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Strade Nuove

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StradeNuove

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anno 2 - n. 18 mensile dicembre 2009Redazione parrocchia San Giuseppe Artigianodiffusione internaMateriali e collaborazioni si intendono forniti

a titolo gratuito

sommario

editoriale

pag. 2

Messaggio del

parroco

pag. 3

Ac Parrocchiale

pag. 4

Vi annuncio una

grande gioia

pag. 5

Avvento: Dio ci vi

ene

incontro

pag. 6

Che cos’e’ l’amore?

pag. 6-7

Caritas diocesana

pag.

8 - 11

La gestualita’ ne

lla

preghiera di lode

pag.

12 - 13

Testimoniare

celebrando la vit

a

pag.

14 - 15

Cosa bolle

in pentola?

pag. 16

editoriale

In copertina il presepe tradizionaleche viene realizzato ogni anno nellanostra parrocchia. Quest’anno donSalvatore lo ha affidato ai giovani egiovanissimi di Azione Cattolica

Quest’anno la nostra redazione oltrea portare avanti il progetto del gior-nalino, che ormai è al diciottesimonumero e al secondo natale, si è im-pegnata nell’organizzare un eventoche potesse testimoniare con gioial’attesa del Natale e di Gesù cheviene. Il concerto di Natale “Vi an-nuncio una grande gioia” che si è te-nuto nella nostra parrocchiadomenica 20 dicembre, ha visto coin-volti oltre i giovani e giovanissimi diAC , anche i bambini del primo annodi iniziazione cristiana e i bambinidell’ACR.Non è facile, per i ragazzidella nostra redazione prepararetutta la parte tecnica del concerto,delle rappresentazioni dei bambini, ilmontaggio dei video, delle slide in

Annunciatori di gioia!

stradenuove pag. 2

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La redazione augura a tutti un

sereno e felice Natale

strade nuove

messaggio del parrocoCarissimi,Natale è arrivato di nuovo dopo il tempo di preparazione dell’Avvento. LaParola di Dio nella Liturgia ci ha accompagnati per abilitarci a gustare lagioia del dono più grande di Dio all’uomo. Le 2 novene (Immacolata e Gesùbambino) per le case di alcune famiglie della nostra Parrocchia sono stateoccasioni preziose per farci vivere momenti di preghiera e di familiarità genuina che il no-stro tempo sembra trascurare.Il Natale è un Dio, ha commentato il papa nell’udienza del 23 dicembre in Vaticano, chesceglie di venire sulla terra ‘’senza armi, senza la forza’’, perche’ se vuole conquistare icuori degli uomini, non vuole farlo, ‘’per cosi’ dire, dall’esterno’’, ma si vuole fare accogliere‘’nella liberta’’’, come fecero la stalla, gli animali e i pastori piu’ di duemila anni fa; un Dioche ‘’si fa bambino inerme per vincere la superbia, la violenza, la brama di possesso del-l’uomo’’, ha spiegato il papa, aggiungendo che il suo augurio - un augurio ‘’che tutti por-tiamo nel cuore’’ - e’ che la festa del Natale ‘’ci doni, in mezzo all’attivita’ frenetica deinostri giorni, serena e profonda gioia per farci toccare con mano la bonta’ del nostro Dioe infonderci nuovo coraggio’’.Il Bambino appena nato del Presepe ci permette, nelle parole del papa, di ‘’percepire chea Natale Dio e’ davvero diventato il Dio-con-noi, dal quale non ci separa alcuna barriera ealcuna lontananza’’. ‘’In quel Bambino Dio è diventato così prossimo a ciascuno di noi, cosìvicino, che possiamo dargli del tu e intrattenere con lui un rapporto confidenziale di pro-fondo affetto, così come facciamo con un neonato’’. Guai pero’ a pensare che l’immaginecalda e rassicurante della Sacra Famiglia nella grotta sia solo un eufemismo confortanteche poco ha a che fare con la durezza della vita quotidiana, una ‘’favola per bambini’’. IlNatale, ha detto il papa il 20 dicembre, e’ ‘’la risposta di Dio al dramma dell’umanita’ incerca della vera pace’’.

