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Sped. in a. p. - art. 2 comma 20/c legge 662/96 - filiale di Milano - Anno LXXXII - N. 9 OTTOBRE 2003 Mensile dell’A.N.A. A Rossosch e sul Don per i 10 anni dell’asilo “Sorriso”

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N. 9

OTTOBRE 2003Mensile dell’A.N.A.

A Rossosch e sul Don per i 10 annidell’asilo “Sorriso”

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29 - 2003

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE NUMERO 229

DIRETTORE RESPONSABILECesare Di Dato

DIREZIONE E REDAZIONEvia Marsala, 9 - 20121 Milanotel. 02.29013181 - fax 02.29003611

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Fotolito e stampa: Amilcare Pizzi s.p.a.Via Amilcare Pizzi, 1420092 Cinisello Balsamo (MI)Progetto grafico e impaginazione: Camillo Sassi

Chiuso in tipografia il 29 settembre 2003Di questo numero sono state tirate 380.684 copie

Lettere al Direttore

– Consiglio Direttivo nazionale

– Calendario manifestazioni

Niente… penne,siamo alpini

Alpini si nasce

A Rossosch, luogo simbolo di un’immanetragedia

Un sottile filo, lungo 60 anni

“Prealpi Varesine 2003”:un grande interventodi Protezione civile

Protezione civile: il gen. Maurizio Gorza coordinatore dellaCommissione nazionale

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4-5 Alla Colonna Mozza,come in un abbraccio

Adamello: un pellegrinaggio lungo 40 anni

Visita Oltreoceano, arespirare aria d’Italia

Zona franca

Sport

Alpino chiama alpino

Incontri

Belle famiglie

Dalle nostre sezioni

Dalle nostre sezioniall’estero

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ottobre 2003Sommario

L’Alpino ora anche in CD RomOra è possibile consultare – e conservare –più agevolmente L’Alpino. È stata infatti com-pletata la raccolta dei numeri dall’agosto1919 a tutto il 2002. I numeri sono contenu-ti in 18 CD, il cui prezzo complessivo è di 120euro, IVA compresa. I numeri di quest’annosono reperibili sul portale www.ana.it, in for-mato pdf, le cui pagine possono essere visio-nate e stampate. Presto, saranno sul nostroportale anche l’indice degli argomenti equello degli autori: ciò renderà ancora piùagevole e veloce la ricerca. Gli interessati allaraccolta dei CD, singolo associato o gruppiANA, devono farne richiesta alla rispettivaSezione, che provvederà a sua volta ad ordi-narla alla Sede Nazionale (non a L’Alpino) alseguente indirizzo: Associazione NazionaleAlpini – Ufficio Amministrazione, viaMarsala 9 – 20121 Milano.

cento alpini con il Labaro, il presi-dente Beppe Parazzini e il coman-dante delle truppe alpine ten.generale Bruno Iob sono andati –un pellegrinaggio per non dimen-ticare – sulle rive del Don, per affi-dare corone di fiori alle acque delmaestoso fiume, recitare una pre-ghiera, incontrare le autorità masoprattutto stare con i bambinidell’asilo e lasciare un messaggiodi pace.

(La cronaca all’interno, con le fotodi Sandro Pintus)

IN COPERTINA l’asilo“Sorriso” di Rossosch, in Russia,costruito dagli alpini sul luogo incui c’era il comando del Corpod’Armata alpino durante la secon-da guerra mondiale. L’hanno volu-to i reduci, per onorare quanti deiloro compagni non sono tornati,per dare un segno di pace, lancia-re un monito ai giovani. Nel decimo anniversario dell’inau-gurazione, che ha coinciso con il60° anniversario della battaglia diNikolajewka e l’80° di fondazionedella città di Rossosch, oltre sei-

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mato su un piedistallo e molta indifferenza.Gli alpini però, anche quelli giovani non han-no ancora imparato a dimenticare, voglionoconservare la memoria dei Caduti, rendereomaggio ai reduci e a quanti hanno sopporta-to la tragedia della guerra, pagando un debitonon suo. Sono tornati sul Don e hanno sosta-to su quella mitica ansa a contemplare loscorrere del fiume, segnato dal lento movi-mento di un mazzo di fiori.Sono tornati anche per lasciare, nel parco an-tistante l’asilo di Rossosch, un segno di ami-cizia e di fratellanza: un cappello alpino e unastella a cinque punte. Fusi insieme.

Vittorio Brunello

L a storia degli uomini corre lungo sentieriche sfuggono alle regole, alle previsioni ealle pianificazioni. Sessantuno anni fa per

le campagne, i villaggi, le città della Russiapassavano i nostri alpini con la spavalderiadei ventenni e la certezza che in pochi mesisarebbero tornati a baita.A Rossosch, sede del comando di Corpo d’Ar-mata Alpino, oggi restano poche cose di quel-l’epoca. Tutto è cambiato. Il ricordo degli av-venimenti che hanno visto naufragare nel tur-bine dell’inverno russo l’illusione perversa dichi pensava di poter giocare con le sorti del-l’umanità è affidato solo ad alcuni monumen-ti con lunghe file di nomi, qualche carro ar-

Oggi,sessant’anni fa

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lettere al direttore

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TESTIMONIANZA

Con vero piacere pubblichiamo la lettera che l’onorevole Maria Pia Gara-vaglia ha scritto al nostro direttore dopo aver ricevuto la copia de L’Alpi-no di giugno che riportava la notizia del conferimento alla nostra Asso-ciazione della Medaglia d’Oro al Merito della Croce Rossa Italiana la cuiproposta fu fatta dall’on. Garavaglia quando era presidente generale del-la Croce Rossa Italiana..

Illustre generale, grazie per le copie de L’ALPINO, ma ancor più grazieper quanto fate e per quello che siete.

Una medaglia è pur sempre poca cosa, ma rappresenta un sentimentoche vuole essere perenne.Complimenti e auguri; mi creda, sua

Maria Pia Garavaglia

Maria Pia Garavaglia:grazie per quello che fate e siete

� Un albero per ogni alpino

Nel 1971 misi a dimora in unamia tenuta nel Cuneese oltre

5.000 alberi d’alto fusto, con esitonon brillante. Oggi, libero dal lavo-ro, ho intensificato le visite daFaenza – dove risiedo – e mi sto ac-corgendo che le piantine si sonosvegliate, ben promettendo per ilfuturo. Già sogno alberi maestosi eai più belli darò il nome dei tanti al-pini della mia famiglia, alcuni deiquali Caduti in guerra. A tutti gli al-tri, abeti e larici, il compito di chiu-dere fra i loro rami le centinaia dimigliaia di nomi di coloro che sonoandati avanti.

Chiaffredo Arneodo - Faenza

Un modo di agire molto delicato ilsuo, sia per la cura verso le piante,polmone del mondo, sia per il ricor-do degli alpini scomparsi che vuolelegare a loro. Un connubio perfetto.

sotto il sole, la pioggia e la neve alseguito del capitano Micheli e deitenenti Morrone e Donnini. Oggi, adistanza di trent’anni, scrivo con ilcuore a pezzi perché del mio grup-po Asiago rimane solo il ricordo. Inun esercito di professionisti non siè riusciti a trovare un posto a ungruppo di artiglieria della gloriosaTridentina. Valori e tradizioni alpi-ne cancellate di colpo.

Pio Di StefanoRocca di Cambio (AQ)

Questa volta l’aver compagno al duolnon scema la pena: come te, io mi so-no visto sparire il battaglione Aostache ebbi l’onore di comandare nel’70-’72. Poco ha importato che fossedecorato di medaglia d’Oro nellaGrande Guerra: in tempo di ristruttu-razione, l’importante era cancellare.

� Dare senza chiedere

Nel mio girovagare sono passatoper Lione, per conoscere un al-

pino che non avevo mai incontrato:Giovanni Bonollo. Si è parlato della“sua” divisione Pusteria e dellecampagne di Albania e di Montene-gro alle quali aveva partecipato an-che mio padre. Così, parlando, hoscoperto che egli non manca mai diportare, con la moglie, una buonaparola agli ammalati italiani del cir-condario o che arrivano dall’Italiaper cure mediche.Gli manca però di ritrovarsi tra alpi-ni per poter parlare delle loro storiee dei loro vent’anni. Mi ha promes-so che parteciperà a una delle no-stre cerimonie a Parigi. Lo aspettia-mo con il dovuto entusiasmo. Nel-l’accomiatarmi, ha voluto ringra-ziarmi: ma ero io a dover ringraziarelui per avermi permesso di cono-scere questa coppia che sa dare co-sì altruisticamente, senza mai nullachiedere; all’alpina, come si dice.

Renato Zuliani - Parigipresidente sez. Francia

Gli alpini sono dei francescani: il ca-ro amico Zuliani ci ha messo di fron-te a un nostro socio che dà agli altriquello che può, in cambio solo dellapossibilità di scambiare due chiac-chiere con altri alpini. Straordinario.

� L’elenco dei Caduti

Sicuramente tra i resti dei Cadutiin terra di Russia accolti nel Sa-

crario di Cargnacco e nell’Ossariodi Udine ci sono degli alpini. Sareb-be in tal caso buona cosa riportar-ne i nomi sulla rivista.

Licinio Manella

Proposta accettabile ma che si scon-tra con la totale mancanza di spa-zio. E tutti gli altri nostri Caduti rac-colti nei tanti, troppi, cimiteri e ossa-ri in Italia e all’estero? Pensare soloa Cargnacco sarebbe limitativo.

� Resta solo il ricordo

Tredici mesi di naia alpina chemi hanno fortificato il fisico e il

carattere, dandomi la possibilità diapprezzare tanti ragazzi di varie re-gioni d’Italia. Marce indimenticabili

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TESTIMONIANZA

Nato e vissuto nella bassa bergamasca, ho fatto parte del btg. Mor-begno, a Vipiteno, e sono stato presente a tutti i nostri raduni. Solo

a maggio del 2002 ho avuto la conferma che veramente il Corpo degliAlpini ha cambiato la mia vita. A Catania, attorniato da facce sorriden-ti, in compagnia di amici sinceri, ho deciso di trasferirmi in Sicilia, diabbandonare il ricco Nord per venire qui a coltivare la terra e fare dellamia esistenza qualcosa di valido. Non so se sarebbe andata così se non avessi svolto il servizio militare,ma sono sicuro che applicando ogni giorno gli insegnamenti che lamontagna ci ha scolpito nel cuore, si può ancora sperare in un mondofelice.

Emiliano Ieni

Il paragone con Cincinnato è fin troppo facile e non cadrò in tale banalità.Invece trovo che il sillogismo “Naja – montagna – amore per la natura” date indicato sia la miglior formula per affrontare il freddo mondo che ci cir-conda. Complimenti per il coraggio dimostrato: decisamente un coraggioalpino. Auguri!

Devo agli alpini la mia nuova vita

� Dalla Romania: grazie, alpini

Riceviamo e pubblichiamo:

“Carissimi fratelli in Cristo, so-no lieto di informarvi che i

due TIR inviati in Romania per la Ca-sa Famiglia sono arrivati bene. Il pri-mo con materiali edilizi, alimenti evestiario, il secondo con trattore,aratro, elettrodomestici, biciclette.Tutto andrà a buon fine, ma siamosoprattutto grati per il trattore checi consentirà di risparmiare moltosui lavori agricoli”.

Don Gabriele Buboi,Oradea (Romania)

La lettera non è diretta a noi, ma al-l’alpino Pietro Simonitto, del gruppoANA di Muris di Ragogna del qualeha parlato in Zona Franca di ottobreil nostro socio Germano Affaticati.Simonitto è un altro alpino affetto da“mal d’altruismo” e non sta bene senon aiuta il prossimo. Lode anche alui e a tutti coloro che hanno contri-buito alla raccolta del materiale edei macchinari dell’Istituto romenoche ospita i bambini orfani.

� I reduci nelle scuole

In occasione dello scoprimento diuna lapide nell’anniversario della

battaglia di Nikolajewka, a cura delgruppo alpini di Chiavari, ho ascol-tato le parole di un reduce.Sarebbe importante che questepersone fossero invitate nelle scuo-le per raccontare ai ragazzi le loroesperienze dolorose, fatte come at-to di devozione alla Patria. Pochepagine di freddi libri di scuola nonpossono far capire ai giovani i verivalori della vita.

Alberto Barbieri

Giusto: occorre contrastare non solo“poche pagine di freddi libri”, maanche infelici espressioni di ministrisullo spirito di sacrificio che ha ani-mato in guerra i nostri soldati. Perfare ciò è necessario che i presiden-ti di sezione prendano contatto conmaestri e professori, per realizzareun progetto che mi sembra interes-sante ed educativo.

� Appello

Desidero ringraziare, tramiteL’Alpino, quanti si stanno ado-

perando per donare al Museo sto-rico degli alpini, da me diretto, ci-meli, documenti e quant’altro ri-guarda la storia del nostro glorio-so Corpo.

Ivan Bertinotti - Trento

Sostenere il Museo, depositario or-mai da decenni delle glorie degli Al-pini, è doveroso. Riporto con piace-re l’appello del ten. col. direttore in-vitando alpini e loro amici che vo-lessero affidare a mani sicure i ri-cordi di cui sono in possesso di ri-volgersi alla “Direzione del MuseoStorico delle Truppe Alpine” – ViaBrescia 1 – C. P. n. 33 – 38100 Tren-to – tel. e fax 0461-827248 – e-mail:[email protected]

� ... e la Tridentina?

Non mi sembra che L’Alpino ab-bia dedicato articoli allo scio-

glimento della Tridentina. E’ possi-bile che una simile notizia la si deb-ba apprendere leggendo fra le righedi altri articoli? Visto che si è giun-ti al punto di sciogliere brigate perme intoccabili dal punto di vista

storico e della tradizione militarepiù nobile, perché non pubblicareun quadro di ciò che è rimasto del-la Truppe alpine?

Giuseppe GuanziroliCasnate con Bernate (CO)

La Tridentina non è scomparsa ma ètornata al rango di divisione. Essa èil nucleo di una potenziale GrandeUnità – della quale è stato completa-to l’organico a livello di comandoproprio in queste settimane – in gra-do di accogliere anche reggimenti dialtre Nazioni europee: mi sembrauna promozione, non una cancella-zione.Quanto al quadro di battaglia del Co-mando Truppe alpine, esso compa-re a pag. 19 del numero di maggio esu Internet.

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CALENDARIO1 novembreTRIESTE – 18ª fiaccolata alpina dellafraternità dal cimitero degli Eroi diAquileia alla Foiba di Basovizza.

1/4 novembreGORIZIA – 47ª fiaccolata alpina dellafraternità a Redipuglia.

2 novembre BOLOGNESE ROMAGNOLA – Comme-morazione Caduti in guerra alla cap-pella/baita di Monghidoro.

4 novembreVALSUSA – Messa presso la cappelladel soldato Ignoto, Abbazia della No-valesa.

9 novembreCADORE – Raduno sezionale per il30° di fondazione del gruppo diZoppè.

16 novembreVALSESIANA – Riunione dei capigrup-po.

23 novembrePORDENONE – 7° campionato sezio-nale di bocce a Brugnera.

30 novembre MONZA – Messa per i defunti.VARESE – 22ª edizione premio Pà To-gn.

consiglio direttivo nazionale

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Riunione del Consiglio direttivo nazionaledel 20 settembre 2003

1. INTERVENTI DEL PRESIDEN-TE… Luglio: 5/6, Col di Nava, 54° ra-duno al Sacrario della Cuneense –12 mattino, Sirmione, saluto ai re-sponsabili della P.C. del 2° rgpt. –12 pomeriggio/13, Ortigara, pelle-grinaggio – 26/27, Adamello, pelle-grinaggio – Agosto: 9, Albissola Ma-rina (SV) reinaugurazione del mo-numento ai Caduti alpini – 20, LaSpezia, incontro con la sezione –30/31, Montreal (CDN), 12° radunointersezionale Nord-America – Set-tembre: 11-15, Rossosch, pellegri-naggio.

2. …E DEI VICEPRESIDENTI. Che-robin: 19 luglio, giuramento a Mel(BL) – 25 luglio, Ripabottoni (CB),incontro con sindaco per progettocasa di riposo – 14 settembre, Mon-te di Malo(VI), inaugurazione di unantico percorso rinnovato. Roma-gnoli: luglio/agosto, visita a seigruppi – 12/13 luglio, Paluzza, 80°sezione Carnica – 10 agosto, CastelBoglione (AT), 30° di fondazione.Pasini: 6/7 settembre, Domodosso-la, raduno 1° rgpt e giuramento VFAdel Centro addestramento di Ao-sta.

3. ADUNATA TRIESTE. All’esamela possibilità di anticipare al ve-nerdì alcune cerimonie di sabatoal fine di alleggerirne il programma.

4. SERVIZIO CIVILE. Parazzini: ca-nalizzare le iniziative di questanuova attività a favore dell’ANA;Pasini ha elaborato un progetto peril ricupero della Rocca d’Anfo, sullago d’Idro, che prevede l’affianca-mento di alcuni giovani del luogo,volontari del Servizio civile, ai no-stri alpini. Lumello propone cheogni sezione presenti progetti ana-loghi nella prossima riunione deipresidenti.

5. BORSE DI STUDIO BERTA-GNOLLI. CDN approva la scelta didieci studenti, discendenti di alpinidelle sezioni Argentina, Belgio,New York e canadesi.

6. COMMISSIONI. Bionaz sostitui-sce Martini nello “Sport”, Cadore

sostituisce Romoli nello “IFMS”,Sonzogni integra “Costalovara”.

7. AUTORIZZAZIONI. Cessione diun FIAT 314 a Ass. Militari CRI diBergamo e di altro mezzo, dismessodalla sezione di Cuneo, a privato diDemonte (CN).

