappresentati-vo, al quale sono stati aggiunti quelli di lato op-posto o eventuali altri frammenti osteologici ap-partenenti, però, a soggetti di età diversa. La sti-ma delle età di decesso è stata ricavata dallo statodi fusione delle epifisi, dall’eruzione e dal gradodi usura dentaria, utilizzando i dati forniti daAmorosi(AMOROSI 1989) e le tavole di Grant(GRANT 1982). Per lo stato di fusione delle epifisisono stati impiegati i valori relativi alle specie do-mestiche moderne, in quanto i valori proposti perle specie non migliorate di XIX secolo (SILVER

1969) sono stati criticati ed in parte invalidati(PAYNE, BULL 1982, per i maiali; DENIZ, PAYNE 1978,per gli ovicaprini; PAYNE 1984, per i bovini).Diversi frammenti osteologici sono stati misuratiseguendo i suggerimenti proposti dalla Von denDriesch (DRIESCH 1976). I coefficenti proposti daCram (CRAM 1967) sono invece stati utilizzati peril calcolo della resa in carne, senza considerareeventuali differenze di età (BEDINI 1995) e senzacalibrare il peso in base ai dati osteometrici rile-vati (FERRO 1999). La stima è stata fatta per NMIe per la frequenza percentuale dei frammenti os-sei. È stato inoltre sperimentato un ulteriore cal-colo, in cui sono state aggiunte alle frequenze dicaprini, suini e bovini anche le percentuali relati-

ve agli elementi anatomici assegnati genericamentecome piccolo o grande ungulato, in base alle pro-porzioni stimate dagli elementi anatomici con at-tribuzione tassonomica certa. In pratica, nel pe-riodo III il rapporto percentuale tra caprini e su-ini è all’incirca lo stesso (Grafico 7), per cui èstata aggiunta metà della percentuale relativa alpiccolo ungulato ad ognuna delle due specie do-mestiche. Nel Periodo IV, invece, i capriovini sonotre volte superiori rispetto ai maiali (Grafico 12),perciò è stato assegnato solo un terzo del valorepercentuale a questi ultimi. Inversamente, nellefasi di X ed XI secolo (Grafico 1 e 4), il loro rap-porto è di 4:1 per i maiali, per cui ai caprini èstato aggiunto un solo quarto. Per i bovini di pe-riodo IV (Grafico 12), è stato sommato intera-mente il valore percentuale del grande ungulato,essendo l’unica specie di grosse dimensioni rin-venuta, mentre per i periodi IIII e I (rispettiva-mente Grafico 7, 1 e 5) è stato aggiunto un valorepari al 2%, in quanto sono stati considerati anchei rinvenimenti di altri grossi mammiferi.Il confronto tra le stime della resa in carne, cal-colata sulla percentuale dei frammenti, mostrauna sostanziale uguaglianza tra i due criteri, in-dice che i sistemi di quantificazione adottati noncomportano sostanziali modifiche nell’importan-za alimentare delle specie, ad eccezione del pe-riodo IV (Tab. 7), dove la quantità di carne pro-dotta dal maiale supera quella dei bovini. In que-sto ultimo caso, il calcolo integrato con la per-centuale di elementi incerti, dovrebbe essere piùattendibile, in quanto sono state associate anchele vertebre e le coste che sono state ritrovate ingran quantità all’interno della torre. L’integra-zione dei segmenti ossei incerti, nella stima per-centuale delle specie presenti, è stata utilizzata,ad esempio, a Fiumedinisi (VILLARI 1988), anchese in questo caso è servita per valutare l’impor-

Grafico 1 – Distribuzione percentuale delle specie per numero di frammenti.

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tanza numerica dei diversi taxa, ma non per lastima della resa in carne.Infine è stata effettuata anche una lettura stati-stica della distribuzione anatomica di ogni sin-gola specie domestica, nei casi di una consisten-te presenza numerica, in quanto questo metodoè stato proposto come criterio valido per valuta-re eventuali importazioni o esportazioni di car-ne nel sito (CLARK 1987). Conseguentemente neidiversi periodi, analizzati speratamente, sonostate avanzate alcune ipotesi al riguardo.Le frequenze relative delle specie domestiche pre-senti a Campiglia, stimate secondo il criterio del-la percentuale corretta, sono state confrontate conaltri insediamenti dell’alta Maremma toscana. Inquesto modo si intende valutare l’associazione fau-nistica nel contesto di un territorio più ampio,già soggetto, da oltre un ventennio, a sistemati-che indagini archeologiche e storiche effettuatedal Dipartimento di Archeologia e Storia dell’Uni-versità di Siena (FRANCOVICH, GELICHI 1980, FRAN-COVICH, PARENTI 1987, FRANCOVICH 2000). Il con-fronto, quindi, con i campioni zoologici rinvenu-ti nel Castello di S. Silvestro (BEDINI 1987), di Scar-lino (TOZZI 1981) e nella fortezza medicea di Gros-seto (TOZZI 1980), può risultare utile per la rico-struzione dei processi economici e del paesaggioagrario, che contraddistinsero questa regione trail X secolo ed il XV secolo.La registrazione delle informazioni osteo-zoologi-che e le rispettive quantificazioni sono state effet-tuate con l’ausilio di un archivio alfanumerico, cre-

ato appositamente per la catastazione dei dati pro-venienti dallo studio dei reperti ossei. L’archivio èil frutto della collaborazione, istituita dal 1996, trail laboratorio di Informatica applicata all’Archeo-logia Medievale (sulla nascita e lo sviluppo delLIAAM e sulla filosofia di lavoro che lo contraddi-stingue si vedano FRANCOVICH 1999, VALENTI 2000a,FRANCOVICH, VALENTI 2000, nonché le pagineinternet consultabili al seguente indirizzo http://archeologiamedievale.unisi.it/NewPages/LABORATORIO.home.html) e il laboratorio di ar-cheozoologia. Lo sviluppo del DBMS reperti osteo-logici animali è avvenuto nell’ambito del progettodi Poggio Imperiale a Poggibonsi (SI); successiva-mente è stato esteso ad altri progetti di ricerca con-dotti dalla sezione medievale e preistorica del Di-partimento di Archeologia e Storia delle Arti del-l’Università di Siena (sulla struttura dell’archivioalfanumerico si veda BOSCATO et alii 2000a, BOSCA-TO et alii 2000b, BOSCATO et alii 2003).

Periodo I fasi 3-4 (fine IX-fine X secolo)

I reperti analizzati provengono da tre diverse areedi scavo (4000, 5000 e 7000), nelle quali sonostate rinvenute stratigrafie relative ad una faseinsediativa altomedievale caratterizzata dallapresenza di strutture in materiale deperibile. Intotale sono stati recuperati 244 frammenti deiquali 145 (59%) identificati a livello tassonomi-co ed anatomico, mentre non è stato possibile, a

Grafico 2 – Distribuzione anatomica di maiale.

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causa dell’eccessiva frammentazione, determina-re i restanti 99 (41%).Le specie individuate appartengono esclusivamen-te ad animali domestici (grafico 1, § 1.1 – PeriodoI fasi 3-4 – in appendice), anche se rimane incertal’attribuzione al maiale di alcuni frammenti ossei.Diversi frammenti osteologici di questa specie, in-fatti, si distinguono per le dimensioni maggiori eper la struttura ossea più robusta rispetto a mede-simi segmenti anatomici recuperati nel corso del-l’indagine archeologica, ma soprattutto rispetto alleossa di cinghiale presenti nella collezione di con-fronto. Tale differenza potrebbe indicare sia unadistinzione tra il maiale domestico ed il suo paren-te selvatico, sia l’esistenza di incroci tra le due spe-cie, che nel corso dell’altomedioevo non dovevarappresentare un caso insolito. In questo periodo,infatti, i maiali erano solitamente custoditi allo statosemi-brado in aree boschive e quindi a stretto con-tatto con i cinghiali (MONTANARI 1979, BARUZZI,MONTANARI 1981). L’esistenza di soggetti ibridi èforse l’ipotesi più plausibile, se si considera l’as-senza di altre specie selvatiche, quali il cervo o ilcapriolo. L’eccessivo stato di frammentazione e l’esi-guo numero dei segmenti anatomici non consen-tono di compiere analisi statistiche attendibili chepermettano di stabilire con certezza, attraverso ilconfronto osteometrico, l’appartenenza tassono-mica di queste ossa: perciò i suini sono stati identi-ficati e presentati come generica specie Sus scrofa.Il suino rappresenta oltre il 50% dell’intero cam-pione, sia come numero di frammenti, sia comeNMI, mentre le frequenze di capri-ovini e bovi-ni sono meno consistenti (grafico 1, § 1.1 – Pe-riodo I fasi 3-4 – in appendice). Tra i domesticisono inoltre presenti l’asino (si tratta di unamandibola intera comprensiva di tutta la den-tatura) ed il cane (un frammento di omero).L’importanza del suino è confermata anche dal cal-colo della resa in carne, eseguito sul NMI (tabella1) e sulle percentuali dei frammenti considerateanche in associazione al generico piccolo ungulato,secondo le modalità già espresse in precedenza (%frg corretta). La percentuale di carne fornita variatra il 46 ed il 48% e risulta leggermente superiorerispetto a quella bovina, che varia tra il 43 ed il44%. Considerando la differente mole delle due

specie, espressa dal coefficiente utilizzato per lastima, il rapporto emerso (il consumo di un bovi-no ogni cinque suini) risalta maggiormente l’im-portanza che il suino deve aver avuto nella dietaproteica del villaggio altomedievale.L’abbondanza di maiali allevati nei dintorni delvillaggio medievale, sembrerebbe confermata dal-la distribuzione del NMI per età di decesso (§1.1 e 1.3 – Periodo I fasi 3-4 – in appendice),che mostra una concentrazione di individui ab-battuti entro il primo anno di vita, ed una se-conda in età adulta, mentre risulta decisamentebassa la frequenza tra il secondo ed il terzo anno,cioè nel periodo in cui si ha la massima resa incarne dell’animale (BARUZZI, MONTANARI 1981).Solitamente nei campioni faunistici provenientida contesti archeologici di età medievale, la con-centrazione massima di abbattimento del maialesi ha tra il primo ed il terzo anno, ovvero quan-do il suino raggiunge la massima resa in carne.Così avveniva, ad esempio, a Tuscania (BARKER

1973), a Trino (FERRO 1999), alla Rocca Poste-riore di Gubbio (BARKER 1976, 1978), nella resi-denza vescovile di Genova (CARTLEDGE 1978), aScarlino (TOZZI 1981, BEDINI 1987), a Grosseto(TOZZI 1980), a Tortoreto (CLARK 1986), a ColleCastellano (CLARK 1989b), a S. Maria in Cività(BARKER 1980).L’unicità di questo campione indica, invece, l’ado-zione di un diverso criterio di selezione dei sog-getti da abbattere, probabilmente determinatodall’abbondanza di capi allevati. Lo sfruttamentozootecnico sembra, quindi, finalizzato prevalen-temente alla produzione di carne di ottima quali-tà, a discapito di un’ottimizzazione della resa, econtemporaneamente al mantenimento di ingen-ti capi per mezzo di scrofe tenute in vita fino inetà adulta e, a loro volta, destinate al consumosolo al termine del ciclo riproduttivo.Di minore importanza doveva essere invece l’al-levamento dei capriovini, il cui apporto alimen-tare, nonostante risultino la seconda specie pernumero di frammenti e NMI, era del tutto tra-scurabile (Tab. 1). La distribuzione delle età didecesso attesta anche per i caprini un allevamentoforse principalmente dedito alla produzione dicarne, come risulta dalla presenza di due sogget-

Specie Coeff. (Kg) NMI Resa (Kg) % resa % frg. Resa (Kg) % resa % frgcorretta

Resa (Kg) % resacorretta

Bue 2 227 454 44 15 2270 43 18 2774 44Maiale 10 46 460 46 56 2576 49 65 2990 48Capra/Pecora

4 27 108 10 10 405 8 12 486 8

Tab. 1 – Stima della resa in carne. La percentuale corretta comprende l’aggiunta proporzionale delle percentuali dei generici ungulati.

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Grafico 3 – Distribuzione anatomica di caprovino.

ti giovani – uno di età inferiore ai 12 mesi ed unaltro di età compresa tra i 18 ed i 24 mesi – e diuna pecora di età maggiore ai 10 mesi; mentredi minore incidenza per l’economia del villaggiodoveva essere l’allevamento di capi per la pro-duzione di prodotti secondari (CLARK 1989a),come attesterebbe la presenza di un solo adulto(§ 1.1 e 1.3 – Periodo I fasi 3-4 – in appendice).Ridotto ai minimi termini doveva essere l’alle-vamento dei bovini, come attestano le frequen-ze dei frammenti rinvenuti ed il relativo NMIstimato. La presenza di un individuo di età rela-tivamente giovane (minore ai 30 mesi), potreb-be rappresentare una di quelle eccezioni concer-nenti l’abbattimento di un soggetto insovrannumero, di una femmina sterile, di un ma-schio aggressivo, o ancora un soggetto ammala-to ferito o gracile (BEDINI 1995). Sicuramente piùindicativo, risulta l’individuo di età maggiore ai72 mesi, allevato con ogni probabilità principal-mente per i lavori di trazione, e consumato quan-do il suo apporto lavorativo sarebbe decaduto.Gli animali venivano verosimilmente macellatie consumati interamente all’interno dell’insedia-mento, anche se sono emerse alcune anomalienella distribuzione anatomica della specie suinaed ovina. Probabilmente tali anomalie sono at-tribuibili ai processi di scarnificazione (le variefasi di lavorazione dell’animale si svolgevano indiverse zone del villaggio) ed alla presenza di un‘mercato’ della carne.