Accogliamo questa Pace e facciamoci suoi portatori! Buon Natale!

don Salvatore parrocostradenuove pag. 3

power point, delle basi e dell’impianto.L’idea era quella di non realizzare il solitoconcerto di Natale che in quasi tutte leparrocchie viene proposto, ma di met-tere in scena un evento innovativo, apasso con i tempi, sia dal punto di vistamusicale che scenografico e nel quale c’èbisogno di particolari competenze che sistanno formando all’interno della nostraredazione, anche attraverso il corso dicomunicazione al quale alcuni di noistanno partecipando. Il risultato è stato

soddisfacente tant’è che il pubblico pre-sente e don Salvatore hanno apprezzato ilmodo con cui è stato annunciato il messag-gio del Natale.

Gabriele Camillo

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Azione Cattolica

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AC parrocchial

e,

il momento di e

ssere presuntu

osi

L’AC Parrocchiale sposando in pieno le di-rettive nazionali e diocesane, porta il Van-gelo tra i ragazzi, giovani ed adultiutilizzando una catechesi che fa dell’ani-

mazione un polo di attrazione. Lo scopo dell’impegno del Presidente par-rocchiale, degli educatori e degli animatoriè quello di utilizzare l’animazione per for-mare i cristiani di domani.L’AC parrocchiale vuole dare il propriocontributo alla costruzione del bene co-mune. Affermare che l’animazione possa contri-buire alla costruzione del cristiano di do-mani, può sembrare pretestuoso, anchepresuntuoso. Ma ciò dipende da quale tipo di anima-zione abbiamo in mente. Se pensiamo all’animazione dei villaggi tu-ristici, si può essere dubbiosi su di una suaeffettiva e positiva incidenza sulla crescitadel cristiano.

Se però ci fermiamo a riflettere sull’anima-zione praticata nelle parrocchie in tutta Ita-lia a milioni di cittadini di ogni età, laprospettiva cambia.La catechesi e l’animazione di AC portanella quotidianità della vita delle persone ilVangelo attraverso mezzi e metodi al passocon i tempi, ciò incide sul loro modo di av-vicinarsi alla chiesa e a Gesù e sicuramenteincide anche sul modo di essere cristianinella società.

Per l’AC associazione cristiana, l’orizzonte siallarga poi ulteriormente: l’animazione nonè fine bensì mezzo, uno strumento attra-verso il quale fare opera di promozioneumana e sociale. Diventa così più chiaro come l’AC parroc-chiale si sforzi di cooperare alla costruzionedel bene comune.Ma il modo in cui tale servizio si possa de-clinare attraverso l’animazione merita qual-

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stradenuove pag. 5

che riflessione in più.È soprattutto sul fronte educativo che sipuò esercitare l’opzione di costruire un fu-turo migliore per il cristiano nel nostro ter-ritorio e nel nostro Paese.Qualche esempio. Educare alla necessitàdei tempi (tempo preghiera, tempo studio,tempo gioco, tempo formazione), dalle re-gole dello stare insieme alla loro osser-vanza e prepararli a capire il messaggio delVangelo.Educare alla fede (non bigotta) significapredisporre chi partecipa alle iniziativedell’ AC parrocchiale ai valori della coope-razione, della solidarietà, della integra-

zione. Educare alla vita in comune (campiscuola, open week end) rafforzerà in loro ilsenso della collettività e della necessità diassumersi al suo interno alcune responsa-bilità.Questi ed altri obiettivi diventano però pos-sibili se si rispetta la precauzione di pro-porre un’attività-associativa realmenteanimata da intenzionalità educativa e daprogettualità sociale.Ed è un peccato che tanti nostri parroc-

chiani bambini, giovani ed adulti non pro-vino a seguire questa strada.

Ciro del BuonoVi annuncio una grande gioia

Concerto di Natale

Successivamente i bambini del primo anno di iniziazione cristiana hanno rappresentatola “Storia della Salvezza”, dalla creazione alla nascita di Gesù, mentre i ragazzi dell’ACRhanno messo in scena “Vi annuncio una grande gioia”, una rappresentazione del Nataledall’Annunciazione fino alla Natività. Il concerto ha avuto un susseguirsi di canti tradi-zionali,oltre a dei pezzi tratti dal film Sister Act e Sister Act 2. A fine concerto, il parrocodon Salvatore Camillo ha pronunciato un breve discorso, seguito dall’arrivo di “BabboNatale” con alcuni doni per i bambini ed i ragazzi. Infine, c’è stato un fuori programmacon una magnifica replica di “Oh Happy Days” da parte di alcuni ragazzi.

