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111 I 2012 Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo al servizio delle Comunità del RNS a cura della Comunità Magnificat Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santo al servizio delle Comunità del RNS a cura della Comunità Magnificat In caso di mancato recapito, restituire a “Venite e Vedrete” Via dell’Unità d’Italia, 1 - 06055 Marsciano (PG) una copia 4,50 Euro - Periodico - Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27/02/2004, n. 46) art. 1 comma 2 - DCB Perugia

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111 • I • 2012

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santoal servizio delle Comunità del RNSa cura della Comunità Magnificat

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santoal servizio delle Comunità del RNSa cura della Comunità Magnificat

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PERIODICO UFFICIALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTOAL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ DEL RNS A CURA DELLA COMUNITÀ MAGNIFICAT

Periodico ufficiale del Rinnovamento nello Spirito Santoal servizio delle Comunità,non vuol essere una rivista riservataad una cerchia ristretta di lettori,ma si propone di essere:

una voce profetica per annunciare ciò che il Signoresuggerisce alle Comunità del RnS,che ha suscitato all’interno della sua Chiesa;

un servo fedele della specifica vocazionecomunitaria carismatica,attento ad approfondire i contenutispecifici del RnS;

un ricercatore scrupoloso delle ricchezzedella spiritualità della Chiesa:dai Padri al recente Magistero;

un agile mezzo spirituale di collegamentoed uno strumento di unità per presentarevita, fatti, testimonianze delle varie Comunità del RnSal fine di accrescere la conoscenza e la reciproca stima;

una finestra perennemente apertasulle realtà comunitarie carismatichedi tutto il mondo per ammiraree far conoscere le meraviglie che il Signorecontinua a compiere in mezzo al suo popolo.

Direttore responsabileOreste Pesare

CaporedattoreDon Davide Maloberti

Collaboratori di redazioneFrancesca Acito

Maria Rita CastellaniFrancesca Tura Menghini

Comunità CorrispondentiLe Comunità

del Rinnovamento nello Spirito Santo

Direzione Viale Molière 51P1 - 00142 Roma

Tel. e Fax 06.5042847

RedazioneVia Vescovado, 5 - 29121 Piacenza

Tel. 0523.325995 - Fax 0523.384567e-mail: [email protected]

Segreteria e servizio diffusionec/o Fausto Anniboletti

Via dell’Unità d’Italia, 1 - 06055 Marsciano (PG)tel. e fax 075.8748927

e-mail: [email protected]

Resp. AmministrativoFederica De Angelis

IconografiaArchivio Venite e VedreteArchivio Il Nuovo Giornale

StampaTipolitografia F.lli Corradi snc

ProprietàRivista trimestrale di proprietà

dell’Associazione Venite e VedreteAut. Trib. di Foggia n. 435 del 5/10/1998

QUOTE ABBONAMENTO 2012(diritto a quattro numeri)

Ordinario . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15,00Straordinario . . . . . . . . . . . . . . . . 30,00Sostenitore . . . . . . . . . . . . . . . . . 60,00Estero (Europa) . . . . . . . . . . . . . . 20,00Estero (altri Paesi) . . . . . . . . . . . . 28,00

Vanno inviate a:

C/C postale 16925711 intestato a:Associazione “Venite e Vedrete”

Via dell’Unità d’Italia, 1 - Marsciano (PG)

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1Venite e Vedrete 111 - I - 2012

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SOMMARIO

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EDITORIALE

UNA NUOVA PENTECOSTE?Oreste Pesare

“UNA NUOVA PENTECOSTE”

“GRANDI COSE HA FATTO IL SIGNORE PER NOI!”Massimo Roscini

DUE MENTALITÀ IN LOTTA TRA LORODon Davide Maloberti

UNA NUOVA PENTECOSTE PER TUTTI NOIFrancesca Tura Menghini

LA LEZIONE DI FEDE DEI MAGIL’OMELIA DEL CARD. STANISLAW RYLKO

Francesca Acito

LE PAROLE DEI PASTORI ALLA COMUNITÀAlessandro Cesareo

SCELTI DAL SIGNORE PER LODARLO NEL MONDO DI OGGIElisabetta Canoro

OPERAZIONE FRATELLINO ORA ANCHE IN AFRICAOreste Pesare

PREGHIAMO PER...

A TU PER TU CON... IL CARD. RYLKO

LA VERA CRISI DELL’UOMOa cura di don Davide Maloberti

TESTIMONIANZE E NEWS

COMUNITÀ MAGNIFICAT, GLI INCONTRI DI PREGHIERA

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O Maria, Madre di misericordia,

veglia su tutti perché non venga resa vana la croce di Cristo, perché l’uomo non smarrisca la via del bene,

non perda la coscienza del peccato, cresca nella speranza in Dio

«ricco di misericordia» (Ef 2,4), compia liberamente le opere buone

da Lui predisposte (cf Ef 2,10) e sia così con tutta la vita

«a lode della sua gloria» (Ef 1,12).

Giovanni Paolo II(Enciclica “Veritatis Splendor”, 6 agosto 1993)

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Una nuova Pentecoste

PREGHIAMO

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Una nuovaPENTECOSTE?

nche quest’anno ce l’abbiamo fatta!”.Così comincia l’articolo introduttivo diquesto numero della nostra rivista, a fir-ma del nostro moderatore generale Mas-simo Roscini.

Sì, anche quest’anno il Signore ci ha dato la grazia di ce-lebrare insieme il nostro Convegno generale, ascoltando lasua Parola e condividendo gioiosamente un tempo specialecon i nostri fratelli e sorelle nella fede: più di milletrecentopresenze nel grande salone dell’Hotel Adriatico di Montesil-vano per una vera e propria festa dello Spirito. Interessante èsottolineare che oltre al rumeno e al turco, quest’anno si èaggiunta la traduzione simultanea in spagnolo, vista la parte-cipazione di ben nove fratelli provenienti dall’Argentina.

Ormai l’organizzazione – sebbene sacrificante per alcunigenerosi di cuore che si pongono da anni al servizio com-pleto del Convegno – non è più un problema. L’esperienza ela costanza ci hanno insegnato come si fa… basta muoversisui binari consueti e ricalcare le orme lasciate su strade giàtracciate… Tuttavia, sappiamo bene che una buona organiz-zazione non è tutto. Ciò che fa la differenza per un convegno“spirituale” è l’arrivo del vento dello Spirito... La differenza lafa sempre la Pentecoste!

Ora, come per il nostro Convegno generale, così – misembra – si possa dire per la nostra vita spirituale persona-le… molte volte abbiamo capito e imparato “come si fa!”… etutto va avanti… nella routine… tranquillamente… senzascossoni… in un “cammino spirituale” che però – a dirla conle parole forti dell’insegnamento di don Livio Tacchini – nonsempre è anche “progresso spirituale”! Nulla, infatti, esiste diumano che possa assicurarti un incontro faccia a faccia conDio e farti cambiare vita: non un’organizzazione, né un par-ticolare cammino, o sforzo morale… solo lo Spirito Santopuò tutto questo.

Ecco perché ho messo il punto interrogativo a queste mierighe: “Una nuova Pentecoste?”. La Pentecoste è, infatti, quel“dettaglio” nella vita dei discepoli di Gesù che – sempre adetta di don Livio – trasforma un cristiano “cedente” in un cri-

stiano “credente”!... E il nostro convegno generale di que-st’anno ha posto l’accento proprio sul dono della Pentecoste,che può cambiare veramente e cambia la vita dei credenti.

Tutti gli insegnamenti offerti – dai nostri Vincenzo Geno-vese, Daniele Mezzetti, don Livio Tacchini e Giuseppe Piegai– insieme alle celebrazioni eucaristiche presiedute dal nostroconsigliere spirituale don Luca Bartoccini e da alcuni vescoviamici della Comunità (il cardinale Stanisław Ryłko, mons.Gualtiero Bassetti e mons. Domenico Cancian) sono stati par-ticolarmente ispirati dal Signore, toccando in maniera fortevari aspetti della nostra vita spirituale personale di discepolidi Cristo e di membri della Comunità Magnificat.

Riporto di seguito alcuni stralci di un commento al Conve-gno, lasciato sul nostro sito web da un fratello della Comunità:“Vincenzo ci ha incoraggiato a non arrenderci davanti alledifficoltà e tentazioni che sopraggiungono nel cammino diconversione e ci ha dato preziosi consigli su come sostenere ilcombattimento spirituale, ricordandoci che la vittoria è già no-stra nel nome di Gesù; Daniele ci ha fatto riflettere su quelli chepossono essere i tranelli nascosti nella delicata e sensibilissimasfera emotivo-affettiva che è propria della nostra natura uma-na, e che sono ostacolo alla crescita spirituale della vita comu-nitaria; don Livio, come un vulcano in eruzione, ci ha esorta-to a non ‘accontentarci’, a non adagiarci nemmeno su quelliche possono essere, o sembrare i nostri progressi spirituali, masoprattutto a non lasciarci scoraggiare dai nostri insuccessi;Giuseppe, col suo mansueto e sempre opportuno umorismo, ciha ricordato ed indicato nuovamente quella strada che il Si-gnore ha già tracciato per noi, ripercorrendo alcune tappe im-portanti della trentennale storia della nostra Comunità”.

Sono, dunque, lieto di introdurvi l’attuale numero di Ve-nite e Vedrete, dedicato interamente al XII Convegno gene-rale della Comunità Magnificat con i vari articoli che riporta-no il succo di ciascun intervento… e non solo. Sono certoche ci aiuteranno a riviverne i momenti forti.

Buona lettura,Oreste Pesare

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EDITORIALE

Venite e Vedrete 111 - I - 2012

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“Grandi cose nche quest’anno ce l’ab-biamo fatta! È questo ilprimo pensiero che hoavuto alla fine del Con-vegno. Come per le cose

importanti della vita, che sono fatico-se e difficili e, una volta raggiunte, tidanno un senso di pace e serenità dadimenticare le fatiche e le ansie, cosìè stato anche per questo momentodella vita della Comunità. Rimane so-lo un grande ringraziamento al Si-gnore che sempre ci fa sperimentareche è Lui che ci guida e che ha il po-tere di fare molto più di quello chenoi possiamo immaginare o pensare:“Grandi cose ha fatto il Signore pernoi” (Sal 126,3).

Il tema del ritiro, “Una nuova Pen-tecoste”, legato profondamente al te-ma del cammino che la ComunitàMagnificat quest’anno sta vivendo, èstato sentito come una “profezia” perla vita della Comunità.

Abbiamo bisogno di rinasceredall’alto. Come singoli e come Co-munità. Tra le parole che il Signore ciha donato, c’è il discorso illuminanteche Gesù rivolge a Nicodemo: “In ve-rità, in verità io ti dico, se uno nonnasce dall’alto, non può vedere il re-gno di Dio”. Abbiamo bisogno di na-scere di nuovo, di rinnovarci appun-to. Di cambiare. La rinascita di cuiparla Gesù consiste nel portare cia-

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Una nuova Pentecoste

HA FATTO IL SIGNORE PER NOI!”

> Massimo Roscini

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IN COPERTINA

scuno a fare un salto di qualità per-ché possa essere la sapienza del Van-gelo, la sapienza di Dio, più che lanostra sapienza, a guidarci e a farcivedere la via da seguire.

Ma come responsabili avevamocompreso che il tema doveva esserequello di una nuova Pentecoste per-ché ognuno potesse sperimentareuna grazia ancora più grande di quel-la già vissuta, proprio come dicesant’Agostino: “… senza lo SpiritoSanto noi non possiamo né amareCristo né osservare i suoi comanda-menti, e […] tanto meno possiamo far-lo quanto meno abbiamo di SpiritoSanto, mentre tanto più possiamo far-lo quanto maggiore è l’abbondanzache ne abbiamo. Non è quindi senzaragione che lo Spirito Santo viene pro-messo, non solo a chi non lo ha, maanche a chi già lo possiede: a chi nonlo ha perché lo abbia, a chi già lo pos-siede perché lo possieda in misura piùabbondante” (Omelia 74, 2).

Altro aspetto davvero rilevante èstato il grande numero di partecipan-ti. Se l’anno scorso avevamo registra-

to un boom di presenze, grazie al re-latore d’eccezione (e grande amico),padre Raniero Cantalamessa, que-st’anno eravamo in tanti perché stia-mo crescendo come numero. E que-sto ci riempie di gioia non tanto peri grandi numeri, quanto soprattuttoperché il regno di Dio cresce!