Il maiale, ad esempio, presenta una frequenzanettamente superiore di ossa relative alla parteanteriore del corpo scheletrico, mentre la zonaposteriore, come anche le estremità degli arti e isegmenti vertebrali, appaiono sottorappresentati.Tibia e vertebre sono, infatti, completamenteassenti e i frammenti di femore recuperati sonorelativamente pochi rispetto al numero di sca-pole e di omeri rinvenuti; pochi risultano anchei segmenti anatomici del piede (Grafico 2).In questo caso è l’alta incidenza di ossa craniali(in particolare le mandibole ed i frammenti dicranio) a suggerire che il primo processo di scar-nificazione dell’animale sia avvenuto all’internodell’insediamento, mentre la totale assenza del-le vertebre e la scarsità di ossa del piede indiche-rebbero che non tutte le fasi di macellazione sisiano svolte nello stesso luogo.La bassa frequenza di elementi anatomici poste-riori, potrebbe invece essere imputabile a dina-miche di ordine economico che regolavano lavita dell’insediamento nel corso del X secolo. Inpratica il quarto posteriore del maiale potevaessere utilizzato come canone oppure come benedi scambio.La presenza di capriovini è segnalata prevalente-mente dalle ossa lunghe (Grafico 3), tra le quali siregistra un rapporto tra arto anteriore e posterio-re tendenzialmente simile a quello del maiale an-che se, in questo caso, l’elemento anatomico man-cante è il femore e non la tibia, per cui è probabi-

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le che le carcasse fossero sottoposte agli stessi pro-cessi di macellazione suggeriti per i suini.

Periodo I fasi 5-6 (XI secolo)

I reperti analizzati provengono dalle aree 4000,5000 e 7000, da stratigrafie relative alla fase in-sediativa di XI secolo, periodo nel quale l’inse-diamento è caratterizzato da una nuova fase edi-lizia contraddistinta dall’impiego di materiale dacostruzione misto (legno e pietra).Sono stati recuperati in totale 295 frammenti,dei quali 126 (43%) identificati a livello tasso-nomico ed anatomico, mentre non è stato possi-bile determinare i restanti 169 (57%).La presenza di diverse specie selvatiche (grafico4), è il primo elemento di distinzione tra il cam-pione di XI secolo e quello analizzato in prece-denza (fasi 3-4). Oltre ai consueti domestici, checompongono il 79% dell’intero campione, sonostati rinvenuti il cervo (Cervus elaphus), il daino(Dama dama), la lepre (Lepus europaeus) ed iltasso (Meles meles). Nonostante sia attestata daun numero irrisorio di elementi anatomici, so-stanzialmente uno per specie (§ 1.2 – Periodo Ifasi 5-6 – in appendice), la presenza di questespecie può risultare significativa in quanto coin-cide con i cambiamenti edilizi e topografici chesi verificarono nell’insediamento.Bue, capra, pecora e maiale sono ancora le spe-cie maggiormente frequenti, ed il loro rapportodistributivo presenta le stesse caratteristiche delperiodo precedente (fasi 3-4). Il maiale infatti èancora la specie più importante (Grafico 4), an-che se rimangono alcuni dubbi sulla appartenenzatassonomica di alcune ossa al cinghiale (la prati-ca di attività venatorie, presupposta dal rinveni-mento di specie come il daino, il cervo e il ca-priolo, rappresenta un indizio che suggerirebbela loro presenza).Nelle stratigrafie associate a questa fase insedia-tiva sono stati rinvenuti alcuni elementi anato-mici la cui attribuzione tassonomica tra maiale ecinghiale è risultata assai incerta. Si tratta di uncampione numericamente scarso, caratterizzatoda ossa che appartengono in maggioranza allaregione craniale e versano in uno stato di estre-ma frammentazione (ad esclusione dei soli den-ti), che non consente di applicare confronti mor-fometrici quantitativamente attendibili. Si è co-munque cercato di utilizzare le misure relativeai pochi denti molari rinvenuti in associazioneai frammenti mandibolari, al fine di individuareeventuali anomalie che possano in qualche modoessere imputabili a differenze di ordine tassono-

mico. Si tratta di 4 secondi molari inferiori e di5 terzi molari inferiori, distinti per classi relati-vamente ampie di età (intervallo di 12 mesi) eper appartenenza tassonomica accertata prelimi-narmente in fase di schedatura.Il confronto tra le lunghezze dei terzi molari è sta-to proposto come metodo di analisi utile per rile-vare l’eventuale presenza, in un campione, sia del-la forma domestica che selvatica (FLANNERY 1983,BAKER, CLARK 1993). Diversi specialisti ritengonoinvece che questo dato non abbia un valore discri-minante inequivocabile, in quanto le differenzepresenti tra le lunghezze dei terzi molari dovreb-bero essere riferite principalmente a fattori deri-vanti da « variazioni residuali degli individui» (PAYNE,BULL 1988). In altre parole, deriverebbero princi-palmente dallo stadio di sviluppo raggiunto dai sin-goli soggetti, a prescindere dall’età, dal sesso o dallaloro appartenenza tassonomica.In questa sede, la lunghezza del terzo molare èstata invece considerata come un indicatore uti-le per rilevare variazioni all’interno della specieSus scrofa, non tanto come metro assoluto peraccertare inequivocabilmente l’appartenenza tas-sonomica del frammento osteologico, quantopiuttosto come elemento per segnalare incongrui-tà e divergenze potenzialmente dovute alla pre-senza di sottospecie distinte.A questo scopo sono stati individuati due cam-pioni in base all’età di decesso: si tratta di uncampione con età minima stimata di 36 mesi eduno con età minima di 48 mesi (Tab. 2).In entrambe le distribuzioni i denti segnalaticome incerti (i) presentano dimensioni maggio-ri, sia in lunghezza che in larghezza, rispetto aquelli assegnati alla specie domestica (m). Note-voli variazioni si osservano nella lunghezza deimolari appartenenti a soggetti di età minimamaggiore ai 36 mesi, tra i quali si riscontra una

Grafico 4 – Distribuzione percentuale delle specie pernumero di frammenti.

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età > 36 età > 48L W L W

25,4 (m) 14,4 (m) 32,5 (m) 16,7 (m)32,6 (m) 19,2 (m) 34,4 (i) 15,3 (i)

38 (i) 17,5 (i)media

32 17,03 33,45 16deviazione standard

6,32 2,43 1,34 0,98

Tab. 2 – Misure dei terzi molari inferiori(L=lunghezza, W=larghezza; m=maiale, i=incerto).

deviazione standard superiore a 6, mentre per lalarghezza si ha una deviazione standard superio-re a 2, quindi un indice di dispersione molto ele-vato rispetto alla media. Ovviamente si tratta diuna popolazione statistica povera, che non puòda sola confermare una tendenza statisticamentevalida. Per questo motivo è stato proposto unconfronto con altri esempi, italiani ed europei,per valutare quanto le differenze morfometricheravvisate a Campiglia siano contestualizzabili nel-l’ambito di un campione di più ampio respiro.Sono state prese in esame e confrontate le lun-ghezze, minime medie e massime del terzo mo-lare inferiore, registrate in nove campioni diver-si: Kizilcahamam (Turchia, campione di cinghialimoderni – Sus scrofa libycus – PAYNE, BULL 1988),Mikulcic (Cecoslovacchia, VI-X sec., KRATOCHVÍL

1981, 1982), Piazza della Signoria (FI, genericoaltomedioevo, CORRIDI 1995), Mola di MonteGelato (Roma, romano-medievale, KING 1997),Monte Barro (CO, V-VI sec., BAKER 1991), Pog-gibonsi (SI, XIII-XIV sec., tesi di laurea delloscrivente), Farnese (VT, XV-XVI sec., COLONNEL-LI, MAZZORIN 2000), San Michele di Trino (CN,romano-medievale, FERRO 1999), e Pavia (XVIsecolo, BARKER, WHEELER 1978).I valori riportati nel grafico (Grafico 5) consen-tono di individuare due concentrazioni: una menoconsistente, posta nella parte sinistra e associabi-le a denti di soggetti selvatici (Kizilcahamam, Cam-piglia (i)) ed una più consistente, posta nella par-te centro-destra associabile invece a denti attri-buibili a razze domestiche.Le misure dei molari rinvenuti a Campiglia e se-gnalati come specie incerta si collocano, quindi, inun intervallo più pertinente a campioni di popola-zioni selvatiche (Kizilcahamam), inoltre sono de-cisamente maggiori della misura massima di Tri-no, che era stata associata ad un probabile cinghia-le (FERRO 1999). Le dimensioni dei denti attribuitial maiale domestico presentano, invece, confronticon quasi tutti i siti presi in esame e si trovano benal di sotto del limite convenzionale riconosciutocome valore minimo oltre il quale solitamente la

lunghezza del terzo molare di cinghiale non scen-de (STAMPFLI 1983, PAYNE, BULL 1988).In ogni caso, come per il periodo precedente, isuini saranno considerati come generica Sus scro-fa, senza proporre distinzioni fuorvianti, pur nonescludendo la possibilità che questa specie com-prenda soggetti di origine selvatica e domestica.Considerando il numero di frammenti e il NMI,il maiale è la specie più importante. Ricopre, in-fatti, il 50% dell’intero campione, mentre i ca-pri-ovini rimangono la seconda specie attestataed il bue la terza (Grafico 4, § 1.1 – Periodo Ifasi 5-6 – in appendice). Tra i domestici si segna-la inoltre la presenza del cavallo (Equus caballus,un solo carpale rinvenuto, § 1.2 – Periodo I fasi5-6 – in appendice).La stima della resa in carne (Tab. 3), calcolataunicamente per le tre principali specie domesti-che, evidenzia un incremento, rispetto al X se-colo, dell’importanza alimentare del maiale.Nel corso dell’XI secolo l’apporto proteico deisuini cresce mediamente del 10%, variando trail 50% ed il 64%, mentre non si registrano cam-biamenti sostanziali per le altre due specie do-mestiche (confronta le Tab. 1 e 3). Il rapportopercentuale enfatizza l’importanza della carne su-ina nella dieta proteica altomedievale e medie-vale del villaggio, mentre sembra diminuire leg-germente, rispetto al X secolo, il contributo dicarne bovina: il rapporto proteico stimato perquesto periodo suggerirebbe, infatti, l’abbatti-mento di un bovino ogni sei suini.Non si registrano, quindi, sostanziali cambiamen-ti nelle strategie di allevamento tra X ed XI se-colo, come mostrano le età di decesso stimateper le principali specie domestiche e le relativedistribuzioni anatomiche. Dovettero quindi pro-seguire con successo, in un periodo caratterizza-to invece da decisi cambiamenti edilizi e forseanche sociali, le soluzioni zootecniche e le con-suetudini alimentari altomedievali. Il maiale, in-fatti, conferma la tendenza rilevata per il secoloprecedente: persiste l’abbattimento di animalientro il primo anno o in età avanzata (tra i sog-getti maturi sono probabilmente presenti alcuniindividui selvatici). Tra i caprini sono nuovamen-te presenti soggetti giovani, con età stimata tra i12 ed i 24 mesi – ovvero nel momento della mi-gliore resa in carne, che risulta in ogni caso tra-scurabile (Tab. 3) – e soggetti anziani, evidente-mente allevati per la produzione di prodotti se-condari quali latticini e lana (CLARK 1989a). L’al-levamento dei bovini doveva essere limitato arari soggetti utilizzati principalmente per lavoridi trazione, pur essendo attestata la presenza diun omero appartenente ad un individuo molto

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Specie Coeff. (Kg)

NMI resa (Kg)

% resa % frg. resa (Kg)

% resa % frg corretta

resa (Kg)

% resa corretta

Bue 227 2 454 40 5 1135 27 6 1362 28 Maiale 46 12 552 50 59 2741 64 68 3128 63 Capra/Pecora 27 4 108 10 14 378 9 17 459 9

Tab. 3

Grafico 5 – Lunghezza minima, media e massima del terzo molare di suino (c: cinghiale, i: incerto, m: maiale).

Grafico 6 – Distribuzione anatomica di maiale.

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giovane (§ 1.2 – Periodo I fasi 5-6 – in appendi-ce). L’apporto alimentare dei bovini diventavaconsistente solamente nel momento in cui si pre-sentava la necessità di un abbattimento: un ani-male vecchio non più utilizzabile nei lavori pe-santi, oppure un giovane in eccesso che venivamacellato quando raggiungeva una buona resain carne (quest’ultimo potrebbe essere il caso delsoggetto con un’età stimata minore di 20 mesi).La distribuzione degli elementi anatomici di ma-iale conferma i caratteri di continuità appena espo-sti: si registra un’analogia sia nella maggiore fre-quenza di segmenti appartenenti al cranio – men-tre sono sottorappresentate, rispetto a questi ul-timi, le ossa lunghe dell’arto anteriore e posterio-re – (Grafico 6), sia nel rapporto tra i due arti,dove si segnala una leggera predominanza di ossaanteriori. L’unica differenza riscontrata è l’assen-za del femore, diversamente dal campione prece-dente nel quale era la tibia a non essere presente.I frammenti osteologici di caprini sono relativa-mente pochi (§ 1.2 – Periodo I fasi 5-6 – in appen-dice), in ogni caso si segnalano l’assenza di ossa delcranio, ad esclusione di pochi denti, e la frequenzaleggermente superiore di ossa dell’arto anteriorein rapporto a quelle dell’arto posteriore.

Periodo III (XIII sec.)