Michela Soccorsa Tricarico

Domenica 20 Dicembre 2009 igiovani e giovanissimi del-l’Azione Cattolica della parroc-chia San Giuseppe Artigianohanno presentato uno spetta-colo sul Natale, intitolato “Vi an-nuncio una grande gioia”,completo di canti, rappresenta-zioni e immagini suggestive. Al-l’inizio è stato proiettato unvideo sul backstage del con-certo, a seguire le due musici-ste, Anna Sara del Buono alpiano e Michela Soccorsa Trica-rico al flauto traverso, hannoeseguito il pezzo “Amico di Ieri”.

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Avvento: Dio ci viene incon

tro

Un’occasione,quella dell’Avvento. Un per-corso a tappe che ci accompagna setti-mana dopo settimana al Natale, il giornoin cui ricordiamo la nascita di Gesù, Dioche si è fatto uno di noi. Il termine Avventoricorda esattamente questo, dal latino ad-ventus = venuta,arrivo.Avvento è quindi attesa. I Cristiani sono co-loro che attendono Cristo. Un popolo del-l’attesa,ma non un’attesa passiva, perchéè “tendere verso”, andare incontro, cer-care l’incontro e attenderlo con gioia. Laforza dell’Avvento è che ci fidiamo dell’At-teso. Andiamo incontro a chi ci viene in-contro e si dona a noi: Gesù.L’Avvento apre al dono del Natale. Grandeè la consapevolezza e la gioia che Dio e

l’uomo si sono attesi, desiderati, incontratie camminano insieme. Nulla può fermarli,nulla può separarli; nell’attesa si sono do-nati reciprocamente qualcosa di prezioso:se stessi.

Marco Ciavarella

Che cos’è

l’amore?Tutti noi, almeno una volta nella nostravita, ci saremo posti questa fatidica do-manda; e per chi non se l’è mai posta, è ar-rivato il momento giusto per porsela …Dopo qualche minuto di silenzio, c’è chiprova a dare la propria risposta, chi comin-cia a chiederlo a qualcuno più grande, chial parroco; chi invece è più colto cominciaa cercare sui libri degli antichi scrittori clas-sici, chi su quelli di filosofia,chi sul vocabo-lario, chi su Wikipedia.Ognuno troverà una risposta, più o menocomprensibile, ma qualsiasi risposta si ètrovata,per quanto saggia o scientifica chesia, non è esatta!A questo punto qualcuno dirà: “Non è pos-sibile che Platone o wikipedia sbaglino”,eppure è così. Non esiste una sola defini-

zione di Amore, perché essendo esso unmodo di interagire tra due o più individui,varia da persona a persona, da situazionea situazione, dal giorno in cui lo si osserva,e da tantissimi altri fattori che nessuno riu-scirebbe a esprimere.Sarebbe più giusto che a questo punto nonsi parlasse più di amore, ma di “amori”, ep-pure continuerò a parlare di amore, perchéle definizioni che proverò a darvi, sono ap-plicabili con qualche sfumatura, a granparte dei modi di vedere l’amore. Giustifi-

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cherò tutte queste micro parti dell’amorecon causa o effetto di quella parte stessa.Cadute tutte quelle ipotesi che avevamo,torneremo ,quindi, a chiederci: Cos’èl’AMORE???L’amore è… - è Dio Padre, perché per amore ci creò; - è Dio Figlio, perché per amore verso noidonò ciò che di più grande esiste al mondo;- è lo Spirito Santo, perché è grazie a lui checi amiamo;- è Mamma e Papà, perché è grazie al loroamore che noi siamo vivi;- è Passione, perché è la prima causa del-l’innamoramento;- è Carità, perché per fare del bene agli altribisogna amarli almeno un po’;- è Gioia, perché chi ama veramente è fe-lice;- è Dolore, perché nell’amore vero si soffreanche;- è il Cuore, perché è l’organo del nostrocorpo che per primo reagisce a questo sti-molo, ed anche perché il cuore è simbolo dicostanza è l’amore è costanza;- è il Cervello, perché è l’organo che in

amore sembra completamente pazzo einutile, ma in realtà è una parte di esso checi fa provare amore;- è le Gambe, che per amore ti portereb-bero in cima al mondo;- è le Braccia, perché il gesto più significa-tivo dell’amore è l’abbraccio;- è le Mani, perché sono loro che ci met-tono in contatto con gli altri;- è la Bocca, perché è con essa che ci sidanno i baci,il gesto più comune di amore;- è il Naso, perché è con esso che sentil’odore dell’amore e della persona amata;- è gli Occhi, perché essi non mentono maie sono dell’amore sincero.