Negli ultimi tempi infatti sono sta-ti diversi i posti in cui abbiamo ini-ziato un cammino che vuol portarealla nascita di nuove fraternità. E so-no stati molti i fratelli e le sorelle chemi hanno fermato dicendosi davveroentusiasti di come il Signore stia fa-cendo crescere la Comunità. Le tante

realtà nuove che abbiamo salutatoall’inizio del ritiro, stanno a dirci cheil Signore sta allargando “la sua ca-sa”, che il popolo del Magnificat siarricchisce di nuovi fratelli e sorelle.

A cosa è dovuto questo allarga-mento della Comunità? All’avere ra-dici profonde. Sappiamo che un al-bero tanto più è grande quanto più sisviluppa in basso, nelle sue radici.Ogni crescita esterna è la conseguen-za di una crescita in profondità. Ecredo che questo stia accadendo an-che a noi. Siamo cresciuti nell’allun-gare le nostre radici nel terreno diDio, verso quel torrente, che è loSpirito Santo, che è gonfio di acque.

Attenzione però all’orgoglio, ilvero nemico dell’albero della Comu-nità. L’orgoglio che ci fa pensare: sia-mo bravi, siamo forti, possiamo an-dare avanti da soli, ormai siamo di-ventati grandi… L’umiltà è la medici-na contro l’orgoglio, l’antidoto con-tro il desiderio di apparire o sentirciormai forti, grandi… contro il desi-derio di farci un nome grande. Non acaso ci chiamiamo Magnificat…

Negli ultimi tempi in diversi posti

abbiamo iniziato un cammino

verso la nascita di nuove fraternità

Nelle foto, alcuni momenti del Convegno di Montesilvano 2012.

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“Grandi cose ha fatto in me l’onnipo-tente… perché ha guardato l’umiltàdella sua serva!”.

Ma che ci stiamo allargando è vi-sibile a tutti. C’è quindi bisogno diripensare, nella Comunità, a struttu-re e servizi affinché siano più effica-ci di fronte alle dimensioni raggiun-te. Ciò, ormai, sembra davvero ine-

ludibile! È come in una famigliaquando sa che sta per arrivare unnuovo componente: si organizza perfargli posto, per poterlo accoglieremeglio. Ognuno è chiamato a farequalcosa in più.

Lo diceva benissimo Vincenzonel primo intervento al Convegno:

abbiamo bisogno di uomini e donnesecondo il cuore di Dio. È di genero-sità e di passione per il progetto diDio che abbiamo bisogno oggi! Oltrealla fatica e alla stanchezza io vi assi-curo che vedremo la gloria di Dio,vedremo le meraviglie che Dio com-pie e non potremo più tornare al no-stro piccolo orticello…

Attenzione però, l’allargamentodella Comunità non deve determina-re un perdere il sapore di ciò che sia-mo. La Comunità è radicata nella

Chiesa ed è per la Chiesa, ovviamen-te secondo la propria vita ed il pro-prio carisma. Dobbiamo dare vita esapore ai luoghi dove viviamo e do-ve siamo chiamati da Dio senza peròperdere il sapore della nostra iden-tità: “Confermate ed approfondite lavostra adesione alla comunità cri-stiana a cui appartenete. …Se saretequello che dovete essere, metteretefuoco in tutto il mondo!” (GiovanniPaolo II, S. Messa di chiusura dellaXV GMG, Roma 2000).

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Una nuova Pentecoste

Occorre ripensare nella Comunità

a strutture e servizipiù efficaci di fronte

alle dimensioniraggiunte

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Due mentalitàguidare il convegno di

Montesilvano 2012 dellaComunità Magnificat èstato il tema “Una nuo-va Pentecoste”. Ma più

che un tema da trattare, è soprattuttouna storia da vivere ogni giorno. Edè quanto hanno cercato di trasmette-re i diversi insegnamenti che si sonoconcentrati su come vivere un nuovorapporto con il Signore per dare unasvolta alla propria vita. È la dialetticalegge – Spirito, esperienza di fedevissuta per dovere – obbedienza aDio che parte dal cuore e coinvolgetutto l’uomo. Solo il passaggio allaseconda prospettiva apre la strada aun’esperienza di fede autentica.

Saul e Davide, storia di due “unzioni”

Una pagina biblica che aiuta a ca-pire questo cambiamento di menta-lità è la storia del rapporto tra i re d’I-sraele Saul e Davide. Ne ha parlatonel primo insegnamento del conve-gno Vincenzo Genovese, responsa-bile della zona di Perugia della Co-munità, docente di diritto ed econo-mia politica alle scuole superiori,

Da una stessa “unzione”, ad ope-ra del profeta Samuele inviato di Dio,per Saul e Davide si aprono, in basealla loro risposta, due strade diverse.E se Davide – sintetizziamo il pensie-

ro di Vincenzo Genovese - diventa“l’uomo secondo il cuore di Dio, Saulè l’emblema dell’incapacità di fidarsidi Dio, soprattutto quando le cosenon vanno più secondo la sua idea.Saul, il primo re d’Israele, ha il meri-to di aver ricompattato le diversetribù in un popolo dopo l’epoca deiGiudici. Il suo limite è però evidente:dimentica chi gli ha assegnato quellaresponsabilità, Dio. Mettendo da par-te l’ascolto di Dio, diventa prigionie-ro di se stesso e del popolo, accet-tando di assecondarlo in tutto. Gliesempi sono molteplici: invece di di-

struggere, su invito di Dio, tutti i be-ni dei nemici, lui tiene per sé e il peril suo popolo una parte del bottino.Diventa preda di uno spirito di ma-linconia, di incapacità di perdonare,che lo porta a desideri omicidi so-prattutto nei confronti di Davide, everso la fine del suo regno consul-terà addirittura una negromante per-ché Dio, secondo la sua visione, nongli parlava più.

Nell’ottica biblica “sterminare i ne-mici” significa abbattere coloro che ciostacolano nel nostro rapporto conDio. Questi nemici sono i nostri pec-

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IN LOTTA TRA LORO

> Don Davide Maloberti

Venite e Vedrete 111 - I - 2012

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Vincenzo Genovese durante l’insegnamento a Montesilvano.

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cati, le nostre ribellioni, gli idoli. Il vi-tello d’oro, simbolo di ogni idolatria,non nacque dal nulla, ma dall’atteg-giamento di non ascolto di Dio chec’era nel cuore di Israele. Quando gliebrei uscirono dall’Egitto portaronocon sé piccoli amuleti che fusi insie-me formeranno il vitello d’oro.

Sull’altro fronte, Davide – ha pro-seguito Vincenzo Genovese - non èaffatto un uomo perfetto, è un pecca-tore, ma è anche l’uomo che teme diperdere la sua intimità con Dio, equindi sa chiedere perdono: “Nonprivarmi del tuo santo Spirito”, dicenel salmo 50. L’adulterio, l’omicidiodi Uria… sono fatti che pesano nellacoscienza di Davide. Invocare il per-dono di Dio significa accettare di di-pendere da Lui, dal suo giudizio dimisericordia, sapendo che tutto, an-che il titolo di re, è un dono. Davidepotrebbe più di una volta uccidereSaul ma non lo colpisce. Sa che nonpuò toccare l’unto di Dio e sa aspet-tare i tempi di Dio lasciando a Lui ilgiudizio. Di fatto, richiamando unadelle promesse della Comunità, prati-ca il “perdono in modo permanente”.

Il combattimento con Golia – hapuntualizzato Vincenzo – rivela piùdi ogni altro avvenimento chi è vera-mente Davide. Golia era per tutti ilgigante invincibile. Per Davide è soloun non circonciso: per lui la battagliaè del Signore. Se nella nostra vitaconcentriamo la nostra attenzione suigiganti interiori ed esterni a noi, crol-leremo; se invece mettiamo Dio al

centro di tutto, saranno i nostri gigan-ti a crollare. Davide raccoglie cinquesassi per combattere contro Goliaperché sono cinque in realtà i gigan-ti, segni di altrettanti nemici dell’uo-mo. Ma cinque richiama anche alcunipassaggi-chiave nella sua esperienza.

Il primo è il sasso della “memo-ria”. Davide ricorda la sua storia: Dioin passato lo ha reso vittorioso per di-fendere il gregge sul leone e sull’orso,ora gli concederà di vincere Golia.

Il secondo sasso ricorda che laforza di tutto è la preghiera. Non sipossono affrontare i nostri gigantisenza un’intimità con Dio, “mia roc-cia, mio baluardo”, come dice il sal-mo. Quando ha sedotto Betsabea oha mandato Uria alla morte, Davidenon pregò certamente. Se noi asse-condiamo la tentazione e non la scac-ciamo via subito, ci porterà alla rovi-na di noi stessi. Il terzo sasso richia-ma il grande amore che Davide ave-va per Dio, per la reputazione diDio, per la sua gloria; per questoscende in campo.

Il quarto è il ciottolo della fiduciain Dio. Tutti, anche i fratelli, lo invi-tano a non combattere e a tornare a

casa. Quando ci apprestiamo a met-ter mano all’opera di Dio, ci sarà cer-tamente qualcuno che ci invita a la-sciar perdere.

L’ultimo è il ciottolo dalla perseve-ranza. Probabilmente non basterà unapreghiera o una sola battaglia persconfiggere il nostro gigante. Ma Da-vide sa che Dio non lo abbandona.

La legge e lo Spirito

Daniele Mezzetti, medico, an-ziano della Comunità e già Respon-sabile generale in altri mandati, haaffrontato il rapporto fra la legge e loSpirito nella vita dei cristiani. Non èun problema – sintetizziamo il suointervento - da poco se san Paolo de-dica un’ampia parte delle sue letterea trattare questo aspetto. Vivere la fe-de con la mentalità della legge signi-fica aderire a un insieme di regoletentando di affrontare la vita constrategie umane pensate per farcisentire a posto, adeguati, giustificati.Chi vive in questa ottica le relazionicon gli altri, il matrimonio, il rappor-to con Dio, si chiede continuamenteche vantaggio ricava dalle situazioni

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Una nuova Pentecoste

Davide è un peccatore,

ed è anche l’uomoche teme

di perdere il propriorapporto con Dio

Saul e Davide in un’incisione di Gustave Doré.

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e cerca di aver cura innanzitutto del-la propria immagine.

Tutte queste strategie che mettia-mo in atto – ha affermato Daniele -non sono una vera esperienza diamore. Quando amiamo veramente,senza condizioni – esemplifica Da-niele - guardiamo l’altro negli occhi,cosa che, in realtà, facciamo moltopoco. In fondo non vogliamo chel’altro ci veda come siamo veramen-te, cioè fragili. Guardare negli occhisignifica scoprirsi, essere totalmentecentrati sull’altro. Se io sono total-mente abbandonato a te - altro - ionon mi sto proteggendo. La protezio-ne di sé si esprime in strutture, nelseguire la logica della legge.

Nella vita noi abbiamo un assolu-to bisogno di intimità, eppure è comese questa intimità fosse una sostanzaradioattiva, da maneggiare a opportu-ne condizioni. Penso alla “sessualità”che nella maggior parte dei casi oggiha escluso “l’intimità”. Si è “sessuali”ma non si è più “intimi”. Si riduce l’at-to sessuale a un rituale che ci proteg-ge dal fuoco troppo intenso dell’amo-re. Due che si amano non hanno ti-more di guardarsi nel profondo. Miviene in mente – aggiunge - una sce-na, come se fosse un film: l’uomo chedopo aver fatto l’amore, si gira dall’al-

tra parte e si addormenta. Il vivere unmomento di un’affettività intensa do-vrebbe sfociare in una comunione dianime, di intimità guardandosi negliocchi, chiedendosi chi sono io perl’altro. E invece, si addormenta…

Un’autentica relazione con Dio ciaiuta a recuperare la nostra umanità.Solo se c’è una vera unità in Lui, ioposso scoprire me stesso condividen-do ciò che vivo con i fratelli, altri-menti metto in atto ogni tipo di dife-sa. Solo l’abbandonarsi all’amore diDio ci restituisce a noi stessi. Chi hasperimentato l’effusione dello Spirito,sa che il percorso che ne segue è uncammino di recupero di sé. Io, adesempio, ho ricevuto l’effusione a 17anni, in un tempo in cui ero “un ma-re di maschere, di difese”. Grazie a

Dio che mi diceva “Io ti amo senzacondizioni”, ho potuto a poco a pocoritrovare la mia vera identità. Dall’ef-fusione prende il via un percorso chedura tutta la vita, fatto di alti e bassi,ma nel quale Dio non ci lascerà mai.Accade un po’ come a Pietro quandocamminò sulle acque. Cominciò achiedersi cosa stesse succedendo eaffondò. Però intanto aveva cammi-nato sull’acqua; saranno stati anchesolo tre passi, però li aveva fatti e sa-peva che camminare sull’acqua, congli occhi fissi su Gesù, era possibile.