I reperti osteologici animali di XIII secolo pro-vengono da uno scarico per rifiuti, rinvenuto al-l’interno del fondo cieco della torre B (US 1050).In totale i frammenti ossei recuperati sono 1425,di cui 1028 determinati come elemento anato-mico e classe tassonomica, mentre per i restanti397 non è stato possibile accertare alcuna ap-partenenza specifica, a causa dell’eccessivo statodi frammentazione.L’avifauna, presente in maniera consistente (Gra-fico 7), non sarà considerata nel corso delle ana-lisi statistiche, poichè i frammenti relativi indi-viduati sono stati determinati unicamente comegenerica classe.Escludendo i volatili, quindi, le specie maggior-mente attestate sono i mammiferi domestici, checompongono il 33% circa dell’intero campione:si tratta di capriovini, suini, bovini, equini e feli-ni. Il computo percentuale è indicativo della pre-senza dominante di questi animali, soprattuttose valutato in relazione al 43% dei frammentideterminati come generiche classi di grande epiccolo ungulato ed all’1% dei selvatici, rappre-sentati unicamente dal cervo (Cervus elaphus).Analogamente, il confronto percentuale tra il NMIstimato per ogni singola specie (Grafico 8) risalta

la presenza pressoché assoluta dell’insieme dome-stico, che compone il 96% dell’intero campione,contro il restante 4% relativo al cervo.Tra i domestici, i capi di taglia media, cioè i ca-priovini ed i suini, appaiono in netta maggioran-za rispetto a quelli di taglia grande, quali il bue el’asino, sia nel computo dei frammenti sia in quellodel NMI. In questa ultima stima i capriovini sonoin numero quasi doppio rispetto ai maiali, men-tre la quantità di frammenti associati per specie èall’incirca la stessa. La disparità tra gli animali digrossa e media taglia, è confermata inoltre dalloscarto presente tra i frammenti determinati gene-ricamente come grande e piccolo ungulato (Gra-fico 7, § 2.1 – US 1050 – in appendice).Diversa è invece l’importanza del bue nel calco-lo della resa in carne (Tab. 4), anche se i diversicomputi applicati hanno restituito valori contra-stanti. In base al NMI, il bue presenterebbe unaresa pari al 48,6% del totale, mentre in base allafrequenza degli elementi anatomici, la sua resadiminuirebbe sensibilmente ad un valore com-preso tra il 26 ed il 29%. Considerando che l’ul-tima stima presentata in tabella (Tab. 4) com-prende anche gli elementi anatomici classificatigenericamente come ungulati, è probabile che ilbue si assesti sui valori percentuali più bassi.Utilizzando la stima corretta (Tab. 4) la carne dimaiale risulterebbe, come per i periodi prece-denti, la risorsa più importante nella dieta quo-tidiana degli abitanti della rocca.Rispetto al X ed XI secolo, si registra un decisoaumento del consumo di capriovini. Il computopercentuale di carne resa da questa specie è al-l’incirca lo stesso di quello del bue, se si conside-ra unicamente il calcolo operato per la percen-tuale dei frammenti, mentre sarebbe lo stesso deimaiali, se si considera il solo calcolo per NMI. Inogni caso si tratta di un valore percentuale sicu-ramente alto, soprattutto valutando la mole assairidotta dei caprini, espressa chiaramente daicoefficenti adottati. Il rapporto tra numero dimaiali macellati e numero di capriovini, secondola stima fatta utilizzando la percentuale dei fram-menti corretta, sarebbe di un animale per specie.I capriovini sono la specie più numerosa comeNMI (si tratta di almeno 13 individui distinti inuna capra, cinque pecore e sette incerti), mentrerisultano leggermente inferiori al maiale nel com-puto dei frammenti (Tab. 5; § 2.1 – US 1050 –in appendice).Più abbondanti sembrerebbero essere state lepecore rispetto alle capre, ma per le due specienon doveva essere in uso alcun criterio diversodi allevamento, come mostrano le concentrazio-ni delle età di decesso riportate nella tabella.

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L’allevamento dei caprini era finalizzato alla pro-duzione di beni di consumo primari e secondari(CLARK 1989a): particolarmente sviluppato do-veva essere l’allevamento dedicato alla produ-zione ed al commercio della carne, data l’altafrequenza di soggetti giovani ed anche molto gio-vani. D’altro canto una parte delle greggi era cer-tamente mantenuta fino in tarda età per la pro-duzione dei latticini e della lana.Anche la distribuzione del maiale per età di morte(Tab. 6), evidenzia una concentrazione di capimacellati tra il secondo ed il terzo anno, cioè nelmomento in cui l’animale raggiungeva la massi-ma resa in carne. La presenza di un unico indivi-duo anziano caratterizza il consumo sporadicodi animali molto vecchi.I soggetti anziani erano verosimilmente delle scro-fe, allevate fino in tarda età e destinate al consu-mo solo al termine del loro ciclo riproduttivo.Alla produzione di carne erano invece indirizzatiin primo luogo i maschi giovani: questa praticasembra confermata dal confronto osteometricooperato su diverse falangi rinvenute all’internodel butto. Il confronto (Grafico 9) è stato con-dotto sulle prime falangi di soggetti con stime d’etàdiverse, utilizzando la larghezza minima della dia-

fisi (SD) e la larghezza dell’epifisi distale (Bd).Nel grafico si evidenziano due falangi, relativead individui adulti (età superiore ai 24 mesi),che presentano dimensioni ridotte rispetto allerestanti riportate nel grafico, appartenenti inve-ce a soggetti di età giovane o sub-adulta. Que-ste, sono con ogni probabilità da riferire a scro-fe, soprattutto se si considerano le dimensioniche presentano rispetto alle due falangi apparte-nenti a soggetti di età minore ai due anni, chepotrebbero quindi rappresentare il verro.Anche tra i bovini si segnala una prevalenza disoggetti giovani: di tre individui stimati (§ 2.1,2.2 – US 1050 in appendice) due risultano ab-battuti in età molto giovane (prima di 12 mesi).In generale, sembra che il consumo di carne dianimali giovani o molto giovani fosse lo standardalimentare degli abitanti della rocca. Tale consue-tudine alimentare potrebbe rappresentare lo statussociale privilegiato dei conti di Campiglia, che nelcorso del XIII secolo risiedevano nella Rocca.La distribuzione dei segmenti anatomici dicapriovino (Grafico 10), mostra una bassa fre-quenza delle estremità degli arti (metacarpo, me-tatarso, falange) e dei craniali, in rapporto alleossa lunghe. Questa disparità è forse imputabilead un’introduzione di animali già macellati al-l’interno della torre, sotto forma di mezzene. In

Tab. 4

Tab. 5 – Distribuzione NMI di capriovini per età(espressa in mesi).

Tab. 6 – Distribuzione NMI di maiali per età.

Grafico 7 – Distribuzione percentuale delle specie pernumero di frammenti. Grafico 8 – Distribuzione percentuale dei mammiferi

per NMI.

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seguito si procedeva ad un’ulteriore suddivisio-ne della carcassa, per la preparazione delle di-verse parti di carne da destinare alla cucina. L’im-portazione è confermata anche dai pochi fram-menti craniali di generico piccolo ungulato (§2.2 – US 1050 – in appendice), solitamente pre-senti in considerevoli quantità nei luoghi dove ilprocesso di macellazione dell’animale avviene in-tegralmente.Il confronto tra gli intervalli dei restanti segmentianatomici, ha invece evidenziato ulteriori ele-

menti riconducibili a pratiche di macellazione econsuetudini alimentari.Il femore, ad esempio, presenta una frequenzadoppia rispetto alla tibia, il che indicherebbe unapredilezione per il muscolo della coscia, dal qua-le probabilmente si ricavavano diversi tagli di car-ne. La presenza del coxale e delle vertebre, tra lequali spiccano per numero quelle lombari (rispet-tivamente 10, 4 cervicali e 2 toraciche; § 2.2 – US1050 – in appendice), potrebbe suggerire una pre-dilezione per la carne appartenente a questa re-

Grafico 9 – Distribuzione morfometrica della I falange di maiale.

Grafico 10 – Distribuzione anatomica di capra-pecora.

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gione. Gli elementi anatomici dell’arto anteriore,ovvero scapola omero e radio-ulna, sono tutti benattestati e non mostrerebbero particolari divisio-ni della spalla in tagli di carne distinti.Diverso era il processo di scarnificazione del ma-iale, che doveva svolgersi interamente all’inter-no della rocca. Il grafico distributivo dei segmentianatomici (Grafico 11) rileva una sostanzialeomogeneità: elementi scheletrici come le falan-gi, i metapodiali, le coste, le vertebre, il cranioed i denti sono, infatti, più frequenti rispetto alleossa lunghe.Le ossa dell’arto posteriore presentano inveceuna diversa frequenza: la tibia è più numerosadel femore, che appare invece quasi assente. Taledifferenza è probabilmente riconducibile allapratica della conservazione, secondo la quale lacoscia veniva disarticolata e lavorata separata-mente per essere in seguito stagionata e consu-mata (FERRO 1999).Per il maiale è stato inoltre possibile calcolarel’altezza al garrese di un individuo, utilizzandola lunghezza di un terzo metatarso (GL: 77, 8),che risulta essere pari a 73 cm.La distribuzione anatomica dei bovini è caratte-rizzata dalla presenza quasi esclusiva di elemen-ti craniali e di coste (§ 2.2 – US 1050 – in appen-dice). L’esiguità di ossa lunghe potrebbe rispec-chiare il costume alimentare degli abitanti dellarocca, i quali raramente si servivano della carnedi bue per il fabbisogno proteico.

Sporadico doveva essere anche il ricorso a risorseproteiche derivanti da attività venatorie. La pre-senza del cervo, per quanto assai povera (un cornoe tre ossa carpali, tra le quali una reca evidenti traccedi scarnificazione, § 2.2 – US 1050 – in appendi-ce), potrebbe in realtà testimoniare il costume tipi-co della classe nobiliare medievale: la pratica dellacaccia rappresentava un esercizio di casta, l’affer-mazione di uno status sociale privilegiato, più cheuna necessità alimentare (MONTANARI 1979).L’approvvigionamento proteico era garantito, indefinitiva, principalmente dall’allevamento, men-tre trascurabile doveva essere l’apporto di altreattività quali la pesca o la caccia.

Periodo IV

Il campione, come quello analizzato in prece-denza, è composto da ossa provenienti da unasola unità stratigrafica (US 1044), anch’essa rin-venuta all’interno del fondo cieco della torre B.Si tratta di un butto formatosi a seguito dell’oc-cupazione della rocca da parte di una guarnigio-ne pisana, che continuò ad utilizzare il fondocieco come zona di scarico.I frammenti ossei rinvenuti ed analizzati sonostati in totale 3643, di questi 1969 sono statiidentificati a livello di specie o di generico ordi-ne (grande o piccolo ungulato), mentre per i re-stanti 1674 non è stato possibile attribuire un’ap-

Grafico 11 – Distribuzione anatomica di maiale.

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partenenza tassonomica o anatomica a causa del-l’eccessiva frammentazione.La distribuzione tassonomica (Grafico 12), indi-ca chiaramente la presenza quasi esclusiva (circal’80%) di specie domestiche (§ 2.1 – US 1044 –in appendice): il campione è infatti composto prin-cipalmente da capri-ovini, suini, bovini ed in per-centuale nettamente inferiore da coniglio, cane egatto. Le specie selvatiche sono attestate unica-mente dalla lepre (Lepus europaeus). L’avifaunacompone una parte consistente del campione(21%), ma non verrà trattata in maniera esausti-va, in quanto è stata determinata unicamente comegenerica classe. Si segnala comunque la presenzadi una discreta varietà di specie volatili, osservatapreliminarmente durante la classificazione deireperti, in cui sono state riscontrate diverse ossacon caratteri morfometrici difformi. Infine, sonostati rinvenuti pochi frammenti di carapace di tar-taruga (Testudo graeca-hermanni), mentre sonocompletamente assenti i pesci.In base al computo percentuale del numero di fram-menti e del numero minimo di individui (NMI),capre e pecore sono le specie maggiormente atte-state nel corso del XIV secolo. Assieme costitui-scono, come NISP, il 29% dell’intero campione e,come NMI, il 64%. Inoltre il loro valore percen-tuale cresce leggermente – fino al 69% – se para-gonato, sempre come NMI, unicamente con ilmaiale, la seconda specie attestata (24%), e con ilbue, ultimo in ordine d’importanza (7%).Anche dal computo della resa in carne (Tab. 7) icapriovini risultano, in associazione, l’insieme piùimportante. Il peso complessivo varia tra il 40 edil 42%, un valore molto alto, se si considera lamole maggiore degli altri due taxa. Il bue ed ilmaiale hanno invece restituito rese minori, chediscordano tra di loro a seconda del calcolo adot-tato. Come per il periodo precedente (Periodo III),il calcolo eseguito in base alla percentuale dei

frammenti corretta è stato considerato più atten-dibile degli altri, per cui il maiale ed il bue rifor-nivano all’incirca la stessa quantità di carne.I valori riportati in tabella, mostrano chiaramenteche il principale consumo proteico consisteva incarne ovocaprina, mentre secondario era quello dicarne suina e bovina. Il minore rilievo percentualeche il maiale ed il bue ricoprono nel computo tota-le, potrebbe essere stato cagionato da ragioni diordine economico: il fatto che queste due speciefossero probabilmente presenti in numero assai ri-dotto rispetto ai caprini, suggerisce che il loro va-lore di mercato dovesse essere giudicato eccessivoper una truppa militare stanziata a controllo delterritorio. L’abbondanza di greggi caprine dovevainvece consentire un rifornimento a basso costodella guarnigione in quanto, come sembra emer-gere dalle età di morte riscontrate, era praticatoun allevamento intensivo per la produzione dellacarne, in particolare erano i montoni giovani adessere destinati per primi al consumo.La distribuzione delle età di morte dei caprini (Tab.8, § 2.1 – US 1044 – in appendice) mostra chiara-mente una tendenza economica di questo tipo. Isoldati consumavano indifferentemente soggettimolto giovani, giovani ed adulti. La grossa con-centrazione di animali abbattuti nel primo e nelsecondo anno di vita rappresenta un caso eviden-te di allevamento intensivo per la produzione dellacarne. L’abbondanza di individui di età adulta, poi,testimonia che non meno essenziale doveva esse-re l’allevamento finalizzato alla produzione di ge-neri secondari come i latticini e la lana.Gli animali destinati al mercato della carne, eranoscelti principalmente sulla base del genere sessua-le: i montoni venivano abbattuti maggiormente inetà giovane, mentre le femmine erano custoditefino in tarda età, sia perché maggiormente adatteper la produzione di altri beni di consumo quali illatte e la lana, sia perché costituivano una garanziaper la riproduzione della popolazione animale.Questa strategia di allevamento è emersa chia-ramente dal confronto osteometrico tra le di-mensioni distali della prima falange (larghezza eprofondità dell’epifisi, Grafico 13), che ha evi-denziato una decisa variazione tra individui gio-vani e adulti (età stimata in base allo stato difusione raggiunto tra diafisi ed epifisi prossima-li). I segmenti anatomici di età accertata minoreai 12 mesi presentano, in molti casi, dimensionisuperiori rispetto a quelli di età maggiore. Que-ste differenze osteometriche dovrebbero esserechiaramente imputabili a distinzioni di ordinesessuale presenti tra i capi abbattuti.Doveva quindi essere praticata una scelta mirataall’abbattimento di capi giovani maschi, a bene-

Grafico 12 – Distribuzione percentuale delle specieper numero di frammenti.