Si potrebbero dare altre migliaia di defini-zioni per questa parola, ma queste sonogià sufficienti a farci capire che l’amore èin noi, perché l’ AMORE SIAMO NOI, poi-ché siamo il frutto dell’amore che Dio (intutte le sue forme) ebbe,ha e avrà per noi;infatti Dio è Amore ed anche noi lo siamo,poiché siamo stati creati a sua immagine esomiglianza.

Adesso Luca

L’Azione Cattolica

San Giusep

pe Artigiano

è anche so

lidarietà !

L’Azione Cattolica lo scorso anno nel periodo natalizio ha raccoltaper le strade del quartiere gli alimenti da destinare ai poveri.Quest’anno il gruppo di Azione Cattolica il giorno 16 dicembre haaderito al Progetto “Raccolta alimentare pro Casa d’accoglienza M.d’Errico” proposto dalla Caritas Diocesana. I nostri adulti, giovani e ragazzi hanno contribuito alla raccolta di ge-neri alimentari presso il centro commerciale “E. Leclerc”.

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Caritas diocesana

Natale in famiglia2009La Caritas Diocesana anche que-st’anno, come già da molto tempo,festeggia attraverso il Natale in Fa-

miglia la venuta del nostro Signoreinsieme ai nostri fratelli meno for-tunati, che vivono e lavorano nellanostra città e nelle nostre campa-gne. Nella serata dello scorso ve-nerdì, 18 dicembre, presso la CasaAccoglienza “Mafalda D’Errico” invia San Giovanni Bosco, si è svoltoun momento di preghiera con tuttala “famiglia Caritas”, sotto la guidadel diacono don Andrea Pupilla, vi-cedirettore della Caritas Diocesana.Successivamente è iniziata la “festa”vera e propria nella mensa, con lacena offerta dai volontari Caritas,integrata anche da qualche dolce ti-pico dell’Europa dell’Est preparatoda alcuni immigrati. Alla cena, a cuierano presenti circa un centinaio dipersone tra bisognosi e volontari, siè unito anche il vescovo della nostradiocesi, mons. Lucio Angelo Renna,che ha pensato di animare la serata con un repertorio di canti allegri.Al termine don Andrea vestito daBabbo Natale ha consegnato i doniai bambini meno fortunati, per farvivere anche a loro un momento digioia. Ci auguriamo che il calore diquesto Natale in Famiglia si propa-ghi anche nelle nostre famiglie,

ricordandoci che il vero Natale non è quellodel consumismo, ma è l’umile venuta diGesù in mezzo a noi.

Luigi Perillo

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Letter

a di Natale

dalla Carit

asMaria, mi hai usato violenza!