8. REGOLAMENTI. Approvato conmodifica il nuovo regolamento del-la sezione di Venezia.

9. COMMISSIONI. Gentili, (GrandiOpere): la commissione il 20/9 si èriunita per discutere lavori di at-tualità: Ponte di Perati, Eritrea, Se-de nazionale – Canova, (Asiago):per la possibile adunata del 2006,in concomitanza con la sospensio-ne della leva, ci sono difficoltà og-gettive; la commissione studieràpossibili soluzioni – Innocente (Co-stalovara): la struttura è stata visi-tata dal parlamentare europeo Eb-ner di Bolzano – Martini, (Contrin):problemi idrogeologici saranno di-scussi in Provincia (Trento) – Ro-moli, (IFMS): il congresso del 2004si svolgerà a Luino avendo rinun-ciato la 10ª divisione da montagnaUSA – Zelli, (Fondazione delle mon-tagne): la quota di partecipazioneè elevata; Parazzini attende di po-ter esaminare lo Statuto per deci-dere – Gorza, (P.C.): in estate moltointensa l’attività antincendi: 700volontari per 10.000 ore di lavoro;per le alluvioni in Friuli, 750 volon-tari per 8.000 ore di lavoro – Niche-le, (informatica) per bocca del pre-sidente: prega ogni sezione di indi-viduare un referente, esperto nelramo, che collabori quale suppor-to periferico con la costituendaCommissione.

10. CORRISPONDENZA. Negativarisposta del ministro Martino sullacaserma da aprire in Lombardia –Ringraziamenti: Maria Pia Garava-glia vice sindaco di Roma, per gli au-guri, il nuovo Capo di Stato maggio-re Giulio Fraticelli, il nuovo questoredi Milano Paolo Scarpis ed il ten.gen. Roberto Speciale nuovo coman-dante della Guardia di Finanza. �

La riunione dei presidenti

di sezione al Palazzo

delle Stelline

La riunione dei presidenti disezione che si terrà domeni-

ca 19 ottobre alle ore 10,

si svolgeràal Palazzo delle Stelline

corso Magenta 61 a Milano

anziché presso la sede naziona-le, in via Marsala 9 come prece-dentemente comunicato.

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Niente… penne, siamo alpini“I l bersagliere ha cento pen-

ne…”, dice una canzone, “mal’alpino ne ha una sola… sol

l’alpin la può portar”. La si cantava(e si canta ancora) sin da ragazzi,nelle terre di tradizioni alpine. Untempo si diceva che l’alpinità la sibeveva col latte, sin da neonati: que-sto per dire che quella – unica – pen-na che solo l’alpino può portare èsempre stata, nella convinzione po-polare, una sorta di ostia consacra-ta, riservata agli eletti. Anche adesso gli alpini hanno lapenna, ma quest’indispensabile ca-ratteristica sta diventando un optio-nal, una variabile del nuovo modellodi difesa. Siamo più propensi a pensare chesia diventata obbligatoria – anzi, sa-cra – per qualcuno sì e per qualcunaltro no. Esempi non ne mancano,purtroppo: è successo con alpiniche hanno sfilato il 2 Giugno di dueanni fa a Roma con il basco azzurrodell’ONU, e con alpini che sono all’e-

Un alpino in Bosnia euna pattuglia di alpiniin Afghanistan: primae dopo la “depenna-zione” dell’elmetto.

Un bersagliere inAfghanistan, riconosci-bile dagli altri militarisoprattutto grazie allepiume sull’elmetto.

stero in missione di pace, eufemi-smo per dire che sono in zona diguerriglia (quando non di guerra)che hanno un elmetto moderno intesta. Nessuno direbbe che sottoquell’elmetto c’è un alpino: manca lapenna. Manca un elemento essenzia-le, visibile e quindi riconoscibile. Si dirà: cosa da poco, in fondo: chesia un alpino lo si capisce da quelloche fa e da come lo fa. D’accordo. Esi dice ancora: non si può bucarel’elmetto per metterci una nappinacon la penna: ne risulterebbero pre-giudicate resistenza e sicurezza.Dobbiamo allora pensare che lo Sta-to Maggiore sia dell’avviso che i ber-saglieri (dei quali parliamo congrande affetto, perché sono semprestati considerati come fratelli) ab-biano la testa più dura degli alpini,perché il loro elmetto è bucato, ed èbucato perché altrimenti non po-trebbe starci la nappina, con tuttequelle piume che sorregge. E se non è bucato ha comunque

qualcosa (un potente adesivo, un ar-tifizio, una singolare quanto segretamagìa…) che fa attaccare all’elmoquelle piume, contrassegno del qua-le i bersaglieri vanno giustamentefieri.Si dirà ancora: anche gli alpini ave-vano l’elmetto con la penna, in Mo-zambico e in Bosnia, ma erano el-metti fatti ad hoc, vulnerabili, per-ché quei Paesi non venivano consi-derati zona di guerra: da allora lemissioni sono a rischio, e – per gli al-pini – ci vogliono gli elmetti senzabuchi. E poi, non ci sono elmetti colbuco, o perlomeno non ce ne sonoper tutti.

* * *Ora, capita che a pensar male ci siazzecchi, ed è quanto non vorrem-mo fare noi nel formulare alcuneconsiderazioni. Vogliamo pensareche lo Stato Maggiore abbia deciso atavolino di dare visibilità ai bersa-glieri e di toglierla agli alpini, morti-ficandoli? Vogliamo credere che i

vertici dello Stato Maggiore dell’E-sercito siano succubi della Difesa inquesta antipatica e inaccettabile…depennazione? Vogliamo credereche il Corpo dei Bersaglieri sia piùbravo degli alpini a difendere la pro-pria visibilità?Pensate quel che volete. Anzi, scri-veteci: delle lettere faremo un belpacchetto e lo invieremo a chi di do-vere. �

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Alpini si Alpini si Alpini si Alpini si Alpini si

A un certo punto della vita moltigiovani hanno avuto l’occasio-ne – per obbligo, per dovere,

per vocazione – di servire la Patria.Per la stragrande maggioranza di co-storo non è stata un’esperienza po-sitiva; per chi l’ha fatta nelle Truppealpine, come noi, è andata diversa-mente. In tanti mesi “tutti in colon-na” non siamo riusciti ad avere unistante libero. Abbiamo verificatocon stupore quanto fossero lontani i

limiti della nostra resistenza fisica epsicologica; abbiamo sperimentato ipregi e i difetti della vita in comunitàe le responsabilità che questa com-porta; abbiamo mangiato e dormitocon ragazzi di ceti e categorie socia-li che mai avremmo avuto modo difrequentare; abbiamo imparato ladifferenza tra autorità ed autorevo-lezza; abbiamo sofferto e ci siamopure divertiti.

Tutto ciò indipendentemente dal-l’essere nati tra i monti, in pianura oin riva al mare: a dimostrazione che,fatte salve le eccezioni, alpini si na-sce! Per valori, tradizione, famiglia,sentimenti, stile di vita. Tant’è che,una volta compiuto il “sacro dove-re”, abbiamo orgogliosamente chie-sto di far parte della nostra benea-mata Associazione d’arma moltoparticolare: siamo un’associazionedi uomini fondamentalmente liberi,onesti, laboriosi e responsabili che“casualmente” si sono trovati assie-me per un anno della loro vita, ehanno passato questo anno a scor-razzare per le montagne, mettendoogni giorno alla prova sé stessi, ripa-rati da un buffo copricapo.Ma non è la leva che ci ha fatto di-ventare così. Al contrario! Siamo sta-ti noi che abbiamo fatto speciale lanostra leva portando in essa tuttequelle qualità che già possedevamo,almeno in embrione, prima di fare ilmilitare, così come rendiamo spe-ciale la nostra Associazione portan-do, anche in questa, tutte le nostrequalità.

***

Da più di un ventennio però l’op-portunità di servire la Patria ne-

gli alpini, e conseguentemente di ali-mentare la nostra sorgente associa-tiva, è andata diminuendo progressi-vamente a causa della soppressionedei reparti, lo snaturamento dell’ad-

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nascenascenascenascenascedestramento, l’eliminazione delletradizioni, il rifiuto ad aprire repartialpini in Lombardia, la frustrazionedegli effettivi, le carenze finanziarie,l’irrisione degli ideali ...Se le cose non muteranno, l’opera didemolizione voluta dai poteri politicie militari si concluderà trionfalmen-te nel 2004, con la sospensione dellaleva, e conseguentemente si avrà co-me corollario inevitabile, anche senon immediato, la fine dell’ANA.In tale contesto abbiamo quindi ildovere, prima ancora della neces-sità di rispondere alla domanda: chesarà della nostra Associazione? Per la verità ce lo chiediamo da tem-po in occasione di accalorate di-scussioni nei gruppi, alle nostre riu-nioni, ai nostri convegni.Tali discussioni hanno evidenziato,nel malcontento generale, la neces-sità di avviare seriamente una cam-pagna di reclutamento dei molti che,pur avendone i requisiti, non sonoiscritti all’Associazione. Ma il vero problema è rimasto ametà, nella speranza che, stante leben note difficoltà a reclutare soloprofessionisti, si adottasse il siste-ma misto di arruolamento (leva eprofessionisti) e che si tenesse con-to dei nostri suggerimenti, che pergli alpini ci fosse una eccezione.Abbiamo civilmente tentato di evi-denziare a tutti i responsabili politi-ci e militari gli errori e le incon-

gruenze del disegno di legge che sta-vano approvando, abbiamo provatoa scuotere coscienze intorpidite edistratte.Anche se il risultato della nostraazione era abbastanza scontato, ab-biamo compiuto lo stesso, e fino infondo, quello che ritenevamo essereil nostro dovere: ci siamo comporta-ti da cittadini e non da sudditi.

***

Conseguentemente, dobbiamoserenamente e determinatamen-

te prendere atto che per liberarcidal tormentone, una scelta si impo-ne tra due soluzioni:– far buon viso a cattivo gioco e

quindi continuare ad accoglieretra noi solo chi ha svolto o svolgeil servizio militare negli alpini;

– far di necessità virtù e quindi con-siderare la possibilità che gli alpi-ni ce li facciamo da noi.

Come e quando? È tutto da vedere eda discutere. Insieme.

***

Nel primo caso è necessario essereben consapevoli che, se questa è lalinea da seguire, occorrono chiarez-za e coerenza, cominciando a pre-tendere che tutti gli associati abbia-no il requisito per essere tali: aversvolto il servizio militare per almenodue mesi in un reparto alpino. Stan-

te l’attuale sistema di arruolamentooccorre però, inevitabilmente, met-tere in preventivo la fine della Asso-ciazione.La seconda soluzione guarda, oltre achi ha svolto il servizio militare ne-gli alpini, all’associato potenziale. Èquella persona, il cui stile di vita siidentifica con il nostro. Si tratterebbe di riconoscere anchea costoro di aver guadagnato qual-cosa sul campo, meglio e più di tantiimboscati nei mesi di naia e poi nel-la vita civile. Si tratterebbe di prendere atto che ilvero meccanismo di aggregazionedell’ANA non è costituito dall’averfatto qualche mese di servizio mili-tare ma da una particolare comu-nanza spirituale fondata su pochi,semplici, fondamentali valori.Si tratterebbe di prendere atto inol-tre che abbiamo ricevuto in ereditàil dovere fondamentale di far si chel’Associazione non deve sopravvi-vere ma deve continuare a vivere,per tramandare gli ideali che nonsono solo nostri ma costituiscono ilfondamento della nostra Italia.

Discutiamone. Restando uniti, de-terminati, fieri del nostro essere al-pini, di amare la Patria e certi di es-sere dalla parte della ragione perché“alpini si nasce”. �

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L a città di Rossosch sta cambian-do volto rapidamente. Chi ha la-vorato per la costruzione dell’a-

silo dieci anni fa la trova quasi irri-conoscibile. Allora l’edificio realiz-zato dall’A.N.A. era un modello diedilizia moderna, ora è circondatoda costruzioni nuove o ristrutturate,dalle linee marcatamente russe macurate e posizionate in modo da co-stituire un insieme armonico e gra-devole.Un gruppo di manutentori, sotto ladirezione di Sebastiano Favero, sulposto fin dal 7 settembre per con-trollare il funzionamento degli im-pianti dell’asilo, ha lavorato per eri-gere il piedestallo del monumentoda collocare al centro del parco chela municipalità stava mettendo inordine con il rifacimento dei marcia-piedi, la posa di una recinzione inferro battuto e qualche ritocco allapiantumazione. Il 60° di Nikolajewkae l’80° della città avevano attivatoun insieme di iniziative che metteva-no in sinergia gli Alpini e i Rossocia-ni per una grande manifestazione al-l’insegna dell’amicizia e della solida-rietà.Venerdì 12, puntuale come fossimoin Svizzera, arriva il treno specialecon il presidente Parazzini, il vicePasini e un paio di centinaia di alpi-ni. Sui marciapiedi della stazione fer-roviaria c’è l’atmosfera e l’animazio-ne dei grandi eventi, come stesseper arrivare lo zar di tutte le Russie.Massime autorità civili, fanfara e unbel gruppo di donne negli scintillan-ti costumi locali, con il rituale pane e

sale da offrire all’ospite. In pochi mi-nuti la rigida accoglienza protocolla-re evolve verso il più congeniale cli-ma festaiolo e gli alpini comincianoa ballare con le signore paludate, alsuono di un’antica armonica, sbuca-

ta fuori da chissà dove.Seguono, secondo un fitto calenda-rio rigorosamente concordato conle autorità russe e puntualmente ri-maneggiato all’ultimo momento, lecerimonie, gli incontri con i respon-

A Rossosch, luogo simbolodi un’immane tragedia

Settecento alpini, con il Labaro e il presidente nazionale alla ricorrenza dei dieci anni dell’asilo “Sorriso”

Inaugurato anche un parco con un monumento ai Caduti russi e italiani Calorosa l’accoglienza riservata agli alpini da parte delle autorità e della gente

DI VITTORIO BRUNELLOL’asilo “Sorriso”, a Rossosch, costruito diecianni fa per volontà dei reduci di Russia, peronorare gli alpini che non sono più tornati.

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sabili della Regione, del Municipio,compreso il gemellaggio con la cittàdi Conegliano, presente una delega-zione con il sindaco alpino Zambone le cene all’insegna degli innumere-voli brindisi a base di vodka, bevutad’un sorso. Le conseguenze, all’im-maginazione del lettore.Questa atmosfera però svaniva im-mediatamente appena si usciva dal-la città e cominciava a sfilare a per-dita d’occhio l’immensa distesa del-la campagna russa. Rare le isbe conil tetto di paglia, come quelle vistedai nostri soldati, ma sufficienti adevocare immagini e riflessioni sull’o-dissea di un’armata di splendidi gio-vani che si dissolse nei rigori dell’in-verno russo del 1943. Il Don, con ilsuo corso quasi immobile, circonda-

to da una natura dolce nella luce set-tembrina, segna più che un limitegeografico un luogo simbolo diun’immane tragedia.La delegazione A.N.A., guidata dalpresidente nazionale, consiglieri,autorità civili, militari e dal cappella-no è lì, nel primo pomeriggio di sa-bato, in silenzio, a deporre sulle ac-que un mazzo di fiori mentre latromba rende gli onori ai Caduti. Lasemplice cerimonia si conclude conla Preghiera dell’Alpino e Signore del-le cime, in versione riveduta: “…la-sciali andare per le tue montagne”.Il sindaco del luogo, mentre ci con-gediamo per visitare quota Pisello,estrae da un taschino un piccoloCrocefisso, trovato da un pastore di

Il presidente della regione di Rossosch,Grignov e il sindaco di Conegliano,Zambon, che ha guidato la delegazio-ne della sua città.

Gli onori ai Caduti a Nikolajewka, dopo la deposizione di fiori al monumento che liricorda da parte del vice presidente nazionale Fabio Pasini, con i consiglieri nazio-nali Bruno Canova e Gian Carlo Romoli. Nella foto, il momento della preghiera del-l’Alpino, letta dal revisore nazionale dei conti Carlo Fumi.

Foto ricordo del nostro presidente nazionale con le insegnanti dell’asilo di Rossosch.

E • PELLEGRINAGGIO SUL DON PER NON DIMENTICARE • PELLEGRINAGGIO SUL DON PER NON DIMENTICARE • Il presidente Parazzini e il generale Iob almonumento eretto nel parco dell’asilo ededicato ai Caduti italiani e russi, idealizzatiin un cappello alpino e una stella. Alladestra di Parazzini il sindaco di RossoschKvasov. Ai lati del basamento due lapidi, unain italiano e una in russo sulle quali si legge:“Da un tragico passato un presente di amici-zia per un futuro di fraterna collaborazione”.