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ficio delle femmine, che solo al termine del lorociclo produttivo e riproduttivo erano destinateal consumo.Anche tra i maiali si registra un consumo mag-giore di soggetti giovani, soprattutto di età com-presa tra il secondo ed il quarto anno, cioè nelperiodo di massima resa in carne.La distribuzione del NMI per età di morte (Tab. 9,§ 2.1 – US 1044 – in appendice) mostra un cam-pione composto omogeneamente da individui gio-vani ed adulti, nonostante la maggiore concentra-zione sia osservabile tra i due ed i quattro anni dietà, di conseguenza il consumo di animali vecchi otroppo giovani doveva essere meno frequente.Il criterio selettivo adottato nella scelta dei sog-getti da destinare al consumo doveva essere lostesso utilizzato per l’allevamento dei caprini. Purmancando sufficienti dati osteometrici che pos-sano confermare questa ipotesi, si può supporreche i maschi fossero immessi per primi, o co-munque in quantità maggiore, sul mercato dellacarne, mentre le femmine erano principalmentemantenute per la riproduzione della specie.Tra i bovini è attestata la presenza di due sogget-ti giovani, probabilmente individui giudicati ineccedenza, abbattuti tra il secondo ed il terzoanno di vita e quella di altrettanti adulti, abbat-tuti in età sicuramente maggiore ai 42 mesi. L’esi-guità della popolazione bovina presente nel cam-pione in esame, potrebbe essere stata cagionatada un allevamento finalizzato principalmente allaproduzione di forza lavoro, che prevedeva l’ab-battimento dell’animale solo al termine del ci-clo lavorativo e produttivo.Il rapporto distributivo degli elementi anatomicidi capra, pecora e di incerta attribuzione tassono-mica (Grafico 14), risulta omogeneo anche se si

rileva una bassa percentuale di denti e frammenticraniali. Tale differenza dovrebbe essere stata cau-sata in minima parte dalla dispersione di materia-le, dovuta alla raccolta delle ossa a vista durantele operazioni di scavo. Sono stati, infatti, recupe-rati in gran quantità altri elementi anatomici dipiccole dimensioni come le falangi, per cui l’as-senza di ossa appartenenti alla regione cranialesarebbe dovuta principalmente a dinamiche eco-nomico-alimentari in atto nel XIV secolo.In questo senso i capriovini erano probabilmen-te abbattuti in un’altra sede (bassa percentualedi denti e frammenti craniali, Grafico 14) e soloin seguito venivano introdotti all’interno dellaRocca come approvvigionamento per la guarni-gione pisana. L’alto numero di falangi e la relati-va uniformità delle restanti parti scheletriche,suggerirebbero che le carcasse fossero ancoraintere al momento della consegna. Probabilmentevenivano immesse sotto forma di mezzene, pri-vate della parte craniale, per essere solo succes-sivamente suddivise in loco.Presumibilmente anche i bovini venivano intro-dotti nella rocca già abbattuti. La distribuzioneanatomica (§ 2.2 – US 1044 – in appendice) evi-denzia, infatti, la quasi totale assenza di ossa ap-partenenti alle estremità degli arti (un solo tarsoed una sola falange recuperati, assenti i carpali) ela presenza di un solo frammento craniale.Diverso era invece lo stato dei suini al loro in-gresso, per i quali probabilmente era la guarni-gione stessa ad occuparsi interamente della ma-cellazione, poiché la distribuzione degli elementianatomici (Grafico 15) evidenzia una relativauniformità delle parti scheletriche, sia nel rapportonumerico tra arto anteriore (scapola, omero, ra-dio-ulna) e posteriore (femore, tibia, fibula), sia

Specie Coeff.(Kg)

NMI resa(Kg)

% resa % frg. resa(Kg)

% resa % frgcorretta

resa(Kg)

% resacorretta

Bue 227 4 908 35,9 3 681 35 4 908 28Maiale 46 13 598 23,6 10 460 24 21 966 30Capra/Pecora

27 38 1026 40,5 29 783 41 51 1377 42

< 1 > 3 < 6 > 6 < 12 < 12 > 12 < 24 > 24 < 36 > 24 Genericoadulto

Totaleindividui

Capra 2 4 6Pecora 2 4 2 2 10Capra/Pecora

2 3 2 2 1 12 22

Età (mesi) < 6 > 6 < 12 > 12 < 24 > 24 < 42 > 42 < 48 Generico adultoNr. indivui 2 2 3 3 1 2

Tab. 7

Tab. 8

Tab. 9

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nel confronto tra ossa di dimensioni diverse (ossalunghe, vertebre, falangi, denti). La bassa frequen-za dei denti rilevata nel computo totale degli ele-menti scheletrici, è in parte dovuta al metodo diconteggio utilizzato, nel quale si è tenuto contounicamente dei denti isolati, escludendo quelliinclusi nella mandibola e nella mascella. Anche le

vertebre appaiono sottostimate nel confronto congli altri elementi anatomici. In questo caso biso-gna considerare principalmente la difficoltà di sta-bilirne l’appartenenza tassonomica, poiché le ope-razioni di macellazione a cui sono solitamentesottoposte ne provocano un’eccessiva frammen-tazione e la conseguente perdita della leggibilità.

Grafico 13 – Distribuzione morfometrica distale della I Falange di capra/pecora.

Grafico 14 – Distribuzione anatomica di capra-pecora.

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Infatti, se il conteggio viene valutato in rapportocon l’alto numero di frammenti di vertebre sti-mato nella generica classe dei piccoli ungulati, te-nendo ovviamente presente che una parte consi-stente di queste potrebbe essere associato ai ca-pri-ovini, il maiale risulta, in definitiva, rappre-sentato in tutte le sue parti anatomiche.Tra le diverse regioni che compongono la colon-na vertebrale, quella cervicale è sottorappresen-tata rispetto alla lombare ed alla toracica (§ 2.2– US 1044 – in appendice). Anche in questo casola differenza numerica è stata determinata dal-l’eccessiva frammentazione delle ossa, che nonha permesso un’attribuzione tassonomica certae in diversi casi nemmeno un’individuazione dellazona anatomica specifica. L’alto numero di ver-tebre cervicali associate al generico piccoloungulato e i numerosi frammenti craniali di ma-iale, soprattutto mascellari (§ 2.2 – US 1044 – inappendice), confermano in ogni caso che i ma-iali erano introdotti vivi nella rocca e macellatidalla guarnigione stessa.Solamente per le capre e le pecore è, infine, sta-to possibile fare una stima dell’altezza al garre-se. Per il calcolo sono stati utilizzati gli indiciproposti da Schramm per la capra (SCHRAMM

1967) e da Teichert per la pecora (TEICHERT

1969), riportati sul manuale francese diosteoarcheologia a cura di Chaix e Mèniel(CHAIX, MÈNIEL 1996). L’altezza al garrese dellecapre (Capra hircus), stimata in base alle misurerilevate su due metacarpi (GL: 110,0/104,8) e

tre metatarsi (GL: 120,0/111,3), risulta compresatra 59,43 e 64,08 cm. Gli ovini (Ovis aries), sul-la base delle dimensioni del calcagno (GL: 49,4)e dell’astragalo (GLl: 25,0/27,1/27,6/28,1/30,2),variano invece tra 56 ed 68,5 cm.

CONCLUSIONI

I dati emersi dall’analisi dei resti osteologici ani-mali recuperati a Campiglia, rappresentano unnuovo contributo per lo studio diacronico dell’eco-nomia e dei processi di trasformazione del paesag-gio agrario medievale. I cambiamenti economici esociali, che avvengono tra X e XIV secolo, posso-no a nostro avviso aver determinato differenze so-stanziali nella composizione dei quattro diversicampioni studiati e conseguentemente nelle pecu-liarità che li caratterizzano. La distribuzione quan-titativa delle specie presenti, in associazione all’etàdi decesso ed all’elemento anatomico, ai dati osteo-metrici, sono stati gli indicatori utilizzati come pa-rametri di lettura di tali trasformazioni.Il X secolo presenta un insediamento di capannein legno occupato principalmente nelle attività sil-vo pastorali. Notevolmente sviluppato sembra es-sere stato l’allevamento dei maiali, che dovevanoessere presenti in gran numero nel territorio circo-stante, probabilmente caratterizzato da una preva-lenza di aree boschive che formavano l’ambienteideale per l’allevamento di questa specie (per ap-

Grafico 15 – Distribuzione anatomica di maiale.

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profondimenti sul paesaggio si veda DI PASQUALE

nel presente volume). La presenza di un cospicuonumero di capi allevati sembra accertata dalla di-stribuzione delle età di decesso dell’animale, in cuisi evidenzia una prevalenza di soggetti consumatimolto giovani (entro il primo anno) a discapito diuna loro migliore resa, che non trova riscontri inaltre zone italiane (per i confronti archeozoologicivedi periodo I fasi 3-4). Durante il periodo alto-medievale, infatti, i maiali venivano in genere ab-battuti ad un’età più adulta, tra il secondo ed ilterzo anno, in quanto il sistema di allevamento sel-vatico non consentiva un ingrasso forzato delle be-stie che perciò necessitavano di un tempo maggio-re per la crescita (BARUZZI, MONTANARI 1981). Lacarne di maiale consumata era, in definitiva, diottima qualità e rappresentava l’alimento proteicoquotidiano, mentre il bue ed i capriovini erano con-sumati in minor quantità e con minor frequenza.Si tratterebbe quindi di un villaggio di porcariche traeva il proprio sostentamento soprattuttodallo sfruttamento dell’incolto. Di minor inci-denza doveva essere, probabilmente, l’attivitàagricola che integrava in ogni caso le necessitàalimentari del villaggio, come mostrerebbe lapresenza di un bovino anziano presumibilmenteimpiegato nei lavori agricoli.Un’economia di questo tipo, basata quasi unica-mente sulle attività silvo-pastorali, potrebbe rap-presentare il caso di un villaggio di frontiera, alledipendenze di un’azienda curtense del tipo « curtespioneristica», come è stata definita dal Toubert, cheebbe un notevole sviluppo nell’Italia padana e cen-trale nel corso del IX e X secolo (TOUBERT 1995).L’azienda curtense di tipo pioneristco, secondo l’ac-cezione del Toubert, solitamente si espandeva interritori non antropizzati ed era connotata daun’economia silvo-pastorale in cui il settore occu-pato dalla pastorizia era l’attività trainante. Attual-mente, in Italia, non sembra siano stati indagatiarcheologicamente insediamenti di X secolo asso-ciabili ad un modello economico come quello ap-pena tracciato, o interpretati come tali.Un confronto in ogni caso utile, per evidenziarealcuni tratti economico-sociali caratteristici del-l’insediamento campigliese, può essere propostocon il villaggio di fine IX inizi X secolo scopertoa Poggibonsi (VALENTI 1998; 2000b; VALENTI, SAL-VADORI 2003), che rappresenta un probabile casodi centro curtense toscano (gli indicatori topo-grafico-insediativi emersi sono: un’area centraleconnotata da spazi lavorativi, magazzini, struttu-re ausiliare ed una abitazione che non ha riscon-tri nel resto del villaggio), dove l’economia carat-terizzante e la composizione sociale degli abitantirisultano indubbiamente diversi.

Nell’insediamento valdelsano l’attività agricola erasicuramente più importante: costituiva la fonteprincipale di sostentamento degli abitanti ed era inparte integrata dalla pastorizia, come mostrereb-bero le faune ivi rinvenute e la presenza di un gros-so granaio per la raccolta dei cereali (VALENTI 1998,2000b). Particolarmente sviluppato era l’allevamen-to dei capriovini, che risulta invece quasi assente aCampiglia. Inversamente, a Poggibonsi non era pra-ticato l’allevamento del maiale la cui presenza sem-bra derivare da approvvigionamenti provenienti darisorse esterne al villaggio, con ogni probabilitàattribuibili alle corresponsioni che i livellari, inse-diati nei mansi o in altri villaggi legati alla curtis,dovevano al dominico. Si tratterebbe della spalladel maiale, che i documenti di X secolo riportanocon il termine amiscere (ANDREOLLI, MONTANARI

1985, ANDREOLLI 1981), ad indicare, in genere, uncanone che equivaleva ad una spalla del maiale,oppure ad alcuni denari (VALENTI, SALVADORI 2003).Il villaggio campigliese rappresenterebbe un casodiverso: era probabilmente integrato in una rete discambi autarchica di tipo curtense (PASQUALI 1981)e si trovava alle dipendenze di un’azienda il cuicentro amministrativo risiedeva altrove. In questosenso i quarti posteriori del maiale e forse anchedei capriovini (che sono poco rappresentati nelcontesto campigliese) potevano essere stati utiliz-zati come canoni che i livellari, insediati nel villag-gio, dovevano al possidente per l’usufrutto dellearee boschive in cui venivano ingrassati i maiali.Un altro elemento distintivo tra i due insedia-menti riguarda la presenza di una gerarchizza-zione sociale. A Poggibonsi sono stati delineati isegni di un’articolazione gerarchizzata, sia nellastruttura topografica del villaggio che nei restidi pasto rinvenuti all’interno delle abitazioni. Ilconsumo di carne bovina era, ad esempio, ap-pannaggio quasi esclusivo della famiglia residentenella Longhouse (la capanna che dominava l’in-tero villaggio), così quello legato ad altri anima-li di grossa taglia (cavallo ed asino) ed inoltre aparticolari pennuti da cortile (come un’oca, nontrovata altrove). Al contrario, la dieta di carneriscontrata in altre capanne era più limitata. I se-gni di una gerarchizzazione, nei consumi protei-ci, non sono stati invece riscontrati nel villaggiocampigliese. L’analisi quantitativa delle specie pre-senti, in associazione all’età di decesso ed all’ele-mento anatomico, non ha rilevato alcun segnodistintivo tra le tre strutture rinvenute, che possaessere attribuibile a ragioni di ordine sociale.Le soluzioni economiche adottate nel X secoloproseguirono con successo nel corso dell’XI,durante il quale si assiste ad un’intensificazionedello sfruttamento delle aree incolte attraverso