L’uomo nuovo, che si lascia gui-dare dallo Spirito, è l’uomo dellebeatitudini, che non si difende più: èil Cristo che accetta di salire sullacroce. Da qui nascono i martiri, colo-ro che si donano totalmente all’altro.Ogni esperienza di amore, per esse-re vera, può nascere solo dall’incon-tro con l’amore incondizionato diDio. L’effusione è questo, e non giàun ricevere i carismi. È ricevere l’a-more, gustandone la bellezza, unamore che spalanca alla mente e alcuore dell’uomo orizzonti nuovi.Questo amore di Dio così sovrab-bondante è incondizionato, cioè nondipende dal nostro male, dal nostropeccato, dalla nostra debolezza.

Scontenti che decidono di cambiare

“Dio non vuole che noi andiamocon fede a Cristo e che poi condu-ciamo una vita di sconfitta, di sco-raggiamento, di incoerenza”: parolechiare quelle di don Livio Tacchini,parroco a San Giustino, in provinciadi Perugia, e alleato della Comunità.I cristiani, e gli uomini in genere –sintetizziamo il suo insegnamento -si dividono in due categorie: gli scon-tenti che si accontentano e gli scon-tenti che sono consapevoli della lorocondizione e che desiderano cam-biare. Per questi ultimi lo Spirito San-to è la forza che permette che acca-da qualcosa di nuovo. Daniele Mezzetti durante l’insegnamento a Montesilvano.

Un’autenticarelazione

con Dio ci aiuta a ritrovare

la nostra veraumanità

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“Lo Spirito Santo – ha sottolinea-to don Livio - per molti è un detta-glio, ma è un dettaglio che fa la dif-ferenza. Un cristiano senza lo Spiritoè un cedente, con lo Spirito è un cre-dente”. Lo Spirito è quell’ultima cartache Dio gioca perché è scontento divederci scontenti. Egli soffia più for-te di ogni nostra resistenza. Accettarequesta sfida significa decidere di“crescere nella fede” in modo chel’atto di fede sia sempre più coscien-te. La teologia spirituale, a questoproposito, parla non tanto di “cam-mino spirituale”, ma di “progressospirituale”. Cammino di crescita eprogresso spirituale, infatti, non sonosinonimi. Si può compiere un cam-mino spirituale (discepolato, novizia-to, cenacolo) ma non progredire nelcammino di santità perché forse ilnostro cammino è compiuto per sen-so del dovere o per abitudine. Il ve-ro progresso spirituale è frutto dell’o-pera dello Spirito Santo in noi.

È in questa direzione che si muo-ve l’insegnamento del Lallemant, ge-suita, vissuto a cavallo del 1600. Mol-ti religiosi, anche buoni e virtuosi, –sottolineava il Lallemant – si lascianoguidare solo dalla ragione o dal buonsenso, ma non dallo Spirito Santo.Solo nell’apertura al soffio dello Spi-rito – che non sai “di dove viene edove va” – c’è la perfezione cristiana.

La figura evangelica del vecchioSimeone – ha aggiunto don Livio -aiuta a capire questa differenza: luiera allenato ad ascoltare la legge, se-

guendo la quale ha compiuto un per-corso di purificazione interiore, ora èpronto ad ascoltare la voce dello Spi-rito. Molti nella vita si illudono diavere raggiunto alte vette di spiritua-lità, ma sono affetti dal “nanismo spi-rituale”: basta un nulla – un affettosregolato, un’ambizione eccessiva.. –per far crollare tutto e lasciare usciredal fondo la loro superbia, basta cioèpoco perché gettino la maschera e simanifestino per quello che sono ve-ramente. La loro costruzione era ba-sata unicamente sulle forze umane.

Il percorso di crescita si muove sudue fronti che trovano espressionenella tradizione spirituale occidentalee in quella orientale. La prima si tro-va riassunta nel libro “L’imitazione diCristo”, mentre la seconda nell’operadi Nicola Cabasilas “La vita in Cristo”.Se nella prima si sottolinea l’impor-tanza di imitare Gesù, nel secondo èchiaro che ogni progresso avviene seci si innesta in Cristo, inabitando inLui. La purificazione del cuore (chesottolinea maggiormente l’opera del-l’uomo) e la guida dello Spirito (è l’o-pera di Dio), secondo la tradizioneoccidentale e orientale, sono insiemele due strade da percorrere per rina-scere come uomini nuovi.

Paolo nelle sue lettere parla di sécome di un “prigioniero dello Spiri-to”, cioè di una persona che non siappartiene più. Per vivere questaconsegna di sé, occorre avere incate-nato l’uomo carnale. L’abbandono aDio è l’arte più difficile da praticare.L’uomo, infatti, è a un bivio: cercaredi farcela con le proprie forze, ridu-cendosi a essere come un marinaioche vuol far avanzare la barca a col-pi di remi quando il vento è contra-rio; oppure, abbandonarsi allo Spiri-to e la lasciare che la propria sia inmano sua, sospinta da Lui. Altra im-magine - chiave proposta da don Li-vio è quella del volo: servono en-trambe le ali per librarsi in alto e far-si condurre dallo Spirito in un oriz-zonte di libertà. Volare più in alto si-gnifica vedere più lontano. Da que-sta esperienza di abbandono vengo-no all’uomo le “illuminazioni interio-ri” che permettono di orientarsi nellavita. Volare in alto corrisponde al “sa-lire alla stanza al piano superiore”,come fecero gli apostoli a Pentecosteper ricevere lo Spirito Santo. La doci-lità allo Spirito non può non tradursiin azione, in un servizio a Cristo enel desideri di portare il suo amorenel mondo.

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Una nuova Pentecoste

Lasciar guidare dalla ragione

o dal buon senso non è come

lasciarsi guidare dallo Spirito Santo

Don Livio Tacchini durante il suo intervento.

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Una nuova Pentecostell’apertura del ritiro aMontesilvano quest’an-no ci ha accolto una gi-gantografia della Pente-coste. Ad essa ci ha ri-

chiamato Giuseppe Piegai, respon-sabile generale della Comunità Ma-gnificat, a conclusione del ritiro stes-so. Nel dipinto, le fiamme dello Spi-rito scendono non per restare fermesul capo degli apostoli, ma per in-viare; spingono decisamente versouna direzione (nel nostro caso dasinistra verso destra come usa lagrafia occidentale). Mentre solo Ma-ria è ferma sotto la fonte dello Spiri-to, tutti vengono inviati all’evange-lizzazione del mondo, quindi a fon-dare la Chiesa sul fondamento delloSpirito.

Nel tirare le conclusioni di questitre giorni e delle catechesi che lihanno animati, Giuseppe non ciesorta certo a tirare i remi in barca,ma piuttosto a prendere decisi il lar-go con il vento dello Spirito.

Questa del gennaio 2012 è la con-tinuità di un cammino intrapreso giàda tempo con la Chiesa che si è fattagarante di esso attraverso il VescovoMons. Chiaretti e che seguita ad avercura della nostra Comunità conMons. Bassetti.

Ci viene offerta una significativametafora di ciò che dobbiamo esse-re: mongolfiere che salgono in cielo

sospinte dalla forza del vento. Nostrocompito è solo quello di stare nellacesta che ci contiene e scaldare l’ariadel pallone aerostatico perché sem-pre più leggero possa alzarsi e la-sciarsi portare dal vento dello Spirito,scaricando la zavorra che lo appe-santisce e lo tiene basso verso la ter-ra. La nostra cesta è la Comunità Ma-gnificat, in concreto la fraternità incui viviamo e operiamo, nella cestapiù grande che è la Chiesa.

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IN COPERTINA

PER TUTTI NOI

> Francesca Tura Menghini

L’invito del convegnonon è di tirare i remi in barca, ma di prendere

il largo con il ventodello Spirito

Venite e Vedrete 111 - I - 2012

A

Giuseppe Piegai all’intervento conclusivo del Convegno.

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Ogni volta che lodiamo Dio comesi è fatto durante la preghiera comu-nitaria del mattino, con intenso ab-bandono, allora il cielo si spalanca, ilcuore si alleggerisce e si arrende aDio e la sua volontà si compie anchesulla terra così come si compie in cie-lo e, ciò che Gesù ci fa dire nella pre-ghiera del Padre nostro, si realizza.

Ci viene proposta una parola diDio per la nostra vita spirituale Isaia55, 1-2: “O voi tutti assetati venite al-l’acqua, voi che non avete denaro,venite, comprate e mangiate; venite.comprate senza denaro, senza paga-re, vino e latte. Su ascoltatemi e man-gerete cose buone e gusterete cibisucculenti. Porgete l’orecchio e veni-te a me, ascoltate e vivrete…”.

Dio ci vuole sedurre, il Signore cioffre vino e latte, ci dà ristoro e nu-trimento, ma le nostre fraternità han-no sete? Il Signore ci chiama comecorpo, dice: “venite”, “non venire dasolo”, e sottolinea che è tutto pagato,perché ha pagato Lui per noi , il co-sto è stata la Passione di Gesù , solodopo questo evento è sceso lo Spiri-to Santo. Gesù ha pagato il contoche noi non saremmo mai in grado

di pagare… Ma il Signore vuole an-che renderci arzilli, infatti se siamodei funerali non attiriamo nessuno.Il vino rende gioiosi - ebbri, appari-vano i discepoli come dice la Scrittu-ra -; inoltre, il Signore ci nutre (per-ciò il latte), cioè ci forma, ed è acca-duto così a tutti noi.

Poi ci mette in guardia dal mette-re le nostre energie in ciò che nonnutre e non sazia, in guardia dal per-dere tempo e forze; parla al popolodel Magnificat, non ad una sola cate-goria di esso, poiché Egli dall’alto ve-de in noi il volto di suo Figlio.

Alleati, novizi, discepoli, amici…tutti nuovo Israele, discendenza di

Davide, chiamati a fedeltà e testimo-nianza, per attirare le genti al Santod’Israele. Infatti coloro che si acco-stano a noi non lo fanno certo per lenostre bravure, ma perché avverto-no il richiamo di Dio e ne intravedo-no il volto.

Oltre che prepararci dobbiamoimparare a stupirci dell’opera di Dioe trasmettere questo stupore che la-scia alla Grazia tutto il merito del be-ne che si realizza.

Nostro compito è sempre quellodi “cercare il Signore mentre si fa tro-vare”, altrimenti consegniamo agli al-tri ben misera cosa in noi stessi.

“Cercate il Signore mentre si fatrovare, invocatelo mentre è vicino.L’empio abbandoni la sua via e l’uo-mo iniquo i suoi pensieri, ritorni al Si-gnore che avrà misericordia di lui e alnostro Dio che largamente perdona”.

Dio perdona il peccato del sin-golo, ma anche quello della frater-nità, che spesso è quello che pesia-mo di meno e grava invece molto: lenostre omissioni. Sono quelle checommettiamo tutte le volte che mu-tiliamo di noi la fraternità, la comu-nità, sottraendoci alla preghiera co-

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Una nuova Pentecoste

Il Signore ci hamesso in guardia dal pedere tempo e forze. Impariamo

a stupirci dell’opera di Dio

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IN COPERTINA

munitaria, al servizio, ai nostri dove-ri fraterni.

Ma il Signore sorride delle nostredebolezze e interviene con la suaGrazia, perché “i miei pensieri nonsono i vostri pensieri, le vostre vie nonsono le mie vie. Oracolo del Signore.Quanto il cielo sovrasta la terra tan-to le mie vie sovrastano le vostrevie…”.

La nostra regola di vita, lo Statuto,ci è stato consegnato dalla Chiesa at-traverso il vescovo Chiaretti ed oradal suo successore Mons. Bassetti.Questo è lo stile che ci permetterà di“partire con gioia ed essere ricondot-ti in pace” se vivremo con gioia ilcompito che il Signore ci ha affidato.

Ancora mongolfiere… Il ventodell’evangelizzazione le spinge, il Si-gnore ha fretta, lo Spirito ci viene da-to per la missione. La parola: “io vimando come agnelli in mezzo ai lu-pi”, vuole anche dire: “non perdetetempo...”, cosa in cui noi siamo piut-tosto bravi.

La ricompensa viene da sé se sia-mo inviati dal Signore e non dal no-stro orgoglio. Pochi e poco buonisiamo, ma Dio farà con noi come hafatto con i dodici. Lui è venuto a por-tare pace e guarigione e chiama isuoi a fare altrettanto non in un tem-po indefinito e da rimandare, maadesso, nel nostro oggi sapendo chela sua parola è vera sempre. Dobbia-mo essere fiduciosi che la provvi-denza non mancherà… perché “chiaccoglie voi accoglie me…”.