Pur di scrivere i soliti auguri mi scervellavo ma senza venirne a capo. Decisi allora di non farli:i pensieri, le riflessioni, le lettere, non di routine, nascono solo dal cuore. E io avevo il cuorearido, sterile che rifiuta un Natale imposto dalla vita consumista e godereccia. I sanpapiersincontrati sulla Senna, le loro baracche addossate ai ponti del fiume parigino, l’ubriaco chedormiva sull’asfalto coperto da una busta nera per ripararsi dal freddo e che come casa avevaun posto vuoto tra due macchine in un parcheggio di Port Royal … nessuno di questi riuscivaa farmi alzare il capo perchè guardassi oltre, perché contemplassi l’Oltre… Ma all’alba di unmattino, freddo e gelido, ho incontrato lei mentre scendevo per la preghiera e l’eucaristia.Era lì, all’inizio di quella scala: una Madonna di legno col Bambino… Una statua diversa dallesolite: la Vergine Maria con il Bimbo tra le mani, china nell’atto di consegnare il Figlio conforza e “prepotente” insistenza.Maria, mi hai usato violenza, violenza d’amore perché tu hai senso solo se ci doni quel Figlio,la tua ostinazione d’amore sa che solo quel Bimbo è la felicità, la vita, la luce, la gioia, il co-raggio, l’energia. Hai sbattuto in faccia alla mia presunzione intellettuale ed umana il silenzioche genera la Parola, la saggezza nascosta nella semplicità dell’esistenza e della vita. Hai in-nescato un salutare cortocircuito per colpire la mia superba testardaggine che vuol cercaresempre la “novità” per sbalordire… Hai voluto farmi vedere la vera e sbalorditiva novità:l’umiltà dell’amore, la ricchezza dei poveri, la saggezza dei semplici, dei saggi e la grandezzadegli innamorati di Dio. Mi credevo il primo della classe, il preparato, il pensatore, il “teologodella Natività” e l’interprete dei misteri di Dio. Ma tu, tenera Maria, mi hai aperto gli occhidel cuore e della mente perché mi rivedessi in quel pastore della natività del Sansovino che,ultimo della fila, invece di contemplare il Bambino volge indietro lo sguardo distratto. Il Natalenon si capisce se pretendi di penetrarlo con la logica dell’esperto e del saputello, il misterodel Natale si può contemplare con il cuore che batte dell’”illogicità” dell’amore, dell’abban-dono e della semplicità. E’ cosa dei semplici il Natale e non degli intellettualoidi, è cosa dellaquotidianità il Natale non del sensazionale. E così, Maria, hai prepotentemente messo nelmio cuore quel Bambino che hai tra le mani attraverso la fede gioiosa e umile dei tuoi figlicon i quali ho pregato e celebrato a rue De Bac,: canti d’amore e di lode per il dono tuo e deltuo Figlio, melodia di consegna e di fiducia in quella “casa” dell’Amore misericordioso. Haimesso il Bambino nella mia vita con il sorriso e l’entusiasmo di Francesco, giovane prete ita-liano, che consuma vita e scarpe per portare senza sosta agli italiani di Parigi l’annuncio delVangelo, di quel Dio che nel Figlio mendica tenerezza, calore, accoglienza, amore. Hai messoluce nelle tenebre della mia presunzione con gli occhi di quei giovani italiani che ti amanoamandosi, che guardano la famiglia di Nazaret per modellare le loro famiglie, che lavoranomadidi di sudore per la lontananza dal focolaio di casa e la fatica vissuta da Giuseppe, checercano calore e accoglienza nella “fuga” dai loro paesi riscaldati dalla tua fuga in Egitto. Haifatto rinascere il Bambino nella mia arroganza con l’umiltà di quel Dio incarnato perché <<hapatito per amore>>(Origene), ha sofferto prima le doglie del peccato dell’uomo e poi, in te,le doglie del parto che ha donato nascita e vita all’uomo “morto” d’egoismo e lontananza.

Auguri, don Francesco

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Intervista a don AndreaStrade Nuove presenta la prima intervista

di questo giornalino parrocchiale, con delle

domande a don Andrea Pupilla, diacono

viecedirettore della Caritas Diocesana e

missionario dal 6 al 13 settembre a San

Giacomo, frazione de L’Aquila, colpita dal

sisma dello scorso 6 aprile.

Don Andrea: con passione da San Severoalle tende di San Giacomo (AQ)

Buona sera don Andrea. Qual è suo ruoloqui, nella Caritas Diocesana?È un ruolo difficile! Sono vicedirettore dellaCaritas Diocesana dall’ottobre 2007. Svolgoquesto lavoro con passione e in obbe-dienza alla Chiesa che è in San Severo e chesono contento di servire.

Lei faceva parte della delegazione dellanostra diocesi a L’Aquila. Chi c’era oltre alei in missione?Allora, c’era un sacerdote, don NazarenoGalullo, due giovani, Giovanni e Antonio, edue signore, Giovanna e Gina.

Qual era il vostro compito trale tende di San Giacomo?La nostra presenza consistevasemplicemente nello “stare”con la gente colpita soprattuttointeriormente dal sisma. Ab-biamo trascorso gran parte deltempo con i bambini e i ragazzi,facendo attività di animazione.Inoltre abbiamo svolto attivitàdi ascolto tra la gente maggior-mente colpita, soprattutto an-ziani. Questa esperienza ci ha

spinti a condividere in tutto, compreso ildisagio, la vita di questi nostri fratelli.