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altre attività quali la caccia, come testimonia lapresenza di specie selvatiche (il cervo, il daino,il cinghiale, la lepre ed il tasso).La ripartizione anatomica del cinghiale, caratteriz-zata da una prevalenza di elementi craniali (si vedail campione relativo alle fasi 5-6 di Periodo I, ri-guardo i problemi inerenti all’attribuzione incertatra il maiale ed il cinghiale), rappresenta un casoanomalo che introduce alcuni elementi di discus-sione riguardanti le consuetudini medievali del cetonobiliare. Durante il medioevo, il consumo dellatesta dell’animale era rivestito di un valore simbo-lico, che si identificava con la capacità di coman-do, la forza ed il potere, per questo era invalsal’usanza da parte dei signori di farsi consegnare,dai coloni dipendenti, le teste degli animali caccia-ti (BARUZZI, MONTANARI 1981). La presenza stessadi specie selvatiche di grossa taglia, quali il cervoed il daino, riscontrata nel campione, potrebbe es-sere stata determinata da ragioni che coinvolgononuovamente alcune espressioni culturali tipicamen-te nobiliari. La caccia agli animali di grossa tagliaaveva assunto, nel corso del medioevo, il caratteredi un vero e proprio costume aristocratico. L’eser-cizio venatorio rivestiva, per il ceto nobiliare, un’im-portanza indiscussa ovvero un mezzo di afferma-zione del proprio status sociale. Le battute si svol-gevano soprattutto nelle foreste, secondo precisenorme di comportamento che trasformarono taleattività in un vero e proprio rito, enfatizzandonesoprattutto l’aspetto ludico (MONTANARI 1979).Queste valutazioni porterebbero a considerarel’eventualità di un profondo cambiamento nellastruttura sociale dell’insediamento.Associando gli indizi archeozoologici con i datiemersi dall’indagine archeologica, che registranola comparsa della pietra (come materiale da co-struzione) in questa fase, è forse ipotizzabile chenel corso dell’XI secolo il villaggio fosse passatosotto il diretto controllo di un potens. Come èstato, infatti, ampiamente dimostrato dalla ricer-ca storica e archeologica, il passaggio dal legnoalla pietra, segna il trapasso dal periodo altome-dievale all’incastellamento. Questo fenomeno è ilfrutto di una riorganizzazione insediativa e poli-tica del territorio ad opera dell’aristocrazia ter-riera. In Toscana ebbe il suo apice proprio nelcorso dell’XI secolo e rappresentò, per l’aristo-crazia rurale, anche l’affermazione di uno statussymbol ovvero di dichiarazione della propria ap-partenenza sociale al ceto militare che si realizzòcon il possesso di una fortificazione (WICKHAM

1990). Nella zona maremmana tale fenomeno,che vide coinvolte le famiglie degli Aldobrande-schi e dei Gherardeschi come principalipromotrici, interessò lo stesso insediamento di

Campiglia. In un documento del 1004 il toponi-mo compare infatti collegato ad un castello: sitratta dell’atto di dotazione che il conte GerardoII della famiglia dei Gherardeschi elargisce almonastero di S. Maria di Serena (FARINELLI 2000).Le informazioni provenienti dalla documenta-zione scritta e dalle indagini archeologica e zoo-logica si accorderebbero perciò con l’ipotesi diun cambiamento nella struttura sociale dell’in-sediamento, che avviene nell’ambito dell’affer-mazione della signoria locale. A Campiglia quindicoinciderebbe con la comparsa di un personag-gio di rango superiore, probabilmente legato allafamiglia dei Gherardeschi.I cambiamenti strutturali e sociali suggeriti perl’XI secolo non determinarono in ogni caso del-le sostanziali variazioni nell’economia del villag-gio. Questa tendenza sembra attestata anche nelresto della Toscana, dove il fenomeno dell’inca-stellamento non comportò dei drastici cambia-menti nella struttura insediativa e nelle dinami-che economiche ormai consolidate (WICKHAM

1990). Il campione faunistico di XI secolo con-fermerebbe questa tesi, almeno per la prima fasedell’incastellamento. L’unico elemento di distin-zione, rispetto alle attività economiche caratte-rizzanti il villaggio di X secolo, sarebbe rappre-sentato dalla comparsa delle attività venatorie,testimoniate dalla presenza di specie selvatiche,che per le ragioni sopra esposte sarebbero in re-altà da attribuire alla presenza di un personag-gio appartenente all’aristocrazia militare, pro-babilmente insediato a controllo del villaggio edel territorio limitrofo dai Gherardeschi.Una tendenza attualmente rilevabile sulla base deirinvenimenti editi confermerebbe che la presenzadi faune selvatiche, soprattutto di grossa taglia, èattestata quasi esclusivamente in campioni prove-nienti da insediamenti incastellati. Sono questi icasi, ad esempio, del castello di S. Silvestro (BEDINI

1987), di Scarlino (BEDINI 1987), di Montarrenti(CLARK 1989c), di Manzano (BEDINI 1995), diMontereale (PIUZZI 1987), della Rocca di Sillana(CORRIDI 1996), della Rocca di Asolo (BEDINI 2000)e di S. Michele di Trino (FERRO 1999).L’incrocio dei dati documentari, archeologici edarcheozoologici rappresenta il metodo con cui siè giunti ad una ricostruzione dei processi econo-mici e sociali di XI secolo, che possono aver de-terminato il deposito del campione faunistico.Chiaramente, in questa sede si intende proporresolamente alcuni spunti di discussione e non cer-to esaurire le problematiche che emergono dalcampione in esame. Caso mai si auspica la neces-sità di futuri approfondimenti e continui confrontiinterdisciplinari soprattutto con altre realtà terri-

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toriali ed insediative, che possano confermare osmentire le ipotesi qui proposte. In pratica, si trattadi capire se i resti di specie selvatiche di grossataglia possano rappresentare degli utili indicatoriche attestino la presenza di personaggi apparte-nenti all’aristocrazia militare. Se così fosse, i rap-porti tra classi egemoni e subalterne, in particola-re il presunto diritto dei contadini di cacciare nelleselve (MONTANARI 1979), sarebbero da riconside-rare alla luce dei rinvenimenti faunistici.Non è possibile rilevare alcuna tendenza significa-tiva per il XII secolo a causa della mancanza dimateriale osteologico, mentre un deciso cambia-mento nell’economia animale campigliese, è inve-ce attestato nel XIII secolo. L’allevamento dei ma-iali è, infatti, soggetto ad una decisa involuzione.Pur rimanendo la specie più importante, per l’ap-porto proteico, si assiste ad un aumento della pre-senza dei capriovini (Grafico 16) e del conseguen-te contributo alimentare (confronta le Tab. 1, 3 e4). La diminuzione dei suini è confermata ancheda un ulteriore indicatore come l’età di macella-zione: la maggiore concentrazione si ha tra il pri-mo ed il terzo anno. Tale scelta è indicativa di undeciso cambiamento nella strategia di allevamen-to, più attenta all’ingrasso dell’animale prima didestinarlo al macello. L’aumento demografico edil dissodamento delle aree incolte, iniziati fin dalX secolo e proseguiti con intensità sempre mag-giore nel XII, XIII e parte del XIV secolo, furonoprobabilmente le cause scatenanti di tale cambia-mento. Il rapporto numerico tra la popolazionesuina e quella umana determinò certamente unamassimizzazione della resa in carne dell’animale,necessaria al nutrimento degli abitanti.L’aumento demografico comportò, allo stessotempo, una diminuzione delle superfici boschi-ve ed un incremento delle aree messe a coltura,con la conseguente decrescita dell’allevamentosuino a favore di quello caprino. L’allevamentoovino si adattava in modo eccellente ad un pae-saggio ormai caratterizzato da una prevalenza disuperfici aperte e coltivate e poteva, inoltre, es-sere sfruttato per la concimazione dei campi. Findal periodo altomedievale, la quantità di capiallevati in una determinata zona dipese propriodall’intensità della produzione agricola: eranoinfatti conosciute le qualità del letame caprino,che per l’alta percentuale di nitrato, potassio efosforo contenuti lo rendono particolarmente ef-ficace per l’ingrasso dei campi (CRABTREE 2001).In questo senso Poggibonsi rappresenta forsel’esempio più calzante di insediamento altome-dievale con allevamento dei capriovini abbinatoall’attività economica dominante cioè quella agri-cola, mentre a Campiglia questa situazione si re-

alizzò nei secoli centrali e tardi del medioevo.Il cambiamento che avvenne nel paesaggio agra-rio, tra X e XIII secolo, risulta più evidente se siconsiderano le associazioni faunistiche di altriinsediamenti maremmani indagati archeologica-mente (Grafico 16). A S. Silvestro (BEDINI 1987),Scarlino (TOZZI 1981) ed alla fortezza mediceadi Grosseto (TOZZI 1980) si rilevano le stesse ten-denze riscontrate a Campiglia. L’aumento deicapriovini e la conseguente diminuzione dei su-ini è un fenomeno che caratterizzò, in modomaggiore o minore, il passaggio tra l’alto ed ilbassomedioevo in tutti questi insediamenti. Citroviamo quindi di fronte ad un fenomeno diampia scala, che sembra coinvolgere tutta la ma-remma Toscana e che determinò notevoli muta-menti nei processi economici. Il paesaggio bo-schivo altomedievale fu, in definitiva, trasforma-to in un territorio maggiormente antropizzato,con la conseguente espansione delle aree apertee la messa a coltura di numerosi spazi, nel qualerisultò più redditizio l’allevamento dei caprini.Questa tendenza è chiaramente testimoniata aCampiglia, dove l’allevamento delle capre e del-le pecore fu prontamente indirizzato a soddisfa-re due ambiti produttivi: per la carne e per i pro-dotti secondari (sul significato di prodotti pri-mari e secondari si veda CLARK 1989a). Non èpossibile stabilire se la produzione della carnefosse finalizzata unicamente ad appagare le esi-genze dei conti di Campiglia, o se fosse in realtàpraticata per rispondere alle esigenze di un mer-cato vero e proprio. I reperti, infatti, provengo-no unicamente dallo scarico rinvenuto all’inter-no del cassero, e riguardano perciò esclusivamen-te i resti di pasto della famiglia comitale.Lo stato agiato dei conti e la conseguente parti-colarità del campione sembra trovare confermanel consumo prevalente di soggetti di età giova-ne, riscontrato per tutte e tre le specie domesti-che. L’associazione età-stato sociale è solamenteipotizzabile, in quanto mancano campioni di con-fronto provenienti, ad esempio, dal borgo sot-tostante, attraverso cui valutare se l’età di ab-battimento dei domestici possa rappresentare unvalido indicatore di distinzione sociale. La bassafrequenza di soggetti di età adulta sembrerebbecomunque confermare questa ipotesi.Nel XIV secolo si colgono con maggiore chia-rezza i mutamenti economici e ambientali in attoa Campiglia già nel XIII secolo. L’abbondanzadei caprini è infatti schiacciante rispetto alle al-tre specie (Grafico 16), come anche il relativocontributo proteico (Tab. 7). Il dato che emerge,dovrebbe essere sintomatico di un’attività pasto-rizia ormai caratterizzata dallo sfruttamento in-

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tensivo dei caprini. Le soluzioni adottate nellapratica di allevamento di questa specie hannoraggiunto una ‘settorialità’ tale da poter essereparagonate ad una produzione ‘proto-industria-le’. La distinzione operata tra i soggetti da desti-nare al consumo e quelli da sfruttare per altreattività, stabilita in base al genere sessuale ed al-l’età, rappresenta un’evidente ottimizzazione deiprocessi di produzione: i maschi giovani eranoindirizzati al mercato della carne, le femmine era-no invece assegnate alla produzione di prodottisecondari quali il latte e la lana e macellate soloin età avanzata.Il campione di XIV secolo rappresenta, inoltre,un ulteriore contributo sull’alimentazione delleguarnigioni stanziate in insediamenti fortificatia controllo del territorio e, quindi, dell’econo-mia che si sviluppò loro attorno. Campiglia siaggiunge ad altri due casi editi ormai da oltre unventennio, si tratta della Rocca Posteriore di Gub-bio (BARKER 1976, 1978) e del Castello di PonteNepesino (CLARK 1984).In tutti gli insediamenti analizzati si registra la pre-senza di una fiorente economia della carne, atte-stata dalle età relativamente giovani dei capi dibestiame abbattuti. Nella Rocca posteriore di Gub-bio, ad esempio, i militari consumavano carne dibuona qualità soprattutto caprina e suina (gli ani-

mali abbattuti erano, appunto, generalmente di etàgiovane), mentre trascurabile era il ricorso alla car-ne bovina. Lo stesso accadeva a Ponte Nepesino,la carne consumata era sempre di buona qualità,anche se in questo caso il consumo maggiore sem-bra essere stato di bovini e suini; meno incisivo erainvece l’apporto di carne caprina. Gli approvvi-gionamenti che giungevano in buona parte dal-l’esterno, come hanno mostrato le distribuzionianatomiche delle specie presenti (per Campigliacfr. il periodo IV), probabilmente rappresentava-no una sorta di canone che le comunità pagavanoalle guarnigioni per il servizio svolto.Lo stanziamento di una guarnigione comportòquindi un’intensificazione dell’allevamento per laproduzione di carne anche se non ne fu, in ognicaso, la causa scatenante. Furono invece i proces-si economici che nacquero e si svilupparono neisecoli precedenti, coadiuvati dalle costrizioni chel’ambiente circostante imponeva, a dare originealla maggiore o minore incidenza economico-ali-mentare delle principali specie domestiche e, con-seguentemente, ad un aumento o diminuzione delrelativo allevamento. A Campiglia ed alla RoccaPosteriore di Gubbio l’allevamento intensivo delcaprovino rappresentò sicuramente l’attività pa-storizia per eccellenza, mentre a Ponte Nepesinofu maggiore quello bovino e suino.