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nome Alessandro nelle trincee occu-pate dalla Julia prima del ripiega-mento, e lo consegna a Parazzini. Unsegno di speranza e di fede che glieventi della guerra non hanno can-cellato e che il tempo restituisce perconfonderci ancora di più nel grovi-glio di emozioni suscitate da quelleterre.A Rossosch nel frattempo è festagrande, con danze, spettacoli, con-certi sulla piazza antistante al muni-cipio, dominata da una grande sta-tua di Lenin. Gli alpini presenti nonsi sottraggono al coinvol-gimento e fraternizzano,soprattutto con le ragaz-ze, in un miscuglio lingui-stico che dai dialettistretti della nostra peni-sola va al rossociano piùdisinibito; una babele disimpatia e di esuberanza.Sul tardi, ad ogni scoppiodegli immancabili fuochid’artificio segue un boatodi compiacente ammira-zione, per liberare final-mente una coralità comunicativa.La mattina del 14 settembre, dome-nica, ci riserva un cielo terso, ariagradevolmente fresca e tanti cappel-li alpini che convergono verso l’asi-lo. Alle nove comincia la messa offi-ciata da don Mario Casagrande diConegliano, presente il Labaro, ac-compagnata dalla fanfara Valchiesedi Salò e dai cori Soreghina di Geno-va ed Edelweiss Montegrappa diBassano. Il presidente Parazzini, ilgen. Iob, il col. Schenk e una delega-zione russa vanno invece a deporreun mazzo di fiori davanti ai monu-menti ufficiali russo e italiano. Alledieci, ammassamento e inquadra-mento al comando del ten Favero.Sono presenti trentadue vessilli, traquesti anche Francia, Germania eNordica con i rispettivi presidenti,sessantacinque gagliardetti e oltreseicento alpini. Al microfono comespeaker Poncato di Belluno. Il Laba-ro, scortato dal presidente Parazzi-ni, dal gen Iob, dal vice Pasini e daiconsiglieri Botter, Canova, Cason,Fumi, Nichele, Romoli, segue la fan-fara Valchiese di Gavardo della se-zione di Salò che esegue il 33 e dopouna breve sfilata va a posizionarsisotto il portico dell’asilo dove atten-dono le autorità italiane – l’addetto

l’alpin, su note originali di una melo-dia russa, cantata in versione italia-na dagli alpini, raggiungono l’ottago-no dove sorge il monumento e pro-cedono al suo scoprimento, depo-nendo due mazzi di fiori, mentre inonore ai Caduti la tromba suona il si-lenzio d’ordinanza. Il cappello alpi-no e la stella russa, opera dell’arti-sta Fabbian di Crespano, brillano alcentro dell’area verde del parco esul basamento si può leggere lascritta dettata da Busnardo: “Da untragico passato – un presente diamicizia – per un futuro di fraterna –collaborazione”.Tornati in tribuna e consegnati i di-stintivi – un’aquila che protegge l’a-silo, ideata da Serena Canova di Bas-sano – ai reduci Ficca (Parigi), Pia-non (Belluno) e Alfonso (Roma), chesimbolicamente rappresentano tuttii loro compagni d’arme e ai membridella commissione che hanno realiz-zato l’asilo nel 1993, Busnardo (riti-

militare a Mosca gen. Giglio, il vice-console di San Pietroburgo Ricciar-di, alpino – e russe: il presidente del-la Regione Grignov, il sindaco Kva-sov e il gen Postnikov comandantedella XX armata. Dichiarate aperte le cerimonie daparte del sindaco si procede all’alzabandiera, prima con l’inno italiano,poi quello russo. Il presidente Paraz-zini e il sindaco Kvasov, seguiti dallemassime autorità militari, scendonoverso il parco e procedono al tagliodel nastro. Quindi, al suono di Va

Anche un autografopuò essere un segnodi amicizia…

Allegria in piazza, con balli improvvisati di alpini e ragazze del luogo.

Amarcord di reduci alpini e russi.

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ra la moglie), Bonin , Chies, Favero,Greppi e Poncato, senza dimentica-re le massime autorità – si passa alleorazioni ufficiali.Il presidente Grignov e il comandan-te Postnikov sottolineano come, no-nostante la differente storia dei no-stri popoli e le diversità di tradizionie situazioni contingenti, ci sianotanti elementi in comune tra gli Alpi-ni e i Russi, dal senso dell’ospitalitàalla sensibilità per chi ha bisogno,alla generosità. Il gen. Bruno Iob ma-nifesta la sua soddisfazione di esse-re presente ad una manifestazione

principali città russe. Fino a sabato20 settembre, le campagne da NovaKalitva a Livenka, le piazze, dalCremlino alla Fortezza dei S.S. Pietroe Paolo e i principali aeroporti han-no visto circolare lunghe file di cap-pelli alpini. Perfino al ristorante Bor-sellino, in piazza San Isacco, uno deipiù “in” di San Pietroburgo, gestitoda un alpino, su invito del vice-con-sole Ricciardi, giravano penne neree si sentiva intonare l’ormai irrinun-ciabile “inno” quasi nazionale: “Al-ziamo il bicchier”.Una personalità russa, durante unapausa pranzo, dopo aver ascoltatoalcune nostre canzoni ha detto: “Voisiete i migliori ambasciatori d’Ita-lia”. Il complimento ci fa piacere, maa noi basta essere alpini. �

(Fotoservizio di Sandro Pintus)

che interpreta significativamente lospirito dell’alpino. Il presidente Bep-pe Parazzini ricorda come l’asilo sianato dalla memoria di tanti Caduti,come opera di pace. “In questi diecianni ci siamo sentiti più vicini al po-polo russo, abbiamo guardato aicambiamenti della società con inte-resse, avvertendo una forte spinta alavorare insieme per un futuro dicollaborazione e di amicizia”.Terminata la parte ufficiale, i bambi-ni dell’asilo si esibiscono in unospettacolo in costume, catturandola simpatia di tutti. Successivamen-te, si alternano cori e fanfara, moltoapprezzati ed applauditi.Nel pomeriggio Lucio Gambaretto,responsabile della colonna camperche nel frattempo si era schieratanella piazza principale di Rossosch,ha incontrato la direttrice dell’asiloper consegnare una quantità consi-derevole di giocattoli e materiale di-dattico. Anche altre mani ignote ave-vano lasciato doni per i bambini.Verso le ore quindici, nella sala delcentro culturale della città, grandespettacolo con i cori, la fanfara e al-cuni gruppi folkloristici russi. Ap-

plauditissimi i nostri rappresentantie molto ammirati i danzatori cosac-chi, veramente scatenati in un’esibi-zione che sembrava violare le leggidella gravità.In serata le prime partenze: alcuneper l’Italia, altre per i campi di batta-glia ed altre ancora dirette verso le

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Lo spettacolo organizzato dai ragazzi in onore degli alpini.

Lo spettacolo improvvisato dagli studenti nella piazza dedicata a Lenin.

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Un momento del concerto della fanfara Valchiese di Salò nel teatro gremitissimo.

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G rande: questo è l’aggettivo piùadeguato per sintetizzare laRussia, terra del pellegrinaggio

a Rossosch per il decimo anniversa-rio della costruzione dell’asilo “Sor-riso”. La Russia è grande anzitutto per lasua storia, ricca di 1500 anni di tena-cia ed orgoglio nazionale. Questopaese ha resistito alle orde mongole,a Napoleone e ad Hitler; ha fondatouna città come San Pietroburgo làdove c’erano solo acquitrini e paludi.La Russia ha resistito a 90 anni di co-munismo di Stato senza perdere lapropria identità. Ora la storia e la cul-tura nazionali riemergono, in tutta laloro solennità, dall’oblio forzato do-ve erano stati forzatamente sepolti.La Russia è grande nelle contraddi-zioni, esasperate dal crollo del comu-nismo, ed è sempre più marcato il di-vario fra i ricchi – la precedente no-menklatura che ha saputo e potutoapprofittare delle privatizzazioni -ed i poveri, che hanno visto sostitui-ti vecchi con nuovi padroni. Su tuttola nuova legge del libero mercato chesa essere severa con chi non puòcombattere. Ora il cittadino russo conosce libertàe democrazia, ma deve fare i conticon i costi economici e sociali che idue valori richiedono. Non è azzar-dato paragonare la Russia odierna al-l’Italia del primo dopoguerra, risve-gliatasi violentemente da un sonnodella ragione che ha causato i guastitristemente noti.Ma la grandezza più evidente dellaRussia sta negli spazi immensi delterritorio. Campi e boschi a perditad’occhio per ore ed ore sono una co-

stante fuori dalle città. Le strade dis-sestate congiungono i paesi con di-stanze inimmaginabili. Ovunque gra-no, fieno, mais, barbabietole, rape,patate. E poi tralicci per l’elettricità –che farebbero impallidire il più tene-ro degli ambientalisti – e le automo-bili, quasi tutte la versione sovieticadella nostra mitica FIAT 124: auto lo-gore, sporche, stracariche di gente emateriale, spesso ferme ai bordi del-le strade con il cofano aperto perchissà quale guasto. La stessa am-piezza si trova nelle grandi città co-me Mosca e San Pietroburgo, dovegli spazi e gli edifici sottolineano ilsenso di grandezza. A Mosca vannocitati la torre televisiva alta quasi 600metri, i sette grattacieli staliniani,l’hotel Rossija da 6.000 posti letto…L’ultima grandezza della Russia èsenza dubbio la fede. La religione or-todossa è assai tradizionale nella li-turgia e mantiene un profumo di sa-cro e di mistero che noi abbiamo di-menticato. I pope barbuti, la preghie-ra attraverso l’icona, i ceri sempreaccesi, il canto polifonico rigorosa-mente a cappella, la ricchezza sfolgo-rante delle chiese sono le diverse

facce di una religione orgogliosamen-te chiusa ad ogni apertura verso ilmondo e le sue regole.In questo scenario si innesta la ceri-monia che l’Associazione NazionaleAlpini ha celebrato a Rossosch.Tutte le espressioni di saluto delleautorità russe hanno sottolineatol’assenza di odio verso gli italiani checombattevano una guerra di invasio-ne nella quale non credevano. La po-polazione dell’epoca avvertiva la dif-ferenza di comportamento fra i no-stri soldati e gli altri invasori e non vifu – infatti – mai livore verso i nostri.Si sprecano gli episodi di compassio-ne che le contadine russe hanno avu-to per i nostri ragazzi.Questo sottile filo rosso lungo 60 an-ni si ritrova in tutte le parole ufficiali,segno che il bene non viene dimenti-cato mai.Dopo la cerimonia molti hanno visi-tato i luoghi delle battaglie più triste-mente famose. A Quota pisello un sa-cerdote ha improvvisato (se il termi-ne è consentito) una messa con unozaino per altare, un po’ d’acqua, vinoe pane certamente russi e poco uffi-ciali in termini liturgici. Ma la fede su-

Un sottile filo,lungo 60 anni

A Quota pisello un sacerdote ha celebrato Messa con uno zaino per altare, pane e vino: hanno pregato

con gli alpini anche alcune donne che, nell’inverno del ’43, aiutarono i nostri soldati

DI GIAN PAOLO NICHELE

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Il sottopasso dellaferrovia, al terrapie-no di Nikolajewka.

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pera ogni apparenza e lì dove troppialpini hanno sacrificato la propria vi-ta, si è consumato il sacrificio eucari-stico per le loro giovani anime, perquelle dei loro nemici, per quelli tor-nati a casa con una ferita incancella-bile nel cuore. I vessilli ed i gagliar-detti hanno incorniciato la Preghieradell’Alpino che ha suggellato la ceri-monia tanto formalmente sobriaquanto spiritualmente solenne. Due anziane signore che hanno par-tecipato alla messa sono state testi-moni dell’inverno 1942-43 e, pur sen-za ricordare situazioni precise, ave-vano ben presenti quei soldati infa-gottati ed affamati che cercavano unpo’ di calore. Le due anziane hannopregato insieme agli alpini e certa-mente la differenza di lingua non di-venta un problema in Cielo.Una tappa successiva è stata Niko-lajewka, dove la Tridentina ha supe-rato il famoso sottopassaggio ferro-viario per aprirsi un varco verso ilcentro della cittadina e quindi la sal-vezza. I luoghi si riconoscono a fati-ca, un po’ con la testimonianza di chi

dieci anni prima li visitò con il pro-fessor Morozov, un po’ grazie agli an-ziani che rammentano le battaglie ela torma disperata che invase la cit-tadina. Ritornano alla mente le pagine di Be-deschi, il famoso “Tridentina avanti!”di Reverberi, i ricordi personali diCaprioli e dei tanti reduci che ciascu-no ha conosciuto. Chiudendo gli oc-chi un anonimo sottopassaggio si po-pola di rumori, immagini e dolore.Solo il silenzio riverente può dare unsenso a tutto questo. Una preghieramormorata offre le uniche parole peruna tragedia troppo grande, troppoinutile, troppo folle.L’ultima tappa del pellegrinaggio èstata la visita alla zona nella quale sitrovano le fosse comuni. Una piccolastele è tutto ciò che ricorda quel ci-mitero sterminato di senza nome. Ri-tornano nitide le immagini del “Com-pagno don Camillo”, in cui il nostra-no sacerdote si ritrova in Russia e ac-compagna un comunista italiano a ri-trovare il luogo dove il fratello era ca-duto pochi ani prima. Lo ritrovano

vicino ad un albero al centro di ungrande campo di frumento e le paro-le del fratello sopravvissuto sonoesemplari: “…ma con tutto lo spazioche hanno, proprio qui dovevano ve-nire a coltivare…”. La stessa domanda torna oggi, dopoalcune decine d’anni da quel film, imuri di Berlino abbattuti ed i verticicon pacche sulle spalle dei capi digoverno italiano e russo. Sarà possi-bile esumare quelle salme, tentare didar loro un nome o, almeno, renderesacro quel luogo dove tanti nostri ra-gazzi sono sepolti? Forse non si riu-scirà mai a dare un nome ed un voltoa tutti ma non è giusto che al posto diuna croce ci sia un campo arato.L’Associazione Nazionale Alpini fa-rebbe la propria parte con entusia-smo e disponibilità, come al solito,ma occorrerebbe un impegno fortedei rispettivi governi. Il futuro è ap-poggiato saldamente sulla storia,piaccia o non piaccia. Anche qui una breve cerimonia, ilraccoglimento, la Preghiera dell’Alpi-no e Signore delle cime. Bepi de Mar-zi sarà contento lo stesso, anche segli alpini non hanno cantato le suesplendide Nikolajewka o L’ultima not-te… sono troppo difficili per chi im-provvisa, anche se ci mette il cuore.Ma quelle note, e la preghiera, hannosuggellato due giorni di emozioni,storia e raccoglimento che hanno se-gnato per sempre coloro che vi han-no preso parte.“E tu, madre di Dio, che hai conosciu-to ogni sofferenza ed ogni sacrificio ditutti gli alpini Caduti…”. �

(Fotoservizio di Sandro Pintus)

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Deposizione di unfiore al monu-mento ai Caduti.

Rossosch ieri (foto a sinistra) e oggi.

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“Prealpi Varesine 2003”:un grande interventodi Protezione civile

Organizzato dalla sezione di Varese e condotto dal 2° raggruppamento

S i è conclusa con un meritatosuccesso “Prealpi varesine2003”, l’annuale esercitazione

del 2° Raggruppamento, organizzataquest’anno dalla sezione di Varese.“Esercitazione”: termine improprioper indicare un vasto intervento direcupero del territorio nel Parco Na-turale del Campo dei Fiori e nella Co-munità Montana della Valcuvia.Ben 21 cantieri di lavoro, suddivisinei comprensori dei due enti sovrac-comunali, sono stati portati a termi-ne con professionalità; cantieri diqualità, che hanno messo a duraprova i volontari accorsi numerosi aBrinzio, i quali hanno dato provadella loro maestria lasciando unatraccia indelebile del loro lavoro.

Il campo base, al quale facevano capoben 21 cantieri di lavoro.

La sala radio, in collegamento con tutti i21 cantieri organizzati nel territorio.

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La collaborazione e la disponibilitàdella Regione Lombardia, della Pro-vincia di Varese, della ComunitàMontana della Valcuvia e del Parcodel Campo dei Fiori, hanno postouna solida base per la realizzazionedei cantieri con la sistemazione, ocreazione ex-novo, di sentieri taglia-fuoco e strade di accesso ai mezziantincendio; messa in opera di pontie passerelle pedonali distrutti dapiene dei torrenti, con il ripristinodel naturale percorso degli stessi; lasistemazione di strade boschive dicollegamento, nonché di aree di so-sta; la bonifica di vaste zone interes-sate da devastanti incendi; il restau-ro (al quale stanno tutt’ora lavoran-do alcuni nostri volontari) di una

cappella votiva del 1700; il recuperodel parco di Villa Cagnola (abbando-nato da 30 anni ad incuria e devasta-zioni di ogni genere) che diventeràpresto un importante centro di ag-gregazione. Infine un intervento, sul lago Mag-giore, mirato alla sistemazione di untratto di spiaggia ed alla pulizia del-l’antistante fondale, con esercitazio-ne di ricerca subacuqea, da partedelle squadre sommozzatori.Questi, in sintesi, gli interventi effet-tuati dai 1.200 volontari delle sezio-ni del 2° Raggruppamento con l’effi-cace collaborazione dei volontaridel Parco del Ticino e delle squadreantincendio del Parco del Campodei Fiori e della Comunità Montana

La sala breefing, durante il quale i capi-cantiere hanno ricevuto le istruzioni perarmonizzare i vari interventi.

La bonifica di un bosco: è un interven-to di grande importanza per la preven-zione degli incendi.

La costruzione di un fossato tagliafuoco.

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della Valcuvia.Un “super” campo base, di 23.000metri quadrati, è stato allestito dallanostra squadra logistica con il fon-damentale aiuto dei volontari dellaprotezione Civile dell’Azienda Elet-trica Milanese, dotandolo di serviziigienici e docce con relativi scarichifognari ed un notevole numero dipunti di allacciamento all’acqua po-tabile ed alla corrente elettrica, indi-spensabili per un ottimo funziona-mento di tutta la tendopoli. Prezioso è stato il supporto dellaCroce Rossa Italiana, con numerosivolontari ed ambulanze; della Colon-

na mobile della Regione Lombardiacon tutti i suoi mezzi oltre che deivolontari della Fir-Cb per alcuni col-legamenti radio. L’attenta vigilanza del Nucleo deiCarabinieri in congedo di Varese hapermesso che all’interno del campobase, a livello di tranquillità, tuttofunzionasse a dovere.Un plauso ed un ringraziamento for-te ai gruppi alpini delle sezioni diLuino e Varese, che hanno organiz-zato la parte logistica dei cantierinella giornata di sabato.In una manifestazione così sentita eviva non c’è soltanto il “lavoro” inte-so come tale, ma anche risvolti“umani” con innumerevoli sfumatu-re: amicizie che nascono e si conso-lidano; quel pizzico di sana competi-zione che non guasta, ma che fa tira-re fuori il meglio di sé; quel camera-tismo al quale ci tiene legati il nostroCappello Alpino.Molti i riscontri positivi di questaimpegnativa operazione ed il risulta-to è che stiamo crescendo, anchenella collaborazione, con altre orga-nizzazioni di Protezione civile.

Gio’

Fotoservizio di Guido Comandulli.

Un sostegno alla… buona volontà alpina.

La posa di una ringhiera di ferro diprotezione lungo un sentiero esposto.

Squadra antincendio in funzione.