Dio vuole agire attraverso dinoi, attraverso la nostra voce vuoleessere annunciato, fatto conoscere.

Ci ha giustificati, resi giusti e mes-si nel corpo della Chiesa e da questainviati, questa è la direzione del ven-to dello Spirito. Il Signore ha fretta,sul monte, prima di ascendere al cie-lo, invia i suoi in tutto il mondo adannunciare il Vangelo. Il mondo acui dobbiamo andare è prima di tut-to quello in cui viviamo, spesso scri-stianizzato. Come ci dice Marco alla

fine del capitolo 16, vedremo anche isegni che accompagneranno quelliche credono: miracoli, liberazioni eguarigioni.

A questo punto ci viene ricorda-ta la predicazione del diacono Filip-po citato negli Atti degli Apostoli, co-me, mentre predicava con successoin Samaria, riceve l’ispirazione di an-dare nel deserto e lì annunciare lapassione di Cristo e la sua risurrezio-ne ad un Etiope e dopo averlo bat-tezzato viene portato dallo Spirito adAzoto. Ascoltare le mozioni interioriper lasciarsi guidare là dove certo ilbuon senso non ti condurrebbe è lalinea che segue chi ascolta la voce diDio e le obbedisce. Così da una ispi-razione spirituale, lontana dal buonsenso viene annunciato il Vangelo e

dall’Etiopia Cristo giunge in Africa.Dobbiamo vagliare la ispirazioni, maè importante muoversi, il nostro pro-blema è quello di aspettare… restan-do fermi.

Filippo non aveva fatto nessuncorso di formazione, ma ciò che lomuove è l’umiltà. Anche Gesù si ral-legra perché il Padre ha nascosto lecose ai sapienti e le ha rivelate ai pic-coli… Noi non siamo niente, ma Dioha messo gli occhi su di noi e con

Lui la Chiesa che nei suoi vescovi ciha sostenuto e ci guida.

Ancora Dio ci esorta alla povertàperché l’oro è una trappola per chi viresta preso, ci chiama ad essere po-veri anche materialmente, per aiutaretutti quelli che ne hanno bisogno.

Non teniamo niente per domani.Inoltre non ci dobbiamo aspettareapplausi per il nostro operato, speciein casa (comunità o Chiesa). Se nonriceviamo lodi allora siamo comeGesù a Nazareth, per questo possia-mo ringraziarlo. Trattati male, restia-mo giusti come Giobbe.

Nell’introduzione alla Regola leg-giamo che la nostra identità ci spingea offrire la vita nuova al mondo, lanuova Pentecoste che vuole cam-biarci e cambiarlo.

Non aspettiamociapplausi

per il nostrooperato, soprattutto

nella Chiesa e nella Comunità

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tornato in mezzo a noidopo quattro anni, edha trovato una Comu-nità che “si sta espan-dendo non solo in Ita-

lia… conferma evidente dell’univer-salità dei carismi elargiti dallo SpiritoSanto, che non conoscono i limitidelle frontiere dei singoli Paesi o del-le diverse culture”. Ha detto proprioquesto il cardinale Stanisław Ryłko,presidente del Pontificio Consiglioper i Laici, nel saluto iniziale all’Eu-caristia celebrata al Convegno diMontesilvano, nella solennità dell’E-pifania del Signore.

È infatti la quarta volta che fa vi-sita alla nostra realtà. Dopo la prima,che avvenne a Fiuggi, proprio nelgiorno di chiusura del Grande Giubi-leo del 2000, dove portò il suo salu-to al Teatro delle Terme in qualità diSegretario del dicastero vaticano chesi occupa di movimenti e nuove co-munità, tornò nel 2006, da presiden-te, per passare con noi più tempo, epoi ancora nel 2008, dopo essere sta-to creato cardinale da Papa Benedet-to XVI. Un dono, per la nostra Co-munità, avere tra noi un pastore checonosce proprio da vicino lo svilup-po di tante nuove realtà aggregativesparse in tutto il mondo.

La liturgia della solennità ha of-ferto al cardinale l’opportunità ditoccare un tema molto delicato, quel-

lo della crisi della fede e del credere:“Oggi viviamo in tempi in cui la fedeè diventata veramente una questionescottante, soprattutto nella nostravecchia Europa”, una fede che “nonpuò essere data per scontata nean-che nelle nostre parrocchie”. E allo-ra, cosa dicono i Magi a noi oggi? “IMagi – ha detto il cardinale – ci spie-gano che la fede non è un quietopossesso della verità, ma una perma-nente ricerca, è un cammino, una via

“La fede non può essere

data per scontataneanche

nelle nostreparrocchie”

È

Il card. Ryłko al Convegno di Montesilvano 2012.

La lezione di fede dei Magi

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Una nuova Pentecoste

L’OMELIA DEL CARD. STANISŁAW RYŁKO

> Francesca Acito

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non di rado ripida, faticosa e diffici-le”. Ci dicono, inoltre, che “in questaricerca di Dio dobbiamo essere pron-ti e disposti a scommettere tutto... IMagi hanno intrapreso un lungoviaggio, hanno lasciato la loro patria,le loro sicurezze, si sono diretti versouna terra completamente sconosciu-ta. Nella fede hanno rischiato molto.Anche a noi la fede chiede scelte ra-dicali, che non di rado comportanorischi e costano molto. Ma la rispostae la generosità di Dio nei confronti dichi si affida a Lui superano ogni uma-na immaginazione”.

L’inquietudine della ricerca, laParola di Dio che ci illumina il cam-mino, così come il magistero del Pa-pa e dei vescovi, e ancora, l’espe-rienza di persone di fede che ci in-coraggiano con la loro testimonian-za, sono per noi oggi ciò che fu lastella per i Magi. “Anche nella nostravita Egli ci manda una stella, ci invia- per così dire - degli indicatori distrada”.

“La fede è una questione vitaleper l’uomo”, ha proseguito il presi-dente del Pontificio Consiglio per iLaici. Citando la Gaudium et spes del

Concilio Vaticano II, che afferma che“senza Creatore, la creatura svani-sce”, il cardinale ha detto che “soloDio può riempire il cuore dell’uo-mo” e che quindi l’esperienza del-l’incontro con la fede “cambia la vitadelle persone, segna sempre un nuo-vo inizio”.

Ne siamo continuamente testi-moni nella nostra realtà, ed è questoche il cardinale ha voluto sottolinea-re, concludendo la sua omelia, quan-do ha parlato dell’esperienza di mo-vimenti e nuove comunità che real-mente vivono questa “meravigliosaavventura” del credere: “In tempi incui assistiamo ad una generalizzataerosione della fede, queste realtà ag-gregative sono un grande segno disperanza per la Chiesa e per il mon-do intero. I movimenti ecclesiali e lenuove comunità sono i luoghi parti-colari in cui tanti uomini e donne,giovani e adulti incontrano Dio e silasciano plasmare da Lui; scopronola bellezza della vocazione cristianache scaturisce dal sacramento delBattesimo; scoprono il gusto di Dioe, di conseguenza, il gusto della pre-ghiera, il gusto della Parola di Dio

letta, meditata e pregata. Sono luo-ghi nei quali, grazie alle pedagogiescaturite dai rispettivi carismi, si spri-gionano in tanti fedeli laici sorpren-denti energie evangelizzatrici e unastraordinaria fantasia missionarianella ricerca di vie sempre nuoveper annunciare e testimoniare il Van-gelo. Il Cardinale Joseph Ratzinger lidefiniva «modi forti di vivere la fe-de...». E durante il suo recente viag-gio in Germania Papa Ratzinger haaffermato: «Ci saranno piccole co-munità di credenti - e già esistono -

che con il proprio entusiasmo diffon-dono raggi di luce nella società plu-ralistica, rendendo altri curiosi dicercare la luce che dà vita in abbon-danza». Come non ringraziare loSpirito Santo – ha concluso il cardi-nale Ryłko – per questi doni meravi-gliosi. Come non rendere grazie alloSpirito Santo per quelle schiere dilaici, uomini e donne che, mettendoDio al centro della loro vita, diventa-no veri apostoli della nuova evange-lizzazione”.

È stato bello, infine, ascoltare leparole che, “a braccio”, il cardinaleha espresso alla fine della Messa, almomento dei saluti. Osservando lanumerosa assemblea davanti a sé, haricordato le parole del profeta Isaiache dicono: “Ecco io faccio una cosanuova”, ed ha esortato la ComunitàMagnificat a continuare a dare la suatestimonianza di fede e di entusiasmonelle comunità parrocchiali e negliambienti dove il Signore la chiama.

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FORMAZIONE

“Le comunità di credenti

con il proprioentusiasmo

diffondono luce nellasocietà pluralistica”

Maestro di Sant’Apollinare, “I tre Magi”, mosaico nella basilica di Sant'ApollinareNuovo a Ravenna.

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Le paroleAlleanza è una co-sa seria...”: è que-sta la prospettivadell’omelia di donLuca Bartoccini,

assistente generale della ComunitàMagnificat alla messa di apertura delconvegno di Montesilvano 2012.

La prima questione che vorrei sot-tolineare – ha detto don Luca - è l’Al-leanza, il suo significato, il suo valorepiù profondo. Il popolo d’Israele, intutta la sua storia millenaria, ha com-battuto più volte con Dio, a tal puntoche il Signore ha anche, come si suoldire, “cambiato le carte in tavola”. Enoi dobbiamo stare attenti a non per-dere l’entusiasmo che ci ha portato apronunciare il “sì” del giorno dell’Al-leanza, un “sì” che rischiamo di di-menticare con il tempo. Non è raro,infatti, il caso di fratelli allontanatisidal cammino anche dopo aver rinno-vato l’Alleanza per anni. Alcuni di lo-ro, è vero anche questo, si sono stac-cati per motivi di lavoro, e chissàquanto rimpiangono ancora i momen-ti vissuti in comunità.

Ecco perché oggi – ha aggiuntodon Luca - vorrei sottolineare l’impor-tanza del motivo per cui ci riuniamoqui, ogni anno in gennaio, per il no-stro Convegno generale. Non è qual-cosa da prendere alla leggera o qual-cosa su cui scherzare. Dati i numeriche la nostra Comunità sta iniziando a

raccogliere, infatti, è proprio il caso didire che può e deve trattarsi di un “sì”definitivo, completo. È questo aspet-to, infatti, che mi spinge a rifletterepiù a fondo sulla nostra esperienza diAlleanza. “Guardate alla roccia dacui siete stati tagliati”, sembra infattigridare il libro dell’Alleanza, collocatoin una posizione ad angolo all’internodella cappella in cui ci rechiamo perfirmare. Da quell’angolo sgorga l’ac-qua, sorge la vita, così come è fonte divita il buco della roccia in cui, sul Gol-gota, è stata conficcata la Croce di Ge-sù. Mentre Gesù moriva, un intensoterremoto scuoteva tutta la terra: au-

guriamoci, dunque, che un terremotoefficace quanto quello, possa sconvol-gere a fondo la nostra vita, risanando-la in profondità.

Muovendoci in quest’ottica, infatti,riusciremo a comprendere il vero sen-so dell’unità, della condivisione frater-na che emerge con chiarezza anchedal testo della formula dell’Alleanza, eche non possiamo leggere senza de-dicare la dovuta e necessaria attenzio-ne a ciascuna delle parole pronuncia-te. Siamo infatti chiamati - ha prose-guito don Luca - ad amare nei fatti enella Verità, ed è questo un precettoche vale per tutte le nostre fraternità,

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Una nuova Pentecoste

DEI PASTORI ALLA COMUNITÀ

> Alessandro Cesareo

“L’Don Luca Bartoccini durante la celebrazione dell’Alleanza.

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IN COPERTINA

che non sono e non possono essereautarchiche. Il nostro impegno di Al-leanza, infatti, se vissuto nella pienez-za e nella solennità richieste, ci portaa costruire un solo corpo, modellatosul Corpo di Gesù.

Ognuno di noi - sono le parole didon Luca - è chiamato ad essere testi-mone di Cristo secondo i carismi con-cessi e nella pienezza del suo amore.In questa ottica, non è praticabile la“strategia del disertore”, che schivagl’impegni comunitari, o li assolve conpigrizia e sempre in ritardo. Il manca-to rispetto della puntualità per l’iniziodella preghiera comunitaria è un im-portante sintomo dell’atteggiamentocon cui ci si accosta alla Comunità edel come si tenta di vivere la stessa.