Grafico 16 – Distribuzioni percentuali delle principali specie domestiche rinvenute in insediamenti dellaToscana Meridionale.

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QUANTIFICAZIONE REPERTI OSTEOLOGICI

ANIMALI

1. Altomedioevo e medioevo maturo (fineIX-fine XI secolo)

Totale frammenti schedati: 539Identificati: 271Non identificati: 268

1.1. DISTRIBUZIONE DELLE SPECIE

Fine IX-fine X (Periodo I fasi 3 e 4)Totale frammenti: 244Identificati: 145 (59%)Non identificati: 99 (41%)

Specie Numero frammentiGrande Ungulato 5Asino 1Bue 14Piccolo Ungulato 20Pecora 1Capra-Pecora 21Maiale 82Cane 1

NMI

Asino: 11 (generico adulto)

Bue: 21 (età stimata: meno di 30 mesi)1 (maggiore di 72 mesi)

Pecora: 11 (età stimata: maggiore di 10 mesi)

Capra-Pecora: 31 (età stimata: minore di 12 mesi)1 (età compresa tra i 18 e 24 mesi)1 (generico adulto)

Maiale: 101 (età stimata: minore di tre mesi)3 (età stimata: minore di 12 mesi)1 (età stimata: tra 12 e 24 mesi)1 (età stimata: tra 24 e 36 mesi)4 (generico adulto)

Cane: 11 (generico adulto)

XI secolo (Periodo I fasi 5 e 6)Totale frammenti: 295Identificati: 126 (43%)Non identificati: 169 (57%)

Specie Numero frammenti:Grande Ungulato 2Bue 6Cavallo 1

Cervo 1Daino 1Cervo/Daino 1Piccolo Ungulato 19Capra 1Pecora 1Capra-Pecora 15Maiale 76Lepre 1Tasso 1

NMI

Bue: 21 (età stimata: minore di 20 mesi)1 (generico adulto)

Cavallo: 11 (generico adulto)

Cervo: 11 (generico adulto)

Daino: 11 (generico adulto)

Cervo/Daino: 11 (generico adulto)

Capra: 11 (età stimata: meno di 24 mesi)

Pecora: 11 (generico adulto)

Capra/Pecora: 21 (età stimata: tra 12 e 24 mesi)1 (generico adulto)

Maiale: 123 (età stimata: meno di 12 mesi)1 (età stimata: tra 12 e 24 mesi)1 (età stimata: tra 24 e 36 mesi)7 (generico adulto)

Lepre: 11 (generico adulto)

Tasso: 11 (generico adulto)

1.2 DISTRIBUZIONE ANATOMICA PER SINGOLE

SPECIE

Fine IX-fine X (Periodo I fasi 3 e 4)AsinoTotale frammenti: 1Mandibola 1 (dx+sx)

BueTotale frammenti: 14Cavicchio 1 (non id)Cranio 1 (sx)Mandibola 2 (dx; sx)Scapola 1 (dx)Costa 4 (non id)Coxale 1 (sx)Tibia 1 (sx)

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498

Tarso 1 (sx)Metatarso 2 (dx)

Grande ungulatoTotale frammenti: 5Costa 5PecoraTotale frammenti: 1Radio 1 (dx)

Capra-PecoraTotale frammenti: 21Cavicchio 1 (dx)Dente 2 inferiore (sx)

superiore (dx)Mandibola 1 (sx)Scapola 4 (dx: 2; sx: 2)Omero 1 (sx)Radio 5 (dx; sx: 4)Radio-Ulna 1 (dx)Metacarpo 1 (dx)Vertebra 3 (dx+sx)Tibia 1 (dx)Metatarso 1 (dx)

MaialeTotale frammenti: 82Cranio 16 (dx: 9; sx: 7)Dente 17 inferiore: 11 (dx: 6; sx: 5)

superiore: 6 (dx: 4; sx: 2)Mandibola 17 (dx: 6; sx: 9; dx+sx: 2)Scapola 11 (dx: 7; sx: 4)Omero 6 (dx: 3; sx: 3)Radio 5 (dx; sx: 4)Ulna 4 (dx: 2; sx: 2)Metacarpo 1 (sx)Femore 2 (dx; sx)Tarso 1 (sx)Metatarso 1 (sx)Falange 1 (I)

Piccolo UngulatoTotale frammenti: 20Vertebra 2 (dx+sx)Costa 18 (non id)

CaneTotale frammenti: 1Omero 1 (dx)XI secolo (Periodo I fasi 5 e 6)BueTotale frammenti: 6Dente 1 inferiore (sx)Omero 1 (sx)Vertebra 1 (dx+sx)Coxale 1 (dx)Femore 1(dx)Falange 1 (II)

CavalloTotale frammenti: 1Carpo 1 (sx)

CervoTotale frammenti: 1Femore 1 (dx)

DainoTotale frammenti: 1Falange 1 (III)

Cervo/DainoTotale frammenti: 1Corno 1 (non id)

Grande ungulatoTotale frammenti: 2Costa 2 (non id)

CapraTotale frammenti: 1Radio 1 (sx)

PecoraTotale frammenti: 1Radio 1 (dx)Capra-PecoraTotale frammenti: 15Dente 5 inferiore: 4 (dx)

superiore (sx)Omero 2 (sx)Radio 1 (dx)Radio-Ulna 1 (dx)Metacarpo 3 (dx; sx: 2)Vertebra 1 (dx+sx)Tibia 1 (dx)Metatarso 1 (sx)MaialeTotale frammenti: 76Cranio 9 (dx: 4; sx: 5)Dente 29 inferiore: 18 (dx: 9; sx: 2; non id: 7)

superiore: 10 (dx: 8; sx: 2)non id (non id)

Mandibola 17 (dx: 11; sx: 6)Scapola 2 (sx)Omero 4 (dx; sx: 3)Radio 3 (dx: 2; sx: 1)Ulna 1 (sx)Metacarpo 2 (sx)Tibia 2 (sx)Fibula 2 (sx)Tarso 1 (dx)Metatarso 3 (dx; sx: 2)Falange 1 (II)

Piccolo ungulatoTotale frammenti: 19Vertebra 1Costa 18 (non id)

LepreTotale frammenti: 1Femore 1 (dx)

TassoTotale frammenti: 1Falange 1 (I)

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499

1.3. DISTRIBUZIONE DELLE ETÀ

Fine IX-fine X (Periodo I fasi 3 e 4)Asinogenericoadulto Totale frammenti: 1mandibola 1 (dx+sx)

Bue< 30 Totale frammenti: 1mandibola 1 (sx)> 72 Totale frammenti: 1cavicchio 1 (non id)genericoadulto Totale frammenti: 12cranio 1 (sx)mandibola 1 (dx)scapola 1 (dx)costa 4 (non id)coxale 1 (sx)tibia 1 (sx)tarso 1 (sx)metatarso 2 (dx)

Pecoragenericoadulto Totale frammenti: 1radio 1 (dx)

Capra-Pecora< 12 Totale frammenti: 1scapola 1 (sx)> 18 < 24 Totale frammenti: 1dente 1 inferiore: 1 (M3 (sx()> 12 Totale frammenti: 2radio 1 (sx)omero 1 (sx)> 24 Totale frammenti: 1dente 1 superiore 1 (M1-2 (dx()genericoadulto Totale frammenti: 16cavicchio 1 (non id)mandibola 1 (sx)scapola 3 (dx: 2; sx)radio 4 (dx; sx: 3)radio-ulna 1 (dx)metacarpo 1 (dx)vertebra 3 (dx+sx)tibia 1 (dx)metatarso 1 (dx)

Maiale< 3 Totale frammenti: 1scapola 1 (dx)< 6 Totale frammenti: 1cranio 1 (dx)< 12 Totale frammenti: 8cranio 1 (dx)mandibola 1 (dx)scapola 1 (dx)omero 4 (dx: 3; sx)ulna 1 (dx)dente (dx+sx)

> 12 < 24 Totale frammenti: 4cranio 1 (sx)dente 1 inferiore: 1 (M1-2 (dx()mandibola 1 (sx)femore 1 (sx)< 24 Totale frammenti: 4cranio 3 (sx)radio 1 (dx)> 12 < 30 Totale frammenti: 1dente 1 superiore: 1 (I1 (dx()> 24 < 30 Totale frammenti: 1mandibola 1 (sx)> 24 < 36 Totale frammenti: 4mandibola 4 (dx: 2; sx; dx+sx)< 36 Totale frammenti: 2ulna 2 (dx; sx)> 12 Totale frammenti: 13dente 9 inferiore: 6 (I1 (dx; sx (; I2 (dx(; C

(dx; sx: 2()superiore: 3 (I1 (dx, sx(;C (dx()

scapola 4 (dx: 3; sx)> 18 Totale frammenti: 2dente 2 inferiore: 2 (I2 (dx; sx()> 24 Totale frammenti: 1falange 1 (I)> 36 Totale frammenti: 6cranio 2 (dx)dente 2 inferiore: 1 (I2 (dx()

superiore: 1 (M1-2 (sx()mandibola 2 (sx)genericoadulto Totale frammenti: 34cranio 8 (dx: 5; sx: 3)dente 2 superiore: 1 (C (dx()

inferiore: 1 (C (sx()mandibola 8 (dx: 3; sx: 4; dx+sx)scapola 5 (dx: 2; sx: 3)omero 2 (sx)radio 4 (sx)ulna 1 (sx)metacarpo 1 (sx)femore 1 (dx)tarso 1 (sx)metatarso 1 (sx)

Canegenericoadulto Totale frammenti: 1omero 1 (dx)

XI secolo (Periodo I fasi 5 e 6)Bue< 20 Totale frammenti: 1Omero 1 (sx)> 24 Totale frammenti: 1falange 1 (I)genericoadulto Totale frammenti: 4dente 1 inferiore: 1 (M1-2(sx()vertebra 1 (dx+sx)coxale 1 (dx)femore 1 (dx)

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500

Cavallogenericoadulto Totale frammenti: 1carpo 1 (sx)

Cervogenericoadulto Totale frammenti: 1femore 1 (dx)

Dainogenericoadulto Totale frammenti: 1falange 1 (III)

Cervo/Dainogenericoadulto Totale frammenti: 1corno 1 (non id)

Capra< 24 Totale frammenti: 1radio 1 (sx)Pecoragenericoadulto Totale frammenti: 1radio 1 (dx)Capra-Pecora> 12 < 24 Totale frammenti: 2dente 2 inferiore: 2 (M1-2(dx()> 12 Totale frammenti: 1metatarso 1 (sx)> 24 Totale frammenti: 1dente inferiore: 1 (M1-2(dx()> 30 Totale frammenti: 1dente 1 inferiore: 1 (P2(dx()genericoadulto Totale frammenti: 10dente 1 superiore: 1 (M1-2(sx()omero 2 (sx)radio 1 (dx)radio-ulna 1 (dx)metacarpo 3 (dx; sx: 2)vertebra 1 (dx+sx)tibia 1 (dx)

Maiale< 8 Totale frammenti: 1cranio 1 (dx)< 12 Totale frammenti: 9cranio 1 (sx)dente 1 superiore: 1 (I2 (dx()mandibola 2 (dx)omero 3 (sx)radio 1 (dx)tibia 1 (sx)> 12 < 24 Totale frammenti: 6cranio 3 (dx; sx: 2)mandibola 3 (dx; sx: 2)< 24 Totale frammenti: 1metatarso 1 (sx)> 24 < 36 Totale frammenti: 2cranio 1 (dx)

mandibola 1 (dx)> 12 Totale frammenti: 15dente 11 inferiore: 8 (C (dx (; I non id (non

id (: 7)superiore: 3 (I1 (dx()

mandibola 1 (dx)metacarpo 2 (sx)falange 1 (II)> 18 Totale frammenti: 2dente 1 inferiore: 1 (I2 (dx()omero 1 (dx)> 24 Totale frammenti: 2dente 1 superiore: 1 (I2 (sx()metatarso 1 (dx)> 36 Totale frammenti: 6dente 2 inferiore: 2 (I1 (dx; sx()mandibola 4 (dx)> 48 Totale frammenti: 5dente 2 superiore: 1 (P3 (dx()

non id: 1 (M1-2 (non id()mandibola 3 (dx; sx: 2)genericoadulto Totale frammenti: 27cranio 3 (dx; sx: 2)dente 11 inferiore: 7 (I2 (dx: 2; sx: 1(; C (dx(;

P3 (dx(; P4 (dx(; M1-2 (dx()superiore: 4 (I1 (dx: 3(; C (sx()

mandibola 3 (dx; sx: 2)scapola 2 (sx)radio 2 (dx; sx)ulna 1 (sx)tibia 1 (sx)fibula 2 (sx)tarso 1 (dx)metatarso 1 (sx)

Lepregenericoadulto Totale frammenti: 1femore 1 (dx)

Tassogenericoadulto Totale frammenti: 1falange 1 (I)

2. Bassomedioevo (XIII-XIV secolo)

Totale frammenti schedati: 5068Identificati: 2997Non identificati: 2071

2.1. DISTRIBUZIONE DELLE SPECIE

US 1044 (XIV secolo)Totale frammenti: 3643Identificati: 1969 (54%)Non identificati: 1674 (46%)

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501

Specie Numero frammenti:Grande Ungulato 35Bue 62Piccolo Ungulato 659Maiale 201Capra 97Pecora 85Capra-Pecora 390Coniglio 12Gatto Domestico 8Cane 2Lepre 4Tartaruga 5Uccelli 409

NMIBue: 4

2 (età stimata: tra 24 e 36 mesi)2 (età stimata: superiore a 42 mesi)

Capra: 62 (età stimata: tra 12 e 24 mesi)4 (età di oltre 24 mesi)

Pecora: 102 (età stimata: meno di 12 mesi)4 (età compresa tra i 12 e i 24 mesi)2 (età compresa tra i 24 ed i 36 mesi)2 (generico adulto)