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Protezione civile: il gen. Maurizio Gorzacoordinatore della Commissione nazionale

Ha sostituito Antonio Sarti, eletto presidente della sezione di Bergamo

M aurizio Gorza è il nuovo coor-dinatore della Commissioneper la Protezione civile. Ha

sostituito Antonio Sarti, eletto presi-dente della sezione di Bergamo.Sarti era responsabile della nostraProtezione civile dal 1984, divenen-do oltretutto coordinatore del grup-po di lavoro del Dipartimento nazio-nale di Protezione civile per la revi-sione della legge 194/2001 e vice pre-sidente del Comitato nazionale per ilvolontariato presso il Dipartimentodi P.C. dell’Osservatorio nazionaledel volontariato presso il Diparti-mento Affari sociali. In questi anni econ il suo coordinamento la Prote-zione civile della nostra Associazio-ne ha fatto un grande salto di qua-lità, quantitativa ma soprattuttoqualitativa, come hanno dimostratole tante emergenze che hanno visto i

nostri volontari in prima linea, tra ilriconoscimento delle autorità, e nonsoltanto italiane, ma soprattutto del-le popolazioni assistite. Maurizio Gorza, che è coordinatoredella P.C. per il Veneto e il Trentino-Alto Adige dal 1995, è brigadier ge-nerale. È stato nominato ufficiale altermine dei corsi all’Accademia mili-tare di Modena, ha prestato servizionei battaglioni Susa, Edolo, Cividale

e nella C.C.R. del 5° Alpini, ha co-mandato il battaglione Feltre e hauna lunga esperienza in reparti NA-TO e Interforze, anche con attivitàispettive e di programmazione. Conlui la Protezione civile ANA continuadunque ad essere in buone mani. Co-me del resto sanno tutti i nostri vo-lontari, in special modo quanti han-no partecipato alle missioni in Alba-nia, per l’allestimento dei campi pro-fughi di prima accoglienza a Kukes,fra i terremotati dell’Umbria e nel-l’intervento in Dordogna (Francia)devastata dalle tempeste di vento.Un grazie ad Antonio Sarti e a Mauri-zio Gorza per quanto hanno fatto efaranno: il primo nell’ambito dellasua sezione, Gorza per l’oneroso in-carico assegnatogli in un momentoparticolarmente delicato per la no-stra Protezione civile.

Il nuovo capo di Stato Maggiore dell’Esercitoin visita al Comando Truppe alpine

I l capo di Stato Maggio-re dell’Esercito, ten.gen. Giulio Fraticelli,

che recentemente ha av-vicendato il ten. gen.Gianfranco Ottogalli alvertice della Forza Ar-mata, ha visitato il “Pa-lazzo alti comandi”, se-de del Comando delleTruppe alpine.Nel corso della visital’alto ufficiale, dopo averincontrato i quadri delcomando di Bolzano, èstato aggiornato sulla si-tuazione delle Truppe al-pine, costantemente impegnate in missioni internazionali. In particolare,in questo momento, sono impegnati all’estero il 3° rgt. artiglieria da mon-tagna (a Kabul – Operazione ISAF), il 14° rgt. alpini (in Kossovo), il 5° rgt.alpini (a Sarajevo – Bosnia) e la 1ª compagnia ranger del battaglione alpi-ni paracadutisti “Monte Cervino” di Bolzano, che affianca i paracadutistidella Folgore nell’operazione “Nibbio” in Afghanistan. �

Maurizio Gorza.Antonio Sarti.

RADUNO DELLA40ª BATTERIA

E rano tanti gli artiglieri della 40ªbatteria “Susa ‘d fer” che han-no partecipato al raduno pro-

posto dal brig. gen. Giorgio Battisti,attuale Comandante della brigata al-pina Taurinense, a Bousson (TO).Un’occasione in più per confermareche, seppure a distanza di anni, re-stano immutati ricordi e sentimentiche legano i compagni d’arme.Si è quindi deciso di dare una ca-denza costante all’iniziativa (il pros-simo incontro a novembre, zonaArona, in data da stabilirsi). Un “co-mitato” appositamente creato si oc-cuperà di rintracciare e aggregarequanti più “quarantini” veterani pos-sibile.Per informazioni telefonare a: Bordi-gnon Corrado 0121.393007 – BittiGiuseppe 02.33482252 – Gini Ales-sandro 011.9640090 – Barra Pier-paolo 011.9563225 – Medana PierCarlo 335.272104. �

Il ten. gen. Fraticelli al suo arrivo al Comando Trup-pe alpine, accompagnato dal ten. gen. Iob, riceve glionori da un picchetto.

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O gni pellegrinaggio ha una storiaa sé e rinnova nell’animo deglialpini sentimenti mai sopiti.

Quando il pellegrinaggio si svolgesull’Ortigara l’atmosfera è particola-re, anche perché è impossibile nonrestare smarriti davanti al desolatospettacolo dell’altopiano devastatodai colpi delle artiglierie: immaginid’una tragedia che si intuisce terri-bile, in una montagna che ancora og-gi, dopo più di ottant’anni, ci resti-tuisce testimonianze e resti di com-battenti. Ecco perché il rituale che ogni annosi ripete, ogni anno sembra acqui-stare maggior significato, anche in

MIGLIAIA DI PENNE NERE AL PELLEGRINAGGIO SULL’ORTIGARA

Un momento della S. Messa celebrataa suffragio di tutti i Caduti all’altaredella Colonna Mozza, sull’Ortigara.

Alla Colonna Mozza,

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virtù della differenza fra quell’imma-ne tragedia che fu la Grande Guerrae la realtà di oggi, che vede schieratil’uno accanto all’altro, sul comunefronte della pace, gli avversari diquei fronti di guerra lontani.Per il pellegrinaggio, la cima dell’Or-tigara di buon mattino è stata metadi due colonne: una è partita in fuo-ristrada da Asiago e poi ha raggiun-to la vetta percorrendo a piedi l’alto-piano costellato da ruderi del co-mando austro-ungarico; l’altra haraggiunto l’Ortigara dal Lozze, dal-l’accampamento più a valle. Alla Co-lonna Mozza – uno dei punti di rife-rimento della memoria degli alpini -

Una sconvolgente immagine dell’altopiano dell’Ortigara, martoriato dai tiri dell’arti-glieria che il tempo non è ancora riuscito a cancellare: monito per tutti alla pace.

come in un abbraccioLa deposizione di una corona al cippo che ricorda i Caduti austro-ungarici. Sullo sfondo, la cima dell’Ortigara con la ColonnaMozza.

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tantissimi, si sono raccolti come inun grande abbraccio, con il Labaroscortato dal presidente nazionaleBeppe Parazzini, decine di vessilli ecentinaia di gagliardetti e dopo ladeposizione di una corona hanno as-sistito ad una S. Messa in suffragiodei Caduti celebrata dal cappellanodon Rino Massella. Conclusa la cele-brazione, gli alpini si sono trasferitisulla cima attigua, dove è eretto uncippo a ricordo dei Caduti austro-ungarici e dove, presenti i rappre-sentanti della Croce Nera austriaca,è stata deposta una corona.La colonna si è quindi spostata sulfondovalle, alla spianata del Lozzedove c’è una cappella-ossario e, po-co distante, la colonna con la Ma-donna delle Nevi. Dopo l’alzabandie-ra e la lettura della lettera testamen-to di un sottotenente caduto pro-prio sull’Ortigara è stata celebratauna S. Messa accompagnata dal co-ro della sezione di Verona. Al termine, il presidente Parazziniha ringraziato gli oltre tremila con-venuti, ed in special modo gli alpinidel picchetto che avevano reso glionori, i sindaci e le rappresentanzemilitari. Ha auspicato che gli alpiniin armi continuino a svolgere il loroaddestramento sulle montagne, chesono la culla della memoria del no-stro Corpo. (m.b.) �

(Fotoservizio di Guido Comandulli)

L’omaggio ai Caduti nel piccolo sacrario del Lozze.

Il picchetto alpini del 2° reggimento Genio, che con laFanfara della Julia ha presenziato al pellegrinaggio.

Il pianoro del Lozze, dove sono state erette una cappella e la colonna con la Madon-na degli Alpini.

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Onori ai Caduti sul Col di Lana

D omenica 3 agosto si è svoltal’annuale cerimonia di comme-morazione dei Caduti della

Grande Guerra sul Col di Lana, tra-gico teatro di aspri combattimenti.Centinaia di persone a quota 2465per assistere alla S. Messa in suffra-

gio dei Caduti officiata dal capo delservizio spirituale del ComandoTruppe alpine di Bolzano, don Gian-paolo Manenti e accompagnata dalcoro femminile “Col di Lana”, direttoda Anna Davich. C’erano, tra gli altri,il sindaco di Livinallongo GiacomoCrepaz, il comandante del repartocomando delle Truppe alpine di Bol-zano, ten. col. Carlo Verino, il 1° ma-resciallo Moreno Sandri, comandan-te della caserma Gioppi di Arabba(Belluno), una rappresentanza del-l'esercito austriaco e gli alpini, convessilli, delle sezioni di Bolzano, Co-negliano, Treviso e le penne nere diBelluno guidate dal presidente Arri-go Cadore. �

Adunata a Trieste:prenotazioni alberghiere

Visite guidatenelle valli valdesi

I l dottor Nicola Rossetto, docentepresso l’Università degli Studi di

Torino è a disposizione dei soci ANAe loro familiari che volessero visitarele valli valdesi della provincia di Tori-no e cioè Pragelato, Valluisa, SanMartino, Val Pellice e d’Angrogna. Gliinteressati possono prendere contat-to con lui per visite guidate e per co-noscere le vicende del movimentoreligioso di Valdo, che tanta parteebbe nella storia del Piemonte. Chi fosse interessato può prenderecontatto con il professore il cui reca-pito è: via Puccini 15 – 10060 Bibia-na (TO); tel. 011/6703164. �

Secondo radunobrigata Cadore

A distanza di cinque anni, la se-zione di Belluno organizza il 2°raduno della brigata alpina Ca-

dore. Il calendario della manifesta-zione triveneta, aperta anche a tuttele sezioni dell’ANA, ha previsto ledate del 5-6 giugno 2004 nella cittàdel Piave. Era il 19 settembre l999, quando Bel-luno vide sfilare per le vie del centrostorico migliaia di penne nere, corseall’appello lanciato per una rimpa-triata di tanti ex che avevano fattoparte di quella brigata cancellatadall’elenco delle unità militari italia-ne il 31 gennaio 1997. Aveva ricevuto l’addio ufficiale inpiazza dei Martiri il precedente 10gennaio, con una cerimonia che èancora nel cuore della cittadinanza,ma anche degli alpini, sia attori inarmi, sia spettatori sui due lati diquella piazza principale della città,detta anche il "salotto buono". Ora il presidente della sezione diBelluno Arrigo Cadore, ha proposto

al Consiglio direttivo l’organizzazio-ne di una seconda edizione.I "tecnici" sezionali sono già al lavo-ro per predisporre nel migliore deimodi la dovuta accoglienza ai tantialpini, che nelle prima domenica digiugno 2004 saranno certamentepresenti nel ricordo di quella brigataCadore che avrebbe festeggiato que-st’anno il 50° di costituzione. �

DI MARIO DELL’EVA

Coloro che volessero prenotare al-berghi o pensioni in occasione

della 77ª Adunata nazionale che sisvolgerà a Trieste nei giorni 15-16maggio 2004, possono rivolgersi alleagenzie:– UTAT, agenzia ufficiale alla quale la

sezione di Trieste ha affidato l’or-ganizzazione alberghiera nei giornidell’adunata. L’agenzia offre anchela possibilità di escursioni organiz-zate nella zona. Tel. 040/3891365 (Roberto Ma-rin); Fax 040/3891390; e-mail: [email protected]

– Cantus Top viaggi e turismo (nu-mero verde 800-238447), che haa disposizione camere in hotel 3 o4 stelle nei comuni limitrofi a Trie-ste (Umago, Portorose e Rovigno);

– Pegasus (0421-92281) offre lapossibilità di soggiornare in alber-ghi a 2, 3 o 4 stelle in provincia,oppure di pernottare in una naveormeggiata a Trieste. �

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La deposizione di due corone al monu-mento ai Caduti della Guerra Bianca;una deposta dagli alpini e l’altra daiGebirgsjäger, una cui rappresentanzamilitare era presente – come è ormaitradizione – al pellegrinaggio.

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L o scorso 25, 26 e 27 luglio gli al-pini si sono dati appuntamentosui monti dell’Adamello per ri-

cordare i Caduti della Guerra Bian-ca. Lo splendido anfiteatro del Vene-rocolo, di quella che anticamenteera chiamata Valle dei Diavoli, è sta-ta la méta di oltre 1.000 penne nere.Tre le colonne che dal versante ca-muno e trentino sono salite tra ve-nerdì e sabato al Rifugio Garibaldi, a

quota 2.550, per assistere alla S.Messa, concelebrata dal cardinaleGiovanni Battista Re, dalla medagliad’Oro al V.M. mons. Enelio Franzonie dai cappellani alpini presso lachiesetta della Madonna delle Nevi,progettata dal capitano Ciro Rossied eretta nei pressi del rifugio nel1917 dagli alpini che su queste vettecombatterono. In un abbraccio ad alta quota si so-no incontrati giovani e veci, ma an-che tanta gente: amici delle pennenere, escursionisti e amanti dellamontagna. Attorno all’altare della chiesa-orato-rio svettavano i vessilli delle sezionidi casa: Vallecamonica e Trento, coni rispettivi presidenti Gianni De Giulie Giuseppe Dematté, affiancati daquelli delle sezioni di Alessandria,Lecco, Milano, Monza, Varese e Vi-cenza; oltre un centinaio i gagliar-

Il ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia durante il suo discorso alla chiesetta dedicata alla Madonna delle Nevi, accan-to al rifugio Garibaldi. Dietro a lui, mons. Franzoni, il cardinale Re, il presidente Parazzini, il prefetto di Brescia Annamaria Can-cellieri e il sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu.

Adamello: un pellegrinaggiolungo 40 anni

Centinaia di alpini al rifugio Garibaldi, in4.000 presenti alla Messadi domenica a Temù,trasmessa in diretta TV

DI MATTEO MARTIN

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detti. Immancabile la presenza delLabaro dell’ANA, scortato dal presi-dente Beppe Parazzini con i consi-glieri Gian Paolo Nichele, Fabio Pasi-ni e Giorgio Sonzogni, il direttore ge-nerale dell’Associazione Luigi Marcae il tesoriere Edo Biondo. Tra le au-torità il ministro per gli Affari Regio-nali Enrico La Loggia, il sottosegre-tario alla Difesa Salvatore Cicu, il se-natore Ivo Tarolli, il presidente dellaProvincia di Trento Lorenzo Dellai eil tenente generale Bruno Iob, co-mandante delle Truppe alpine. Ac-canto agli alpini era schierato il plo-tone dei Gebirgsjäger di Mittenwald,in Baviera, guidati dal capitano MaisWeber.

Il corteo - preceduto dalla Fanfare della brigata alpina Julia - percorre l’abitato diTemù, con alla testa il Labaro e i Gonfaloni delle Province di Brescia, di Trento e deicomuni della valle, e quindi decine di vessilli e centinaia di gagliardetti.

Il presidente Beppe Parazzini durante il suo intervento.

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Gli onori di casa sono stati fatti daipresidenti delle sezioni Vallecamoni-ca e Trento, Gianni De Giuli e Giu-seppe Dematté, i quali al terminedella funzione religiosa hanno salu-tato le autorità che si sono avvicen-date al microfono. Il ministro La Loggia, portando il sa-luto del governo, ha sottolineato ilsignificato della sua presenza inAdamello: “Gli alpini sono lo spec-chio dell’unità nazionale e, dalla Sici-lia alle Alpi, abbracciano tutto il Pae-se con quello spirito di solidarietà eamicizia che vi caratterizza”.Ha poi parlato della volontà di valo-rizzare le ricchezze della montagna,un messaggio di cui l’Italia si è fattaportavoce e che, grazie anche allacooperazione degli alpini e delle isti-tuzioni italiane, è stato riassunto inun documento, definito nella sessio-ne speciale della conferenza dellaFAO a Roma nel 2002 e recepito dal-le Nazioni Unite, che hanno sceltol’11 dicembre di ogni anno come“Giornata internazionale delle mon-tagne”. “Un primo passo – ha proseguito ilministro – per far sì che la montagnasia il luogo di incontro, di pace e dicomprensione tra culture e popoli di-

Mentre era in corso la cerimonia inquota, a Temù si ritoccavano gli ulti-mi preparativi per le celebrazioniche si sarebbero svolte in paese. Do-menica era tutto perfetto: i Tricolorie le bandiere tese sui balconi e nellestrade, un’aria mista di solennità edi festa e gli alpini che dalla piazzacentrale percorrevano i vicoli delpaese vecchio per raggiungere l’am-massamento in via Adamello. Ad aprire il corteo c’era la Fanfaradella brigata “Julia”, seguita da unreparto in armi del 2º genio guasta-tori di Trento e dai militari tedeschi.Quindi le autorità, il Labaro dell’A-NA e i vessilli: quelli già presenti allacelebrazione del sabato alla chieset-ta, con i rappresentanti delle sezionidi Bergamo, Brescia, Cadore, Colico,Como, Piacenza, Udine e Bolognese-Romagnola e della sezione Germa-nia. Alpini e autorità hanno resoomaggio ai Caduti e alla guida eme-rita adamellina Sperandio Zani, nelcimitero del paese e, sfilando, hannoraggiunto il pianoro in località Salet-ti. In quattromila hanno partecipatoalla S. Messa al campo, concelebratadal cardinale Giovanni Battista Re,da mons. Enelio Franzoni e dal ve-scovo Maffeo Ducoli, funzione ac-compagnata dal coro ANA di DarfoBoario Terme e dalla fanfara dellasezione Vallecamonica, e che è statatrasmessa in diretta tv sulle frequen-ze della RAI.Davanti all’altare una nutrita schieradi autorità: c’erano tra gli altri il sot-tosegretario alla Difesa Salvatore Ci-cu, il sindaco di Brescia Paolo Corsi-ni e numerosi sindaci della zona, ilprefetto Annamaria Cancellieri, ilpresidente della Provincia AlbertoCavalli, il presidente della ComunitàMontana Giampiero De Toni, il presi-

versi per alimentare una comune ric-chezza”.Ha quindi preso parola il presidenteParazzini che ha ricalcato il motivoguida dell’impegno dell’Associazio-ne in questi ultimi anni: “Il fatto chegli alpini si ritrovino a manifestazionicome quella in Adamello non è solospettacolo e scenografia. Il rischio èche da parte delle istituzioni non ven-ga capito il patrimonio che l’Italiapossiede e che deve essere esportatoin un contesto internazionale. È perquesto – ha proseguito Parazzini –che noi alpini in congedo facciamo iltifo per le truppe impegnate nelle mis-sioni all’estero. Certo, è vero che lastoria cambia ed è altrettanto veroche bisogna prendere atto dei nuovimodelli di difesa, ma la difesa euro-pea deve avere nel suo ambito un nu-cleo importante che deve essere quel-lo dell’identità delle truppe alpine co-me specializzazione. Ed è questo unpiù che valido motivo per cui il reclu-tamento degli alpini deve essere con-servato per il bene della comunità”.L’intervento conclusivo è stato delpresidente della Provincia LorenzoDellai, che ha parlato della sempreviva collaborazione tra le penne ne-re trentine e bresciane. Terminati i discorsi si è passati allaparte più disimpegnata della giorna-ta. Al rifugio Garibaldi sono state al-lestite cinque tende da campo chehanno ospitato gli alpini al pranzo.E, si sa, che dopo una bella cammi-nata in montagna il richiamo di unpanino al salame e un buon bicchie-re è veramente forte! Il pomeriggio èscivolato via tra incontri e tanta alle-gria, con la promessa di rivedersil’indomani in valle, a Temù.