Se leggiamo con attenzione le no-stre promesse, l’impegno alla costru-zione dell’amore permanente e all’e-dificazione del Corpo di Cristo nonpuò passare sotto silenzio, né può es-sere preso come qualcosa da viverecon disinvoltura. Tutt’altro. Buono,ed utile, sarebbe invece meditare afondo (e di continuo) la Parola diDio, perché è in essa la nostra sal-vezza, in essa tutta la nostra speran-za. Da quest’opzione di fondo scatu-rirà, subito dopo, un completo e tota-le rinnovamento della nostra vita, e

non solo interiore. Impareremo infat-ti a rendere proficua ed essenziale lanostra adorazione, così come a vive-re in pienezza il sacramento della ri-conciliazione e tutte le varie occasio-ni di preghiera, comunitarie e non.Solo così avremo uno sguardo nuo-vo, benevolo nei confronti dei fratellie delle loro scelte, della loro stessavita, responsabili o no che siano,smettendo di guardarli come sempli-cemente legati a un ruolo.

Nel rinnovare l’Alleanza che rin-noviamo ogni anno, usiamo paroledel tipo: cosciente, volendo, dichia-ro... sarà importante radicarci in que-ste scelte, viverle in pienezza, sentirledavvero come nostre, perché è inquesta direzione che possiamo trova-re, con l’aiuto di Maria, il vero sensodella nostra vita camminando in que-sta Comunità bella e fragile. Facciamo

in modo - ha concluso don Luca - chela nostra incostanza non compromettala nostra risposta alla chiamata di Dio.

L̓omelia di mons. Cancian

Un dono grande, quello fatto dalSignore alla comunità Magnificat perbocca dei pastori che, con la loroesperienza e con la loro saggezza,hanno offerto concrete occasioni dicrescita a tutti i fratelli radunati aMontesilvano per il 12° ConvegnoGenerale, dal tema: Per una nuovaPentecoste.

In particolare, l’omelia tenuta sa-bato 7 gennaio da mons. DomenicoCancian, vescovo di Città di Castelloed apertasi con una riflessione sulsenso della vita che troppo spessoscorre velocemente sotto i nostri oc-chi senza che noi, occupati altrove,riusciamo neppure ad accorgerci del-la sua esistenza. Ciò che preoccupamolto la Chiesa è, oggi – ha ricordatodunque il Vescovo, citando il PapaBenedetto XVI – la stanchezza dellafede che caratterizza, nel bene e nelmale, le scelte interiori dei credentid’Europa. Al contrario, la fede è vis-suta in Africa in pienezza ed è quasiesplosiva per l’intensità ed il vigoreche la caratterizzano. Il male di noieuropei è, infatti, il vivere l’avventuradello Spirito senza nessun entusia-smo, ma con apatia, con riluttanza,con indifferenza; ed in questa situa-zione piatta, persino le Parole più in-tense, quelle ovvero che proclamano,come è accaduto oggi, guarigionipubblicamente compiute da Gesù,ogni esperienza spirituale, anche lapiù forte, la più intensa, la più vigo-rosa, finisce per essere riassorbitadalla normalità.

Non così, invece – ha sottolineatomons. Cancian – è accaduto con i pri-mi discepoli di Gesù che, usciti dalcuore del paganesimo, si sono rivelatifin da subito profondamente entusia-sti per aver seguito il Figlio di Dio, l’u-nico in grado d’illuminare, come diràin seguito San Francesco in una pre-

Ognuno di noi è chiamato a essere

testimone di Cristo secondo i carismi

ricevuti dallo Spirito

Il vescovo mons. Domenico Cancian durante l’eucarestia.

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ghiera rimasta indimenticabile, le te-nebre dal cuore dell’uomo. Certo, ac-cogliere il Vangelo ed abbandonare ilvuoto e l’insignificanza di una vita pri-va dello Spirito richiede un impegno,così come esige una piena e comple-ta assunzione di responsabilità, ed èciò che rende possibile quanti seguo-no Gesù degni di essere simili a Lui,che guarisce ogni sorta d’infermità edi malanni, dando così pieno compi-mento alle profezie più antiche.

Quando proclama le Beatitudini,riconducibili alla fede in Lui ed all’a-more vicendevole e verso tutti, Gesùsta reinterpretando e rileggendo pub-blicamente i comandamenti, dall’ac-cettazione dei quali deriva l’aperturaverso la vita eterna, di cui Maria è at-tenta, vigile e fedele custode.

È con questo importante augurio,che mons. Cancian ha dunque con-cluso l’Omelia, ricordando come l’es-sere colpiti dalle persecuzioni e dal-l’accanimento dei nemici costituisca, atutti gli effetti, una prova dell’effettivoimpegno a realizzare e a compiere,con tutti i sacrifici che ciò comporta,la vera volontà di Dio.

L̓omelia di mons. Bassetti

“O voi tutti assettati, venite all’ac-qua”: con queste parole, il profetaIsaia c’invita a godere della pienezzadei doni fattici, nella sua gratuità im-mensa, da Dio. È il grande tema del-la liturgia di oggi che, nel presentarcil’importanza dell’evento Battesimo diGesù, ci sottolinea anche il fatto che

Dio non fa le cose o non elargisce isuoi beni in cambio di qualcosa, malo fa come libera e potente espressio-ne del suo amore per noi. Un amoregrande, libero, disinteressato, davantial quale siamo soliti restare stupiti e,forse, anche un po’ disorientati. Hainiziato così la sua omelia il vescovodi Perugia-Città della Pieve mons.Gualtiero Bassetti.

Tutti noi - ha aggiunto - siamoabituati sì, a ricevere anche dei favo-ri o degli aiuti, ma sappiamo chenessuno fa niente per niente, per cuiquesta grandezza smisurata dell’a-more di Dio provoca, all’interno delnostro cuore, una reazione che è dif-ficile descrivere. Eppure è vero. Ep-pure, è proprio così che Dio agisce.è così che Egli ama intervenire nellavita dei Suoi figli, per stupirli con laSua azione e, quindi per attirarli, gra-zie anche ai prodigi dei quali essi so-no stati testimoni, nella sua sequela.

Dio che – dice mons. Bassetti –non chiede niente in cambio, ci metteora davanti le pagine bianche di untempo nuovo, che potrà essere, pernoi e per la nostra vita, fonte d’im-mensa ed infinita benedizione, a pat-to che sapremo fare dello stesso unbuon utilizzo, senza sprecarne nep-pure un po’. E che Dio creda profon-

damente in noi lo dimostra il fatto cheEgli, ancora una volta, non si arrendeaffatto davanti alla persistente durezzadel nostro cuore e, anzi, c’invita adascoltarlo ancora una volta e a stabili-re con Lui un’Alleanza eterna.

È dunque questo il tempo adatto,il momento favorevole per invocare ilSignore, per cercarlo – come dice ilprofeta Isaia – mentre si fa trovare,perché tornare a Lui significa, in con-creto, lasciarsi immergere nella Suamisericordia ed essere lavati dal Suosangue. Ecco perché non dobbiamopretendere di “fare a cambio con Dio”né tantomeno voler mescolare i nostripensieri, umani ed imperfetti, con isuoi. I suoi pensieri sono assai distan-ti dai nostri, così come - aggiunge ilProfeta - la sua Parola ha in sè unaforza straordinaria e non torna mai in-dietro senza ottenere ciò per cui erastata concepita ed inviata.

Ecco perché Cristo, mettendosi infila come noi e con noi per ricevereanch’Egli il battesimo, ha voluto - haconcluso il Vescovo di Perugia - , conquesto suo gesto, inserirci a pieno ti-tolo nella sua storia, nel suo progettodi redenzione e di salvezza, ed è aquesto grandioso disegno che concor-re la Regola di vita della ComunitàMagnificat.

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Una nuova Pentecoste

Dio interviene nella vita dei suoi figli

stupendoli con la sua azione

per attirarli nella sua sequela

La messa presieduta da mons. Bassetti.

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Scelti dal SignoreNel primo pome-riggio del 7 gen-naio, il salone delGrand Hotel Adria-tico di Montesilva-

no è inondato di sole e di gioia; sonooltre 1100 le persone presenti. I fra-telli alleati hanno già indossato le lo-ro albe, i “nuovi” sono in attesa delgrande momento. S.E. mons. Bassetti,arcivescovo di Perugia-Città della Pie-ve, abbraccia con uno sguardo inten-so “il popolo della lode” e aggiungeche lo Spirito si fa presente sempre,anche se invocato da una sola perso-na; a maggior ragione Egli riversa lasua grazia sui figli di Dio che lo invo-cano insieme, riconoscendosi piccolie poveri.

Durante la Liturgia della Parola, ilSignore ci parla con brani significati-vi: la prima lettura ci propone la vi-sione di Ezechiele che, abbandonan-dosi alla fede, vede un mucchio diossa inaridite tornare a nuova vita, alsoffio potente dello Spirito. La secon-da lettura riattualizza per ciascuno dinoi l’evento della Pentecoste chespinge un gruppetto di uomini smar-riti per le strade del modo, a portareil lieto annuncio della salvezza; nelbrano del Vangelo secondo Giovan-ni, Gesù ripete ai Nicodemi di oggi lanecessità di “rinascere dall’alto” nel-l’acqua e nello Spirito.

A questo punto i responsabili del-le diverse Fraternità presentano inuovi alleati: ogni persona chiamata

avanza dal fondo del salone, mentresotto i nostri occhi si disegnano sto-rie di vita e di scelte a volte difficili,guidate con amore dal Padre. Ci ren-diamo conto che dinanzi agli occhidel Signore non conta l’età anagrafi-ca, poiché lo Sposo divino ci regalauna nuova giovinezza anche a 72 an-ni e ci permette di riposare sul suocuore, quando il peso di una malat-tia o della solitudine sembra insoste-nibile. Massimo Roscini, per tutti“Mamo”, testimonia l’impegno diconversione dei nuovi fratelli chemons. Bassetti affida alla materna in-

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IN COPERTINA

PER LODARLO NEL MONDO DI OGGI

> Elisabetta Canoro

Gesù ripeteai “Nicodemi” di oggi

la necessità di “rinascere

dall’alto” nell’acqua e nello Spirito

Venite e Vedrete 111 - I - 2012

M

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tercessione di Maria. Poi esplodonocanti di ringraziamento e una com-mozione irrefrenabile, mentre i nuo-vi alleati sono aiutati ad indossare laloro bella alba e ricevono l’abbracciodi tutta la Comunità esultante.

Nell’omelia mons. Bassetti sottoli-nea che i nuovi alleati hanno seguitoun impegnativo cammino per setteanni e saluta le Fraternità presenti, ri-cordando in particolare i fratelli dellaRomania e della Turchia. Le lettureproclamate, spiega l’arcivescovo,

mettono in luce la potenza dello Spi-rito, preannunziata nell’Antico Testa-mento e realizzatasi in Cristo. L’invi-to a Ezechiele di profetizzare sulleossa inaridite è rivolto ad ogni uomoche, senza l’aiuto dello Spirito, vedespegnersi la sua vita interiore. Spessoascoltiamo gli insegnamenti che civengono dalla Bibbia e dalla Chiesa,ma, in fondo, forse dubitiamo dell’ef-ficacia della Parola di Dio che, inve-ce, continua ad operare nel mondo ein ciascuno di noi.

Nella notte di Natale si invitano icieli a far piovere la salvezza dall’altoe si invoca la terra perché si apra epossa così “germinare” il Salvatore:non si tratta solo di immagini sugge-stive, ma bisogna riconoscere l’ur-genza di essere la terra feconda che,impregnata dallo Spirito, può essereluce per tutti, se permettiamo alla Pa-rola di incarnarsi nella nostra vita.Mons. Bassetti osserva che nessungiornale riporterà la notizia di “millecuori aperti allo Spirito”, ma la Pente-

coste non è un evento storico delpassato, perché è “un continuo eser-cizio della Pasqua”, sotto lo sguardotenero di Maria, presente nel Cenaco-lo per richiamare gli apostoli all’amo-re reciproco e preparare la Penteco-ste. Maria è “l’immensa calamita” checontinua ad attirare lo Spirito sullaChiesa e ripete all’uomo di oggi che“niente è impossibile a Dio”. Tutti glistranieri presenti a Gerusalemme inquel giorno indimenticabile, capiro-no le parole infuocate di Pietro, soloperché egli parlava il linguaggio del-l’Amore, l’unico che spezza la durez-za dei cuori e ci rende fratelli, l’unicoche la nostra società complessa deveancora imparare.