Capra-Pecora: 222 (età stimata: meno di 1 mese)3 (tra 3 e 6 mesi)2 (età compresa tra 6 e 12 mesi)2 (età compresa tra i 12 e i 24 mesi)1 (età compresa tra i 24 e i 36 mesi)12 (generico adulto)

Maiale: 132 (età stimata: meno di 6 mesi)2 (età compresa tra 6 e 12 mesi)3 (età compresa 12 e 24 mesi)3 (età compresa tra 24 e 42 mesi)1 (età compresa tra 42 e 48 mesi)2 (generico adulto)

Cane: 1Coniglio: 2Gatto: 1Lepre: 1

US 1050 (XIII secolo)Totale frammenti: 1425Identificati: 1028 (72%)Non identificati: 397 (28%)

Specie Numero frammenti:Grande Ungulato 30Bue 19Asino 1Piccolo Ungulato 403Maiale 154Capra 5Pecora 15

Capra-Pecora 131Gatto Domestico 1Cervo 4Tartaruga 3Uccelli 262

NMIBue: 3

1 (età stimata: <6 mesi)1 (età stimata: tra 6 e 12 mesi)1 (età maggiore di 36 mesi)

Capra: 1 (età compresa tra 12 e 24 mesi)

Pecora: 53 (età compresa tra 12 e 42 mesi)2 (età maggiore di 42 mesi)

Capra-Pecora: 72 (età stimata: meno di 6 mesi)1 (età compresa tra 6 e 12 mesi)2 (età compresa tra i 12 e i 42 mesi)2 (età maggiore di 42 mesi)

Maiale:81 (maiale <3 mesi)1 (età compresa fra 4 e 12 mesi)3 (età compresa tra 12 e 24 mesi)2 (età compresa tra 24 e 42 mesi)1 (età stimata: maggiore di 42 mesi)

Gatto: 1Asino: 1Cervo: 1

2.2. DISTRIBUZIONE ANATOMICA PER SINGOLE SPECIE

US 1044 (XIV secolo)BueTotale frammenti: 62Cranio 1 (dx)Dente 37 inferiore: 20 [dx:14; sx:3; non id: 3]

superiore: 15 [dx: 6; sx: 7; non id: 2]non id: 2 [non id]

Mandibola 2 (sx)Scapola 2 (sx)Omero 1 (dx)Ulna 1 (dx)Metacarpo 2 (sx; non id)Vertebra 3Costa 4 (sx: 2; non id: 2)Femore 4 (dx; sx: 2; non id)Rotula 1 (dx)Tarso 1 (dx)Sesamoide 1 (non id)Metatarso 1 (sx)Falange 1 (I)

Grande UngulatoTotale frammenti: 35Cranio 1 (non id)Scapola 4 (non id)Omero 1 (non id)

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502

Vertebra 11Costa 14 (non id)Non Identificabile 4

CapraTotale frammenti: 97Mandibola 1 (sx)Radio 1 (dx)Metacarpo 11 (dx: 7; sx: 3; non id)Coxale 3 (dx; sx: 2)Metatarso 9 (dx: 4; sx: 5)Metapodiale 2 (dx)Falange 70 (I: 35; II: 17; III: 18)

PecoraTotale frammenti: 85Scapola 2 (dx)Omero 6 (dx: 2; sx: 4)Radio 11 (dx: 9; sx: 2)Carpo 1 (sx)Metacarpo 9 (dx: 2; sx: 7)Femore 2 (sx)Tarso 9 (dx: 2; sx: 7)Metatarso 4 (sx)Falange 37 (I: 22; II: 7; III: 8)Metapodiale 4 (dx; sx: 3)

Capra-PecoraTotale frammenti: 390Cranio 21 (dx: 12; sx: 9)Cavicchio 3 (dx; non id: 2)Dente 66 inferiore: 26 [dx: 14; sx: 12]

superiore: 40 [dx:16; sx:22; non id: 2]Mandibola 31 (dx: 9; sx: 22)Scapola 22 (dx: 11; sx: 11)Omero 8 (dx: 3; sx: 5)Radio 12 (dx: 8; sx; 4)Ulna 3 (dx; sx: 2)Carpo 10 (dx: 8; sx: 2)Metacarpo 6 (dx: 2; sx: 3; non id)Vertebra 56Costa 26 (non id)Coxale 16 (dx: 10; sx: 4; non id: 2)Femore 18 (dx: 7; sx: 11)Tibia 21 (dx: 14; sx: 7)Tarso 9 (dx: 5; sx: 4)Metatarso 11 (dx: 2; non id: 2; sx: 7)Falange 30 (I: 28; II: 2)Metapodiale 21 (non id)

MaialeTotale frammenti: 201Cranio 19 (dx: 8; sx: 11)

Bula timpanica 1Condilo occipitale 2Frontale 5Orbitale 1Mascellare 10

Dente 20 inferiore: 12 [dx: 7; sx: 5]superiore: 7 [dx: 2; sx: 5]non id: 1 [non id]

Mandibola 5 (dx: 2; sx: 3)

Scapola 8 (dx: 5; sx: 3)Omero 6 (dx: 5; sx)Radio 7 (dx: 2; sx: 5)Ulna 2 (dx; sx)Carpo 1 (sx)Metacarpo 11 (dx: 4; sx; 7)Vertebra 34 3 cervicale17 toracica14 lombareCosta 24 (non id)Coxale 3 (dx)Femore 11 (dx: 5; sx: 6)Tibia 7 (dx: 3; sx: 4)Fibula 7 (dx: 2; sx: 3; non id: 2)Tarso 5 (dx: 3; sx: 2)Metatarso 1 (dx)Falange 25 (I: 13; II: 11; III: 1)Metapodiale 5 (non id)

Piccolo UngulatoTotale frammenti: 659Cranio 56 (non id)Scapola 14 (dx; non id: 13)Omero 5 (dx; sx: 3; non id)Radio 1 (dx)Vertebra 155 65 cervicale

22 toracica18 lombare2 sacrale48 non identificabile

Costa 417 (non id)Sterno 1Coxale 6 (dx; non id: 5)Femore 2 (dx; sx)Tibia 1 (sx)Falange 1 (I)

CaneTotale frammenti: 2Cranio 1 (sx)Mandibola 1 (dx)

ConiglioTotale frammenti: 12Omero 2 (dx)Vertebra 2Coxale 4 (dx: 2; sx: 2)Femore 2 (dx; sx)Tibia 2 (dx; sx)

GattoTotale frammenti: 8Cranio 2 (dx; sx)Dente 1 superiore [dx]Mandibola 1 (dx+sx)Omero 2 (dx; sx)Ulna 1 (dx)Tibia 1 (dx)

Specie non identificataTotale frammenti: 1674Dente 1 (non id [non id])Non identificabile 1673

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503

TartarugaTotale frammenti: 5Carapace 5

US 1050 (XIII secolo)AsinoTotale frammenti: 1Ulna 1 (dx)

BueTotale frammenti: 19Cranio 4 (dx)Dente 7 inferiore: 6 [dx: 4; sx; non id]superiore: 1 [dx]Scapola 1 (dx)Costa 5 (non id)Rotula 1 (dx)Falange 1 (I)

CervoTotale frammenti: 4Corno 1 (sx)Carpo 3 (dx; sx: 2)

Grande ungulatoTotale frammenti: 30Cranio 3 (non id)Mandibola 1 (non id)Ulna 1 (non id)Vertebra 13Costa 8 (non id)Sterno 1Coxale 1 (non id)Tibia 1 (non id)Tarso 1 (non id)

CapraTotale frammenti: 5Omero 1 (sx)Tarso 1 (dx)Falange 3 (I)

PecoraTotale frammenti: 15Omero 5 (dx: 2; sx: 3)Radio 1 (sx)Radio-Ulna 1 (sx)Femore 3 (dx; sx: 2)Tarso 1 (sx)Falange 4 (I)

Capra-PecoraTotale frammenti: 131Cranio 3 (sx: 2; non id)Dente 11 inferiore: 4 [dx: 3; sx]superiore: 5 [dx: 4; sx]non id: 2 [non id])Mandibola 6 (dx: 3; sx: 2; dx+sx)Scapola 12 (dx: 8; sx: 4)Omero 6 (dx: 2; sx: 4)Radio 10 (dx: 6; sx: 4)Ulna 4 (dx: 2; sx: 2)Carpo 1 (dx)Metacarpo 1 (dx)

Vertebra 16 4 cervicali2 toraciche10 lombari)Costa 20 (non id)Coxale 7 (dx: 2; sx: 5)Femore 13 (dx: 3; sx: 8: non id: 2)Tibia 7 (dx: 3; sx: 4)Tarso 5 (dx: 3; sx: 2)Metatarso 1 (sx)Falange 7 (I: 3; II: 4)Metapodiale 1 (non id)

MaialeTotale frammenti: 154Cranio 14 (dx: 5; dx+sx; sx: 7; non id)Dente 11 inferiore: 6 [dx: 4; sx; non id]

superiore: 5 [dx: 3; sx: 2]Mandibola 5 (dx; sx: 4)Scapola 5 (dx: 2; sx: 3)Omero 4 (dx; sx: 4)Radio 2 (dx)Ulna 3 (dx; sx: 2)Carpo 1 (sx)Metacarpo 7 (dx: 3; sx: 4)Vertebra 15 5 cervicali7 toraciche3 lombari)Costa 18 (non id)Coxale 2 (dx)Femore 1 (sx)Tibia 9 (dx: 4; sx: 5)Fibula 2 (dx; sx)Tarso 9 (dx: 5; sx: 4)Metatarso 19 (dx: 9; sx: 10)Falange 23 (I: 14; II: 7; III: 2)Metapodiale 4 (non id)

Piccolo ungulatoTotale frammenti: 403Cranio 12 (non id)Mandibola 2 (non id)Scapola 7 (non id)Omero 7 (non id)Radio 1 (dx)Vertebra 143Costa 220 (non id)Coxale 6 (non id)Tibia 1 (non id)Falange 4 (I)

GattoTotale frammenti: 1Ulna 1 (dx)

Specie non identificataTotale frammenti: 397Dente 1 (non id[non id])Scapola 2 (dx; sx)Falange 1 (I)Non identificabile 393

TartarugaTotale frammenti: 3Carapace 3

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2.3. DISTRIBUZIONE DELLE ETÀ

US 1044 (XIV secolo)Bue< 12 Totale frammenti: 5mandibola 1 (sx)dente 4 inferiore: 4(C[dx:2]; D3 [sx]; D4 [sx])< 24 Totale frammenti: 6dente 6 superiore: 2 (D2 [dx])

inferiore: 4 (D3[sx]; I1[dx]; I2[dx]; I3[dx])

> 20 < 24 Totale frammenti: 1falange 1 (I)< 30 Totale frammenti: 3dente 1 superiore: 1 (D2 [sx])metacarpo 2 (non id; sx)< 36 Totale frammenti: 5dente 5 superiore: 1 (D4 [sx])

inferiore: 4 (D4 [dx: 2]; I2 [dx; sx])< 60 Totale frammenti: 1vertebra 1> 6 Totale frammenti: 10dente 10 superiore: 5 (M1-2 [dx: 2; sx: 3])

inferiore: 5 (M1-2 [dx])> 18 Totale frammenti: 1dente 1 superiore: 1 (M1-2 [sx])> 30 Totale frammenti: 2dente 2 superiore: 2 (M1-2 [dx]; P3 [dx])> 36 Totale frammenti: 1dente 1 superiore: 1 (M1-2 [sx])genericoadulto Totale frammenti: 27cranio 1 (dx)dente 7 superiore: 2 (M [non id])

inferiore: 3 (M [non id])non id: 2 (P o M [non id])

mandibola 1 (sx)scapola 2 (sx)omero 1 (dx)ulna 1 (dx)vertebra 2costa 4 (sx: 2; non id: 2)femore 4 (dx; sx: 2; non id)rotula 1 (dx)tarso 1 (dx)sesamoide 1 (non id)metatarso 1 (sx)

Capra< 12 Totale frammenti: 18falange 18 (I: 15; II: 3)< 24 Totale frammenti: 7metacarpo 4 (dx: 2; sx: 2)metatarso 2 (sx)metapodiale 1 (dx)< 60 Totale frammenti: 1coxale 1 (sx)> 12 Totale frammenti: 34falange 34 (I: 20; II: 14)> 24 Totale frammenti: 8metacarpo 7 (dx: 5; sx; non id)

metatarso 4 (dx: 2; sx: 2)> 48 Totale frammenti: 1radio 1 (dx)genericoadulto Totale frammenti: 28mandibola 1 (sx)coxale 2 (dx; sx)metatarso 3 (dx: 2; sx)metapodiale 1 (dx)falange 18 (III)

Pecora< 12 Totale frammenti: 14omero 1 (sx)metacarpo 1 (dx)metatarso 1 (sx)falange 11 (I: 10; II)> 12 < 18 Totale frammenti: 2falange 2 (I)> 12 < 24 Totale frammenti: 11radio 5 (dx: 4; sx)metacarpo 2 (sx)metapodiale 4 (dx; sx: 3)>24 < 36 Totale frammenti: 4metacarpo 2 (sx)tarso 2 (sx)> 30 < 42 Totale frammenti: 1femore 1 (sx)> 36 < 42 Totale frammenti: 1radio 1 (dx)> 12 Totale frammenti: 22omero 3 (dx: 2; sx)radio 3 (dx)falange 16 (I: 10; II: 6)> 24 Totale frammenti: 3metacarpo 3 (sx)> 30 Totale frammenti: 1femore 1 (sx)> 36 Totale frammenti: 2radio 1 (sx)tarso 1 (sx)genericoadulto Totale frammenti: 24scapola 2 (dx)omero 2 (sx)radio 1 (dx)carpo 1 (sx)metacarpo 1 (dx)tarso 6 (dx: 2; sx: 4)metatarso 3 (sx)falange 8 (III)

Capra-Pecora< 1 Totale frammenti: 2tarso 1 (sx)metapodiale 1 (non id)> 1 < 2 Totale frammenti: 1mandibola 1 (dx)< 2 Totale frammenti: 12dente 1 superiore: 1 (D4[dx])scapola 2 (dx; sx)omero 1 (sx)