* * *

A Temù, il sottosegretario alla DifesaCicu, accompagnato dal ten. gen.Bruno Iob rende gli onori al Labaroscortato dal presidente Parazzini e daiconsiglieri nazionali.

Il pianoro nella valle del Venerocolo, durante la cerimonia al Garibaldi.

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dente della fondazione Don Gnocchimons. Bazzari, i tenenti generali Iobe Cicolin e numerose penne bianchetra le quali i generali Luigi Federici ePasquale De Salvia.Dopo la Messa ad aprire i discorsi e atenere gli onori di casa è stato il sin-daco di Temù Corrado Tommasi.Quindi il presidente della sezioneVallecamonica Gianni De Giuli ha ri-cordato alcuni dei fatti salienti in 40anni di pellegrinaggio, come la visitadel Pontefice nel 1984 e ha ringrazia-

to il cardinal Re e mons. Franzoni, dasempre vicini agli alpini. Alla cerimo-nia è intervenuto anche il comandan-te delle Truppe alpine, ten. gen. Bru-no Iob, che ha portato il saluto dei2.000 alpini impegnati nelle missioniall’estero. Il sottosegretario alla Dife-sa Salvatore Cicu ha parlato dei valo-ri d’identità nazionale, di solidarietàe di sostegno verso gli altri che hapotuto apprezzare nei due giorni incui è rimasto con gli alpini sull’Ada-mello e che l’ANA spera possa testi-moniare nelle sedi istituzionali: “Neldiscorso di ieri – ha detto rivolgendosia Parazzini – lei ha fatto bene a ricor-dare al ministro La Loggia e al sotto-scritto il compito e il ruolo del Gover-no e delle Istituzioni che non possono

dimenticare che gli alpini sono un’i-dentità di ieri ma soprattutto sono unaidentità di oggi e del domani”.Terminati i discorsi, il presidente DeGiuli ha donato alle autorità una me-daglia in ricordo del pellegrinaggio,opera dell’artista Ettore Calvelli. Dal prato, dove si è svolta la cerimo-nia, la gente ha iniziato a sciamareverso la piazza centrale di Temù. Main molti si attardavano in capannelli.Puntando l’indice nel cielo tersoscrutavano la catena delle Alpi Reti-che. E i monti dell’Adamello e dellaPresanella a cingere la vallata pare-vano chiudere il sipario di due bellegiornate. �

(Fotoservizio di Guido Comandulli)

La spianata gremita di alpini alla S. Messa concelebrata dal cardinale Re, accompa-gnata dai canti del coro e dalle musiche della fanfara della Sezione Vallecamonica etrasmessa in diretta da RaiUno.

Il cardinale Giovanni Battista Re conmons. Enelio Franzoni, medaglia d’Oroal Valor Militare durante la celebrazio-ne della S. Messa al rifugio Garibaldi.

L’abbraccio del cardinale Re al presi-dente della sezione VallecamonicaGianni De Giuli, al quale è legato dalunga amicizia.

L’omaggio a cinque Caduti austriaci

Amargine delle cerimonie ufficiali sull’Adamello,si è svolta una piccola testimonianza di ciò che

può significare la guerra.Siamo nel luglio 1915 e l’Italia è appena entrata nelconflitto mondiale. L’Adamello non è ancora diven-tato il teatro epico che conosciamo ma gli esercitiitaliano ed austriaco si scambiano le prime scara-mucce. Che non sono uno scherzo: perdono la vitacinque soldati austriaci, i cui corpi restano sul ver-sante italiano della montagna. I loro compagni nonpossono andare a recuperarli e così, con un mutoaccordo fra gente di montagna, i nostri compongo-no le salme e depongono una lapide che li ricorda.Gli austriaci non hanno sparato, gli italiani hannocompiuto un gesto di pietà per cinque coetanei. Quella tomba è rimasta a lungo sconosciuta, co-perta dalla neve e dai detriti, lontana dagli itinerarituristici. Pochi anni fa è venuta alla luce, è stata re-staurata, ed ora è meta di un pellegrinaggio faticoso, semplice, ricco di emo-zione. Il presidente Parazzini, il senatore Tarolli e pochi altri hanno reso onorea questi soldati; il parroco di Temù ha benedetto la tomba, tutti hanno canta-to la preghiera dei Caduti in montagna, quel Signore delle Cime che Bepi deMarzi ha donato al mondo.

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Visita Oltreoceano,a respirare aria d’Italia

G li alpini del Nord America ten-gono il loro congresso con ca-denza biennale. Quest’anno, a

Montréal, il 30 e 31 agosto, si è svol-to il XII con la partecipazione deipresidenti delle sette sezioni e deirappresentanti dei dieci gruppi au-tonomi o semplici gruppi. Nella bel-la sala del “Centro Leonardo da Vin-

ci”, cuore pulsante dell’italianitànel Québec, i delegati hanno in-

contrato la delegazione del-l’A.N.A. nazionale capeggiata

dal presidente Beppe Pa-

MONTRÉAL - XII CONGRESSO INTERSEZIONALE ALPINI DI CANADA E STATI UNITI

Presente ai lavori e alle celebrazioniuna delegazione della sede nazionale

guidata dal presidente Beppe Parazzini

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razzini e dal responsabile delle se-zioni estere Giovanni Franza.L’ordine del giorno, fitto di argomen-ti, ha avuto i suoi momenti forti conle relazioni dei presidenti e dei capi-gruppo che hanno illustrato le atti-vità di loro competenza messe in at-to nel corso del biennio e con la re-plica del presidente nazionale. Impossibile sintetizzare le iniziativeche la creatività alpina sa mettere incampo, dal sociale al ricreativo, dalculturale al commemorativo. È l’Italia più autentica, che si espri-me in un contesto non solo lontanosettemila chilometri, ma profonda-mente segnato da una storia singola-re che ha visto fondersi, con il trava-glio di tutti i parti, la tradizione fran-cese e quella anglosassone. Gli italiani, in quella realtà, sono ildieci per cento e quindi costituisco-no un potenziale in grado di incidereanche nelle scelte importanti dellacittà. Gli alpini poi, come sempre se-condi a nessuno, costituiscono lapunta di diamante di uno sviluppoeconomico e sociale altamente si-gnificativo. Per questo, ascoltare che da Van-couver a New York, da Thunder Baya Calgary si ripropone lo stesso mo-

do di agire e di sentire delle vallifriulane o bergamasche, fa rifletteresul radicamento della nostra tradi-zione culturale, umana e patriotticaall’estero, mentre in Patria si dissi-pano allegramente i valori della no-stra identità.Ma torniamo alla cronaca. Il presi-dente della sezione di Montréal, Ser-gio De Paoli, fatti gli onori di casa halasciato la parola a Gino Vatri, coor-dinatore della commissione interse-zionale, che con la sua ferma paca-

tezza oratoria ha presentato il qua-dro della situazione del Nordameri-ca alpino. Successivamente, rielettala commissione per acclamazionecon l’inserimento di Bisinella comevicepresidente, tutti i delegati han-no illustrato l’attività svolta nellearee di loro competenza, eviden-ziando un’attenzione particolare perle persone bisognose. Ad elencare lamole di lavoro svolto occorrerebbeun altro Libretto Verde.Il problema che però è stato ripetu-

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tamente proposto all’attenzione del-la Sede nazionale è quello del futurodelle sezioni all’estero (e non solo diquelle all’estero) e che può esseresintetizzato in un interrogativo: allostato di fatto, come tramandare i va-lori alpini e, conseguentemente, ga-rantire il futuro della nostra l’Asso-ciazione?Il presidente nazionale Beppe Paraz-zini, con la consueta schiettezza, harisposto che se è vero che il proble-ma è impellente all’estero, per ragio-ni anagrafiche, non è meno grave inItalia dove la “sorgente” degli alpiniè stata manipolata, se non dispersa.È solo questione di tempo.“Senza piangerci addosso, e senzapensare che dopo di noi ci sia il dilu-vio, bisogna fare in modo che le se-zioni stimolino la sede nazionale aricercare prospettive e soluzionicompatibili e in sintonia con la no-stra tradizione, il nostro passato esiano garanzia per un futuro certo.Abbiamo diritto di avere un futuro,ma dobbiamo cercarcelo noi, anchese le scelte dei nostri governantinon ci sono favorevoli”. Gli applausi entusiastici hanno toc-cato i massimi decibel quando con-cludendo ha detto: “Il futuro del-

l’A.N.A. è nelle nostre mani”.La città di Montréal, al mattino ci hamostrato la sua suggestiva veste dimetropoli moderna, cosmopolita,con prevalenza di stile francese edall’alto del Mont Royal, l’unica ri-dotta mai conquistata dagli inglesiin Canada, ha delineato i contornidell’isola su cui poggia, ricca di ver-de e acqua, ma anche segnata dallemegastrutture delle Olimpiadi ditrent’anni fa; la sera invece ci ha ri-servato un tramonto dal cielo terso,un azzurro ormai dimenticato dallenostre città. Era l’ora del galà, con un migliaio dipresenze che disegnavano la geo-grafia dell’Italia e che trovavano nelcoro “Nostalgia della mia terra” l’e-spressione canora più toccante, conun repertorio di cante miscelate neipiù diffusi dialetti del nostro stivale,interpretando i sentimenti dell’alpinche va sull’alte cime e dell’emigran-te che non può dimenticare il sole diNapoli. Senza trascurare “Venezia”.Giovanna Farci, direttrice del coro,tutto abruzzese, animato dall’infati-cabile alpino Spagnolo, trasmettevaun’energia che spesso coinvolgeval’intera platea ed era veramente unagran festa.

La domenica mattina, con un solesplendido che esaltava il verde in-tenso di un grande parco, la cerimo-nia religiosa. Officiavano due padriscalabriniani ed erano presenti, conil presidente Parazzini, il delegatoper i contatti con le sezioni all’este-ro Vittorio Brunello e il coordinatoreGiovanni Franza, il console generaled’Italia dr. Gianlorenzo Cornado, ilpresidente del Comité dr. Rapanà, ilministro della Cultura e delle Comu-nicazioni del Québec Beauchamp,un rappresentante del ministero perl’immigrazione, Barbieri, tutti i ves-silli e i gagliardetti del Nordamerica,rappresentanze dei carabinieri, del-l’aeronautica e una delegazione ita-liana delle sezioni di Como, Verona eVicenza.Il padre celebrante nell’omelia ha in-terpretato con rara sensibilità lo spi-rito che anima gli alpini: gente conalto senso del dovere, abituata al sa-crificio e alla solidarietà, fedele allesue tradizioni e alla fede dei padri.Una breve sfilata ci ha portato da-vanti al monumento: un monolito inporfido rosso sormontato dall’aqui-la che protegge i nostri simboli. Conil canto degli inni nazionali e la trom-ba che ha interpretato un perfetto

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silenzio fuori ordinanza, veniva de-posta una corona e si chiudeva il XIICongresso.Quando l’ufficialità dei riti ha lascia-to lo spazio agli incontri individualisi è avuto modo di toccare da vicinol’intensa carica emotiva che sempreaccompagna avvenimenti comequello di Montréal. Per qualche oraè l’Italia che prevale su tutto. Il Ca-nada è un paese bellissimo, il livellodi vita è alto, i rapporti interperso-nali valorizzano la qualità della vita,ma nel globo c’è sempre un paesinolontano, una vecchia casa abbando-nata, una piazza e tante persone,spesso andate avanti, di cui si vor-rebbe sapere tutto. A volte basta unsorriso ed una stretta di mano perstabilire un moto di simpatia, maquando incontri l’alpino che parla iltuo dialetto, che conosce i tuoi fami-liari o i tuoi amici è festa e per un po’si vive l’illusione che il mondo siauna grande e unica famiglia.

v.b.

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Di fianco: il coro “Nostalgia della miaterra”, tutto abruzzese; il logo del XII Con-gresso e il corteo della domenica matti-na, a Montréal.In alto e qui sotto, sezioni e gruppi cana-desi.

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Clusone: 7º raduno nazionaledegli alpini rotariani

S ettembre è stagione di incontrianche al Rotary; privilegiati dagiornate luminosissime ove si

esaltano tutte le pieghe ed i contor-ni della natura, quando anche i Ro-tariani trovano le motivazioni mi-gliori per organizzare momenti diautentica cordialità. Ma ci voglionogli alpini, proprio quelli che sono an-che soci rotariani, sparsi in tanticlub d’Italia. Così, da sette anni aquesta parte, settembre vede i rota-riani alpini d’Italia incontrarsi nel lo-ro raduno nazionale. Si sono alterna-ti, ad organizzare, i Rotary Club diCuneo, Tolmezzo e Sondrio; que-st’anno ci ha pensato il Rotary Clubdi Bergamo Nord, a Clusone, ed èstato un successo.Il suo giovane presidente è un alpi-no per cui sulla sua autentica impo-stazione alpina ci si poteva contare;ma è indubbio che ha avuto un aiu-to anche da altri validissimi soci delsuo Club e dagli alpini, non Rotaria-ni, di Clusone, capeggiati da un ca-po gruppo eccezionale per efficien-za e disponibilità a favore di tutti(persino “a favore ed a servizio” diquattro muli, vecchi esemplari di unpezzo di storia alpina, rimasti orfanidopo lo smantellamento di tutte lesalmerie dei reparti alpini in armiperché sostituite da moderni mezzicingolati).Il Rotary Club Bergamo Nord haquindi promosso, in Clusone, unaconviviale in grande stile, gremita disoci rotariani e amici; resa ancorapiù importante per la presenza diautorità, di un assistente del Gover-natore del Distretto 2040, di un pastGovernor – Alpino – del 2030, deipresidenti degli altri Club bergama-schi e del nostro, di Sondrio (guardacaso, alpino). Fra tante persone inabito scuro si sono distinte quellecon cappello alpino, soci rotarianidei Club di Bergamo, Cuneo, Pinero-lo e Sondrio, visibilmente contentidi poter esprimere in una giornataparticolare, a loro dedicata, tanti va-

lori che costituiscono anche partedelle fondamenta del Rotary Inter-national.In questo senso si è espresso il sin-daco di Clusone, durante la cerimo-nia nel suo storico Palazzo “dell’oro-logio planetario”, antico di poco me-no di 500 anni, ma ancora perfetta-mente funzionante; in questo sensosi è espresso il giovane, bravo ed al-pino presidente del Rotary Club Ber-gamo Nord ed, ancora, il sacerdotecelebrante la Messa, all’esterno delRifugio Albani (mt. 1.939), nella cor-nice suggestiva della Presolana. Ci siamo riuniti attorno a quell’alta-re di roccia, ai piedi di una lungaCroce di granito, eretta a ricordo ditre alpinisti caduti sulla parete dellaPresolana; abbiamo espresso la no-stra sensibilità in un momento sacroed essenziale, per chi ci crede, macomunque di ascolto di parole di in-coraggiamento per tutti; siamo statianche coinvolti dalla commozionequando, nel profondo silenzio dellacircostanza, uno di noi (non importache fosse un generale degli alpini diCuneo) ha estratto dalla tasca unapiccola armonica a bocca (non pernulla la definisce “la sua piccola or-

chestra tascabile”) ed ha suonatomagistralmente il classico canto de-gli alpinisti, “Stelutis Alpinis” e poil’“Ave Maria” di Schubert e poi an-cora, accompagnando la lettura del-la Preghiera dell’ Alpino, l’inno delricordo “Signore delle cime”. All’interno del rifugio i soci alpini ro-tariani, sostenuti dagli alpini delGruppo di Clusone, hanno scatena-to la loro proverbiale simpatia, coin-volgendo gli altri amici rotariani, piùcompassati. C’è stato anche qual-che intervento formale per ringra-ziare, per ribadire soddisfazione,per ricordare l’appuntamento, ilprossimo anno, a Pinerolo; ma è pre-valso il desiderio di lasciarsi andareper vivere l’atmosfera tipica degli al-pini, nella semplicità, agganciati l’unl’altro da simpatici ricordi, da comu-ni conoscenze; sicuri di essere an-corati a valori indubbiamente sentitie vissuti anche dai rotariani non al-pini, ma che noi rotariani alpini sap-piamo esprimere senza alcun pudo-re; anche con il canto, anche conl’armonica a bocca magistralmentesuonata, nell’entusiasmo, dal simpa-tico generale di Cuneo.