Prima del rinnovo dell’Alleanza,cantiamo le litanie dei santi: si apreveramente il cielo e ci sentiamo ab-bracciati da tutti coloro che contem-plano Dio “faccia a faccia”, ma conti-nuano a pensare a noi, ancora in

cammino su questa terra. Dopo ilrinnovo delle promesse battesimali,mons. Bassetti percorre il salone easperge tutta l’assemblea con l’acquabenedetta, invocando lo Spirito co-me custode di un impegno fedele.Quando i nuovi alleati hanno firmatoe hanno ricevuto la “Regola di vita”,mons. Cancian, vescovo della dioce-si di Città di Castello, saluta i presen-ti come “popolo di Dio che rispondecon gioia all’amore del Padre” e cicommuove, dicendo di sentirsi pienodi gioia nel condividere la nostra fe-sta. Ormai è sera e mons. Bassetti cisaluta con l’augurio che ogni giornola Comunità Magnificat sappia faredella sua vita un canto, come Maria,come gli angeli e i pastori, messag-geri di gioia a Betlemme. Se a voltela tristezza vela la voce, ricordiamocidi san Francesco che intonava il can-to della “perfetta letizia” anche congli occhi pieni di lacrime.

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Una nuova Pentecoste

Nel canto delle litanie dei santi,si apre il cielo e ci

sentiamo abbracciatida chi contempla

Dio “faccia a faccia”

Dalla Fraternità di Bacau:Maria AnticaMihaela AnticaTereza DiacAngela MoscaliucAdrian RosuCristina RosuMaricica Ursache

Dalla Fraternità di Bucarest:Elena BarberuIulian BejanAngela CatauMihaela DraganCornelia Viorica Moldovan

Dalla Fraternità di Città di Castello:

Milva EmilianiElisabetta ZanganelliRita PazzagliaClara RosiCesare RossiVeriana Sediari

Dalla Fraternità di Foligno:Rachele Console

Dalla Fraternità di Ponte Felcino:

Gabriela BaldelliRosalba CamilloniSilvana CamilloniRosamaria GarofoliGiampiero Piccioni

Dalla Fraternità di San Barnaba in Perugia:

Alessia BarbettiGuglielmo Fumi

Dalla Fraternità di San Donato all’Elce, Perugia:

Francesco CalemiLuca Olivetti

Dalla Fraternità di Torino:Maria Di Liddo

Tutti i nuovi alleati

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Operazione Fratellinoperazione Fratellino,associazione no profitdella Comunità Magni-ficat, è impegnata aoffrire un servizio d’a-

more all’infanzia povera e abbando-nata del mondo. Dal 2004 ad oggi,più di 80 bambini rumeni (attualmen-te sono 51) sono stati costantementeassistiti fino al compimento dellamaggiore età, all’interno delle pro-prie famiglie. Tra di esse, molte sonodrammaticamente segnate da separa-zioni, alcool, violenza e profonda in-digenza.

Il servizio svolto a queste famiglierumene, dunque, non è solo una purimportante elemosina per la crescita el’educazione dei bambini, bensì in-nanzitutto un gesto di amore e di vi-cinanza a chi – molte volte – non haproprio nessuno con cui condividerele proprie difficoltà e dolori. Le visitecostanti dei nostri fratelli di comunitàe l’ascolto attento e amorevole a “chinon ha voce” sono caratteristiche fon-damentali del nostro servizio. Varimembri di queste famiglie partecipa-no più o meno assiduamente ancheagli incontri di preghiera della nostracomunità in Romania. Lodiamoprofondamente Dio per questo.

Ultimamente, il Signore ci ha aper-to nuove porte per il servizio all’in-fanzia abbandonata anche in Africa eprecisamente in Uganda. Durante un

mio viaggio missionario nell’ottobre2011 ho avuto l’opportunità di visitarel’orfanotrofio “House of Love” in Ru-birizi, vicino Mbarara, una piccola cit-tadina situata nella parte più occiden-tale del sud dell’Uganda: zona pove-

rissima dove, nella maggioranza deicasi, i bambini non hanno la possibi-lità di indossare scarpe fino all’età didieci/undici anni. Solo allora, costret-ti dalle leggi del Paese, si procuranocalzature per poter frequentare lascuola, che altrimenti non li ammette-rebbe a continuare gli studi.

Scrive a proposito una attenta gior-nalista: « In questo Paese bellissimo cisono due milioni di orfani dell’aids,un’intera generazione di genitori si èestinta. Qui l’infezione si contrae al-l’interno delle famiglie, il 77 per centodegli sposati è sieropositivo, 130 milai bambini infetti, moltissimi gli abban-donati. Sono loro gli ultimi abitanti deivillaggi sperduti dell’entroterra, sotto i

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IN COPERTINA

ORA ANCHE IN AFRICA

> Oreste Pesare

Dio ci ha apertonuove porte per il servizio

all’infanziaabbandonata

anche in Africa

Venite e Vedrete 111 - I - 2012

OIl dormitorio per i bambini dell’orfanotrofio “House of Love” a Rubirizi, in Uganda,donato dall’ICCRS.

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banani, tra il verde rigoglioso. Le ba-racche in cui vivono sono senz’acquae servizi. Non c’è traccia di scuola, nédi assistenza sanitaria. Ti salutano sor-ridendo, il più grande tiene in braccioil più piccolo. Solo qualche vecchia,stremata, fa da mamma, come può.Ora mi stupisco di quante gradazionidi dolore possa avere il mondo».

“Casa dell’amore” è un piccolo pa-radiso nell’inferno di povertà che locirconda. Nato da un impegno duratotanti anni del papà di padre Emma-nuel Tusiime, sacerdote carismaticodel posto, fondatore della comunitàYesu Ahuriire, ora è un’esperienza diservizio di questa comunità, special-mente ai bambini orfani affetti dal-l’aids. L’opera è iniziata proprio nellacasa paterna di P. Emmanuel. Lilian,una giovane educatrice di circa 28 an-ni, ha dato la sua vita al Signore a ser-vizio di questi “ultimi”: «Gli innocentinon devono pagare per la cru-deltà degli adulti», spiega par-lando della sua missione. Era fi-glia di una ragazza madre e perquesto ha subìto ella stessa po-vertà e umiliazioni. Si è laureatacon sacrifici e ora si prende cu-ra di circa quindici orfani del-l’aids e di tutti gli altri bimbi cheva a trovare ed aiutare nelle ba-racche della zona. In questa par-te dell’Uganda sono più di 850 ibambini in attesa di entrare a farparte degli aiuti e servizi dell’or-fanotrofio…

Varie sono le organizzazioniche hanno offerto un aiuto alla

“Casa dell’amore” in questi ultimi an-ni. Tra questi, un gruppo di studentiamericani, i quali fattivamente hannomesso a disposizione risparmi e tem-po per costruire con le proprie maniil primo vero e proprio edificio del-l’orfanotrofio. Anche l’ICCRS (Inter-national Catholic Charismatic Re-newal Services), impegnato a soste-nere, tra l’altro, progetti a servizio deimalati di aids, ha sostenuto le speseper la costruzione di un nuovo dor-mitorio.

Tra gli ospiti della casa, ho amatoparticolarmente John, un bimbo diotto anni circa, trovato all’età di quat-tro/cinque anni nella vicina giunglache divide l’Uganda dal Congo e ilRuanda. Certamente, un figlio ab-

bandonato da profughi che fuggiva-no dalla guerra. I dottori affermanoche deve aver vissuto almeno alcunimesi da solo nella giungla, cibandosidi erba e nient’altro. Tutta la partedestra del suo corpo è atrofizzata e,non potendo parlare, John esprime isuoi sentimenti attraverso gridolinipiù o meno intensi, veramenteespressivi. Guardando e conoscendolui, puoi comprendere quanto si pos-sa amare la vita fino a sopravviveremiracolosamente anche con niente.Durante un breve incontro di pre-ghiera e la celebrazione della messache abbiamo vissuto insieme a tutti ibambini dell’orfanotrofio, non pote-vo quasi distogliere i miei occhi dalui, seduto su un rude seggiolone, in-

capace di muoversi. Sorridevaed emanava un grido di gioiaogniqualvolta si accorgeva cheio lo fissavo… Alle mie doman-de su John mi fu detto che lasua condizione sarebbe potutamigliorare sensibilmente se so-lo si fossero trovati cinquecen-to euro (per loro una cifra mol-to grande) per pagare le costo-sissime spese ospedaliere e fi-sioterapiche di cui egli abbiso-gnava… Per me - in quel mo-mento - pensare a John e aOperazione Fratellino è statoun tutt’uno. Appena tornato inItalia ho condiviso la storia di

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Una nuova Pentecoste

“Casa dell’amore” è un piccolo

paradiso nell’inferno di povertà

che lo circonda

Oreste Pesare alla chitarra durante la celebrazione di una messa alla “House of lo-ve”. Sotto, Jastine mentre prega per John.

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IN COPERTINA

John con la fraternità di Roma e, in-credibilmente, in meno di una setti-mana il Signore ci ha dato di racco-gliere circa 1300 euro. E’ nato cosìciò che abbiamo gioiosamente defi-nito il “John’s fans club”. Al momen-to, le cure vanno avanti e dagli ultimiaggiornamenti ricevuti, John inizia amangiare autonomamente con la suamano sinistra. Alleluia.

Ora, con i responsabili generalidella Comunità Magnificat abbiamodeciso di contribuire allo sviluppodell’orfanotrofio “House of Love”, so-stenendo le spese per la costruzionedi una cappella, progetto da tempofortemente desiderato da P. Emma-nuel e Lilian. A questo riguardo, nonè difficile intuire come nel giro di ap-pena due mesi siamo riusciti a racco-gliere più di diecimila euro per il pro-getto di una cappellina che, al mo-mento, ha la capacità di ospitare 35persone. Il nostro sogno è di costruir-

ne una che abbia capacità di ospitar-ne 60! Ci riusciremo? Ci servirebberoper questo almeno altri diecimila eu-ro. Dio ci aiuti a realizzare questoprogetto! E’ bello, inoltre, sapere chequesta cappella nel cuore dell’Ugan-da sarà dedicata alla “Vergine del Ma-gnificat”. Operazione Fratellino sipreoccuperà, chiaramente, anche direalizzare un’opera artistica su questosoggetto, da sistemare all’interno del-la chiesa. Non è meraviglioso?

“Operazione Fratellino…”: quan-do il Signore – ormai molti anni fa –suggerì al nostro cuore di dare questonome al desiderio di metterci al servi-zio dei più piccoli e poveri di questomondo, non immaginavamo ancoradove questo progetto ci avrebbe por-tato… E non è che solo l’inizio…

Questo non è un nostro sogno…questo è un sogno di Dio… un pic-colo sogno di Dio per costruire unpezzettino di umanità nuova. Abbia-

mo bisogno della fattiva collabora-zione di tutti.

Dai la tua disponibilità a diffon-dere “Operazione Fratellino” lì dovesei… ti farai apostolo di un progettod’amore; diffonderai con noi il pro-fumo di Cristo, secondo la Parola:“Noi siamo infatti dinanzi a Dioil profumo di Cristo” (2Cor 2,15).

Contatta al riguardo la nostra se-greteria: Associazione OperazioneFratellino, via Teracati 51/l – 96100Siracusa (SR) – Tel/Fax 0931 441073– Email: [email protected], o visita il nostro sitowww.operazionefratellino.it, dovetroverai tutte le informazioni per l’a-desione ed il versamento del tuocontributo a questi progetti.

Sia lode a Dio, “… che suscita invoi il volere e l’operare, secondo ilsuo disegno d’amore” (Fil 2:13).

Roma, marzo 2012

Nel tuo sacratissimo Cuore, Signore Gesù,vogliamo scrivere i nomi dei piccoli Emanuele, Elena e Luisa che, fin dalla nascita, hanno accusato la presenza nei loro corpicini di gravi e rarepatologie, difficili da trattare: noi sappiamoche tutta la sofferenza innocente è segno del-la tua stessa Passione che ancora si rinnova sotto i nostri occhi. Per questo,con grande fiducia, te li offriamo: opera in loro secondo la misura del tuo Amore; ascolta la supplica dei loro genitori: consolali ed infondi in essila forza necessaria; illumina i medici, affinché sianopresto trovati i farmaci per la cura di queste malattie!

Signore Gesù, che sei fra noi per soccorrerci, offri al Padre, onnipotente nell’amore e amante della vita:Anna Maria, Susanna, Andrea, Patience e Anna, molto sofferenti a causa di gravi patologie, che hanno comportato anche la necessità di pesanti interventi chirurgici, affinché siano potentementerafforzati nella fede e, sotto la tua mano misericordiosa,sperimentino in pienezza sollievo e guarigione.