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radio 1 (dx)coxale 2 (sx; non id)femore 2(sx)tibia 3 (dx: 2; sx)> 1 < 3 Totale frammenti: 3cranio 2 (dx; sx)mandibola 1 (dx)< 3 Totale frammenti: 28scapola 3 (dx; sx: 2)radio 4 (dx: 2; sx: 2)ulna 1 (sx)coxale 3 (sx)femore 3 (dx; sx: 2)tibia 1 (sx)metatarso 1 (sx)falange 12 (I)> 1 < 6 Totale frammenti: 1mandibola 1 (sx)< 6 Totale frammenti: 24dente 1 superiore: 1 (D3-4[sx])mandibola 3 (dx; sx: 2)omero 1 (sx)metacarpo 2 (dx; sx)vertebra 9femore 1 (dx)tibia 3 (dx: 2; sx)metatarso 1 (sx)metapodiale 3 (non id)> 6 < 7 Totale frammenti: 2cranio 2 (dx; sx)< 8 Totale frammenti: 2scapola 2 (dx; sx)> 6 < 10 Totale frammenti: 1cranio 1 (dx)> 6 < 12 Totale frammenti: 3cranio 1 (dx)dente 1 superiore: 1 (M1-2[sx])mandibola 1 (sx)> 1 < 12 Totale frammenti: 1cranio 1 (sx)< 12 Totale frammenti: 27cranio 1 (dx)dente 3 superiore: 2 (D2[dx; sx])

inferiore: 1 (D2[dx])mandibola 1 (sx)radio 3 (dx: 2; sx)vertebra 2femore 2 (dx; sx)tibia 3 (dx)tarso 1 (sx)metapodiale 1 (non id)falange 10 (I: 8; II: 2)< 18 Totale frammenti: 4dente 2 superiore: 2 (D2[sx]; D4[dx])mandibola 2 (dx; sx)> 12 < 18 Totale frammenti: 4cranio 1 (sx)mandibola 1 (sx)falange 2 (I)< 24 Totale frammenti: 36dente 12 superiore: 7 (D2[dx]; D3 [dx; sx];

D3-4 [dx; sx: 2]; D[non id])inferiore: 5 (D3[dx]; D4 [dx: 2; sx: 2])

mandibola 3 (dx: 2; sx)ulna 2 (dx; sx)metacarpo 2 (sx)vertebra 1coxale 1 (non id)metapodiale 15 (non id)> 12 < 24 Totale frammenti: 5dente 5 superiore: 5 (D2 [dx: 2; sx: 2];D3[dx])femore 3 (dx; sx: 2)< 30 Totale frammenti: 1metacarpo 1 (dx)> 24 < 30 Totale frammenti: 1dente 1 inferiore: 1 (P4[dx])< 36 Totale frammenti: 7omero 2 (dx)radio 3 (dx: 2; sx)femore 1 (dx)tarso 1 (dx)> 24 < 36 Totale frammenti: 1mandibola 1 (sx)< 42 Totale frammenti: 2femore 1 (sx)tibia 1 (dx)< 60 Totale frammenti: 25vertebra 24coxale 1 (dx)> 12 Totale frammenti: 36dente 28 superiore: 17 (M1-2 [dx: 7; sx: 8];M3 [sx: 2])

inferiore: 11 (M1-2[dx: 4; sx: 7])mandibola 1 (sx)omero 2 (dx; sx)radio 1 (dx)falange 4 (I)> 15 Totale frammenti: 1tibia 1 (dx)> 18 Totale frammenti: 2dente 2 inferiore: 2 (I1[dx; sx])> 24 Totale frammenti: 8dente 5 superiore: 3 (P4 [sx: 2]; M3[sx])

inferiore: 2 (P4[dx]; M1-2[dx])tibia 3 (dx; sx: 2)> 30 Totale frammenti: 1cranio 1 (sx)> 36 Totale frammenti: 4dente 3 inferiore: 3 (I3[dx; sx: 2])femore 1 (dx)> 42 Totale frammenti: 1tibia 1 (dx)> 45 Totale frammenti: 1dente 1 inferiore: 1 (C[dx])> 60 Totale frammenti: 8vertebra 8genericoadulto Totale frammenti: 132cavicchio 3 (dx; non id: 2)cranio 11 (dx: 7; sx: 4)dente 1 superiore: 1 (M[non id])

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mandibola 15 (dx: 3; sx: 12)scapola 15 (dx: 8; sx: 7)omero 2 (sx)carpo 10 (dx: 8; sx: 2)metacarpo 1 (non id)vertebra 12costa 26 (non id)coxale 9 (dx)femore 4 (dx; sx: 3)tibia 5 (dx: 3; sx: 2)tarso 6 (dx: 4; sx: 2)metatarso 9 (dx: 2; sx: 5; non id: 2)metapodiale 1 (non id)falange 2 (I)

Maiale< 1 Totale frammenti: 1ulna 1 (dx)< 3 Totale frammenti: 4fibula 1 (dx)falange 3 (I)< 6 Totale frammenti: 2cranio 1 (dx)scapola 1 (dx)> 8 < 12 Totale frammenti: 1mandibola 1 (dx)< 9 Totale frammenti: 2cranio 2 (dx)< 11 Totale frammenti: 1cranio 1 (dx)> 9 < 12 Totale frammenti: 1cranio 1 (dx)<12 Totale frammenti: 12cranio 2 (sx)omero 1 (dx)radio 2 (sx)tibia 2 (sx)fibula 4 (sx: 2; non id: 2)falange 1 (II)> 12 < 18 Totale frammenti: 2radio 1 (dx)falange 1 (II)> 16 < 20 Totale frammenti: 2cranio 2 (sx)< 22 Totale frammenti: 1cranio 1 (dx)> 19 < 23 Totale frammenti: 1cranio 1 (sx)> 12 < 24 Totale frammenti: 1falange 1 (II)< 24 Totale frammenti: 32dente 3 superiore: 2 (D3[sx], D4[sx])

inferiore: 1 (D3[sx])radio 1 (sx)metacarpo 8 (dx: 3; sx: 5)vertebra 5tibia 3 (dx)metatarso 1 (dx)metapodiale 5 (non id)falange 7 (I: 6; II)> 19 < 26 Totale frammenti: 1

mandibola 1 (sx)> 24 < 30 Totale frammenti: 1falange 1 (I)< 30 Totale frammenti: 3tarso 3 (dx: 2; sx)> 22 < 31 Totale frammenti: 1cranio 1 (sx)< 36 Totale frammenti: 1femore 1 (dx)< 42 Totale frammenti: 7omero 1 (dx)radio 1 (sx)femore 5 (dx: 3; sx: 2)> 42 < 48 Totale frammenti: 1femore 1 (sx)> 48 < 84 Totale frammenti: 3vertebra 3< 84 Totale frammenti: 18vertebra 18> 4 Totale frammenti: 1dente 1 superiore: 1 (M1-2[dx])> 8 Totale frammenti: 1dente 1 inferiore: 1 (P1[dx])> 12 Totale frammenti: 22dente 7 superiore: 2 (P3[sx])

inferiore: 5 (I3[dx]; C [sx: 2]; P4 [dx; sx])mandibola 1 (sx)omero 2 (dx)radio 2 (dx; sx)falange 10 (I: 3; II: 7)> 17 Totale frammenti: 2dente 2 inferiore: 2 (I1[dx; sx])> 20 Totale frammenti: 3dente 3 inferiore: 3 (I2[dx])> 24 Totale frammenti: 1metacarpo 1 (dx)> 35 Totale frammenti: 2dente 2 superiore: 2 (M1-2[dx; sx])> 42 Totale frammenti: 2femore 1 (sx)tibia 1 (sx)> 84 Totale frammenti: 2vertebra 2genericoadulto Totale frammenti: 66cranio 7 (dx: 2; sx: 5)dente 1mandibola 2 (dx; sx)scapola 7 (dx: 4; sx: 3)omero 2 (dx; sx)ulna 1 (sx)carpo 1 (sx)metacarpo 2 (sx)vertebra 6costa 24 (non id)coxale 3 (dx)femore 3 (dx; sx: 2)tibia 1 (sx)fibula 2 (dx; sx)tarso 2 (dx; sx)falange 3 (III)

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US 1050 (XIII secolo)

Bue< 6 Totale frammenti: 1dente 1 inferiore: 1 (D2[dx])< 36 Totale frammenti: 1dente 1 inferiore: 1 (D4[dx])> 6 < 12 Totale frammenti: 1dente 1 superiore: 1 (M1-2[dx])> 6 Totale frammenti: 2dente 2 inferiore: 2 (M1-2[dx], M[non id])> 24 Totale frammenti: 1falange 1 (I)> 36 Totale frammenti: 2dente 2 inferiore: 2 (P4[sx]; M3[dx])genericoadulto Totale frammenti: 11cranio 4 (dx)scapola 1 (dx)costa 5rotula 1 (dx)

Capra< 24 Totale frammenti: 1tarso 1 (dx)> 12 Totale frammenti: 4omero 1 (sx)falange 3 (I)

Pecora< 42 Totale frammenti: 1omero 1 (sx)> 12 Totale frammenti: 10omero 4 (dx: 2; sx: 2)radio 1 (sx)radio-ulna 1 (sx)falange 4 (I)> 36 Totale frammenti: 1tarso 1 (sx)> 42 Totale frammenti: 3femore 3 (dx; sx: 2)

Capra-Pecora< 3 Totale frammenti: 14scapola 3 (dx; sx: 2)omero 1 (dx)radio 2 (dx; sx)coxale 3 (dx; sx: 2)tibia 1 (dx)metatarso 1 (sx)falange 3 (I: 2; II: 1)< 6 Totale frammenti: 2femore 2 (sx)< 12 Totale frammenti: 5femore 2 (dx; sx)tibia 2 (dx; sx)tarso 1 (dx)< 24 Totale frammenti: 4dente 1 inferiore: 1 (D4[dx])mandibola 1 (dx)metacarpo 1 (dx)metapodiale 1 (non id)> 4 < 24 Totale frammenti: 1

cranio 1 (sx)> 7 < 24 Totale frammenti: 1mandibola 1 (dx)> 12 < 24 Totale frammenti: 1tibia 1 (dx)< 30 Totale frammenti: 3ulna 3 (dx; sx: 2)< 36 Totale frammenti: 4radio 4 (dx: 2; sx: 2)< 42 Totale frammenti: 6femore 5 (dx; sx: 3; non id)tibia 1 (sx)< 60 Totale frammenti: 1coxale 1 (sx)> 6 Totale frammenti: 2dente 2 superiore: 2 (M1-2[dx])> 10 Totale frammenti: 1omero 1 (sx)> 12 Totale frammenti: 8dente 3 inferiore: 3 (I1: 2[dx]; I2[sx])omero 2 (sx)radio 2 (dx)falange 1 (I)> 21 Totale frammenti: 2dente 2 superiore: 2 (P3[dx]; P4[dx])> 24 Totale frammenti: 2dente 1 superiore: 1 (P3[sx])tibia 1 (sx)> 30 Totale frammenti: 1ulna 1 (dx)> 36 Totale frammenti: 1radio 1 (sx)> 42 Totale frammenti: 3omero 2 (dx; sx)femore 1 (sx)genericoadulto Totale frammenti: 69cranio 2 (sx; non id)dente 2 non id: 2 (non id)mandibola 4 (dx; sx: 2; non id)scapola 9 (dx: 7; sx: 2)radio 1 (dx)carpo 1 (dx)vertebra 16costa 20 (non id)coxale 3 (dx; sx: 2)femore 3 (dx; sx; non id)tibia 1 (sx)tarso 4 (dx: 2; sx: 2)falange 3 (II)

Maiale< 1 Totale frammenti: 2omero 1 (dx)tibia 1 (sx)< 3 Totale frammenti: 3falange 3 (I)< 8 Totale frammenti: 2dente 2 superiore: 1 (I2[dx])< 12 Totale frammenti: 1dente 1 inferiore: 1 (D2[dx])> 4 < 12 Totale frammenti: 1

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cranio 1 (sx)> 7 < 12 Totale frammenti: 1mandibola 1 (sx)> 19 < 23 Totale frammenti: 3dente 2 superiore: 1 (P4[dx])

inferiore: 1 (P4[sx])< 24 Totale frammenti: 29ulna 1 (dx)metacarpo 6 (dx: 3; sx: 3)tibia 1 (dx)fibula 1 (dx)tarso 1 (sx)metatarso 12 (dx: 7; sx: 2)metapodiale 4 (non id)falange 3 (I)> 12 < 24 Totale frammenti: 3cranio 1 (dx)dente 1 superiore: 1 (P2[sx])radio 1 (dx)> 19 < 24 Totale frammenti: 3cranio 3 (sx)< 30 Totale frammenti: 1tarso 1 (sx)> 24< 30 Totale frammenti: 6falange 6 (I)> 24 < 36 Totale frammenti: 3metacarpo 1 (sx)metatarso 2 (dx)< 42 Totale frammenti: 6tibia 6 (dx: 2; sx: 4)> 11 Totale frammenti: 1dente 1 inferiore: 1 (I1[dx])

> 12 Totale frammenti: 11dente 2 inferiore: 2 (C[dx])omero 1 (sx)radio 1 (dx)falange 7 (II)> 18 Totale frammenti: 1omero 1 (sx)> 24 Totale frammenti: 4falange 4 (I: 2; III: 2)> 30 Totale frammenti: 1dente 1 superiore: 1 (C[sx])> 36 Totale frammenti: 1cranio 1 (sx)> 42 Totale frammenti: 1tibia 1 (dx)genericoadulto Totale frammenti: 70cranio 8 (dx: 4; sx: 2; dx+sx; non id)mandibola 4 (dx; sx: 3)dente 1 inferiore: 1 (P o M[non id])scapola 5 (dx: 2; sx: 3)omero 1 (sx)ulna 2 (sx)carpo 1 (sx)vertebra 15costa 18 (non id)coxale 2 (dx)femore 1 (sx)fibula 1 (sx)tarso 7 (dx: 5; sx: 2)metatarso 5 (sx)

FRANK SALVADORI

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