Don Andrea, descrivici la giornata-tiponella tendopoli di San Giacomo?Ci alzavamo di buon mattino, dopo unanotte al freddo nella tendopoli. Usufrui-vamo dei servizi igienici posti a 300 metrisopra le nostre tende. Dopo la colazione,offerta dalla Protezione Civile, ci avvia-vamo al campo di Travaglino, una vasta di-stesa adibita ad oratorio estivo per leattività dei ragazzi. Tornavamo al serviziodella mensa, per poi tornare nel pomerig-gio. Senza tregua!La serata era dedicata all’animazione concanti e balli. In alcuni giorni siamo passatia trovare altre comunità, oltre a quella diSan Giacomo, come quella di Gignano,Aragno, Collebrinciole. La notte tornavamoin tenda stanchi, ma felici.

Come crede si trascorrerà il Natale aL’Aquila quest’anno?Sicuramente al freddo visto le basse tem-

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perature, ma il calore di tanti volontari, checontinuano a stare con le persone, contri-buirà a riscaldare l’animo della gente. L’ul-timo dell’anno anche la nostra diocesi saràpresente con un numeroso gruppo alla“Marcia della Pace” che si terrà proprio aL’Aquila.

Ė stato annunciato che in gennaio, fra unaventina di giorni, partirà dalla nostra dio-cesi una seconda missione per l’Abruzzo.Chi ci sarà e quale sarà il fine di questanuova missione?Il gruppo è in via di definizione. Quasi cer-tamente sarà formato da quattro giovani,

guidati da un sacerdote. Questa volta lanostra missione si inserisce nella secondafase di questa emergenza e consisterà so-prattutto nell’animazione pastorale dellecomunità che stanno tornando alla vitanormale.

Grazie per la disponibilità don Andrea, eauguri di buon Natale e felice AnnoNuovo a lei e alla Caritas Diocesana!AUGURI DI BUON NATALE E FELICE ANNONUOVO A TUTTI I LETTORI E ALLA REDA-ZIONE DI STRADE NUOVE!

Carlo del Buono"E' Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. ...E' Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua de-bolezza. E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere perdonarlo agli altri. "

(Madre Teresa di Calcutta)

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La Gestualita’

nella preghiera

di lode

Il nostro corpo nella preghiera di lode,esprime ciò che c’è nel nostro cuore. Ve-diamo gli atteggiamenti da vivere nella pre-ghiera di lode:1. La posizione erettaLa posizione in piedi, è assunta sia in am-bito liturgico che nella preghiera personale.È l’atteggiamento classico dell’orante: inpiedi, ben diritto, le braccia aperte e le manirivolte al cielo. E anche l’atteggiamento delpopolo di Dio durante il servizio religioso.Anche gli ebrei durante la lettura della THO-RAH erano in piedi con le mani alzate. Iprimi cristiani memori dell’insegnamento diGesù, trasportarono lo stesso gesto simbo-lico, ma imprimendovi un nuovo significato:il sentimento dell’uomo che non è piùschiavo del peccato, ma libero, perché figliodi Dio, verso il quale può alzare le braccia.La posizione in piedi esprime anche la re-surrezione.2. Le braccia alzateSono il simbolo di uno spirito rivolto versol’alto, di tutto un essere che tende a Dio:così ti benedirò finché io viva, nel tuo nomealzerò le mie mani (Sal. 141, 2).Quando Mosè alzava le mani, Israele era ilpiù forte, ma quando le lasciava cadere, ilpiù forte era Amalek. Alzare le mani è anche l’atteggiamento diun bambino, che desidera ricevere l’abbrac-cio del papà o della mamma e vuole esseresollevato alla guancia.3. In ginocchioCi mettiamo in ginocchio per esprimere:penitenza, riconoscimento del proprio pec-cato, adorazione, sottomissione e dipen-

denza.4. ProstratiQuanto il nostro cuore è alla presenza diDio, non basta inginocchiarsi davanti allasua maestà, ma l’uomo così piccolo, desi-dera prostrarsi con la faccia a terra.5. SedutiIl sedersi da la possibilità di essere più at-tenti alla Parola di Dio. “Maria sedutasi ai

piedi di Gesù ascoltava la sua parola”(Lc10,39).” La moltitudine seduta intorno a

lui, lo ascoltava”. (Mc 3,32).6. L’abbracciarsi o lo scambio di paceÈ un gesto che nasce dal riconoscerci fra-telli figli dello stesso Padre amati e debitoridi amore verso gli altri. “Salutatevi con il

bacio santo”(1° Cor. 16,20).7. Battere le maniÈ manifestazione di gioia e di vittoria ci uni-sce a colui che è vincitore, purchè lo si fac-cia a tempo e seguendo il ritmo dellamusica e del canto altrimenti è caos e ru-more.8. La danzaPresso tutti i popoli antichi la danza è natadal bisogno di esprimere alcuni sentimentidell’anima; il canto e la gioia della voce; la