Insieme alla Vergine Maria, Regina della famiglia, preghiamo per la famiglia di Mario con due figlie colpite da grave handicap neurologico e la moglie,da anni molto sofferente a livello mentale e spirituale; affinché non siano e non si sentano soli nell’affrontare la loro dura situazione: la misericordia di Dio apra per loro una strada di salvezza e li ricolmi della sua pace!

A Maria affidiamo anche la preghiera per Marinella,che chiede con fiducia la guarigione delle relazioniproblematiche all’interno della sua famiglia: Maranatha!

Ai piedi della tua Santa Croce, Signore Gesù, ti offriamo le anime di coloro che ci hanno lasciatorecentemente e che abbiamo seguito con la nostra intercessione mentre erano ancora in vita, in particolare: Cristina, Barbara, Mario, Bernadette,Alberto, Umberto e Nara affinché vengano al più presto ammessi a godere per sempre della visione beatifica e, nella comunione dei Santi, rimangano uniti a noi nella preghiera. Amen!

Preghiamo per...

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La vera crisi dell’uomoon è nuovo al con-vegno di Montesil-vano. Il cardinaleStanisław Ryłko,

presidente del Pontificio Consiglioper i laici, aveva già preso parte aiconvegni della Comunità. Polacoc,classe 1945, entrò nel seminario diCracovia nel 1963 dove è stato accol-to dall’allora giovane vicario capitola-re Karol Wojtyła, che lo ordinò sacer-dote il 30 marzo 1969. Il suo impegnoin questi ultimi anni si lega soprattut-to all’ambito dei laici: segretario delPontificio Consiglio per i laici nel1995, vescovo dal gennaio 1996, dal-l’ottobre 2003 è stato presidente delPontificio Consiglio per i laici. L’inca-rico conferitogli da Giovanni Paolo IIgli è stato confermato da BenedettoXVI il 21 aprile 2005. In questa vesteha organizzato la giornata mondialedella gioventù che si è tenuta a Colo-nia, nell’agosto di quello stesso anno,culminata con le celebrazioni presie-dute da Benedetto XVI nella spianatadi Marienfeld. Allo stesso modo ha se-guito l’organizzazione e lo svolgimen-to del memorabile incontro mondialedei giovani nel luglio 2008, a Sydneyin Australia, e a Madrid nel 2011.

— Eminenza, Benedetto XVI par-la di una crisi di fede in Occidente.Concretamente che cosa significa?

La questione fondamentale che sipone davanti all’uomo occidentaleoggi secondo il Papa è la crisi delsuo rapporto con Dio, cioè propriola crisi della fede. Il Papa dice chia-ramente: “Tutto cambia se Dio c’è, onon c’è”. Per descrivere questa crisidi fede in Occidente, il Papa usaspesso parole molto forti come:“strana dimenticanza di Dio”, “radi-cale rifiuto di Dio”, “crisi del senso

La questionefondamentale

dell’uomooccidentale

è la crisi del suorapporto con Dio

INTERVISTA AL CARD. RYŁKO

> Don Davide Maloberti

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A TU PER TU CON...

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Il card. Ryłko al Convegno di Montesilvano 2012.

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di Dio nella vita di tanti nostri con-temporanei”.

— In questo tempo di grandi cam-biamenti culturali, sociali ed econo-mici, qual è il ruolo della Chiesa?

Il ruolo della Chiesa, in manieraparadossale, nel nostro mondo cre-sce sempre di più e consiste proprionel ricordare all’uomo di oggi che lacrisi che affligge il mondo contem-poraneo, prima di essere una crisi fi-nanziaria, economica, è una crisi disenso, una crisi dei valori, insomma,una crisi di Dio.

— Il Papa a fine 2011 ha parlatodel suo viaggio in Benin e della fe-de piena di entusiasmo degli afri-cani. Da dove nasce questa fede inun contesto di grande povertà?

Questo è una chiara testimonian-za che dimostra che la gioia della fe-de non scaturisce dal fatto di “avere”di più ma dal fatto di “essere” di più.I popoli africani che vivono in gran-de povertà hanno conservato qual-cosa che è fondamentale per l’uomo,cioè il senso dell’umano, il senso delvalore della vita, il rispetto per la di-gnità per la persona umana. È pro-prio questo il segreto che dà alla fe-de di tanti africani oggi una grandegioia, l’entusiasmo.

— Qual è il messaggio lanciato al-la Chiesa e al mondo dall’espe-rienza dell’ultima Gmg di Madrid?

Ne ha parlato recentemente ilSanto Padre nel suo discorso in oc-casione degli auguri natalizi alla Cu-ria romana e vorrei soffermarmi so-prattutto su due aspetti. Prima di tut-to le Gmg sono un’espressione di“nuova evangelizzazione vissuta”.Oggi parliamo tanto di nuova evan-gelizzazione, forse anche troppo, male Giornate mondiali della gioventùci dimostrano che i giovani, le giova-ni generazioni di oggi non sono solooggetto di evangelizzazione, ma an-

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A TU PER TU CON...

Dall’Argentina a Montesilvanoper capire la via di Dio

(d. m.) Dall’Argentina al con-vegno della Comunità Magnifi-cat a Montesilvano. Gustavo, 50anni, e Alessandra, 48, con la lo-ro famiglia sono stati come “pel-legrini” in ascolto del Signore.Gustavo lavora nel Tribunale diParanà, città di 300mila abitantia 500 km da Buenos Aires. Cin-que i suoi figli e uno – dice –“nel cuore”, un giovane che a 15anni ha iniziato a vivere con lafamiglia di Gustavo.

Da 17 anni fanno parte delRinnovamento carismatico, mail gruppo di cui sono la colonnaportante è nato cinque anni fa.“L’idea di venire a Montesilvanoè nata durante un corso dell’IC-CRS nel quale abbiamo cono-sciuto Oreste. Con lui abbiamopregato per poter cogliere ilprogetto di Dio su di noi: stia-mo cercando di capire se cichiama a vivere un’esperienza

comunitaria. Abbiamo sentitouna chiamata in questa direzio-ne nel vedere tanta gente avvi-cinarsi al Signore nel nostrogruppo. Ci siamo detti: la cosaimportante è offrire a loro unacomunità, cioè un’esperienza difede e umana pienamente coin-volgente che li aiutasse nel loroincontrare Dio e non semplice-mente un gruppo dove tutto siesaurisse nell’ora dell’incontrosettimanale”.

“A Montesilvano – aggiungo-no - siamo stati colpiti dal fortespirito di fratellanza e di amore.Ringraziamo Dio per la preghie-ra che i fratelli hanno fatto pernoi. Il Signore ha confermatonel nostro cuore la chiamata aformare la comunità. Ora nonsappiamo ancora quale comu-nità, ma sappiamo che la chia-mata di Dio c’è”.

Buon cammino!

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che e soprattutto un soggetto attivodi nuova evangelizzazione che di-mostra una grande efficacia. Il se-condo aspetto è la questione delnuovo modo di essere cristiani. IlSanto Padre dice che le Giornatemondiali della gioventù propongonoun nuovo modo di essere cristiani,un modo giovane, pieno di gioia.

— Lei ha detto più volte che i mo-vimenti non sono in alternativa al-le parrocchie. Che rapporto puòesserci tra queste due realtà?

Un rapporto di complementarità.La parrocchia oggi da sola non bastaper formare cristiani adulti nella fe-de. Ha bisogno di essere sostenutaproprio dai vari carismi che lo Spiri-to Santo nel nostro tempo così gene-

rosamente elargisce nella Chiesa; imovimenti ecclesiali, le nuove comu-nità, non sono in concorrenza con laparrocchia, ma sono un aiuto. Comedice il Santo Padre, sono degli am-bienti in cui la fede si vive in manie-ra veramente forte.

— Parliamo di Giovanni Paolo II.Qual è il ricordo più forte che leiporta con sé?

Per ricollegarmi alle cose dettein questa intervista, vorrei sottoli-neare soprattutto che Giovanni Pao-lo II fu un grande uomo di Dio, ungrande uomo di preghiera. Quelloche era l’aspetto più toccante, chepiù affascinava tutti coloro che han-no avuto modo di incontrarlo, è cheGiovanni Paolo II ha dimostrato chenonostante le tante attività, il tantolavoro per la Chiesa, per l’umanità,l’uomo deve trovare il tempo perl’incontro personale con Dio. Tutti ifrutti, tutta l’efficacia apostolica mis-sionaria del suo pontificato scaturi-scono dalla sua preghiera, dalle orepassate davanti al Santissimo Sacra-mento ogni giorno. Una volta, par-lando proprio al Rinnovamento cari-smatico, egli disse che la contem-plazione è il grembo da cui nascel’evangelizzazione, e questa parolal’ha vissuta lui stesso per primo.Tutti i suoi viaggi apostolici, tutte lesue grandi iniziative missionarie nelmondo, hanno avuto sempre comeinizio la preghiera, la contemplazio-ne. Da questo punto di vista è pernoi oggi – per i laici, ma in modospeciale per i sacerdoti – un veromodello.

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A TU PER TU CON...

Giovanni Paolo II ha mostrato che neltanto lavoro l’uomodeve trovare tempo

per l’incontropersonale con Dio Benedetto XVI alla Giornata Mondiale della Gioventù 2011 a Madrid. Sotto, Giovan-

ni Paolo II in preghiera.

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News

Venite e Vedrete 111 - I - 2012

News e Testimonianze dalla ComunitàVinctus in Domino

Mi chiamo Francesco, ho 31 anni,seguo il Signore da circa otto e ho unastoria di ateismo alle spalle. La mia fa-miglia di origine non è mai stata parti-colarmente credente, oscillando tra in-differenza e sporadici sprazzi di devo-zione domenicale. Poca fede, ma an-che poca carità: dacché ho memoria, imomenti più tristi che io ricordi sonosempre segnati dai litigi, piuttosto fre-quenti, tra i miei genitori e da un gene-rale clima di discordia che aleggiavasulla nostra famiglia. Né il tempo, né lamia successiva crescita hanno potutosanare questa situazione familiare tesae infelice; ciò in cui mi perfezionavocon maestria era l’arte dell’invisibilità.Finché, un giorno, lasciai il mio paeseper frequentare l’Università a Perugia.Benché a Perugia non fossi arrivato daateo, lo diventai ben presto frequentan-do le nuove amicizie che nel frattempostrinsi. In fondo era quella per me l’u-nica soluzione possibile: non mi eromai sentito veramente amato, pertantola sola idea di un Dio che è amore eraper me qualcosa di assolutamente in-comprensibile, o, ancor di più, unamenzogna. Ovviamente a questa sceltadi campo, corrispondeva in manieracoerente una precisa condotta di vitasegnata dal peccato e dalla totale igno-ranza di questo mio stato di mendi-cante d’amore.

Non che mancassero improvvisidubbi sul mio fiero ateismo; solo che ve-nivano subito rimossi e negati perché ildesiderio di appartenere a qualcosaprevaleva sulla paura di ritrovarminuovamente «da solo», senza punti diriferimento e senza «compagni di nau-fragio».

Sempre durante i miei studi conob-bi Rossella, un anno più piccola di me(e che ora è mia moglie) e già in cam-

mino col Signore. Quello che mi hasempre colpito in lei era il fatto che ri-spettasse profondamente il mio essereateo: mi faceva domande sul perché lofossi, si interessava sinceramente a ca-pire da dove nascesse la mia convinzio-ne. Nel contempo non mi teneva pernulla all’oscuro di quanto faceva in Co-munità: nonostante la mia riluttanza,mi raccontava dei suoi ritiri, delle cate-chesi, e di tutto ciò che faceva parte del-la vita comunitaria. Io ascoltavo ma re-stavo sempre sulle mie; non avevo moltointeresse in quelle cose, ma solo nella

ragazza meravigliosa che me le raccon-tava. Fu così che, accanto a lei, il Si-gnore mi concesse una grandissimagrazia: la mia conversione, l’essere«vinctus in Domino» (Ef 4, 1).

Era una calda serata di inizio lu-glio e io e Rossella passeggiavamo manonella mano. All’improvviso Rossella sifermò per salutare un suo amico chefrequentava la Comunità; lui mi fecenotare di non avermi mai visto duran-te la preghiera del mercoledì e mi chieseil perché. Gli risposi molto schiettamen-te che non credevo e la sua reazione fuspiazzante, perché mi disse che mi ca-piva. Non voleva convertirmi! Non vo-leva cambiarmi! Mi sentii accolto ed eb-bi la sensazione di “essere al sicuro”.Lui mi raccontò della sua conversione epoi terminò il tutto dicendo: «Io, co-munque, ti capisco, Francesco. Quan-do si è giovani si hanno tante energie esi crede di avere la vita nelle propriemani. Purtroppo, a volte, il Signore lo siincontra nella sofferenza e nel dolore».