Piero Camanni

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zona

fran

ca

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� Un orsacchiotto, a Catania

Sono una siciliana di 34 anni. Hosentito forte l’esigenza di scri-

vervi dopo aver letto il bellissimolibro di Alfio Caruso “Tutti i vivi al-l'assalto”, che narra della lunga edolorosissima epopea della nostramigliore gioventù mandata allosbaraglio sul Don da Mussolini “Permeglio sedersi al tavolo della pace”.Non si può restare indifferenti aldolore, all'eroismo, al sacrificio ealla disperazione di cui le paginedel libro sono pervase. È vero, lanostra generazione, cresciuta intempo di pace, di benessere e pro-sperità, non può assolutamente ca-pire cosa sia stata la guerra, e checosa essa abbia significato per lefamiglie, dove la sorte dei propricari inviati al fronte era, moltospesso, affidata alla casualità, e l'at-tesa del ritorno legata ad un filo disperanza.Mio marito aveva uno zio che dallaRussia non è più tornato, lasciandonello sgomento la moglie e duebambini di uno e due anni. Ma lamoglie non si è abbandonata alladisperazione, si è rimboccata lemaniche e ha cresciuto i propri fi-gli, che sono poi diventati stimatiprofessionisti, con quanto le veni-va dall'esiguo sussidio statale.Mi sono accostata alla realtà dei re-duci l'anno scorso, in occasionedell'annuale Adunata degli alpiniche si è tenuta nella mia città, Cata-nia. Lì, per la prima volta, ho senti-to parlare di Julia, di Tridentina, diCuneense, vedendole sfilare lungole vie della mia città.È stato un raduno emozionante an-che per me, che pure non avevoidea di cosa fosse e che cosa aves-se rappresentato e tuttora rappre-senti il Corpo degli Alpini per l'Ita-lia.È stata un'occasione per conoscer-li e familiarizzare; sembra stranocome due realtà così diverse percultura, formazione e mentalità co-me il Nord e il Sud Italia per quellasettimana si siano unite in uno spi-rito di fratellanza e amor di patria(parola che oggi risuona "antica").Ma il momento più commovente èstato quando li ho visti sfilare, sep-pur acciaccati nel fisico, ma ancora

fieri ed indomiti nello spirito, loro, ireduci delle campagne di guerra. Inquel momento mi sono resa contoche la mia ignoranza su quella par-te di storia non aveva scusanti, chein qualche modo dovevo qualcosaa quelle persone che hanno sacrifi-cato la loro vita per adempiere alloro dovere.Il modo più immediato che ho tro-vato è stato quello di documentar-mi, per portare il ricordo di quellemigliaia di persone, spesso senzanome, e raccontarlo agli altri, allegenerazioni future, affinché nonperdano di vista il senso della vitae dei valori per i quali vale la penadi lottare. A queste generazioni,nelle quali riponiamo le speranzedi un futuro migliore, appartieneanche la mia bimba di 20 mesi, allaquale racconterò che in un tiepidopomeriggio di maggio, un alpinosenza nome, robusto e un po’ altic-cio, innamoratosi del suo sguardoinnocente di neonata, senza badarea spese, le ha regalato un orsac-chiotto di peluche con il suo cuc-ciolo, e all'interno tanti cioccolati-ni. Un piccolo gesto, ma per me dialto valore simbolico, da parte diuno sconosciuto, al quale mi ag-grappo quando ripenso alle manife-stazioni di brutalità di cui l'uomo èspesso capace – e di cui oggi pur-troppo le cronache sono piene –per non dimenticare che anche neimomenti più bui dell'umanità cipuò essere sempre qualcuno, gene-roso ed altruista, che ti indica l'u-scita del tunnel.

Livia Gaezza

� Tridentina: il coro degli “ex”

Non è notizia di oggi, perché daqualche tempo si sta lavoran-

do con tenacia per ricongiungere icoristi che durante il servizio mili-tare nella brigata alpina Tridentinahanno cantato nel glorioso coroomonimo. Da tempo, dicevamo,qualcuno dei più tenaci e appassio-nati sta tessendo un lungo e tortuo-so percorso alla ricerca dei coristidella Tridentina in congedo, daCourmayeur all'Etna. E ci è riuscito! D'altra parte, chi vive l'esperienza

alpina sa cosa significhi il richiamodel "cappello", unico emblema as-soluto che solo l'alpino può porta-re. Oggi, tra i cori delle tre brigate atti-ve (Tridentina, Taurinense, Julia), icongedati della Tridentina hannoscelto di non lasciar cadere l'emo-zione forte e l'esperienza unica vis-suta nei mesi di naja, al serviziodello Stato, cantando l'epopea alpi-na e le più belle canzoni del reper-torio che tutto il mondo ci invidia.Il fortissimo richiamo di quellaesperienza, tutta vissuta con impe-gno e forte carica emotiva, ha fattosì che i congedati del coro della Tri-dentina si ritrovassero per ripro-varci. Ed è così che già in alcune se-rate del 2002, il coro dei congedatidella brigata alpina Tridentina, for-te di oltre 80 elementi (per ora?),ha tenuto alcuni concerti già defini-ti come "storici". I coristi dei variscaglioni di naja della Tridentinacantano una ventina di brani, i piùnoti del repertorio alpino, travol-gendo il pubblico con la sonoritàpossente e la qualità perfetta del-l'intonazione del canto giovane,forte e strutturato su una lunga di-sciplina vocale. A distanza di anni (alcuni coristinon hanno più cantato in un coroda 3 o 4 anni!), la qualità assoluta diquesta scuola di pensiero, che nel-la Tridentina si trasforma in disci-plina di vita, in educazione globale,è emersa progressivamente a manoa mano che il coro riprendeva fidu-cia nelle proprie grandi qualità. Iconcerti, giudicati dall'entusiasmodel pubblico, hanno segnato unpunto di non ritorno per questaformazione che è completamentevolontaria e disseminata sull'interoterritorio nazionale.Ma l'entusiasmo delle serate, cheha saputo dare una prima grandericompensa ai coristi, si tradurràpresto in altre importanti occasioninelle quali questo magnifico stru-mento canoro farà sentire la vocedegli alpini, dal cuore delle caser-me italiane, dalle cime delle Alpi,nelle più belle manifestazioni alpi-ne nazionali.Per maggiori informazioni, consul-tare il sito internet www.corobat-congedati.it

Giacomo Pellegrinelli

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Una marcia... da recordBEDONIA – Il 31º campionato nazionale di regolarità in montagna

I l 31º Campionato Nazionale A.N.A.marcia di regolarità in montagna apattuglie, che si è svolto domeni-

ca 6 luglio nella piccola cittadina diBedonia sull’Appennino parmense,non è stata una manifestazionesportiva come tante altre: grazie al-l’altissimo numero di presenze si ètrattato inaspettatamente di un’edi-zione da record. Mai, dal 1973, anno della prima gara,questa manifestazione aveva avutocosì tanti iscritti: ben 98 pattugliesuddivise in civili (85 di 15 sezionidiverse) e militari (13, del 6° rgt. Al-pini Btg. “Bassano” e del 16° rgt.“Belluno) per un totale di 294 atleti-alpini. L’organizzazione con la colla-

borazione della sezione di Parma edel gruppo di Bedonia, è stata enco-miabile. Il presidente sezionale Mau-rizio Astorri ed il capogruppo di Be-donia Giampiero Bertoli hanno rice-vuto numerosi consensi. Il percorso, della lunghezza di 17chilometri, ha attraversato i prati edi boschi del monte Pelpi sino alla“Fontana degli Alpini”, recentemen-te ristrutturata dal gruppo bedonie-se, per poi fare ritorno a Bedonia do-ve, nel centro del paese, era statoposto il traguardo. Ad avere la meglio, fra le pattuglie incongedo, è stata Brescia “H” (BrunoMagri, Paolo Avvenire e EmilianoBarbisoni) che ha spopolato con so-le 94,94 penalità. Sul podio anche lesquadre di Lecco “A” (Giancarlo DeBattisti e Ermano e Egidio Spreafico)e Lecco “D” (Carlo Anghileri, Ro-dolfo Gerosa e Enrico Longhi). Fra le pattuglie militari, campo libe-ro al 6° Rgt Alpini Btg “Bassano”,che si è imposto con la squadra “C”(C.le Rossello, C.le Fabene e C.le Po-sillico). Brescia, nella classifica delle sezio-ni, ha dimostrato ancora una voltala propria superiorità grazie allaquale, ormai da quattro edizioniconsecutive, è al vertice della classi-fica. Gli organizzatori di questa manife-stazione, hanno voluto anche ricor-dare chi è “andato avanti” con una S.Messa ed una sfilata – presenti i con-siglieri nazionali Roberto Formag-gioni e Giorgio Sonzogni – per le viedel paese, conclusa con la deposi-zione di corone ai monumenti ai Ca-duti.

Francesco Canali

Le squadre militari, fra le quali ha primeggiato la pattuglia C del btg. Bassano, del 6°.

La squadra H di Brescia, risultata prima. Con i tre vincitori, i consiglieri nazionali Rober-to Formaggioni e Giorgio Sonzogni.

L’avvenimento sportivo non ha trascuratoil momento della memoria, con la resadegli onori ai Caduti e la celebrazione diuna S. Messa in suffragio.

Una delle pattuglie durante la gara.

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Ski-roll: a Bergamo la prima edizioneA LUINO LA PRIMA GARA NAZIONALE ANA: IL TROFEO VITTORIO FORMENTANO

L a sezione di Bergamo si è aggiu-dicata l’artistico trofeo alla me-moria del professor Vittorio For-

mentano (fondatore dell’A.V.I.S. ecapitano degli alpini) alla prima edi-zione della gara nazionale di ski-rollorganizzata dagli alpini del gruppodi Cunardo, sezione di Luino. È statoil degno coronamento dei festeggia-menti per i 75 anni del gruppo, du-rante la “Festa sezionale di Valle”.La competizione si è svolta attraver-so le valli del Luinese (Valtravaglia,Valganna e Valmarchirolo). Lungo iltracciato numeroso pubblico ha in-citato gli atleti, sostenendoli nellaloro fatica. Gli sportivi si sono datibattaglia su un percorso veramentebello che copriva un tratto di 10 chi-lometri.Alla presenza di Dino Perolari, dellacommissione sportiva nazionale, al-le ore 15 a Germignaga veniva dato ilvia alla lunga teoria di concorrenti. Ilpercorso ha impegnato gli atleti im-pegnati per i primi cinque chilome-tri in un tragitto sulla pista ciclabileche costeggia il fiume Margorabbia eper gli altri cinque sulla salita dellaGrantola, strada provinciale, fino altraguardo, posto a Cunardo, in piaz-za IV Novembre.Anche all’arrivo un pubblico caloro-so ha accolto con grande entusia-smo gli atleti. Poi la cerimonia della premiazione,con Bergamo al comando, seguitada Luino e Varese. Applausi per tut-ti, vincitori e non, giacché mai, nellegare alpine, è importante davvero

partecipare, come ha sottolineatoun ospite d’onore, Leonardo Caprio-li che ha avuto parole di elogio pertutti.È stata una giornata sportiva il cuiricordo resterà sicuramente nel cuo-re di tutti i concorrenti, dello straor-dinario pubblico e di quanti diretta-mente ed indirettamente, hanno col-laborato all’organizzazione di que-sta nuova disciplina… alpina.

Giovanni Morisi

Questa la classifica generale: Classifica per Sezioni:1° - Bergamo, 2° - Luino, 3° - Varese.Seguono Biella, Milano, Lecco, Ome-gna e Sondrio.

Nelle tre categorie individuali si so-no piazzati ai primi posti:

SENIOR1° - (a pari merito) Andrea Stella(Biella) e Stefano Cordoni (Milano);3° - Giuseppe Frigerio (Lecco);4° - Fabio Pasini (Bergamo);5° - Alberto Gatti (Bergamo).

MASTER A1° - Alessandro Riccardi (Bergamo);2° - Maurizio Pasini (Bergamo);3° - Fabrizio Arnaboldi (Bergamo);4° - Roberto Pizzuto (Varese);5° - Sergio Molteni (Varese).

MASTER B1° - Andrea Chiò (Omegna);2° - Giuliano Sibilia (Luino);3° - Luciano Fumis (Luino). �

Nelle foto: i vincitori della categoriaMaster B e (sotto) Master A (complimen-tati da Caprioli). In basso a destra, i vinci-tori della categoria Senior, con il presi-dente sezionale Bottinelli (a sinistra) eDino Perolari, della Commissione sporti-va nazionale.

Sul podio anche Luino eVarese – Otto le sezioniche hanno partecipatoall’appassionante gara

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chi si riconosce?incontriamoci!

129ª CP., 6° ALPINICampo estivo alle tre cime di Lavaredo, anni ‘96/97:129ª cp., 6° Alpini Tridentina. Contattare Alessandro Mo-linari, 0342-380985.

BTG. BELLUNO,116ª CP.Sosta durante l’escursionesul monte Pelmo con ilmortaio da 81: btg. Bellu-no, 116ª cp., nel luglio del’59. Telefonare a RodolfoDe Donà, 0444-833356.

CAR DI TRENTO, NEL ‘50CAR di Trento, nel ’50: 12ª squadra, cp. Cividale, con ilcaporale Morgante. Telefonare a Bernardino Piva, 0432-560470.

ALLA CESARE BATTISTI, NEL ‘52A Merano, caserma CesareBattisti, gruppo Bergamo,nell’autunno del ’52. An-drea Contini (tel. 0332-603757) cerca il commilito-ne che è con lui nella foto.

BTG. TIRANO, 48ª CP.Terzo Zaccaria (tel. 0383-99058) cerca l’alpino conla fisarmonica del qualericorda solo il nome: Die-go. Negli anni ‘56/57 era-no nel btg. Tirano, 48ª cp. CAMPO ESTIVO,

ANNI ‘62/63Campo estivo della divi-sione Julia, 3º artiglieriada montagna, gruppo Co-negliano, 14ª batteria, an-ni ‘62/63. Telefonare aLuigi Tarditi, 0173-262160.

A BRUNICO NEL ‘61A Brunico (BZ), nel ’61: 21° rgpt. alpini, 352ª compagnia“bislacchera”. Telefonare a Ettore Malacarne, 0464-501040.

A BRESSANONE,ANNI ‘63/64Compagnia genio pionieriTridentina a Bressanone,anni ‘63/64. Diego Stedile– che abita in 43 rue de laPoste, 74190 Le Fayet(Francia) – cerca in parti-colare Zenatti e Morandi-ni, con lui nella foto. Scri-vetegli!

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REDUCE DI RUSSIA CERCA COMMILITONIGiovanni BattistaCostanzo (nellafoto), reduce diRussia, 3ª divisio-ne della Julia, 303ªsezione sanità,cerca i commilito-ni: Serrarino, Grac-co, Allegra (ricove-rati il 3/2/43); De Ruos, Pellegrinot-ti, Pellinini, Geromel, Moreschi (ri-coverati con lui il 5/2/43); Bosio,Miconi, Nigro, Petrichich, Volpato(della 303ª cp. sezione sanità). Scri-vere a Giovanni Costanzo, in via Eroidel Lavoro 12 – 04100 Latina.

ALBERTO (O ROBERTO)CARRADORESeverino Rion-dato cerca noti-zie dei familiaridi Alberto (oRoberto) Carra-dore (nella foto)nato a Lonigo il21/1/1921, ap-partenente al 3º rgt. artiglieria alpi-na, morto al campo di Tiomnikov il17/3/43. Chiunque si ricordasse dilui è pregato di contattare Riondatoal nr. 049-5212751.

WALTER ZANONGastone Zanoncerca notizie delfratello Walter,classe 1911, 3ªartiglieria alpina,divisione Julia,39ª batteria,gruppo Val Pia-ve. Walter risultadisperso sul fronte russo dal20/1/43 dove fu fatto prigionieronella zona di Valujki, durante la riti-rata. Chiunque lo avesse conosciutoo fosse in grado di fornire informa-zioni è pregato di scrivere a GastoneZanon, via Circuito Monterosso 25 –35037 Teolo (Padova).

ALDO CAMPANELLAAldo Campanel-la (nella foto)che è nato a Sa-vona, l’8/6/1918ed è stato ser-gente maggiorenella cp. coman-do del btg. Pievedi Teco, 1° rgt.Alpini, div. Cu-neense, risultadisperso sul fronte russo dal29/1/43. Era partito da Cuneo perla Russia il 6 agosto del ’42 e in unalettera del 18 dicembre diceva di es-sere stato aggregato al btg. Mon-dovì, 10ª cp., plotone mortai 81.L’ultima sua lettera risale al 9 gen-naio del ’43. Sembra che sia statofatto prigioniero a Valujki. La nipote Silvana Ferrari (tel. 019-879229) vorrebbe mettersi in con-tatto con qualche suo commilitoneo qualcuno che ricordi di averlo co-nosciuto in prigionia.

ADUNATA DELLA 12ª CP. LA TERRIBILEGli alpini della 12ª cp. La Terribile,che nel ’72 erano a Moggio Udine-se, si ritroveranno sempre a Moggioper una rimpatriata a 31 anni dalcongedo, tra la fine di ottobre e iprimi di novembre. Un invito parti-colare va al loro capitano (ora te-nente generale) e comandante del-le Truppe alpine Bruno Iob. Perinformazioni contattare Lino Perissi-notto, al nr. 0434-82995; oppureGiulio Zamolo, al nr. 0432-974051.

CARLO MODIGLIAGiuliano Dami cerca notizie dei fa-miliari di Carlo Modiglia, nato il12/4/1922, morto l’1/12/41 e se-polto nel cimitero di Plevlja. Scriverea Dami, in via San Giorgio 19 –55100 Lucca.

BASINI CERCA COMMILITONIDanilo Basini cerca notizie dei com-militoni del 2°/’66 che hanno fatto ilCAR a Savigliano (Cuneo), nella 12ªsquadra, 3° plotone e in seguito tra-sferiti nella 9ª batteria, gruppo Pine-rolo a Paularo (Udine) e nella 15ªbatteria, gruppo Conegliano a Civi-dale del Friuli (Udine). Telefonare aBasini, al nr. 0432-733846; oppureal nr. 333-7158496.