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danza è la gioia del corpo.“Lodino il suo nome con la danza (sal.149,3)Lodatelo con timpani e danze (sal. 150,4)Danzando canteranno (sal. 87,7)Davide danzava con tutte la forze davanti

al Signore. (1 Cr 13,8)Non solo Davide ma tutto il popolo esul-tava di gioia davanti all’arca.Infatti quando Davide e tutto il popolo sirecarono a prelevare l’arca a Baal. Davide e tutto Israele danzavano con tuttela loro forze davanti a Dio, cantando e suo-nando: cetre, arpe, timpani, cembali etrombe. Non sempre è facile sciogliersi

nella preghiera perché anche il corpo siunisca al cuore e alla mente. Avvolte la ti-midezza o la paura di essere ridicoli ci pos-sono bloccare; avvolte poi possiamoessere condizionati dal tipo di educazionericevuta dalla nostra cultura. Ma Dio civuole semplici come bambini e poiché ciha donato spirito, anima e corpo, ci vuoleliberi di rivolgerci a lui con tutto il nostroessere. Dobbiamo quindi a poco a pocoabbandonarci vincendo la piccole resi-stenze a un modo di pregare che sia soste-nuta dalla gestualità.

Luciana Franchelli

Quando si e’ arrabbiati...Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:“Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?”“Gridano perché perdono la calma” rispose uno di loro.“Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?” disse nuovamente il pensatore.“Bene, gridiamo perché desideriamo che l’altra persona ci ascolti” replicò un altro di-scepolo. E il maestro tornò a domandare: “Allora non è possibile parlargli a voce bassa?“Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.Allora egli esclamò: “Voi sapete perché si grida contro un’altra persona quando si è ar-rabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontananomolto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più ar-rabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l’uno con l’altro. D’altra parte,che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soave-mente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. Avolte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. Equando l’amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. Iloro cuori si intendono. E’ questo che accade quando due persone che si amano si avvi-cinano.”Infine il pensatore concluse dicendo: “Quando voi discuterete non lasciate che i vostricuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà ungiorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare.”

Mahatma Gandhi

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Testimoniare celebrando la vitaPerchè cercate tra i morti

colui che è vivo?GEN 1, 1-26-31 1 COR 15, 12-20SAL 104, 1-24 LC 24, 1-6

Agli albori della creazione Dio creò l’uomoa sua immagine e somiglianza, maschio efemmina li creò e dopo averli benedettidiede loro il potere di dominare su tutti glialtri esseri viventi.All’uomo (singolare collettivo) diede comecibo ogni erba e ogni albero che produceseme e frutto; così fece per tutte le bestieselvatiche.Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco eracosa molto buona.Immagine, questa, di un’età dell’oro in cuiuomini e animali vivono in pace nutrendosidi piante. Questo, e la benedizione dopo ildiluvio, segna l’ inizio di una nuova era. ( Gen 1, 1-26-31 ).Poeticamente il Salmo 104 ribadisce , chia-risce e amplia questo stesso concetto dell’ordine cosmologico voluto dal suo crea-tore.“ Benedetto il Signore anima mia,

Signore, mio Dio, quanto sei grande!Rivestito di maestà e di splendoreavvolto di luce come di un manto.Tu stendi il cielo come una tenda,costruisci sulle acque la tua dimora,cammini sulle ali del vento;fai dei venti i tuoi messaggeri,delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.Quanto sono grandi, Signore,le tue opere!Tutto hai fatto con saggezza,la terra è piena delle tue creature …Tutti da te aspettano

che tu dia loro il cibo in tempo opportuno,tu lo provvedi ed essi si sazianodei tuoi beni …In ogni momento mandi il tuo spirito,che è all’origini dell’esseree della vita e rinnovi la faccia della terra”.