Ebbene, da lì a una settimana fuicolpito da un dolore lancinante ed in-cessante alla bocca dello stomaco. Dopopoco tempo capii di non essere più auto-sufficiente: passavo i giorni a contorcer-mi per il dolore sul mio lettino, incapa-ce di fare alcunché nonostante le curemediche. Nel frattempo Rossella non milasciava un istante: ricordo che prega-va accanto a me invocando lo SpiritoSanto, e che mi mise un rosario al polso.Il rosario era per me un oggetto da fem-minucce, un feticcio di devozione popo-lare che in altri tempi non avrei esitatoa sfilare e gettare via; cosa che invece,in quel momento, non feci. Lo tenni conme. Finché non arrivò il 22 luglio. Inquel giorno, stremato, dissi a Rossella:«Se domani mi passa il dolore, mi con-fesso». Rossella sorrise e mi disse di nonscherzare su certe cose.

Ma l’indomani il Signore fu gran-de. Il dolore scomparve del tutto. Ricor-do che in me nacque un sentimento dimeraviglia ma anche di riconoscenza.Ero interiormente certo che il dolorenon fosse scomparso per caso, e sentivodi dover rendere grazie mantenendola mia promessa. E fu per questo chedissi a Rossella: «Portami in chiesa per-ché mi voglio confessare». Lei sorriseancora una volta. Non sospettava mi-nimamente che fossi serio. Era com-prensibile. Al che io ribadii: «Portamiin chiesa: il dolore mi è passato e vo-glio confessarmi». I suoi occhi si illumi-narono, mi trascinò in macchina e miaccompagnò di volata in chiesa. Ter-minata la confessione riabbracciaiRossella e lei mi chiese come mi sentis-si. Io risposi: «Mi sento a casa». Poi inme balenò subito un interrogativo:«Questo vuol dire – le chiesi – che ades-so posso fare la comunione?». Lei an-nuì e mi disse che certamente potevofare la comunione. E fu dunque il gior-no di santa Brigida, che “ritornai acasa”, in comunione con Dio.

FrancescoFraternità di San Donato all’Elce,

Perugia

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Una nuova Pentecoste

“ComunitàMagnificat,alzati: è il tempo dello Spirito!”LE LINEE ISPIRATRICIDEL NUOVO CD “VIENI SPIRITO CREATORE”

Dietro al lavoro che abbiamo fat-to per realizzare il CD “Vieni SpiritoCreatore” c’è una profezia: “Lo Spi-rito e la Sposa”. Come facilmente sipuò comprendere la Sposa è questaComunità a cui lo Spirito si è volutolegare.

È il tempo dello Spirito, tempodi riscoperta delle nostre origini

Come la Chiesa, così la nostraComunità, porzione di Chiesa, è na-ta dalla Pentecoste, quando il Ventoè entrato nel cenacolo, quando Dioha soffiato il suo Alito, il suo Respiro,nelle narici di questo Corpo e ne hariempito i polmoni.

Così, lo Spirito “da morti che era-vamo per le colpe, ci ha fatto riviverecon Cristo” (Ef 2, 5) e ora non pos-siamo fare più a meno di Lui; a noi siaddicono le parole del salmo: “Doveandare lontano dal tuo spirito? Dovefuggire dalla tua presenza?” (Sal139,7). No, non possiamo più viveresenza di lui, lo cerchiamo come l’ariaper respirare “togli loro il respiro:muoiono” (Sl 104, 29) perché Egliche è Signore e dà la vita, ci mantie-ne in vita!

Da questa consapevolezza, in unanno in cui la Comunità desidera tor-nare alla freschezza della Sorgente,all’ardore e alla gioia del Fuoco, al-l’azione del Vento, alla forza dell’Un-

zione, nasce il Cd Vieni Spirito Crea-tore. In esso sono raccolti alcuni can-ti e inni che vogliono essere di aiu-to per invocare, chiamare, desidera-re e attendere insieme con gioia, inunità, lo Spirito.

È il tempo dello Spirito, tempodell’Amore

È il tempo dello Spirito, tempodell’attesa piena di amore della Co-munità-Sposa il cui desiderio Eglinon vuole disattendere né trascurare:“Dove viene lo Spirito? Viene dove èamato, dove è invitato, dove è atteso”(san Bonaventura). È il tempo dellarinnovata Pentecoste perché di fron-te a una Sposa che ama lo Spiritonon solo viene ma ricolma, inonda! Èil tempo dell’amore che sosta in ado-razione davanti all’Amato, è il tempodella scoperta della letizia nella vitafraterna!

È il tempo dello Spirito, tempodella resa a Lui

È il tempo dello Spirito e con fi-ducia occorre arrendersi, consegnar-si allo Spirito invocato! Perché nonbasta domandare e attendere lo Spi-rito, ma a ogni invocazione deve se-guire un abbandono. A questo vuo-le guidarci il CD: è il tempo della re-sa in cui, singolarmente e insiemecome Comunità, ci mettiamo comecreta nelle mani del Vasaio, lo Spiri-to creatore, diamo a lui tutto il pote-re e con assoluta semplicità, comebambini, senza resistenze né difese,diciamo: plasmami, dammi la formache vuoi tu.

È il tempo del tuffo fiducioso nel-la sua volontà, il tempo del sì, dellapiena disponibilità.

È il tempo dello Spirito, tempodella missione

È il tempo dello Spirito, dei cari-smi, del servizio generoso, della mis-sione nella Chiesa, con la Chiesa eattraverso la Chiesa. Alzati, Comu-nità Magnificat, è il tempo della tuarisposta allo Spirito che ti unge, ticonsacra per la missione, per evan-gelizzare, per consolare gli smarriti,per fasciare le ferite dei sofferenti.

È il tempo dello Spirito, della Pen-tecoste che spinge a uscire fuori dalcenacolo e a portare l’annuncio disalvezza.

Daniela Saetta

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News

Daniela Saetta

Alessandro Di Michele

Gloria Roscini

Daniela Saetta

Don Livio Tacchini

Lucio Pio Molinaro

Valter Ferrero

Daniela Saetta

Elena Yarrow Mezzetti

Daniela Saetta

Don Livio Tacchini

Daniela Saetta

Daniela Saetta

Daniela Saetta

Titoli dei canti contenuti nel CD

VOCI. Valentina Bettelli, Elisa Calderini, Fra Diego Entali, Valter Ferrero, Gioia Fioriti, Guglielmo Fumi, Luca Monda­nelli, Sarah Piccioni, Francesca Ragnacci, Gloria Roscini, Stefano Roscini, Daniela Saetta, Don Livio Tacchini, SilviaVinti ­ STRUMENTI. Piano: Manuel Magrini, Michele Rossetti; chitarra: Valter Ferrero; basso: Francesco Platoni;tromba: Giampiero Magrini ­ ARRANGIAMENTI. Alberto Brizzi ­ Ideazione: Valentina Bettelli, Alessandro Di Miche­le, Michele Rossetti, Daniela Saetta, Don Livio Tacchini ­ COLLABORAZIONE. Giacomo Benedetti ­ PROGETTOGRAFICO. Istudios di Errico Piselli ­ STUDIO DI REGISTRAZIONE. Sound Studio Service, Città di Castello

Per richiedere il CD scrivere a [email protected]

Autori

CD Comunità MagnificatComunità Magnificat – RnS

“Vieni Spirito Creatore”Hyperprism/Edizioni® S.r.l.

C.so Garibaldi, 33 – 06123 Perugiawww.hyperprism.it [email protected]

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Comunità Magnificat, gli incontri di preghieraFraternità di CORTONA:

- giovedì ore 21,30 - Sala parrocchiale di Camucia- giovedì ore 21,00 - Parrocchia di Sant ’Andrea Cor-

sini (Montevarchi - AR)- giovedì ore 21,00 - Chiesa della Madonna del Rosa-

rio (Agello - PG)

Fraternità di Foggia-San Severo “BETANIA”:- lunedì ore 20,30 - Chiesa di Gesù e Maria (Foggia)- lunedì ore 20,30 - Chiesa di San Giuseppe Artigiano

(San Severo, FG)

Fraternità di MAGUZZANO:- mercoledì ore 20,30 - Parrocchia Santa Maria As-

sunta (Maguzzano - BS)

Fraternità di MILANO-PIACENZA:- lunedì ore 21,00 - Parrocchia Nostra Signora di

Lourdes (Piacenza)- martedì ore 21,00 - Casa Betania delle Beatitudini

(Seveso - MI)

Fraternità di ROMA: martedì ore 19,30 (a seguire, S. Messa) - ParrocchiaSan Giuseppe al Trionfale (Roma)

Fraternità di SALERNO:- mercoledì ore 20,00 - Chiesa di Santa Croce (Saler-

no)

Fraternità di SIRACUSA: lunedì ore 19,00 - Parrocchia dei Santi Giovanni eMarciano (Siracusa)

Fraternità di TORINO:- mercoledì ore 21,00 - Chiesa di Maria Santissima Au-

siliatrice-Ateneo Salesiano (Torino, via Piazzi, 25)- giovedì ore 20,30 - Parrocchia San Cristoforo (Ver-

celli)

Fraternità di TREVISO: mercoledì ore 21,00 - Chiesa Beata Vergine Immaco-lata (Treviso)

ZONA DI PERUGIA:- mercoledì ore 21,00 - Fraternità di Città di Ca-

stello - Chiesa San Giuseppe alle Graticole (Città diCastello, PG)

- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Foligno -Chiesa di San Feliciano (Foligno, PG)

- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Marsciano -Oratorio Santa Maria Assunta (Marsciano, PG)

- mercoledì ore 21,00 - Fraternità di San Barnaba- Parrocchia di San Barnaba (Perugia)

- mercoledì ore 20,30 - Fraternità di San Donatoall’Elce - Parrocchia di San Donato all’Elce (Peru-gia)

- mercoledì ore 21,15 - Fraternità di Ponte Felci-no “Betania”- Chiesa di San Felicissimo, cappella-cripta (Ponte Felcino, PG)

Fraternità in formazione di BIBBIENA: giovedì ore 21,15 - Chiesa del Convento dei Cappuc-cini (Ponte a Poppi- AR)

Fraternità in formazione di CAMPOBASSO:lunedì ore 20,30 - Chiesa di San Pietro Apostolo

(Campobasso)

Fraternità in formazione di CASSANO ALLO IONIO (CS) :

sabato ore 18,00 - Chiesa di Santa Maria di Loreto(Cassano allo Ionio-CS)

Fraternità in formazione di MARTI (PI):lunedì ore 21,30 - Parrocchia di Santa Maria Novella(Marti-PI)

Fraternità in formazione di POMPEI-NAPOLI:- giovedì ore 20,00 - Parrocchia di San Giuseppe

(Pompei)- mercoledì ore 20,30 - Parrocchia San Francesco

d’Assisi, Napoli (Vomero)

ROMANIAFraternità di BUCAREST:

mercoledì ore 19,30 - Fraternità Misericordia - Cap-pella della Cattedrale cattolica S. Giuseppe (Bucarest)

Fraternità in formazione di BACAU: mercoledì ore 19,00 - Fraternità in formazioneShalom - Parrocchia romano-cattolica San Nicola

(Bacau)Gruppo di preghiera di RAMNICU VALCEA:

mercoledì ore 19,30 - Parrocchia romano-cattolica,in chiesa (Ramnicu Valcea)

Gruppo di preghiera di POPESTI LEORDENI: venerdì ore 19,00 - Parrocchia romano-cattolica, sa-la di catechesi (Popesti Leordeni)

TURCHIA

Missione di ISTANBUL: domenica ore 16,30 (durante l’ora legale alle 17,30)- Sent Antuan Kilisesi, Istiklal Caddesi, 171

Gruppo di preghiera “VICTORIOUS”: mercoledì e venerdì ore 18,30

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Per informazioni e ordini contattare la Segreteria e il servizio diffusionec/o Fausto AnnibolettiVia dell’Unità d’Italia, 1 - 06055 Marsciano (PG)tel. e fax 075.8748927e-mail: [email protected]

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n. 111 - I - 2012Una nuova Pentecoste

Speciale Convegno Generale 2012

n. 112 - II - 2012Il Rinnovamento Carismatico:

una corrente di grazia

n. 113 - III - 2012Il battesimo nello Spirito

n. 114 - IV - 2012La forza profetica del Rinnovamento

Per ricevere a casa i quattro numeri tematici annuali della rivista occorre versare la somma di euro 15 sul c.c. postale n. 16925711intestato a:Associazione “Venite e Vedrete” Via dell’Unità d’Italia, 1Marsciano (PG)

Campagna Abbonamenti 2012

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