ENRICO BARPINives De Zorzi di Sevegliano (Udi-ne) cerca notizie di Enrico Barpi ori-ginario dei dintorni di Feltre, da leiconosciuto nel ’42 (quando lei ave-va 12 anni) nella caserma “Ex Filan-da” di Aidussina. Barpi, che era sta-to richiamato nella Julia ed era in at-tesa di partire per la Russia, avevaun fratello di nome Tonino che lavo-rava nella compagnia teatrale di Ce-sco Baseggio. Chi si ricordasse di luiè pregato di telefonare alla signoraNives, al nr. 0432-924044.

Ritrovo in Friuli dei genieridella “Pio-pio”

della brigata Julia

G li alpini genieri e guastatoridella “Julia” che hanno pre-

stato servizio nella compagnia“Pio-pio” dal 1981 al ’90 si ritro-veranno il 26 ottobre prossimoad Amaro, in provincia di Udine.Appuntamento al ristorante“Gambero”. Per la circostanza èstato preparato un cofanetto condue volumi, uno di racconti e unaltro con una raccolta di fotogra-fie scattate dal ’51 al 2003. Per ulteriori informazioni rivol-gersi al maresciallo aiutante Bru-no Sancandi, tel. 0432.282546.

alpinochiama

alpino

ADUNATA 126º CORSO AUCDomenica 26 Ottobre, presso il risto-rante "Al Capitel" di Dossobuono(VR), si terrà il raduno degli ex allievidella 3ª batteria gruppo a traino mec-canico - 126° corso AUC nel 1987. Perinformazioni contattare Giovanni Co-laprisco al 348.566.00.34 o Paolo Iso-loni al 333.191.88.33 e-mail [email protected]

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incontri

I genieri alpini della Julia, 1°/’68, di stanza a Udine e a Gemo-na, si sono ritrovati a Modena, a 33 anni dal congedo. Eccolimentre posano per la foto ricordo con l’allora comandante disquadra Enzo Driussi, il pioniere Valeriano Ietri e il commilito-ne che li ha fatti riunire, Memore Balugani.

Si sono ritrovati all’Adunata di Aosta i reduci del 4° Alpini chenel ’45 erano alla caserma Cesare Battisti. Durante l’incontrohanno ricordato i Caduti, rivissuto esperienze ed episodi, lettoorgogliosi i messaggi del presidente Parazzini, dell’on. Trema-glia e del figlio del loro indimenticato comandante Renzo DeFelice. Si sono lasciati con la promessa di rivedersi.

Ecco tre alpini, classe 1920,ritrovatisi in occasione dell’A-dunata di Aosta. Sono, dasinistra: Agostino D’Ascaniodel btg. L’Aquila, AdrianoMiluzzi del 3° da montagna eRoberto Stocchi anche luidell’Aquila. Tutti e tre sonostati combattenti sul frontegreco-albanese. Notare la fie-rezza del portamento e l’es-senzialità del cappello, senzafronzoli: un esempio per legiovani generazioni.

Aniceto Branchini, Vittorio Greppi, Luigi Brambilla e Angelo spi-nelli si sono ritrovati a 60 anni dalla ritirata di Russia, nella sededel gruppo di Cassago, dove hanno ricevuto una medagliad’oro ricordo. Li vediamo mentre posano commossi, per la foto.

Di nuovo insieme, a Mombarcaro di Ceva, a 40 anni dal con-gedo, i commilitoni del 3°/’36. Sono da destra: Giovanni Mala-bocchia di Morozzo, Carlo Beltramo di Cortemilia, AdrianoGallo di Cravanzana, Carlo Giovacchino di Mombarcaro, Stefa-no Blengino di Magliano Alpi e Alfredo Pirra di Dogliani. Neglianni ‘58/59 erano a Gemona del Friuli (Udine).

Foto di gruppo - davanti al monumento dedicato a Cesare Bat-tisti all’interno dell’omonima caserma - degli artiglieri del3°/’36 e 1°/’37, che negli anni ‘58/60 erano in servizio a Silan-dro. Per informazioni sui prossimi incontri telefonare a Roma-no Terzi, al nr. 030-715446; oppure a Eugenio Ferrari, 0364-779723.

Gian Luigi Valsecchi di Pianel-lo del Lario, Giuseppe Santinidel gruppo di Camaiore ePietro Devoti di Firenzuola,negli anni ‘55/56 erano aBressanone, nel 2° artiglieriada montagna, repartocomando, brigata Tridentina.Si sono ritrovati a Firenzuola,al raduno intersezionale del4° raggruppamento.

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399 - 2003

inco

ntri

In occasione del raduno del1° raggruppamento a Biella,Pietro Dotta del gruppo Tri-nità e Giuseppe Moscabalmadel gruppo Pollone si sonorivisti a 40 anni dal congedo.Nel ’62 erano nel 7° Alpinidella Cadore.

Si abbracciano sorridentiMariano Perottoni del gruppodi Marco (Trento) e PietroInverardi di Erbusco, entram-bi classe ’32. Nel ’54 erano aSilandro.

Luigi Colleoni di Biella eDomenico Gallizzi di Sarre(Aosta) si sono ritrovati a 42anni dal servizio militare.L’occasione è stata il radunodel 1° raggruppamento che siè svolto a Biella.

Amabile Giribaldi, LeopoldoMaritano e Franco AbateDaga erano insieme nel ’65,alla caserma Musso di Saluz-zo, nella 5ª btr. Si sono ritro-vati dopo 37 anni in occasio-ne del 40° anniversario difondazione della sezioneSaluzzo.

Michelangelo Saldarini delgruppo di Moltrasio, ha ritro-vato a Lenno dopo 46 anni icompagni di naia Bruno Galli,Franco Ferrari, Candido Fran-zetti e Camillo Bordoli. Nel’56 erano a Bressanone, nella“Tridentina”.

Luciano Zaffino, del 5° Alpinidi Vipiteno, e Salvatore Pirasdel 14° Alpini di Venzone sisono ritrovati a Sarajevo(Bosnia) dove erano in mis-sione di pace con il contin-gente alpino. Non si vedeva-no dal ’72 quando eranoallievi sottufficiali a Viterbo.Ben volentieri pubblichiamola foto dell’incontro di questidue nostri soci in armi cheonorano all’estero il nomedell’Italia.

Non si vedevano da 40 anniLuciano Molteni istruttore disci di Corvara, Audilio Maler-ba e Agostino Rossi. Hannoricordato i mesi trascorsi nelbtg. Bassano di San Candido,74ª cp., negli anni ‘61/62.

Ezio Granziera e ValentinoMinin, alfieri dei rispettivigruppi di Nespoledo e diGonars, si sono ritrovati dopo44 anni.

Si sono ritrovati a Belluno inoccasione del raduno della16ª batteria, gruppo Lanzo,del 6° da montagna. SonoRoberto Case di Sospirolo(Belluno) e Franco Cescuttidi San Daniele (Udine). I dueartiglieri non si vedevano dal’68.

La fotografia ritrae un gruppo di artiglieri da montagna del1°/2° e 3°/’36, appartenenti alla 7ª batteria, gruppo Pineroloche erano in servizio a Susa, negli anni ‘58/59. L’incontro èavvenuto in occasione dell’80° di fondazione della sezioneSusa e del 50° di ricostituzione del gruppo Pinerolo. Per il pros-simo incontro contattare Silvio Corradino, al nr. 011-8111021.

Sergio Penna e Cleto Guezzosi sono incontrati a Bari, inoccasione del pellegrinaggioal Sacrario d’Oltremare. Tren-tacinque anni fa erano allacaserma Ceccaroni di Rivoli.

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bellefamiglie

In occasione della festa sezionale aLeno (Brescia) nonno Daniele FERRARIha sfilato con i nipoti Luigi LOMBARDI,cl. ’46, 5° Alpini e Gian Marco BOSELLI,cl. ’72 volontario del reparto cinofilodella Protezione civile bresciana. Il vecioDaniele è della classe di ferro 1914 ed èdavvero un grande alpino: ha combat-tuto in Africa orientale con la divisione“Pusteria” meritandosi la Croce al meri-to di guerra per la presa di Addis Abeba,nel ’38 in Francia con il gruppo “Vald’Adige”, poi sui monti dell’Epiro inGrecia con il 3° rgt. artiglieria della“Julia” e infine in Russia, sempre connella divisione “Julia”.

Dal gruppo di Rovolon - S. Croce (sezio-ne di Vicenza) il vecio Giovanni CAR-RADORE, cl. 1914, 6° rgt. btg. “Verona” ècon il figlio Danilo, cl. ’52 e i nipotiAlessandro, cl. ’77 ed Emanuele, cl. ’81.

I nonni e il nipotino Francesco: sono ilbisnonno Giovanni GARBIN, cl. ’21, btg.“Tolmezzo”, reduce di Grecia e Russia, ilnonno paterno Vincenzo VIGNANDEL,cl. ’32, dell’8° rgt., btg. “Tolmezzo” e ilnonno materno Angelo DEI NEGRI, cl.’45, artigliere del gr. “Belluno”.

Il neoalpino Rudy PETTINÀ, VFA al 7°Alpini btg. “Feltre” nel giorno del suogiuramento ad Arzignano è con il papàFlavio, cl. ’57, del reparto trasmissionidella brg. “Cadore”, oggi capogruppo diSeghe di Velo d’Astico (sezione diVicenza).

Dal gruppo di Barbarano (sezione diVicenza) la famiglia ZOGGIA: papàFrancesco è con i figli Ruggero eStefano, rispettivamente sottotenente ecaporal maggiore del 7° Alpini.

Ecco la famiglia TADIELLO del gruppo diArzignano (sezione di Vicenza). PapàVittorio, cl. ’43, del 7° Alpini brg.“Cadore” è con i figli Damiano, cl. ’69,artigliere del gruppo “Sondrio” eValentino, cl. ’83, nel giorno del suogiuramento.

Nel giorno del suo giuramento LucaFELINI, cl. ’83, VFA al 24° rgt. manovra ècon il padre Mario, cl. ’54, il fratelloGiovanni, cl. ’79, della Fanfara della“Julia” e l’amico di famiglia GiovanniGHITTI, cl. ’53 del IV Corpo d’Armataalpino. Sono tutti iscritti al gruppo diProvaglio d’Iseo (sezione di Brescia).

Dal gruppo di Tarzo (sezione di VittorioVeneto) i tre fratelli CASAGRANDE con ifigli.

Ecco i 10 alpini della bella famiglia FOL-CIO. Sono da sinistra in piedi FrancescoPELLEGATTA, cl. ’77, btg. “Gardena”,Fabiano, cl. ’81, 6° rgt. btg. “Bassano”;Fabio, cl. ’80, 5° Alpini btg. “Morbegno”,il vecio Carlo, cl. 1913, divisione“Pusteria”, reduce dell’Abissinia; Matteo,cl. ’83, 6° rgt. btg. “Bassano“; Giuseppe,cl. ’54, 5° Alpini, btg. “Edolo” eGiacomo, cl. ’46, 2° artiglieria gruppo“Asiago”. Da sinistra inginocchiati:Fabrizio, cl. ’76, 6° rgt.; Marco, cl. ’75, 6°rgt. btg. “Bassano” ed Eugenio, cl. ’69,5° Alpini. Tra loro la nonna (...alpina).

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419 - 2003

PARMA

Varsi: un monumento “agli alpini e alle montagne”

Le penne nere di Varsihanno inaugurato un

monumento “a ricordo ditutti gli alpini caduti inguerra e in pace e alle loromontagne”. Il cippo in gra-nito (nella foto) prove-niente dall’altopiano delCarso, è sormontato daun’aquila di bronzo rega-

lata da Aldo Barbuti, ca-pogruppo di Varsi. Unatarga posta ai piedi delmonumento ricorda i tresoci fondatori del gruppoGiuseppe Cordani, Gior-gio Casana e Celeste Ver-nazza. La giornata è inizia-ta con la S. Messa e la de-posizione della corona almonumento ai Caduti.Quindi la benedizione delcippo da parte del parro-co don Giacomo Givannel-li, cerimonie accompagna-te dal coro di Varsi direttodal maestro Antonio Or-talli. Erano presenti il pre-sidente della sezione diParma Maurizio Astorri, ilsindaco Giorgio Bertorel-li, i vessilli delle sezioni diVenezia, Udine e Piacenzae numerosi gagliardettidei locali gruppi.

VARESE

Le penne nere donano una vetturaalla Croce Rossa

G li alpini del gruppo diVarese hanno donato

una vettura alla C.R.I. delcomitato di Varese. La ce-rimonia di consegna è av-venuta in occasione del-l’incontro alla chiesa di S.Antonio alla Motta, ap-puntamento che si è rin-novato per il 16° anno

consecutivo. E, ogni anno,le penne nere rinnovanola corsa per la solidarietà.Alla cerimonia, accompa-gnata dal coro ANA “Cam-po dei Fiori”, hanno parte-cipato i responsabili dellaCroce Rossa e tanti alpini,guidati dal consigliere na-zionale Silvio Botter.

VALDOBBIADENE

Col San Martino: nuova Casa degliAlpini, luogo d’incontro per tutta la comuntità

Èdurata quattro anni emezzo la costruzione

della nuova “Casa deglialpini” del gruppo di ColSan Martino, guidato daCarlo Ceriali. Fondamentale è stata lapartecipazione dell’am-ministrazione comunaleche ha appoggiato l’ini-ziativa, concedendo in

comodato il terreno perla costruzione e dandoun notevole contributo fi-nanziario.In cento tra alpini e sim-patizzanti hanno trascor-so il loro tempo libero nelcantiere, sotto la direzio-ne di Toni Migliorini.Il frutto delle fatiche haricompensato non solo

gli alpini ma l’intera co-munità, poiché la struttu-ra potrà essere utilizzata,su richiesta, anche dallealtre associazioni delpaese. La nuova sede può

ospitare oltre 200 perso-ne ed è dotata di cucina,un ampio salone con ca-minetto e la cantina, men-tre al piano superiore cisono gli uffici del gruppo.

La bella sede del gruppo di Col San Martino il giorno dell’i-naugurazione.

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dalle nostre sezioni

429 - 2003

MILANO

Cassano d’Adda: il Labaro e il presidente alle celebrazioni per l’80° del Gruppo

Non sono molti i gruppiche possono vantare

ottant’anni di vita e di in-tensa attività. Quello diCassano d’Adda è uno diquesti. Si può dunquecomprendere perché lacelebrazione sia stataonorata dalla presenzadel nostro Labaro scorta-to dal presidente nazio-nale Beppe Parazzini, daotto vessilli con relativipresidenti sezionali e dauna settantina di gagliar-detti. Numerose le autorità enumerosissimi gli alpiniconvenuti a questa ricor-renza servita anche – vor-remmo dire soprattutto –a ravvivare la memoriadel come eravamo, giac-ché è proprio nella me-moria che ritroviamo inostri valori alpini.Le penne nere di Cassa-no, guidate da RobertoSemini – si erano prepa-rate da tempo per questoanniversario. E nel mi-gliore dei modi: recupe-rando le testimonianzestoriche più significative,come il monumento e latomba del generale Per-rucchetti e quella di Giu-lio Bazzi, uno dei fondato-

ri dell’ANA. La cronacadella giornata non si di-scosta dal canovacciotradizionale: Santa Mes-sa, sfilamento per le stra-de della cittadina, con laFanfara di Trescore Bal-neario, la Banda cittadinadi Cassano d’Adda, il no-stro Labaro scortato dalpresidente nazionale, conil presidente della sezio-ne Tona e il capogruppo,il Gonfalone di Cassanod’Adda con il sindaco, nu-merosi sindaci dei paesidel circondario, centinaiadi alpini, una rappresen-tanza della storica ScuolaMilitare Teulié di Milanoe 80 Tricolori, a significa-re gli ottant’anni delGruppo, che cadeva nel130° anniversario dellafondazione del Corpo de-gli Alpini e nel 70° del mo-numento dedicato al ge-nerale Perrucchetti.Insomma, una grande fe-sta, ma anche un grandemomento di ricordo ecommemorazione all’in-segna dei più schietti sen-timenti e valori alpini.

(fotoservizio di Paolo Bram-bati).

L’alzabandiera, che ha aperto le cerimonie ufficiali per l’80°del Gruppo.

Un momento della sfilata, aperta dal Labaro nazionale scor-tato dal presidente nazionale Parazzini.

La lapide che ricorda il generale Giuseppe Perrucchetti, postadagli alpini.

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LECCO

L’alpino “africano” insignito della Civica Benemerenza

In occasione della festapatronale di San Ni-

colò, che ha coinciso conquella del gruppo ANA“Monte Medale” di Ran-cio e Laorca, guidato daSilvano Panzeri, AntonioValsecchi (nella foto) al-pino classe ’34, è statoinsignito della Civica Be-nemerenza dal Comunedi Lecco.Oltre ad essere fondatoredel Coro ANA “Grigna” evolontario della Protezio-ne civile nella squadraantincendio, Valsecchi èimpegnato da una decinadi anni negli aiuti alla po-polazione della Tanzania.La sua sfida è iniziata re-cuperando nel lecchesemacchinari tipograficiobsoleti che, rimessi insesto, sono stati traspor-tati con l’aiuto dei missio-nari passionisti a Dodo-ma, dove ha allestito ilprimo laboratorio distampe della capitale.Dopo aver raccolto in Ita-lia materiale didattico, haaperto in Tanzania unascuola elementare. Nel’94 ha recuperato mac-chinari di sartoria, fale-gnameria e carpenteriaper la “Missione 52”. Nelterritorio più isolato delPaese ha costruito un im-pianto fotovoltaico per

produrre energia elettri-ca. E ora un nuovo e piùimpegnativo obiettivo,quello di raccogliere ma-teriale medico-sanitario:“Abbiamo scelto – diceValsecchi – di raccoglieremolte attrezzature ma po-chi generi alimentari. Edè una scelta mirata, per-ché occorre dare alla gen-te del posto la possibilitàdi istruirsi, crescere e ap-prendere un mestiere chedia loro da vivere”.

***Fin qui la notizia che civiene da Nino Venditti,nostro corrispondentedalla sezione di Lecco.Non possiamo non ag-giungere la nostra ammi-razione per questo alpinoe per tanti altri che, comelui avviano opere di soli-darietà, in silenzio, senzaclamore, con umiltà. Essiinterpretano nel modopiù alto lo spirito alpino.