Quante belle e buone cose ha fatto e conti-nuamente fa il Signore!Ma ciò che dal diluvio in poi ha prevalsonella storia dell’umanità intera è stato ilmale seminato nel mondo fin dal principiodal primo Adamo con il suo peccato. Ancoraoggi il peccato sembra prevalere sul benetanto che con sgomento ci viene da consi-derare che non c’è più neanche un palmodi terra pulita in cui ci possiamo rispec-chiare.Siano rese grazie a Dio Padre onnipotenteche ci ha inviato il suo “ Alter Ego” Gesù, ilquale con la sua parola e il suo insegna-mento viene a rovinare la faccia della terramediante il suo Santo Spirito.Con il profeta Geremia possiamo dire anchenoi: “ Quando le tue parole mi vennero in-

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contro, le divorai con avidità; la tua parolafu la gioia e la letizia del mio cuore”. ( Ger15, 16a ).Il capitolo 24 del vangelo di Luca sembra ilracconto della fine di una storia, mentre ineffetti è l’inizio di una nuova era nella storiadell’umanità.Nei vangeli la vita dei primi trent’anni del-l’uomo Gesù è simile a quella di qualsiasiuomo fino al momento del suo battesimonel Giordano ad opera di Giovanni il Battez-zatore; dopo ha inizio in maniera molto in-tensa la vita di Gesù Uomo-Dio venuto tragli uomini per dare compimento al messag-gio continuamente trasmesso dai profeti diogni tempo: “la predilezione di Dio perl’uomo tra tutte le sue creature “. ( Gen 1,1-26-31 )Per far comprendere la particolarità del suoamore per l’uomo, mandò il suo Figlio Uni-genito perché manifestasse agli uomini delsuo tempo, e a quelli dei tempi successivi,la totalità di se stesso donata agli uomini.Ma la storia non finisce con la morte e lasepoltura di Gesù, continua e continueràper l’eternità con la sua risurrezione dopoil terzo giorno.E a proposito di risurrezione l’ apostoloPaolo ci ammonisce a non sottovalutare ilcaso particolare della risurrezione di Cristo;essa è talmente importante per tutti i cre-denti, a qualunque confessione apparten-gano, che se non si ammette la risurrezionedi ogni uomo si nega di conseguenza la ri-surrezione di Cristo e quindi viene meno lanostra fede perché noi crediamo in Gesùcrocifisso morto e risorto; egli che è la pri-mizia di tutti coloro che sono morti. ( 1 Cor,15-20 )Molte volte capita anche a noi di avere lamorte nel cuore e nessuna speranza nell’av-

venire, ci sembra non ci sia più nulla dafare, non c’è alcuna speranza. Ma l’ evangelista Luca, da quel perfettoscrittore di grande talento che è, e dianimo delicato, ci pone davanti l’episodiodei discepoli di Emmaus che abbiamo piùvolte ascoltato: “ Ed ecco in quello stessogiorno due di loro ( io, tu, noi ) erano incammino per un villaggio distante circa un-dici chilometri da Gerusalemme, di nomeEmmaus, e conversavano di tutto quelloche era accaduto.….Essi poi riferirono ciò che era accadutolungo la via e come l’avevano riconosciutonello spezzare il pane”. ( LC 24, 13-35 )Riflettiamo e richiamiamo alla mente ilfatto.

FINE PRIMA PARTE

Bruno Minischetti

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COSA BOLLE IN PENTOLA?INGREDIENTI:kg. 1 di farina OOgr. 140 di olio extravergine di olivanr. 6 uova interegr. 100 burro2 bustine di lievito pane degli angeligr. 300 di zuccherobuccia di limone grattuggiata latte quanto bastaconfettini da decorazione

TEMPO DI COTTURA:Circa 20 minuti forno a 180°Il tempo potrebbe variare a secondadel forno utilizzato quindi... controllarela cottura!!!PROCEDIMENTO:

Mettere la farina a fontana su una spianatoia. Aggiungere tutti gli ingredienticompresi nr. 5 uova intere e lavorare l’impasto aggiungendo latte al bisogno.Stendere la pasta ottenuta con il matterello così da ottenere una sfoglia di circa1 cm. di spessore. Con le formine di simboli natalizi ricavare i biscotti che ada-gieremo su di una teglia foderata con carta da forno. Con l’uovo che ci rimanepreparare una pastella per spennellare i nostri biscotti. Alla fine decorare i bi-scottini con i confettini da decorazione, in alternativa stimolate la vostra fanta-sia!!!

Felicia Marchitto

Biscotti di Natale

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