COMO

Appiano Gentile spegne 75 candeline

I l gruppo di Appiano Gen-tile ha celebrato i suoi 75

anni di vita, ottimamenteportati, sotto la guida del-l’attuale capogruppo Car-lo Pagani, che fu apprez-zato consigliere nazionalequalche anno fa. Concomitante con que-st’appuntamento si èsvolto l’annuale radunosezionale, voluto dal pre-sidente sezionale AchilleGregori. Il risultato è sta-ta un’elevata affluenza dipenne nere e familiari: ol-tre 800 gli alpini presentidi cui 680 partecipanti al-la sfilata. C’erano settevessilli sezionali, tra cuiquelli di Torino e, a sor-presa, di New York; 95 igagliardetti sezionali e 15quelli di altre zone; 15 la-bari delle associazionid’Arma e di volontariato,tre fanfare - quella di As-so, quella di Olgiate Co-masco e il Corpo musica-le di Appiano - e il coro“La Rocca” di Appiano.Non hanno voluto manca-re il presidente Beppe Pa-razzini con il consiglierenazionale Giuliano Perini,responsabile di zona e al-cuni sindaci tra i qualil’alpino Luigi Abati di Be-

regazzo e Giancarlo Vi-dotto sindaco di Montal-to Torinese gemellatocon la cittadina di Appia-no. Assente, perché trat-tenuto dai doveri pasto-rali, il vescovo di Como,mons. Maggiolini, che hainviato una lettera nellaquale ha espresso ap-prezzamento per gli alpi-ni: ha ancora ben presen-te il determinante aiutoche la sezione di Como gliha fornito in occasionedella visita del Papa nel1996.Gli onori di casa, oltre alcapogruppo Pagani, li hafatti il sindaco DomenicoGiusto, sempre molto vi-cino agli alpini.La S. Messa è stata conce-lebrata da padre Felice,cappellano della sezione,e da monsignor GianniFontana, cappellano alpi-no ora a riposo.Numerosi i reduci presen-ti: tra loro le due colonnedella sezione comasca,Mario Ostinelli, già presi-dente sezionale per 18anni e creatore del nu-cleo di Protezione civile eil vecio Vittorio Cattaneo,memoria storica della ri-tirata di Russia.

Foto di gruppo degli alpini di Appiano Gentile con il presiden-te Parazzini e il consigliere nazionale Perini.

Adunata 126° corso AUCDomenica 26 Ottobre, presso il ristorante"Al Capitel" di Dossobuono (VR), si terrà ilraduno degli ex allievi della 3ª batteriagruppo a traino meccanico - 126° corsoAUC nel 1987. Per informazioni contattareGiovanni Colaprisco al 348.566.00.34o Paolo Isoloni al 333.191.88.33,e-mail: [email protected]

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dalle nostre sezioni

449 - 2003

CIVIDALE

La Bandiera di Guerra del "Cividale"per un giornotra i suoi alpini

Dalla soppressione del"Cividale", sette anni

fa, la sezione ANA di Civi-dale del Friuli e l’associa-zione "Fuarce Cividat" or-ganizzano ogni anno unraduno degli ex in occa-sione della festa del bat-taglione. Quest’anno, ses-santesimo anniversariodei fatti d’arme di "QuotaCividale", il raduno ha as-sunto una veste partico-lare: il Capo di Stato Mag-giore dell’Esercito ha au-torizzato la presenza del-la Bandiera di Guerra delbattaglione, che ha la-sciato per un giorno il Vit-toriano, dove è custoditada sette anni.Il raduno è iniziato conuna rimpatriata a Chiu-saforte, sede del batta-glione negli ultimitrent’anni, per la deposi-zione di una corona almonumento ai Caduti. Af-fettuosa, come sempre,l’accoglienza da partedelle autorità e degli abi-tanti del Canal del Ferro.Nel pomeriggio a Civida-le, deposizioni di coroneal monumento ai Caduti,ed al monumento al bat-taglione Cividale ed aibattaglioni figli "Val Nati-sone" e "Monte Matajur".Serata al teatro Ristoricon un concerto dellafanfara della "Julia" dedi-cato ai cividalesi e pre-sentazione del terzo librodella collana storica editadall’associazione "FuarceCividat" (le memorie del-l’allora tenente Ermene-gildo Moro).

Ma la giornata di puntadel raduno è stata dome-nica, festa di Corpo.Al mattino, alzabandierain piazza con fanfara,gonfalone del Comune(decorato al Valor Milita-re), sindaco, altre auto-rità e tanta gente.Nonostante l’inclemenzadel tempo sono arrivati amigliaia gli alpini del "Ci-vidale" provenienti daogni parte d’Italia. Innu-merevoli i vessilli e i ga-gliardetti delle sezioni edei gruppi ANA. In tardamattinata, al di là del Pon-te del Diavolo, l’ammas-samento, imponente, ècompiuto. Ed ecco che ilvociare si affievolisce e,prima in un commosso si-lenzio e poi tra uno scro-sciante applauso, apparela Bandiera di Guerra pre-ceduta dalla fanfara escortata da una compa-gnia in armi dell’8° Alpini.La sensibilità del reggi-mento, in collaborazionecon altri Reparti, ha fattosi che gli ufficiali e i sot-tufficiali del "Gruppo ban-diera", fossero tutti giàappartenenti al battaglio-

ne "Cividale".In testa al corteo, la Ban-diera sfila attraverso lacittà ducale, come era av-venuto nei momenti cheavevano scandito la suastoria o, più semplice-mente, quando il batta-glione rientrava dai Cam-pi.E dietro, dopo una selvadi vessilli, gagliardetti,gonfaloni, labari, autorità(compresi tutti i sindacidella zona), ecco il "Civi-dale". Dapprima i reduci(ahimè sempre di meno,anche quest’anno qual-che amico è andato avan-ti), poi gli ex-comandantied il personale del co-mando, e, di seguito, perblocco di Compagnia, glialpini: della Comando,della 16ª, della 20ª, della76ª, della 115ª, e del "ValNatisone".Alla fine, tutti sul grandepiazzale della casermadell’8° Alpini per gli onoriai Caduti, mentre l’orato-re ufficiale ricordavaquella maledetta ma di vi-tale importanza "Quota176", denominata Signaldai tedeschi che la presi-

diavano, che il battaglio-ne doveva conquistareavendola i tedeschi persanella mattinata del 4 gen-naio in quel lontano 1943.Per tre giorni di seguito il"Cividale" si sacrificherà,conquistando, perdendoe riconquistando più vol-te la quota, occupandoladefinitivamente il giorno6, con immani sacrifici. Ilcomando tedesco, a rico-noscimento del valoredei nostri alpini, ribat-tezzò la collina "Quota Ci-vidale".Alla fine della rievocazio-ne, nel silenzio assoluto,un reduce si è accostatoalla campana posta alcentro del piazzale a ri-cordo dei Caduti, e tre tri-sti, cadenzati rintocchi sisono diffusi nell’aria.La Bandiera di Guerra halasciato lo schieramentoe, siamo sicuri, porteràcon sè al Vittoriano l’ecodi questi tristi rintocchied il ricordo dei suoi alpi-ni.Per noi del "Cividale" èstata una grande giorna-ta.

Maurizio De Stefani

La Bandiera di Guerra del battaglione Cividale, apre lo sfilamento durante il raduno degli ex.

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ABRUZZI

Riuniti a migliaianel ricordo dei Caduti

Negli anni 1942/1943, lelontane e sterminate

steppe russe videro mi-gliaia e migliaia di alpinilottare eroicamente finoall’estremo delle proprieforze, fino ad immolare lapropria vita mentre i po-chi fortunati che tornaro-no a casa portarono i se-gni delle sofferenze patitee delle atrocità di que-gl’indimenticabili giornidi guerra.Gli alpini abruzzesi anchequest’anno, ad Isola delGran Sasso d’Italia (Tera-mo) hanno voluto com-memorare quei Cadutiche con le loro epiche ge-sta, onorarono il Tricolo-re.Questo indimenticabileevento commemorativo,organizzato dal presiden-te della sezione AbruzziOrnello Capannolo, coa-diuvato dai consiglieri, incollaborazione con il ca-pogruppo di Isola delGran Sasso d’Italia GiulioCiarelli, coadiuvato daimembri del consiglio di-rettivo e da tutti gli alpinidel suo gruppo e con ilsostegno dell’Ammini-strazione Comunale, haavuto inizio con una di-mostrazione da parte del-la Protezione civile dellasezione presso la ScuolaMedia Statale "GiovanniParozzani". È seguito l’incontro tra ireduci e gli studenti del-l’Istituto ed il pranzo alcampo; alle ore 15,30 l’ar-rivo del vessillo sezionaleed a seguire, la deposizio-ne della corona al monu-mento degli Alpini, unconvegno su "Il Corpo

d’Armata Alpino in Rus-sia 1942/1943" presso lacitata Scuola, esibizionedel coro alpino "Stella delGran Sasso" nella ChiesaMadre e cena al camporealizzata dalla Protezio-ne civile.Il giorno dopo questa me-morabile manifestazioneha avuto il suo epilogocon la presenza di circa8.000 Penne Nere, concentinaia di gagliardetti,provenienti, non solo datutto l’Abruzzo, ma an-che dalle sezioni di Vicen-za e di Tirano gemellatecon la sezione Abruzzi.Erano presenti inoltre ilconsigliere nazionale Vi-to Peragine, il sindaco del

Comune di Isola del GranSasso Giuseppe Buccia-relli, numerosissimi altrisindaci con i Gonfalonidei rispettivi Paesi e unarappresentanza del 9° Al-pini, gli addetti militari dinumerosi Paesi che par-teciparono al conflitto:Germania, Ungheria, Ro-mania, Russia, Stati Unitie Slovenia, la Fanfara del-la brigata alpina Tauri-nense e numerose rap-presentanze di altre asso-ciazioni d’Arma con i re-lativi Labari.La manifestazione haavuto inizio con la depo-sizione della corona alMonumento ai Caduti,poi, al suono del "Trenta-

tre" eseguito dalle fanfaredella brigata Taurinense,della sezione Abruzzi, diTossicia e di Montebellodi Bertona, si è snodatauna sfilata, per le vie delPaese e per circa tre chi-lometri fino a raggiungereil Santuario di San Gabrie-le dell’Addolorata dove ilvescovo mons. Ettore DiFilippo ha concelebratola S. Messa conclusa dallaPreghiera dell’Alpino. Prima della celebrazionehanno parlato il prof.Franco Di Felice, il consi-gliere nazionale Vito Pe-ragine e il presidente del-la sezione Abruzzi Ornel-lo Capannolo.

Giorgio Petricca

Il momento della commemorazione dei Caduti nella chiesa di San Gabriele. Erano presentianche gli addetti militari di sette Paesi che parteciparono al secondo conflitto mondiale.

L’imponente corteo da Isola del Gransasso a San Gabriele.

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dalle nostre sezioni

469 - 2003

TIRANO

Gli alpini di Piatta e Valfurva recuperano la storica stradadell’Ables

La strada dell’Ables, co-struita dagli alpini du-

rante la Grande Guerraper portare le artiglieriepesanti al fronte traccia-to sullo spartiacque traValtellina e Val Venosta,risale per ben 1.700 metriil fianco destro della Val-furva, dall’abitato di Uzzaai 3.012 metri del passodell’Ables. Fu realizzata a tempo direcord ma non venne maiutilizzata a scopo militareperchè fu portata a termi-ne quando la guerra sta-va per concludersi.Rimase così, percorsa so-lo dai pastori e dai valli-giani che salivano dal fon-dovalle; più tardi a farlecompagnia sarebbero ar-rivati i camosci e i cervidel Parco Nazionale delloStelvio. Un abbandono di decennidurante i quali la stradadell’Ables sembrava sfi-dare senza danni l’incuriadegli uomini e il trascor-rere delle stagioni.All’inizio del nuovo mil-

lennio però, di fronte aiprimi crolli in alcuni tor-nanti e al progredire deimovimenti franosi, vennelanciato l’allarme per pre-servarla.L’appello venne raccoltoquando la strada fu inse-rita nel programma uffi-ciale della “Settimana In-ternazionale dell’Escur-sionismo”, svolta tra laValtellina e la Valchiaven-na. Nel maggio del 2002 unacomitiva di 40 personedella locale sezione CAI edegli alpini di Valfurva haeffettuato un sopralluo-go, andando alla scoper-ta di un percorso quasisconosciuto. Fu in quell’occasione chenacque l’idea di un inter-vento diretto degli alpiniper il suo salvataggio:obiettivo, secondo quan-to auspicato dalla presi-denza nazionale dell’A-NA, di competenza dellasezione di Tirano.Dal 31 maggio all’8 giugnoscorso i gruppi ANA di

Le penne nere ricostruiscono un muro di contenimento.

Un tratto della strada dell’Ables.

ABRUZZI

Nuovo gruppo a Torre dei Nolfi

Questa bella fotografiaritrae gli alpini del

gruppo di Torre dei Nolfi,con il presidente della se-

zione Abruzzi Ornello Ca-pannolo durante l’inaugu-razione del gruppo e dellanuova sede.

Valfurva e Piatta Valdisot-to hanno lavorato per 234ore alla ricostruzione diun tornante a quota 1.550sopra l’abitato di Tere-gua.Un intervento reso possi-bile dal contributo eroga-to dalla Fondazione ProValtellina che sta per es-sere affiancato dall’ope-razione di ripristino – de-ciso dal Comitato di ge-stione del Parco delloStelvio – del piano strada-le, compromesso da uno

smottamento del terrenoa quota 2.000. Si compiecosì un primo importan-tissimo passo verso laconservazione di un benedi grande significato sto-rico. Che ad attivarlo sia-no i nipoti di quegli alpinicui si deve la costruzionedella strada nel lontano1915-’18, è gesto di altovalore morale e civile cheonora quanti vi hannopreso parte e quanti vor-ranno darvi altrettantomeritorio seguito.

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479 - 2003

Sopra: il gruppo dei partecipanti. Al centro, accosciato (conl’abito scuro e la cravatta azzurra) l’addetto militare generaleVito Di Ventura.

S i è svolta presso il sa-lone della Bishop Dou-

glas School di Finchley,nel nord di Londra, la Ve-glia Verde, serata che glialpini della sezione dellaGran Bretagna organizza-no annualmente, tenendoin vita una tradizione ini-ziata nel lontano 1928.Proprio in quell’anno, in-fatti, fu fondata la sezioneGran Bretagna, la primaall’estero, ai tempi delleggendario ambasciato-re Grandi, lui stesso capi-tano degli Alpini. Tra glialpini presenti alla Vegliaanche un gruppo prove-niente da Collecchio (se-zione Parma), il consoled’Italia a Londra Giovan-na Piccaredda e l’addettomilitare gen. Vito Di Ven-tura con la moglie. Duran-te la serata il presidente

sezionale Bruno Roncara-ti ha consegnato il ga-gliardetto della sezione alconsole il quale, dopoaver elogiato gli alpini, haricordato che il giornosuccessivo sarebbe ricor-so l’anniversario dellabattaglia di Nikolajewka,in occasione della qualegli alpini diedero un’enne-sima prova di valore, co-raggio, abnegazione e ge-nerosità. Gli ha fatto ecoil generale Di Ventura,sempre molto vicino aglialpini che vivono Oltre-manica. Com’è abitudine,anche quest’anno gli alpi-ni della sezione Gran Bre-tagna hanno devoluto inbeneficenza parte deiproventi della serata. LaVeglia Verde del 2004 èprogrammata per la sera-ta di sabato 31 gennaio.

A Londra per l’annuale Veglia VerdeGRAN BRETAGNA

Sotto: il presidente della sezione Gran Bretagna, Bruno Ron-carati, consegna una "drappella" della sezione al console ita-liano Giovanna Piccaredda.

La sezione brasilianacon sede a San Paolo,

città che ospita il mag-gior numero di immigratiitaliani, una volta all’an-no organizza la “Vegliaverde”. È un iniziativache si svolge al Circolo

italiano e che coinvolgealpini, amici e autoritàitaliane. Nella foto vedia-mo gli alpini che canta-no. Tra loro due ultrano-vantenni: il capitano Cec-chi e l’alpino GaetanoMazzacavallo.

Alla “Veglia verde”, cantando l’Italia

BRASILE

Il capogruppo Glerean alla consegna dei Tricolori.

I l gruppo di Rosario, gui-dato da Angelo Glerean,

ha organizzato una festaper i suoi primi 50 anni.Nella sede del gruppo glialpini hanno partecipatoalla S. Messa per i Caduti ehanno consegnato in se-gno di amicizia 4 Tricolo-ri, confezionati dalle pen-ne nere del gruppo ad al-trettante associazioni cul-turali della zona: l’Asso-ciazione “Dante Alighieri”,la “Familia Piemontese”,la “Familia Friulana” el’Associazione “EdmondoDe Amicis”. Una cerimo-

nia questa alla quale han-no partecipato il consoled’Italia a Rosario GiovanniMarocco, il presidente delComites Giuseppe Angelie i colonnelli Luis Caballe-ro e David Cabrera Rojo inrappresentanza dell’eser-cito argentino. Era presen-te anche la banda del 121°reggimento dell’esercitoargentino che ha suonatogli inni nazionali e alcunemusiche tanto care agli al-pini come “La leggendadel Piave”, “Le campanedi San Giusto” e “Vecchioscarpone”.

Rosario: dal 1952 l’Italia nel cuoreARGENTINA

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Obiettivosulla montagna

Le Cinque Torri quasi evanescenti – con lo sfondo di montagne che si intravedono nella foschia di nuvole chele avvolge – riprese dall’interno dei ruderi d’una casermetta costruita dagli artiglieri nel 1916, sul Falzarego.La cornice della splendida finestra a doppio arco gotico, residuo d’una bifora, ingentiliscono le rovinetutt’attorno ma denunciano anche lo stato di abbandono del manufatto. Forse qualcuno vorrà salvarlo, e con esso la memoria storica di tanti sacrifici e il fascino di quest’immagine che la montagna ci regala.(La foto è del nostro socio aggregato Marino Michieli, sezione di Venezia)